Quello che provo per te

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  1. Redan
     
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    Capitolo 15



    Buffy aveva affrontato tante situazioni strane nella sua vita, ma ritrovarsi in una città che avrebbe dovuto essere a diecimila km di distanza, vestita solo del pigiama leggero con cui era andata a letto la notte prima, scalza e con i geloni ai piedi, si collocava facilmente nella top 10.
    Rimase imbambolata a contemplare il monumento d’avanti ai suoi occhi per diversi minuti, con la bocca spalancata per lo stupore.
    Cosa era successo? Stava ancora sognando?
    La gente per strada la guardava in modo strano, certamente a causa del suo abbigliamento a dir poco fuori luogo.
    Spaesata, spostò lo sguardo in tutte le direzioni, alla ricerca di qualcosa che potesse suggerirle come e perché si trovasse lì, ma non vide nulla di sospetto. A quel punto il freddo cominciava davvero a farsi sentire e Buffy decise di camminare mentre pensava al da farsi, per riscaldarsi un po’.
    Avrebbe dovuto contattare Giles - o qualcuno della gang - come prima cosa, ma ovviamente non aveva denaro con sé e non conosceva nessuno a Roma che potesse aiutarla. Per di più, non capiva una parola d’italiano, quindi non sarebbe stato facile comunicare con i locali.
    Camminò per circa un paio d’ore, poi una raffica di vento particolarmente forte la investì, inducendola ad arricciarsi su stessa, nel tentativo di conservare quel poco calore che le era rimasto. Dalle occhiate occasionali che aveva lanciato alle vetrine in giro per la città sapeva che il suo viso aveva gradualmente perso il suo colorito e che le labbra erano diventate blu. I piedi erano talmente freddi da farle male, ormai, e i suoi vestiti leggeri offrivano una ben scarsa protezione contro il clima rigido in cui si trovava. Inoltre, la neve che aveva continuato a cadere ininterrottamente per tutta la mattinata non aiutava in alcun modo.
    Aveva bisogno di vestiti.
    Certamente, se fosse riuscita a contattare Giles o qualcuno dei suoi amici, loro l’avrebbero raggiunta e le avrebbero portato dei vestiti caldi, ma lei non aveva tutto quel tempo.
    Entrò nel primo negozio di abbigliamento che trovò, con un leggero senso di nausea all’idea di quello che stava per fare: rubare andava contro tutti i suoi principi, ma ormai la sua situazione stava diventando disperata. Avrebbe restituito i soldi non appena possibile.
    Afferrò un jeans, una felpa, un giubbotto e delle scarpe e si diresse verso i camerini per cambiarsi. Il suo corpo cominciò a tremare incontrollabilmente, una volta che il sangue ricominciò a scorrere a un ritmo normale nelle vene, grazie all’aumento di temperatura. Si sedette sullo sgabello nel camerino, in attesa di calmarsi.
    Dopo diversi minuti prese un grosso respiro per farsi coraggio e uscì, dirigendosi direttamente alle porte scorrevoli. Le attraversò a passo svelto, senza guardarsi intorno. L’allarme scattò immediatamente e Buffy si immobilizzò sul posto per qualche istante. Vide le commesse indicare nella sua direzione e una di loro avvicinarsi con un sorriso di circostanza sul viso e a quel punto scattò. Corse con tutta la forza che aveva, consapevole che nessun essere umano normale sarebbe stato in grado di raggiungerla e si fermò solo diverso tempo dopo, al sicuro.

    ***

    Pur con suo crescente malessere, aveva derubato anche un turista per procurarsi i soldi che le erano assolutamente necessari per mettersi in contatto con i suoi amici tramite un telefono a gettoni.
    I primi tentativi di chiamata a casa del signor Giles e al Magic Box erano andati stranamente a vuoto, quindi Buffy aveva provato a telefonare anche a casa propria e poi all’appartamento di Xander ma, in tutti i casi, l’unica risposta che aveva ricevuto era stato il monotono tu-tu-tu delle linee occupate.
    I suoi campanelli d’allarme da Cacciatrice scattarono tutti insieme: c’era qualcosa che non andava. Lei era finita a Roma e tutti i suoi amici a Sunnydale sembravano scomparsi. Il cuore le batté ad un ritmo forsennato nel petto, pensando a Dawn. Poteva essere in pericolo, poteva aver bisogno di lei in quel preciso momento e lei non era lì per aiutarla.
    Se solo avesse potuto contattare Spike!
    Nonostante quello che era successo tra loro in quegli ultimi giorni e il fatto che lui avesse giurato di non aiutarla più, Buffy sapeva che non si sarebbe tirato indietro se lei gli avesse spiegato la situazione, soprattutto considerando il fatto che la sua Briciola poteva essere coinvolta.
    Con stupore si rese conto di quanto e con quanta naturalezza facesse affidamento su di lui, ma si riscosse velocemente da quei pensieri fuori luogo.
    Ovviamente, il vampiro non possedeva un telefono, quindi lei non aveva modo di parlare con lui: doveva cercare una soluzione alternativa.
    Cosa avrebbe fatto Giles al suo posto?
    Ricerche, indubbiamente.
    Decise che una delle prime cose da fare era verificare se fosse in corso una qualche particolare congiunzione astrale e, in caso affermativo, se ci fosse una profezia ad essa legata. Buffy sbuffò, un po’ sconfortata: c’era sempre una profezia.
    Dopo aver camminato per una ventina di minuti, trovò finalmente quello che stava cercando: un Internet Point.
    Entrò in tutta fretta e prese posto d’avanti ad un pc. Diede una rapida scorsa alle notizie del giorno sul sito della CNN e poi passò a controllare i siti di astrologia, prendendo nota della posizione degli astri e cose simili, ma non sembrava essere in corso nessun evento straordinario.

    ***

    Dopo diverse ore di ricerche, Buffy si lasciò cadere pesantamente contro lo schienale della sedia e strofinò le mani sugli occhi arrossati. Era sconfortata: stava per calare la notte e lei non aveva trovato nulla che potesse aiutarla. Neanche le telefonate che aveva fatto a intervalli regolari avevano ricevuto risposta e Buffy stava ormai lottando per non cedere al panico. Doveva rimanere lucida se voleva aiutare i suoi amici.
    A corto di idee, digitò la parola “Sunnydale” nel motore di ricerca. Raramente gli eventi di interesse demoniaco venivano riportati nelle testate ufficiali, ma non voleva lasciare nulla di intentato.
    Dopo qualche istante, lo schermo si riempì di risultati e Buffy trattenne il fiato, inorridita.
    Titoli come “Cittadina della California distrutta: si pensa ad una fuga di gas” e Sunnydale esplode: in anteprima le immagini del cratere” si susseguivano senza soluzione di continuità.
    Con mano tremante, Buffy cliccò su uno di questi.
    L’articolo raccontava di come Sunnydale, in California, fosse improvvisamente sprofondata in un cratere, che l’aveva inghiottita completamente. Le cause non erano ancora state accertate, ma l’ipotesi più accreditata sembrava essere quella di una fuga di gas (di grandi proporzioni). Fortunatamente, quasi tutti gli abitanti si trovavano altrove al momento del crollo e quindi le perdite in vite umane erano molto contenute.
    Buffy continuò a leggere l’articolo mentre l’orrore cresceva dentro di lei.
    Questo non era possibile. Fino alla sera prima andava tutto bene. Certo, per quanto potessero andare bene le cose sulla Bocca dell’Inferno...
    Non aveva creduto neanche per un secondo che la causa dell’esplosione fosse una semplice fuga di gas. I suoi sensi di Cacciatrice le dicevano che era successo qualcosa di ben diverso.
    Completata la lettura, si concentrò sulle fotografie. Mentre le studiava, una mano corse a coprirle la bocca, cercando di soffocare l’urlo che le era salito alla gola.
    Non era rimasto niente.
    Niente.
    C’era solo un cratere di proporzioni gigantesche.
    Ancora una volta, la visione di qualche giorno prima la accecò. Il fuoco... la figura avvolta dalle fiamme...
    In qualche modo sapeva che le cose erano collegate.
    Urtando sedie e persone, corse fuori e liberò lo stomaco sul marciapiede, incurante delle occhiate disgustate che la gente intorno a lei le rivolgeva.
    Con un singhiozzo si afflosciò sulle ginocchia e rimase lì, con le braccia strette intorno al corpo tremante, mentre grosse lacrime scorrevano inesorabilmente lungo le guance.
    Dopo qualche minuto, fu di nuovo in grado di riprendere a respirare e ragionare normalmente.
    Corse con tutto il fiato che aveva in gola al telefono pubblico e ricompose tutti i numeri che aveva già provato a chiamare per altre tre volte. Non rispose mai nessuno.
    Piangeva incontrollabilmente ormai. Questo non poteva essere successo davvero. Cosa era accaduto a Sunnydale? Cosa era accaduto ai suoi amici? E perché lei si trovava lì?
    Non riusciva a dare una risposta sensata a nessuna di quelle domande ed era terrorizzata. Cercò di liberare gli occhi dalle lacrime quel tanto necessario per comporre per l’ennesima volta il numero del Magic Box e lo sguardo le cadde sulla vetrina del negozio più vicino.
    Fu allora che si rese conto di qualcosa che non aveva notato prima: tutti i negozi e le strade erano pieni di decorazioni natalizie.
    Questo non aveva senso. Ricordava perfettamente di trovarsi agli inizi di Giugno. O almeno, era così il giorno prima. In preda al panico, guardò la data riportata sul display del telefono a gettoni e si sentì tremare le gambe. Era il 20 Dicembre.
    “Oh no. No-no-no-no. Non può essere.”
    Se la data riportata sul telefono era quella giusta (e non aveva motivi per dubitarne), erano passati sei mesi dall’ultima cosa che ricordava.
    Dove era stata tutto quel tempo? Perché non ricordava nulla?
    Decine di domande si affollavano nella sua mente, ma era troppo spaventata e confusa per ragionare lucidamente. All’improvviso ricordò che c’era ancora qualcosa che avrebbe potuto provare.
    Compose il numero della casa londinese del Signor Giles con il cuore che martellava nel petto: era la sua ultima speranza.
    “La prego, risponda. Oh dio, per favore!” pregò tra i singhiozzi irrefrenabili, mentre gli squilli si susseguivano senza risposta.
    “Pronto?”
    Il suono della voce amata, quando stava ormai per rinunciare, colpì Buffy con una potenza inaudita e lei pianse ancora più forte.
    “Pronto?” ripeté la voce.
    “Pronto!” Buffy urlò tra i singhiozzi. “Signor Giles!”
    “Sì, sono io... con chi parlo?”
    “Sono io, Buffy!”
    “Buffy? C’è qualcosa che non và?”
    “Oddio Giles, ero così spaventata!” rispose con foga. “Sta bene? State tutti bene, vero?”
    “Tutti? Di cosa stai parlando?”
    “Lei e gli altri! State tutti bene? Ho visto il cratere e...”
    “Hai visto il cratere? Che vuoi dire?” chiese. “Buffy... sei tornata a Sunnydale?” aggiunse, con un tono di voce più basso.
    “N-no! Sono a Roma! E n-non ho idea di come ci sono finita!” disse con un singulto.
    “Stai piangendo?” chiese lui, sembrando immediatamente preoccupato.
    “No. Sì. Voglio dire... sì, sto piangendo, ma è tutto a posto ora. Ho visto le foto del cratere di Sunnydale ed ero così preoccupata! ma voi state tutti bene, giusto?”
    “Sì Buffy, stiamo bene... Perché sei andata a guardare quelle foto? Sono passati mesi ormai...” lasciò la frase in sospeso, con un sospiro triste.
    “Io-io mi sono svegliata qui stamattina e-e non so come o perché...”
    “Qui dove?” la interruppe Giles.
    “A Roma, gliel’ho già detto! E a quanto pare sono passati sei mesi dall’ultima cosa che ricordo e...”
    “Non ricordi niente?” adesso l’Osservatore sembrava seriamente preoccupato.
    “No...” Buffy tirò su col naso. “Ho-ho bisogno d’aiuto, Giles. Non so dove sono...”
    “Buffy, calmati e ascoltami. Non preoccuparti. Parto immediatamente. Sei in grado di arrivare alla Stazione?”
    “Io non lo so.. Sì, credo di sì.”
    “Bene. Ci vediamo là. Binario 1. Nel frattempo cercherò di contattare Dawn, ma se non dovessi riuscirci dovrai aspettare lì finché non arrivo io. Non so quanto ci vorrà. Credi di farcela?”
    “Sì, certo,” rispose. “Dawn sta bene quindi?”
    “Sta bene, Buffy. Non preoccuparti.”
    “Signor Giles?”
    “Sì?”
    “Grazie” mormorò, dal profondo del cuore.
    “Di niente” rispose lui, con un sorriso nella voce. “Ci vediamo presto.”
    Buffy riagganciò, sentendosi inondare dal sollievo. Tutto sarebbe andato bene.


    TBC
     
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