Quello che provo per te

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Redan
     
    .

    User deleted


    Capitolo 14

    Non aveva nessun diritto di piangere d’avanti a me...
    Questo pensiero continuava a tormentarlo da ore, impedendogli di concentrarsi su altro. Nemmeno Passioni riusciva a prenderlo completamente, eppure la puntata che stava guardando così distrattamente era molto importante, l’aspettava da giorni.
    Aveva mandato via Harmony. Di nuovo.
    Era inutile averla intorno e anche fastidioso, con quel suo continuo ciarlare su cose futili che aveva il potere di ottenebrargli il cervello. E comunque, lui non l’aveva voluta lì fin dal principio. Era stato molto più che sorpreso di trovarla nel proprio letto quella mattina. Non ricordava assolutamente come ci fosse finita, ma aveva colto al balzo l’opportunità di infliggere qualche colpo alla Cacciatrice. O per lo meno al suo ego.
    La Cacciatrice....
    Non aveva assolutamente nessun diritto di piangere!
    Tutto questo lo faceva infuriare: lei piangeva? Lei???
    Non riuscì a impedirsi di scoppiare in una fredda risata sarcastica, che suonò più come un ringhio nella solitudine della cripta.
    Giocava con la sua mente, ecco quello che faceva. E si divertiva a farlo.
    Trovava divertente averlo completamente in suo potere, sapere di dover soltanto chiedere per ottenere qualsiasi cosa da lui (anzi, nemmeno quello, se solo lui riusciva a intuire da sé che cosa desiderava).
    Doveva essere stato abbastanza spiacevole per lei rendersi conto che le cose erano cambiate, e le aveva tentate tutte per farlo cadere di nuovo ai suoi piedi. Persino piangere.
    Quello era stato un colpo basso. Il ricatto estremo che una donna possa fare ad un uomo. E lui aveva quasi ceduto, perché voleva così tanto credere che lei fosse sincera e che gli importasse di lui, ma per una volta la ragione aveva prevalso sull’istinto e non era caduto nella sua trappola.
    Non avrebbe più fatto cose stupide per lei.
    Stupide come passare ore nel proprio letto, attento a non fare il più piccolo rumore, a respirare piano, per non svegliarla... solo per poterla guardare dormire, gioendo di ogni piccolo momento passato con lei. Stupide, come aspettare pazientemente che quello che era soltanto un gioco, per lei, si trasformasse in amore. Per quanto lo desiderasse. Per quanto l’idea di non poter neanche più sperare gli spezzasse il cuore.

    **********************************************************************************
    Tic-tac.
    Lo scorrere lento delle lancette era l’unico suono udibile nella casa silenziosa.
    Buffy sedeva sul divano del salotto con aria assente, lo sguardo fisso su un punto imprecisato d’avanti a lei.
    Non ricordava esattamente come fosse riuscita a tornare a casa dopo quello che aveva visto, né cosa avesse fatto nel frattempo.
    Non era stato un bello spettacolo, questo era certo. Molta più Harmony di quanto avrebbe mai voluto vedere.* Eppure, non sapeva spiegarsi perché avesse pianto.
    Temeva di avergli dato l’impressione sbagliata con quella reazione. Non era come se le importasse qualcosa di quello che Spike faceva o non faceva nel suo letto, o con chi lo faceva....
    .... Ok, magari un po’ le importava. Ma era normale, no? Avevano fatto sesso insieme solo qualche ora prima e lei di sicuro non si aspettava di trovarlo con un’altra così presto; soprattutto considerando tutte le volte che aveva giurato e spergiurato di amarla. Era stato umiliante, ecco. E disgustoso.
    Ma si trattava soltanto di questo, niente di più. Se voleva Harmony, ovviamente, poteva averla e lei non aveva nulla in contrario. Si meritavano a vicenda.
    Eppure, il senso di nausea alla bocca dello stomaco non voleva saperne di andarsene.
    “Buffy? Tutto bene?”
    La Cacciatrice si ricosse dalle proprie riflessioni sbattendo le palpebre, per ritrovarsi di fronte sua sorella che le agitava una mano d’avanti al viso, con aria preoccupata. Da dove era sbucata?
    “Dawn? Che ci fai qui? Non ti senti bene?” chiese.
    “Io? Tu piuttosto! E’ da ieri che ti comporti in modo strano. Hai la febbre?” le poggiò una mano sulla fronte per controllarle la temperatura, ma Buffy la scostò infastidita. “Sto benissimo. Perché non sei a scuola?”
    Dawn la guardò con un’espressione stralunata.
    “Buffy sono le quattro del pomeriggio,” scandì lentamente.
    “Le quattro del pomeriggio?” ripeté, con un’espressione confusa sul viso.
    “Già. Le lezioni sono finite,” precisò.
    Buffy spalancò gli occhi: “Le quattro del pomeriggio???”
    Scattò in piedi e si diresse in fretta al piccolo orologio sulla mensola per controllare. Le 16.15.
    “Oh mio dio,” disse, portandosi le mani ai capelli.
    “Cosa?” chiese Dawn, sempre più interdetta.
    “Dovevo essere a lavoro due ore fa!”
    “Ma...” balbettò l’altra. Cominciava a preoccuparsi seriamente: sua sorella non aveva mai saltato il lavoro prima e si comportava in modo davvero strano da qualche giorno. “E’ successo qualcosa? Come mai sei così distratta?”
    Buffy cercò di fare mente locale: “No... niente... Sono andata da Spike stamattina...”
    “Ah...” rispose, confusa.
    “M-ma sono tornata presto!” si affrettò ad aggiungere. “L-lui era....” ma si bloccò e la sua voce si spense.
    “Lui era?”
    “Niente. Niente di importante,” si sforzò di rispondere. Stranamente le parole non volevano uscire.
    Come aveva fatto a distrarsi in quel modo? Era convinta che fosse ancora mattina! Cosa aveva fatto in tutte quelle ore? Le girava la testa e sua sorella sembrava molto preoccupata.
    “Buffy..... hai pianto?” si sentì chiedere.
    “Cosa?? No, certo che no!” farfugliò, facendo un inconsapevole passo indietro, con espressione colpevole.
    “Che ti succede?” domandò Dawn dolcemente. “Se c’è qualcosa di cui vuoi parlare...”
    Buffy si voltò imbarazzata per sottrarsi al suo sguardo, con le guance in fiamme.
    “Non c’è niente che non và, Dawn, davvero. Adesso scusami ma... vado a telefonare a lavoro.”


    * Battuta ripresa dal numero 10x14 di BtS (bellissimo, leggetelo!)

    **********************************************************************************

    Con la schiena poggiata al tronco di un albero, seminascosto tra le varie lapidi, Spike si sfilò la sigaretta dalle labbra e ne esalò pigramente il fumo.
    Il suo sguardo affamato percorse con avidità il corpo della Cacciatrice, che danzava senza fatica tra tre novellini. Presto sarebbero stati tutti polvere.
    Quando Buffy infilò il paletto nel petto dell’ultimo vampiro e si guardò intorno in cerca della prossima vittima, Spike si ritrasse silenziosamente e si incamminò: non c’erano altri demoni in giro quella sera.
    Aveva deciso che non l’avrebbe accompagnata ma l’aveva seguita durante la ronda, facendo attenzione a mantenere sempre la distanza necessaria per non farsi percepire da lei, giusto per stare sul sicuro. Così sarebbe potuto intervenire se lei si fosse trovata in difficoltà. Ma non era necessario che la Cacciatrice lo sapesse, no?
    Scosse il capo mentre si allontanava nell’oscurità, un ghigno ironico sulle labbra.
    Dio, sono patetico.

    *********************************************************************************

    La Cacciatrice si diresse stancamente nella propria camera, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno. I muscoli delle spalle le dolevano, nonostante la ronda di quella sera non fosse stata particolarmente impegnativa.
    Per tutto il tempo aveva continuato a pensare a quello che stava probabilmente accadendo proprio in quel momento in una certa cripta e in un paio di occasioni si era distratta abbastanza da permettere al principiante di turno di mettere a segno qualche colpo.
    Una furia bruciante si agitava dentro di lei. Il desiderio di picchiare selvaggiamente il vampiro biondo era talmente forte da farle prudere le mani; quello di accanirsi contro la sciacquetta con cui l’aveva beccato persino più intenso. Il fatto che lui non si fosse mostrato durante la ronda e quello che significava non facevano altro che aggravare la situazione. Aveva pensato di andare a prenderlo e trascinarlo fuori per i capelli e quell’idea le aveva dato una strana soddisfazione, ma alla fine aveva desistito: il rischio di imbattersi in qualcosa che non avrebbe voluto vedere era troppo alto.
    Sospirò e si lasciò cadere sconfortata sul bordo del letto.
    Si sentiva stranamente svuotata e....triste.
    Con tutto quello di cui si sarebbe dovuta occupare, come per esempio cercare un modo per evitare che la sua visione si realizzasse, lei perdeva tempo a pensare a Spike. Ridicolo.
    La visione però continuava a preoccuparla. Anche l’incantesimo chiarificatore che le aveva fatto Willow qualche ora prima non aveva dato nessun risultato. Neanche un lampo di luce o uno sbuffo di fumo, niente di niente.
    Dal giorno dopo si sarebbe dedicata completamente a quello, dimenticando stupidi vampiri platinati, si ripromise.
    Dopo una doccia calda, che non l’aveva aiutata molto a sciogliere i muscoli contratti, si infilò sotto le coperte, grata che quella giornata orribile fosse finita.
    Si addormentò quasi subito.

    Roma era bellissima in quel periodo dell’anno.
    Inspirò a pieni polmoni l’aria fredda che sapeva di neve. Presto sarebbe stato Natale, il primo lontano da Sunnydale. Avrebbero decorato l’albero e scartato i regali; sarebbe stato piacevole.
    Si sentì stringere un po’ più forte la mano dal ragazzo moro che passeggiava al suo fianco. Poteva leggergli sul viso la curiosità riguardo a cosa riempiva la sua mente. Non poteva dargli torto: era spesso distratta e malinconica quando erano insieme. Pensava che lui la sospettasse di avere un altro. Non gli avrebbe spiegato che si sbagliava; non ne valeva la pena.
    Gli sorrise dolcemente e ricambiò la stretta.


    *********************************************************************************

    Fu il freddo a svegliarla.
    Si rannicchiò su stessa, alla ricerca di un calore che ormai sembrava scomparso, decisa a continuare a dormire. Tuttavia, alcune sensazioni provenienti dall’ambiente esterno cominciarono a farsi strada nella sua consapevolezza.
    La superficie su cui era distesa, terribilmente dura e gelida.
    Un allegro vociare in una lingua sconosciuta, fin troppo vicino.
    Bambini che ridevano.
    Qualcosa di umido che si posava dolcemente su di lei.
    Aprì gli occhi a fatica e scattò immediatamente in piedi.
    Stava nevicando. Lei aveva dormito su una panchina E, proprio lì di fronte, c’era il Colosseo.
     
    Top
    .
87 replies since 14/6/2016, 14:56   1541 views
  Share  
.
Top