Ahead of Her Time di Haleycc

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 14


    La casa era silenziosa quando il gruppo arrivò, il sole stava cominciando ad illuminare il cielo nelle sfumature di rosa e arancio mentre Giles sgattaiolava in cucina per fare la telefonata a Travers. Joyce non era ancora sveglia, e per quello, nemmeno Eden.

    Dawn sarebbe andata così via di testa quando avrebbe visto questo, pensò Buffy, prima che si ricordasse che Dawn era a casa di Janice. Per la verità non si era preoccupata di Dawn per tutta la notte; per la prima volta di recente, non aveva pensato a lei ad ogni minuto, non era impazzita pensando a tutti i modi in cui quella donna misteriosa poteva arrivare a lei. Si sentì in colpa per questo, e pensò per un istante di chiamare a casa di Janice per assicurarsi che Dawn stesse bene, prima di far rientrare la preoccupazione. Di certo sua madre si era sentita con Dawn e Buffy non era stata un po' preoccupata quella notte? Probabilmente era meglio che Dawn non vedesse Eden. C'erano abbastanza cose di cui preoccuparsi riguardo Dawn – l'ultima cosa di cui aveva bisogno Buffy era Dawn che le corresse dietro quando tutto sarebbe finito, ricordandole la sua super-adorabile bambina che sarebbe esistita solo se Buffy avrebbe ceduto e avrebbe ammesso di avere un debole per Spike.

    Ma sarebbe stata contenta di questo. Buffy lo sapeva.

    Spike depose un'Eden che russava leggermente sul divano, dove lei si curvò attorno ad un cuscino e sospirò. Gli occhi di Buffy erano incollati a lei. Sembrava così in pace, tutta l'ansia degli eventi delle precedenti 24 ore sembrava essere svanita mentre dormiva.

    “Ha fatto la telefonata?” domando Asher quando tornò Giles.

    “Sì,” rispose, anche i suoi occhi erano sulla bambina. “Ho inventato una ridicola storia riguardo un'arma. Buffy, se Travers lo chiede quando lo vedrai, fai finta di avere una nuova spada, okay?”

    “Uh-huh.”

    “Le batte il cuore,” disse Giles guardando Eden.

    “Sì,” rispose Asher.

    “Può stare sotto il sole?”

    “Sì.”

    “Ha l'udito dei vampiri?”

    “Sì.”

    “La vista? Può vedere nel buio?”

    “Lo sa,” disse Asher rotolando gli occhi. “Dal momento che è chiaro che ha delle domande da farmi, dovremmo portare questa conversazione altrove, e permettere a Spike e a Buffy di riposare almeno un po'.” La coppia di Osservatori si diresse nella sala da pranzo, dove Buffy non riuscì più a sentire le domande di Giles sparate a raffica. Spike riusciva ancora a sentirli, anche se era troppo preso dalle sue ragazze per prestare la giusta attenzione. A chi importava quali abilità la piccola aveva o non aveva? L'avrebbero comunque scoperto presto. Da quello che riusciva a vedere, era dannatamente perfetta, ed era tutto quello che importava.

    Si sedette sul pavimento con la faccia rivolta verso il divano e prima che Buffy sapesse quello che stava facendo, si mise a gambe incrociate vicino a lui. I due guerrieri rimasero in silenzio, osservando, rapiti, il viso addormentato della loro figlia. La cosa che nessuno dei due avrebbe dovuto avere, ed era lì, in carne e ossa. Il suo pigiama rosa con i pois bianchi era prova del fatto che era davvero stata tirata fuori dal letto nel bel mezzo della notte, i punti bianchi ora macchiati di fango e sporcizia di quando era stata nella caverna e nell'edificio mezzo distrutto.

    Spike era stato vivo (o non morto, almeno) per molto tempo, ma non riusciva a ricordare di aver avuto un momento più perfetto di questo, non come umano, e certamente non come vampiro. Seduto alla luce della lampada, vicino a Buffy, ad osservare la loro figlia che dormiva. Era molto perplesso su come la sua vita avrebbe fatto a diventare così bella in futuro, ma avrebbe avuto tanto tempo per pensarci in seguito. In quel momento, non si era mai sentito meglio. Aveva fatto l'amore con la sua Cacciatrice. Si era goduto una bella rissa (anche se non aveva potuto prendervi parte nel modo che gli sarebbe piaciuto), gli era stato detto che avrebbe avuto quella magia. Quella felicità. Non riusciva a trattenere il sorriso di contentezza nel suo viso, non riusciva a fermare i suoi muscoli, sazi per aver fatto l'amore con la Cacciatrice e per l'emozione della lotta, dal rilassarsi così che il suo corpo si afflosciasse e le sue palpebre si chiusero lentamente.

    Non voleva addormentarsi, non riusciva a immaginare di svegliarsi la mattina e scoprire che era stato tutto un meraviglioso sogno. Non quando tutto quello che aveva sempre voluto era finalmente lì davanti a lui.

    ---------------------

    Joyce era di sasso, a quattro passi dalla fine della scala, la vestaglia avvolta intorno a lei e la bocca aperta. Non riusciva a parlare, perché non sapeva cosa dire. Poteva solo guardare l'inverosimile trio sul divano. Spike, il vampiro che Buffy presumibilmente detestava, aveva la testa sul bracciolo del divano, gli stivali e il suo cappotto ammucchiati sul pavimento, un braccio teso sotto la testa della bambina dai capelli dorati che era accoccolata contro di lui. L'altro braccio avvolto attorno a Buffy, che era rannicchiata attorno a lui, la testa appoggiata sul suo stomaco, le gambe intrecciate con quelle di lui. La luce del mattino cercava di penetrare attraverso la finestra, ma le persiane e le tende erano ben chiuse per evitare che il vampiro andasse in fiamme.

    Non riusciva ad immaginare di svegliarsi e di trovare qualcosa più strano di questo. O almeno così pensava, fino a che quell'uomo ben vestito con i dread girò l'angolo e le augurò una buona giornata. Ci vollero tutti gli impulsi calmanti di Asher per tenerla tranquilla e per allontanarla dallo spettacolo dormiente, oltre Giles, che si era addormentato con la testa sul tavolo da pranzo, e in cucina con un completo sconosciuto.

    Da lì, si presentò e cercò di spiegare, assicurandole che Giles poteva verificare l'improbabile storia, una volta sveglio. Allora lei scosse la testa svariate volte e cercò di discutere con Asher sul fatto che non vi era alcun modo che Buffy avrebbe sposato Spike. E allora, alla fine, le raccontò tutta la storia, come la conosceva lui. Non menzionò il fatto che, tristemente, lei non ci sarebbe stata per vedere tutto ciò, ma dal momento che lui sapeva che sarebbe stato così, non sentì alcuna trepidazione nel condividere con lei tutto quello che sapeva.

    Allora lei fece del caffè, e lui parlò e parlò. Dell'incantesimo che aveva attivato le Cacciatrici in tutto il mondo. Di Buffy che sconfigge il Male Primordiale, dell'anima di Spike e del suo sacrificio. Di quanto persa si sia sentita Buffy quando aveva pensato che Spike se ne fosse andato per sempre. Giles aveva cercato di convincerla a viaggiare, a godersi la libertà ritrovata, ma si era chiusa a riccio. Vuota. Era andata in Inghilterra per aiutare Giles a fondare la prima Accademia delle Cacciatrici. E poi Spike si era fatto vivo davanti alla porta, in qualche modo resuscitato dalle Autorità Superiori. Si erano sposati molto in fretta dopo di questo, e l'avevano fatto in segreto, prima che chiunque altro sapesse che Spike era tornato. Sposati nel mondo degli umani, e legati anche nel mondo demoniaco. Nessuno li avrebbe separati, e dopo che Spike aveva salvato il mondo con la propria morte, nessuno avrebbe voluto provarci.

    “È ammirevole,” disse Joyce, camminando in punta dei piedi dove Giles stava russando nella sala da pranzo e tornando nel salotto per guardare la famigliola sul divano. Anche se Asher le aveva raccontato la storia, lei non riusciva a farsene una ragione. Sua figlia, la Cacciatrice, era sposata con questo vampiro. Questo pericolosissimo vampiro.

    Il vampiro che apparentemente venerava Buffy, che la trattava bene e combatteva al suo fianco. E aveano fatto insieme quell'adorabile bambina. Sua nipote.

    Buffy non è morta cacciando; almeno, non nel futuro prevedibile. Non è morta cacciando ed aveva una specie di vita normale, un uomo che la amava e una bambina. Lei aveva quelle cose che Joyce aveva voluto per lei.

    Avrebbe saputo che la bambina era di Buffy e Spike anche se la piccola non era accoccolata contro di loro. Anche dormendo, assomigliava proprio a loro. E Joyce sapeva, per la prima volta da quando aveva appreso della vocazione di sua figlia, che le cose sarebbero andate bene. Lo sentiva. Anche se non era del tutto normale, era giusto.

    Joyce scosse la testa, tornando in cucina, dov'era seduto Asher. Scosse la testa, rimpiendo la tazza con altro caffè. “Non posso crederci. Non posso proprio crederci.”

    “Tutto si è sistemato, per entrambi,” la rassicurò Asher. “La loro figlia ne è la prova.”

    “Ma anche Eden è una combattente,” disse Joyce. “Come può essere giusto? Un'altra ragazzina che porta sulle spalle il peso di questo orribile destino?”

    Asher si illuminò di orgoglio. “È la miglior combattente che ci sia, o lo sarà. È preparata per il suo destino. Guardi i suoi genitori. Non permetteranno che le accada nulla. Lei cambierà il mondo.”

    “E sono felici?” domandò.

    Lui annuì. “Non ho mai visto due persone più felici.”

    Lei sospirò e scosse la testa. “Un altro vampiro. E io che ho passato tutto il tempo a cercare di allontanarla da Angel.”

    Il viso di Asher si ottenebrò. “Sì, lei non ha più molto a che vedere con lui. Lui è un po'... moralmente ambiguo in questi giorni, non so proprio dire se combatte per noi o contro di noi. E la sua anima è così mutevole. Inoltre, sa, dire che a Spike non importa di lui sarebbe un'eufemismo di proporzioni epiche.”

    “Ho sempre saputo che era portatore di brutte notizie. Angel, non Spike,” Joyce bevve un sorso di caffè e scosse di nuovo la testa. “Mia nipote è una mezza-vampira.”

    “Sì.”

    “Però è bellissima.”

    ---------------------------

    Una timida bussata alla porta fece in modo che Buffy sobbalzasse, spaventata, in una posizione da seduta. Luce. Mattino. Spike. Sul suo divano. Lui si mosse alla seconda bussata alla porta, ma il suo viso era rilassato in un tenero sorriso e lo affondò nei capelli di Eden. Lo aveva mai visto così contento? Era una vista bellissima, però. Si diresse rapidamente verso la porta, disperata di non svegliare la coppia addormentata.

    Saranno Willow o Xander, pensò, girando la maniglia.

    Non erano loro.

    Si trovò faccia a faccia con Riley.

    “Buffy,” disse lui. Sembrava in qualche modo nervoso e arrabbiato allo stesso tempo. “Credo che dobbiamo parlare.”

    Lei non si spostò per lasciarlo entrare, lo guardò con gli occhi spalancati e assonnata. “Ehm, Riley...” si affievolì.

    Lui non sapeva cosa stesse facendo lì. Sapeva dove stavano, l'aveva sentito, per l'amor di Dio. L'aveva sentire gemere il nome di un altro uomo. Neanche un uomo – una creatura. Aveva lasciato la cripta di Spike e se n'era andato da Willy, si era ubriacato più di quanto potesse ricordare, e alla fine aveva permesso a quella schifosa vampira di dargli un morso. Non avrebbe mai ammesso che in un certo senso adesso poteva capire il fascino per i vampiri. L'oscurità, la passione, il bisogno.

    Si era sentito così sporco in seguito, mentre lasciava la casa abbandonata alle prime luci del mattino. Il che gli fece chiedere se anche Buffy si sentisse allo stesso modo, se fosse stata per entrambi una notte terribile dove avevano camminato nel lato oscuro e avevano appreso che appartenevano alla luce. Se in qualche modo potevano lasciarsi alle spalle questo disgustoso episodio. Poteva perdonarla, sapendo che aveva avuto un vampiro dentro di lei? Ciò gli faceva rivoltare lo stomaco, ma forse non erano arrivati a tanto. Forse avevano solo... non voleva nemmeno pensarci.

    Ma lui non aveva permesso ad una vampira di entrargli dentro? Si strofinò il segno sul braccio, un posto che aveva scelto lui, sapendo che sarebbe stato facile da nascondere sotto le maniche della maglietta. Bruciava. Dava anche una bella sensazione. Lo faceva vergognare in un modo che non avrebbe mai pensato, e gli faceva anche provare un innegabile impulso di voltarsi e tornare alla casa abbandonata in modo che la sua vampira potesse bersi un altro sorso. E se lei andava troppo in là... allora cosa? Rabbrividì al pensiero che l'impulso poteva essere così forte. Era disgustato da sé stesso.

    La testa gli martellava per i postumi della sbornia; indossava ancora gli abiti del giorno prima. Ma doveva vedere Buffy, doveva sapere cosa stava accadendo tra di loro. Aveva sperato con ogni fibra del suo cuore e del suo corpo che vederla alla luce del giorno avrebbe sistemato di nuovo tutto. Che la loro relazione sarebbe andata di nuovo bene. Se solo avesse potuto dimostrarle quanto la amava, allora lei avrebbe capito che apparteneva a lui e a nessun altro. Né a nessun'altra cosa.

    Eccetto che lei, con i capelli in disordine, stava indossando una maglietta nera che era troppo grande sulla sua piccola corporatura perché appartenesse a lei. Indossava la maglietta del vampiro. Non nascondeva nemmeno quello che aveva fatto. Riley non poté fare a meno di inclinarsi leggermente in avanti, per guardare. Ed eccoli lì. Il vampiro, addormentato sul divano. Con una bambina.

    “Oh,” disse lui lentamente. “O forse non è un buon momento.”

    “Proprio no,” disse Buffy diventando rosa. Lui non riusciva a capire se era imbarazzata o solo a disagio. “Riley, io... è solo che ...è tutto così strano. Stranissimo. Possiamo parlare più tardi? Stasera, magari?”

    La mascella di lui era stretta ed ebbe voglia di urlare, ma la testa non glielo permise. Fu tutto quello che riuscì a fare per non vomitare sui gradini della porta quando annuì, la rabbia che gli faceva brillare gli occhi. “Certo,” disse. “A dopo.”

    Buffy chiuse la porta, strofinandosi gli occhi per svegliarsi. Riuscì a sentire l'odore di caffè in cucina. Okay, pensò. È ora di cercare di spiegarlo alla mamma. Ma quando entrò in cucina, trovò sua madre a sorseggiare caffè e a ridere con Asher,

    “Buon giorno,” disse Joyce, un sorriso acceso sulle labbra. “C'è qualcosa che vorresti dirmi?”

    Buffy arrossì. “Io...beh...”

    “Sto scherzando, tesoro,” disse Joyce. “Asher mi ha informata. Una bella storia. Credo che spieghi il vampiro e la strana bambina sul divano, eh?”

    Buffy non avrebbe potuto essere più sorpresa se un demone fosse piombato in cucina in quel momento. “Tu... sai già tutto, e ti sta bene?”

    “Beh... non è quello che avrei scelto per te, se devo essere onesta. Ma, vedere la mia nipotina... qui... adesso... con i miei occhi... beh, non posso immaginare che le cose vadano in un altro modo.”

    Buffy rise, un sussulto sorpreso e mezzo pazzo e si strofinò rapidamente gli occhi per impedire alle lacrime di scendere. “Grazie, mamma.” Era strano ringraziare sua madre per aver approvato qualcosa che lei stessa non aveva ancora fatto esattamente, ma fu l'unica cosa che riuscì a dire.

    Giusto in quel momento, Spike ed Eden entrarono assonnati in cucina. Eden si strofinava gli occhi proprio come aveva fatto Buffy un attimo prima con una mano e teneva il pollice di Spike con l'altra. I capelli di Spike erano arruffati. Sembrava molto meno un predatore e più un ragazzino con i piedi nudi e gli occhi mezzi aperti.

    “Buon giorno, Joyce,” disse in tono casuale, come se niente fosse inusuale.

    “Nonna!” urlò Eden, lasciando la mano di Spike e correndo verso la madre di Buffy. Joyce non riuscì a trattenere il sorriso quando si inginocchiò all'altezza di Eden. “Ehi, ciao,” disse, osservando la bambina. Quei grandi occhi azzurri. “Ammirevole,” disse a bassa voce.

    Asher osservava nervoso, così grato che la futura Buffy avesse mostrato alla figlia così tante volte alcune foto di Joyce che aveva recuperato dalle rovine di Sunnydale. E i bozzetti che Spike aveva disegnato, di Joyce che teneva in mano un'ascia. Joyce che preparava della cioccolata calda. Joyce con un foulard in testa. Joyce che abbracciava Dawn. Tutti questi eventi sarebbero stati distrutti se Eden avesse spifferato la verità – che Joyce non era con loro in Inghilterra. Che Joyce non era affatto viva.

    La mente di tre anni di Eden non poteva capire tutto quello che stava succedendo, e Asher non era nemmeno riuscito a parlare con lei, per cercare di spiegarle che ora si trovava indietro del tempo. Con sua sorpresa e con grande piacere, sembrò semplicemente molto felice di vedere sua nonna.

    Le era stato dato inaspettatamente un regalo meraviglioso e in qualche modo sapeva di non doverlo mettere in discussione.

    Joyce prese subito Eden in braccio, Eden che giocava con i riccioli marroni di Joyce. Spike si mise nell'angolo della cucina, improvvisamente incerto senza la bambina che si aggrappava a lui.

    “Siediti, Spike,” disse Joyce, sentendo che era a disagio. Se doveva essere suo genero un giorno, pensò che era meglio che si abituasse a lui. Non avrebbe ammesso con nessuno quanto era segretamente felice di questi eventi. “Vi preparo un po' di cioccolata calda.”

    Giles fu l'ultimo a svegliarsi, borbottando un “buon giorno” e sembrando alquanto offeso dal fatto che non era stato presente allo scambio di segreti mattutino tra Joyce ed Asher.

    Sembrava che Eden non riuscisse a staccare gli occhi da Buffy, la confusione nei suoi chiari occhi azzurri. Dio, assomigliava così tanto a Spike. Doveva essere illegale per una bambina essere così straordinariamente bella. Faceva sembrare Spike altrettanto bello. Lo guardò, vide i suoi occhi seguire Eden, annegare in lei, come se volesse memorizzarla. Per ricordarla, una volta che se ne fosse andata. L'espressione di meraviglia non lasciò mai il suo volto.

    Joyce mise giù Eden mentre andava nell'armadietto per prendere delle tazze vuote ed Eden andò verso Buffy, tirandole la mano.

    “Mamma,” disse. Spike sogghignò. Era ovvio che Eden avesse un accento britannico.

    Buffy la guardò sorpresa. Non era mai stata brava con i bambini. Ma era una madre. Non le era ancora entrato in testa. Un giorno, quella bambina sarebbe stata sua.

    “Ehm...sì?” Si abbassò per sentire meglio la bambina.

    “Mamma, dov'è andato il bambino?”

    Buffy guardò la piccola estremamente confusa e insicura su cosa rispondere. “Eh?”

    Asher intercedette Eden in modo fluido, prendendola in braccio e mettendosela sulle ginocchia. “Su, su, Eden...va tutto bene, te lo prometto. Adesso non preoccupiamoci di questo, okay?”

    “Di che sta parlando?” chiese Buffy. “Sahijan ha infastidito un altro bambino? Dovremmo cercarne due?”

    “Niente, niente,” borbottò Asher scuotendo la testa e mandando ad Eden un'occhiata che di solito riusciva a farla stare zitta.

    “Quale bambino, tesoro?” domandò Buffy, guardando Eden per avere una risposta.

    La piccola sembrava estremamente preoccupata, le guance che diventavano rosa e gli occhi umidi quando allungò un braccio ed indicò lo stomaco di Buffy.

    “Quello che era nella tua pancia.”

    Gli occhi di Buffy si spalancarono appena tutto divenne troppo da assimilare per una giovane donna, persino per una che era l'Ammazzavampiri.

    E svenne.


    TBC



    A me fanno venire un sorriso inebetito... XD Anche se so che è troppo bello per essere vero e che è una famiglia molto idealizzata (e la parte femminista in me dice che una donna non ha bisogno di un marito e di un figlio per essere felice... XDD).
    La prendo per quella che è, ovvero una bella storia, originale, ma senza tante pretese, che dà molto senso di pace e soddisfazione, e ingrossa d'orgoglio i nostri cuori Spuffy <3
    Finalmente una storia tra tante in cui i personaggi non debbano soffrire pene atroci!!
    Ecco, sembra fatta apposta per essere un'oasi di pace e di amore, di accettazione, di speranza per il futuro, di ottimismo... un'oasi dove rifugiarsi nelle giornate tristi.
    Dopotutto, vi devo dare qualcosa per compensare tutta la drammaticità delle altre storie che traduco :wub:
     
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  2. elijem
     
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    oddio che finale di capitolo fantastico !!! mi è rimasta la bocca spalancata !!!
     
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  3. kasumi
     
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    :xd: :xd: :xd:
     
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  4. Redan
     
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    Che bello sapere che aspetta un altro bambino! E poi non mi stancherò mai di dirlo: Spike è adorabile per il modo in cui guarda Eden.
    Lo svenimento di Buffy però mi sembra un po' esagerato

    E vogliamo parlare di Riley? liquidato in mezzo secondo? nonostante tutto un po' mi dispiace per lui.
     
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  5. kasumi
     
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    Ahahah si vede che l'autrice lo odia proprio Riley XDDD
     
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  6. elijem
     
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    Capitan cartone ha la fine che si merita
     
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  7. kasumi
     
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    Capitolo 15


    NdAutrice: Questo capitolo è corto, lo so, ma sentivo che doveva stare da solo. Spero che ve lo godiate. Il prossimo capitolo è l'ultimo, quindi ci siamo quasi!



    Aprì gli occhi per ritrovarsi distesa sul divano, con un mucchio di cuscini dietro la testa. Era svenuta? Davvero? Non proprio una cosa da Cacciatrice.

    La mano le andò istintivamente sullo stomaco, il palmo contro il soffice cotone della camicia e i muscoli sotto di essa. Un altro bambino per loro. Un altro miracolo. Non riusciva a crederci.

    Giles e Spike erano sul pavimento del salotto, Joyce ed Asher sulle sedie, tutti che guardavano Eden affascinati.

    “Rifallo,” la incoraggiò Spike e le zanne della piccola scivolarono al loro posto.

    “Straordinario,” mormorò Giles, mentre Spike ridacchiava e osservava la bambina con riverenza.

    Eden ridacchiò.

    “E... puoi respingere i nemici con la magia?” domandò Giles.

    “Ah-ah.”

    “Questa è solo la punta dell'iceberg,” disse Asher, sorridendo e facendo l'occhiolino alla bambina. “Lo vedranno, vero?”

    La bambina di tre anni, che non riusciva a comprendere di essere in un'epoca diversa con persone che ancora non la conoscevano, sorrideva e annuiva, le zanne che si ritraevano nella bocca.

    “Fa male?” domandò Spike. “Fa un po' male quando io indosso il volto della caccia.”

    Lei scosse la testa.

    Buffy giaceva lì, guardandoli. La sua- ehm, specie di famiglia futura. Il cuore le si contrasse del tutto per la bellezza di tutto questo.

    Spike alzò lo sguardo. La fissò per un lungo istante, un sopracciglio alzato, prima di permettere al proprio sguardo di dirigersi verso il suo stomaco. Non riusciva a crederci. Aveva passato più di cento anni nella sua vita, o non vita, a fare delle malvagità indicibili. Torture. Omicidi. Meritava di essere punito, meritava di essere triste, il misero mezzo uomo, mezzo mostro che era stato fino il giorno prima. Ma invece, era seduto sul pavimento, a giocare con sua figlia, una bambina che aveva fatto con la donna che amava più di qualunque altra cosa. Che aveva amato per anni, anche se lo aveva ammesso a sé stesso solo recentemente. Lei aveva scelto lui. Non quell'insipido di Riley. O il fantomatico suo vero amore Angel. Lui. E da qualche parte nel futuro, la sua Cacciatrice era arrotondata e bellissima con un secondo bambino dentro di lei. Il suo bambino. La sua famiglia. Si sentì gli occhi inumidirsi e dovette tossire per respingere lacrime di meraviglia.

    Se il suo cuore poteva battere, gli avrebbe spezzato il petto.

    Era un giorno magico.

    Era sorprendente vedere l'attaccamento di Eden nei confronti di Spike. Lo seguiva dovunque, gli si accoccolava in grembo quando lui si sedeva. La bambina non aveva la benché minima paura di lui, nemmeno quando aveva la faccia da vampiro, per sua richiesta. Ridacchiava e gli passava i polpastrelli sulle fauci, come se lo avesse già fatto centinaia di altre volte. Il che probabilmente era così. Incredibilmente, Spike con lei era naturale, giocava e rideva. Buffy si rese conto di non aver mai sentito Spike ridere, davvero. Ridacchiare, sì. Ma la sua risata genuina era sorprendente e contagiosa mentre lui ed Eden si inseguivano per il salotto. E lei era già quasi veloce quanto lui.

    Asher osservava attentamente l'interazione di Eden con Joyce. La piccola era innamorata della sua nonna, ma nemmeno una volta alluse al fatto di non aver mai conosciuto Joyce di persona. Ciò gli diede un immenso sollievo a pensare che non sarebbe stato costretto a scagliare quell'orribile bomba su tutti. Non sarebbe stato un bene per loro saperlo. E li avrebbe turbati tutti terribilmente.

    Avrebbe turbato Dawn. La sua Dawn.

    Continuava a sperare che sarebbe entrata dalla porta; quanto gli sarebbe piaciuto vederla come quella imbronciata e petulante adolescente che diceva di essere stata. Gli avrebbe fatto tanto piacere. Ma la porta rimase ferma, chiusa e pensò che non avrebbe avuto l'opportunità di vederla in quell'epoca. Peccato. Ma almeno era riuscito a incontrare sua madre. Quanto gli sarebbe piaciuto parlare con Joyce di Dawn, di dirle che, per quanto sarebbe stata amata Buffy, per Dawn sarebbe stato lo stesso. Ma sarebbe stato troppo per lei da assimilare. Asher poteva vederlo. E Joyce non sapeva di Dawn, pensava che non fosse altro che un'adolescente. Non era preoccupata del fatto che il futuro di Dawn potesse essere squallido e vuoto. Lei già credeva che Dawn avrebbe fatto le cose normali che facevano le ragazze – crescere, andare a scuola, sposarsi, avere bambini. Era per Buffy che aveva paura, per il cui futuro doveva avere speranza.

    E Asher era stato in grado di dargliela.

    --------------------

    Buffy sarebbe stata contenta di stare a guardare sua figlia per tutto il giorno. Il solo stare a guardare Eden era un'emozione. E troppo presto, Asher esaminò il suo orologio da taschino d'argento e disse ad Eden di salutarla.

    “Non ti preoccupare,” le disse Asher sorridendo. “Li rivedrai fra un attimo.”

    Spike fu il primo a ricevere l'abbraccio d'addio e le piccole braccia di Eden attorno a lui quasi gli causarono una crisi di pianto effemminata. Quanto tempo era passato da quando qualcuno aveva avvolto le braccia attorno a lui, eccetto per Buffy l'altra notte, e in quel momento non riusciva a pensarci. Troppo confuso. Ma quella dolce e magica bambina gli gettò le braccia al collo e lui si sentì come se potesse annegare nell'innocenza del suo abbraccio. Inspirò il suo profumo, vaniglia come Buffy, e lavanda e dolce sudore da bambina. La strinse forte, desiderando che il suo odore e la sensazione di lei, restassero insieme a lui nei prossimi anni, mentre avrebbe atteso la sua esistenza. Per favore, pregò silenziosamente. Dio, o le Autorità Superiori, o Chiunque... per favore, non fatemi rovinare tutto. Per favore, non lasciatemi fare qualcosa che le impedisca di esistere. Non ho fatto niente per meritarmela, ma lo farò. Lo giuro. Farò di tutto per assicurarmi che tutto questo diventi realtà.

    Buffy sorrise nella curvatura del collo della piccola quando arrivò il suo addio. “Non avere paura,” bisbigliò. “Tornerai a casa con noi prima che te ne accorga.” Non sapeva se quelle parole fossero confortanti. Non sapeva come essere di conforto. Non aveva mai passato molto tempo con i bambini, fatta eccezione per Dawn quando era piccola, e neanche quello era mai successo per davvero. Aveva smesso già da tempo di aspettarsi di avere dei figli suoi un giorni. E ora questo. “Sei una bambina davvero coraggiosa,” disse. “Sono così orgogliosa di te.”

    “Ti voglio bene, mamma.”

    La voce di Buffy si bloccò e guardò oltre le braccia di Eden per vedere gli occhi di Spike su di lei. “Anch'io ti voglio bene,” bisbigliò lei. “Ti voglio tanto bene.”

    “Addio, nonno,” disse Eden abbracciando Giles in una maniera giocosa che suggeriva che qualcuno si era certamente sciolto con l'età. Forse per il fatto di essere nonno (o l'equivalente). Buffy ridacchiò per le guance rosa di Giles e per il suo sorriso spensierato.

    Asher trattenne il fiato quando Eden abbracciò Joyce, l'abbraccio durò un po' troppo a lungo, come se Eden avesse capito quello che non stava dicendo a parole, come se volesse assicurarsi di ricordarsi la sensazione delle braccia di sua nonna attorno a lei. Lui deglutì per quella vista dolorosamente dolce.

    Dopo tutti i saluti ufficiali, Eden andò in grembo ad Asher.

    “Non... deve fare niente perché ciò accada?” domandò Giles ansioso.

    Asher scosse la testa. Dipende da voi – i futuri voi – riportarmi indietro nell'epoca giusta. Tutto quello che mi serve è essere a contatto fisico con Eden per assicurarmi che anche lei viaggi con me.” Controllò l'orologio. “Dovrebbe accadere a momenti.”

    Buffy guardò Asher. “Si sistemerà tutto, davvero?”

    “Tutto si sistemerà,” disse lui con un sorriso. “Tutto a tempo debito. È stato un piacere conoscervi tutti.” E, davanti ai loro occhi, la coppia cominciò a scomparire.

    “Aspettate!” Disse Buffy, gli occhi pieni di lacrime. Ebbe l'improvvisa paura che se la piccola spariva in quel momento, non l'avrebbe più rivista. “Aspettate...”

    Ma erano spariti. E Buffy non poté fare nulla per quel persistente dolore per aver perso così presto una sua parte così tangibile. Non poté fare niente per i singhiozzi che le portarono via il respiro e le scossero il corpo, che la costrinsero a piegarsi in due sul pavimento del salotto mentre gli altri la guardavano in silenzio intontito.

    “Oh, Dio,” ansimò. “Oh, Dio.” Non riusciva a ricordare di aver mai provato una tristezza così paralizzante.

    Poi le forti braccia di Spike furono attorno a lei e la stavano stringendo così forte, la sua stessa voce spezzata nell'orecchio di lei mentre mormorava dolci rassicurazioni che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe risolto, che l'avrebbe rivista. Silenziosamente Joyce e Giles uscirono dalla stanza mentre la coppia di guerrieri si stringeva in un potente abbraccio che avrebbe spezzato qualunque altra persona con meno forza.

    “Buffy,” sospirò Spike ancora e ancora con voce rauca, quando tutte le altre parole erano fuoriuscite. Se la attirò contro il petto e le tolse le lacrime con dei baci mentre ignorava le sue. “La mia Buffy. La mia Buffy.”

    E lei sapeva di esserlo.

    TBC
     
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  8. Redan
     
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    E quindi Dawn e Asher! Non me l'aspettavo!
    Per quanto riguarda Spike e Buffy sono ancora molto scettica riguardo al fatto che sapere tutte queste non cambierà il futuro....
     
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  9. kasumi
     
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    Sì... è un po' l'inghippo di questa storia. Sarebbe interessante immaginarne un seguito XD
     
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  10. elijem
     
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    bé si può dire che questa è proprio una fan fiction.. cioè più fan di così si muore
    però sono troppo carini Spike buffy ed eden insieme
     
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  11. kasumi
     
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    Ecco l'ultimo capitolo! Buona lettura :)

    Capitolo 16


    Buffy fece un respiro profondo e bussò alla porta. Affrontare Travers non era stato nulla in confronto a quello che stava per affrontare.

    Riley aprì la porta e la fissò. I suoi occhi erano rossi e indossava ancora i vestiti che lei gli aveva visto addosso in precedenza. Era alcol l'odore che gli sentiva addosso? Non le chiese di entrare, si fece solo da parte per permetterle di entrare nell'appartamento.

    “Sei stata con lui, vero?” domandò, la voce fredda.

    “Ciao anche a te.” Okay, non stava andando proprio come aveva pensato. Anche se dire che aveva pianificato qualcosa sarebbe stata un'esagerazione. La sua testa era ancora troppo confusa anche solo per pensare a quale fosse la cosa giusta da fare, a come cominciare quella conversazione con Riley, e lui non stava cercando di semplificarle le cose. Eden se n'era andata da alcune ore, ma era ancora presente e al primo posto nella mente di Buffy. Non riusciva ad allontanare il ricordo di vedere sua figlia splendere e sparire davanti ai propri occhi, non riusciva a dimenticare la disperazione che aveva provato nel vederla andare. Non riusciva a dimenticare le braccia di Spike attorno a lei, che la calmava, che la stringeva più forte di qualunque altro uomo avesse mai osato. L'abbraccio più intimo che avesse mai provato.

    Dannazione, era innamorata di Spike.

    Un amore forte. Un amore disperato, passionale, violento e perfetto. Voleva stare con lui anche in quel momento, il suo corpo voleva uscire dall'appartamento e tornare nella cripta del vampiro, dove lui l'avrebbe avvolta con le sue braccia e avrebbe ricambiato il suo amore. L'avrebbe fatto. Sapeva che l'avrebbe fatto.

    Merda. Merda, merda, merda.

    Questa cosa che doveva sistemare con Riley non poteva più aspettare. L'aveva capito dalla stretta pericolosa della sua mascella quando era rimasto davanti alla porta quella mattina ed aveva notato quello che lei indossava. Lei si castigò mentalmente. Perché non si era rimessa la propria maglietta, quando era tornata a casa quella mattina? Almeno avrebbe potuto risparmiare a Riley il dolore di vedere la sua ragazza che indossava gli abiti di un altro uomo. Ma le piaceva sentire la maglietta di Spike contro la sua pelle nuda, il soffice cotone, l'odore di Spike tutto addosso a lei. Aveva dormito meglio di quanto avesse fatto negli ultimi anni, in quel mucchio sul divano, il suo corpo premuto contro quello di Spike, le dita adagiate sul braccio di Eden. Si sentiva...completa.

    Però non poteva evitare Riley. Voleva calmarlo, cercare di spiegare come tutto le sembrava così confuso, ma nell'istante in cui lui le aveva aperto la porta, l'aveva colpita con la domanda da un milione di dollari. La domanda uccidi-relazione.

    “Non è vero?” chiese di nuovo.

    “Con lui?” ripeté lei a bassa voce, non volendo ammettere che sapeva perfettamente cosa volesse dire. “L'abbiamo salvata insieme, quindi sì, ero con lui.”

    “Sai che non è quello che intendevo,” disse. I denti erano così stretti che lei non sapeva come sarebbe riuscito a far uscire le prossime parole. “Tu...lo hai lasciate entrare dentro di te. Sei andata a letto con lui.”

    Lei guardò per terra. Davvero aveva capito che le cose erano arrivate a tanto, soltanto dalla maglietta? O era molto più perspicace di quanto lei avesse creduto... oppure... lei sapeva che l'aveva cercata la notte prima. E credeva che fosse stata con Spike. Forse era andato alla cripta? Sentì la faccia diventarle rossa all'idea. Oh, Dio.

    Buffy sapeva che avrebbe dovuto piangere per lui e per la morte della loro relazione, ma dopo l'intensa e inaspettata esplosione di emozioni del giorno prima, non riuscì a farsi venire le lacrime per niente se non per il ricordo del viso sorridente di Eden mentre spariva. Non riusciva a farsi venire le lacrime per Riley. La sua voce fu stabile quando rispose, “Sì.”

    Ci fu uno scricchiolio malsano quando Riley colpì il muro con un pugno. Lei non riusciva a dire se era solo il cartongesso ad essere rotto, o se anche la mano di Riley era rotta. Le sue nocche erano rosso sangue quando estrasse il pugno dal buco frastagliato che aveva fatto.

    “Riley, mi...mi dispiace. So che fa male. Non volevo farti del male. Non volevo che accadesse. Non mi aspettavo niente di tutto questo.”

    “Vuoi dire che non ti aspettavi di fare sesso con uno psicopatico omicida succhiasangue?” La sua voce era dura, tremante.

    “Lui non...non è...non è così. Non più. Le persone cambiano.”

    “Le persone cambiano. I vampiri no.”

    Voleva discutere con lui, perché sapeva che non era così. I vampiri potevano cambiare, potevano diventare qualcosa di meglio. Era accaduto con Angel. E, secondo Asher, sarebbe accaduto a Spike. Diavolo, ora che stava prestando attenzione, riusciva a capire che lui stava già cambiando, poco a poco.

    “Dimmi che non ha significato niente, Buffy. Dimmi che per te lui non significa assolutamente nulla.”

    Lei fece un lento e profondo respiro. Voleva mentire per non farlo soffrire, ma sarebbe stato un tradimento nei confronti di Spike, e anche se lui non era lì ad ascoltare, la bugia si rifiutò di lasciare la sua bocca. “Dio, Riley. Non posso. Quello che ho fatto è sbagliato, lo so.” Tranne che non era sembrato sbagliato in quel momento. E anche adesso, non lo sembrava. Non aveva voluto fare del male a Riley, ma quando era stata tra le braccia di Spike, aveva capito che apparteneva a lui. “Non posso... non posso cambiare quello che è successo.” Ci fu una tremenda ed esitante pausa prima che continuasse. “E non voglio farlo.”

    La voce di Riley era stata fredda, ma spaventosamente calma dal momento in cui lei era entrata dalla porta. Ciò cambiò con quelle ultime parole. Non voglio farlo. Il chiodo sulla bara della loro relazione. Lei avrebbe riso per l'ironia di quell'analogia, tranne che quello non era proprio il momento per le risate. Perfino per quelle isteriche.

    “Non vuoi cosa?” urlò lui. "Non è la cosa giusta, Buffy. Sai, ho sempre saputo che avevi un marcato e contorto interesse per i vampiri, specialmente per quello. Fin da quando mi hai detto che eri fidanzata con lui, e poi mi hai dato a bere la pazza storia che era tutto uno scherzo. Anche allora, lo sapevo. Quello che non so è perché. Perché lo vuoi? È malvagio. Le profezie non sempre sono giuste, Buffy. Lo sai! Hai provato – cosa, dozzine di volte – che erano sbagliate in passato. Adesso senti una profezia che devi stare con demone e corri da lui, così su due piedi? Tu volevi questo. Hai voluto lui, per tutto il tempo. Ti serviva solo una ragione.”

    “Riley, io...non è vero.” Ma non sapeva più se lo era. Era vero? Aveva voluto Spike per tutto il tempo? Questa cosa che aveva con Riley, era stata solo una maniera elaborata di distrarsi dall'inquietante verità?

    “Non deve succedere per forza,” disse lui. “Puoi impedire che accada. Diavolo, io potrei impedire che accada. Se in questo momento andassi nella sua cripta, questo lo impedirebbe, vero?”

    Lei fu sulla difensiva prima di accorgersene. “Non ci pensare nemmeno a fargli del male. Se lo tocchi, io...non sarò gentile, Riley. Sì, noi...siamo stati a letto insieme e sì, è stato sbagliato e non è stato proprio il modo giusto di affrontare la situazione, ma quello... quello che è successo con la profezia e nostra figlia... lui non ha più colpa di quanto non ne abbia io. Questa...pazzia è accaduta a tutti e due. Non capisci? Non ce lo aspettavamo!”

    Lui rise amaramente. “La profezia è quello che tiri in ballo, Buffy. Se adesso lo infilzassi con un paletto, che ne sarebbe della tua piccola profezia? Spike sarebbe polvere, tu torneresti in te e quel disgustoso ibrido non esisterebbe mai.”

    Stavolta fu il suo naso a fare un rumore scricchiolante quando il pugno di Buffy gli si scagliò sulla cartilagine. Merda, merda, merda. Aveva colpito Riley senza nemmeno accorgersi quello che stava facendo. Ehm...istinto protettivo già sul posto. Non poteva sentirlo, non lo poteva ascoltare mentre diceva cose del genere su sua figlia. Sul suo miracolo. Su Eden. Lei poteva cambiare la profezia. Forse era questa la verità. Ma tutto ciò che le serviva, era per la sua mente di riconcentrarsi sulla così recente immagine della bambina – gli occhi azzurri, la pelle soffice e le dolci piccole labbra, e sì, anche le sue piccole zanne aguzze, per sapere che non avrebbe mai e poi mai desiderato che la bambina se ne andasse. Tutto il contrario, per la verità. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere che assicurarsi che esistesse. Anche se ciò significava riporre la sua fiducia in un vampiro attualmente senza zanne e senza anima. Anche se questo significava permettere a sé stessa di ammettere che lo amava.

    Anche se ciò significava gettare via Riley. Gettare via la sua unica possibilità di avere una vita “normale”.

    “L'hai mai vista, Riley? Se l'avessi vista, non ti sogneresti di dire certe cose. E se vuoi che io lasci questo appartamento prima che tu sia per terra malconcio e pieno di lividi, non ripeterlo.” Lei girò i tacchi e si diresse verso la porta. La sua mano era già sulla maniglia prima che si fermasse a guardarlo. Lui aveva la faccia rossa, e una mano insanguinata sul naso che sanguinava. “Mi dispiace davvero. Per averti fatto del male.” E poi uscì dalla porta.

    -----------------------

    Era passata una settimana da quando Eden era apparsa nelle loro vite e poi era scomparsa, piuttosto letteralmente. E Buffy stava ancora cercando di farsene una ragione.

    Lei e Spike. Insieme in qualche modo. Non l'aveva visto dal giorno in cui Eden se n'era andata. Anche se avrebbe voluto – Dio, quanto lo avrebbe voluto. Appena Buffy si era ricomposta e si erano separati l'uno dalle braccia dell'altra, avevano percorso strade separate – lui nella sua cripta, lei a confrontarsi con Travers circa la spaventosa diva stronza che ora sapeva essere Glory.

    E non lo aveva visto da allora. Aveva intenzione di andare dritta da lui dopo che lei e Riley avevano affrontato quello che doveva essere classificata come la peggior rottura del mondo. In quel momento, era stata riempita dal bisogno di confessare tutto, di dire a Spike che lo amava, che voleva questo – quella famiglia, quel futuro. Che voleva lui.

    Però si era spaventata. Nella quiete che seguì gli incredibili eventi delle precedenti 24 ore, aveva cominciato a chiedersi se quello che provava era reale, o se aveva solo bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi in tutta quella confusione. Qualcuno che capisse tutto quello che stava provando. Qualcuno con delle braccia forti per abbracciarla.

    Quindi, contro ogni istinto che urlava nel suo corpo, quella notte aveva evitato la cripta.

    Ed ogni giorno da allora.

    Perché prima doveva capire delle cose.

    Riusciva a sentirlo di notte, mentre era di pattuglia. Sapeva che la stava seguendo, ma lui mantenne le distanze, e lei non fece capire che lo sapeva. Tuttavia, le piaceva sapere che lui fosse lì con lei.

    Era come se avesse ricevuto un lasciapassare per provare dei sentimenti per Spike, agli occhi degli Scoobies. Anche Xander non aveva avuto più niente di brutto da dire dalla prima volta che aveva visto Eden al liceo quella notte. La bambina li aveva incantati tutti così tanto da non far sembrare Spike così cattivo. Fu abbastanza per fare in modo che Buffy si chiedesse se ciò era in qualche modo parte della magia di Eden, infondere la pace e accettare le persone alle quali stava vicino. Aveva tirato fuori il meglio di tutti. Ma anche Asher aveva fatto la sua parte; sostenendo che Spike sarebbe stato un campione nel futuro, e in un certo senso era riuscito a far loro capire che anche adesso non era così malvagio. Che forse stava già cambiando e loro semplicemente non se ne erano accorti.

    Nessuno disse niente a Buffy riguardo Spike, perché le avrebbe causato quello sguardo ferito e mezzo confuso in volto, come se in qualsiasi memento avrebbe potuto avere un altro crollo emotivo. E avrebbe colpito gli oggetti. Più che altro il sacco d'allenamento, ma tutti sapevano quello che aveva fatto a Riley.

    Non che nessuno la biasimasse.

    Dawn era l'unica che non voleva lasciarla in pace circa Spike. Si era così infuriata nel sapere che si era persa Eden e l'Osservatore che viaggia nel tempo, ma seguire Buffy in giro per casa canticchiando “Buffy e Spike, seduti sotto un albero, B-A-C-I-A-N-D-O-S-I” sembrava che la facesse sentire meglio per non aver visto tutto in prima persona.

    Buffy sapeva che non avrebbe dovuto preoccuparsi per questo. Avrebbe dovuto preoccuparsi della dea infernale, di Glory. Ora sapeva, tutto quello che sapeva il Consiglio, ed erano tutte informazioni spaventose. Non riusciva a vedere alcun modo di sconfiggerla. Non aveva nemmeno la briciola di un piano. Avrebbe dovuto concentrarsi su quello, fare ricerche, scoprire qualcosa. Perché, sinceramente, combattere contro un dio infernale? Sembrava una cosa alquanto senza speranza.

    Eccetto che Asher aveva detto che Buffy avrebbe vinto.

    Non avrebbe dovuto passare così tanto tempo a pensare alla dolce Eden mentre c'erano altre forze davvero terrificanti all'opera. Ma non poteva farne a meno. Aveva sempre voluto essere madre. Non domani, ovviamente, ma un giorno. E poi, con questa cosa della Cacciatrice, aveva saputo che non sarebbe mai accaduto. Tranne che sarebbe accaduto. Da qualche parte nel futuro, era la madre di una bambina bellissima e potente, una con un grande destino. Da qualche parte nel futuro, lei e Spike aspettavano un altro bambino, e chi sapeva quale sarebbe stata la sua storia?

    Ma non avrebbe dovuto nemmeno sapere niente al riguardo. Non avrebbe dovuto pensarci. Di certo non avrebbe dovuto andare avanti e indietro davanti alla porta della cripta di Spike.

    Bussa, dannazione.

    No. vattene. È troppo presto.

    Allora perché sono qui?

    -----------------------

    Lui era nel livello inferiore della cripta, a mettere in ordine. Il giorno dopo aver conosciuto Eden (sua figlia, pensò di nuovo meravigliato), era tornato nella cripta e aveva messo nelle scatole il suo strano e improvvisato santuario che aveva fatto per Buffy. Non era abbastanza, avere solo quelle reliquie, ora che aveva assaggiato per davvero la sua Cacciatrice. Inoltre, sapeva che alla fine lei sarebbe andata da lui, sperava che lo facesse. E per lei non sarebbe stato un bene vedere quello stupido santuario. Si sarebbe fatta un'idea sbagliata, quando tutto quello che lui voleva era circondarsi di lei.

    Non ci aveva creduto, che lei avrebbe davvero voluto questo futuro con lui, con la loro bambina, fino a che lei non era andata in pezzi quando Eden era sparita. Era stato travolto dalla forza delle emozioni di Buffy. Poteva sentirlo quando la stringeva tra le braccia mentre lei piangeva e piangeva - quanto profondamente lei voleva quel futuro. Voleva quella piccola bambina. Voleva essere amata da qualcuno che non se ne sarebbe andato, qualcuno che avrebbe ricambiato il suo amore proprio come lei ne aveva bisogno.

    Voleva lui.

    O così aveva creduto. Ma poi i giorni erano passati e lei non era stata nei paraggi. Aveva immaginato che le serviva del tempo e dello spazio per sé per fare ordine nella sua testa, quindi era rimasto alla larga. Per quanto lontano da lei poteva stare, almeno. Aveva comunque bisogno di vederla. La desiderava troppo. L'aveva seguita mentre era di pattuglia, solo per accertarsi che non le accadesse nulla. Solo per vederla.

    Non l'aveva vista in giro con il Soldatino, ma non sapeva se tra loro era finita. Certo quella mattina era sveglio, quando Capitan Cartone era passato a casa di Buffy, si era svegliato nel momento in cui il segaiolo aveva bussato alla porta. Aveva sentito tutto. In qualunque altro momento, si sarebbe sentito soddisfatto nel sapere che la Cacciatrice era sulla soglia della porta, indossando la sua maglietta in piena vista davanti al suo inutile ragazzo. Ma tutto ciò che aveva sentito era il suo cuore che si riempiva di amore e speranza appena lei aveva mandato via Riley. Ma non sapeva se si sarebbe spaventata e sarebbe tornata di corsa dal ragazzo. Non sapeva se aveva davvero il coraggio di dire al bamboccio la verità. Se aveva avuto il fegato di dire la verità ai suoi amici. Dio, sperava che fosse così.

    Aveva cacciato via Harmony una volta per tutte. Non c'era più bisogno di far finta con quella stupida. Perché avrebbe voluto farlo, quando sapeva cosa lo avrebbe atteso? Aveva anche gettato le lenzuola di raso rosse e ne aveva comprate di nuove, di pulito cotone grigio. Un fresco inizio. Moriva dalla voglia di fare l'amore con Buffy in questo letto, sotto queste lenzuola soffici, moriva dalla voglia di dimostrarle che poteva essere tenero con lei. Che c'era di più della scopata disperata, meravigliosa e maledettamente straordinaria che avevano avuto sul pavimento della cripta. Che c'era di più in lui.

    Stava riordinando la cripta, riordinando la sua vita, per la sua Buffy. Sua moglie. Doveva proprio smetterla di pensare a lei in quel modo. Di certo l'avrebbe fatta arrabbiare, quando alla fine lei fosse rinsavita. Fermò le mani dove stavano levigando le soffici lenzuola nuove sul letto a baldacchino, mise la testa da un lato e ascoltò. E respirò. Parli del diavolo...

    ----------------------------

    Lei fece scorrere la mano sul legno della porta, considerando il da farsi. Avevano un futuro insieme, fino a che non lo avrebbero rovinato. Lui era suo se lei lo voleva. Lo era? Oh Dio, e se lui avesse cambiato idea? E se lui non la volesse più?

    Asher aveva detto che vedeva del buono in Spike. Era vero? Poteva lei vedere del buono in lui?

    Pensò alle mani di lui sulle proprie cosce, che le allargavano gentilmente le gambe. Come le sue mani avevano tremato contro quelle di lei. Come l'aveva fatta sentire, mentre era dentro di lei. Il corpo di lei andò a fuoco al solo pensiero. Stare con lui l'aveva fatta sentire sé stessa in un modo che non aveva mai provato. Non si era mai sentita così bene come quando era avvolta tutta intorno a lui, non si era mai sentita così unita a nessuno, mai. Lui l'accettava, la voleva. Aveva fatto sentire bellissima ogni parte di lei, proprio così com'era.

    Non c'erano molti posti al mondo per una piccola bionda californiana con un potente assassino nascosto dentro di lei. Ma nelle sue braccia...in qualche modo, sembrava un posto al quale lei apparteneva. Il posto al quale apparteneva.

    Bussò alla porta.

    Gli occhi di lui erano in guardia ma speranzosi quando aprì la porta. “Buffy,” disse.

    Il suo nome, il suo nome di battesimo e non “Cacciatrice” sembrava ancora strano sulla sua lingua, ma sapeva che era quello che lei aveva bisogno di sentire. Il suo nome sulle labbra di lui. Le fece cenno di entrare e così fece, con cautela.

    Sentì la porta chiudersi e si voltò per guardarlo negli occhi. Splendenti, intensi occhi azzurri la guardavano a loro volta. La stava esaminando.

    Era così nervoso e riusciva a sentire che pure lei lo era, riusciva a sentire il battito del suo cuore andare a mille, vedere il lieve rossore che le percorreva le guance. Le si avvicinò e fu felice di vedere che lei non indietreggiò. Un altro passo e fu abbastanza vicino da sentire il suo tiepido respiro sul collo.

    “Ehm, ciao,” disse lei alla fine.

    “Ciao, amore.”

    “Io non... io... sono... beh, sono qui.” I suoi occhi erano rotondi e sembrava così innocente mentre lo fissava, aspettando che lui dicesse qualcosa.

    “Il soldato?” domandò a voce bassa.

    “Finita.” Lui annuì, la mascella serrata. Aspettò, volendo sapere di più. Ne aveva bisogno.

    “Gli ho detto tutto,” disse lei. Lo sguardo di lui era così intenso e terrificante che il primo istinto di lei fu quello di voltarsi e fuggire, ma resistette. Ogni centimetro del suo corpo fremeva per il nudo desiderio che vedeva negli occhi di lui, per la sua adorazione. L'ammirazione.

    “Ne sono felice.”

    “Lo so.”

    “Tu... mi vuoi, Buffy?”

    “Io...io...sai che è così.”

    “Sono assai lontano dalla perfezione, piccola,” la avvertì. “Ma se mi vuoi, farò del mio meglio. Non ti farò del male. Non me ne andrò. Ci vorranno alcune dritte, ma farò il mio meglio per te, se me ne darai l'opportunità.”

    Lei gli sorrise con attenzione. “Io...lo voglio, Spike, davvero. Voglio Eden. Voglio noi.” Gli prese la mano, se la mise sul cuore così che lui potesse sentirne il battito sul suo palmo. E questo lo fece tremare. “E' solo che, non so come accada... come ci arriveremo?”

    Lui le sollevò il mento con un dito e mise la fronte contro la sua. “Non lo so,” disse, la voce un sussurro mentre il dito le lasciò il mento e le passava sugli zigomi. Abbassò la testa e la baciò teneramente, ma lei riusciva a sentire la passione trattenuta sotto la superficie, riusciva a sentire il proprio sangue che lo reclamava. Lui si tirò indietro abbastanza per bisbigliarle le parole nel concavo dell'orecchio.

    “Ma forse comincia così.”



    FINE





    Grazie a Vale per la traduzione e a tutti quelli che hanno seguito la storia ^_^

    Prossimamente: C'è una ragazza che si è offerta di continuare “Prisoners of Love” e mi ha già inviato due capitoli. Io invece dovrei riprendere “Pet”, ma sono abbastanza presa. Comunque non ci fermiamo :)
    A presto!
     
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  12. Redan
     
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    Una storia davvero carina e pucciosa. Molto fan service, ma di sicuro godibile. Il confronto di Buffy con Riley è andato liscio come l'olio: nemmeno mezzo ripensamento finalmente XD
    Avrei dovuto provare compassione per lui ma non è stato affatto così *lol*

    Grazie ancora per averci fatto conoscere questa bella storia e per il vostro lavoro!
    Spero di leggere presto altro, in particolare Pet, di cui sento la mancanza :)
     
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  13. kasumi
     
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    Grazie Redan ^__^

    La rottura con Riley è storica :D
    Riley: "perchè sei andata a letto con lui??"
    Buffy: "ma...ma... ero confusa!"
    Cioè.... la faccia tosta!
    Ahahahah!
    Povero Riley XD

    Anche a me manca tanto Pet U__U il problema è che ora non posso più tradurre nelle pause di lavoro... ed è lì che portavo avanti il più grosso delle traduzioni.
    Farò il possibile per portarla avanti, ma non posso promettervi una data.

    Ciao!
     
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  14. elijem
     
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    molto carina e spuffosa :wub:
    casomai qualche capitolo in più per descrivere meglio le situazioni non sarebbero stati male..
    ma si legge bene e rispetta tutti i canoni delle spuffy addicted
     
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  15. kasumi
     
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    Grazie Ely!
     
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74 replies since 21/12/2017, 14:37   1779 views
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