Le Urla degli Dei

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    Leejongsukdipendente

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    Sorelle Giurassiche
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    AUTRICE: the gift.
    PERIODO DI PRODUZIONE: da maggio 2005 fino ai primi del 2006
    PROLOGO: la storia si svolge dopo chosen.
    COPPIE: ovviamente Spike e Buffy ma non solo....
    RAITING: credo che questa ff sia per tutti, ma per essere più sicuri facciamo un PG-13 per alcuni riferimenti sessuali e scene di violenza
    SPOILER: qualcuno riguardo la 5° serie di Angel....ma considerate che l'ho vista a spezzoni, quindi potrebbe anche nn essere esatto!
    DISCLAIMER: questa ff non intende violare alcun copyright, non è stata realizzata a scopo di lucro ma solo per puro divertimento. I personaggi appartengono a Joss Whedon, la Mutant Enemy, la WB, la Fox e la UPN.


    Ci ho pensato tanto se postarla oppure no, perchè è stata la prima ff che ho scritto e perchè l'ho ribattezzata < la storia infinta > essendo lunga circa 350 pagine.
    Vi ho messe in guardia quindi... se volete un pizzone eccolo qua, altrimenti evitatevi questo supplizio






    LE URLA DEGLI DEI
    post chosen….


    New York

    Lentamente si alzò e si vestì. Si truccò con cura cercando di nascondere le occhiaie e il viso tirato, legò i capelli in una coda e sfoggiò il suo più bel sorriso. Dawn era già in cucina e sembrava di ottimo umore.
    “Sto facendo le frittelle, ne vuoi un po’?” disse alla sorella più grande senza voltarsi, continuando a trafficare tra la padella e il piatto davanti ai fornelli.
    “Cos’è, sono sbarcati gli alieni, hanno rapito mia sorella, quella brontolona e attaccabrighe, e al suo posto hanno messo una ragazza sorridente e piena di premure? O forse Warren è risorto ed ha costruito un nuovo robot?” domandò sarcastica Buffy. Al pensiero del buffy-bot una stretta allo stomaco la tormentò.
    Ma si riprese all’istante.
    “A pensarci bene sarebbe più probabile la prima ipotesi…e sarebbe di gran lunga la migliore” aggiunse.
    “Siamo in vena di complimenti eh?” chiese Dawn voltandosi. Era serena quella mattina, come non lo era da tanto.. come non lo era più stata dalla distruzione di Sunnydale e dalla morte di Spike e Anya.
    Buffy si fermò a guardarla. La sua sorellina era cresciuta molto nell’ultimo anno, la sua bellezza dapprima acerba era sbocciata prorompente, e quella che ora aveva dinanzi era una donna sicura ed alle volte più giudiziosa di lei.
    Dopo l’ultima apocalisse tutta la scooby-gang si era trasferita a Londra nella casa di campagna del sig. Giles, cercando di raccogliere i cocci e annotare tutto quello che avevano vissuto, dalla manifestazione del Primo allo stravolgimento della profezia sulla Prescelta. Inoltre avevano creato una fitta tela medianica contattando gli altri osservatori sparsi nel mondo che avrebbero dovuto seguire le nuove cacciatrici attivate. Faith e Robin si erano trasferiti immediatamente a Claveland a controllare la bocca dell’inferno, mentre Andrew era rimasto con loro sentendo che ormai la sua vita era speciale, e che se si fosse separato da loro tutto sarebbe finito rimanendo di nuovo solo. La sua vocazione era restare con la gang, si sentiva come Luke Skywalker in Star Wars: il suo destino era segnato e doveva combattere contro il lato oscuro della forza.
    Erano tre mesi che Dawn e Buffy si erano trasferite a New York lasciando Andrew a Londra con il sig. Giles (*maestro Yoda* lo chiamava) ad allenare le nuove cacciatrici, e tre mesi che non rivedevano ne Willow ne Xander. I due vivevano insieme a Los Angeles dopo che Willow aveva lasciato Kennedy.
    “Beh, sai, lei è… lei è troppo , io sono tosta, io sono dura, ti ficco un paletto nel cuore e crepi…. No, non che le cacciatrici mi stiano antipatiche, e non sono tutte così, anzi alcune sono dolci e responsabili, delicate a volte, anche se forti, certo, tantissimo forti e coraggiose, ma lei… oh, insomma hai capito…” le aveva detto impacciata, con il suo modo teneramente goffo che la contraddistingueva quando voleva dire troppe cose insieme e si intrecciava con le sue stesse mani.
    “Sì Willow, ho capito.. anche se il discorso: ti ficco un paletto nel cuore e crepi è ad effetto” le aveva risposto guardandola dolcemente. Era la sua migliore amica. Lo sarebbe stata per sempre anche se avessero dovuto vivere l’una all’opposto del mondo dall’altra.
    “Allora dai, dimmi cos’è che mi devi chiedere…” domandò Buffy addentando una frittella calda.
    “Ti piace? Sai ho seguito la ricetta che faceva la mamma e..”
    “Dawn…” la esortò.
    “C’è una festa stasera, a casa di Helena, sai quella del corso di pittura…”
    “Vai ad un corso di pittura?” la interruppe Buffy spalancando gli occhi.
    “Beh sì.. ma è innocuo, niente vampiri o demoni.. anche se l’insegnante è talmente brutto che non credo sia umano” rispose Dawn accennando un lieve sorriso.
    “E quando me lo avresti detto?” domandò Buffy con la ciambella ancora in mano.
    “che l’insegnante è un mostro? Non lo so, forse avrei aspettato ed avrei fatto delle ricerche prima…”
    “Smettila.. da quanto hai iniziato il corso?”
    “Da un mese.. è carino, mi rilassa. E poi credo di essere persino brava” aveva detto la ragazza. I suoi occhi blu brillavano. Lei aveva continuato la sua vita, era andata avanti. La mattina studiava filosofia al college e il pomeriggio si dedicava al suo ruolo di apprendista osservatrice. Passava intere ore su internet a chattare con le allieve del sig. Giles o con Willow. Annotava tutto: i movimenti demoniaci, i portali che si aprivano, le apocalissi che venivano fermate, le dimensioni che si fondevano, realtà parallele e strani cataclismi. Si teneva informata anche sulla magia in generale e sulle nuove pozioni e spesso, soprattutto negli ultimi giorni, si era messa in contatto con la Wolfram & Hart, lo studio legale dove Angel lavorava ed a quanto pare era divenuto presidente.
    “Ok, va bene.” Aveva detto Buffy pensando che era giunto il momento di farle vivere la sua vita. Anche se l’avrebbe sempre tenuta d’occhio.
    “Va bene il corso o va bene la festa?” domandò titubante e pronta all’attacco, se ce ne fosse stato bisogno. In realtà ce n’ era sempre bisogno, perché Buffy non le concedeva mai del tempo, tempo in cui poter stare da sola, cioè senza lei, e in compagnia di altre persone che non fossero della scooby-gang.
    “Vanno bene entrambi”
    “Non… non è possibile! Sei la migliore sorella del mondo..” aveva quasi gridato Dawn dalla gioia e dallo stupore. Non era da Buffy mandarla ad una festa senza neppure aver conosciuto l’accompagnatore, aver fatto un sopralluogo sul posto ed essersi sincerata che nessuna forza maligna la volesse uccidere o torturare. Si accorse così quanto fosse cambiata ed un velo di tristezza e rimpianto le toccarono il cuore.
    “Dovresti uscire anche tu.. divertirti, andare a ballare, rimorchiare e magari… oh sì, magari prenderti una bella sbornia” disse gesticolando per dare più enfasi alle parole.
    “Non parlare più di sbornia altrimenti ritratto tutto quello che ho detto” disse Buffy guardandola seria. Era triste. Dietro i suoi grandi occhi verdi si poteva vedere un’ombra grigia, densa come una cortina di nebbia. Dawn non se ne era mai accorta. O forse sì, ma aveva sempre cercato di non pensarci. In fondo lei era la Cacciatrice, la Prescelta, era forte e coraggiosa, sempre pronta ad andare avanti, a reagire. O mio dio, lei non lo era più.. non lo era più… da un anno non combatteva, non si allenava, non usciva più di ronda. Da un anno la sua vita era divenuta normale e profondamente monotona. Un po’ come la sua. Venne trafitta da questa rivelazione come da un fulmine. Buffy non era più quella di un tempo. Chissà quanto aveva sofferto, in silenzio come sempre, cercando di non disturbare, di non farla preoccupare, come quando era stata riportata in vita.. nessuno della gang l’aveva capita, e nemmeno lei, nessuno era riuscito a toccarla, ad entrare dentro di lei, ad ascoltarla forse…. Era per questo che si era rifugiata in Spike, aveva trovato consolazione nel nemico mortale, il vampiro dal petto immobile e freddo come il ghiaccio, che l’aveva amata fino alla morte… già, la morte di Spike.. non ne aveva mai parlato, aveva sempre fuggito l’argomento.. eppure ora poteva vedere il dolore, poteva sentire la sua sofferenza… negli occhi di Buffy, dietro alla cortina di nebbia c’erano solitudine e fallimento, pesanti sulle sue spalle come un intero cosmo.
    Dawn la raggiunse dietro la penisola e la abbracciò. Buffy ancora seduta appoggiò il viso contro il petto della sorella, lasciando che per una volta si invertissero i ruoli.
    “Non devi preoccuparti per me… andrà tutto bene” disse Dawn mentre le accarezzava la testa.
    “Sì, sarà tutto ok… ora vai o farai tardi” le disse allentando l’abbraccio e alzandosi. Notò stupita che Dawn era più alta di lei.
    “E comunque tornerai a casa prima delle una”
    “Oh Buffy, sei sempre la stessa…” sbuffò Dawn mentre usciva dalla cucina.
    Poi prese lo zaino, la giacca di jeans, e guardandola aggiunse: “ti voglio bene. Mangiamo insieme oggi?”
    “No, devo lavorare anche il pomeriggio oggi. Ci vedremo stasera, prima che tu esca”
    “Ok ciao”
    Ma prima che aprisse la porta, Buffy la chiamò di nuovo.
    “Dawn?”
    “Che c’è?”
    “Ti voglio bene anch’io”
    La sorellina le sorrise tirandosi dietro la porta.
    Buffy restò sola nella cucina. In fondo aveva ragione lei: doveva divertirsi un po’ di più. Anzi doveva divertirsi assolutamente del tutto. D’altronde quel lavoro come segretaria presso un ufficio notarile la stava facendo ammuffire come un limone marcito.
    Si aggiustò i vestiti tesa, come se dovesse sostenere un esame e si avvicinò al telefono.
    Fece il numero ed aspettò.
    “Pronto?” una voce maschile rispose dall’altro capo.
    “Ciao, sono io, Buffy… è ancora valido l’invito di cenare insieme?”
    “Sempre.. lo sai”
    “Ok, allora possiamo fare per questo week-end. Ti raggiungerò io, ho proprio bisogno di cambiare aria. E sinceramente ho anche una voglia matta di riabbracciare Willow e Xander”
    “Sì non c’è problema, ma se vuoi posso venire io a New York, sai ho il jet della compagnia, non c’è bisogno che tu sprechi soldi inutilmente”
    “Non preoccuparti papà, tua figlia lavora, non ti ricordi? Ed è abbastanza grande e donna da offendersi di fronte ad una affermazione del genere” aveva detto lei con sarcasmo ed un punta di irritazione.
    Angel si diede dell’idiota. Se avesse cercato di convincerla a non andare a Los Angeles si sarebbe insospettita o peggio, si sarebbe arrabbiata con lui e la cena sarebbe andata a farsi friggere.
    Doveva solo sperare che le cose sarebbero filate lisce. Anzi, le avrebbe organizzate in maniera scrupolosa. Non era ancora il momento di dirle la verità. O forse non era ancora il momento che lui la accettasse. Forse era lui a non essere pronto. Era lui a non volerla perdere ancora e ancora e ancora……..
    “E’ vero, hai ragione tu. Ti verrò a prendere all’aeroporto”
    “Non puoi. Arriverò di pomeriggio. Sai sole e vampiri non vanno molto d’accordo…a meno che tu non voglia un’abbronzatura totale, ma con il tuo carnato chiaro… beh, in quel caso conosco una crema per eritemi solari che fa miracoli!” entrambi risero, poi lei continuò: “Mi farò venire a prendere da Willow e Xander. Li chiamerò subito. Ah, quasi me ne dimenticavo: porterò anche Dawn… così anche lei potrà rilassarsi.”
    “E vada per Dawn… ma la cena è solo nostra”
    “Ok papà… hai paura di spendere troppo?”
    “Ehi ragazza stai parlando con il presidente della W&H!.. guadagno un sacco di soldi, sai? una montagna di soldi! E poi come vampiro non ho bisogno di tante cose… anche se lo sfizio della viper rossa me la sono proprio concesso”
    “Hai una viper rossa? Mio dio Angel, devi per forza farmici fare un giro”
    “Sì ma guido io, lo sanno tutti che non hai la patente.. e poi sei troppo svampita”
    “Vada per la svampita, ma ora ti stupirò: in questo anno ho preso la patente e non me la cavo per niente male. E’ stata una cosa normale che ho aggiunto alla mia vita normale”
    “Sei piena di sorprese, eh?”
    “A dir la verità non molte ultimamente, ma va bene così”
    “Sei triste?”
    “Non più degli altri giorni.. che vuoi per una cacciatrice a riposo credo che sia ok così”
    “Tu lo sai che potresti tornare ad esserlo… magari più forte ed in gamba di prima… non che prima fossi una schiappa, ma sai aver affrontato tante apocalissi ti rende in un qualche modo… unica. Una tipa tosta ecco.”
    “Oh, no.. ancora quella storia dell’essere unica.. io non lo sono e non voglio nemmeno esserlo.. voglio essere…normale, sì, proprio come lo sono adesso”
    “Già, come adesso, mentre stai parlando con il tuo ex, un vampiro che tu hai ucciso, e che ha un’anima che sta redimendo con l’aiuto al prossimo dalle forze malvagie che vagano nella notte “ disse Angel di seguito con una punta di ironia. Stava diventando troppo simpatico, se ne era accorto…era insolito per lui. Forse era l’influsso del nuovo arrivato. Come un virus letale l’aveva contagiato.
    - che stupidaggini, io sono il bel tenebroso, l’unico - pensò.
    Si schiarì la voce con un colpo di tosse, cercando di allontanare quei pensieri infantili.
    “Per quanto tu ti possa sforzare, non sarai mai come gli altri..” aggiunse poi dolcemente.
    “Credo che sia così…- fece una pausa - Angel, anche tu credi che le cacciatrici siano tipe toste, della serie ti ficco un paletto nel cuore e crepi?”
    “Beh, non tutte.. anche se quella frase, ti prego, non dirmela più”
    Buffy sorrise. Si sentiva meglio, ora.
    “Devo andare Angel. Ti richiamo per dirti a che ora arriveremo.”
    “Va bene”
    “Allora a presto”
    “A presto Buffy”
    La ragazza riposizionò il cordless, prese la borsa e uscì di casa. Il lavoro la attendeva, ma diversamente dagli altri giorni, quel tragitto le parve più breve. Tra due giorni sarebbe partita per Los Angeles.


    Los Angeles
    Nello stesso istante una figura di uomo apparve sulla soglia dell’ufficio di Angel
    “Ehi, soul boy, c’è qualche novità?”
    Angel aveva lo sguardo perso nel vuoto.. e la mente altrove.
    La telefonata di Buffy lo aveva stupito e rallegrato allo stesso tempo. Tre mesi prima si erano sentiti e lui aveva colto nella sua voce una profonda tristezza. L’aveva invitata a cena solo per tirarla su di morale. O meglio, questa era la scusa che aveva inventato a lei e a se stesso. La verità era che saperla triste e sola, lo devastava come nient’altro. Nemmeno un secolo in un girone infernale l’avrebbe distrutto come sentire Buffy, la sua Buffy, in preda alla morsa della sofferenza. Quella volta le aveva detto che ci avrebbe pensato… e poi quella telefonata, quella mattina…
    - comunque, ci ha pensato veramente tanto - concluse alla fine.
    Sentendo la voce dell’uomo di fronte a lui, si destò dai suoi pensieri e dal volto della donna che avrebbe amato per sempre.
    “Cosa vuoi?” domandò di già alterato. La vista di quell’uomo lo innervosiva sempre, anche quando stava zitto, figurarsi quando parlava e lo torturava con il suo demenziale sarcasmo.
    “Ehi siamo su di giri, è moschettiere?...” e senza aspettare una replica, continuò: “ho sentito che prima parlavi al telefono di cacciatrici e credevo ci fossero problemi… sai del tipo: andiamo, impalettiamo, disintegriamo e rendiamo più pulita la nostra anima” disse l’uomo camminando su e giù per la stanza.
    “Nessun problema. Nessuna uccisione. Nessun paletto. Nessuna purificazione. Contento ora?” domandò infine Angel ancora seduto cercando di non scomporsi troppo.
    “Allora chi era al telefono? Non dirmi che hai ancora qualche amico nel resto del mondo che ti trovi minimamente simpatico da poter riuscire a parlare con te per più di trenta secondi”
    Ora si stava irritando. Ma che gliene fregava a lui con chi stava parlando?
    “Non era nessuno”
    “Ok.. ricevuto il messaggio.. nessuno” fece una pausa squadrandolo. E continuò.
    “Comunque quel nessuno deve farti uno strano effetto…”
    “Perché?” disse annoiato da tutto quel parlare.
    “Beh, a parte il fatto che te ne stai seduto come un carciofo con lo sguardo buio e profondamente triste perso nel vuoto… anzi no , questo è normale… volevo dire: sei talmente sbroccato che ti sei scordato la riunione”
    “Oh porca…. Potevi dirmelo subito, accidenti a te!” disse balzando su dalla sedia.
    “E che gusto c’era? Non ti rendi conto quanto io goda a vedere la tua faccia così preoccupata.. anche se poca differenza c’è da quella che di solito hai… ma va bene uguale” l’uomo scoppiò in una risata che cercò di frenare non appena si trovò Angel di fronte.
    “Andiamo” gli disse Angel con autocontrollo, passandogli davanti, facendo finta di ignorarlo.
    L’uomo lo seguì di pari passo, lasciando che lo spolverino nero si alzasse ad ogni falcata lungo il corridoio della Wolfram&Hart.
    Angel sentì la sua presenza dietro di lui.
    Quell’uomo era un vampiro. Come lui. Aveva un’anima. Come lui. Era un campione. Come lui. Aveva amato la Cacciatrice. Come lui. Ma lei non lo avrebbe mai amato come invece aveva amato lui, l’amore della sua vita. Ne era sicuro. Inoltre aveva i capelli platinati alla Billy Idol ed una strafottenza unica. Era fastidioso ed irritante. A quanto gli risultava, alle donne piaceva la sua aria di sfida e la faccia provocatoria, mentre negli uomini, e soprattutto in lui, faceva nascere una strana voglia di rompergli il suo bel faccino pallido. Prima di entrare nella sala riunioni, si fermò e si voltò a guardarlo.
    “Spike, sei insopportabile!” gli disse.
    “Anche tu” rispose lui senza chiedersi nemmeno perché glielo avesse detto. New York
    Era arrivata l’ora di pranzo. Buffy andò al bar più vicino e si comprò un panino. Mentre lo addentava seduta su uno sgabello di fronte al bancone, notò la sua immagine riflessa sullo specchio davanti, in mezzo alle tante bottiglie di liquore che vi si rispecchiavano. Aveva delle occhiaie talmente orribili da farla assomigliare ad un panda, l’aria di una zitella trascurata ed inoltre quella camicetta a fiori rosa la faceva sembrare una vecchia bomboniera .
    - oddio, sto diventando una mummia. Persino Spike sembrerebbe più vivo di me - pensò, e si accorse che durante la mattinata, per la prima volta, non aveva mai pensato a lui. Che lentamente il dolore la stesse abbandonando? Forse che il tempo avesse veramente la capacità di frenare il lento dissanguamento del suo cuore? Forse che il ricordo si dissolvesse nel passare dei minuti, dei giorni, dei mesi, degli anni? Forse che il suo amore stesse scemando in maniera uguale al suo rimpianto? No, non poteva essere… quella spada che da un anno trafiggeva il suo spirito, che le rendeva i giorni apatici e le notti tormentate, quella sensazione di vuoto e di inafferrabilità, faceva parte di lei… ci si era quasi affezionata… le faceva sentire qualcosa… era meglio il dolore dell’anima che l’indifferenza del cuore.. e poi, sentire, vivere in maniera tanto intensa la sua mancanza, le donava l’illusione di averlo vicino… a due passi, come gli aveva detto durante la notte più bella delle loro vite. Non voleva dimenticare…. Non voleva che il tempo strappasse come un vento impetuoso le pagine meravigliose del suo passato con lui.. anche il male, la frustrazione, la violenza, l’odio.. anche quello era prezioso, importante.. in fondo, faceva parte del cammino che avevano percorso per giungere infine ad amarsi.. veramente.. per giungere quel giorno nella bocca dell’inferno… per vederlo morire… per potergli dire finalmente… svelargli il dolce segreto che custodiva nel cuore… “ti amo”… Spike aveva detto che non era vero.. ma lei aveva capito. In lei era nata la capacità di leggere nell’ animo del vampiro proprio come lui aveva fatto con lei per anni.. era stato l’amore rivelato a donargli quella capacità quasi mistica.
    … Lui l’aveva lasciata andare, l’aveva resa libera, le aveva salvato la vita.. C’era un amore più grande, più puro di questo? No, e Buffy lo sapeva.. anche lei aveva dato la sua vita per le persone che amava, per Dawn, per i suoi amici…. Sapeva quanto tutto ciò fosse estremo, intenso e inebriante, come un nettare di aromi che saliva profumando verso il cielo. Le parve di vederla.. L’anima di Spike.. brillare sotto i raggi del sole senza più paura di bruciare, danzare con la stessa agilità di quando lottava tra le nubi più alte, quelle più chiare, dopo aver distrutto il demone che lo aveva incatenato per oltre un secolo… libero e liberante, pronunciare le sue poesie dinanzi agli angeli..
    Beh, forse ora stava esagerando. Spike aveva sempre avuto ragione quando le diceva che era un po’ troppo contorta. Ma su una cosa, Spike si era sbagliato: dopo quelle parole lì, sulla bocca dell’inferno, lui non l’aveva resa libera… lei non sarebbe mai stata libera da lui… Spike era dentro di lei, poteva sentirlo scorrergli nelle vene, bruciargli dentro gli occhi, palpitare al ritmo del suo cuore, riempirla ad ogni respiro…Spike era lei, era se stessa, la sua vita, il suo ieri, il suo oggi, il suo domani.. Lui era il suo sempre.. proprio come Willow tanto tempo prima aveva detto a Tara quando smarrita, era stata privata del senno da Gloria.
    - Perché per noi è stato impossibile vivere il nostro amore? Perché ci è stato privato il dolore e la felicità che solo un amore condiviso può donare?-
    Buffy finì il suo panino e notò che, perdendosi nelle sue elucubrazioni mentali, non si era accorta di quanto fosse disgustoso.
    - Appena in ufficio, telefonerò a Willow - si ripromise mentre pagava il conto. Varcò la soglia del bar con il viso alto e lo sguardo sicuro. Non si sarebbe lasciata distruggere dal dolore. Non più. Sentiva che esso poteva donargli una nuova forza. Inoltre era giunto il momento di andare da un parrucchiere, e, crepi l’avarizia, anche da un’estetista.



    Los Angeles

    “Mmh… è buonissimo!”
    La ragazza seduta davanti alla scrivania stava assaporando una fetta di dolce al cioccolato. Ad ogni morso indugiava un po’, sentendosi avvolgere da un abbraccio di piacere. Ma non era solo il dolce a farle quell’effetto… erano anche, e soprattutto, gli intensi occhi blu di Spike su di lei. Il vampiro biondo le si avvicinò, poi con lentezza, iniziò a baciarle il collo.
    “Mmh… anche tu lo sei” aveva sussurrato mentre respirava l’aroma inebriante della ragazza.
    “Smettila… dai! Lo sai che se Angel entra e ci trova così va su tutte le furie” disse la giovane poco convinta, con il respiro bloccato tra un gemito e l’altro. Spike la faceva stare così bene…
    “Così come?” aveva domandato lui con aria falsamente ingenua, mentre le sue labbra restavano incollate sull’incavo del collo di lei. Un colpo di tosse li fece staccare. Fred si ricompose ed assunse uno sguardo serio e controllato, Spike mugugnò qualche maledizione tra i denti.
    “Ti vuole Angel. Nel suo ufficio. Ha detto subito”. Wesley parlò senza guardare i due in faccia. Un po’ per educazione, un po’ per imbarazzo e un po’ per gelosia. Si era innamorato di Fred all’istante, ed aveva iniziato a corteggiarla con dedizione e delicatezza. Poi era arrivato lui, il super vampiro con l’anima e per giunta biondo, ed aveva catturato il cuore della ragazza nel giro di un mese. Non che lui si potesse paragonare con quel tipo muscoloso, sfrontato al punto giusto e sensuale, ma si riteneva abbastanza piacente e, di certo, molto più educato e colto di lui.
    “Ricevuto, il soldato corre alla dannata base” disse incastrando i pollici sulla cintura dei calzoni. Poi guardando Fred con occhi famelici le disse: “noi ci vediamo dopo passerotto”.
    “va bene.. a dopo”
    In un attimo Spike era fuori della stanza, lo spolverino che danzava ad ogni falcata, accarezzando il suo corpo.
    “Allora ciao” aveva aggiunto Wesley verso la giovane, tirandosi dietro la porta.
    “Ehi Wes, aspetta.” La ragazza si mise in piedi e gli andò incontro. Aveva il corpo minuto ricoperto da un leggero vestito di viscosa. Gli occhiali calati le conferivano un’aria da intellettuale, anche se quel sorriso infinitamente dolce faceva trasparire la sua fragilità e la sua delicatezza. Sembrava una bambina troppo cresciuta, incatenata nel corpo diafano di una fata.
    - ma come può stare con quello zoticone?- pensò Wesley mentre la guardava avanzare.
    “Mi dispiace se ci hai trovati così… ma sai Spike alle volte è incontenibile..”
    “Non sono cose che mi riguardano..”
    “Lo so, ma non vorrei ti facessi strane idee su di me.. insomma non mi sbaciucchio così tutti i giorni, nel mio ufficio. Sono una persona seria e prendo molto seriamente anche il mio lavoro”
    “Non ti preoccupare.. chi tu sia, io già lo so.. e mai potrei considerarti una ragazza irresponsabile o poco seria.. stai tranquilla” le disse guardandola con infinita dolcezza.
    - Davvero le interessava quello che lui pensava di lei? Davvero era importante sapere come lui la vedeva? - Wesley decise che quelle domande non sarebbero mai dovute sorgere nella sua mente ottenebrata dall’amore e dalla gelosia, anche perché non avrebbe mai potuto conoscerne la risposta.
    Lei rispose al sorriso di lui mentre la porta si chiudeva.
    - Wesley tu sei pazzo.. non dovresti amare la donna di una altro, soprattutto se l’altro è un vampiro che, anche se ora ha un’anima, nel suo passato scorre solo sangue e morte…-
    “Eccomi a rapporto Batman” disse Spike entrando nell’ufficio di Angel con il suo normale impeto.
    “Mi raccomando, non bussare mai… Robin!” replicò Angel senza guardarlo in faccia, seduto sulla sua poltrona dietro alla scrivania colma di fogli e plichi. Aveva dinanzi a sé un pacco giallo, legato da un filo di corda e l’indirizzo su scritto… bhè non c’era. C’era solo scritto il nome di Angel e di Spike.
    “Qualcuno ci ha fatto un regalo? Magari crede che siamo una coppia, sai, una coppia gay…. Beh, credo che ci saremmo gia lasciati, non sopporto proprio come porti i capelli” ironizzò il vampiro biondo.
    “Nessuno ha visto chi lo ha portato e nessuno si ricorda di averlo messo sopra la mia scrivania” disse Angel ignorando le sue solite battute senza senso.
    “Bene questo è un buon segno…. O forse no?”. Spike piegò la testa di lato come per vedere meglio, per capirci qualcosa di più. Angel si alzò.
    “Dobbiamo aprirlo. Va a chiamare Fred e Wesley. Devono esserci anche loro” gli comandò.
    Spike non replicò, capendo la serietà della situazione. Si scaraventò fuori della porta e dopo poco vi rifece ingresso accompagnato dai due. Sarebbero serviti entrambi: l’una era una scienziata laureata in fisica, intelligente e ricca di acume, l’altro un osservatore a riposo, ma molto ben informato sui poteri occulti e sulle ombre che si muovevano nella notte.
    “Cosa succede?” chiese Wes.
    “E’ arrivato questo pacco.. per noi due” disse Angel indicando se stesso e Spike, “dobbiamo aprirlo”.
    “Il mio sesto senso non mi dice nulla di buono” aveva detto Spike con la fronte corrucciata.
    “Hai pure un sesto senso?... forse volevi dire che hai solo quello” aggiunse Angel, “questa vale per il discorso sui miei capelli”
    “ Non dirmi che ti stai svegliando, eh, nonnino?” aveva subito replicato lui. Non fosse mai che l’ultima parola fosse stata di Angel.
    “Oh insomma, la volete smettere? Ci avete chiamati per seppellirci con le vostre continue e inutili punzecchiature? Sembrate una coppia di zitelle inacidite”. Fred li aveva ammutoliti distruggendo l’alta dose di testosterone che fluttuava nell’aria.
    Il clima tornò cupo nella stanza della Wolfram&Hart. I quattro erano tesi e pronti. Se lo sentivano tutti, ora, che qualcosa di innaturale, potente e forse pericoloso stava per essere scartato.
    Spike si posizionò con il corpo pronto per il combattimento, Fred le si mise vicino seria e concentrata con uno scanner in mano, Wesley guardò negli occhi Angel dandogli il via.
    Il vampiro bruno slegò il cordino, staccò i lembi di cartone ed aprì il pacco.
    Una lucente, strana e mistica ascia apparve sotto i loro occhi. Emanava una forza straordinaria, un potere antico. Angel spalancò gli occhi e guardò Wesley con aria molto preoccupata. In quel momento Spike cadde a terra con un grido, mentre il suo corpo veniva scosso da violente convulsioni. Fred si chinò verso di lui.
    “Aiutatemi, dobbiamo portarlo in laboratorio!” gridò con la voce traboccante di preoccupazione.allarmata
    I due uomini si avvicinarono e alzarono il vampiro biondo ormai privo di sensi. Giunti al laboratorio lo adagiarono sopra il lettino bianco e lasciarono che Fred si occupasse di lui. Usciti si guardarono in faccia.
    “Cos’era Angel?” chiese Wes preoccupato. In fondo credeva già di saperlo.
    “Era l’ascia forgiata per la cacciatrice. L’ascia che ha aiutato Buffy a sconfiggere il Primo. L’ascia che ha stravolto l’antica tradizione della Prescelta.”
    “Me lo immaginavo. Ora il punto è: perché si trova qui?”
    “Non lo so… ma lo scopriremo. Ma quello che più mi preoccupa è la reazione di Spike… se dovesse ricordare, se gli tornasse la memoria…. saremmo tutti in pericolo. Buffy sarebbe in pericolo”
    Detto questo uscì e rientrò nel suo ufficio. Doveva assolutamente saperne di più. E doveva assolutamente far rientrare Gunn e Lorne. Più erano e meglio sarebbe stato.


    New York
    Buffy alzò gli occhi verso la finestra che aveva davanti e si accorse con una punta di gioia che era già buio. Presto sarebbe tornata a casa, presto sarebbe passato un altro giorno… presto avrebbe così rivisto i suoi due più cari amici ed il suo primo amore. Accidenti, Willow! Non le aveva telefonato, quel pomeriggio c’era stato un gran via vai nell’ufficio del notaio e lei se ne era dimenticata. Poco male. Appena rientrata a casa l’avrebbe contattata. In fondo era più sicura di trovarla ad ora di cena.
    Attraversò la strada e chiamò un taxi. Non aveva voglia di aspettare l’autobus, inoltre voleva rientrare presto per salutare Dawn e darle la lieta notizia della loro piccola gita.
    Sua sorella era in camera sua e si stava preparando per la festa. Si stava specchiando per intero e aveva la radio alta. Non si accorse dell’arrivo di Buffy alle sue spalle.
    “Però, ti stai dando da fare… sei sicura che si tratti di una semplice festa dove tu non cercherai minimamente di rimorchiare qualche povero e disperato ragazzo?” disse Buffy appoggiata allo stipite della porta, le braccia conserte ad accentuare ulteriormente il suo sguardo indagatore.
    “Oddio Buffy, mi hai fatto prendere un colpo!” aveva sobbalzato Dawn, distolta dall’atroce dilemma se mettere il rossetto rosa o il lucidalabbra.
    “Andata bene la giornata?” domandò avanzando verso la giovane. Gentilmente, le aggiustò il colletto della camicetta in un gesto tipicamente materno. Dawn sorrise. In fondo le piaceva farsi coccolare da lei, le piaceva subire le sue attenzioni. Notò nello sguardo di Buffy una nuova luce, che quella stessa mattina non brillava. Ne fu felice, e quasi illuminata anch’essa da quella nuova forza, si sentì diversa. La stessa sensazione della prima volta che aveva impalettato un vampiro riducendolo in cenere.
    – forse sarà che sono emozionata per la festa… rivedere Mark mi agita un po’- pensò fra se.
    Ma non era solo emozionata, era galvanizzata!
    “E’ andata bene, sì” rispose cercando di trattenere quella sferzata di vita.
    – se non sto calma penserà che mi sono fumata qualche erba e.. addio festa! anzi, addio tutto!-
    “Comunque sembra sia andata bene anche a te” aggiunse per deviare lo sguardo scrupoloso e indagatore della sorella maggiore.
    “Sì… è stata ok”. Buffy non si lasciò sfuggire la trepidazione negli occhi di lei. Le sembrava che tremasse dalla tensione.
    “Non credo che tu me l’abbia raccontata tutta…” aggiunse.
    “Dai Buffy smettila, sei più noiosa di mio nonno… persino di Angel, lui ogni tanto almeno stacca”
    “Bene, hai centrato il punto… anche se così hai rovinato la sorpresa ed il bel discorso ad effetto che mi ero preparata”
    “Che cosa ho fatto? Non mi starai sgridando di nuovo, vero?” Dawn era già sulla difensiva… vedeva allontanarsi da lei la festa, gli amici e soprattutto Mark… si vedeva vecchia, sola e con Buffy che la seguiva come un segugio… oddio, quello era l’inferno!
    “Non hai fatto niente Dawn… o forse sì?” chiese guardandola interrogata. La giovane scosse la testa.
    “Bene… e ora dove vai?”. Dawn era uscita dalla stanza dirigendosi verso la porta di ingresso. Mentre attraversava il corridoio, cercava di mettersi una scarpa e poi l’altra. Buffy la seguì a ruota.
    “Ma insomma, che ti è preso?”
    “Tu vuoi sempre comandarmi e decidere quello che devo fare! Inoltre non ti fidi di me, non mi credi… ti senti superiore a me, ti senti meglio di me… pensi che ancora non abbia l’intelligenza giusta per capire il bene dal male, il giusto dallo sbagliato… io ti odio!”. Dawn era sconvolta. Probabilmente la tensione accumulata per la festa e la frustrazione che provava quando si accorgeva che Buffy non era orgogliosa di lei e delle mete che aveva raggiunto, l’avevano portata ad una crisi isterica in piena regola. Ora urlava e piangeva come una bambino al quale era stato tolto un giocattolo.
    Buffy la prese per le spalle e cercò di calmarla.. Le accarezzò dolcemente le braccia e la testa.
    “Io mi fido di te… come potrei non farlo… e, me ne sono accorta sai, .. ormai sei una donna… ma vedi Dawnie, nella mia vita, anche se non così lunga, anzi direi abbastanza corta… beh, ho visto miliardi di cose… cose brutte, cattive…. Che mi hanno fatto male… non solo a me, anche e soprattutto alle persone che amavo di più…. a te, a Willow, a Tara, a Xander… Anya… Angel… ed infine a Spike…- ah, quel nome…. il solo pronunciarlo le ricordava il loro ultimo sguardo… il loro ultimo tocco… la sua voce, confusa ormai nella nebbia del tempo trascorso - e sì, ancora mi spaventano. Tu sei la cosa più importante della mia vita… tu sei la spinta che mi fa avanzare anche quando non vedo strada davanti a me…. Sei l’unica ragione che mi obbliga a lottare.. ancora…. Per vederti felice. Ecco cosa voglio, ecco perché cerco di pianificare tutto, di avere il controllo… perché voglio che tu sia felice…” Buffy finì il suo lungo monologo con le lacrime agli occhi, cercando di respingerle. Ma non ce la fece, non stavolta. Il pianto sbottò nel suo petto come un terremoto. Le parti erano di nuovo, e per la seconda volta in una giornata, capovolte. Dawn la abbracciò, rimasta scioccata da una reazione così violenta. Non era la prima volta che litigavano, non sarebbe stata neppure l’ultima… ma sentirla tremare così, indifesa e fragile fra le sue braccia, la fece sentire terribilmente in colpa. Era stata troppo dura, forse anche un po’ pazza. Dopo dieci minuti, Buffy si calmò. Dawn la guardò con dolcezza e le chiese:
    “allora, sai dirmi qual è questa sorpresa?”....Tbc :shifty:
     
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    Seconda parte


    Los Angeles
    Il vampiro biondo era steso sul letto dentro una stanza accogliente e dall’arredamento minimalista. –D’altronde una scienziata non può amare il gotico…- aveva pensato la prima volta che c’era entrato, cinque mesi prima… anzi, ci si era completamente buttato con il corpo di lei sopra il suo..
    “Sangue caldo in arrivo!” disse Fred mentre avanzava veloce dentro la camera tenendo in mano una tazza fumante.
    ”Oddio, forse l’ho scaldato un po’ troppo. Lasciamolo raffreddare…. Non vorrei che ti scottassi” aveva aggiunto sedendosi accanto a lui e adagiando il plasma bollente sopra il comodino.
    “Vieni qui”. Spike le aveva cinto la vita con le braccia e se l’era portata sopra il suo corpo, cercandole le labbra in un tenero bacio.
    “A quanto pare qualcuno si sente molto meglio....” rise la ragazza adagiandosi accanto.
    “Sono un vampiro… ci rimettiamo in fretta… anche se non ho capito cosa diavolo mi sia successo…. Dannazione, io sono un tipo tosto! Angel, lui sì che sarebbe potuto svenire come una donnicciola… ma io no…. Chissà, forse stare vicino a mister simpatia mi ha contagiato…”disse Spike guardando il soffito con aria preoccupata.
    “Te l’ho detto Spike… non ha niente a che fare con te o con la tua potenza o con la tua virilità… molto probabilmente è qualcosa legato al tuo ritorno… strane scosse dovute al salto dimensionale che hai affrontato..”
    “Quindi la mia virilità non ha subìto danni, eh?” chiese malizioso guardandola direttamente negli occhi.
    “Come donna posso dire di no, ma come scienziata devo prima accertarmene di persona… sai, ho bisogno di basi concrete su cui fondare le mie affermazioni e non di dati empirici” sussurrò Fred con voce calda rispondendo alla sua provocazione. A lei piaceva quando lui faceva così… quando la stuzzicava, la tentava… quando la faceva sentire donna e desiderata… si accorse in quel momento che avrebbe potuto volerlo per tutta la vita, senza mai sentirsene sazia. Con le gambe si strinse a lui scivolandogli sopra il petto freddo e muscoloso.
    “Per il bene della scienza, sai….” Aveva miagolato la ragazza al suo orecchio facendolo andare su di giri.
    – Ah, le donne… vivo da oltre un secolo, eppure riescono sempre a stupirmi…anche se quella parola, elpirico, eltirico, cosa accidenti vorrà dire??- questo fu l’ultimo pensiero del vampiro prima di perdersi nei meandri avvolgenti, brucianti e struggenti del piacere.
    “Sì, per il bene della scienza..”


    Angel riattaccò il telefono. Il suo sguardo era teso. Si lasciò sprofondare nella poltrona del suo ufficio. Non aveva fretta di tornare a casa. Nessuno che lo aspettasse, nessuno che lo potesse scaldare, nessuno a cui fare l’ultimo saluto della giornata. In fondo la W&H era diventata ormai la sua casa. Viveva per il suo lavoro… e per salvare delle vite, si intende. Wesley entrò dopo poco, cercando con lo sguardo nella penombra il suo capo. O almeno, era il suo capo a livello ufficiale, perché in fondo Angel era un buon amico. E quando era così preoccupato non c’era da stare allegri.
    “Ci hai parlato?” gli chiese scorgendolo seduto dietro la scrivania.
    “Pochi minuti fa. Ha detto che cercherà informazioni”. Angel teneva le mani vicine, le dita appoggiate fra di loro a formare un triangolo sospeso dentro il quale guardava talmente assorto, come se tutte le risposte del mondo fossero là dentro.
    “E’ una fonte affidabile?”
    “La migliore” aveva ribattuto sicuro, “tu invece hai trovato qualcosa?”
    “Niente di quello che già sapessimo…. Falce antica… potenza mistica… fine del mondo… destino della prescelta…”
    Angel balzò dalla poltrona come se fosse stato punto. Aveva il volto illuminato. Pareva uno scienziato giunto alla soluzione di una formula studiata per tutta una vita.
    “Sei un genio Wes!” affermò entusiasta mentre gli passava davanti.
    “Grazie, ma…. Ma si può sapere perché?” chiese un po’ frastornato l’uomo mentre guardava uscire il vampiro con insolita fretta.
    “Te lo dirò… non appena l’avrò capito anch’io”. Angel era già di fronte all’ascensore. Wesley lo chiamò:”Gunn e Lorne? Loro li hai sentiti? Sai, non possiamo restare scoperti così a lungo… abbiamo bisogno di Gunn per le faccende legali”
    “Ho sentito oggi Lorne. Ha detto che ci sono novità. Rientreranno domenica” rispose il vampiro mentre le porte si aprivano con un suono.
    “Hanno trovato quello che cercavamo?”
    “Ci stanno lavorando… ma credo che ce la faranno… almeno spero. Ora più che mai abbiamo bisogno di quel libro”. Detto questo, Angel sparì dentro l’ascensore.
    “Speriamo bene.” disse Wesley di rimando. “Sarà meglio tornare a casa”, aggiunse poi, sentendosi molto stanco. L’orologio segnava le ventuno. Per Angel, in quel momento, iniziava il suo vero lavoro.



    New York
    Aveva mangiato un piatto d’insalata e un pezzo di pizza riscaldata al microonde. Il cibo non era cambiato un granché da Sunnydale…. Ma tutto il resto… era stato stravolto, rovesciato, sovrapposto… e la cosa più terribile era che mai sarebbe potuto tornare tutto come prima. Nemmeno una cosa, una soltanto, anche la più semplice o la più insignificante… niente come allora.
    Buffy prese il cordless e si rilassò sul divano. Compose il numero che ormai conosceva a memoria, e aspettò pazientemente. La voce femminile dall’altro capo non tardò ad arrivare, fresca e solare come se la ricordava.
    “Pronto?”
    “Ehi, super strega in carriera! Come va da quelle parti?”
    “Ehi, ex-prescelta nonché mia migliore e unica e tosta amica! Qui tutto bene! Che si dice nella grande mela?”
    “Oh, beh, le mele non mi piacciono un granchè! Però l’uva e le susine sì!”. Buffy sorrise serena. Era così bello accorgersi che nonostante il dolore, le perdite, le apocalissi e i chilometri di lontananza, niente era cambiato, fra loro c’era la stessa sintonia e la stessa coinvolgente pace nel sentirsi. Ogni volta. Ecco: quella era una cosa che continuava anche dopo la distruzione di Sunnydale. Era una pietra preziosa che nessun demone o forza malvagia avrebbe mai trasformato o frantumato. Era vero, le cose erano sì diverse, ma forse solo quelle superficiali, quelle esteriori. Quelle vere, profonde, importanti, le erano rimaste attaccate addosso, dentro l’anima, nemmeno il Primo o la lotta contro gli ubervamps, o la forza sovrannaturale dell’ascia le avevano scalfite, allentate… l’intesa con Willow e Xander, il legame oltre il sangue che c’era con Dawn, l’amore tormentato per Spike, la fiducia incondizionata in Angel… tutto ciò era uguale, intenso e forte come all’inizio, quando la giovane Buffy che mangiava i lecca-lecca, sognava una vita romantica e leggera….
    “Ehi, Xan, corri, vieni qua, c’è Buffy al telefono!” aveva urlato Willow assordando la ragazza all’altro capo.
    “La nostra grande capa che ci telefona! Sento odore di guai” aveva sentito Buffy in lontananza. Poi una grande risata l’aveva raggiunta come un fiume fresco e gioioso. Ora Willow e Xander avevano le fronti incollate e la cornetta a metà per poter sentire e poter parlare entrambi.
    “ Ehi, mia bella bionda che conduce una vita normale in un mondo anormale, come va?”
    “Tutto ok, Xander. E tu come te la passi?”
    “Diciamo che sono il capo cantiere più sexy e misterioso dell’universo! Inoltre quest’aria da pirata vissuto mi si addice alla grande”
    “Già, ed è di grande aiuto con le ragazze, dico bene?” aveva commentato Willow.
    “Abbastanza, anche se quando si accorgono che mi manca veramente un occhio, scappano schifate maledicendo capitan uncino!” aveva controbattuto Xander.
    “Oh, è così bello sentirvi! Siete sempre i soliti..”
    “Le cose belle non cambiano mai… anche se alle volte se ne vanno e non le abbiamo più”.
    Il riferimento ad Anya era evidente. Xander ancora soffriva per la sua perdita. Come Buffy soffriva per la perdita di Spike. Solo che lei non glielo avrebbe mai detto. Nessuno l’avrebbe dovuto sapere.
    “Che ne dite se facciamo una seduta psicanalitica dentro l’orbita del mio occhio?” ironizzò Xander per smorzare la tensione che involontariamente aveva creato. Ma nessuno se la sentiva più di ridere.
    “Allora Buffy, c’è qualche novità?” aveva chiesto Willow. Fu in quell’istante che la ragazza bionda si ricordò del motivo della telefonata.
    “Devo dirvi una cosa che spero vi farà piacere”
    “Spara, siamo tutto orecchi!” avevano detto i due all’altro capo, quasi in contemporanea.
    “Vengo a Los Angeles. Questo fine settimana. Mi sono presa una vacanza. O meglio, io e Dawn ci siamo prese una vacanza!”
    “Oddio, ma è favoloso! Tu e Dawm qui….. Xander, dobbiamo farle stare da noi”
    “Certo, c’è una stanza sempre libera… sai gli infissi li ho fatti io, è sicura”
    “No ragazzi, non vi preoccupate, non voglio darvi problemi..”
    “Scherzi!? Nessun probelama. Starai da noi. Così è deciso” disse Willow con un tono che non ammetteva un rifiuto.
    “Giusto, ha ragione!” aveva ribadito Xander.
    “Ok ragazzi…. Se proprio insistete, accetto! E, a parte una sera in cui cenerò con Angel, staremo sempre insieme!” aveva detto Buffy entusiasta.
    “Quindi vai a cena con il bel tenebroso, eh? Qui gatta ci cova….” Aveva detto Xander con una punta di malizia.
    “Non c’è nessuna gatta…. Ho solo bisogno di ritrovarmi… e magari divertirmi un po’”
    “Hai fatto benissimo, Buffy! E’ giusto che tu te la spassi un po’…. Tutti noi dovremmo farlo più spesso” aveva constatato Willow. Era una strega perfetta, leggeva dentro gli altri senza bisogno di magie.
    “Allora siamo d’accordo: ci vediamo a Los Angeles”.
    La notte era calata leggera, avvolgendo col suo mantello ingannatore tutta la città. Dalla finestra dell’appartamento al sesto piano si udivano delle risate.. leggere e trasparenti come bolle di sapone. Ma dall’abisso della terra, dal tempo più antico, una nuova minaccia saliva…. Di nuovo dolore e sofferenza stavano giungendo….. oltre le città e i paesaggi, molti chilometri lontano, un’ascia brillava e vibrava dentro una scatola di cartone, emanando una luce tanto forte da disintegrare tutte le fiale, i barattoli, i composti chimici e il materiale scientifico del laboratorio alla Wolfram&Hart. L’indomani mattina chi sarebbe entrato per primo, avrebbe trovato solo vetri frantumati, esalazioni chimiche e uno strano presagio fluttuare nell’aria. giovedì
    New York
    Le lenzuola verde mare erano madide di sudore. Il rumore del cuore accelerato le martellava fin dentro le viscere. La luce obliqua entrava a forza attraverso le tende tirate. Una strozzatura nella gola le impediva di respirare normalmente. Il piumino era accartocciato ai piedi del letto. Le sembrava di aver terminato in quel momento la battaglia contro un demone molto, molto grosso. Per un attimo tornò indietro nel tempo… ma il ricordo del sogno fatto la turbò nuovamente, colpendola come uno schiaffo sulla faccia. Seduta, le braccia a stringere le gambe piegate contro il petto, lo sguardo scioccato proteso in avanti. Non aveva più il sangue freddo di una volta. Se ne accorse con una punta di nostalgia. E ricordò il paesaggio onirico che le aveva disegnato la nottata precedente….
    Camminava nel deserto, luogo ormai familiare nelle sue visioni… o almeno, lo era stato fino all’ultima apocalisse, dove la linea delle Cacciatrici era stata spezzata dalla falce nelle mani di una potente strega. Quello era il primo sogno che faceva a riguardo………
    Poteva sentire i granelli di sabbia solleticarle i piedi nudi, il sole cuocerle la pelle, il vento bollente scompigliarle i capelli, gli occhi bruciarle dal troppo bagliore riflesso e amplificato dal candore del pavimento soffice sotto di lei… si avvicinò alle sterpaglie che vedeva davanti a lei ed aspettò… sapendo, sentendo che “lei” sarebbe arrivata presto….. non tardò, e giungendo con passi felini, quasi strisciando fra le rocce in fondo, attorcigliandosi alle sterpi riarse e secche, agile e rapida come una gazzella, dall’aspetto feroce e acuto di una pantera…. la sua pelle scura evidenziò maggiormente il contrasto fra quel luogo selvaggio e la giovane dai capelli dorati che, ferma con le braccia conserte, aspettava un qualche tipo di dialogo…. Aspettava di sapere il perché fosse lì, dopo più di un anno, quando ormai non era più la prescelta, ma una donna normale in mezzo a tante altre. Buffy guardò la prima cacciatrice, con lo sguardo proteso, tendendo al massimo i sensi… ed ascoltò, ascoltò la voce che non c’era, la parola che quella creatura non conosceva…. Ma lei ascoltò, nel profondo, dentro di se, nel punto segreto dove i suoni dell’intero cosmo si fondono in un unico linguaggio: il cuore.
    “Ritorna… lotta… come fai sempre… come sarai dovunque. Ama ancora… dona ancora… perdona ancora.. ritorna al dolore, non fuggire…. Non potrai mai sfuggirgli..”
    La figura nera, il viso dipinto di bianco come la maschera di un teschio, piegata in due, si muoveva, dosando il peso da una gamba all’altra, imitando un pendolo che quasi ipnotizzò Buffy. Lei si sentiva confusa… non capiva.
    “Cosa vuoi ancora da me? Non sono più la prescelta… io non sono più come te!” aveva detto a voce alta. Il vento trasportò quel suono oltre le rocce lontane.
    “sempre…. Il sangue viene versato sempre… le lacrime scivolano nella notte… sempre. Sangue e lacrime e morte… la paura, il potere.. Niente ha fine, niente ha inizio, ma tutto segue… avanza…. Il sempre regnerà sovrano…tu non potrai mai sfuggirgli..”
    “Ho capito, è sempre la stessa storia… la morte è il tuo dono. Ma sai? Grazie, ho già dato. Ora tocca alle altre cacciatrici sparse nel mondo combattere il male. Io sono ufficialmente in pensione!” Buffy stava per perdere la pazienza. Cercò di controllarsi, anche perché solo la figura bruna di fronte a lei avrebbe potuto terminare quell’incontro. Se ancora non si era svegliata da quella visione, significava che c’era dell’altro da sapere… chissà, forse cose nuove. Ebbe un tremito di paura. Non voleva… no, non voleva rientrare in quel vortice. Non ne sarebbe uscita stavolta, mai più….
    “non sfuggire al tuo sempre…. Loro ti incateneranno.. di nuovo…e sarà dolore… angoscia…ma poi giungerà la forza…la distruzione assoluta…. Il passato sarà il domani… l’oggi diventerà lo ieri… il sole sorgerà da entrambi…”
    “Mio Dio, è impossibile parlare con te. Mi ci vorrebbe il sig. Giles… o un dizionario tascabile!” ma improvvisamente, una strana forza la obbligò a chiudere gli occhi. Doveva essere attenta.. ascoltare con tutto il corpo, percepire il legame tagliente fra se stessa e il suo principio.
    “ricorda cacciatrice…la morte è il tuo dono… come la vita… e la sofferenza… non sfuggirgli… non potrai mai resistere al suo richiamo… alla sua voce… all’odore del sangue…. all’urlo del dolore… ricorda.. la morte e la vita…” la voce dentro di lei andò scemando… un colpo di vento più forte la obbligò a riaprire gli occhi. La prima cacciatrice non c’era più. Al suo posto rimaneva un mucchio di terra bruciata.
    Poi, improvvisamente, lo scenario cambiò…si ritrovò in cima alla torre, sull’impalcatura…. La notte che sacrificò la sua vita al posto di Dawn… solo che stavolta sua sorella aveva i capelli biondi e grandi, profondi, occhi blu… che la guardavano, vacui, ignari e sconvolti…. Ascoltavano quelle parole, quasi sussurrate, ma così vere e insostenibili da fare male: “Dawn, stammi a sentire. Ascolta. Ti voglio bene. Ti vorrò sempre bene…….”
    Ed infine il salto nel vuoto, il corpo trafitto da mille aghi che si contorcevano dentro le carni, la testa trapassata da scariche elettriche…. Un intreccio di sinapsi bruciate…. Il cuore sempre più lento e dissanguato….. gli occhi chiusi in ascolto, ancora.
    “Abbiamo lo stesso sangue, Dawn…la morte è il mio dono…. Il dono che ti offro… perché ti amo, profondamente…. L’amore mi ha portato al mio dono…”
    Ora si trovava a casa sua, nel suo letto, circondata da cose reali, oggetti appartenuti da tanto, suoni conosciuti… avrebbe dovuto calmarsi. Invece Buffy continuava a sentirsi agitata. Si alzò veloce e andò in camera della sorella: Dawn dormiva placida, i capelli sparsi sul cuscino come un’aureola scura, il viso morbido simile ad un angelo.
    – morirei altre mille volte per te - aveva pensato Buffy, mentre rivoli di calde lacrime le scottavano le guance. Il suo cuore iniziò a placarsi e, tornando verso la sua camera, si accorse che di dormire ormai non se ne parlava più.


    Los Angeles
    Un altro appartamento, un’altra camera, un’ altra città, un’altra persona. Un uomo, o meglio, un vampiro, e lo stesso risveglio ansimante e sudato dopo aver fatto un sogno strano, sconvolgente e quasi incomprensibile.
    Spike aveva riconosciuto il cimitero dove stava camminando… a dir la verità stava correndo o meglio, scappando da qualcuno. Era Sunnydale, la città dove aveva trascorso gli ultimi anni… prima della distruzione del Primo e del suo sacrificio…. Prima del suo ritorno, anche se gli ultimi ricordi precedenti ad esso erano sfuocati, sovrapposti e difficili da riordinare.
    Durante quella folle corsa -Speriamo che sia un dannato demone abbastanza incazzato, altrimenti faccio la figura della mammoletta..-, d’improvvisò si bloccò, trovandosi di fronte la figura di una ragazza, ferma e sicura nonostante la piccola statura. Teneva in mano un paletto e lo impugnava pronto per essere affondato… gli occhi di giada lo guardavano giù, fin dentro la gola, i capelli biondi si agitavano arricciandosi, come fili di seta tessi da mani sapienti… la giacca di pelle nera le conferiva austerità… il suo volto, bellissimo al chiarore lunare, sprigionava energia, potenza e tanta bontà. Quella ragazza aveva un qualcosa di familiare, ma troppo debole da decifrare. Spike la fissò, temendo che lei volesse ucciderlo. Non poteva scappare: da dietro un qualche mostro infernale lo stava raggiungendo, davanti aveva questa specie di wonder woman pronta a rinchiuderlo in un posacenere. Una profonda irrequietezza lo pervase. La giovane si avvicinò, seria. Spike posizionò il suo corpo per la lotta, anche se non sembrava che lei volesse battersi con lui. Mano a mano che avanzava, la giovane diveniva sempre più piccola, fino a diventare una bambina dai riccioli dorati e dagli occhi chiari.
    - dannazione, sono proprio ridotto male… credo che per una settimana non berrò Barboun… bah, forse solo per un giorno - pensò il vampiro assistendo alla trasformazione inspiegabile apparsa davanti ai suoi occhi. La bambina gli sorrise e d’improvviso il suo bel faccino rotondo assunse una smorfia di dolore… un grido trapassò l’aria immobile di quella densa notte di metallo fuso. Il corpo della piccola svanì, lasciando al suo posto una grigia e argentata cenere che si disperse come coriandoli lanciati in aria….
    “Dannazione!” Spike, infuriato e stupito, assunse il volto della caccia. I suoi lineamenti divennero irregolari, i suoi occhi si tinsero di giallo acido, i suoi canini si allungarono in maniera evidente. Chiunque avesse ridotto in polvere quella bambina, che per di più era un vampiro come lui, l’avrebbe pagata a costo della propria vita. Non era pronto a vedere una scena del genere, e ancora di meno lo era nel vedere il volto dell’aggressore. Dietro a quella polvere che si stava adagiando sul prato, un uomo apparve con in mano un paletto. Era lui, era se stesso! Era Spike, un altro Spike, che ignorando la sua presenza, iniziò a correre proprio verso di lui. Il vampiro, preso alla sprovvista, si coprì il volto con le braccia, aspettando l’urto. Ma non accade nulla. Scostò le braccia, e notò con stupore che l’altro Spike gli era passato attraverso…
    -era un fantasma… forse proiezioni di quello che dovrà accadere…. Forse qualche dannata anima tornata a vendicarsi… in fondo quando ero cattivo mi sono cibato di centinaia di bambine…- al solo pensiero rabbrividì, sentendo la sua anima gemere..- O forse solo un dannato sogno fatto in una dannata notte… strano, mi sono addormentato molto, molto felice ieri sera- aveva pensato il vampiro. Ma prima di tornare alla realtà, una voce delicata, infantile lo chiamò. Era la voce di quella bambina.
    “Spike… Spike… mi hai uccisa….mi hai uccisa… ed ora l’odore del mio sangue ti resterà attaccato addosso…. Nelle tue orecchie risuonerà sempre l’urlo del mio dolore… non potrai sfuggirgli…non potrai mai sfuggirmi”
    Il vampiro si era risvegliato così, con quel pianto che gli tormentava l’anima già messa a dura prova. Guardando verso le tende scure, notò con nervosismo che il sole era già sorto. Il posto dove Fred dormiva era vuoto e freddo. Probabilmente si era alzata molto presto per iniziare le ricerche sull’ascia. Si sentì stranamente solo… anche un po’ depresso. Quel sogno era stato così reale… e il viso di quella bambina… ah, al guardarlo si era colmato di pace e serenità… come se avesse visto una creatura dei boschi, pura e lucente. Ma quelle parole appena sussurrate, agonizzate…. Gli stavano facendo male come non mai… nemmeno durante le sue visite all’inferno aveva provato una simile angoscia.. un così grande senso di impotenza.
    Improvvisamente il cellulare squillò.
    “Pronto” disse con la voce ancora strozzata.
    “Spike, sono io, Fred. Tutto bene?” quella dolce voce lenì momentaneamente l’angoscia
    “Tutto ok. Ho solo litigato un po’ con Morfeo stanotte… ed ho fatto un pessimo sogno”
    “Beh, hai una strana voce.. comunque, qui è tutto pessimo e non è un sogno. Devi proprio raggiungermi in laboratorio. Il prima possibile” ora la scienziata aveva assunto quel tono deciso al quale era praticamente inpossibile dire di no.
    “Qualche guaio?”
    “Più di uno!”
    “C’è da azzuffarsi? Perché sai, ne ho un gran bisogno…”
    “No Spike, niente botte.. almeno credo. Comunque, se proprio hai voglia di sfogarti c’è sempre Angel da torturare con il tuo sarcasmo…”
    “Oh, sìì.. non vedo l’ora….” Aveva detto chiudendo gli occhi, mentre di già assaporava una bella scazzottata con mister simpatia.
    “Ti aspetto…. Ah, ieri sera è stato meraviglioso…” aveva aggiunto Fred sottovoce, colta da una vampata di imbarazzo.
    “Anche per me piccola…. Arrivo”. Spike chiuse il telefonino. Quella ragazza era così dolce e decisa. Sì, le piaceva proprio.
    Il suo sguardo dapprima malizioso al ricordo dell’amore, tornò ad incupirsi di nuovo. Si alzò pesantemente dal letto e andò a farsi una doccia. Mentre si lavava cercando di togliersi, a suon di violente sfregate sulla pelle di sapone e acqua calda, tutto quel tormento rinato, una voce leggera tornò a distruggergli il cuore…
    “mi hai uccisa… mi hai uccisa…”
    “Sta zitta!!! Sta zitta!!” urlò stringendo le mani intorno alla testa, sperando di scacciare i fantasmi. Poi, in un impeto di rabbia, Spike affondò un pugno, frantumando un’anta della doccia. La mano prese a sanguinare.
    “Dannazione, oggi sarà un pessimo, maledetto giorno! Chi glielo dirà a Fred che le ho distrutto la sua doccia pagata a rate?”


    Angel vagava nell’ufficio della W&H senza darsi pace. Quella notte non si era mai riposato. Durante la ronda che era stata più lunga per coprire anche la zona di Spike, aveva notato una strana affluenza di vampiri ed allora si era diretto nel bar dove sapeva di poter trovare informazioni sugli ultimi movimenti demoniaci e infernali. Il proprietario, un vampiro da quattro soldi, dopo un piccolo avvertimento (“O mi dici quello che sai, o domani servirai come polverina per la stecca del biliardo”) aveva raccontato dell’arrivo in città di tre demoni, molto, molto pericolosi. Erano grigi e alti, con il corpo viscido e olioso, un aculeo sulla schiena e un potente veleno che fuoriusciva dalle mani. Chiunque ne fosse venuto a contatto, o con un pugno o con una presa, sarebbe morto dopo un’ora di agonia, in preda a dolori e incubi atroci. Dopo alcune ricerche, Angel aveva scoperto che quei demoni si chiamavano Xyranty, e preannunciavano l’arrivo di un essere superiore. Erano tipo dei messaggeri, preparavano la strada a qualcuno o qualcosa di molto potente, distruggendo chi potesse in un qualche modo, comportare un ostacolo valido alla realizzazione di enormi stravolgimenti infernali. Probabilmente, l’ennesima apocalisse.
    Non era un caso, di certo tutto era collegato: la telefonata di Buffy, l’arrivo dell’ascia, il malessere di Spike , i demoni a flotte ed ora anche la distruzione del laboratorio…. Angel si sentiva inquieto come non mai. Proprio ad un giorno dall’arrivo di Buffy. Rivederla era per lui qualcosa di inspiegabile: era dolore e gioia, pace e ansia, schiavitù e liberazione. Non poteva rimandare la cena… Buffy avrebbe pensato che magari per lui non fosse abbastanza importante… o peggio, si sarebbe potuta insospettire e fare qualcosa d’avventato. Di una cosa era certo: Buffy non si sarebbe dovuta avvicinare per nessun motivo alla W&H. Non avrebbe dovuto sapere di Spike, non era ancora il momento giusto. Voleva che quella cena fosse un’occasione per loro due e basta.. Lui sarebbe stato suo, sempre… e chissà, magari lei era diventata il caldo e friabile biscotto promesso…

    giunse alla W&H passando per le fogne. Il suo spolverino nero si era impigliato in un ferro, ed il suo pessimo umore era peggiorato ancora di più.
    “Maledette fogne, maledetta città e maledetti demoni…. A parte il sottoscritto, si intende” aveva detto guardando il taglio sul davanti della sua seconda pelle nera.
    Con passo agile raggiunse Fred nel laboratorio. La giovane lo aspettava fuori della porta, il viso tirato, gli occhi stanchi. Era bellissima, forse ancora di più, così indifesa e tenera. Spike le baciò lievemente una guancia. Lei sorrise per un attimo, poi disse:” Hanno distrutto tutto. Le mie formule, i miei esperimenti, i miei studi. Tutto il mio lavoro.”
    “Qualche indizio su chi sia stato?”
    “Niente, nessun segno di scasso, nessun movimento sospetto”
    “L’ascia c’è ancora?”
    “Sì, era fuori della scatola, ma è intatta. Perché ti interessa?”
    “Per avermi steso ieri, vuol dire o che era parecchio incazzata con me, o che fra me e lei c’è una connessione… magari è la prima a cui non piaccio” aveva detto il vampiro mentre sbirciava dentro la stanza. Schegge di vetro frantumato erano ancora per terra, anche se una buona parte era già stata raccolta, le pareti erano rimaste segnate dagli schizzi delle soluzioni corrosive, ancora uno strano odore riempiva l’aria. Spike annusò in profondità. I suoi sensi acuti da vampiro gli fecero provare uno strano deja-vù: quell’ odore era familiare, molto nascosto nel suo passato, ma era conosciuto.
    “Lo senti anche tu questo strano odore?’” aveva chiesto a conferma, rivolto alla giovane di fianco.
    “Sono le esalazioni delle sostanze chimiche. Faticheranno ad andarsene” aveva risposto Fred distrattamente, mentre Spike era entrato nel laboratorio, dirigendosi verso l’ascia.
    “Non quell’odore… io intendo questo odore” e mentre parlava, si era accovacciato di fianco alla scatola di cartone che rivelava lo splendore di quell’arma antica e mistica, annusandola vistosamente. Spike chiuse gli occhi… quel profumo così dolce, un aroma dimenticato ma non sepolto del tutto, un misto di vaniglia e sudore, di paura e potenza. Come sotto un potere più grande, Spike allungò il braccio e con la mano avvolse l’impugnatura dell’ascia. Una scossa elettrica lo attraversò con violenza, mentre abbaglianti flash lo invasero: vide una ragazza, la stessa del sogno, grandi occhi verdi e lunghi capelli biondi, poi gli ubervamps lottare contro di lei, ed ancora lei, di nuovo, ferita, distesa a terra, e poi vide un’altra ragazza, mora, prorompente, impugnare quell’arma che lui ora aveva. Quella doveva essere la cacciatrice, la prescelta.
    - finalmente… finalmente ho un tuo ricordo… ho la forma del tuo viso… cacciatrice. CACCIATRICE! - questo fu l’ultimo pensiero di Spike prima di cadere a terra senza sensi. Una grande luce era fuoriuscita dall’arma, inondando il vampiro e distruggendo le ultime boccette rimaste per miracolo sopra i banconi.
    Fred urlò correndo verso il vampiro. Il corpo steso, gli occhi cerchiati maggiormente, l’ascia caduta per terra che aveva impresso sanguinanti bruciature sul palmo della mano dove prima si trovava. A quel grido, Angel e Wesley accorsero, trovando la giovane in lacrime accanto ad uno Spike ridotto veramente male. Dove i raggi dell’ascia lo avevano colpito, sulle braccia, sul torace, sulle gambe, c’erano grossi tagli, come spade strusciate per lacerargli la pelle. Un rivolo si sangue vermiglio colava da una narice e ai lati della bocca socchiusa.
    “Stai bene?” aveva domandato Wesley preoccupato più per Fred che per il vampiro ossigenato.
    “Cosa diamine è….?” Aveva invece chiesto Angel, ma prima che potesse finire la domanda, Fred in preda al panico aveva risposto: “anche stanotte. E’ stata l’ascia… Spike parlava di un odore, poi l’ha presa in mano ed ha avuto nuovamente delle convulsioni… poi grandi fasci di luce sono usciti dall’ascia e lui ha gridato una parola.. ha gridato un nome… prima di cadere” Fred si era bloccata. Sapeva cosa significasse quel nome… lo sapeva fin troppo bene.
    “Quale? Quale nome ?” aveva chiesto Wes. Angel era teso.
    “Cacciatrice..”. Fred aveva le lacrime agli occhi. Angel a quel nome sussultò. Non era possibile, l’incantesimo non poteva essere sciolto… ne era certo, la sua efficacia era stata ottima fino a quel giorno… ma allora, cosa stava accadendo?
    – tutto è connesso - pensò il vampiro.
    “Portatelo nel mio ufficio” disse a due dipendenti che erano accorsi.
    “ Fred cerca di aiutarlo, curalo, strapazzalo, bacialo… insomma fagli qualcosa e vedi cosa si ricorda. Voglio sapere tutto, nei dettagli. Wesley, tu vieni con me. Dobbiamo andare da una persona”. Il vampiro era già diretto all’ascensore, l’uomo gli stava dietro.
    “Pensi che le cose siano legate, vero?” aveva detto Wes una volta al piano sottoterra.
    “Ne sono sicuro”
    “Cosa pensi di fare?”
    “Andiamo a trovare una strega. La più potente. O almeno lo era fino a poco fa”. Il rombo della viper rullò dentro i garage. I due si diressero verso il lato opposto della città. In periferia.

    New York
    Buffy era tornata a casa. Eccitata per il giorno dopo, aveva iniziato a cucinare, mentre canticchiava una canzoncina pop. Non si ricordava del sogno fatto, o meglio si era imposta di non pensarci.
    - Non lascerò che il mio passato distrugga così il mio presente. D’ora in poi me lo lascerò alle spalle e guarderò avanti. Mai più pensare alle cacciatrici o ai vampiri…. - pensò Buffy, quando si tagliò maldestramente un dito e lo mise sotto il raggio del rubinetto. Il sangue colava insieme all’acqua, creando un liquido rosa e leggero.
    “Accidenti, cosa dico…. Proprio domani sera cenerò con uno di loro. Di certo il più bello e misterioso e silenzioso del mondo….secondo solo a Spike… un altro vampiro, ovviamente e per giunta morto… quantomeno, molto più morto di quando era in non-vita e sicuramente fastidioso, chiacchierone, inopportuno e molto sexy” ragionò fra se ad alta voce. Si stupì di come riuscisse a scherzare sulla morte del suo amore… e così era vero…. il dolore, quello atroce, si allontanava da lei, dal suo cuore, lasciando una tiepida nostalgia e tanta tristezza. Ma lei avrebbe continuato, avrebbe riso, avrebbe preso in giro Spike anche ora, sapendo che lui ne sarebbe stato contento…. Dopo tanto, desiderava vivere, ancora e in maniera diversa.
    “Che fai, parli da sola? O forse stai minacciando di morte un demone invisibile?”. Dawn entrò in cucina. Era stanca, la sera prima aveva fatto tardi.
    “Ciao, creatura della notte! Io e te non abbiamo ancora parlato di ieri sera” aveva detto Buffy notando le occhiaie sotto i suoi bellissimi occhi. Brillavano, ne era certa.
    “Se la mia sorellona non si fosse svegliata all’alba per andare in quel buco di ufficio deprimente e appestato di muffa, io avrei potuto raccontarle alcuni particolari piccanti…”
    “Dawn! Di cosa stai parlando?” aggredì la sorella agitando la spatola usata per girare le polpette di carne e patate che stava cuocendo.
    Entrambe scoppiarono a ridere. Erano sempre le stesse, cane e gatto, in un continuo rincorrersi e lottare per poi abbracciarsi e fare pace. Due sorelle, insomma. Legate oltre la morte, oltre il sangue, oltre il dolore.
    “La morte è il tuo dono…” Buffy si ricordò del sogno e un velo di tensione bloccò la spensieratezza.
    Si fermò, appoggiò la spatola e uscì, dirigendosi nel piccolo salotto adiacente. Con lentezza si accasciò sul divano, muovendosi come se tutto il corpo le facesse male. Dawn la seguì, preoccupata.
    “Stai bene?” chiese alla sorella, presa alla sprovvista da quel cambiamento d’umore.
    “Sì, è tutto ok. Sono solo stanca.”
    “Stanca di stare seduta cinque ore, obbedire ad un mastino e concentrarsi sui fogli che hai davanti? Beh, ne so qualcosa…. L’unica diversità, è che io non ho un telefono a cui rispondere ogni tre secondi. Quindi sì, te l’abbono: sei più stanca di me” aveva commentato la ragazza. Scherzandoci su, credeva di rilassarla un po’.
    “Già… sono una donna molto indaffarata..” sospirò la giovane stringendosi le spalle. Le era bastato un sogno per riattaccarla inesorabilmente al passato che come pece le aveva invischiato le mani e il cuore… ma era poi passato? Era vero che si sarebbe allontanato da lei come la sponda di un isola quando si prende il largo? Lei voleva che ciò accadesse? Si era ripetuta più volte che sì, voleva lasciarselo dietro e riprendere dall’oggi per creare un nuovo futuro…. Ma se quel futuro che lei voleva fosse stato solo un ripiego, l’ennesima fuga dal suo vero e intimo presente? Chi era lei? Chi era Buffy? Dietro a quello sguardo verde come gemma, chi si nascondeva? Di chi era quel cuore che tanto batteva? E la sua forza, sarebbe dovuta restare sotto controllo o questo era solo un trattenersi che l’avrebbe condotta alla follia? Poteva una leonessa abituata a cacciare nella savana bollente nascondersi al polo nord, mangiando cubetti di ghiaccio e grasso di foca? Poteva il sole rinunciare alla sua potenza, al suo calore e diventare freddo e pallido come la luna, regina delle tenebre? Avrebbe dovuto assecondare la sua natura? Ma qual’era la sua natura? Quel sogno l’aveva confusa non poco. O forse le aveva donato nuovamente la vista? Come un cerino aveva dato luce necessaria per ritrovare il sentiero, il ritorno… forse? Buffy scrollò la testa per liberarsi da quella inopportuna introspezione, e guardò l’aria interrogata di Dawn.
    “E’ tutto ok, davvero! Andiamo a pranzo ora, altrimenti le polpette che ho fatto, che di già assomigliano a cibo per cani, lo diventeranno davvero”. La giovane dai capelli color del miele si alzò. Sorrise fiduciosa alla sorella. Ma Dawn capì. Qualcosa stava tormentando Buffy e, fra i tanti miliardi di cose che l’avrebbero potuta preoccupare, non seppe quale scegliere. Decise che non avrebbe forzato la mano. Avrebbe aspettato una sua mossa. Inoltre l’indomani avrebbero rivisto Willow, Xander e Angel. Magari con uno di loro si sarebbe aperta. Dawn avrebbe aspettato quel momento e… beh, avrebbe origliato.

    Buffy quel pomeriggio prese il coraggio a due mani ed entrò dal parrucchiere dando una spuntata alla sua folta chioma; non ancora soddisfatta, e decisa più che mai a non pensare alle sue paranoie, andò dall’estetista, dove cercò di rilassarsi mentre una signora di mezza età ben curata, le trattava il corpo con creme e massaggi. Rientrò a casa per cena e trovò Dawn che aveva smesso in quel momento di preparare gli involtini primavera. Cenarono tranquille, raccontando ciascuna la propria giornta, evitando con cautela di toccare la spaccatura che si era creata prima di pranzo.
    “Ho chattato con Willow oggi pomeriggio” disse Dawn addentando un pezzo di pane. “Ha già preparato la stanza degli ospiti”
    “Conoscendola ci avrà preparato una festicciola di benvenuto. Sai, torte, biscotti e bibite… il tutto annaffiato dalle battute di Xander”
    “Non vedo l’ora, Buffy. Sono così contenta che tu abbia deciso di andare a Los Angeles!”
    “Abbiamo bisogno di ritrovarci… vedrai, ci divertiremo”
    “Tu di certo. Non è che hai qualche intenzione malsana con quel vampiro, eh?”
    “Dawn… io ed Angel siamo amici… buoni amici… anzi forse è come se lui fosse un prete per me.. cioè, non è un prete nel senso della parola, anche se è casto come un bambino per via della maledizione, ma…. ma ha la stessa capacità di ascoltare e di dare consigli… lui mi sa ascoltare e mi capisce…. Mi rincuora, mi conforta.”
    “Hai bisogno di essere rincuorata?”
    “Un po’… forse… ma non è come pensi” aveva aggiunto vedendo la sorella triste, ora. “Anche tu mi ascolti, anche tu mi conforti… è che Angel è più distante da me… mi è più facile… tu invece mi sei dentro… sei così vicina che alle volte ho bisogno di nascondermi.. per potermi ritrovare… non so se hai capito… non sono brava a spiegare ciò che provo”. Improvvisamente il pensiero volò a Spike… nemmeno con lui c’era riuscita… ed ora era tutto perso nel vuoto degli anni rimasti.
    “Ho capito benissimo Buffy… ti ho capito..”. Dawn ora sorrideva. Non le portava rancore.
    Dopo un paio d’ore dormivano entrambe. Buffy, malgrado l’incubo della nottata precedente, era stata sopraffatta dalla stanchezza ed era scivolata senza difese nell’oblio della mente.


    Los Angeles
    Angel tornò alla W&H che il sole era tramontato da un pezzo. Aveva accompagnato prima Wesley a casa e si era diretto nel suo ufficio. Il colloquio avuto nel pomeriggio lo aveva tranquillizzato e gli aveva dato ragione solo in parte. L’incantesimo su Spike era a posto, in funzione. Ma l’ascia aveva risvegliato in lui ricordi troppo legati alla sensività. Erano segni impressi e profondi, impossibili da cancellare. Il suo olfatto, la sua vista, il suo udito e il suo tatto ne erano stati marchiati a fuoco. Comunque, la strega l’aveva rassicurato che quei flash sarebbero rimasti solo quello: dei flash e nulla più.
    Angel aveva avuto ragione però su una parte: tutto era collegato, una qualche forza mistica si stava muovendo e i segnali non facevano sperare in niente di buono. Dovevano solo capire il ruolo che l’ascia e Spike avevano in tutto questo. La strega gli aveva assicurato che se ne sarebbe occupata al più presto.
    Angel aprì la porta dell’ufficio. Le altre stanze erano ormai vuote. Fred lo stava aspettando, seduta, il viso appoggiato alle mani, persa nei suoi pensieri. Davanti a lei, la scatola di cartone con dentro l’ascia che pareva brillasse di luce propria.
    “Ehi!” aveva sussurrato lui. La penombra della stanza lo portò a parlare quasi sottovoce. Si avvicinò alla scrivania e accese la abat-jour.
    “Ehi” rispose lei, alzando il volto stanco. Angel si sedette sulla sua sedia.
    “Come sta Spike?”
    “Meglio. L’ho accompagnato a casa. Dice di non ricordarsi niente, ma non so se sia vero. Alcune volte dice una cosa, quando invece è un’altra…”
    “Ne so qualcosa..”. I due si guardarono. Non avevano mai parlato da soli, prima di allora. Erano amici, ma non così in confidenza da parlare delle loro vite. Lavoravano per lo stesso scopo e facevano del bene. Il resto era sconosciuto.
    “Ma non sono qui per parlare solo di Spike. E’ successo qualcosa, dopo l’incidente al laboratorio. Guarda.” Disse la ragazza prendendo l’ascia e porgendola al vampiro.
    “Qui, sull’impugnatura” continuò indicandogli il punto esatto con un dito. Angel avvicinò l’arma alla luce. Erano apparsi dei segni scalfiti su quel duro materiale, segni che prima non c’erano.
    “Sembrano strani segni, forse un antico alfabeto..”
    “Sì, lo credo anch’io. Solo che non capisco niente di cose mistiche accadute miliardi di anni fa, magari ancora prima che l’uomo comparisse sulla faccia della terra.”
    “C’è bisogno di un esperto” disse il vampiro alzandosi in piedi, continuando a tenere l’ascia tra le mani.
    “Wesley?” domandò la ragazza.
    “No. Stavolta mi serve qualcuno che sia ancora di più preparato e che pratichi pure la magia. .. eh sì, credo proprio che tornerò a trovarla” aggiunse dirigendosi verso la porta. Si fermò prima di uscire e la guardò.
    “Vai a riposarti. Ne hai bisogno. E rimetti in sesto Spike. Credo avremo bisogno di lui…. Oddio, quanto soffro ad ammetterlo! Non ne fare parola con lui, eh?”aveva ironizzato Angel.
    Fred annuì sorridendo, poi lo vide scomparire dietro la porta che si chiudeva.
    -sono veramente l’uno l’opposto dell’altro… ma entrambi campioni..- pensò la giovane alzandosi, illuminata dalle luci della città che entravano a forza dalla grande vetrata.


    All’opposto della città, in una piccola casa di periferia, con il pratino davanti, tre alberi, un corto vialetto e una veranda bianca con un dondolo giallo, Willow dormiva nella sua stanza al primo piano. Aveva colorato le pareti come un cielo stellato, in una nicchia del muro aveva raccolto piccoli oggetti antichi, appartenuti a streghe o maghi, accanto al letto una vetrina conteneva a malapena i libri di magia, di incantesimi e di ingredienti segreti. Sotto al letto teneva quelli più grossi e il “suo” libro delle ombre, oltre alla storia dei popoli maya, dei celti, degli egiziani, degli antichi greci e della filosofia del karma. Il computer d’obbligo padroneggiava sulla scrivania bianca dalle rifiniture celesti. Xander dormiva sulla stanza una porta più avanti, che apparteneva al bagno.
    La ragazza stava sognando un bellissimo lago di latte, il bosco attorno dai tronchi di cioccolato e tanti muffin che saltavano sopra una torta di fragole. Anche lei saltava, ed ogni volta che cadeva, leccava un po’ di panna, ridendo come una bambina. Una voce la fece svegliare, togliendola dal suo paradiso. Aprì gli occhi mettendosi seduta con il cuore in gola.
    “Mi spiace se ti ho spaventato, ma ho bisogno di te” aveva detto sottovoce l’uomo che stava in piedi davanti a lei.
    “Oddio Angel, sei tu…. Ma come hai fatto ad entrare?” domandò la ragazza mentre si stava calmando dopo lo spavento.
    “La porta dietro…. Era aperta..”
    “Xander! Accidenti, se la scorda sempre..” aveva detto con un tono di rimprovero. Continuò:
    “Meglio così, per un verso… credevo avessi usato qualche trucco da vampiro, che so… bruciare con lo sguardo la serratura, fino a farla diventare ottone fuso…”
    “Quello è superman, Willow… lui ha lo sguardo che lancia fuoco. Noi vampiri riusciamo solo a vedere nella notte…e per di più nemmeno tanto bene”
    “Ah, è vero..” aveva abbozzato la giovane. “Vieni, andiamo a parlare di sotto. Ma fà piano, Xander deve alzarsi presto domani, sai lavoro, cantiere, noia assoluta… beh, se si sveglia sarà di pessimo umore e mi romperà le scatole tutto il giorno..”. aveva aggiunto alzandosi e infilando una vestaglia.
    I due erano scesi al piano terra ed erano entrati in cucina. Fu in quel momento che Willow si accorse dell’ascia in mano ad Angel. Il vampiro la posò sul tavolo.
    “E’ per quella che sei ritornato?” domandò mentre cercava un pacchetto di biscotti dentro un’anta. “Ti ha dato nuovi problemi? O vuoi che te la lucidi un po’?”
    “Beh, una lucidatina…, no, ma che dico!?” il vampiro si riprese subito e, scuotendo la testa con un breve accenno di sorriso, tornando serio, continuò: “Dopo che abbiamo parlato oggi, sono andato in ufficio e Fred mi ha fatto vedere questi segni qui… prima non c’erano, sono apparsi dopo l’incidente di Spike… se così si può chiamare”.
    Angel le porse l’arma, indicandole le incisioni. Willow le guardò mentre sgranocchiava i biscotti con le gocce di cioccolato che finalmente aveva trovato, nascosti dietro ai cereali. Gliene offrì uno. Angel lo rifiutò.
    “Ah, già, a te non piacciono…. A spike piace inzupparli nel sangue” disse la ragazza con una smorfia di ribrezzo. Angel la guardò sconcertato. A vederla così, mentre parlava di cose insensate quando stava per scoppiare una nuova apocalisse, lo lasciava perplesso sul fatto che quella ragazza fosse la strega più potente in circolazione e che fosse stata una atroce assassina. Ma questo era il bello di Willow: la sua semplicità e il suo cuore da bambina, che dopo tutto le era rimasto, ora più puro di prima. La ragazza nel frattempo continuò il suo monologo strano e certamente fuori luogo.
    “Sai, Xander li nasconde sempre sullo stesso punto.” Disse agitando la mano che teneva la scatola dei dolcetti, “Io li trovo, li mangio e al loro posto ce ne metto altri. Credo non se ne sia mai accorto. Una volta mi ha chiesto come mai le gocce di cioccolato non ci fossero…. Gli ho detto che magari le avevano fuse con l’impasto…” Willow si bloccò nel suo racconto vedendo lo sguardo confuso di Angel. Si accorse di aver spaziato un po’ troppo e immediatamente tornò a concentrarsi sull’ascia, fingendo un’aria seria, la stessa che assumeva ogni volta che faceva un incantesimo.
    “Sono dei simboli… probabilmente appartengono all’alfabeto Ogham….” Disse dopo pochi secondi, sicura e precisa.
    “L’alfabeto Ogham?”
    “Sì… oppure puoi chiamarle rune celtiche”
    “Di male in peggio…”
    “Le rune celtiche sono state utilizzate come metodo di predizione fin dall’antichità –addirittura qualcuno afferma che ci fossero ancor prima della preistoria- e venivano usate per la divinazione e per i rituali… per lo più nel mondo gotico. La parola runa significa . Questi tre segni sono i simboli delle rune, anche se solitamente vengono impressi nelle pietre… stanno a significare qualcosa… ci predicono qualcosa.”
    “Puoi tradurli?”
    “Credo di sì… ma devo anche provare ad interpretarli.. presi così, da soli, potrebbe voler dire tutto e niente”
    “Va bene. Prendi i tuoi manuali e gli attrezzi e mettiamoci al lavoro” disse il vampiro battendo le mani assieme, in un gesto di inizio.
    “Adesso? Ma, ma… Angel sono le due. Non che io non voglia aiutarti, no, anzi io ti aiuterò di sicuro, ma… ma io non sono una creatura della notte come te. Io vivo con il sole e dormo con la luna… oddio detta così sembro un po’ Oz… anche se al contrario.”
    “Afferrato. Hai ragione, devi riposarti. Ma prima che Buffy arrivi, tu dovrai riuscire a tradurre queste crune, ok?”
    “Ehm, rune… si dice rune…” lo corresse con fare saputo. D’altronde se lo poteva permettere, era diventata veramente molto saggia.
    “sì, sì… rune, crune…comunque tornerò domani mattina” disse Angel dirigendosi verso l’uscita.
    “Forse è un po’ presto…” lo sguardo cupo del vampiro la fece correggere, :” no, no…idea! Facciamo così: appena ho fatto, e sarà molto presto, verrò alla W&H e ti esporrò i miei risultati. D’accordo?” propose Willow tendendo la mano. Con una smorfia d’imbarazzo la ritrasse subito. Il vampiro annuì.
    “E sia. Ma non più tardi di domani a pranzo!”
    “OH, sì, va bene, perfetto, sicuro” disse Willow contorcendo le mani, cosa che faceva quando era agitata. Angel aprì il portone e prima di uscire le disse con dolcezza:”Grazie”.
    “Prego” rispose lei guardando lo specchio della porta ormai vuoto. Il vampiro iniziò la sua ronda, sperando di non incontrare un demone Xyranty. L’avrebbe affrontato con l’aiuto di Spike. Oddio, non si sarebbe mai abituato ad ammetterlo a se stesso, figurarsi con gli altri della gang……..venerdì
    New York
    “Ci vediamo a pranzo!” aveva gridato Buffy a Dawn che in ritardo per la lezione, correva trafelata verso l’ascensore.
    “mi raccomando, puntuale! Dobbiamo ancora fare le valige!”
    “Stai tranquilla. Tornerò in tempo” aveva risposto la ragazza mentre le porte si richiudevano davanti al suo volto.
    Un nuovo giorno, un nuovo inizio. Per fortuna durante la nottata Buffy non aveva fatto brutti sogni… a dir la verità non ne aveva fatto nessuno… meglio così.
    -mio dio, stasera rivedrò i miei amici…- pensò eccitata come mai.
    Si mise la giacca ed uscì. Il lavoro la aspettava.
     
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    Le ragazze mangiarono assieme, poi si misero a preparare le borse. Buffy guardò l’interno del proprio armadio: aveva perso tutti i vestiti durante la distruzione di Sunnydale e della sua casa. Quelli che aveva ricomprato non le sembrarono più così adatti.. Jeans, maglioni a collo alto, giacche e camicette da scolara. Per quella sera aveva assolutamente bisogno di un vestito diverso, magari leggermente audace, di certo più femminile.
    “Dawn, non è che mi presteresti…”aveva iniziato a chiedere a voce alta, dirigendosi fuori della camera. Ma la sorella fu più veloce di lei ed entrò con in mano un vestito nero.
    “Il tuo bellissimo abito nero?” Dawn aveva finito per lei la domanda, ed ora le stava porgendo l’oggetto in questione. Buffy lo prese. Anche se Dawn era leggermente più alta, fisicamente erano simili. Le sarebbe stato bene.
    “Prometto di non rovinarlo!”
    “Vorrei ben vedere… se trovo solo un filo tirato, sono pronta a strapparti la camicia bianca di seta!”
    “starò attenta” aveva detto Buffy sorridendo.
    “Spero che tu ti diverta…. Anche se con quel musone non si dovrebbe morire certo dal ridere… con Spike era tutto diverso, lui era simpatico… sarcastico…. Lui ci voleva bene… lui mi voleva bene”. Dawn sentì che gli occhi le si stavano bagnando.
    -sono una stupida, insensibile, egoista, deficiente…- pensò cacciando indietro le lacrime.
    -chissà ora Buffy come si sentirà… accidenti a te Dawn! Sempre le parole sbagliate al momento sbagliato..-
    Invece la sorella la guardò con profonda dolcezza e, le sembrò, anche con gratitudine. Allungò la mano verso il viso rotondo e ancora fresco della sorella minore, e le accarezzò una guancia.
    “sì, lui ci amava entrambe…. Ed io non l’ho mai compreso… non l’ho mai accettato quell’amore…. Ma sai, sono certa che lui ci voglia felici… in fondo ha combattuto una vita solo per questo: vederci e farci felici” disse quasi sottovoce, per nascondere l’emozione. “Anche se la maggior parte delle volte mi faceva veramente infuriare.. credo che gli desse gusto stuzzicarmi..” aveva aggiunto abbozzando un sorriso, fissando un punto imprecisato della stanza, come se avesse rivissuto per un attimo i loro battibecchi.
    “Beh, credo che la cosa fosse reciproca”. Dawn la guardava nel profondo. E sia l’una che l’altra, vedevano nel reciproco sguardo il grande vuoto che quel vampiro biondo aveva lasciato sacrificandosi per il mondo intero…. Quel mondo che l’aveva sempre rifiutato, sia da vivo che da non-vivo… quel mondo che l’aveva costretto a rinnegare la vita, a scegliere le tenebre… quel mondo che l’aveva definito un perdente, un essere inferiore… Dio, anche lei l’aveva chiamato così. Per un attimo, strinse le mani, pungendosi i palmi con le unghie. Ma subito dopo, lasciò la presa. Lui l’aveva perdonata tanto tempo prima, aveva continuato a combattere al suo fianco, aveva resistito al Primo sapendo che lei credeva in lui… lui aveva scelto la redenzione per essere degno… per essere un uomo, finalmente. Allora perché ancora tutti quei sensi di colpa? Perché alcune volte avrebbe voluto prendersi a cazzotti? Perché aveva escluso l’amore di un uomo dalla sua vita? Quale uomo sarebbe stato anche lontanamente simile a lui? Quale uomo l’avrebbe guardata scoprendo tutto, andando oltre le barriere che aveva innalzato con tanta cura? Quale uomo l’avrebbe accettata dopo averla vista per quello che era realmente? Il suo cuore non aveva ancora ricevuto il perdono… ma non quello di Spike, il suo…il perdono di Buffy.
    - se continuo di questo passo diventerò matta ed allora mi rinchiuderanno in una casa di cura per ex-cacciatrici in paranoia a causa del loro amato vampiro con l’anima sacrificatosi per l’umanità… a patto che ce ne siano altre -
    “Sai Dawn, credo sia meglio sbrigarci. L’aereo parte fra due ore, e non voglio rischiare di perderlo”
    “Messaggio ricevuto. Tra un quarto d’ora ci troviamo davanti al portone!”. Dawn ora mimava il saluto militare.
    “D’accordo generale!” aveva risposto Buffy, anche lei in posa come la sorella.
    Salirono nel taxi, mentre il sole brillava ancora alto nel cielo. New York quel pomeriggio sembrava più bella… o forse la loro gioia stava contagiando anche il paesaggio circostante.


    Los Angeles
    Spike aveva dormito fino al primo pomeriggio. Le ferite ogni tanto lo facevano mugolare nel sonno, ma la sua tempra di vampiro stava già permettendo ai tagli di richiudersi. Si svegliò con il viso della bambina della visione precedente (perché era certo che non si trattasse solo di un sogno!) che giocava con l’ascia. Lui la guardava seduto su una grande poltrona, ed era stranamente sereno. Questa volta niente morte ne voci accusatorie, nessuna paura o tormento. Solo pace e un gran senso di appagamento.
    -dannazione, ho dormito troppo. Ora starò intontito tutto il tempo- aveva pensato guardando la luce del sole entrare nella stanza. Poi un lampo gli balenò nella mente.
    “Per tutti gli inferni!” aveva urlato balzando dal letto, come colpito da una scossa. Si era messo al riparo, in una zona d’ombra… era in piedi, di fianco alla porta, le finestre dalle tende tirate davanti a lui. Fred doveva essersi scordata di chiuderle…. guardava il braccio sinistro con ansia crescente… nessun dolore, nessuna bruciatura… niente, la pelle chiara come latte…. Eppure ne era certo.. quando si era svegliato, il sole lo stava colpendo lì…. ed era ancora là, sopra il letto… lo vedeva nitidamente accarezzare le lenzuola chiare e stropicciate….
    Il suo braccio era stato raggiunto dai raggi del caldo sole pomeridiano e non aveva preso fuoco, neppure uno sbuffo di fumo… niente, nessuna traccia… che fosse…?
    “Quella maledetta ascia mi ha fatto uno strano effetto… è di certo demoniaca… la dovrò distruggere… mi ha ridotto come un colabrodo… e per di più mi da anche strane illusioni..” disse a voce alta. Ma il dubbio era troppo grande e stupefacente da non doverlo verificare…e se davvero qualcuno da lassù gli avesse fatto il regalo di sentire ancora quel calore che tanto gli mancava? Magari era una ricompensa per aver salvato il mondo… beh, erano in ritardo di quasi un anno, ma considerato il valore di quel premio, ne era valsa comunque la pena!
    “Male che vada, aggiungerò a questa sfilza di tagli sexy una bella bruciatura” disse facendo spallucce. Con un balzo si avvicinò alla luce che entrava dalle finestre e, lentamente, sporse il braccio.. avanti.. più avanti… stava per raggiungerlo.. Chiuse gli occhi accorgendosi di essere diventato fifone (di certo era la vicinanza di Angel!)… ma la posta in palio era molto alta… ciò che vide quando li riaprì, lo fece innalzare di due metri dal suolo. Un urlo gli sgorgò dalla gola. Se il cuore avesse potuto sussultare come il suo corpo, sarebbe esploso all’istante.
    “Oddioo!”…. bollenti lacrime solcarono le sue guance perlate e una smorfia di piacere stravolse i lineamenti del suo viso… quel calore, quel bagliore… quella sensazione tanto cercata, anelata… nei corpi degli altri, nei loro respiri, nel fuoco scoppiettante, addirittura nel mozzicone della sigaretta ancora accesa fra le labbra…quella distensione che provocava sulla sua pelle, sui tendini sempre tesi, sui muscoli doloranti, sulle ossa acciaccate… era paradiso sconosciuto, oltre l’immaginazione che il suo demone gli impediva di raggiungere… ma la sua anima… in quel momento ringraziava quel Dio che aveva rinnegato, e gemeva, e gioiva, e brillava, e pulsava… la poteva vedere.. vedeva la sua anima nei raggi di quel sole che ora lo avvolgeva completamente… la poteva vedere danzare sopra le persone che camminavano fuori della finestra, rincorrere un bambino, sorreggere un anziano, profumare tra i fiori, baciare i balconi, saltare sopra i tetti, raggiungere le nuvole e sporcarsi di esse… tutto per dire grazie, ancora e ancora…. Sempre, fino alla fine e oltre, ancora e ancora….
    -Grazie, perché non hai guardato al peccato… grazie del tuo dono, del miracolo….grazie di aver creato la pace… grazie di aver messo a tacere la tenebra che è in me… grazie di avermi fatto provare ciò che solo gli angeli raggiungono… la pace dell’anima..-
    “Grazie..”. Spike restò davanti alla finestra riscaldato dalle braccia del sole, per un tempo indefinito… piangeva e pregava… la sua pelle chiara e i capelli biondi risplendevano anch’essi…. Una sola parola gli venne in mente..- RIFULGENTE…-

    Alla W&H si respirava tensione. Angel era intrattabile, urlava comandi a destra e sinistra, aveva spazzato via con una manata tutte le scartoffie e gli oggetti che erano sopra la scrivania. L’ora di pranzo era passata da un bel po’, buffy sarebbe arrivata a poche ore di distanza e di Willow non c’era nessuna notizia. L’aveva cercata venti volte a casa e altrettante al cellulare, ma l’unico suono ricevuto era quello della cornetta vuota. Stava diventando una vera furia. Fred aveva provato a parlargli in un paio d’occasioni, ma dopo il primo sguardo truce, aveva preferito tornare al suo laboratorio. Wesley, che lo conosceva meglio, si era tenuto debitamente a distanza. Inoltre, non avrebbe potuto fare altro che aspettare e aspettare… Harmony chiacchierava con il suo tono stridulo con qualcuno, quando angel riconobbe la voce. Si affacciò dalla porta dell’ufficio e gettò lo sguardo sulla scrivania della bionda vampira…Willow era lì, l’aria imbarazzata e un po’ spaventata.. Harmony doveva averla avvertita dell’ evidente tensione del capo.
    “Ti prego non mordermi… sai ho un sangue piuttosto scialbo… ah, sono anemica… e poi noi streghe siamo dure e amare…come un amaretto, ecco!” aveva detto mentre Angel l’aveva raggiunta e l’aveva “gentilmente” trascinata dentro la stanza. Chiusa la porta, l’aveva fulminata:
    “Willow, ma sai che ore sono?”. Il vampiro si appoggiò di spalle alla scrivania. Incrociò le braccia aspettando delle scuse molto, molto convincenti.
    “Sì, lo so, sono un po’ in ritardo….ma mi ero scordata di comprare le patatine che piacciono tanto a Dawn… sai alle ragazze ho fatto una piccola festa, e….”. Angel si sentì improvvisamente sereno. Quella ragazza era molto più svampita di Buffy…., ma la situazione lo fece sorridere di gusto. Willow all’inizio rimase sconcertata, era andata di nuovo fuori del percorso, ma la reazione del vampiro la rasserenò. Sorrise anche lei, quando Angel di botto tornò ad avere il suo cupo e misterioso sguardo. Anche lei fece uguale.
    “Allora?” continuò lui.
    “Allora sono simboli di rune celtiche, come ti avevo detto” disse con la’aria soddisfatta di un’alunna che ha risposto bene alla domanda della prof.
    “E…” incalzò lui.
    “E sì, sono riuscita a tradurli… almeno credo”. Prendendo l’ascia che aveva chiuso in uno scatolone, toccò uno ad uno i tre segni iniziando a spiegarli…
    “Il primo è UR, la runa primordiale, significa conoscenza primordiale, felicità e saggezza.
    Il secondo è NOT, la runa ausiliatrice, rappresenta il destino, con i suoi lati negativi e positivi, induce all’accettazione e aiuta a superare le prove.
    La terza è il massimo della potenza delle rune: è AR, la runa della terra, permette di scacciare tutti gli influssi negativi, rafforza l’energia vitale e protegge dai pericoli…”
    “Ok, questa è la traduzione…ma l’interpretazione?” aveva aggiunto lui interessato e ansioso.
    “Io credo che preannunci una nuova battaglia. UR sta ad indicare l’inizio di tutto, NOT parla di un destino che forse è già stabilito ma che deve essere scelto o riconfermato, mentre AR ridona la forza necessaria per vincere…”
    “Pensi anche tu quello che penso io?” chiese Angel visibilmente preoccupato.
    “Sì…. Questi simboli sono per una persona, la stessa per cui è stata forgiata l’ascia… la cacciatrice, la prescelta… “ Willow si accorse che la sua voce tremava. Pensava alla sua Buffy ormai libera, verso la quale stava per gettarsi di nuovo una scelta difficile e dolorosa.. “Dovremmo chiamare il sig. Giles. Quantomeno metterlo al corrente del macello che qui fra poco si scatenerà”
    “Aspettiamo ancora un po’… quando la situazione sarà più chiara” ordinò il vampiro. Poi, aggrappandosi ad un sottile filo di speranza, chiese:
    “C’ è una qualche possibilità che ci stiamo sbagliando?”
    “Beh, sì, certo… questi segni potrebbero predirci che avremo malattie polmonari, malattie della pelle e che la nostra bellezza aumenterà, e che l’ascia ci servirà per tritare le erbe magiche che ci aiuteranno a guarire…”
    “Sarebbe un vero disastro…”
    “Già, un’apocalisse..”


    Areoporto di Los Angeles
    “Dawn, muoviti!”. Buffy camminava velocemente, zigzagando tra la gente, tirandosi dietro la valigia. Era eccitata come una ragazzina il primo giorno di scuola. Posto nuovo, taglio di capelli nuovo e amici di vecchia data. Dawn le correva appreso trafelata
    “Buffy, vuoi rallentare? Accidenti, tu sei una cacciatrice, ed anche se fuori allenamento, hai di certo più fiato di me che me ne sto tutto il giorno davanti a un libro o al computer..”
    “Questo perché sei un gran pigrona”
    “non è vero…” aveva risposto Dawn imbronciata. Era tutta sudata, la maglietta sintetica le si era appiccicata addosso facendole rimpiangere il cotone, e i capelli legati le stavano scivolando fuori della coda. Un altro metro e il cuore le sarebbe scoppiato in petto. Fortunatamente Buffy si fermò, guardò l’orologio e disse rivolgendo il capo alla sua destra : ”c’è ancora un po’ di tempo. Andiamo al bar a prendere un caffè. Ne ho proprio bisogno”
    “Io credo che tu abbia bisogno di una camomilla o una valeriana… per me invece una red bull” appuntò Dawn, mentre Buffy si era già incamminata molto velocemente verso il bar.
    “Dawn?” l’aveva poi chiamata guardandosi dietro e non vedendola.” Dai!”
    “Arrivo, arrivo!” sbuffò la giovane. Sua sorella era completamente partita di testa. Mentalmente si annotò di non andare più in vacanza con Buffy. Nemmeno per tre giorni.


    Spike raggiunse la W&H prima che il sole fosse tramontato. Passò per le fogne. Quello che gli era accaduto, doveva restare un segreto. Non voleva che nessuno ancora lo venisse a sapere. Ancora eccitato e stordito dall’accaduto, salì verso i piani alti correndo sù per le scale. Si sentiva pieno di energie, di grinta. Doveva scaricarsi in qualche maniera. Pensò a Fred ed il suo sguardo si fece profondo e ricco di desiderio.
    Nel frattempo, Angel aveva chiamato Wesley e Fred dentro il suo ufficio.
    “Allora siamo d’accordo? Non si devono incontrare per nessuna ragione al mondo! Tutto il casino dell’incantesimo è stato fatto affinchè loro non abbiano nessun contatto”
    “Già” disse Fred con lo sguardo sofferente. Lei lo sapeva. Sapeva che se Spike avesse ricordato, non sarebbe mai stato con lei, ma sarebbe andato a cercare Buffy… sapeva che l’aveva amata e che forse, anche sotto una magia, dentro gli angoli più bui e nascosti del suo cuore, ancora l’amava. In fondo, e se ne era resa conto soltanto da poco tempo, lui non le aveva mai detto “Ti amo”. Mai. Neppure per sbaglio. Neppure all’apice del piacere. Lei invece glielo ripeteva anche troppo.
    “Staremo attenti, ok Fred?” aveva detto Wesley vedendo il volto teso della giovane.
    “E se durante la ronda si incontrano? Che ne so, magari mentre lei esce da una discoteca?”. Fred si era ripresa ed ora voleva fare il suo lavoro al massimo. Come sempre.
    “Spike non farà la ronda, è ancora ferito. E Buffy non credo andrà in discoteca. O forse sì? beh, ci sono Willow e Xander… ovviamente loro sono al corrente e la controlleranno.” Sintetizzò Angel.
    “bene. Allora io cercherò di dissuadere Spike ad uscire di casa fino a domenica, ok?” chiese Fred a conferma.
    “Non credo sarà difficile, dico bene?” chiese malizioso Angel.” Anche se a pensarci mi viene da vomitare”
    La ragazza diventò rossa, tossì piena d’imbarazzo e guardò un punto imprecisato del pavimento. Wesley combattè contro la gelosia che gli scavava dentro lo stomaco. Poi aggiunse rivolgendosi al vampiro:” verrò io con te. Per la ronda”
    “Eh no, pozzo di cultura. Vorresti togliermi tutto il divertimento?”. La voce di Spike irruppe nitida e violenta, come era il suo solito. Il vampiro biondo era entrato dentro l’ufficio, ovviamente senza bussare. Stava in piedi, a gambe larghe, le mani appoggiate ai fianchi, un sorriso di strafottenza sul volto che faceva scomparire le ferite fatte dall’ascia.
    “Ehi.. non dovevi uscire… hai avuto una bella botta, sai?” Fred gli si era avvicinata e gli aveva accarezzato una guancia, dolcemente.
    “Stai tranquilla passerotto… il tuo Spike è un campione, dico bene?” aveva chiesto ad Angel.
    “Ha ragione lei. Dovresti riposare” aveva risposto con calma il vampiro bruno. Spike rimase perplesso. Poi lo guardò attentamente.
    “Dico, da quando ti preoccupi per me? Non è che questa è una mossa tipo: vai a casa, così solo per contraddirmi verrai a fare la ronda con me, ed io finalmente ti ficcherò un paletto nel cuore?”
    “Potrebbe essere…”aveva ribattuto l’altro.
    “bene, ci stò! Sarò di ronda con te stanotte… anche se detto così, sembra un appuntamento galante, blè!”. Spike fece una mossa di disgusto.
    “Questa sera niente ronda. Ci sono tre tipi che sarebbe meglio non incontrare… aspetteremo che tu ti rimetta. Wesley, tu andrai al bar di Lorne e chiederai a Jack, quello che lo sostituisce, se ha visto movimenti sospetti. Fred e Spike, tornate a casa. Per oggi il lavoro è finito”. Angel distribuì i vari compiti.
    “Ehi, nonnino. Guarda che sono in piena forma… e poi chi sono questi tre tipi? Amici tuoi? Qualcuno a cui devi dei soldi? O peggio, giovani amanti che non hai potuto soddisfare? Sai, angel-angelus…”. Spike gli si era parato davanti, le braccia incrociate al petto, lo sguardo istigatore.
    “Sono demoni Xyranty… sono giunti da poco”
    “Bene, allora facciamoli restare il meno possibile”
    “Non vanno sottovalutati, Spike…”
    “forse tu sottovaluti me e sopravvaluti te stesso…”. I due erano faccia a faccia, la tensione alta e palpabile. Ma d’altronde quella era una scena consueta.
    “Nessuno dei due… dio sa quanto vorrei vederti crepare sotto terribili sofferenze… ma qui non si tratta di noi due, si tratta di persone indifese, che vanno protette. So per certo che non si muoveranno, non ancora… quindi dobbiamo aspettare. Ed agire in piena forma. Magari quando tornerà anche Gunn!”
    “Fa come ti pare, capo! Io me ne vado…” aveva detto Spike voltandosi e prendendo per mano Fred. Stava per uscire dalla porta, quando si ricordò di qualcosa.
    “Ora che c’è?” chiese Angel infastidito.
    “Il mio game-boy. Lo rivoglio indietro. Subito. Lo so che quando non ci sono tu cerchi disperatamente di battere il mio record! E se la batteria è finita, giuro che ti azzanno!”


    Buffy e Dawn uscirono dall’aeroporto. Cercarono con lo sguardo gli amici, ma non li videro. Ormai si era fatto buio, e la strada davanti a loro era un turbinio di luci, suoni, colori.
    “Ed ora, che si fa?” chiese la ragazza sedendosi sopra la valigia. L’aria stravolta e tanta fame.
    “Aspettiamo, avevano detto che sarebbero venuti e noi siamo puntuali… magari qualche imprevisto”
    “Telefona a Willow.”
    “Il fatto è che ho scordato il cellulare a casa..” confessò con un po’ di imbarazzo.
    “bene. Resteremo qui a guardarci le scarpe per un bel po’” commentò Dawn, quando una voce familiare catturò l’attenzione di entrambe.
    “Dawn! Buffy!”
    “Ehi! Willow! Xander!”. I cinque si riunirono e si abbracciarono. Ciascuno di loro aveva gli occhi lucidi e un nodo in gola. Erano mesi che non si rivedevano.
    “Buffy, oddio scusa, ma c’era un traffico micidiale.. e poi Xan guida in maniera penosa” si scusò Willow.
    “Senti chi parla, miss sfascia macchine, la strada è tutta mia!” contrattaccò il ragazzo.
    “ragazzi, è meraviglioso essere insieme, di nuovo!” sorrise Buffy.
    “Ehi Xan… debbo dire che ti trovo molto sexy.” disse Dawn stuzzicando l’amico.
    “Hai sempre un debole per me, vero? Lo sò, d’altronde sono poche quelle che resistono al mio fascino.. sono poche e gay” scherzò guardando la coinquilina.
    “Ehi, sarete stanche. Vogliamo andare?” domandò Willow impaziente di far vedere la casa alle amiche.
    “Andiamo!” Buffy, Dawn, Willow e Xander si incamminarono verso il parcheggio, tenendosi per mano. Erano talmente felici, che pareva volassero. Dimentichi di tutto, raggianti e sicuri di essere a casa solo quando erano assieme.


    Angel scivolò in casa pesantemente. Si sentiva stremato. Stavano accadendo troppe cose insieme. Non aveva avuto il tempo di pianificare la situazione, decidere le mosse, organizzare una squadra…. Era già abbastanza difficile combattere con Spike tutti i giorni, resistere alla voglia di spaccargli il muso.. inoltre Gunn e Lorne erano fuori, alla ricerca di quel libro che sperava li avrebbe aiutati a capire almeno una piccola parte di quella ragnatela che si stava tessendo… che si era iniziata a creare con l’arrivo del vampiro biondo… un altro campione. Ed ora anche l’arrivo di Buffy… non che gli dispiacesse, tutt’altro. Forse era la cosa più bella che gli succedeva da quando viveva a Los Angeles. Ma non sapeva come fare a non tradirsi…non voleva dirle bugie, mentirle…. Ma era obbligato. Doveva proteggerla. Anche se lei non l’avrebbe voluto. Si distese sul letto. A quest’ora Buffy era già a Los Angeles, a casa di Willow. Lei e lui, entrambi nella stessa città. Angel chiuse gli occhi, immaginadosela bella e serena, che rideva con i suoi amici.. rivedeva il contorno della sua bocca, il colore dei suoi occhi, la sua espressività, il canto della sua voce, il movimento del suo corpo, la forza nel combattere, il sapore dei suoi baci…incancellabile… lentamente, senza che riuscisse a rendersene conto, si addormentò sognando di lei, e ancora di lei… di loro, insieme come un tempo.


    Spike guardò fuori della finestra della camera. Sentiva il rumore della doccia e immaginò il corpo nudo di Fred. Mosse un passo per raggiungerla, ma il ricordo del calore del sole su di lui… lo ipnotizzò. Il miracolo al quale aveva assistito doveva per forza avere un prezzo, e questo lo agitava, lo terrorizzava. O forse era veramente un dono…ma perché? Lui era ancora un demone, un morto che si cibava di sangue di maiale, che non si rifletteva negli specchi, che custodiva una forza spaventosa. Perché quel regalo? A cosa doveva servirgli? Chi glielo aveva dato?
    -dannazione, mi sto facendo troppe domande. Strano, in genere prima agisco e poi penso…-. Si diresse in sala e prese il telefono. Era maledettamente agitato. Non poteva restare in casa. Nemmeno fare l’amore con Fred l’avrebbe placato, ne era certo. Anzi, lo avrebbe gasato di più. Gli ci voleva una bella scazzottata. Prese il telefono. Dopo parecchi squilli, una voce rimbombò dall’altro capo.
    “Pronto?”
    “Non dirmi che alle otto e mezza del venerdì sera dormivi come un poppante, vero?”
    “Spike… che vuoi?” Angel aveva avuto così un pessimo risveglio.
    “Io esco di ronda. E non provare a fermarmi. Non ci riusciresti” annunciò Spike, il tono deciso.
    “Fai come vuoi…. Almeno mi toglierai l’incombenza di ucciderti un giorno o l’altro.”. La comunicazione terminò senza l’aggiunta di altro da entrambi. Angel improvvisamente si ricordò quelle parole.
    “Accidenti, le otto e mezza…farò tardi!” urlò scaraventandosi sotto la doccia quasi vestito. Prima di partire da New York, Buffy gli aveva telefonato, mettendosi d’accordo di cenare alle nove. Angel sarebbe passato a prenderla a casa di Willow con la viper rossa.


    Dentro la casa in periferia si sentivano risa e musica. I ragazzi parlavano, sgranocchiavano patatine e pop-corn, raccontandosi i vari aneddoti del passato, mentre Buffy di sopra, nella camera degli ospiti, controllava per l’ennesima volta il risultato. Lo specchio le rifletteva l’immagine di una giovane fasciata in un vestito nero a maniche lunghe, il collo a barchetta, una rosa nera su un fianco dalla quale partivano morbide pieghe sopra la gonna che le arrivava alle ginocchia. Ai piedi portava scarpe con il tacco e la punta. I capelli raccolti dolcemente, lasciavano cadere qualche ricciolo a incorniciare il viso. Un leggero trucco per non sembrare troppo vamp e lucidalabbra rosa. Willow le aveva prestato un paio d’orecchini a ciondolo e un girocollo d’oro.
    - oddio… chissà cosa penserà. Forse mi porterà a mangiare una pizza ed io farò la figura di quella abituata alle cene di gran classe, una che se la tira… forse ho osato troppo-
    “Sei fantastica. E credimi, di donne ne so qualcosa”. Willow interruppe i suoi pensieri.
    “Pensi che sia troppo..? insomma, è una cena fra due vecchi amici e così sembro una vampira in astinenza da sesso…”
    “No, non assomigli ad una vampira…ma, forse, l’ultima cosa è ….vera?”
    “Beh, diciamo che è da tanto che qualcuno… che qualcuno che non sia Dawn mi tocchi, mi accarezzi… mi basterebbe una sola carezza.”
    “Ehi Buffy… stasera devi essere serena. Libera la mente da tutte le negatività. Divertiti. Cerca la felicità e la troverai.”
    “Sei diventata veramente saggia Willow…”
    “No, è che ti capisco… dopo Tara, tutto mi manca. Con Kennedy è stata una cosa così… non che non le volessi bene, ma era un momento difficile, sai, il Primo, la fine del mondo…. Ma non mi è bastato… credo che non esista niente che mi basti in questo mondo…”. Willow guardò l’amica con uno sguardo pieno di nostalgia. Le due si abbracciarono. Il campanello della porta suonò.
    “Quando tornerò parleremo, ok?” disse Buffy. Poi, colta da un vero e proprio attacco di panico, aggiunse: “oddio, è lui… ed ora, che faccio?”.
    Angel aspettò davanti alla porta, teso come una corda di violino. Le gambe gli tremavano più del dovuto. Inghiottì vistosamente. Cosa avrebbe detto? Non era mai stato un bravo oratore. E lo smoking che aveva messo, sarebbe stato appropriato?
    La porta si aprì e lei comparve. Entrambi si studiarono, in silenzio, il volto colmo di imbarazzo. I loro corpi si attiravano, e gli occhi rimandarono, ciascuno in quelli dell’altro, le loro immagini bellissime e seducenti. Ancora si piacevano, era evidente. Ed ancora, non riuscivano ad essere disinvolti del tutto, bloccati da un velo che non li faceva essere veri del tutto, fino in fondo.
    “Sei molto bella”. Angel ruppe per primo il silenzio. Sul volto un cenno di sorriso.
    “Anche tu non sei niente male”. Buffy lo guardò e sorrise apertamente.
    “Andiamo?” aveva proposto il vampiro aprendole la strada con un gesto della mano.
    “Andiamo”. Buffy si era incamminata di fianco a lui, lungo il vialetto.
    “Allora era vero! E’ stupenda!” aveva quasi urlato la ragazza guardando la macchina rossa parcheggiata lì davanti.
    “non è solo bella, ha un’ottima tenuta di strada”. Angel le aveva aperto la portiera da vero gentiluomo.
    “Grazie” aveva detto Buffy salendo. Il vampiro aveva fatto il giro, ed ora stava al volante, facendo ringhiare il motore.
    “Non è tanto comoda, però”. Buffy lo guardò divertita. Angel le sorrise di rimando e questa volta, tutta la sua faccia si illuminò.
    “Quando saremo in autostrada non ti importerà più se è comoda oppure no” aveva detto partendo in volata.
    “E’ una minaccia?” aveva chiesto Buffy fingendosi impaurita. Il vampiro la guardò seriamente per poi tornare a sorridere
    “Sono un vampiro, sai? Non mi sognerei mai di minacciare la Cacciatrice”. Finalmente il muro era crollato. La tensione svanita. Il cuore più leggero.
    - sarà una bella serata - pensarono entrambi, in contemporanea. Los Angeles di notte scorreva ai lati della macchina, illuminando di arcobaleni le due figure sorridenti dentro la viper rossa, sfrecciante come una saetta.

    Spike camminava come se fosse inseguito da qualcuno. Si era appostato lungo i vicoli più bui, era andato nei bar più malfamati, era giunto fino al porto sperando di trovare qualche vampiro bisognoso di calci e pugni, ma il suo desiderio non era stato esaudito.
    “Dannazione, stasera sembra proprio che i cattivi siano in ferie. Per una volta che volevo fare il bravo…” disse sarcasticamente, mentre percorreva un vicolo dirigendosi verso il bar di Lorne. Improvvisamente, un essere enorme e grigio, ricoperto di unto e con la schiena deformata da un pungiglione, gli si parò davanti.
    “Ehi, bel giovane! Ti va di ballare un po’?”. Spike era teso, pronto per sferrare uno dei suoi colpi migliori. Le gambe leggermente piegate, le braccia protese in avanti, i pugni chiusi, la mascella serrata. In un batter d’occhio aveva assunto il volto della caccia. Il demone biascicò suoni incomprensibili perfino al vampiro. Gli si avvicinò e Spike fece una smorfia di disgusto.
    “A quanto pare nessuno ti ha detto che ci si deve lavare prima di uscire di casa, eh?”. Poi si accorse che dagli arti superiori del mostro, colava una sostanza gelatinosa verde.
    “Bloody hell! Produci parecchie cose, eh? Potresti proporre quello schifo che ti cola per creare nuovi carburanti o magari combustibili”. Il demone attaccò. Un pugno. Schivato. Un altro pugno. Schivato anch’esso. Nonostante il demone fosse pesante, i suoi movimenti erano veloci.
    “Allora? E’ tutto qui quello che sai fare? Da uno grande e grosso come te ci si aspetta di più!”. Spike si stava divertendo. Saltava da una gamba all’altra come un abile pugile. Il suo corpo muscoloso guizzava e la sua energia aumentava. Giocò così ancora per un po’, finchè decise che era giunto il momento di colpirlo. Ne studiò le mosse, si distanziò abbastanza per prendere la rincorsa e gli si lanciò contro….. ma qualcuno gli saltò addosso, facendolo cadere per terra. Frastornato, si rialzò immediatamente, pronto a colpire quell’ombra che aveva osato bloccare la sua offensiva..
    “Wesley!? Ma si può sapere che ti è preso? Stavo per concludere!”
    “Stavi per morire razza di incosciente!” disse l’uomo guardando il demone che li stava per raggiungere a grandi passi.
    “Andiamocene, prima che ci colpisca” aggiunse prendendo il vampiro per un braccio.
    “Ehi, io non me ne vado prima di averlo ridotto male, molto male!”. Con uno strattone si era liberato dalla presa, ghignando eccitato.
    “Non puoi colpirlo! E’ un demone Xyranty! La sostanza che produce è un potente veleno. Moriresti nel giro di un’ora.”
    “In questo caso allora, sarà meglio iniziare a correre!” disse il vampiro spostando l’uomo con una spinta. Il demone gli era addosso e se non fosse stato per l’intervento di Spike, Wesley sarebbe stato colpito.
    I due iniziarono a correre. Raggiunsero l’auto di Wesley e partirono.
    “Mi dispiace ammetterlo, ma mi hai salvato la vita” disse l’uomo che guidava.
    “Non ringraziarmi, ho solo pareggiato i conti. Così nessuno dei due è in debito con l’altro. Anche se, ora che ci penso, se tu fossi morto non sarei mai stato in debito con te.” aveva risposto il vampiro, mentre guardava fuori e si accendeva una sigaretta.


    Angel e Buffy erano seduti ad un tavolo di un ristorante italiano, nel posto migliore della sala. Un pianista cullava le orecchie dei clienti, superandone il brusio. L’atmosfera era ricercata e romantica, dalle finestre entravano le luci agitate di Los Angeles. Era sorprendente come una città tanto pericolosa di notte, potesse brillare e affascinare da togliere il fiato. I due giovani sembravano una coppia di fidanzati che si stavano divertendo molto, infatti ridevano senza contegno. Angel stava raccontando qualcosa, mentre Buffy beveva per non strozzare.
    “….e allora Wesley aveva iniziato a correre come un matto con il pipistrello attaccato ai capelli e urlava: Aiuto, aiuto! E’ un vampiro!”. Entrambi risero di gusto, si sentivano bene, in sintonia dopo tanto.
    “Ah, che bei tempi…” aveva aggiunto lui, mentre un velo di nostalgia gli scendeva sullo sguardo.
    “Beh, anche allora c’erano le difficoltà.. problemi da risolvere, demoni da uccidere, fine del mondo da evitare..” elencò lei, gli occhi che rotearono verso il cielo.
    “Sì, ma vedi Buffy, a me sembra che più andiamo avanti e più le prove si facciano dure, personali e ingestibili…”
    “Qualcosa di nuovo, tremendo e doloroso si sta affacciando?” chiese la giovane.
    - certo, e tu ne farai parte, anzi dovrai tornare a combattere, saprai che Spike è vivo e che non si ricorda di te, che l’ascia ti sta chiamando e che un essere demoniaco e assassino vuole distruggere l’intero mondo..-
    “No, niente di nuovo. Il solito vecchio, tremendo e doloroso, tran-tran”
    “Quotidianetà.”
    “Già, ma tornando al discorso di prima….è come se aumentando la forza e l’esperienza, aumentino anche le responsabilità”
    “Responsabilità..” aveva ripetuto la ragazza, soppesando ogni sillaba, “ io me ne sono tirata fuori, credo… non che non abbia fatto la mia parte, si intende. E’ che volevo essere una ragazza normale, avere una vita normale, ma ora..”
    “Ora senti che non ti appartiene, che quello che cercavi non è tuo e non lo sarà mai”. Angel aveva finito per lei. Ed aveva centrato in pieno il suo stato d’animo.
    “Sì, proprio così”. Quell’uomo la stava sorprendendo sempre più.
    “Torna, allora. –le stesse parole della prima cacciatrice… il sogno - Ritorna ad essere una cacciatrice. Non ti manca niente per farlo” propose accarezzandole il corpo con uno sguardo. “Anzi, credo che tu abbia *tutto* al punto giusto”.
    “Sì, beh…- arrossì- ma vedi il punto è che non credo di farcela, non a causa del mio corpo o perché non ho la forza necessaria o perché ormai mi sono adagiata… il fatto è che molte cose sono cambiate, ho visto tante persone morire, affetti a me molto cari… ed ho dovuto affrontare scelte che mi hanno dilaniato”
    “Ma ce l’hai sempre fatta” disse lui sorseggiando un po’ di vino rosso.
    “Sì, ma ho riportato tante ferite…. Non sulla carne, quelle guariscono in fretta. Sul cuore, nello spirito, dentro l’anima”. Buffy si toccò il petto, all’altezza del battito.
    “Ogni giorno dobbiamo fare delle scelte. Sempre. E’ la vita.”. Angel le prese con delicatezza l’altra mano libera sopra il tavolo. Lei sorrise con tristezza, poi il suo sguardo divenne deciso, un po’ duro.
    “Ok, è la vita… però decidere se sacrificare tua sorella o uccidere la tua migliore amica non è cosa da tutti. Insomma, la maggior parte delle persone deve solo scegliere se mettere la giacca blu o grigia!”
    “E ti pare poco?”. Angel la fece ridere. La tensione diminuì. Poi il vampiro aggiunse:
    “Buffy, guardami. Io non sono come la maggior parte delle persone… eppure combatto, lotto. Continuo a fare scelte molto dolorose e a sacrificare affetti. Tu ne dovresti sapere qualcosa”
    “E’ vero Angel… mi dispiace. Ma non ti stanchi mai di tutto questo?”. Le loro mani ancora intrecciate di fianco alla bottiglia del vino, gli occhi che svuotavano le loro anime.
    “Alcune volte sì, mi sento prosciugato, come se le mie forze fossero state risucchiate via. Il mondo crolla e il mio unico desiderio è crollare con lui, ma poi..” il vampiro si interruppe. Stava pensando a lei, alle bugie dette, ai segreti nascosti, alle verità negate. Si sentiva un verme.
    “Ma poi?” incalzò lei vedendolo titubante.
    “Buffy, questo è il mio destino… è la mia redenzione. Non posso sfuggirgli ne ignorarlo. Non saprei nemmeno dove andare o cos’altro fare”
    “Già, sei un vampiro..”
    “No, non per questo. Io aiuto la gente, lotto contro il male. Ecco chi sono: un giustiziere, un protettore”
    “sembra il titolo di un film di spionaggio” scherzò lei.
    “Credi che mi prenderebbero come attore?” fece lui.
    “Beh, l’aria tenebrosa ce l’hai. L’unico difetto è che dovresti girare le esterne con un ombrellino per il sole”
    “Dovrà essere rigorosamente nero…sai, dovrà abbinarsi al mio stile” disse lui sorridendo.
    “Quindi, se non mi sbaglio, tu saresti un angelo custode”continuò Buffy, riprendendo il discorso interrotto dalle loro battute.
    “ Sì, credo di sì”
    “Allora sono in buone mani”
    “A proposito di mani..” disse Angel indicando con gli occhi le loro dita intrecciate sul tavolo. Buffy divenne rossa.
    “Ti va di ballare?” le chiese alzandosi e invitandola a seguirlo.
    “Non mi dirai che hai imparato!”
    “Vedrai, ti stupirò”
    I due si avvicinarono alla pista vuota iniziando a muoversi lentamente. Gli occhi negli occhi, senza imbarazzo, sorridenti, credendo che tutto era perfetto, limpido e normale… finchè Buffy non appoggiò il viso sul petto di lui e lo sentì immobile, senza battito. Ma non ci fece caso più di tanto, e chiuse gli occhi sperando che il suo passato la lasciasse per sempre su quel ristorante, a bersi la vita senza ansie.


    Willow si rigirava tra le lenzuola. Il suo pensiero, come tutte le sere, volava sopra le nuvole, oltre i cancelli celesti, giocava con angeli rubicondi, danzava al suono delle arpe, fino a raggiungere la sua amata Tara, che lo abbracciava e lo custodiva. Non c’era momento che non le mancasse il leggero palpitare della sua pelle, la sua voce suadente, i suoi occhi più potenti di qualsiasi pozione d’amore. In tutti i suoi giorni lei era, sempre. Una lacrima, l’ennesima, rigò la sua pelle ambrata, fino a lasciarsi succhiare dal cuscino di piuma. La giovane guardò fuori della finestra. La notte non la impauriva, anzi le rendeva il cuore più leggero. Era come se le tenebre custodissero il suo segreto, il suo amore e lo rendessero potente, inestinguibile. Le foglie degli alberi si mossero scosse da un lieve vento. Sembravano fantasmi che brillavano sotto il tenue bagliore dei lampioni. Willow pensò poi che le sue migliori amiche erano con lei, in quei giorni, ed allora un sorriso tornò a fiorirle sul volto.
    - chissà se Buffy si starà divertendo. Beh, spero di sì - pensò nascondendosi tra le coperte. Poi, nella penombra della stanza, poco prima di perdere i sensi e lasciarsi all’oblio del sonno, bisbigliò: “Buonanotte Tara..”


    La viper rossa si fermò sul vialetto, in periferia. La serata era finita. Angel fece scendere Buffy, aprendole la portiera.
    “Mi stai viziando, lo sai?”aveva detto mentre camminava verso il portone.
    “Bene, così magari accetterai di uscire con me anche domani sera. Niente di impegnativo: pizza, cinema, passeggiata. Che ne dici?”
    “Dico che si può fare. A patto che…”
    “Ecco lo sapevo. Dovrò scendere a compromessi”
    “A patto che tu mi faccia vedere il tuo ufficio e mi faccia conoscere la gang” disse la ragazza. Ormai erano giunti davanti a casa ed erano saliti in veranda. Angel cercò di salvarsi: non sarebbe andata alla W&H, c’era troppo pericolo che lei e Spike si incontrassero.
    “Nessun problema. C’è solo il fatto che stanno ristrutturando gli uffici, e c’è una vera confusione: calcinacci, polvere, aria viziata..”
    “Ho capito: ti vergogni di me”. Buffy lo guardò sorridendo e lui distese il viso di rimando. In fondo non le importava così tanto. Era stata bene quella sera e le sarebbe piaciuto replicare.
    “Allora passo alle sette?”. Angel si sentì imbarazzato, come un liceale con i foruncoli che stava invitando la reginetta della scuola al ballo.
    “Alle sette andrà bene. Buonanotte Angel e grazie. E’ stato tutto perfetto”
    “Non proprio tutto…” aggiunse il vampiro avvicinandosi a lei lentamente e sfiorandole le labbra con un leggero e dolcissimo bacio. Ecco, ora si sentiva come un liceale in piena tempesta ormonale!
    “Ecco, ora è perfetto! Buonanotte Buffy”. Angel si voltò e si incamminò verso l’auto. La ragazza restò a guardarlo andare via. Poi, rientrò in casa, salì in camera facendo attenzione a non svegliare Dawn, e, sotto le coperte, pianse di gioia, tristezza e liberazione. Quel bacio, lieve e casto, l’aveva confortata fin dentro l’anima. sabato
    Xander si alzò per primo, abituato ormai ai ritmi del lavoro, si diresse in cucina e iniziò a preparare la colazione. Era talmente felice che le sue amiche fossero lì, che cucinò frittele, uova in padella e bacon, spremuta d’arancia, cappuccino, riscaldò i cornetti alla crema e affettò tre kiwi. Dopo poco scesero anche Dawn e Willow, attirate dal profumo che si era propagato per tutta la casa e che avrebbe destato anche un morto.
    “Ehi Xan, ma hai cucinato tutta la dispensa!” aveva detto Willow di fronte alla tavola apparecchiata.
    “Mmh, ho una fame. Sei un tesoro!” aveva detto Dawn battendo le mani dalla gioia.
    “Hai visto Will, qualcuno che apprezza il mio lavoro… impara, brutta ingrata” . Xander finse di essersela presa.
    “Oh povero Xander… non piangere, la tua mamma ti stirerà subito la camicia, ok? Così sarai felice e sereno”. Willow gli stava accrezzando la guancia con fare materno.
    Dawn rideva mentre mangiava soddisfatta.
    “Va bene, va bene, siamo pari. Ora lo hai scoperto Dawn: io cucino e lei stira”poi vedendo il viso contrariato dell’amica, aggiunse: “stira, lava, cuce e mi fa strani incantesimi sulla tavoletta del Water”.
    “Ti prego Xan, raccontamela!”. Dawn gridava come una bambina eccitata.
    “Ssh! Buffy ancora dorme. Credo che ieri sera abbia fatto tardi..” disse Willow con una punta di malizia.
    “Ehi, non è che dovremo aspettarci il ritorno di Angelus, vero?” aveva chiesto Xander.
    “No, Xan, ma che dici? Comunque, se ne hai il coraggio, racconta perché ho fatto quell’incantesimo sulla tavoletta del bagno…”. Willow rideva a quel ricordo. I tre parlarono a lungo e le loro voci festose si sentirono anche per strada. Fuori il sole splendeva. Sarebbe stata una bella giornata. I temporali erano previsti per l’indomani.


    Spike si svegliò vero le dieci, cercando il corpo di Fred accanto al suo. Dopo il quasi scontro con quel demone, Wesley lo aveva riaccompagnato a casa dove aveva trovato la ragazza sveglia ad aspettarlo. Era stata lei a mandare Wesley a cercarlo.
    “Stavo in pensiero, sai?” aveva detto con il cuore rasserenato dopo che l’aveva visto rientrare sano e salvo. Lui non aveva detto niente, si era limitato a baciarla e a stringerla a sè. Avevano fatto l’amore con impeto, poi si erano addormentati.
    La giovane dormiva serena. Il sole era trattenuto dalle tende pesanti. Spike sorrise sapendo che anche quel giorno l’avrebbe avuto sulla sua pelle. Felice e pieno di energie, svegliò con vari baci Fred, eccitandosi e ricominciando la danza dell’amore. Dopo poco la ragazza si era preparata per andare alla W&H . Angel doveva parlarle.
    “Lavoro, lavoro, lavoro…. Tu vai, io ti raggiungo dopo essermi fatto un bagno di tre ore. Salutami mister simpatia”. Spike aveva sentito la porta chiudersi e si era scaraventato davanti alla finestra aperta, questa volta affacciandosi al balcone, godendosi il suo bagno di sole.


    Dawn e Xander uscirono a fare un giro per la città. Willow, dopo essersi sincerata che Buffy ancora dormisse, riscese in sala e fece il numero del sig. Giles. A Londra.
    “Pronto? Qui zona di addestramento per cacciatrici, sono Andrew, posso aiutarla?” willow non riuscì a trattenere una risata.
    “Ehi, chi sei? Non accettiamo telefonate sconce o prese in giro!”
    “Beh, è quello che ti dovresti aspettare se rispondi al telefono così!”
    “Willow?” chiese il ragazzo tutto eccitato.
    “Ciao Andrew. Cerco il sig. Giles”
    “Te lo chiamo. Tutto bene, vero? Oddio quanto mi mancate, ma sai il mio aiuto qui è indispensabile, ormai le cacciatrici vedono in me il futuro maestro jedi, ovviamnte dopo che Yoda tornerà dai suoi antenati, nel lato buono della forza”. In sottofondo si udì una voce scocciata.
    “Ciao Will, saluta Xander….” La voce si fece più lontana, ed al suo posto ne emerse un’altra, sicura, calma e rassicurante.
    “Salve Willow”
    “Salve sig. Giles. L’ho chiamata perchè ci sono delle novità”.
    Buffy intanto si era svegliata. Aveva indossato i jeans ed una maglia bianca. Senza essersi truccata, era scesa lentamente al piano terra, convinta che non ci fosse nessuno, quando udì la voce dell’amica. Era in sala e stava parlando al telefono. La discussione era seria, tesa.
    “Mi sta dicendo che l’ascia è ancora là? Non è possibile! Ne ha ricevuta una Angel, e debbo dire che è proprio l’ascia. A parte il fatto che sono comparsi dei simboli sul manico, antiche rune celtiche…”. Poi di nuovo silenzio. Buffy rimase stordita. Ma di cosa stava parlando Willow? Poi un flash le tornò in mente: l’ascia, forgiata per la cacciatrice, la lotta contro il primo, la distruzione della tradizione della prescelta… ed ora si trovava lì. A Los Angeles. Forse era una copia, ma aveva sentito parlare di strani simboli. E se tutto fosse connesso? Se quel sogno che aveva fatto c’entrava qualcosa? E perché nè Willow né Angel le avevano detto niente? Perché tenerla all’oscuro di una cosa tanto importante? Ecco perché le aveva inventato che alla W&H c’erano dei lavori in corso, i calcinacci e tutto il resto…Forse doveva preoccuparsi davvero. Ma prima, avrebbe preteso la verità.
    Facendo attenzione a non fare rumore, prese la giacca dall’appendiabiti e uscì, diretta alla W&H. Willow intanto continuava a parlare, ignara di quello che stava per accadere.


    Trovare il palazzo non era stato difficile. Scese dal taxi e salì i gradini. Chiese al portiere, e salendo sull’ascensore, si diresse al piano della presidenza. Quando arrivò, le si presentò davanti un immenso salone dal soffitto alto, un via vai di persone e demoni, squilli di telefono, luci e un brusio assordante. Vide la segreteria e si avvicinò. Una testa bionda era piegata sotto al tavolo nella ricerca di qualcosa.
    “Sto cercando l’ufficio di Angel..” chiese Buffy. Era arrabbiata e decisa a farsi dare spiegazioni e molte scuse.
    “Ah, il presidente. In questo momento è in riunione..”. la ragazza si alzò. Entrambe sgranarono gli occhi.
    “Buffy?”
    “Harmony? Che ci fai qui?”
    “io ci lavoro! Sono una super sexy segretaria molto indaffarata. –disse guardandole i jeans e la maglietta- E di certo, meglio vestita di te!”. La voce della vampira era sempre fastidiosa e acuta.
    “Ma tu sei cattiva! Perché lavoreresti per il bene?”. Buffy si era scordata il vero motivo della sua visita.
    “Ehi, paladina del mondo, cioè delle cause perse! Sono diventata una brava persona, sai? E non bevo più sangue umano… almeno non direttamente da un corpo”. Buffy la guardò disgustata ed anche poco convinta, con le braccia incrociate all’altezza del petto.
    “E va bene, diciamo che sono una ragazza che ha bisogno di soldi e che vive in una città molto cara. Pensa che questo vestito costa una fortuna. – e toccandosi le curve abbondanti, continuò- Per fortuna che il mio corpo è sempre sodo e attraente come al liceo. Sai, la fortuna di essere non-vive”
    “Ok Harmony, ok. Dimmi dov’è Angel. Ho urgente bisogno di parlargli!”. Finalmente la ragazza si era ricordata del perché fosse molto arrabbiata.
    “Oh, meglio così. Pensavo che fossi venuta per il mio orsacchiotto biondo. Perché sai, è mio!- il tono deciso sulla sua faccia da oca era un controsenso- E nonostante stia con quel manico di scopa, ancora mi desidera. Me ne accorgo da come mi guarda…e sappi che dal suo ritorno, non ti ha nominata. Mai!”. Harmony parlò come al solito di fretta, senza soppesare le parole.
    “Il tuo orsacchiotto…. Che?!” chiese confusa la ragazza.
    “Spike!” esclamò Harmony guardando oltre la figura di Buffy.
    “Chiudi quella bocca e pulisciti la bava Harm. Sto cercando Fred” Quella voce strafottente, voce agognata, odiata, desiderata, anelata e amata, emerse da dietro le spalle di Buffy come un fantasma.
    La ragazza si sentì mancare. La testa aveva preso a girarle come una trottola, le gambe erano diventate molli come gelatina ed il sangue pulsava così forte nelle vene da fargli male. Si girò con gli occhi che le uscivano dalle orbite. Il vampiro biondo le si stava avvicinando di fianco senza guardarla, le mani dentro le tasche dello spolverino, lo sguardo controllato. Buffy appoggiò una mano alla scrivania che aveva davanti per evitare di cadere.
    -Spike qui?… vivo?… come può essere? Lui qui… ed io qui… vicini..- Poi nient’altro, la sua ragione andò persa… restò solo il rimbombo del tamburo del suo cuore pronto ad un infarto.
    “E’ nell’ufficio di Angel, orsacchiotto. C’è anche Wesley. – e spingendo in avanti il corpo per mettere in evidenza l’abbondante seno che scoppiava dal decoltè, propose - Vuoi un po’di sangue a temperatura ambiente, orsacchiotto? Proprio come piace a te?”
    “Bah, Harmony, quando imparerai a stare zitta io diventerò un bambino vero!”. Il vampiro fece mossa di dirigersi verso una porta alla sua sinistra.
    “Spike…” sussurrò piano Buffy. La voce le uscì dalla gola zoppicando.
    “Sì?” chiese lui fermandosi e guardando negli occhi la ragazza bionda. Il viso del vampiro rimase imperturbabile. Nessun segno di emozione. Niente. In fondo non la riconosceva, anche se quel viso non gli era del tutto indifferente.
    “Spike..” sussurrò ancora lei come a convincere se stessa. Buffy sembrava caduta in trance.
    “Ehm, capo - disse Harmony con la cornetta in mano - credo che dovresti affacciarti. Qui fra poco inizierà una tragedia peggio del titanic”. La vampira continuava a guardare i due che si fissavano confusi.
    “Spike..” pronunciò ancora la ragazza. Le lacrime stavano per immeggere le sue chiare iridi in un pozzo di stupore, gioia e dolore.
    “Sì dolcezza, il mio nome è Spike e se non hai niente da dirmi, io avrei delle cose da fare - e rivolgendosi ad Harmony - Dì, ma è amica tua? Credo che non stia molto bene… o forse, beh considerato che sei tu, forse sta bene”.
    In quel momento la porta della presidenza si spalancò.
    “Buffy!” urlò Angel.
    “Spike!” gridò Fred.
    “Harmony” disse Wesley fra i denti, intuendo che la vampira di certo c’entrava qualcosa.
    “Bene, ora che ci siamo presentati, che ne dite di fare tutti assieme un bel festino?” domandò sarcastico e un po’ scocciato Spike.
    “Io ci stò!” disse Harmony alzando la mano con un risolino sciocco e fuori luogo, per poi ritrarla immediatamente allo sguardo assassino del capo.
    Buffy aveva lo sguardo perso, come una bambina impaurita. I suoi occhi attraversarono tutte le facce davanti a lei, senza vederle veramente. Aveva iniziato a piangere e tremare vistosamente. Fred in tutta fretta raggiunse Spike e lo portò via, verso il laboratorio.
    “Piacere di averti conosciuta!” aveva aggiunto lui mentre si allontanava, tirato per un braccio dalla sua donna.
    “Wes va a chiamare Willow. - comandò Angel - Harmony, con te farò i conti dopo. Nel frattempo, preparale un doppio caffè. Anzi no, forse sarebbe meglio una camomilla doppia. Quando si riprenderà dallo choc, sarà molto arrabbiata. E la Buffy arrabbiata non è molto ragionevole!”. Poi, sorreggendola con un braccio dietro la schiena, la accompagnò delicatamente nel suo ufficio.
    “Vieni Buffy - disse calmo il vampiro - credo che io e te dovremo parlare”. La giovane si lasciò trasportare come sotto anestesia. Nella sua mente non c’erano pensieri, ne ricordi, ne domande o idee. Solo un volto, rimastole impresso come un flash: Spike vivo, davanti a lei. “Ehi Xan, ti sta squillando il telefonino”. Dawn stava gustandosi un gran gelato al cioccolato mentre guardava le vetrine del centro commerciale.
    “Pronto?”. Il volto del ragazzo divenne preoccupato mentre rispondeva a monosillabi.
    “E’ tutto ok?” chiese la giovane quando lui riagganciò.
    “No, non è ok. Anzi è un vero disastro. Vieni – disse tirandola per un braccio- dobbiamo correre alla W&H. Ti spiegherò ogni cosa durante il tragitto”.

    Willow guidava distratta e agitata. Quando Wesley le aveva telefonato, lei era cascata dalle nuvole. Per dinci, Buffy ancora dormiva!
    Quasi senza badare alle auto, alle segnalazioni, la ragazza strisciò in mezzo al traffico, cercando parole di scusa, spiegazioni, conscia che una litigata furibonda la stava aspettando.
    - magari potrei fare un incantesimo, giusto per calmare un po’ Buffy - pensò fermandosi al rosso.
    “Accidenti, no! Aveva ragione Tara… ha sempre avuto ragione lei… la magia non va usata per stravolgere la vita delle persone, e neppure il corso degli eventi..”. Una lacrima invisibile le nacque sugli occhi, fino a raggiungere il lato della sua bocca. Quel sapore salino, la rassicurò. Avrebbe rimediato. Niente l’avrebbe divisa dalle persone che amava. Mai più.


    “Come hai potuto…”. Buffy ripeteva questa parole. Era in piedi, davanti alla scrivania dove Angel era appoggiato di schiena con lo sguardo dispiaciuto, e camminava in cerchio, cercando una risposta a quel tradimento così grande. Si era ripresa quasi subito dalla profonda emozione che l’aveva bloccata, ma, al contrario di quello che il vampiro si aspettava, non andò in escandescenza, almeno non subito. Anzi, la sua voce era profondamente triste. Le lacrime si erano interrotte. I muscoli del viso erano tesi, le braccia incrociate, la testa alta.
    “Te ne avrei parlato…” provò a spiegare Angel, ma lo sguardo accusatore della giovane lo penetrò, lasciandolo senza parole. Era colmo di odio, rancore e dolore. Il vampiro maledì se stesso, perchè era colpa sua se quella giovane stava morendo dentro. Ancora, per l’ennesima volta, le aveva spezzato il cuore… proprio quando il passato sembrava perdonato e lontano… proprio dopo quella sera, bellissima… e quel bacio carico di promesse…
    “E quando?- chiese lei avvicinandosi lentamente, le braccia lungo il corpo, le mani strette in un pugno- quando me lo avresti detto? Magari fra un anno? Magari mai? O forse pensavi che per me non era importante?”
    “No, è che lo sapevo che l’avresti presa così..”
    “Oh, no! Tu non sai niente di me! Non mi conosci, non più! Tu non puoi sapere quante notti sono restata sveglia a pensare a lui, a sentirmi in colpa per non averlo salvato…. I rimorsi mi hanno distrutto il cuore… - urlò sopraffatta dal dolore e dalla rabbia - io mi fidavo di te…” aggiunse in un sospiro, dando di nuovo sfogo alle lacrime. Angel tentò di avvicinarsi, ma lei lo spinse via e si accostò alla finestra.
    “Non ti darò la soddisfazione di consolarmi… e neppure quella di distruggermi. Non ti avvicinerai più a me. - disse controllata, guardando fuori, illuminata dal bagliore del mezzogiorno - E non è una richiesta. E’ una minaccia.”. Ora la giovane guardava il vampiro, conscia del fatto che lui doveva ancora amarla.. o forse la riteneva proprietà sua?
    - basta torturarti così Buffy… non cambierà niente - pensò, mentre con le mani si tirò indietro i capelli, sospirando. In quell’istante, la porta si aprì. Xander, Dawn e Willow entrarono preoccupati. Dawn aveva il volto tirato e gli occhi reduci di pianto.
    “Buffy, stai bene?” domandò Willow titubante. Nel frattempo, Dawn si era avvicinata alla sorella, come per far capire dalla parte di chi stesse.
    “Voi lo sapevate e non me l’avete detto! – urlò nuovamente la ragazza bionda - Perché?”
    “E’ complicato Buffy.. tu non eri ancora pronta a questa notizia..” abbozzò Xander.
    “Proprio tu che dovresti capire…. Accidenti Xander! - lo guardò fisso negli occhi - se Anya fosse tornata in vita, saresti felice se i tuoi migliori amici, le persone che di più ami al mondo, te lo avessero tenuto nascosto perché non eri pronto? – chiese fuori di sé, mentre il ragazzo restò ammutolito, sentendo vere e vicine quelle parole - e poi pronta per cosa? Ho superato decine di apocalissi, ho sconfitto il Primo, sono morta due volte e sono tornata dal paradiso in questa terra…- poi, riprendendo fiato, calmandosi e guardandoli tutti in faccia, aggiunse: - ora ditemi per cosa dovevo essere pronta!”
    “Non sei più la Cacciatrice, Buffy.. anzi, sei stata tu a scegliere di voltare le spalle al tuo destino”. La voce di Angel emerse cupa. La giovane lo guardò con sfida.
    “E’ vero, mi sono ritirata… - disse duramente, avvicinandosi al vampiro - ma la forza della prescelta non mi ha ancora abbandonata “. Angel si mise diritto, reggendo lo sguardo della ragazza che ormai era ad un passo da lui. La tensione era alta.
    “Posso… posso vederlo?”. La voce tremante di Dawn smorzò la situazione. Tutti la guardarono interrogati, mentre lei richiese: “posso vedere Spike?”
    “E’ meglio di no, Dawn…” le disse Willow accarezzandole un braccio. La giovane si scanzò.
    “Io devo… devo vederlo… io ero la sua briciola… e lui per me era come un fratello.. un padre”. Dawn iniziò a piangere, scossa da singhiozzi violenti. Buffy la raggiunse e l’abbracciò.
    “Siete soddisfatti ora? – domandò di nuovo piena d’ira - ecco cosa ha prodotto la vostra omertà!”
    “Buffy, io capisco il tuo dolore, ma ci sono cose che non sai ancora e che forse ti aiuteranno…” Xander stava tentando di spiegarle qualcosa, quando Buffy lo interruppe.
    “Tipo che l’ascia si trova qui, che non è l’originale e che ha un messaggio per me?” chiese zittendo l’amico.
    “Beh, sì… più o meno” farfugliò lui.
    “L’ascia non è quella originale?” chiese stupito Angel.
    “Hai sentito la mia telefonata?- chiese Willow all’amica che annuì tristemente, per poi rivolgersi al vampiro – trasgredendo ai tuoi ordini, ho chiamato il sig. Giles per capirci un po’ di più… e mi ha detto che l’ascia riportata dopo la battaglia contro il primo, si trova a Londra, a casa sua e che nessuno l’ha toccata”
    “Questa non ci voleva..” sospirò Angel, mentre Willow si voltò nuovamente verso l’amica.
    “C’e un’altra cosa che non sai, che in fondo è il vero motivo per cui non ti abbiamo detto di Spike.- annaspò, cercando le parole giuste - Lui non si ricorda niente. O meglio, non si ricorda di te e di Dawn. Credo che sia a causa del suo ritorno inaspettato. Probabilmente una decisione presa dall’alto”. In quel momento Buffy si ricordò il viso di Spike impassibile di fronte a lei, un viso che non la riconosceva, che non si ricordava del loro amore, delle ultime parole dette mentre le loro mani intrecciate bruciavano…. Come un’onda anomala, il suo cuore venne sepolto dalla sabbia di un profondo malessere. Stava per piangere nuovamente, quando alzò lo sguardo. Una scintilla di sicurezza le attraversò il volto. Doveva reagire, in fondo l’uomo che amava era vivo, ed anche se senza memoria, avrebbe tentato di riavvicinarsi a lui… ma un'altra frase la interrogò, parole che Harmony aveva detto prima, e dando voce ai propri dubbi, chiese a Willow:
    “Spike e Fred stanno…insomma, loro sono..” balbettò senza completare la domanda.
    “Sì” rispose freddo Angel.
    “Oh, Buffy… mi dispiace così tanto..” aggiunse l’amica.
    “No, non dirlo! Non è vero! Non ve ne importa niente di ciò che provo! Anche quando mi avete strappata dal paradiso, pensando solo al vostro piacere…- urlò lasciando che la sua voce diventasse angosciata - anche allora, nessuna mi ha capita. Solo Spike è restato ad ascoltare… notte dopo notte.. lui apriva la porta della sua cripta per me, e ascoltava.. comprendeva… in silenzio qualche volta… facendomi infuriare per lo più… voleva che reagissi… io ero la Cacciatrice…”
    “Spike è lo stesso strafottente di un tempo, ed anche se ha un’anima, agisce senza buon senso. Quello che ha fatto, lo ha fatto per farsi amare da te, non lo capisci?”. Angel fu colpito da un moto di gelosia. Non sopportava l’idea che la sua Buffy ancora nutrisse qualcosa per il suo eterno rivale.
    “Senti da che pulpito viene la predica! – urlò una Buffy al limite della sopportazione - Tu! Anche tu hai fatto tutto questo perché io ti guardassi nuovamente con amore, non è vero?- la ragazza si stava avvicinando a lui, negli occhi una tempesta - Mi hai tradita, mi hai mentito, ti sei comportato gentilmente solo perché ti amassi ancora!”. Ora lei era di fronte a lui e lo guardava con sfida. Aspettava solo una parola di troppo per ricordare al vampiro chi fosse la cacciatrice.
    “Spike mi ha amato davvero! Non mi ha mai mentito, lui! Almeno non ultimamente… e soprattutto, non si è mai finto diverso da quello che era solo perché lo amassi!”
    “Ha cercato la sua anima per te. E’ la stessa cosa. Doveva cambiare perché tu lo amassi.”
    “Sì… ma lui ha combattuto il demone dentro di sé e l’ha vinto, per stare con me… lui ha scelto il bene, per me.. a te invece l’hanno imposto!”.
    “Perfetto, quindi, visto che è buono, non ti scoccia se va a letto con un’altra!”. Appena detto questo, Angel si ritrovò a volare fino al lato opposto della stanza. Buffy l’aveva colpito al viso, procurandogli un grosso taglio sulla mascella.
    “Ti ringrazio. Ho scaricato la mia frustazione! – e rivolgendosi a Dawn –vieni, torniamo a casa.”
    “Ma Buffy, io volevo vedere Spike…” protestò la ragazza.
    “Avremo tempo per questo. Ora vieni, dobbiamo fare le valigie”
    “Te.. te ne vai?” chiese timidamente Willow.
    “C’è da biasimarla?- constatò Xander – in fondo ha ragione lei. Abbiamo mentito su troppe cose. Non è questo che fanno gli amici.”
    “No, infatti. Gli amici prottegono chi amano” era intervenuto Angel toccandosi la mascella, seduto sulla sedia.
    “Allora, forse, non dovreste più amarci!”. Buffy uscì seguita da Dawn. Passò davanti alla scrivania di Harmony che la guardò un po’ spaventata. E poco prima che le porte dell’ascensore si richiusero, la vampira urlò: “Ciao Buffy! A presto!”

    Wesley entrò mentre Willow e Xander uscivano con lo sguardo basso, in silenzio. L’uomo trovò Angel seduto sulla sedia dietro alla scrivania, una mano sul volto dolorante.
    “A quanto pare avete parlato – disse indicando il taglio sulla mascella- spero che vi siate chiariti”
    “Credo che sarà molto più complicato stavolta –rispose Angel alzandosi e aggiustando dei fogli – ho tradito la sua fiducia. L’ho ferita.”
    “Le hai raccontato tutta la verità su Spike?”
    “Diciamo che ho saggiamente taciuto alcuni.. dettagli”. Angel guardò l’uomo cercando un incoraggiamento. Aveva paura che quel piano fosse del tutto sbagliato.
    “Lo scoprirà Angel, prima o poi. E magari questa volta ti ucciderà – disse Wes concentrato sullo sguardo di lui – sai che potrebbe farlo”
    “Sì, lo so… ma devo correre il rischio. Per salvare il mondo sono obbligato a scelte del genere” disse ripensando al dialogo avuto la sera prima con Buffy.
    “Ah, Wes. Hanno telefonato Lorne e Gunn” aggiunse.
    “Hanno trovato il libro?” chiese con un moto d’ansia l’ex-osservatore.
    “Non solo il libro..”
    “Cos’altro?”
    “Non lo so. Hanno detto che lo sapremo domani. La comunicazioen era disturbata.”
    “Bene. Quindi da domani ci rimetteremo a lavorare sul serio”. Negli occhi di Wes si intravide un lampo d’eccitazione. Poter consultare testi antichi e rari, era per lui una soddisfazione incommensurabile.
    “Come se non ci fosse abbastanza lavoro. Sai, fare la ronda tutte le notti e uccidere vampiri, mentre un demone ti giunge alle spalle, è molto più di un lavoro. E’ un incubo!”. Angel si rimise seduto. Il colpo di Buffy l’aveva stordito. In ogni senso. Wes si avvicinò alla porta, per poi voltarsi. Si era ricordato di una cosa.
    “A proposito di ronda… ieri sera ho salvato la pelle a Spike – disse per poi abbassare la voce - e lui a me… quel pazzo furioso era in giro e si è imbattuto in un demone Xyranty. Per fortuna l’ho bloccato prima che si toccassero.”
    “Ottimi riflessi, Wes! – disse il vampiro. Poi riflettendoci sù, aggiunse – accidenti Wes! Sei sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato!”
    I due risero pensando alla stessa cosa. Poi si salutarono. Era ora che ciascuno di loro facesse un buon pasto.

    La casa in periferia assomigliava molto a quella che c’era a Sunnydale. Il sole la colpiva da tutti i lati. Era colorata ed accogliente. Buffy e Dawn erano nella camera degli ospiti. Le valige pronte. Un silenzio tombale attaccato ai muri, venne interrotto dal suono del portone che si apriva. Willow e Xander erano tornati. Le due sorelle scesero le scale senza guardare i due in faccia.
    “Buffy..” Willow si mosse per bloccarla, ma Xander la fermò.
    “Lasciala andare. E’ meglio così. Tornerà quando si sentirà pronta. Lei è Buffy, la nostra migliore amica. Non ci lascerà mai.”
    “Già. Anche se questa volta credo che passerà molto tempo – sospirò la ragazza- oddio Xander, l’abbiamo ferita noi, capisci? Noi …” ed iniziò a piangere contro il petto di lui. Il taxi partiva con le due a bordo, mentre nell’atrio della casa Willow e Xander rimanevano abbracciati, sommersi e schiacciati da un grande senso di colpa.


    La notte calò sulla città come una coperta di lana. Pesante e calda. Spike restò per un tempo indefinito a fissare il soffitto, mentre Fred gli raccontava la storia della sua vita. Era un modo come un altro per evitare che il vampiro ragionasse troppo sull’incontro fatto quel giorno. Ma la mente di Spike, durante tutto il monologo di lei, era rimasta ancorata al viso della giovane, tanto smarrito quanto bello. Lo conosceva, l’aveva già visto. Di certo apparteneva al passato, quel passato che lui ricordava confuso, che gli riecheggiava dentro, confondendogli quelle poche idee che aveva.
    “… e quando ho rivisto i miei genitori…” continuò Fred entrando nella camera mentre con l’asciugamano sfregava i capelli appena lavati, addosso solo l’accappatoio, portandosi appresso odore di gelsomino. In un altro frangente, il vampiro le sarebbe saltato addosso, ma da quella sera le abitudini dei due amanti cambiarono.
    “Chi era?” chiese Spike puntando i gomiti sul letto, così da poter scorgere la figura di lei maggiormente. Aveva ragionato su tante cose, ed era giunto alla conclusione che tutti conoscevano la giovane apparentemente collassata a livello mentale, tranne lui. E nessuno gli aveva fornito spiegazioni su quella sottospecie di incontro, lasciandogli intendere che forse qualcosa di troppo gli era stato taciuto. Inoltre ora Fred parlava a ruota libera in piena mossa diversiva, e Wesley era stato stranamente fuori tutto il giorno, occupato dentro qualche antica libreria alla ricerca di chissà cosa. Ma ciò che lo aveva colpito e che lo aveva insospettito di più, era che quella ragazza aveva pronunciato il suo nome con stupore e dolore. Uno sguardo che l’aveva trapassato come i chiodi che infliggeva da Big Bad alle sue vittime, e che stranamente gli faceva male all’anima. Molto di più che ripensare al male fatto.
    “Chi era.. chi?” domandò la giovane dinanzi a lui, nascondendo la tensione che stava provando. Fred per tutti quei mesi aveva cancellato il fantasma della Cacciatrice, convinta che mai i due si sarebbero incontrati, e lui protetto dalla foschia dell’incantesimo, avrebbe goduto appieno di quel nuovo amore, senza poter ricordare o peggio, metterlo a paragone, con quello tormentato e sofferto con Buffy. Era stata talmente felice quando lui l’aveva baciata la prima volta, nel laboratorio… ricordava ogni cosa. Lei stava facendo ricerche sul suo ritorno e lo visitava una volta a settimana. Analisi del sangue, flusso vitale, reazione muscolare, tonicità della pelle, fino a sconfinare sul sovrannaturale.. presenza ectoplasmica, salto dimensionale, alterazione spazio-temporale, onde neurologiche di tipo demoniaco… l’incantesimo era già stato fatto, subito dopo il suo ritorno, per ordine di Angel… Fred non ne sapeva bene il motivo e non se lo era mai chiesto, perché in fondo il vampiro biondo le piaceva, era strafottente e dolce allo stesso tempo, un composto chimico di croce e delizia… una mattina, durante le sue ricerche, lui, steso sul lettino, le aveva sfiorato un braccio, ringraziandola per essergli stata vicino. Lei goffamente aveva iniziato uno dei suoi lunghi discorsi complicati, notevolmente agitata dallo sguardo magnetico di lui. Un bacio, a fior di labbra, l’aveva interrotta. Dimentica di tutto, dopo un primo momento d’imbarazzo, si era gettata di nuovo sulle labbra fresche di lui, lasciandosi travolgere nell’abbraccio delle loro lingue. Non si ricordò di essere mai stata baciata così, con passione, trasporto, desiderio. La sera successiva si erano ritovati a fare l’amore nella casa di lei, in maniera quasi selvaggia. Una settimana dopo, sotto lo stupore generale della gang e la gioia di Angel che finalmente si liberava dei jeans sporchi di Spike per casa, vivevano insieme. Più volte la ragazza, guardandosi allo specchio, si era criticata per quella fretta, quell’impeto…ma la sua natura razionale da brava scienziata l’aveva abbandonata già da tempo… dopo aver conosciuto vampiri, realtà parallele, demoni e forze oscure. Ora si sentiva impregnata da questa nuova forma di amare, totale, bruciante, alle volte dolorosa… sì, dolorosa… perché sentiva, l’aveva sempre sentito che Spike non le apparteneva del tutto, che una parte di lui era lontana e irraggiungibile, anche se lui l’aveva sempre desiderata e trattata con affetto…. e che in fondo la loro storia era nata sotto l’influsso di un potere magico che aveva cancellato o forse solo scolorito, il ricordo della Cacciatrice nella mente e nel cuore del vampiro. Ma lei si accontentava di averlo vicino…. Di tenerlo accanto, di vivere ogni attimo quell’illusione, senza pensare al futuro… un futuro che a quanto pareva, era giunto e che stava per essere affrontato.
    “La ragazza di oggi. Quella con lo sguardo perso nel vuoto… assomigliava a Drusilla quando aveva le visioni..”
    “E’ un’amica di Angel” rispose laconica.
    - un punto per te, Fred. Risposta giusta. Ora vediamo fino a che punto mi mentirai - pensò il vampiro.
    “Giusto! Perché non ci ho pensato prima? Una in quel modo può essere solo amica del nostro pipistrello… anche se, escludendo il *pipi*, poco rimane…- riflettè sarcastico – a meno che la giovane non abbia fatto voto di castità. E da qui si capirebbe il perché di quell’aria sconvolta e triste.”
    “Bella battuta, Spikey!- rise Fred, avvicinandosi in maniera seducente al vampiro ancora steso, lentamente scoprendo le gambe mentre saliva accanto a lui – ora che ne diresti di stare zitto e baciarmi?”. La ragazza avvicinò le sua labbra troppo sfacciatamente, in un gesto a lei non consono, avvallando ancora di più la tesi della menzogna che lui aveva raggiunto.
    Gentilmente, ma deciso, la allontanò da sopra il suo corpo, alzandosi in piedi e guardandola, seduta, mezza nuda e con lo sguardo stupito. Era la prima volta che lui si negava a lei. Fred sentì che l’illusione si stava dissolvendo, e capì, dal dolore che provava in quel momento, quanto per lei fosse stata reale e coinvolgente. Spike fu invaso da un sentimento di compassione per quella fragile creatura che, avvolta dal candido accappatoio, appariva ancora di più, pura e bella. I suoi occhioni neri lo imploravano, umidi. Ma il desiderio di sapere come mai la donna con la quale condivideva il letto gli stesse mentendo, era più forte della voglia di stringerla e rassicurarla. Ed il demone rinchiuso dentro di lui, emerse anche contro la sua volontà.
    “Non ci provare, Fred. Non con me!” aveva detto, stupito anche lui del tono cupo e minaccioso che gli era uscito dalla gola.
    “Cosa….? Non ci sto provando, Spike!” la voce di lei tremava tradendo una punta di paura.
    “Quella ragazza!- il suo tono era ancora feroce - Prima che venisse la cavalleria, lei mi ha guardato come se vedesse un fantasma, come se non mi avesse rivisto da secoli. E non era lo sguardo di un parente di qualche vittima che io ho ridotto a brandelli… era uno sguardo pieno di sentimenti – disse bloccandosi ora, chinando il capo ed abbassando la voce -… buoni sentimenti. Sentimenti per me.” Tornò a guardarla con forza.
    “Quindi non mentire e per una volta abbi il coraggio di guardarmi in faccia e di dirmi la verità!”
    Fred si alzò, cercando di tenere chiuso l’accappatoio con le mani, in un gesto di protezione.
    “Spike, ti … ti prego…- singhiozzò - ti.. prego…calmati…. Mi.. mi fai paura”
    “Perché mi conosce?- urlò lui - Ha a che fare con l’ascia, vero? DIMMELO!”. Il vampiro aveva girato attorno al letto ed aveva raggiunto la ragazza, scuotendola per le braccia come fosse stato un tenero e fragile albero fiorito.
    “Lasciami! – ora urlava anche lei cercando di liberarsi- non lo so! Non lo so! NON LO SO!”
    Spike si irrigidì, come svegliatosi da un sonno. Lasciò la ragazza che piangeva davanti a lui, il viso rosso e sofferente. Tentò di accarezzarla, ma lei gli diede un sonoro schiaffo.
    “Mi..mi dispiace passerotto… non so cosa mi è preso..” annaspò lui, cercando di scusarsi, lo sguardo perso.
    “Sei un bastardo!” aveva detto lei, guardandolo con occhi pieni di risentimento. Spike sospirò, capendo di non poter dire altro ed uscì a grandi passi, immergendosi nella notte che l’avrebbe confortato, lasciando la giovane accanto al letto che più volte li aveva visti amanti e accaldati. Appena raggiunto il marciapiedi, si accese una sigaretta ed inspirò profondamente. L’aria della notte era diversa da quella del giorno: era più densa, più profumata, colma degli odori persi durante la giornata trascorsa. Era un condensato di emozioni, presagi, desideri, bramosie. Sentiva le spezie dei cibi cotti al fuoco, la fragranza della pelle di donne innamorate, l’aroma delle parole sussurrate, la scia del sangue palpitante nelle persone che lo sfioravano camminandogli accanto, l’ondata della paura, consumata dietro ad un vicolo, poco distante da lui. Con un balzo, vi si precipitò, felice di scaricare la propria frustrazione e la propria rabbia contro qualche essere puzzolente e cattivo, desideroso di morire sotto i suoi colpi, quella notte ancora più micidiali e potenti. domenica
    Dawn aprì gli occhi faticando a ricordarsi il posto dove si trovava. Poi le tornarono alla mente gli avvenimenti recenti: la sorprendente notizia di Spike vivo, il tradimento dei suoi amici, l’aver trovato una stanza in quel motel squallido e poco pulito, il pianto continuo e sommesso di Buffy udito finchè era rimasta sveglia, a notte inoltrata. Si voltò cercandone il letto. Ancora lei riposava, gli occhi gonfi e le guance rosse per la sofferenza svuotata fino a poche ore prima. Un violento mal di testa obbligò la giovane ancora intontita ad alzarsi e rinfrescarsi la faccia, poi, vestendosi in fretta e lasciando un biglietto sul guanciale, uscì alla ricerca di cibo e di un’aspirina. Dopo alcuni minuti, Buffy in un violento grido, si era svegliata, sudata, impaurita e sconvolta.
    “un abominio si è abbattuto. La desolazione avanza a grandi passi...lo spirito della prima cacciatrice è morto… è stato ucciso. Solo cenere è rimasta… un dio potente sta giungendo da sud…la chiave, una nuova chiave...più potente e brillante dell’altra sorgerà…e verrà catturata e il suo sangue..l’urlo del dolore risuonerà in ogni angolo del cosmo…ed allora ogni essere vivente gemerà per torture terribili…niente di ciò che è resterà in vita…ma il tuo dono.. la morte e la vita…dovrai scegliere..e la potenza giungerà come un serpe velenoso…non potrai mai sfuggire al tuo destino…mai. Il dolore ti colpirà di nuovo e morirai dentro…la chiave… non deve sorgere..la chiave…va protetta…la chiave….”
    Li aveva riconosciuti… erano i tre stregoni antichi.. quelli che avevano creato la cacciatrice… quelli che volevano obbligarla ad accogliere in se il demone, per diventare invincibile e sconfiggere il Primo…. Questa volta però, il capo, colui che aveva pronunciato quelle parole, era visibilmente in ansia, preoccupato…. Si guardò attorno, cercando la sorella, non vedendo il biglietto sul cuscino, catturata da una strana sensazione.
    Buffy sentì il suo stomaco stringersi, come pressato da una morsa di ghiaccio. E riconobbe la paura, la stessa che aveva provato affacciandosi nella caverna colma di ubervamps....
     
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    Angel era già in ufficio, nonostante fosse domenica e Wesley avesse brontolato chiedendo una tregua almeno fino alla sera, quando finalmente Gunn e Lorne sarebbero tornati con la loro “sorpresa”. Era seduto dietro alla scrivania, controllando il lavoro rimasto indietro e decidendo quali fossero state le cause più urgenti da affibbiare a Gunn l’indomani.
    “Mister Truckins, magnate delle industrie farmaceutiche della costa, accusato di utilizzo di sostanze dalla provenienza sconosciuta per fabbricare antidolorifici...-lesse ad alta voce- Accidenti, questo sarà un altro boss ricco di soldi, agganci e servi demoniaci dai canini un po’ troppo lunghi.- e guardando il reperto A, nonché il corpo del reato, cioè una bustina trasparente che conteneva due pillole verdi, decise:- le farò analizzare da Fred, poi deciderò”.
    In quel medesimo istante, quasi apparsa con il teletrasporto, apparve la giovane dall’aspetto stanco e preoccupato.
    “Non dirmi che anche tu hai dei poteri ora, vero?” chiese il vampiro, rimasto stordito nel vederla subito dopo aver detto il suo nome.
    “C’è un problema. Un grosso problema. Un problema grosso come una casa, anzi come un grattacielo - sparò la giovane camminandogli davanti e muovendo le mani in fretta - o meglio, non è un problema - respirò a fondo, cercando il termine giusto – è un disastro! Ecco cos’è!”
    “Fred – la chiamò Angel alzandosi e cercando di farla sedere – calmati e spiegati meglio, altrimenti non potrò aiutarti.”
    “Spike. – disse lei, adagiandosi sulla sedia, ancora agitata – è uscito di casa ieri sera e non è rientrato… per tutta la notte, capisci? – una lacrima le scivolò lungo la guancia, prontamente asciugata dal vampiro –grazie..”
    “Spike è un vampiro… anche se a dirlo fa perdere punti all’intera razza dei vampiri –disse appoggiandosi di schiena alla scrivania in un gesto ormai abitudinale –è normale che vaghi di notte… magari ha fatto la ronda, si è spinto oltre ed ora si è dovuto mettere al riparo dai raggi del sole”. Angel cercò di fornire questa spiegazione per confortare la ragazza, anche se mentre parlava si accorse anche lui di quanto fosse improbabile quell’ipotesi.
    “E’ successo dell’altro?”indagò lui, poco convinto che fosse tutto lì.
    Fred, imbarazzata, parlò, raccontandogli della litigata, della ferocia di lui, delle domande che lo ossessionavano su Buffy. Angel si allarmò. Che fosse andato alla ricerca di lei? Che l’avesse trovata e, parlando, avesse scoperto che fra loro c’era qualcosa, prima? E se a quel ricordo lui avesse sciolto l’incantesimo? Se avesse ricordato dell’amore nutrito per Buffy? Che cosa si sarebbero dovuti aspettare ad una evenienza del genere? Che cosa sarebbe accaduto se Spike e Buffy fossero tornati insieme? A parte il suo cuore che sarebbe scoppiato in frantumi, il mondo avrebbe rischiato un’ulteriore apocalisse, forse più terribile dell’ultima? Perché lo sciamano era apparso due volte dal ritorno del vampiro biondo, ed aveva detto quelle cose a Willow? Cosa significava che la Cacciatrice, la prescelta, non avrebbe mai dovuto conoscere il vampiro dall’anima conquistata? Per fortuna, Angel sapeva che quella sera avrebbe avuto risposta ad almeno alcune domande, grazie al ritorno a mani piene di Gunn e Lorne.
    “Non ti preoccupare. Manderò Wesley a cercarlo – tranquillizzò la giovane o forse più se stesso – tu ora vai a casa. Riposati”
    “Non ce la farei a stare a casa da sola. – rispose lei, allungando un braccio ed indicando la bustina trasparente sopra il tavolo di mogano – se non mi sbaglio, prima che entrassi sconvolta e piangente, stavi decidendo di darmi un lavoro”. I due sorrisero, iniziando così un’altra giornata alla W&H.


    Willow era in cucina, cercando di affogare la sua tristezza in un barattolo di gelato, lo sguardo perso fuori della finestra, oltre la siepe. Il sole brillava, senza rallegrare però il suo spirito che piangeva, e che voleva a tutti i costi punirsi per il male fatto a Buffy, che era più di una sorella, più di un’amica. Xander entrò nella stanza trascinando le sue pantofole di Titti, sbadigliando in maniera rumorosa.
    “Ehi Will… poi non chiedermi di correre con te per tutta Los Angeles, per smaltire quegli ettolitri di calorie che ti stai trangugiando! Sembri una naufraga che è vissuta per cinque anni in un’ isola deserta e che è molto affamata di gelato!”
    “Beh, se io fossi una naufraga - bofonchiò lei, con la bocca piena e un altro cucchiaio in arrivo - e fossi affamata, non mangerei del gelato, ma un piatto di spaghetti caldi, con salsiccia e piselli!”
    “Vedo che sei scrupolosa, eh? – scherzò lui, cercando la scatola di cereali dentro il mobile - manterresti sempre e comunque la stessa dose di calorie!”
    “Smettila, come dietologo non faresti fortuna..”
    “E tu non racimoleresti un soldo come cuoca. Le salsicce stanno bene con la panna…-sentenziò versando il latte nella sua ciotola personale - comunque, cambiati!”
    “No Xan… non ne ho voglia. Mi sento triste”
    “Per questo voglio farti uscire. Ti porterò al negozio di arti magiche, quello sulla quinta strada. E ti comprerò gli occhi di ratto, quelli che ti servivano l’altro giorno”. Xander fece una smorfia di disgusto. E poco prima di mangiarsi la sua scodella profumata di cioccolata, guardò la ragazza davanti a lui.
    “Ah, voi streghe… mai una volta che vi servissero cose normali, tipo petali di rosa o un po’ di sale, andrebbe bene anche il tonno…”
    “Xander, hai detto bene. Siamo streghe e non cuoche…- e riflettendo sulle ultime parole, chiese - e poi, perché facciamo altro che parlare di cibo e di come cucinarlo?”
    “Io credo – disse in tono solenne ritenendosi un grande esperto nel campo- io credo che il cibo sia come il sesso…”
    “No, Xander… ti prego – gemette lei - sono abbastanza giù di morale per sentire le tue teorie”
    “No, no, ascolta… sono serio. Il cibo è come il sesso, e visto che io e te da molto tempo non facciamo quella intensa e affascinante attività notturna, o anche diurna dipende dai gusti, parliamo di cibo!”
    “Questa è la teoria più scalcinata che io abbia mai sentito – constatò lei, quando notò il barattolo del gelato ormai vuoto, e con aria sconfitta sussurrò: - ma credo che sia giusta.”
    Xander sorrise soddisfatto, ma vedendo ancora il viso di Willow triste, forse adesso ancora di più, tentò di allievarle il dolore del momento.
    “Tornerà Will. Buffy tornerà da noi, e noi ci faremo perdonare. Vedrai, saremo di nuovo uniti, come sempre. - disse con voce calma avvicinandosi a lei e abbracciandola – ora andiamo, c’è un povero ratto morto senza occhi che ci sta aspettando!”
    “Sei disgustoso Xan!” lo rimproverò, sorridendo.
    “Lo so, ma almeno sono riuscito a farti sorridere.” Willow, in quel momento, capì che niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli, e sarebbe stato così anche con Buffy. Avrebbe aspettato solamente il momento giusto.


    Buffy uscì dall’ascensore come una saetta, dirigendosi senza indugio verso la porta di Angel. Il vampiro sussultò vedendosela arrivare trafelata e allarmata.
    “Non trovo più Dawn! Devi aiutarmi a cercarla!- disse quasi urlando, in preda al panico – TI PREGO, DEVO TROVARLA!”. Il vampiro capì subito che c’era dell’altro, ma evitò di chiederglielo, sapendo che lei non gli avrebbe più rivelato niente. Anche se, già il fatto che avesse chiesto il suo aiuto, lo faceva sperare in un futuro rappacificamento.
    “Quando l’hai vista l’ultima volta?”
    “Ieri sera… noi abbiamo preso una camera in un motel e lei dormiva serena, poi quel sogno….- si bloccò, mettendo un muro a difesa - .. stamattina quando mi sono svegliata non c’era più..”
    “Potrebbe essere uscita a fare colazione, magari…- disse Angel cercando ipotesi il più normali e tranquille. - o si è messa a fare due passi”
    “O forse qulacuno l’ha rapita e adesso lei ha bisogno di me..” la giovane aveva le lacrime agli occhi e i muscoli tesi. Stava per esplodere in una crisi isterica, ma si trattenne. In quel momento qualcuno entrò.
    “Ehi, boy scout, la ragazzina si è persa”. Spike, ovviamente senza bussare, aveva varcato la soglia, seguito da una soddisfatta e raggiante Dawn.
    “Oddio, Dawn!” gridò Buffy raggiungendola e abbracciandola così forte da toglierle il fiato. Passata la paura e la gioia di averla ritrovata sana e salva, il posto di sorella venne occupato da quello di mamma.
    “Accidenti Dawn! Ma dove sei stata?- chiese arrabbiata - mi sono preoccupata a morte”
    “Forse perché sei talmente abituata a vedere catastrofi, mostri e morti imminenti, da dimenticarti di cercare un qualche foglietto sopra un qualche cuscino” disse Dawn, il viso raggiante. Era così perché aveva rivisto Spike, dopo un anno. Il suo Spike, colui che l’aveva salvata miliardi di volte e verso il quale lei nutriva un affetto profondo.
    “Sei più svampita oggi di ieri, non c’è che dire… pensavo fosse un’infermità temporanea, ma mi dovrò ricredere!”. Quella voce, calda e ironica, la sommerse di timore ed emozione. Era talmente presa dalla sorella, da non aver notato il vampiro biondo che l’aveva condotta lì. Ancora una volta, senza nemmeno saperlo, aveva riportato Dawn da lei, l’aveva protetta.
    Allungò lo sguardo oltre le spalle di Dawn, incrociando lo sguardo blu sognato di notte, cercato nelle persone di giorno. Incerta per un secondo se ce l’avesse fatta o meno a sostenerlo, si fece forza, notando che il suo corpo rispondeva a quella sferzata di energia. Le gambe le tremarono lievi, il cuore invece si scatenò, alterando il lieve e controllato ritmo di prima, raggiungendo i battiti al limite del dovuto.
    “Spike..” riuscì a dire, maledicendo la sua lingua che la rendeva agli occhi di lui, un’oca al pari di Harmony.
    “Ci siamo già presentati, se non mi sbaglio… Cacciatrice!”. Quest’ultima parola, pronunciata scandendone ogni sillaba, colpì in faccia sia la giovane che il vampiro bruno. Entrambi si guardarono velocemente, un dubbio li invase: che Spike ricordasse?
    “Gliel’ho detto io…” borbottò Dawn, alleggerendo entrambi di un peso non ancora facile da gestire.
    “Bene.. *ora* – sottolineò lei - ci siamo presentati”. Buffy sentì che il suo spirito era tornato simile a quel nome che Spike aveva detto. Non sapeva perché, o come, ma una forte convinzione stava prendendosi spazio in lei. I due ancora si guardavano, gli occhi incatenati. Spike si sorprese a constatare quanto bella e fiera fosse quella ragazza dai capelli d’oro, lei notò senza sorprendersi più di tanto che il suo cuore era ancora legato a lui, in un sentimento di certo più forte e stabile di prima. Angel tossì rumorosamente, rompendo la tensione creatasi da quello sguardo colmo, traboccante di parole.
    “Prima hai accennato ad un sogno..- abbozzò il vampiro bruno, cercando un segnale di arresa – ti va di parlarne?”. La ragazza avanzò verso di lui, rilassata. Si fermò a pochi centimetri dal vampiro, che difronte al suo corpo minuto e fragile, sembrava un gigante nero.
    “Ho sbagliato – disse controllata – ho cercato da te qualcosa che non volevo. Che non voglio più!”
    “A cosa ti stai riferendo?”
    “Il tuo aiuto… non lo voglio, non mi serve. – lo guardava seria – e i sogni che faccio sono affar mio!”
    “Ehi, la ragazza ha della stoffa! – esclamò Spike compiaciuto – mi rimangio la cosa dell’infermità mentale” aggiunse annuendo verso Buffy, che dentro di se sorrise, ritrovando la scintilla che quel controbattere acceso, le creava.
    “Buffy, ragiona. Le cose potrebbero essere unite – spiegò Angel, cercando di farla riflettere – il sogno che ti ha sconvolta, l’ascia, le rune impresse su di essa… potrebbero far parte della stessa cosa.”
    “Una predizione! - esclamò lei, come illuminata da un’idea – vogliono preparmi….predirmi ciò che accadrà… anche se la maggior parte delle volte sono messaggi talmente contorti che risulta quasi impossibile capirci qualcosa”
    “Buffy, cosa intendi fare?” domandò Dawn, nella voce un picco di preoccupazione.
    “Credo che il nostro soggiorno a Los Angeles durerà più del dovuto, Dawnie” sentenziò lei, voltandosi leggermente per non incrociare di nuovo lo sguardo magnetico di Spike. Dawn esultò, sommessamente.
    “Bene, la Cacciatrice rientrerà in funzione..” disse il vampiro biondo, fra l’eccitato e l’infastidito. In fondo la ronda era una cosa sua, anche se gli toccava dividerla con Gunn ed Angel, e sapere quella ragazza potente al suo pari, se non di più, combattere insieme a lui, lo agitava. Aveva paura di dover ammettere, poi, di essere più debole di una femminuccia.
    - maledetto orgoglio maschile! E maledette cacciatrici!- aveva brontolato dentro se stesso.
    “Diciamo che per il momento, Buffy – sottolineò la ragazza – cercherà informazioni più dettagliate”
    “E poi?” domandò Angel, aspettando una risposta. Aspettando l’unica risposta.
    “E poi… beh, si vedrà – rispose semplicemente, facendo spallucce – ora, voglio che tu mi dica esattamente cosa dovrebbero dirmi questa crune..”
    “Ehm, si dice rune, Buffy… rune”. Angel sorrise. Sapeva che le cose, ora che lei era lì, sarebbero migliorate. Buffy era il suo piano, la sua arma più potente, la sua carta vincente. Se fosse tornata a tutti gli effetti la Cacciatrice, niente e nessuno li avrebbe fermati. Avrebbero sconfitto qualsiasi pericolo stesse avanzando verso di loro.
    “Che ne dite di brindare? Sembra il momento giusto per farsi un goccio!”. Tutti si voltarono verso Spike, fulminandolo. Sembrava che il tempo non fosse trascorso… e Buffy si sentì, dopo tanto, di nuovo viva. E forte....Tbc
     
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    Willow ricevette la telefonata mentre cercava sugli scaffali un libro di medicina esoterica. Angel la implorava di raggiungerlo il prima possibile in ufficio. Qualcuno voleva saperne di più sui simboli dell’ascia. La ragazza, agitata e felice, capendo che quel qualcuno era Buffy, prese Xander per un braccio, ordinandogli di portarla alla W&H in meno di quindici minuti. Il giovane, che annoiato stava addentando una barretta al cioccolato, l’aveva seguito colto dalla curiosità, deciso a farsi spiegare tutto durante il tragitto.

    Wesley entrò con l’ascia in mano, trovando Angel, Buffy e Dawn seduti attorno al tavolo, e Spike in piedi, di fianco alla finestra, un po’ in disparte, come sempre. Per un attimo gli sembrò di essere tornato al liceo di Sunnydale. Si avvicinò al capo, porgendogli l’arma, ma lui gli fece cenno di consegnarla a Buffy. La ragazza si alzò e impugnò l’ascia, maneggiandola come se l’avesse sempre usata, durante quell’ultimo anno. Risentì la forza, la potenza, corrergli lungo il corpo, invaderla, scoppiarle dentro, diramandosi dal suo cuore fino alle viscere della terra. In lei palpitò di nuovo il desiderio della caccia, la bramosia della lotta, l’appagamento della vittoria. Chiuse gli occhi per godersi appieno quel momento, quando un urlo di dolore la scosse dai suoi pensieri. Spike era piegato in due, le mani a stringere la testa, il volto contratto. La crisi durò pochi minuti e questa volta non perse i sensi. Buffy, senza accorgersene, gli si era avvicinata, sorreggendolo e aiutandolo a sedersi. Gli teneva la mano, controllando che si stesse riprendendo. Fred entrò in quel mentre, preoccupata dall’urlo che aveva udito fin dal laboratorio, e li aveva visti vicini, troppo vicini. Rapidamente, superando la sua timidezza, si era avvicinata con prepotenza, facendo indietreggiare Buffy che aveva letto nel suo sguardo scuro, profondo e deciso, l’intenzione di Fred a non cedere neppure un millimetro del proprio territorio.
    “Ehi Spikey… sono qui. E’ tutto a posto”. Al suono di quella voce dolce, il vampiro si era voltato, abbozzando un sorriso.
    “Passerotto… mi dispiace tanto per ieri sera..” biascicò lui, ancora frastornato.
    “Non fa niente… ora pensa a riprenderti” e gli aveva posato un leggero bacio sulle labbra. Buffy sentì un conato di vomito salirle su per la gola. Con una corsa, uscì dalla stanza, scappando per il corridoio, riversandosi sul pavimento lucido e gelido. Un pianto torrenziale l’aveva travolta come un’onda anomala, facendole svuotare tutto il dolore provato nel vederli insieme.. nel sentirlo chiamare passerrotto un’altra che non fosse lei…nel constatare che, con o senza memoria, il tempo era passato davvero… che non avrebbe riavuto indietro niente…il suo cuore era rimasto lì, dentro la caverna, distrutto insieme a quelle parole confessate all’uomo che avrebbe voluto per sempre, prima di morire... e che la speranza, il lottare, il futuro, le scelte, i propositi fatti, i desideri espressi, la rabbia stretta fra le sue braccia, il coraggio… era tutto un’illusione.. una leggera anfora di vetro, che al primo tocco sarebbe andata in frantumi… e lei si sarebbe tagliata l’anima e lo spirito con essi, gemendo all’infinito…
    “Perché? Perché? PERCHE’?” singhiozzava convulsamente, non accorgendosi della presenza di Dawn alle sue spalle, che sanguinava dentro, e si torturava, ugualmente…
    “E’ tutto finito… tutto un dannato miraggio… una bugia mastodontica… un inganno demoniaco… perché devo provare tutto questo? Cosa ho fatto per meritarmi ancora questo? – e alzando il viso verso il cielo, in tono d’accusa – ho dato la mia vita per salvare il mondo, ho combattuto.. ho fatto tutto… oddio… ho fatto tutto… e nemmeno un po’ d’amore… nemmeno qualche briciola mi è concessa…”
    “La cosa più dura che ci sia al mondo è viverci. Sìì coraggiosa. Vivi. Per me…. Queste sono parole tue, Buffy. – la voce di Dawn, sicura anche se profondamente scossa, la fece voltare di scatto – ora in piedi, Cacciatrice. Lotta. Vivi. Per me e per te. Per entrambe. E vedrai, lui tornerà da te. Tornerà da noi.”
    “Non sono più la Cacciatrice Dawnie.. – pianse lei, guardandola – non ho più il suo spirito”
    “Lo sei, Buffy – gli occhi chiari scintillanti di lacrime e certezza – lo sarai nuovamente” Lungo il corridoio, avvolte dalla penombra, le due sorelle si abbracciarono, sentendosi vicine e trasmettendo ciascuna nel corpo dell’altra una forza ritrovata, alimentata dal dolore condiviso. Lentamente si alzarono, sorreggendosi con le braccia incrociate dietro le loro schiene, sorridendo, a testa alta verso la scoperta della loro prossima battaglia.


    Willow e Xander arrivarono trafelati, trovando tutti, tranne Fred e Spike che dopo l’ultimo malessere del vampiro, erano in laboratorio a fare nuove analisi.
    “Eccoci… c’era parecchio traffico” si era scusata la strega, le mani strette nella tensione di trovare davanti l’amica.
    “Ciao Buffy….” disse quasi sottovoce. Le ragazze si guardarono a lungo: nello sguardo della rossa c’era dispiacere, mortificazione e affetto; nello sguardo della bionda c’era delusione, sofferenza e lo stesso affetto. Ma nessuna provò ad andare incontro all’altra, anche se lo desideravano in eugual modo.
    “Buffy vuole avere più informazioni riguardo ai simboli sull’ascia” disse Angel, interrompendo l’attenta analisi che le due non accennavano a concludere.
    “Beh, sarà meglio sedersi... – propose Willow – Xan, tu potresti portare Dawn a mangiare un boccone”
    “Lei resta qui – disse Buffy decisa – voglio che sappia tutto. Niente più segreti”. Xander annuì, d’accordo. Dawn si avvicinò alla sorella maggiormente, Wesley si mise gli occhiali, concentrato e Angel appoggiò l’ascia al centro del tavolo di mogano. Tutti gli occhi erano puntati su Willow, che, piena di imbarazzo e impacciata, iniziò la traduzione delle antiche rune celtiche.


    “Ti senti meglio?”. Il viso della ragazza era a pochi centrimetri dal suo. Spike la guardò, non riuscendo ancora a delimitarne perfettamente il contorno, ma il suo istinto lo guidò senza indugio verso le sue labbra, trovandole immediatamente, calde e accoglienti.
    “Scusa, sono stato un mostro…” disse quando si staccò.
    “Oh, no..- sospirò Fred, gli occhi ancora socchiusi – non direi che fosse così male, tutt’altro.. io direi che va ben oltre la media - arrossì guardandolo - e considerando che i nostri baci sono sempre caldi e quasi famelici, questo è stato super stra mega favoloso!”
    “Grazie per il tuo monologo dolcezza.. – disse lui accarezzandole una guancia, ora serio – ma io mi riferivo a ieri sera”
    “Oh, ieri sera… beh, diciamo che non sei stato un gentiluomo, mi hai sbatacchiata come un pesco, ma non fa niente, davvero. E’ tutto a posto”
    “Meglio così – aggiunse lui facendo una smorfia – le pesche non mi piacciono proprio. Mi irritano tutta la bocca!”
    Fred si raddrizzò e si diresse verso il bancone, lasciando Spike ancora steso sul lettino. E con estrema naturalezza, cambiò argomento.
    “Hai scoperto chi è?” domandò senza guardarlo in viso, non volendo trovare negli occhi di Spike un bagliore diverso nel pronunciare quel nome.
    - chissà perché sta continuando con questa commedia.. non è nemmeno tanto brava a recitare… ma non fa niente, starò al suo gioco.. più avanti indagherò – pensò il vampiro.
    “Sì, ho incontrato la sua sorellina fuori di una pasticceria… si era persa – raccontò mentre si metteva seduto, la testa che ancora gli girava – io mi sono offerto di aiutarla e mentre parlavamo… o meglio, mentre lei mi tempestava di domande, mi ha detto che Buffy era la Cacciatrice”. A quel nome la ragazza sussultò lievemente, cercando di non farsi accorgere. Sfoggiando il suo sorriso più sicuro, si voltò a guardarlo. E lui ora era in piedi, proprio davanti a lei.
    “Va tutto bene, passerotto?” aveva chiesto scrutando a fondo nei suoi occhi scuri. La sentiva tesa, preoccupata.
    - è difficile continuare la parte senza copione, eh?- pensò lui.
    “Mi ami, Spike?” chiese lei, tappandosi immediatamente la bocca con una mano. Non avrebbe mai dovuto chiederglielo… non così. Ma sapere Buffy a due passi dal suo uomo, l’aveva fatta uscire di se.
    “Oddio Fred… io.. io non so..- farfugliò il vampiro, evidentemente in difficoltà – ma che domande mi fai?”. Mai prima di allora, Fred l’aveva messo alle strette così. Lui le voleva bene, molto, e le era grato per tutto quello che aveva fatto e che faceva per lui, ma da qui a dire di amarla…non lo sapeva e non l’avrebbe mai illusa con vane promesse.
    “Hai ragione, scusa… - intervenne lei – non volevo.. non so cosa mi sia preso”
    “Io ti voglio bene, lo sai passerotto” l’aveva rassicurata baciandola sulle labbra.
    Lei aveva annuito, restandogli addosso, col le braccia di lui attorno alla sua vita.
    “Ora cucciolo, torno al mio lavoro”. Spike si scostò con dolcezza mentre Fred lo guardava attonita.
    “Ma Spike, hai avuto una crisi da poco – non voleva, non voleva che la rivedesse – ed è chiaro che questi tuoi malesseri sono legati all’ascia. Non puoi tornare di là. Starai male. Di nuovo.”
    “Se è vero, se la colpa è dell’ascia, allora le persone che stanno parlando nell’ufficio del musone, ora, potrebbero trovare una spiegazione a tutto questo – disse deciso, ormai vicino alla porta – ed io voglio esserci. Non voglio che altro mi venga tenuto nascosto”. Detto questo, uscì, lo spolverino che si muoveva al ritmo dei suoi passi.


    “Una nuova battaglia??” chiese la giovane, gli occhi chiari fuori dalle orbite.
    “Una nuova battaglia” ripetè Buffy, una strana calma nella sua voce, mentre guardava una Dawn fra lo sconvolto e l’eccitato.
    “Beh, questa è solamente la mia interpretazione..- annaspò Willow, la voce rotta per la paura che la sua amica scoppiasse in una crisi improvvisa – ma potrebbe voler dire altro…che so, magari non è riferita a te…- continuò nel tentativo di non farla allarmare – magari è per Faith!”. Xander la fulminò.
    “No, ok, ok.. scherzavo… ma Buffy tu non devi..”
    “Va tutto bene, Will – la bloccò lei – non andrò in coma un’altra volta”.
    “Cosa intendi fare?” chiese Dawn, fissandola.
    “Buffy, sia inteso che tutti, e ripeto tutti – sottolineò Xander guardando Angel – non ti metteremo fretta ne ti faremo pressione”
    “Siamo con te – aggiunse Willow, con dolcezza – qualsiasi cosa tu scelga”.
    “Anche se lo sai che dovrai fare una scelta – intervenne Wesley che fino ad allora non aveva parlato – e sarà difficile, sofferta, radicale – elencò serio – ma sarà una tua scelta.”
    “E da essa dipenderà la sorte del mondo” aggiunse Angel.
    “Tanto per cambiare!” esordì Spike entrando nella stanza, l’aria lievemente abbattuta, lo stesso tono strafottente nella voce.
    “Di nuovo in piedi, eh?” constatò dispiaciuto il vampiro bruno.
    “Farò finta di non aver capito – disse Spike, guardandolo di traverso – comunque, se si tratta di colpire, azzuffarsi, lucidarsi l’anima sanguinolenta e magari evitare un’altra apocalisse – alzò una mano – io ci stò!... ah, sia inteso che non indosserò ne ciondoli, ne collanine, ne braccialetti o anelli!!”
    Buffy tremò, ripensando all’amuleto, alla notte in cui glielo aveva dato…
    - sarai sempre un campione Spike…lo sei sempre stato…- pensò, ricordando la piacevole sensazione del corpo freddo di lui accanto al suo, stesi sulla brandina..
    “Che ne diresti di una coroncina da principessa?” rise Angel all’idea.
    “Che ne diresti se raccontassi a tutti dei tuoi boxer a cuori che ti metti ogni venerdì?”. La gang si voltò al completo per guardare il vampiro bruno, divertita.
    “E’ un portafortuna…” bisbigliò lui guardando in basso.
    “Ehi, scusate?? – urlò Buffy alzando una mano - Qui siamo sull’orlo di una guerra e voi fate i cretini con così tanta disinvoltura?”.
    “Beh, Buffy ha ragione..” aggiunse Willow.
    “Dovremmo unire le nostre forze e decidere un piano” propose Wesley.
    “Ovviamente dopo che Buffy avrà deciso…” disse Xander, rimarcando sul fatto di aspettare, di lasciarle del tempo. Ora tutta la gang guardava la giovane che, gli occhi bassi e il cuore in subbuglio, non sapeva cosa fare. Poi, d’improvviso, il ricordo dei sogni fatti.. le parole dette…gli avvenimenti accaduti, legati…
    “Io so cosa vogliono da me…” sospirò con un filo di voce. Nella sua mente apparve la figura selvaggia della prima cacciatrice…
    “niente ha fine, niente ha inizio, ma tutto segue” tutto… ancora lo sono, non ho mai smesso di esserlo “…tu non potrai mai sfuggirgli” no, ora lo so.. “… il sangue viene versato sempre..” lo fermerò.. “ ricorda.. la morte e la vita..” la vita… la vita…
    “Buffy, cosa…” la guardò Dawn, riconoscendo quello sguardo. Lo sguardo di colei che ha paura, ma che ha scelto e che giungerà fino alla fine del suo dovere.
    “Lo so… lo so..” continuava a ripetere, come persa in contorti labirinti. Ed ecco nuove figure subentrare al posto della precedente, i tre stregoni antichi… i creatori..
    “una nuova chiave..” una nuova.. non è Dawn.. “dovrai scegliere…” eccomi, sono pronta.. “la desolazione avanza..” non sono sola..”morirai dentro..” ho paura.. e se cedessi?..ma il tuo dono.. la morte e la vita..” sì, morte e vita, insieme..finalmente”lo spirito della prima cacciatrice è morto…” no, ora lo so, ora ne sono sicura.. non perderò… la forza è aumentata….lei è, ed io sono....
    “Ehi, Buffy?” si avvicinò Willow, toccandole un braccio. Tutti la guardarono, senza ben capire cosa stesse accadendo, in attesa.
    “So cosa vogliono – Buffy disse come svegliandosi, stavolta più sicura, alzando lo sguardo, fissando gli occhi di Angel – tornerò a combattere. Lo spirito di lei ora è dentro me. Io sono la Cacciatrice!”
    Il vampiro bruno annuì, un sospiro liberatorio gli rilassò il volto. Dawn prese per mano la sorella, Willow e Xander si abbracciarono, Wesley raccolse l’ascia e la rimise nella scatola. Spike, ancora un po’ frastornato, esultò, fregandosi le mani soddisfatto: “Bene! Quand’è che si comincia?”

    Era pomeriggio inoltrato, quando Wesley rispose al cellulare.
    “Pronto?”
    “Sono Buffy. Ho bisogno di parlarti. In privato”. La voce autoritaria di lei era simile a quella di Angel quando impartiva ordini.
    “Ho poco tempo. Fra un’ora devo essere all’aeroporto”
    “Parti?” chiese lei con tono stupito.
    “No, vado a prendere Gunn e Lorne dal loro viaggio a sud..”
    “Ok. Tra dieci minuti sarò lì”
    “Va bene. Ti aspetto qui all’angolo.”. Chiedendosi quale fosse l’argomento urgente da dover trattare con la rinnovata Cacciatrice e sperando che non si trattasse di Spike, Wesley si mise la giacca e prese l’ascensore per uscire dalla W&H e raggiungere il posto dell’appuntamento.


    Dawn salutò Buffy che usciva dalla porta della camera, rimanendo sola al motel. Pensò con nostalgia al suo computer, con il quale magari avrebbe potuto fare delle ricerche, consultare siti di magia, contattare il sig. Giles.
    -no, non sarebbe una buona idea… lui e Buffy non sono più in sintonia come un tempo…- Una lacrima salata le scivolò sulla gota chiara, finendole sull’angolo della bocca. Un’altra si aggiunse alla precedente, dando il via ad un temporale di perle. La ragazza rotolò sul letto a pancia sotto, la faccia sul cuscino, i pugni a battere il materasso duro… il suo esile corpo venne scosso da violenti singhiozzi, simile ai pensieri che le ballavano nella testa…
    -accidenti!... accidenti!...tutto è diverso… come posso aiutare Buffy se io mi sento così male?.. vorrei tanto tornare piccola… ed essere protetta… ho bisogno che qualcuno mi alleggerisca il cuore…mamma, se mi senti, aiutami… ti prego, aiutami… una volta c’era Spike.. lui mi guardava ed io mi sentivo sicura.. capita… accidenti!..-
    Lentamente, Dawn si calmò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il bagno. Accese l’acqua della doccia, pensando che avrebbe chiamato Willow, dopo. Sia lei che Buffy avevano bisogno di lei e Xander, dei loro migliori amici per uscire vivi e vittoriosi da quel nuovo inizio.


    Dai vetri del bar, la ragazza si accorse che stava per imbrunire. Wesley guardò per l’ennesima volta l’orologio facendo gesto di alzarsi.
    “Devo proprio andare Buffy…. Ma ti prometto che mi informerò…” disse l’uomo appoggiando due banconote sul tavolino e prendendo la giacca.
    “…e che non racconterai a nessuno quello che ti ho detto. Soprattutto ad Angel!” disse la giovane, la voce cupa e decisa. L’uomo capì che non erano ammessi errori.
    “Puoi stare tranquilla. Quello che mi hai raccontato riguardo a quelle visioni, morirà con me – giurò lui, per poi aggiungere pensieroso: - quest’ultima frase non mi è piaciuta però…”
    Buffy lo guardò divertita. In fondo, anche se notevolmente cambiato, era lo stesso osservatore goffo di un tempo.
    “Sai Wesley, mi ricordi tanto il sig. Giles” disse lei malinconica.
    “Oh.... credo sia un complimento, giusto?” abbozzò sentendosi più offeso che altro, ma reprimendo il sentimento, certo che non era sua intenzione.
    “Lo è.. davvero. Hai la sua stessa compostezza e intelligenza e conoscenza… inoltre parlare con te mi ha calmata… e rassicurata”. Ora anche Buffy era in piedi. Wesley rimase meravigliato dinanzi al corpo piccolo e minuto di lei, chiedendosi come potesse contenere una potenza così grande, unica, solo ed esclusivamente appartenente alla cacciatrice.
    “Ti ringrazio Buffy” mormorò l’uomo, appoggiandole una mano sulla spalla, per dirigersi poi verso l’uscita. La giovane lo guardò, incrociando il suo sguardo quando si voltò, una punta d’ironia sulla sua voce.
    “Comunque, non è che non apprezzi il paragone, ma… io sono più giovane.. e di certo più simpatico di Rupert – e sorridendo, aggiunse – sono molto più simpatico” ed uscì, lasciando Buffy che tornò a sedersi, sorseggiando la cioccolata che non aveva ancora assaggiato. Angel fece scivolare deciso la viper lungo le strade di Los Angeles, puntando dritto verso l’aeroporto. L’uomo seduto al suo fianco si teneva stretto al sedile, il viso tirato.
    “Potresti rallentare un po’? lo so che per te non fa differenza se ci spiaccichiamo su qualche albero o se ci rompiamo un paio d’ossa, ma io vorrei vivere un altro po’, intero… e da umano, si intende”
    “Non sarebbe accaduto se tu non avessi fatto tardi!” brontolò il vampiro.
    Con una frenata brusca i due raggiunsero il parcheggio e corsero scendendo, ormai sicuri di essere in ritardo rispetto all’arrivo dei loro due amici. Infatti Gunn e Lorne erano già fuori cercando con lo sguardo, i volti tesi e stanchi.
    “Ehi! Siamo qui!” urlò Wesley alzando le braccia per farsi vedere meglio.
    “Ehi, ce ne avete messo di tempo! Ho un bisogno pazzesco di farmi una doccia!” urlò Gunn mentre li vedeva arrivare, i vestiti acciaccati e rotti sulle ginocchia. Accanto a lui Lorne stava in piedi, il solito vestito elegante dai colori cangianti, un vistoso foulard, un cappello e un paio d’occhiali, nel vano tentativo di passare inosservato. Ma il colore verde acido della sua pelle risaltava anche fuori, in quel momento che era buio. Fece un cenno del capo, salutando i due ormai giuntigli davanti, un Wesley a corto di fiato e un Angel che invece sorrideva divertito al vedere il collega ansimante.
    “E’ stato un bel viaggio, dico la verità – disse Lorne con la sua voce chiara – ma questa attesa ci ha distrutto..”. Angel guardò ancora una volta Wesley in cagnesco.
    “Senza considerare poi lui che parlava di continuo – aggiunse Gunn, stravolto – non si è zittito un secondo. Sarei tornato a piedi, se l’avessi saputo!”. Lorne annuì, evidentemente d’accordo, senza che Angel però lo notasse.
    “Bhè Lorne, effettivamente sei un gran chiacchierone…” disse il vampiro, soddisfatto dell’averlo potuto finalmente ammettere.
    “Grazie capo della tua velata e gentile sincerità – disse Lorne, aggiustandosi un colletto della camicia sopra la giacca – ma Gunn non si è mai lamentato della mia compagnia… forse un pochino mentre cantavo durante l’atterraggio..e il decollo… ma era solo per vincere l’ansia”. Angel e Wesley si guardarono confusi, senza cogliere appieno il discorso. Che cosa diamine stavano farfugliando quei due? Che il fuso orario li avesse rimbambiti?
    “Non è che avete bevuto qualche strana pozione fatta dagli aborigeni, vero? – chiese Wes, preoccupato – vi avevo detto di mangiare solo il cibo solido, niente bibite fatte da loro durante qualche rituale..”.
    “A no?” domandò ingenuamente il demone verde, ripensando al succo di corteccia nera dell’albero sapiente gustata sotto il riflesso della luna piena, cantando a squarciagola nel bel mezzo della foresta sperduta….
    “Oddio!” esclamò poi, mettendo una mano sulla fronte.
    “A quanto pare io sono l’unico ad aver obbedito.. strano, davvero strano. Si vede che sto invecchiando” gemette Gunn.
    “Ma allora? – domandò ancora il vampiro, ora lievemente arrabbiato per tutto quel parlare a vuoto senza capirci un bel niente – allora chi è che ha parlato per tutto il viaggio?” .
    “LUI!” esclamarono i due, indicando una piccola figura uscire in quel momento dalle porte scorrevoli dell’aeroporto. Mano a mano che si avvicinava, il vampiro e l’ex-osservatore videro che si trattava di un bambino dalla pelle mulatta, i capelli lunghi mezzi bruciacchiati raccolti sotto un cappellino di Gunn e un vestito marrone legato in vita, seminascosto da una delle colorate giacche di Lorne. I piedi scalzi e un’andatura sicura, nonostante tutto.
    “Ciao!” disse semplicemente lui, leccando con voracità un cono gelato.
    “Ehi piccoletto, hai controllato il resto?- chiese Lorne con fare paterno, rivolgendosi poi ai due - vedete, queste sono cose importanti da sapere. D’altronde lui sa così poco del mondo civilizzato. E la prima regola da imparare è difendere ciò che ci appartiene!”
    “Giusto stra-rana!” ribadì il bambino, gli occhi scuri e profondi come buchi neri. Vagamente inquietanti, a tratti.
    “Ah, Ah! – rise Gunn – stra-rana! Ah..ah..!”. Angel e Wesley erano sempre più sconvolti e senza parole. Le loro menti troppo vuote per ragionare.
    “Ehi, cosa sta succedendo?” chiese infine il vampiro. Il bambino lo guardò fisso negli occhi, mettendolo in agitazione. Il suo viso ovale era serio, concentrato. Sembrava che gli stesse leggendo l’anima. O forse lo stava facendo realmente. Poi, all’improvviso, sorrise apertamente, riacquistando i lineamenti sereni della sua età.
    “Ciao. Il mio vero nome è Duir, ma dagli amici mi faccio chiamare Sky. E visto che tu non sei vivo e che il tuo demone è legato a forza grazie alla tua anima buona, ti do il permesso di essere mio amico”. Il piccolo tese la mano. Angel, un po’ scosso per quella presentazione così intima, gliela strinse, ancora senza capirci niente.
    “Piacere Sky. Io sono Angel”
    “Lo so!” ribattè lui, sicuro.
    “Credo che sarà meglio avviarci alla macchina..” propose Lorne, mentre cercava le parole giuste per spiegare la situazione, decidendo passo dopo passo che avrebbe aspettato il rientro alla W&H.
    “Il libro..- sussurrò Wesley, ricordandosi improvvisamente dello scopo del viaggio – il libro l’avete trovato?”
    “Sì!” aveva risposto Gunn, dando due pacche alla borsa nera che teneva in una mano. I quattro, seguiti a ruota dal bambino, raggiunsero il parcheggio.
    “Wow! E’ una spada di fuoco!” esclamò Sky prima di salire sulla viper, eccitato, con gli occhi neri allargati al massimo.


    Fred era sola nel suo appartamento dai divani bianchi e dalle tende pesanti. Si era avvolta in una tuta più grande di lei a sgranocchiare patatine, fissando, senza vederle realmente, le immagini luminose che venivano dal televisore in salotto. Nonostante fosse ancora molto presto, una sorta di apatia e di sonno la invasero. Era triste. Sentiva che il suo amore si stava allontanando da lei, anche se quel pomeriggio era stato dolce, molto dolce. L’aveva coperta di baci una volta giunti a casa, massaggiandole la schiena e accarezzandole la testa, mentre le raccontava storie del suo passato, evitando ovviamente quelle più truculente, ovvero quasi tutto. Ma poi si era fermato. Non avevano fatto l’amore ed era la prima volta che, così vicini, non si erano rotolati sul tappeto, sfogando e soddisfacendo la voglia struggente dei loro corpi affamati. Era la prima volta… Spike era andato in cucina e si era versato un bicchiere di sangue, la testa persa chissà dove… o forse lei sapeva dove, ma non riusciva ad ammetterlo, ad accettarlo. Non avrebbe mai rinunciato a lui, mai. Spike la faceva sentire viva… strano, no.. un morto che emana vita… eppure lei si sentiva così accanto a lui, quando la guardava, la toccava, le parlava, la baciava… anche quando scherzava con lei o prendeva in giro Angel… lui era la persona che emanava più vita di qualunque altra conosciuta… ed amava la vita e le sue gioie… fumava dicendo che l’odore del tabacco lo inebriava… beveva solo ottimo vino rosso e del Barboun, sorseggiandolo alcuni momenti prima di ingoiarlo… mangiava con gusto, facendo smorfie di apprezzamento quando trovava cibi speziati e piccanti… cucinava, muovendosi sicuro e in modo molto sensuale tra i fornelli, un asciugamano buttato sulla spalla…amava le moto, la velocità, il rischio…. era passionale..ed amava il sesso così tanto, da trasmettere il suo fuoco inestinguibile alla donna che aveva accanto…e lei si sentiva desiderata e fortunata. Erano l’uno l’opposto dell’altra, ma combaciavano. O almeno, così era per lei…anche se la sera precedente.. quello scatto di rabbia, la violenza selvaggia…. Fred appoggiò la scatola vuota delle patatine sul tavolino, chiedendosi se fosse stata pronta a guardare il demone di Spike e ad accettarlo. Dentro di lei non trovò risposta. In quel momento il cellulare squillò.


    Buffy tornò al motel cercando Dawn per andare a cena, ma non la trovò e prima di farsi prendere dal panico, andò alla ricerca di un biglietto che trovò per fortuna sul comodino.
    “Sono andata da Willow. Non arrabbiarti, ma in questo momento non possiamo stare sole. Io non posso stare sola. Se vuoi, potrai raggiungerci. Io mangio con loro. Dawn.”
    “Bene! Perfetto! Devo assistere anche alla rivolta delle sorelle abbandonate!- esclamò Buffy un po’ triste – poco male! Andrò a cena da sola!”. Si gettò rapidamente sotto la doccia per poi vestirsi comoda. I suoi progetti erano già stabiliti e l’avrebbero tenuta occupata per gran parte della notte. Sarebbe andata di ronda, un piccolo esercizio per riprendere il via.
    Strappò un foglietto dall’agenda, ci scrisse due righe per Dawn e uscì facendo sbattere la porta dietro di se. E durante il tragitto che fece a piedi, si ripromise che l’indomani avrebbe chiamato l’ufficio e si sarebbe data per malata. Una settimana le sarebbe bastata.


    Sky era rimasto stranamente in silenzio per tutto il viaggio, lasciando uscire solo qualche esclamazione di stupore di fronte alla Los Angeles di notte. Finalmente erano giunti alla W&H e lui era sprofondato sulla poltrona davanti alla scrivania di Angel, le gambe intrecciate e lo sguardo curioso che vorticava per la stanza. Il gruppo si era allontanato, parlando piano per non farsi sentire.
    “Che diavolo ci fa un bambino con voi due?” chiese Angel visibilmente alterato.
    “Lorne.. tocca a te!” passò il testimone Gunn incrociando le braccia al petto. In fondo era stato il demone ad accettare la decisione degli anziani. E lui si sarebbe fatto carico delle responsabilità.
    “Bene, capo eccelso e magnanimo, nonché uomo non morto di indubbio fascino e carisma…- iniziò Lorne, cercando di indorargli la pillola.
    Angel lo guardò più serio, quasi feroce.
    “Il ragazzino è il figlio dello sciamano” parlò velocemente, come a liberarsi di un peso ormai ingestibile.
    “Ed è venuto qui per superare un nuovo rito di iniziazione?” domandò sarcastico il vampiro, gli occhi sbarrati da quella situazione inverosimile.
    “Beh non credo, anche se non penso che per lui sarebbe facile uscire vivo da una città di vampiri e demoni…ma di certo è meglio del mio rito dal quale mi sono sottratto..grazie a dio…”
    ”io credo che quel bambino sopravviverebbe dovunque.. ha un qualcosa di particolare, quasi sovrannaturale..” intervenne Wesley con il suo sesto senso per l’occulto.
    “Sua madre era una cacciatrice entrata in funzione dopo l’incantesimo di Willow. E’ rimasta uccisa da un demone, in una foresta attorno al villaggio. Una normale ronda..” spiegò Gunn, provando una fitta di tristezza al pensiero di sua madre.
    “E suo padre, lo sciamano, perché l’ha lasciato venire qui?” domandò ancora Angel, senza capire..
    “Lo sciamano è morto… pochi giorni prima il nostro arrivo- rispose Lorne guardando un Angel sempre più frastornato – gli anziani del villaggio ci hanno spiegato che fra lui e la moglie c’era una specie di legame mistico… una catena idissolubile che andava oltre il loro rapporto matrimoniale. Le loro vite erano dipendenti l’una dall’altra, e una volta morta lei, di conseguenza anche lui.. si è ammalato e se ne è andato lasciando Duir solo..”
    “Mio dio,che storia triste” sussurrò Wesley, gli occhi bassi dimentico del libro che fino ad allora aveva desiderato vedere e leggere il prima possibile.
    “Ok, è triste… e posso capire il dolore che debba aver passato…ma lui che ci fa qui?” chiese per l’ennesima volta il vampiro, nella voce tesa una punta di impazienza.
    “Questa è stata la volontà dello sciamano e degli anziani” disse Gunn.
    “Sì, altrimenti non ci avrebbero consegnato il grande libro brillante… siamo dovuti scendere a patti” aggiunse Lorne.
    “Veramente sei stato tu a scendere a patti. Per me libro e pupo sarebbero rimasti lì, nella buia foresta dimenticata da Dio e dagli uomini con un briciolo di buon senso!” sottolineò Gunn che era evidentemente stanco e bisognoso di ritornare a casa.
    “A proposito, dammelo!” esclamòWesley, nella voce un moto d’ansia, la mano protesa in avanti, rieccitato dal pensiero di quelle pagine arcane e magiche da poter decifrare, conoscendo i meandri inesplorati della forma più antica dello sciamanesimo, un misto di medicina, magia e mistica.
    “Gli anziani ci hanno detto un’altra cosa – interruppe Lorne, la voce ora leggermente preoccupata, quasi tirata – prima della sua morte, lo sciamano ha iniziato un rituale con il figlio.. una sorta di continuazione dei propri poteri.. una specie di eredità lasciata a Duir – e abbassando la voce, colto da un’improvvisa paura – .. sembra che non sia stato terminato. Sembra che il rituale non abbia avuto un compimento.. come se fosse lasciato aperto o forse chiuso male. Il ragazzino non ci ha detto niente.. potrebbe aver visto qualcosa di terribile e spaventoso..”
    “Già.. quando i rituali di quella entità non vengono svolti appieno, si possono aprire portali, dimensioni demoniache, realtà multidimensionali invase dal caos, inferni che risucchiano le anime, oppure..” venne interrotto Wesley mentre sfoggiava tutta la sua conoscenza da ex-osservatore.
    “O forse tutto è scomparso dentro una grande bolla di fumo” sbuffò Gunn, stremato e insofferente.
    “ O forse potrei trovare qualcosa qui” riprese la parola Wes, offeso, indicando la borsa nera che stringeva fra le braccia.
    “Bene! Wesley occupatene subito. Tu Gunn vai a dormire, domani mattina ti voglio presto qui in ufficio, c’è una bella causa pronta per te – impartì il vampiro, sperando che la nottata avrebbe rinfrescato le idee a tutti – e tu Lorne…- aggiunse guardando prima lui, poi il bambino – hai qualcosa di commestibile nel tuo bar? Credo che Sky avrà fame.. ed anch’io..”
    “Oh, sì… cibo per umani ce ne è, ed anche ottimo sangue speziato per vampiri, il migliore in circolo, ottima annata ed eccellente grado di densità… ma piuttosto, dove dormirà il ragazzino? Io non credo di essere la persona adatta a fare il baby sitter. Sai sono un amante dei bei suoni, della musica e dell’arte, e non dei pianti strazianti lungo la notte di un bambino invaso dagli incubi.. anche se, effettivamente, ne ha tutto il diritto!”
    “Non toccherà a te, Lorne. Ho contattato Fred. Lei è dolce… è una scienziata geniale e dolce..e credo che tranquillizzerà Sky – si voltò a guardarlo- anche se non mi sembra così scosso. Comunque, Fred sarà qui a minuti.”
    “E con Spike come la mettiamo?” domandò Wesley, incupito.
    “Spike è di ronda stanotte e rientrerà poco prima dell’alba. A quel punto il bambino dormirà beato e Fred gli spiegherà tutto. Non credo farà problemi… anche se il secondo nome di Spike è *vampiro problematico che crea problemi*, ma credo che accada solo quando è con me!” constatò Angel.
    “Non solo, purtroppo!” pronunciò Wes riferendosi alla scampata lotta contro il demone Xyranty. Angel sorrise a malincuore al ricordo, - potevano essere finite le continue lotte pallose con quel pazzo vampiro biondo – pensò, e, avvicinandosi alla porta assieme a Gunn e Wes, mentre Lorne andava verso Sky, disse:” Ci vediamo domani.. Ah, Gunn, dobbiamo ancora parlare di lui” aggiunse indicando con lo sguardo il bambino che scherzava con il demone verde. Dopo poco una figura leggera ed esile percorse il corridoio fino alla porta, bloccandosi ansimante sulla soglia. Fred incrociò subito lo sguardo di Sky, sentendosi scrutare fin dentro gli angoli più nascosti del suo spirito. Una fitta di inquietitudine la invase, per abbandonarla subito dopo. Il bambino sorrise, illuminando il viso dolce di lei.


    Spike percorreva un vicolo. Era da poco uscito dal bar di Lorne, si era scolato due bicchieri di Baurboun e fumato dieci sigarette, sentendosi ancora teso e nervoso. Generalmente, il fumo e l’alcool riuscivano a calmarlo… ma una sorta di strana inquietitudine lo colmava, senza decidersi ad andarsene.
    Sperava di trovare qualcuno con cui fare a cazzotti, quando vide in un angolo, nella penombra di un lampione fioco poco distante, una bambina dai capelli lunghi e biondi, seduta, le gambe rannicchiate contro il petto, le braccia chiuse attorno ad esse e la faccia immersa sulle ginocchia. Piangeva, il suo piccolo corpicino scosso da singhiozzi impetuosi… stava chiamando la mamma..
    “Ehi piccolina!” sussurrò Spike avvicinandosi, con la voce più dolce del mondo. Così tanto che se ne stupì anche lui…la bambina non accennò a smettere…
    “Mamma, mammina… ho paura… è tutto buio qui…”
    “Non aver paura… ehi, ti aiuterò io.. troveremo la mamma, vedrai..” Spike sentì un dolore al petto.. gli sembrò che fosse il cuore.. quella visione gli stava strappando l’anima..
    “Mammina… aiutami…non trovo più la chiave…non trovo più casa…ho paura…quell’uomo è cattivo…cattivo..”
    “No, non sono cattivo… o meglio, lo sono stato ma ora sono buono, anche se non con tutti, ma con le bambine belle come te sarò buonissimo….ora vieni, sono forte, ti proteggerò io… e troveremo la mamma..” Spike allungò la mano e accarezzò la testolina bionda che ancora tremava e piangeva…lentamente gli scossoni si placarono, e la bambina alzò il capo. Due occhi blu brillarono colmi di pianto. Quel visino dolce e rotondo lo fece sorridere. Una strana sensazione allo stomaco lo appagò… qualcosa di mai provato fino ad allora…
    “Hai visto? E’ tutto a posto!” esclamò Spike, cullato dal sorriso al quale lei ora rispondeva.
    Ma improvvisamente, da quegli occhi innocenti esplose una luce abbagliante, come una massa d’energia, che penetrò il vampiro scaraventandolo sul lato opposto della strada, facendogli sbattere con violenza la testa sul muro di pietra e facendolo ricadere sulla strada, senza sensi.

    Buffy camminava a passo spedito per le strade illuminate gettando lo sguardo dentro i vicoli bui, ogni tanto.. ma non sentiva niente, nessuna presenza di vampiri o demoni… troppa calma o forse era solo fuori esercizio. Lungo il marciapiede, mentre si dirigeva nelle zone più malfamate della città, incrociò una coppietta che usciva da un bar abbracciata, gli occhi negli occhi, lievi sussurri gettati come baci.. il preludio di una notte d’amore… una grande malinconia riempì il cuore di Buffy, che dovette fermarsi e respirare a fondo per riprendere le energie… si sentiva svuotata, come dopo il suo ritorno dal Paradiso… si sentiva impaurita, alle volte..qualcosa di malefico stava per abbattersi su di lei e… ed era sola…. Di Angel sarebbe stato difficile provare a fidarsi di nuovo… Spike non si ricordava di lei, della loro complicità, della sintonia che nasceva quando lottavano e quando si guardavano.. i loro occhi erano stati creati per incatenarsi a vicenda…. Il verde di lei si mischiava inesorabilmente al blu di lui… dando vita così ad un nuovo colore…ignaro persino al più grande e variopinto arcobaleno… ma era sola, adesso… la sorte che aveva sempre sfuggito, riuscendosi per un po’ di tempo nel quale forse le era anche mancata, era ritornata, più forte e potente di un tempo….ed anche se lo spirito della Prima Cacciatrice era entrato nelle sue vene, nel suo respiro, nei suoi battitti, impregnandole la sua stessa essenza, lei non credeva fosse ancora pronta… un anno fuori allenamento era tanto… pensò che forse era meglio che non avesse incontrato nessuno. – uscirò di ronda con uno della gang…-
    Ritornò sui suoi passi, stringendo il paletto che teneva dentro la tasca della giacca, fintanto che una scheggia di legno le si conficcò nel palmo della mano.
    “Accidenti!- borbottò – sarò ricordata come la prima cacciatrice che è riuscita a farsi male con il proprio paletto!” e rise, tristemente. Era patetica, forse era veramente una fallita. Ma cosa aveva creduto di fare? Sarebbero bastati due sogni e una frase ad effetto – la cacciatrice è tornata, ahhh! – a farla sentire di nuovo forte e sicura? Bhè, forte lo era sempre stata… era la sicurezza che le mancava, e che forse, pensò in quella notte, non c’era mai stata. Riprese a camminare finchè non lo sentì. Un rumore impercettibile, che un normale orecchio umano non avrebbe scorto.. leggeri passi quasi sussurrati la seguivano… e Buffy con la mente delineò appieno la presenza che era dietro di lei… felina e rapida la stava per raggiungere..
    Con uno scatto, Buffy si spostò un secondo prima che il vampiro la potesse atterrare e con un rapido calcio, lo fece cadere all’indietro, gettandosi subito sopra di lui..
    “Bel modo di presentarsi, non trovi?” chiese prima di iniziare a colpirlo in faccia… ma il vampiro le assestò un calcio all’inguine, scaraventandola metri più avanti. Buffy si ritrovò stesa, la schiena dolorante… - accidenti, avrei dovuto rigirarmi in volo e cadere sui miei piedi..- pensò nell’attimo prima che il vampiro fosse su di lei… ora lui la stava colpendo..lei risentì il dolore di quelle mani ossute e fredde sugli zigomi.. una sensazione che non aveva scordato… che era stata sempre latente in lei… il dolore e una rabbia che le cresceva dentro.. e che andava aumentando la sua forza...finalmente, con una strana luce negli occhi, mentre un rivolo di sangue le colava di lato alla testa, diede al vampiro un cazzotto alla faccia e con una spinta se ne liberò… un colpo di reni, che le fece scricchiolare le ossa, e fu in piedi.. la testa le girava un po’, e la schiena pulsava di fitte vive…ma non pensò al dolore… un mezzo giro e un affondo…un calcio allo stomaco.. un altro mezzo giro… un calcio alla faccia… ora anche lui sanguinava..
    “Bene, siamo pari!” esclamò, prendendolo a pugni con una ferocia ed una eleganza unica…
    - è come andare in biciletta.. una volta che impari non te lo scordi più..- pensò… il vampiro ormai ciondolava, le braccia abbandonate lungo i fianchi, gli occhi socchiusi.. Buffy prese il paletto e affondò..un colpo secco, deciso, al cuore…e quello che potè vedere poi fu una densa polvere grigia disperdersi nell’aria, sporcandole in parte i vestiti..
    “Beh, mi mancava questo tocco di abiti usati, da cripta...” disse mentre con una mano ripuliva la maglia e i jeans… un sorriso soddisfatto le illuminò il viso, una scarica di adrenalina le copriva i dolori del corpo fuori allenamento, la risposta ai suoi dubbi era giunta… - sì, sono ancora la Cacciatrice… dovrei solo trovare qualcuno con cui allenarmi e testare fino in fondo quant’è che devo recuperare…Spike… no, non potrei mai… lottare con lui e risentire il suo corpo.. non sarei lucida, non darei il massimo….- pensò, mentre lentamente si incamminava lungo il marciapiede, qualche goccia di pioggia a bagnarle il capo. I temporali previsti stavano giungendo in leggero ritardo… - le tempeste arrivano sempre, prima o poi…- pensò, e una perla salata, mista alle altre insapore, scivolò fino a terra, illuminando lo sguardo fiero della giovane che abbracciava la rinnovata energia del suo destino.

    Spike, poco lontano dal marciapiede dove Buffy aveva appena lottato, si stava riprendendo, grazie alle gocce fredde di pioggia…. la mente avvolta in una strana nebbia di fumo, nella retina degli occhi ancora impressa l’ombra di quel fascio di luce ed energia. Si mise seduto, mugolando ad ogni movimento, tenendosi le mani attorno alla testa. Una fitta lancinante alla tempia lo costrinse a posarvi la mano, che divenne subito umida. Guardò, e intravide il palmo colmo di sangue misto a pioggia…
    “Maledizione… dannato sangue! – e alzando il capo al cielo cupo, provò ad urlare – bel momento per decidere di spalancare le cateratte e rovesciare un intero oceano, eh?”. Attese alcuni secondi, sperando che la vista tornasse alla normalità, e in quel lasso di tempo fece mente locale. Quella bambina lo aveva attaccato.. non poteva che essere un demone…..un essere infernale che voleva distruggerlo. Lo aveva attirato con il suo finto pianto.. e lui ingenuo.. l’aveva creduta, le era corso in aiuto, l’aveva accarezzata… una dannata trappola e lui era caduto come un animale nella tagliola nascosta nel folto del terreno..
    -no, non è possibile… quel viso.. quegli occhi… la sua voce delicata.. era veramente spaventata….ma dannazione! Che diavolo è successo?- pensò Spike. Chi era quella bambina? Stava cercando realmente la mamma? O forse stava invocando qualche essere superiore? E perché lo aveva colpito, facendolo stramazzare al suolo come un fazzoletto usato? Ma quello che più lo confuse, fu il ricordo della strana sensazione che quella piccola figura aveva suscitato in lui…appagamento, pace, infinita tenerezza.. sentimenti che non credeva nemmeno di avere…un dubbio in ultima analisi lo colpì: quella bambina era reale? O solo una visione, una premonizione? In fondo l’aveva già sognata due volte, ed erano solo sogni.. niente di reale… a parte quella fitta strana e dolce al centro del petto..
    Dopo vari tentativi, riuscì ad alzarsi in piedi, i vestiti ormai fradici di sangue e acqua. Cercando di tamponare la ferita con una mano si incamminò barcollando verso l’uscita del vicolo, quando scorse in lontananza una piccola figura familiare. Racimolando le forze rimaste, provò a chiamarla, piegandosi in due dalla fatica.
    Buffy che faceva ritorno al motel ormai rilassata, si voltò immergendo lo sguardo lungo il vicolo buio che le stava di fianco. Le era parso di aver sentito una voce chiamarla, quasi un sussurro. Con i sensi allerta, i tendini tesi ed una mano in tasca a stringere il paletto, avanzò alla scoperta della fonte. Pochi passi e davanti a se prese forma Spike, la testa bassa e il corpo sofferente che stava in piedi per miracolo.
    “Oddio Spike! “ soffocò un urlo la ragazza, afferrandolo subito per la vita e facendolo appoggiare sulle sue spalle, distribuendone il peso sulle gambe, cercando di non cadere.
    “Ehilà cacciatrice. Bella serata per fare due passi, eh?” mugugnò Spike, la stessa ironia anche se sussurata con un filo di voce. Buffy cercò di alzare un po’ la testa per vederlo meglio… la pioggia era diminuita, ma ancora cadeva e le impediva una buona visuale. Ma il sangue che c’era.. che colava lungo il collo del vampiro, che scivolava sul suo spolverino di pelle.. che adesso macchiava anche la sua maglia… il suo colore vermiglio reso più tenue dall’acqua, risaltò davanti al suo sguardo. Una fitta d’ansia e di preoccupazione la investì.
    “Hai bisogno di cure – gli disse mentre erano giunti al marciapiedi – ce la fai a camminare un altro po’?”
    Il vampiro annuì, ormai senza fiato. La testa aveva ripreso a girare e la nebbia era calata di nuovo sopra le sue iridi blu cobalto.
    “Bene. E’ tutto ok..Appoggiati a me.. non ti sforzare.. pochi passi e ci siamo..”. Buffy era concentrata, tesa, tutta la sua forza usata per trasportare quel vampiro sulle spalle. Nessun’altro pensiero, nessuna difesa.. un unico scopo, un’unica meta da raggiungere: aiutare Spike. Il resto poteva andarsene benissimo all’inferno.


    Gli ultimi metri Buffy aveva dovuto prendere in braccio Spike letteralmente. Il vampiro era ormai svenuto, anche se la ferita aveva smesso di sanguinare assieme alla pioggia che aveva cessato di scendere. Con un calcio, la ragazza aveva aperto la porta della stanza al motel, lasciando cadere Spike sopra il suo letto. Gli aveva sfilato lo spolverino bagnato e gli anfibi, coprendolo con una coperta. Come una freccia si era catapultata al bagno ed era tornata vicino a lui con la cassetta del pronto soccorso. Gli aveva medicato la ferita, coprendola con delle garze e cerotti di carta e, senza pensarci due volte, aveva telefonato a Willow, dicendole di far dormire Dawn lì da lei.
    “Ti spiego domani..” aveva detto, laconica.
    Per un po’ restò a vegliare Spike, sperando che si riprendesse e la facesse arrabbiare con qualche pessima battuta. Ma il vampiro era immobile…e Buffy non riuscì a pensare a niente..niente di logico o di sensato… solo paura irrazionale.. incontrollabile… sciocca..in fondo Spike non sarebbe morto, non in quel modo..ma vederlo sofferente e sanguinante…sentirsi responsabile di lui, della sua sorte…non poteva abbandonarlo, mai più…mai lo avrebbe fatto…meglio finire all’inferno che ripiegarsi di nuovo su se stessa…senza vedere la meraviglia, il regalo, il destino che Spike era per lei. E senza accorgersene, si sorprese a pregare.. una vecchia preghiera, nascosta nelle immagini dell’infanzia…l’odore della felicità, della spensieratezza…tutto l’amore del mondo da riversare nel petto di quell’uomo non morto…non vivo…. Semplicemente suo…anche se qualcuno aveva deciso di dividerli…di cancellare il loro passato…non importava..il presente continuava e per lei era lo stesso..sempre..ogni giorno…in ogni vita..all’infinito…
    “Mio Dio, ti prego.. aiutalo.. “ pregò lei, sfiorando con le sue labbra quelle gelide di lui, come se quel contatto avesse potuto passargli tutta la sua linfa vitale… l’energia della Cacciatrice. Ancora pochi minuti e Buffy cadde addormentata, vinta dalla stanchezza e dal dolore, immersa in una notte profonda e sconfinata. Lunedì
    Fred aveva dormito pochissimo… il divano si era rivelato scomodo e duro, ed anche se si era tenuta il proprio cuscino, le era scoppiato un forte mal di testa. Sentiva le ossa doloranti e i muscoli acciaccati. Era restata sveglia fino all’alba aspettando il ritorno di Spike, per potergli spiegare come mai un bambino dal carnato olivastro e coi capelli lunghi mezzi bruciacchiati, dormisse nel loro letto. Il sole era sorto, e di lui nessuna notizia. Il sonno l’aveva catturata e si era risvegliata a mattina inoltrata, accorgendosi dalla tenue luce che c’era dentro la sala, che il cielo era ancora coperto e che la perturbazione giunta la sera precedente, non si era ancora esaurita. Prima di farsi una doccia, la ragazza sbirciò dentro la camera da letto vedendo il piccolo capo del bambino sporgere appena dalle coperte, immobile, ancora immerso nel sonno.
    “La sera leoni, eh?” bisbigliò Fred. Una folata di serenità la invase. Era bello avere quel ragazzino in casa… era felice di poterlo aiutare…di controllarlo, vedere se stava bene. Si sentiva utile e appagata. Lentamente, mentre si spogliava, pensò all’idea di avere un figlio, subito offuscata da un pensiero…Spike..un vampiro…non vivo…senza vita da donare…Spike..ciò che lei amava…ma lontano…quella mattina…forse sempre…

    “Buongiorno campione!”. La ragazza guardò in direzione della porta. Un odore di cornetti calda, cioccolata e caffè aveva invaso la casa. Seduta davanti al tavolo apparecchiato del soggiorno, Fred stava leggendo un settimanale di scienza, gli occhiali leggermente calati sul naso, un leggero vestito a fiori addosso. Sky la guardava un po’ circospetto, gli occhi gonfi e i capelli ancora più arruffati. La maglietta che Fred gli aveva dato lo rendeva simile ad un sacco di patate, arrivandogli fino alle ginocchia. Il bambino si stroppicciò gli occhi e, senza fiatare, cosa abbastanza insolita, si sedette, iniziando a mangiare, affamato.
    “Dormito bene?” chiese Fred mentre sorseggiava una tazzina di caffè amaro.
    “Mh mh!” mugugnò lui a bocca piena, le mani entrambe occupate ad aumentare il cibo sul suo piatto.
    “Guarda che mangeremo anche più tardi..”consigliò lei, sperando che poi non gli venisse un bel mal di pancia. Quando il bambino si ritenne soddisfatto, incrociò le braccia e iniziò a squadrarla con il suo sguardo indagatore.
    “Non è rientrato, vero?” chiese poi.
    “Chi non è rientrato mister io so tutto?”. Ora Fred incrociava il suo sguardo, sostenedolo. Anche se c’era un qualcosa di indefinito in quegli occhi che la agitava, la innervosiva.
    “Il tuo innamorato!” rispose lui con fare di ovvietà.
    “Bhè, lui era fuori per lavoro e probabilmente gli si è fatto tardi…”. Accidenti! Perché Spike non era lì? Dove diavolo si era cacciato? In fondo quel bambino sapeva molto di più di quello che lasciava intendere.
    “Che lavoro fa?” chiese ancora lui.
    “Sei un vero impiccione, lo sai questo Sky?” sorrise lei, toccandogli scherzosamente la punta del naso lievemente aquilino, mentre lui annuiva ridendo.
    “Tu piuttosto, dimmi un po’..- iniziò Fred, curiosa – perché i tuoi capelli sono bruciati?”
    “L’ho fatto io. Con una candela. In segno di lutto quando sono morti i miei genitori. – spiegò lui, senza tensione, semplicemente – è un’usanza del mio popolo.”
    “Ohh.. – sospirò lei, imbarazzata per quella domanda sbagliata – mi dispiace”
    “E perché?”
    “Per i tuoi genitori.. per te che sei rimasto solo..”
    “Ma io non sono solo! – disse lui veramente sereno – loro sono con me..ed io con loro…. io parlo con loro tutte le notti.. io li posso vedere..li posso sentire.”
    “Vuoi dire che li *sogni* tutte le notti..”
    “No… li vedo realmente..come ora vedo te.. io dialogo con gli spiriti..morti e vivi… è il dono dello sciamano, l’eredità di mio padre.”. Fred restò sorpresa da quella rivelazione. Quel bambino aveva di certo qualcosa di strano, di magico, di sovrannaturale, ma una sensazione particolare non le faceva capire di che natura fosse. Se buona oppure no…perché in quegli occhi scuri, si percepiva una leggera vibrazione..tutte le volte che la guardava, un rivolo caldo le scivolava dentro la gola, fino ad arrivarle nel centro della sua essenza...ed allora a lei sembrava che anche Sky fosse giunto laggiù. E che la spiava nel profondo..la controllava..la teneva in pugno, conoscendo ogni sua mossa prima che avvenisse…
    - ma cosa sto pensando…è solo un ragazzino impaurito..ha bisogno di me, del mio aiuto..solo questo. Niente misticismo o demoni..solo un orfano spaesato con manie di grandezza per mettersi in evidenza, e che si lava poco..- pensò Fred mentre lo prendeva per mano e lo conduceva verso la doccia.


    Angel era occupatissimo, seduto dietro la grande scrivania nel suo ufficio. C’erano parecchie cause da organizzare, difese o accuse da assegnare, e ciò che lo teneva agitato, oltre a tutto il resto, era la faccenda di mister Truckins. Fece chiamare Gunn, che ancora non si era visto, da Harmony.
    “Li licenzierò tutti!” aveva sibilato, guardando l’ora e accorgendosi che alla W&H mancava la gang al completo. Solo Wesley era presente. Forse non era nemmeno tornato a casa. Poco prima aveva bussato alla sua porta, e non ottenendo risposta, era entrato, trovandolo completamente assorto dentro un grande libro dalle pagine gialle.
    - il grande libro brillante…speriamo che lo riesca a tradurre – aveva pensato il vampiro bruno. A quel ricordo, alzò la cornetta, digitando il numero della casa in periferia.
    “Pronto?”. Una voce fresca e giovane rispose.
    “Dawn?” chiese lui, stupito.
    “Sì Angel, sono io. In carne ed ossa. Oddio…forse ad un vampiro non dovrei dire certe cose…”
    “Che ci fai lì?..insomma, anche Buffy è con te?” domandò lui, confidando che la giovane avesse già fatto pace con i suoi amici, e sperare così anche ad un loro riavvicinamento.
    “No, lei ha chiamato ieri sera chiedendo a Willow di farmi restare qui a dormire..non so perché, era piuttosto tesa..forse preoccupata. Cose da Cacciatrice, insomma”.
    “Già. La Cacciatrice è tornata..- riflettè a voce alta lui, per riprendersi subito – c’è Willow?”
    “No, è ad un corso di programmazione di computer, qualcosa a che fare con la parola software credo.- annaspò lei – tornerà a ora di pranzo”
    “quando torna dille di volare qui il prima possibile. Ho una faccenda urgente tra le mani ed ho bisogno del suo parere” disse lui con tono deciso. A Dawn parve un ordine in piena regola.


    Il cielo era di piombo, il vento troppo freddo per essere primavera inoltrata. La gente camminava ignara delle bestie che percorrono la notte, proprio sotto i loro balconi, quando dormono credendosi al sicuro. Solo alcuni, gli eletti, ne sono a conoscenza. E la loro vita è difficile, dolorosa, sofferta. Ogni scelta è universale, ogni dubbio può sconvolgere l’ordine naturale delle cose. Essi hanno però il potere, la forza, le armi giuste per la battaglia. La loro fine sarebbe la distruzione. La loro vittoria scivolerebbe lieve attorno a quella gente ignara, permettendole ancora di sognare e di dormire, tranquilla.
    Spike si svegliò per primo, ricordandosi all’istante la luce intensa che lo aveva quasi ucciso. Si guardò intorno, studiando quella camera di motel, senza capire come avesse fatto a giungerci.. poi vide lei, Buffy, ancora addormentata, i capelli sparsi sul cuscino, un taglio coagulato sullo zigomo. Gli tornarono alla mente vari flash di lei che lo trascinava lungo la strada, sorreggendolo, facendogli coraggio… Con leggeri movimenti cercò di mettersi seduto, e alzandosi, la ferita alla tempia ricominciò a pulsare. La toccò, coperta sotto un’abbondante strato di garze.
    -mi ha medicato…un gesto carino…forse troppo carino, visto che sono un vampiro e lei è la Cacciatrice…sarà per via dell’anima..- pensò Spike. La ragazza mugolò nel sonno, girandosi dall’altra parte. Il vampiro cercò gli anfibi barcollando ancora un po’, raccolse lo spolverino e si diresse alla porta. Voleva andarsene, Fred doveva essere in piena crisi di nervi, ovvero molto, molto arrabbiata, ma qualcosa lo trattenne.
    -forse dovrei ringraziarla..in fondo anche se sono un vampiro non ho ancora perso il mio lato da gentiluomo..- pensò. Uscì senza far rumore, ansimando per i dolori che ancora lo avvolgevano, notando dispiaciuto che il sole quel giorno non lo avrebbe riscaldato.

    Buffy si ritrovò seduta sul letto, sudata e stravolta. Un altro sogno, o meglio, un incubo. Di nuovo l’impalcatura, quella giovane, quasi una bambina, che non era Dawn, se ne era accorta, il suo salto nel vuoto, ancora verso la morte con le braccia aperta, abbracciandola… e il dolore del trapasso, la paura dell’inevitabile…
    “Accidenti ai sogni!” urlò, quando un’altra cosa occupò la sua mente.
    “Spike?” cercò guardandosi attorno. Non c’era, se ne era andato.
    “beh, significa che sta meglio..”sussurrò lei serena, anche se sentiva che la tristezza stava avanzando nel suo cuore…quel cuore che avrebbe desiderato svegliarsi e trovarlo ancora lì, accanto a lei, addormentato…magari per dirgli…sussurrargli..svelargli i tanti segreti taciuti..taglienti come vetro rotto…come lame di rasoio…
    -ancora sanguino..-pensò.
    “Forza, Cacciatrice! Devi alzarti, reagire, sentire Dawn e telefonare al lavoro, altrimenti perderai anche quello!” si spronò lei, dirigendosi verso la doccia mentre lasciava cadere per terra uno a uno gli abiti con i quali aveva dormito.

    Il vampiro biondo rientrò dopo pochi minuti. Con una mano sorreggeva una busta di carta piena di pasticcini, nell’altra un bicchiere di caffè. Notò subito il letto vuoto e i vestiti per terra ed udì il rumore della doccia misto ad un canto.
    -la cacciatrice che canta sotto la doccia…ahhh, che paura!- pensò ridendo. In fondo quella ragazza così piccola e bella e delicata, tutto sembrava all’infuori della grande Cacciatrice, colei che ricca di potenza e coraggio, sterminava da tanti anni vampiri, demoni e mostri.
    - mi piacerebbe vederla all’opera…- si trovò a pensare, - e magari farci pure una scazzottata!-
    Il rumore dell’acqua si interruppe, Spike si sedette guardando fuori.
    Buffy, dentro il bagno, si avvoltò nell’accappatoio, prendendo a pettinarsi. Guardò con attenzione il suo riflesso, notando le occhiaie e il taglio profondo sullo zigomo.
    - cicatrici di guerra! Bentornata Buffy!- pensò. Poi improvvisamente, lo sentì. La sua presenza era chiara e nitida, come un raggio di sole nel cielo sereno. Un vampiro era nella camera a fianco. Buffy sperò con tutto il cuore che fosse lui.
    “Costituzione da vampiro, eh?” chiese lei entrando, vedendolo seduto, la faccia verso la finestra. A quella voce lui si alzò voltandosi, ed il suo sguardo incrociò gli occhi verdi di lei. Spike restò fisso sulla sua figura per alcuni secondi, senza riuscire ad articolare un qualsiasi genere di suono che non uscisse come un gemito di apprezzamento. Coperta solo da quell’accappatoio bianco, i capelli più scuri perché bagnati, pettinati indietro, i piedi nudi e quell’odore intenso di vaniglia, Buffy sembrava un cherubino caduto sulla terra, le ali strappate per invidia dagli altri angeli…invidia di una bellezza tanto pura e fiera, così solitaria eppure cosmica…nel suo volto una luce indefinibile, senza tempo, come un fiore che racchiude nel suo calice l’intero passato senza nome, solo l’essenza della sua eternità, di un destino universale, di un sentiero battuto… cucito di fiori, di verità e di bontà: essere la Cacciatrice, in ogni tempo, in ogni era, in ogni luogo, fino alla fine..
    “Co…come hai detto?” farfugliò lui, ritrovando il fiato che non aveva.
    “Volevo dire che ti trovo meglio…sai dopo ieri sera...eri conciato piuttosto male”.
    Lui annuì, il dolore sulla tempia glielo teneva presente. Ma i suoi occhi, per quanto lottasse, non riuscivano a staccarsi di dosso da lei…erano incatenati, legati, persi..
    Buffy lo guardò imbarazzata, conscia dell’aver provocato lei quella reazione, una reazione che non voleva, non così…. Si era presentata in quel modo, senza pensarci, non ricordando che lui aveva dimenticato, e che ora stava con…
    - brava Buffy! Penserà che sei fuori come un balcone! E per di più una cacciatrice, sì…ma di vampiri occupati e feriti!- pensò mentre si stringeva le braccia attorno al corpo, tentando di mascherare l’ormai evidente rossore che le scaldava le guance. Spike se ne accorse e si voltò nuovamente, tornando a fissare la finestra. Buffy, silenziosamente lo ringraziò, ritrovando in quel gesto l’infinita dolcezza di lui quando stava con lei, un anno prima…che in quel momento le parve un secolo, una vita, infiniti giorni e momenti…divisi..
    “Sono tornato indietro per ringraziarti.. e per portarti la colazione o il pranzo vista l’ora” disse lui, sempre dandole le spalle.
    “Oh, …grazie, avevo proprio fame”. Buffy fece per sedersi, quando pensò fosse meglio vestirsi, prima.
    “Faccio in un minuto “disse prendendo dei vestiti dall’armadio.
    “Ok”. Mentre guardava il cielo grigio e pronto per piangere attraverso le tendine chiare, Spike annusò profondamente l’aria….quell’odore….


    Buffy tornò nella stanza, sedendosi davanti al caffè e alla busta di carta. Iniziò a mangiare quei favolosi pasticcini, avvolgendosi nella delizia del palato.
    “Chi ti ha attaccato, ieri sera?” domandò a bocca piena. Spike si girò verso di lei, notando che quella camicetta avana le stava d’incanto.
    “Beh, diciamo che era piccola di dimensione ma molto potente..” rispose lui in maniera enigmatica. Buffy lo guardò interdetta.
    “Cosa era….piccola?!”indagò maggiormente bevendo il caffè ormai freddo.
    Spike si alzò dolorante e innervosito, e lei capì che c’era qulacosa di più, qualcosa di strano e importante.
    “Puoi fidarti di me, Spike”. Lui vide nello sguardo di lei accoglienza, come una porta aperta , o una mano tesa che si stringe piacevolmente.
    “Credo di sì….dannazione, io che mi confido con la Cacciatrice!”disse lui a denti stretti sbattendo un pugno sul tavolo.
    “Beh, perderesti più punti a confidarti con Angel, giusto?”
    “Oh, se la mettiamo in questi termini..” constatò lui facendo spallucce. Buffy sorrise divertita. Poi lui iniziò, senza sapere da che parte cominciare.
    “Dal giorno in cui qualche ammiratore segreto ci ha fatto dono della tua mistica ascia, ho iniziato a fare strani sogni – si alzò in piedi, agitato – in cui c’è una bambina bellissima..” Spike si bloccò, emozionato. Buffy lo guardò senza capire…
    “Qualcuno che conoscevi?” chiese cercando di decifrare le espressioni insolite della sua faccia.
    “No, io non la conosco..- farfugliò confuso – anche se il suo viso mi è familiare, mi è vicino…come il tuo. Ma non riesco a ricordare..” Spike appoggiò le mani alla testa, pigiando come per strizzare le immagini che nella sua mente non si spannavano.
    Un battito di troppo scosse Buffy. Quelle parole circa il suo viso familiare la toccarono dentro…ancora lui le era vicino..anche se non lo sapeva…Sforzando la sua ragione a coprire i desideri del proprio cuore, si concentrò di nuovo.
    “Ok, ti è familiare..ma che cosa stai cercando di dirmi?”
    “Che ieri sera non mi ha attaccato un dannato peloso demone..” mugugnò lui guardandola.
    “Vorresti dire che quella bambina...che è stata lei?”
    “Sì...-ammise Spike abbassando il capo, quasi vergognandosi – se provi a ridere giuro che affonderò i miei canini dentro la tua giovane giugulare!”. Invece Buffy era seria, concentrata, fissa a guardare un punto indefinito del pavimento.
    “Descrivimela!”ordinò lei, in piedi, diritta davanti a lui mentre lo guardava. Una luce brillava nei suoi occhi. La saggezza della Cacciatrice.
    Spike deglutì…quel viso angelico non lo avrebbe mai dimenticato, e rivederlo davanti allo specchio della sua mente, provocava in lui nuovi sentimenti..quelli sconosciuti e vietati a un vampiro: tenerezza, appagamento, pace.
    “Capelli biondi, viso rotondo e occhi blu, profondi, appaganti…- disse Spike, la voce che tremava in maniera impercettibile, coperta subito da un tono più deciso – occhi che mi hanno sbattuto metri più avanti, riducendomi uno straccetto!”.
    Buffy pensò, scavando dentro gli angoli della sua mente, per giungere poi ai sogni, quelli che di notte le scuotevano il torace con singulti e urla di paura. Quella descrizione combaciava con la figura che lei all’inizio aveva creduto Dawn… solamente che nei suoi sogni, non era una bambina piccola…era un po’ più grande..ma quell’aggettivo usato da Spike..*appaganti*…erano gli stessi occhi, ne era certa.
    “Ti ha mai parlato?” chiese ancora, sempre più vicina a lui. Spike allargò le narici…quell’odore lo stordiva…era dentro di lui…perché?
    -non ora Spike…indagherai più avanti…- cercò di convincersi, scuotendo la testa, tentando di allontanare quell’aroma inquietante.
    “Sì, in genere mi parla…ieri sera però era impaurita..voleva sua madre..- quasi sussurrò il vampiro – ed io volevo aiutarla…mi faceva così tristezza, tutta sola..”. Buffy notò il profondo turbamento di Spike nel ricordare quella bambina. Ma chi era? Che cosa significava? Era legata all’ascia? Perché era apparsa a lei e a Spike? Cosa c’entrava con loro due?
    -forse Angel ha taciuto qualche altro particolare…-
    “..ma stavolta sarò più convincente, può giurarci!” continuò lei piena di rabbia, non accorgendosi che il suo pensiero era diventato voce..
    Spike la stava fissando, la testa piegata di lato, le sopracciglia aggrottate.
    “Andiamo!” disse decisa, tirandolo per un braccio.
    “Dove?” chiese lui infastidito.
    “Alla W&H! credo che qualcuno di nostra conoscenza ci debba dei chiarimenti!”.
    “A me sembra che tu abbia tutt’altro che voglia di parlare….”
    “Diciamo che forse volerà qualche pugno, ma niente che non possa guarire in pochi giorni”
    “Perfetto! –annuì lui – ci stò!”. Buffy aprì la porta, lui la seguì.
    “E’ la prima volta da quando sono tornato che non c’è il sole”constatò il vampiro.
    “Già..niente sole. Anzi, credo proprio che fra poco si scatenerà una tempesta!”

    Gunn si era catapultato nel suo ufficio con il fascicolo del sig. Truckins in mano, Fred era arrivata per andare subito in laboratorio a continuare la ricerca sugli antidolorifici, ed ora Angel si trovava a fissare quel bambino che appoggiava le sue scarpe nuove sulla poltrona più bella e più cara dell’ufficio.
    “Potresti sedere come una persona civile?” chiese infastidito il vampiro, distogliendo di continuo gli occhi dai plichi che aveva in mano per controllare Sky.
    “Ma io non sono una persona civile, ricordi? Sono nato in una foresta” rispose il ragazzino, per niente intimorito. Angel sospirò, per tornare al suo lavoro.
    “Lo sai che Fred mi ha comprato un pallone *vero*?” continuò il bambino. Angel capì che quella era una specie di tortura, un’ulteriore prova da superare nel cammino verso la redenzione.
    - o Dio, grazie che non posso avere figli..- pensò.
    “Bene..ora però dovresti stare zitto, perché sai ho del lavoro da fare..”cercò di spiegare lui con il tono più gentile che era riuscito a trovare.
    “Mi ha fatto bere anche la cioccolata- continuò come se non l’avesse sentito, mentre si leccava le labbra – mmh…è buonissima!”
    “Peccato che a me non piaccia..- disse lui, la voce sempre meno gentile, anzi vagamente sinistra – io sono un vampiro e bevo sangue…sangue denso e viscido..che io succhio via dalle mie vittime agonizzanti e supplichevoli”.
    Sky lo guardò interdetto. L’idea di spaventarlo per zittirlo, non ebbe effetto. Il bambino si fermò solo per pochi istanti, cercando di trovare altri modi per esasperarlo.
    “Ah! Siamo venuti qui con un treno sotto terra…pieno di luci..sembrava un cielo stellato!”aggiunse, soddisfatto nel vedere Angel che si alzava esausto e agitato. Uno squillo di telefono sollevò l’aria.
    “Grazie a Dio….” Sospirò il vampiro alla cornetta. Pochi secondi dopo, Willow entrava nell’ufficio.
    “Sono arrivata appena Dawn mi ha detto che avevi una faccenda urgente da…” ma la ragazza fu interrotta da un suono acuto.
    “Ciao!” quasi urlò il bambino.
    “Ciao” rispose lei, guardando attonita il vampiro ed indicando lievemente il bambino seduto con le gambe larghe.
    “Lui è Sky, è il figlio dello sciamano – disse Angel presentandolo – è la faccenda urgente”.
    “Oooh!” esclamò lei illuminata, abbozzando un sorriso verso il ragazzino.
    “Tu sei la strega! – la indicò Sky – sei l’amica di papà!”
    “Ehi! Nessuno ti ha detto che è maleducazione indicare la gente?” chiese infastidita Willow. Quel ragazzino le aveva letto dentro sfacciatamente.
    “Anche tu l’hai fatto prima!” ribattè lui.
    “Touchè!- borbottò lei – comunque, come sai che tuo padre mi conosce?” domandò avvicinandosi a lui.
    “Ooh…io so tutto!”
    “Già, me ne sono accorta!” esclamò lei. Quel ragazzino aveva la risposta sempre pronta, ed il suo sguardo era inquietante, sapeva leggere dentro le persone. E doveva conoscere molte cose, moltissime..
    “Per questo sei qui – intervenne Angel, la voce seria – dobbiamo cercare di disfare la matassa”
    “La…che?” chiesero in coro Willow e Sky.
    “e’ un modo di dire…- sospirò lui demoralizzato – significa che bisogna cercare di capirci di più in questa storia”
    “Ora è chiaro. Ricevuto!” annuì Willow. Sky rise divertito, il sorriso tipico della sua età. Quello sguardo strano era sparito. Willow si convinse che l’aveva immaginato. Fuori intanto aveva ripreso a piovere.



    Dawn stava in sala aspettando il ritorno di Xander. I suoi occhi erano occupati a seguire la pioggia fuori dalla finestra, chiedendosi come mai le persone pensierose si fissano a guardare quelle goccioline che cadono inesorabilmente, fino a sfracellarsi nel terreno che avido le succhia…. In fondo è una scena triste….
    -o forse anche noi siamo come loro…corriamo inesorabilmete verso il nostro destino, lasciandoci inghiottire da lui…- pensò.
    “Accidenti Dawn! Studi troppa filosofia!” si redarguì. Ma poi fu nuovamente ipnotizzata da quella danza che si creva sul vetro…strade di acqua lo percorrevano, congiungendosi per distaccarsi poi…rivoli grigi e freschi, simili al pianto su un volto sofferente…una corsa compiuta casualmente, lungo una parete vitrea ignara di quella gara senza vincitori…fiumi e fiumi di storie e racconti, racchiusi in quelle gocce senza sale, insipide e tristi.. Dawn si asciugò una guancia. Se fosse stata fuori avrebbe dato la colpa alla pioggia, ma in casa seduta sulla poltrona, capì che anche lei era stata raggiunta dall’incantesimo della pioggia…il pianto del cielo aveva contagiato anche il suo spirito.
    -spike è vivo…Buffy è di nuovo la Cacciatrice…io sono a casa dei miei migliori amici….oddio!- pensò, mentre un largo sorriso le rischiarava il viso. Quel leggero acquazzone era passato.


    Fred, il camice addosso, gli occhiali sul naso, stava addentando un panino, mentre ragionava sulle recenti analisi fatte su quelle pillole verdi. Controllò il referto che aveva appena stilato, soffermandosi su ogni parola.
    “….oltre alla presenza di ibuprofene come principio attivo, si sono riscontrate tracce di sangue di demone Stulcres, un essere molto raro nella nostra dimensione”.
    “Devo saperne di più. Chiederò a Wes di aiutarmi a scoprire qualcos’altro su questo demone apparentemente sconosciuto.- disse la scienziata mentre accartocciava la busta vuota del panino – credo proprio che non sarà facile far scagionare il grande magnate!”.
    Si alzò ed uscì dal laboratorio, scendendo le scale. Di Spike non aveva ricevuto notizie e si sentiva angosciata, anche se il desiderio di rivedere Sky le placava il cuore. Quel bambino era arrivato nel momento migliore, per lei. Il momento in cui, se ne stava accorgendo sempre di più, il vampiro che lei amava si stava allontanando. Sky era la forza che non l’avrebbe lasciata cadere nella disperaione, che al contrario sarebbe giunta inesorabile, come il temporale di quell’inizio settimana.


    La metropolitana correva veloce, come una pallottola sparata dentro un tunnel buio. La gente seduta guardava i due come se fossero una normale coppia di amici che avevano appena litigato. Il viso della giovane era teso. Il volto pallido dell’uomo era serio.
    Buffy e Spike raggiunsero la W&H senza dirsi una parola. Presero l’ascensore, percorsero il corridoio sotto lo sguardo stupito di Harmony, ed entrarono con un calcio dentro l’ufficio di Angel. Il vampiro bruno li guardò scioccato, interrompendo la telefonata che aveva in corso.
    “Bene! Se cercavi un’entrata ad effetto, l’hai trovata!” disse riattaccando la cornetta dopo essersi scusato con l’interlocutore.
    Buffy si scaraventò contro di lui, facendogli sbattere la schiena contro la parete, trattenendolo fermo con una mano sul collo. I suoi occhi erano fiamme e scintille. Una profonda rabbia, mista al dolore del tradimento si erano impossessate di lei. Spike, rimsto dietro, sorrideva divertito. Angel lo guardò male, gli occhi ridotti ad una fessura, per tornare poi su quelli di Buffy. Erano entrati insieme. Erano contro di lui, insieme. Erano insieme.
    “Ora tu mi dirai tutto!” tuonò la ragazza. Il vampiro bruno cercò in lei qualcosa che non fosse determinazione e ira. Ma non lo trovò. Capì all’istante che era arrivato il momento della verità. E ricordò le parole di Wesley…”questa volta ti ucciderà…”.
    -non importa…in fondo sarebbe un bel modo di andarsene..la vedrei davanti a me, e porterei con me i suoi occhi…dentro l’anima, all’inferno o in paradiso..-si trovò a pensare Angel, senza forza per reagire alla presa della Cacciatrice.
    Un rumore alla porta fece allentare la presa di Buffy. Willow, Fred e Sky entrarono ignari della lotta scongiurata. La scienziata si avvicinò a Spike.
    “Si può sapere dove sei stato?” chiese lei, gli occhi dolci che brillavano di felicità nel rivederlo dopo quel tempo che le era sembrato interminabile.
    “Perdonami passerotto, ma ho avuto un incontro galante..” le disse mostrandole la garza sulla tempia, mentre con un braccio la tirava per la vita e l’avvicinava alla sua bocca. Buffy si girò, cercando di trattenere la rabbia precedente che ora cresceva maggiormente. Angel si toccava il collo appoggiandosi alla sedia dietro la scrivania, pensando ancora alla richiesta di Buffy. Una vocina si alzò nitida.
    “Tu sei il vampiro dall’anima conquistata!- urlò Sky- e stai baciando Fred!”.
    Spike si protese a guardarlo, piegando di lato la testa.
    “E tu chi sei moscerino?”
    Buffy si girò, fissando il ragazzino del quale non si era nemmeno accorta, tant’era presa a soffrire per le bugie di Angel e per i baci di Spike. Un senso di inquietitudine la colpì.
    “Io sono Sky.. il figlio dello sciamano” si presentò lui, con aria fiera.
    “Ciao *figlio dello sciamano*. – disse Spike allungando una mano – si può sapere che ci fai qui?”. Il bambino gliela strinse con simpatia.
    “Lui è venuto con Gunn e Lorne” spiegò Angel.
    “Bene, orsetto dolce – disse Spike rivolto al suo rivale – credo proprio che dovrai spiegarci molte cose…”
    “Ehi, un momento..- lo interruppe Buffy – prima ci sono io. E prima lui dovrà rispondere alle mie domande. In privato.”. Lo guardò negli occhi, decisa. Angel chinò il capo.
    “Lasciateci soli per favore” disse poi rivolgendosi gli altri.
    “Va bene mister allegria…ma dopo è il mio turno!-rispose Spike, aggiungendo: - E il ragazzino sapientone dove lo mettiamo?”
    “Viene con noi – disse Fred prendendo il bambino per mano – andiamo in laboratorio”
    “Vengo anch’io” irruppe Willow.
    “Perfetto!- disse Spike sarcastico – io con due donne, una scienziata e una strega, un bambino sconosciuto che sembra un gran rompiscatole, rinchiusi in un laboratorio che puzza di salame avariato! Preferivo la grotta piena di ubervamps!”.
    “Taci, altrimentio ti ci rimando!” minacciò Angel.
    “Io e te non abbiamo finito..” sibilò Spike indicando il rivale con un dito, per rivolgersi poi a Buffy che, le braccia incrociate al petto, cercava di trovare un collegamento a tutti gli eventi capitati e lottava nel non piangere per i ricordi che Spike aveva riacceso in lei.
    “Non preoccuparti Buffy…faremo a cazzotti più tardi!”. Lei gli sorrise, alzando leggermente gli occhi. Spike notò le piccolissime lacrime sulle sue ciglia. E si chiese perché, quella donna, lo colpiva tanto. Lei ed il suo odore erano le cose più intime che avesse mai conosciuto. Oltre, si intende, al viso della bambina sognata.
    “Harm, sono io. – disse Angel dentro la cornetta – Sono io, il tuo capo, Angel, il vampiro con l’anima che è sul punto di licenziarti..- attese un attimo per continuare – porta due caffè – di nuovo pausa, Angel roteò gli occhi – senza sangue Harmony. L’altro invece con zucchero. Molto zucchero”. Il vampiro riagganciò sospirando.
    “Perché l’hai assunta?” chiese Buffy indicando il telefono.
    “Non sono stato io. Non sono tanto masochista da tenermi vicino Spike e cercare anche Harm. L’ha scelta Wesley. Sperava che un volto familiare ci fosse di conforto, sai posto nuovo e lavoro nuovo”. Buffy lo ascoltava in piedi. Lui si mise a guardarla, notando che l’aver scelto nuovamente di essere la cacciatrice, l’aveva resa più fiera e sicura. Più bella no, quello era impossibile.
    “Perché non ti siedi?”. Il vampiro le indicò la poltrona davanti alla scrivania, la stessa dove prima si stava pulendo i piedi Sky. La giovane si accomodò, mantenendo la rigidità di chi non si sente a proprio agio.
    “Abbiamo iniziato male Buffy, lo so…” tentò di rompere la tensione lui.
    “Spero che non finisca peggio, perché se questa volta non mi racconti tutto finirai in polvere” lo minacciò lei decisa.
    “Niente più segreti, te lo prometto.- giurò lui tenendo la mano sul cuore fermo da oltre un secolo – ma tu devi promettermi che non ne parlerai con Spike”
    “Lo sapevo! C’entra anche lui in questa faccenda..”
    “Non proprio. Diciamo che lui è la faccenda!”.
    “ah, dovevo immaginarlo. Quando si tratta di incolpare qualcuno, c’è sempre Spike da usare come capro espiatorio!”intimò lei.
    “No, non è come credi..- Angel appoggiò i gomiti sulla scrivania, le mani unite sotto il mento – sei pronta per sentire una lunga storia?”



    Nel laboratorio c’era veramente odore di salame ammuffito. Fred era rimasta sotto a parlare con due colleghi riguardo a delle analisi, mentre Willow, Spike e Sky erano saliti di sopra. Il bambino si era subito seduto sulla sedia girevole, iniziando a muoversi su e giu accompagnandosi con strilli di compiacimento. Spike lo guardava già abbastanza stufo, quando gli tornò alla mente la bambina che l’aveva colpito. Una profonda tenerezza lo invase.
    -dannazione, sto diventando uno schifoso sentimentale….colpa di quest’anima che geme e richiede sempre più attenzioni. Dannata redenzione!- pensò, quando Sky cercò di nuovo il dialogo con lui.
    “Ehi, lo sai che Fred è innamorata di te?” gli disse con un visino strafottente.
    “Ehi, lo sai che dovresti farti gli affari tuoi?” ribattè il vampiro guardandolo serio.
    “Non posso. Io dico quello che vedo!”
    “Bene, allora dovresti smettere di guardare!”
    “Io voglio bene a Fred! E lei ha bisogno di qualcuno che le voglia bene!”continuò il ragazzino mentre giocherellava con una penna.
    “Non potresti fargli un incantesimo per zittirlo?” domandò Spike abbastanza stufo rivolgendosi a Willow.
    “Va bene, va bene.. adesso voi due cercherete di andare d’accordo – avanzò Willow facendo gesto di stare calmi – così Sky quando tornerà su Fred io ti porterò a mangiare un bel gelato, ok?”
    “E a me cosa darai per star buono? Il suo sangue?” chiese Spike lanciando un’occhiata bassa al ragazzino, che rideva compiaciuto nel vedere che era riuscito nell’intento di farlo arrabbiare. Fred corse su per le scale ed entrò con un sorriso. Aveva i capelli un po’ arruffati e l’aria stanca, il camice aperto davanti le scopriva un leggero vestito rosa, andandosi a posare di tanto in tanto sulle sue cosce e sul suo ventre. Spike sorrise soddisfatto, appuntandosi che prima di uscire dal laboratorio l’avrebbe dovuta baciare. Erano stati troppo divisi.
    “Fred! – gridò il ragazzino correndole addosso, sprofondando il viso sulla sua pancia – il tuo vampiro è cattivo con me!”. La scienziata gli accarezzò la testa con fare materno, e Spike in quel momento notò il forte legame cratosi fra la donna e il bambino, un qualcosa che lui non avrebbe mai potuto darle.
    “Non è vero! – si riprese lui, reagendo alle accuse da poco fatte – è lui che mi istiga! Se non fosse indiano, penserei che Angel sia il padre! Hanno la stessa capacità nel farmi irritare!”. Fred gli sorrise e lui si tranquillizzò. Era la creatura più dolce del mondo, e riusciva a placare la bestia che era in lui. Willow prese per mano Sky e disse:
    “Io e te ora andiamo a comprarci il famoso gelato, vuoi?”
    “Sì!Sì! – urlò lui eccitato – Fred vieni con noi!”
    “Io devo lavorare, ma ti aspetterò qui. E stasera andremo a mangiare una bella pizza – disse accovacciandosi davanti a lui, mentre appoggiava le mani sulle sue piccole spalle – e ti farò vedere i cartoni animati! Ti piaceranno, vedrai!”. La strega e il bambino uscirono, Spike con le braccia conserte guardava Fred con la testa piegata di lato, intento a decifrare bene le ultime parole.
    “Non vorrai dire che…”
    “Proprio quello che stai pensando. Sky sta da noi, e lo avresti saputo se fossi tornato a casa, stanotte!” disse lei, nella voce una punta di tristezza. Si avvicinò alla scrivania, tolse gli occhiali e guardò un punto imprecisato della stanza. Il vampiro era lontano da lei, in ogni senso. E lentamente si stava rassegnando all’idea.
    “Te l’ho detto. Ho avuto un incontro poco piacevole – rispiegò lui, mentre un leggero brivido nel ricordare il dolore lo percorreva – per fortuna che c’era la Cacciatrice, altrimenti mi avrebbero ritrovato mezzo morto lungo un marciapiedi della città!”
    “Ah..così lei ti ha salvato…”.la ragazza abbassò il capo, soffermandosi col pensiero sulle ultime parole…Buffy aveva salvato Spike..erano stati assieme tutta la notte e la mattina…lui e lei, insieme..e se avesse ricordato? E se si fosse sentito attratto da lei come un tempo?..
    -non posso resistere tanto..tutti questi dubbi mi stanno sfinendo..e mi distolgono dal lavoro…per fortuna che è arrivato Sky….lui mi rasserena..-
    “Beh, è un po’ insolito che una Cacciatrice salvi un vampiro – constatò lui vedendola confusa – ma credo che questi siano i pregi dell’avere un’anima!”. Spike le si avvicinò con passi felini, la raggiunse e le cinse la vita con le mani. Lei alzò il volto verso gli occhi di lui che la fissavano, profondi occhi scossi da spumose onde blu, occhi in cui lei si specchiò e che le fecero sbocciare un candido sorriso. Un lieve movimento delle loro teste, e le loro labbra erano unite in piccoli baci, leggeri come le goccioline che cadevano fuori della finestra, fino a trasformarsi in un unico bacio, denso e intimo. Fred gli accarezzò la schiena da sopra lo spolverino, potendo sentire l’allargarsi della cassa toracica salendo verso le spalle larghe e forti. Lui immerse le dita nei suoi lisci capelli, prendendola per la nuca, spingendola contro la sua bocca, per approfondire sempre di più quel contatto. I loro sensi si risvegliarono come una primavera dopo una lunga notte d’inverno, le guance di lei si infiammarono, e le dita di lui, ormai esperte conoscitrici di quel corpo esile e bruciante, iniziarono a cercare luoghi più sensibili, più inebrianti. Fred si staccò leggermente, per riprendere fiato, notando con piacere l’urgenza del suo vampiro, che le si strusciva addosso in maniera quasi convulsa.
    “Passerotto…” sussurrò lui dentro il suo orecchio, sfiorandole il lobo, facendola trasalire. In quell’istante il telefono squillò. I corpi dei due amanti si staccarono malvolentieri, mentre Spike sibilò una maledizione sottovoce.
    “Arrivo subito!” disse Fred alla cornetta, con una punta di tensione.
    “Era Wesley. Ha trovato delle informazioni importanti – spiegò, mentre lui le prendeva le mani, baciandole in modo sensuale – farò in fretta..”
    “Ok..” sospirò lui affranto. La scienziata uscì. Spike restò ancora qualche minuto dentro la stanza, sentendo una crescente ansia salirgli fin nella gola. Quella sensazione di essere all’oscuro riguardo importanti elementi lo invase di nuovo. Gli stavano mentendo, e non ne conosceva il motivo. Forse era giunta l’ora di iniziare ad indagare.



    Fra due ore sarebbero calate le tenebre. La strada che le era di fianco, brulicava di auto e scooter, saturando l’aria di monossido di carbonio. La gente camminava ignorando la sua piccola figura, ognuno racchiuso nei propri pensieri, nei propri gusci di mattone. Anche lei ne aveva innalzati tanti. Potenti muri di acciaio, pronti a respingere qualsiasi cosa o persona li toccasse. Barriere di energia, che le toglievano i sentimenti e la gioia di viverli. Non aveva lasciato passare nessuno in quegli otto anni, troppo occupata a proteggere, difendere se stessa e il proprio cuore. Il proprio cuore….l’aveva sepolto in una bara di vetro, accorgendosi troppo tardi che così facendo l’aveva condotto a fine certa. Gli aveva negato l’aria di un tramonto condiviso in due, il sole di un abbraccio perso nel vento, il cibo di baci sereni senza paure, l’acqua degli occhi immersi nelle lacrime d’amore, la corsa del cuore stesso, che attende, che scopre…. Il suo cuore era invecchiato in fretta, era divenuto raggrinzito come una mela secca, ed il suo battito era debole…
    Ma allora, cos’era quel pianto lasciato cadere per strada, sull’asfalto, nudo di fronte alla gente che lo vedeva e lo giudicava? Allora perché quella sensazione di nausea che le strizzava lo stomaco e che le chiudeva la gola? Allora perché la paura nel sentire la storia che Angel le aveva raccontato?....Buffy pensò che forse l’aver scelto di essere nuovamente la Cacciatrice aveva incrinato la gabbia di vetro… forse sarebbe riuscita a liberare quel cuore e rianimarlo, per consegnarlo poi a qualcuno…qualcuno pronto per lei…Spike…Spike…Spike…solo questo nome nella sua mente…tra le sua lacrime…nel suo stomaco…nella sua paura…solo lui, forse sempre, in ogni dove, lungo il marciapiedi grigio della città che lei percorreva, tra le particelle di monossido che lei respirava, oltre le nubi di piombo che lei guardava, nei respiri delle persone che sfiorava, nell’odore della giornata che volgeva al declino…il suo cuore che pulsava, veloce mentre aumentava il passo, agitato e sbuffante, messo alla prova, portato al limite…per dimenticare quel nome e le sensazioni che le provocava… per andare avanti, sempre nel suo destino…perché non avrebbe potuto fare altrimenti…Spike non sarebbe stato mai suo..ora più che mai…doveva accontentarsi della ritrovata libertà del proprio cuore…della sua rinascita…ora sarebbe cresciuto e sarebbe stato bene…Dawn l’avrebbe avuto tutto per se.. e lei sarebbe vissuta per sua sorella, la sua unica fonte d’energia..
    Buffy raggiunse una panchina, finalmente dentro il parco verde di alberi e del canto d’uccelli. Anche senza sole, la natura brillava e serenamente lei si sedette. Guardò per alcuni momenti un signore che dava il mangime ai piccioni, un bambino che correva dietro ad un cane, una ragazza che faceva jogging. Tutto scorreva normale. La quotidianetà era una parola a lei sconosciuta. Nessun giorno era uguale all’altro, tutto era precario e instabile. Anche quando non era più stata la Cacciatrice, anche allora non esisteva una quotidianetà. Troppe cose viste, troppo male combattuto, troppe guerre subite….troppo..era senza sicurezze, senza certezze..sopra un continuo terremoto era appoggiata la sua vita. Cercò di liberare la mente dai pensieri, per godere appieno dell’aria fresca e recuperare le forze in vista della ronda. Ma, come un fiume che giunge a valle veloce e carico di spuma e di schizzi, l’ondata delle parole dette da Angel giunse e sfociò nell’immenso oceano dei suoi ricordi. Ed allora decise di lasciarsi bagnare, imparando, nel modo più veloce che si potesse, a nuotare. Si sarebbe concentrata al massimo per mettere ordine in quel puzzle sparpagliato.
    * Un giorno era arrivata una busta. Dentro c’era il medaglione, quello che Angel si era offerto di indossare e che invece aveva ricevuto Spike, con il quale aveva salvato il mondo. Spike era riapparso dal medaglione dopo diciannove giorni dalla distruzione di Sunnydale e dalla sconfitta del The First. Un vortice di fumo era apparso, rivelando uno Spike urlante e spaventato. Aveva tentato immediatamente di colpire Angel, accorgendosi di essere incorporeo. Aveva cercato subito Buffy, chiedendo sue notizie, desiderando raggiungerla…doveva parlarle. Quella stessa notte, a Willow era apparso in sogno uno sciamano, uno dei più potenti rimasti in vita. Le aveva detto che la Cacciatrice e il vampiro con l’anima guadagnata non si sarebbero mai dovuti conoscere, altrimenti una grande catastrofe si sarebbe abbattuta sul mondo. E così, la strega d’accordo con Angel, aveva fatto un incantesimo per togliere la memoria di Buffy dentro la mente di Spike. Lui si sarebbe ricordato di tutto, tranne che di lei e del sentimento che li univa. Così il vampiro si era svegliato un giorno senza più sapere chi fosse Buffy, mentre Fred cercava un modo per farlo tornare corporeo. Dopo circa un mese era giunta un’altra busta, dalla quale era uscita una luce che aveva investito Spike, facendolo tornare di carne. Lo sciamano era riapparso a Willow quindici giorni prima l’arrivo di Buffy a Los Angeles, ribadendo lo stesso messaggio. Dopo alcune ricerche, Angel aveva mandato Gunn e Lorne in sud America, nel villaggio dello sciamano, alla ricerca del grande libro brillante. La leggenda narrava che chi fosse entrato in possesso di quel libro, sarebbe riuscito a scoprire nuovi incantesimi e segreti sul regno dei morti e su come poter dialogare con gli spiriti. Durante il loro viaggio però i due erano venuti a scoprire che la moglie dello sciamano era una cacciatrice entrata in funzione subito dopo l’icantesimo di Willow con l’ascia, e che era morta di recente dopo il combattimento contro un demone. Essendo la coppia unita da qualche strano legame, dopo poco di conseguenza era morto anche lo sciamano, lasciando Duir, ovvero Sky, orfano. Così gli anziani del villaggio avevano deciso un accordo: o il bambino se ne andava con i due forestieri, oppure loro non avrebbero preso il libro. In contemporanea, alla W&H era giunta una copia della mistica ascia con dei simboli sull’impugnatura, che più volte aveva investito Spike di luce, facendolo stramazzare al suolo. Inoltre in città erano giunti tre demoni Xyranty, esseri difficili da sterminare, precursori di qualche ente malvagio che sarebbe giunto a breve. Inoltre, conscio ormai della propria fine, lo sciamano aveva iniziato un incantesimo per trasfondere i propri poteri al figlio, ma era morto prima di terminarlo. Quindi il bambino avrebbe potuto vedere cose terribili, o assistere a qulcosa che forse li avrebbe aiutati nell’individuare il prossimo nemico da combattere. Ma di fronte alle loro domande, Sky non aveva risposto.*
    Buffy respirò profondamente. La storia di Angel era chiara. Era il contorno che faceva schifo. Cosa c’entravano i suoi sogni con lo sciamano? Che ruolo aveva quella bambina che aveva colpito Spike? E perché Spike si sentiva attratto da lei, nonostante tutto? Chi era la chiave? Perché lo stregone nel suo sogno, era preoccupato? ….era inutile, non ce l’avrebbe fatta da sola. Si alzò, incamminandosi verso la metropolitana. Ormai mancava poco al tramonto. Sarebbe andata da Willow, magari le avrebbe chiesto più informazioni, e avrebbe visto come stava Dawn. L’aveva lasciata lì, senza spiegarle. Ma l’avrebbe fatto, al più presto.
    Una goccia fresca le raggiunse il viso. Poi un’altra e un’altra ancora. Un violento acquazzone iniziò a scendere, mentre Buffy prese a correre. Ormai giunta al riparo, scendendo le scale della metro, si ricordò una cosa fondamentale.
    “Dannazione! Non ho telefonato al lavoro!!”


    Dawn e Xander stavano preparando la cena, mentre scherzavano e ridevano . Xander le stava raccontando delle sue imprese nel tirare d’arco con un occhio solo, e Dawn si sentiva leggera, a casa. Fuori aveva ricominciato a piovere, ma questa volta non si sarebbe lasciata condizionare da quelle magiche gocce d’acqua. Avrebbe mantenuto il sorriso per tutta la serata. In sala Willow stava insegnando a Sky a giocare a carte, mentre aspettavano che Fred passasse a prendere il bambino per portarlo a mangiare la pizza. Il campanello suonò e la strega aprì la porta, trovandosi davanti Buffy, leggermente bagnata.
    “Ciao…Dawn è qui?” chiese la bionda, esitando sulla soglia.
    “Sì..ma entra” disse la rossa facendole gesto di varcare la porta. Il suoi occhi erano colmi di meraviglia e di gioia, il suo cuore batteva veloce. Buffy entrò guardandosi attorno. Il bambino le corse incontro sperando fosse Fred. Guardò la giovane dispiaciuto. I tre si accomodarono in sala dove giunsero subito dopo Dawn e Xander, i grembiuli bianchi per cucinare sporchi di farina e pomodoro.
    “Buffy! – quasi gridò la sorella – come stai?”
    “E’ tutto ok, Dawnie – e indicando le macchie che aveva addosso – vedo che ti stai divertendo”
    “Sì, sai io e Xan abbiamo fatto le crepes e un risotto con gamberetti, pomodoro e zucchine” spiegò lei gesticolando eccitata.
    “vorresti…potresti restare a cena.. – balbettò Willow, ingarbugliandosi per la paura di offenderla - sempre che tu voglia dividere la tavola con due traditori, mentitori, abbietti che hanno fatto tutto questo solo per aiutarti”
    “Di certo non per farti soffrire..- aggiunse Xander – anche se abbiamo raggiunto l’esatto contrario!”. Buffy li guardò e sentì il proprio cuore piangere di malinconia. Ma quello che non riusciva ancora a ingoiare, erano le menzogne subite. Con tutta la forza necessaria, combattè il desiderio di stringere i suoi unici amici al petto.
    “Non sono qui per cenare – affermò con voce decisa – ma per vedere come stava Dawn… e per chiedervi di tenerla con voi, ancora per un po’”. Dawn esultò, ben felice di stare in quella casa, anche se sentiva che sua sorella era triste. E sperò che anche lei, superato il proprio orgoglio, sarebbe tornata con loro.
    “Sì, sì non c’è problema…- la rassicurò Willow, gli occhi mortificati – Dawn starà con noi”. In quel momento, Sky proruppe con la sua voce squillante.
    “Ehi, cacciatrice! Perché cerchi una risposta che non c’è? – chiese con fare enigmatico – devi solo compiere il tuo destino! Non pensare, agisci!”. Tutti si voltarono a guardare quel piccolino che per un attimo aveva parlato come un adulto. Buffy si accorse che lui sapeva…lui era a conoscenza di quello che stava avvenendo… lui aveva visto qualcosa, quando l’incantesimo era rimasto incompiuto…e quegli occhi neri come pece…erano inquietanti, penetranti, violavano la sua intimità…le percorrevano le vie segrete del suo cuore… con quegli occhi qualsiasi tipo di difesa crollava come un castello di carte..
    “Sky.. – sussurrò Buffy avvicinandosi – tu devi dirmi cosa sai! Devi dirmelo!”. Le ultime parole uscirono dalla gola di Buffy come urla minacciose, tanto che il bambino si mise a piangere, rifugiandosi tra le braccia di Willow.
    “Buffy..che cosa..?” farfugliò Dawn, sfiorando un braccio della sorella.
    “Allora, cerchiamo di calmarci – si intromise Xander – e andiamo a mangiare qualcosa. A pancia piena si ragiona meglio”. Dawn prese il bambino ancora tremante e lo accompagnò verso la cucina, seguita da Xander.
    “Vieni Sky, ti faccio cuocere le crepes” aveva detto allontanandosi. Le due amiche rimasero sole nella sala, una di fronte all’altra, senza guardarsi. Per un tempo indefinibile, assorte nei propri pensieri. Poi finalmente, Willow ruppe il silenzio tramite il linguaggio più consono in quel momento: la telepatia.
    - cosa sta succedendo Buffy?-
    - dovresti dirmelo tu -
    - ho sbagliato, lo so e ti ho già detto che mi dispiace.-
    - sì, l’ho sentito, ma..-
    -cos’è successo ieri sera?-
    -sono uscita di ronda ed ho incontrato uno Spike ridotto piuttosto male-
    -e tu l’hai curato?-
    -sì. L’ho vegliato tutta la notte. Ed ora sta bene-
    -è..è stato con te stanotte?-
    -Non devi preoccuparti. So tutto Willow. So dell’incantesimo su Spike, so del grande libro brillante, so dello sciamano-
    -te l’ha detto Angel?-
    -sì, dopo che l’ho minacciato di morte-
    -sta per accadere qualcosa di molto brutto, Buffy. Qualcosa di terribile. Dobbiamo essere unite-
    -non so se riuscirò ancora a fidarmi di voi-
    -dacci un’altra possibilità. Dammi un’altra possibilità. Ti prego-
    -
    -ho paura, Will. Ho sognato che sorgerà una nuova chiave. Ed io dovrò scegliere, ancora. La morte è il mio dono..come la vita. Questo mi è stato detto. Ma non credo ce la farò. Ho tanta paura-
    -oh Buffy…-
    - mi sento sola. Se almeno ci fosse stato Spike al mio fianco. Lui mi avrebbe aiutata, sorretta. Sarebbe stato dalla mia parte. Sarebbe morto per me. Con me. Ed io non mi sarei sentita tanto sola e vulnerabile..-
    Le due amiche si misero a piangere, correndosi incontro e riempendosi l’una dell’abbraccio dell’altra, rovesciando dolore, rabbia e frustrazione.
    “perdonami…perdonami..ti …aiuterò.. Buffy…. Farò tutto quello…. che.. vuoi – singhiozzò Willow sopra la spalla dell’amica - inizierò le ricerche immediatamente…”.
    “Oddio Will.. – pianse l’altra, affondando il viso sulla maglia verde di Willow – promettimi…giurami che..non..mi dirai più bugie”.
    “Te lo giuro.” disse la rossa con voce più nitida.
    “Buffy? – continuò – vuoi che spezzi l’incantesimo su Spike?”. La giovane pensò a quella proposta per poco tempo, vista l’importanza. Ma in fondo, aveva la risposta già pronta, dentro di lei.
    “Non posso.. è troppo rischioso..e poi…ormai non ha più importanza..”. Le due ragazze si staccarono dall’abbraccio, sorridendo leggermente. Nei loro occhi c’era la complicità, il sostegno, il rispetto e l’affetto di un tempo. Sarebbe giunta anche la fiducia, entrambe ne erano certe. Il campanello suonò. Fred e Spike era arrivati per portare Sky a mangiare la pizza. Buffy capì, e tutto le fu chiaro come un fulmine a ciel sereno, che la storia con Spike era definitivamente chiusa, e che l’amore che provava, doveva essere distrutto, sepolto, annientato. Li guardò restare sulla soglia tenedosi per mano, fissarsi negli occhi pieni di desiderio, sentì la calda voce di lui chiamare *passerotto* la donna dai capelli bruni, li vide scherzare, lui sfacciato, lei timida e dolce…finalmente Spike aveva trovato la dolcezza che meritava, quella che lei gli aveva sempre negato..finalmente poteva dire a tutti che aveva una ragazza, che lei non si vergognava di lui, che lo accettava anche se vampiro, che lo amava senza paura…finalmente lui parlava con Willow e Xander senza astio o odio, ma tranquillamente….finalmente lui era libero dal dolore dell’amore negato, calpestato, torturato e godeva appieno dell’amore rivelato, esposto, semplice…ma la cosa che la fece impazzire, era il constatare che tutto quello non era opera sua..che tutto quello avveniva perché lei non c’era..perchè lei non esisteva nei ricordi di Spike.. perché lei non era più niente per lui…Spike era finalmente felice, perché era stata lei a renderlo infelice...era lei che non l’aveva amato, salvato, ricambiato…tutto questo fu troppo, e Buffy corse su per le scale, inciampando e maledicendo tutto il mondo per quella sofferenza lancinante che le fracassava il cuore…e si diresse verso il bagno, dove vomitò la rabbia e l’anima sanguinante di un amore violento e deciso a sopravvivere…e non potè vedere..non scorse gli occhi di Spike seguirla su per le scale, fin dove l’ombra l’aveva inghiottita ..il brillante luccichio formarsi tra le sue ciglia, di fronte a quel dolore tanto manifesto ai suoi occhi quanto celato agli altri …lo sforzo che fece per non correrle dietro e chiederle perché.. perché la cacciatrice suscitasse in lui tante emozioni insieme… come una pioggia di coriandoli tinti dei colori dell’arcobaleno…come diamanti spezzati ma preziosi e unici, incastonati dentro l’anima conquistata…come il guardare il volto della bambina che gli aveva tolto il sonno…lei non vide tutto ciò, e mentre si lavava il viso gonfio, riacquistò il controllo del proprio corpo, decidendo che durante la ronda avrebbe sterminato tutti i vampiri di Los Angeles. La macchina sotto casa partì sgommando. Buffy respirò profondamente e scese di sotto. Entrò in sala da pranzo sfoggiando il suo più convincente sorriso, al quale ovviamente nessuno credette.


    “Ti piace? – chiese il demone verde – è importato direttamente dall’Italia. Vino rosso shakerato con sangue di vitellino. Ottimo accostamento!”. Angel guardò il bicchiere mezzo vuoto che teneva fra le mani e annuì, anche se il suo pensiero, sempre e comunque, era incollato a Buffy. Fuori del bar di Lorne la notte era calata, portando con se il male. Un demone dalle corna simili ad un alce salì sul palco, mettendosi a cantare un pezzo di Frank Sinatra. Lorne lo stette ad ascoltare un po’, per girarsi poi verso il vampiro e dirgli con aria sconsolata:
    “povero diavolo! Farà una gran brutta fine…”. Ma Angel era lontano chilometri da quel posto. Ripensava alla faccia spaesata che Buffy gli aveva rivolto quel pomeriggio, dopo la rivelazione dell’incantesimo. L’aveva vista triste e avrebbe voluto abbracciarla, cullarla al suo petto, dicendole che lui sarebbe stato suo per sempre, sarebbe stato al suo fianco..che avrebbe viaggiato dentro tutti i gironi dell’inferno pur di farsi perdonare..pur di riavere nuovamente un sorriso da lei, una carezza, un bacio leggero come il vento.
    -il mio vero e unico amore, in ogni dove, in ogni tempo, fino alla fine..-
    “Pene di cuore, eh? – Lorne interruppe i suoi pensieri – e questa volta ho indovinato senza sentirti cantare. Lavoro in un bar e capisco subito quello sguardo perso ed ebete, di chi guarda il bicchiere e vorrebbe annegarci dentro!”. Angel si limitò a gettargli un’occhiata pigra, senza proferire parola.
    “E ti dirò di più. So anche chi è che ti ha ridotto così – fece una pausa, per dare maggiore effetto alla parola che avrebbe pronunciato subito dopo – la cacciatrice!”
    “Assurdo, non trovi? – parlò infine Angel – un vampiro che ama colei che lo dovrebbe uccidere. E che non può farlo, perché lui ha un anima…un’anima che lo tortura, una maledizione che gli impedisce di averla, totalmente..”
    “Ti riferisci a quella piccola postilla nel contratto degli zingari?- chiese sarcastico Lorne – della serie ?”
    “Già, proprio quella…”
    “E credi davvero che lei non contraccambi il tuo amore per via del sesso?- il demone verde cercò di farlo riflettere lanciando quel dubbio, mentre gli si sedeva accanto- Insomma, capisco che la cacciatrice sia piena di energie e che abbia passione e forza, ma è comunque una donna. E credimi, di fronte all’amore una donna non guarda al sesso!”. Ad Angel si strinse il cuore che, nonostante fosse immobile e morto, gli fece male.
    “Credi di consolarmi, così?” chiese lui, guardando il demone quasi risentito.
    “No, amico mio. Cerco solo di farti vedere la realtà. Ma ad accettarla, su questo non posso aiutarti. Dovrai farlo da solo”. Lorne si alzò e si diresse verso il palco, lasciando il Vampiro con il bicchiere in mano, lo sguardo umido e nella mente una dura lotta con il cuore, che non accettava l’idea di averla persa.


    Ecco una nuova notte, una nuova ronda, sotto una luna terribilmente piena. Le nuvole si erano diradate, il meteo aveva previsto per l’indomani nuovamente bel tempo, sole e aria calda. Buffy camminava con i sensi pronti, il paletto in tasca. Si sentiva meglio, la cena imprevista con i suoi amici l’aveva rasserenata. Svoltò per un vicolo male illuminato, sperando che la caccia iniziasse. E di fatti, pochi passi dopo, un grignito le tese i muscoli, preparandole il corpo alla lotta. Un grosso demone le apparve davanti, la pelle grigia e oliosa, un aculeo sulla schiena e una puzza nauseante di uova fradice. Dalle mani e lungo le braccia colava un liquido ripugnante. Buffy fece una smorfia di disgusto.
    “Ciao, miscuglio di schifezze! Che ne dici di darti una lavata?” disse lei, mentre si muoveva studiandolo. Nonostante fosse grosso, era molto agile. Il demone grugnì rabbioso, avvicinandosi e lasciando colare del liquido per terra. Avanzava con le braccia larghe, a grandi passi. Poi, con un gesto fulmineo, affondò un pugno verso il viso di Buffy, che con una mossa, schivò il colpo per pochi centimetri. Il demone continuò, lanciando ganci veloci, come spari di mitragliatrice. Buffy sentì la forza scorrergli nelle vene, l’agilità impregnarle i muscoli, la rabbia aumentare. Inoltre quella puzza schifosa l’aveva proprio scocciata. Il demone cercò di calciarla alle costole, ma la ragazza fece una capriola sul posto, roteando in aria. Ricadde in piedi stavolta, per piegarsi immediatamente in due, schivando un altro pugno.
    “Ehi, credo che ora tocchi a me farti muovere un po’!” disse, pronta per colpirlo. Ma una voce la distolse, costringendola a rimandare l’attacco, e ad allontanarsi dal demone per capire meglio le parole di quell’uomo avvolto nel buio, lontano dal cerchio di luce del lampione.
    “E’ meglio che tu non lo faccia” disse Spike, ormai illuminato anch’egli. Stava fumando tranquillamente.
    “Potrei sapere il perché?” chiese lei, abbassando la testa, mentre il braccio del demone le strusciava i capelli.
    “Hai notato le schifezze che produce dal corpo?” indicò lui con una mano, mentre con l’altra portava la sigaretta in bocca, aspirandone il fumo.
    “E chi non le noterebbe?!” chiese lei un po’irritata, mentre scattava a destra, e saltava in alto.
    “E’ un veleno mortale. Quindi, a meno che tu non voglia fare l’interprete principale della bella addormentata, ti consiglio di non toccarlo”. Spike gettò al suolo il mozzicone ancora fumante.
    “Ah!” esclamò Buffy, capendo il pericolo che stava correndo. Ma in quel momento di distrazione, il demone guadagnò terreno e avanzò velocemente verso di lei, obbligandola a indietreggiare in fretta, senza lasciarle il tempo di valutare che dietro di lei c’erano dei rifiuti ammassati per terra. Buffy inciampò, cadendo di schiena. Ormai fra lei e il demone c’era pochissimo spazio, insufficiente per mettersi diritta con un colpo di reni. Buffy si guardò attorno, cercando qualsiasi cosa per difendersi, ma vide solo cartacce e frutta marcia. Una fitta di paura la trapassò. Che fosse tutto finito? Che la grande Cacciatrice venisse sconfitta da un demone puzzolente e ripugnante che colava olio velenoso?
    “Buffy!” l’urlo di Spike emerse da dietro il demone, obbligando quest’ultimo a voltarsi e ad avanzare verso di lui. Spike aveva in mano una catena, che roteava sopra la testa come un lazzo. Buffy capì all’istante e si tirò su, mettendosi in traiettoria. Ora il demone si trovava in mezzo ai due e li studiava senza aver ancora capito le loro mosse.
    “Pronta?” chiese lui.
    “Pronta!” affermò lei. Spike le lanciò un lato della catena, che Buffy prese al volo. Iniziando a girare attorno al demone uno verso l’altro, i due lo attorcigliarono con la catena, mentre il mostro grugniva furibondo. Un ultima stretta e i due, fianco a fianco, tirarono, facendo cadere lo Xyranty per terra. Buffy con un balzo, raccolse un pezzo di legno, e con la forza unica della Caccitrice, l’affondò nel collo del demone, trapassandolo da parte a parte. Un gemito soffocato, un fiotto grigio e denso e l’immobilità del corpo decretarono la vittoria dei due. Spike fece una smorfia di apprezzamento, piegato a metà dalla fatica, le mani appoggiate alle ginocchia.
    “Ottimo lavoro, Cacciatrice!”
    “Hai detto bene.. è il mio lavoro!” ansimò lei con il fiatone, asciugandosi la fronte e pigiando con una mano contro lo stomaco che si alzava ripetutamente. I due si sorrisero, soddisfatti della lotta. Uscirono dal vicolo, insieme, avviandosi lungo il marciapiedi. A Buffy sembrò di essere tornata indietro nel tempo.
    “ Chissà quale faccia tirerà fuori dal suo repertorio, mister intrattenimento quando saprà che abbiamo ucciso uno dei terribili demoni Xyranty – disse riferendosi ad Angel – secondo te userà quella seria e misteriosa che ha di solito oppure quella misteriosa e seria che usa per gli avvenimenti speciali?” rise il vampiro, mentre si accendeva un’altra sigaretta.
    “ credo entrambe..” sussurrò lei, senza trovare altre parole che fossero più simpatiche, tanta era ancora l’emozione di aver combattuto con lui e di averlo vicino, accanto.
    “Siamo una bella squadra, io e te Cacciatrice. Se un giorno, casualmente, dovessi colpire il mio capo con un legno leggermente appuntito, potremmo metterci in società!”. Spike la guardò di lato. Era bellissima di notte, la luce della luna le baciava i lineamenti perfetti e morbidi del viso. Uno strano desiderio di toccarla invase il vampiro, che catturato dal riflesso dorato di una ciocca ribelle cadutale dalla coda, allungò la mano, posizionandogliela dietro l’orecchio. Buffy trasalì, bloccandosi. Lo guardò tremante e sorpresa. Le mani gelide di Spike le avevano bruciato quel millimetro di pelle dove si erano poggiate.
    “Scusa…” aveva abbozzato lui, senza nemmeno capire il perché si dovesse scusare per quel gesto, in quel momento considerato normale, quasi d’abitudine.
    “Non.. non fa niente. Anzi debbo ringraziarti” farfugliò lei, il cuore a mille.
    “Oh, non che mi ritenga bravo, ma se vuoi posso venirti a sistemare i capelli anche tutti i giorni. Ovviamente sotto pagamento!”. Spike le sorrise ironico.
    “Mi hai salvato la vita, Spike - specificò lei con voce grata, abbassando lo sguardo – se tu non ci fossi stato, io sarei..”
    “Te la saresti cavata comunque, Cacciatrice. – disse lui abbassando la testa nel tentativo di incrociare i suoi occhi – è nella tua natura. Come lo è nella mia l’essere agile, forte e desiderare dopo una lotta così, un buon sorso di Baurbon!”. Eccolo, il suo vampiro! Nella sua ironia, nella sarcastica dolcezza che usava per rasserenarla, in quegli occhi di un cielo senza luna e stelle, blu scuro, in quel sorriso beffardo e sicuro. Eccolo, lì davanti a lei, di ronda, insieme, alleati, più forti di tutti i demoni dell’inferno. Buffy alzò il viso, guardandolo fisso negli occhi, pronta a cedere, pronta a far crollare le barriere, una volta per tutte. Ma il vampiro stavolta non resse quelle stelle di giada che gli entravano dentro il petto immobile, che gli facevano tremare le gambe come un adolescente. Riprese a camminare, sentendola dietro di se. Cercando di controllarsi, lasciò che l’aria fresca lo rinsavisse.
    “Allora, ti andrebbe un goccetto?” chiese quando lei lo affiancò di nuovo.
    “Perché no?” rispose lei, certa che quella mossa le avrebbe accellerato la morte per amore che aveva avuto inizio pochi giorni prima, quando il suo Spike le era apparso vivo e bello come non mai. "Sono morta quando ho odiato
    sono risorta quando ho amato
    nel limbo, ho solamente vissuto"

    Martedi
    La sveglia di Fred suonò presto, facendo svegliare invece Spike che si era appisolato da poco. Il vampiro, steso sulla brandina di fianco al divano, guardò la giovane ancora addormentata. Quel viso dolce, semplice, quasi angelico era una meraviglia. Spike pensò di essere fortunato nell’averla per se…ma qualcosa lo tormentava…qualcosa di indefinibile lo manteneva in uno stato di insoddisfazione continua. Lentamente, baciò la fronte della ragazza.
    “Passerotto? – la chiamò - alzati altrimenti capitan allegria ti farà una bella ramanzina”. Fred sfessurò gli occhi, sbadigliando.
    “Ok, ok..sono sveglia..” e barcollando sulle gambe, entrò in bagno. Spike rimase steso, sperando di potersi addormentare ancora. E con grande sorpresa si trovò a ricordare della bevuta fatta in compagnia della Cacciatrice al bar di Lorne, la notte prima. Avevano parlato poco, per lo più era stato lui a mantenere alta la conversazione chiedendole che tipo di rapporto avesse avuto con Angel. Lei gli aveva confessato della loro storia d’amore e questo a lui era sembrato.. strano. Non solo perché sarebbero dovuti essere nemici giurati, ma soprattutto perché *mister tenebroso* era così palloso.. e lei invece così piena di vita, solare, pura energia… la Cacciatrice aveva gradito il Barboun, anche se si era fermata al primo bicchiere. Si erano salutati poco prima dell’alba, dopo aver fatto fuori altri tre vampiri. Era stato eccitante lottare al suo fianco…una perfetta sincronia li aveva accompagnati nei movimenti, nei calci tirati, nei pugni affondati… c’era intesa.. i loro corpi reagivano come se prevedessero l’uno le mosse dell’altro. Era come se avessero lottato insieme per anni…e a Spike era piaciuto. La caccia, la vittoria, lo sfiorare la morte, il combattere, la corsa, la fatica, le ombre…tutto questo gli apparteneva…ed ora, mentre guardava la giovane uscire dal bagno, avvolta da un leggero vestito bianco e celeste, sentì che lei non avrebbe mai potuto spartire quello, con lui… che lei apparteneva alla luce.. così pura e delicata…non avrebbe mai accolto il demone che era in lui…non avrebbe mai conosciuto le tenebre.. non lo avrebbe mai capito, …non avrebbe mai sentito il suo dolore, la solitudine, la follia, la responsabilità… e non avrebbe mai danzato con lui come aveva fatto invece la notte precedente assieme alla Cacciatrice..la danza della lotta, del coraggio, della forza.


    Buffy non aveva chiuso occhio. La serata con Spike era stata …inaspettata. Lei che era abituata a organizzare tutto, a tenere sotto controllo ogni cosa…beh, ora il suo cuore era andato completamente fuori di se..fuori da ogni schema o preconcetto. Aveva seguito il vampiro biondo in quel bar popolato solo di creature docili, e aveva accettato un bicchiere di Barboun, anche se non le era mai piaciuto prima…ma stranamente, quella notte l’aveva bevuto, assaporandone il sapore forte…lo stesso che aveva sentito ogni qual volta le sue labbra si erano avvinghiate a quelle di Spike… e aveva guardato la sua figura forte, godendo di ogni suo movimento, di ogni sua parola…la sua voce che ricordava calda e passionale nelle loro notti… che era divenuta dolce e struggente quando Faith e la gang l’avevano mandata via…aveva assaporato il contorno del suo corpo scorto attraverso lo spolverino… lo stesso che l’aveva abbracciata negli ultimi momenti calmi prima della lotta contro il First…aveva cercato di catturare la gioia e il dolore nell’averlo tanto vicino, ma non poterlo toccare..ora che non era più suo, lei non sapeva più cosa fare… si sentiva persa, impaurita… anche se l’aver lottato al suo fianco l’aveva resa più fiduciosa..in fondo lui c’era, ancora. E sapeva che l’avrebbe aiutata, sempre.
    Buffy telefonò finalmente al lavoro, accantonando quei pensieri pesanti come macigni, e allo stesso tempo soavi come nuvole. Si era presa una settimana di malattia. Anche se adesso non era più sicura che le sarebbe bastata. Poi si cambiò in fretta, pronta per andare alla W&H.


    L’uomo guardò attentamente le finestre aperte dell’ufficio. Da quanto tempo era assorto nella traduzione di quel libro? A questo Wesley non seppe rispondere. Con calma si strofinò gli occhi che bruciavano e tentò di risistemare i volumi antichi che erano aperti sopra la scrivania. Si disconnesse da internet e spense il computer. Avrebbe portato l’esito della ricerca a Fred e poi si sarebbe preso un caffè forte. Molto lavoro ancora lo attendeva, ed entro sera voleva a tutti i costi scoprire qualcosa di più che non fossero erbe tropicali usate nelle ferite di guerra o riti di maledizioni contro i nemici.

    Buffy raggiunse il vampiro bruno e lo fermò per un braccio. Lui si voltò a guardare chi l’avesse fermato. Aveva fretta e una riunione importante lo attendeva.
    “Ciao” disse lei alzando gli occhi. Angel era molto alto ed aveva il fisico di un gigante buono.
    “Buffy!” pronunciò lui sorpreso. La ragazza aveva una gonna di viscosa rosa e un maglioncino bianco a maniche corte. Teneva i capelli biondi sciolti sulle spalle, le punte ondulate e soffici. Il viso era leggermente colorato di un rosa pallido, le labbra brillanti di lucidalabbra alla fragola. Era bellissima. Raggiante. Era lei a risplendere così tanto o era forse la sua anima forte e vigorosa? Entrambi, pensò il vampiro. E un desiderio irrefrenabile di baciarla lo avvolse.
    “Cosa…cosa ci fai qui? – farfugliò lui, ancora sconvolto da mille emozioni – è successo qualcosa?”
    “No, non è successo niente… anche se a quanto pare l’apocalisse arriverà, ma non oggi. Almeno spero!” Buffy prese lentamente una mano di Angel fra le sue. Il vampiro tremò impercettibilmente. Era stordito da quel gesto e dal suo profumo.
    “Volevo chiederti scusa” aggiunse poi in un soffio continuando a guardarlo.
    “Tu…vorresti chiedere scusa…a …me?!”. Angel era sempre più stupito, anche se stava godendo appieno del calore di quelle mani, che lo riscaldavano fin dentro l’anima. Buffy annuì.
    “Riguardo a ...?” chiese ancora.
    “tu mi hai mentito, è vero.- iniziò lei - Ma io ho creduto che tu l’avessi fatto solo per gelosia. Invece ora ho capito che l’hai fatto per un fine più alto. Per salvare delle vite innocenti” terminò stringendo maggiormente la sua mano fredda e forte.
    “Quindi…noi..insomma…abbiamo fatto pace?” domandò Angel ancora frastornato.
    “Sì..credo di sì. – rispose serena, per continuare poi seria e determinata – e voglio combattere al tuo fianco. Voglio che diveniamo una squadra. Non voglio più essere la paladina solitaria del bene. Anche se, effettivamente, non lo sono più da un anno..ma credo che tu abbia capito cosa intendo”
    “Sarò al tuo fianco. E tu farai parte della gang. – disse lui deciso – affronteremo questo Big Bad insieme.”. Le loro mani si slegarono, lasciandoli più leggeri. Angel fece gesto di andare, ma Buffy doveva ancora parlargli.
    “C’è un’altra cosa e credo ti farà piacere – lo fermò – questa notte, durante la ronda che io ho fatto senza dirtelo, abbiamo ucciso un demone X…. Tu sai come si chiama!”
    “Un momento…abbiamo?”
    “Sì. Io e Spike. L’abbiamo legato come un salame e gli abbiamo tagliato un po’ troppo a fondo la barba..”
    “Bene! Perfetto! – esultò in maniera vistosa, un po’ fuori luogo – Tu e Spike che fate la ronda, insieme, e che uccidete un pericoloso demone! Sono veramente felice, sì!”
    “Angel..- lo redarguì lei – non farai il geloso ora, vero? Non dopo le parole che ci siamo detti, giusto?”
    “Non è gelosia Buffy..- disse cercando di convincere anche se stesso – ma se lui dovesse ricordare….se lottare insieme gli ricordasse qualcosa..”
    “Non succederà – disse lei decisa – perché io e lui combatteremo solo insieme…nessun riferimento, nessun allusione…niente di niente. In fondo sono la Cacciatrice, e tutta la mia vita è centrata nel proteggere il bene e non nel creare il male.”. il vampiro la guardò e capì che lei si sentiva sicura..che era forte e coraggiosa…che era veramente tornata, e che avrebbero affrontato il nuovo nemico insieme, come tanto tempo prima…quando non erano mai sazi l’uno dell’altra, quando la notte brillava più del giorno, quando la vita e la morte appartenevano ad entrambi, quando il cuore di lei batteva anche per il suo. Angel allungò la mano vero la guancia di Buffy, sorprendendo anche se stesso. La accarezzò con infinita dolcezza. Lei sorrise senza malizia. Una voce dietro le loro spalle li fece voltare.
    “Ehi piccioncini, non si può tubare lungo i corridoi! Siamo in un luogo pubblico! Appollaiatevi su qualche tetto e continuate lì…anche se poi il nostro Angel-piccione-con-l’anima verrebbe spennato dal sole e cotto allo spiedo!”. Spike aveva uno sguardo strafottente, un sorrisino sarcastico, le gambe larghe e tese, le mani appoggiate ai fianchi. Li stava prendendo in giro apertamente, anche se a Buffy parve di scorgere una sottile punta di gelosia. O forse fu il suo cuore bisognoso di speranze a desiderarlo ed a farglielo credere reale. Le sue gote divennero rosse, mentre Angel guardò il vampiro biondo con occhi di ghiaccio, ridotti a due fessure per la rabbia.
    “Cosa diavolo vuoi, Spike? Sappi che non ho soldi, non ho tempo e non ho pazienza…quindi se devi dirmi qualcosa, fallo!” ringhiò.
    “ mi dovevi delle spiegazioni, cow-boy!”
    “Ti ho appena detto che non ho tempo. Mi aspettano per una riunione.”
    “Trovatelo. Ci sono delle cose che debbo sapere! Ora!”. Spike stava scaldandosi ed Angel non era da meno.
    “Ti ho detto che parleremo. Ma non ora!”
    “Giusto..hai tempo per pomiciare dentro il tuo nuovo antro infernale dove ti rammollisci come una mammoletta delegando ordini a tutti come se fossi un dio – digrignò tra i denti Spike – ma non dedichi mai del tempo alle persone che ti circondano. Ottimo! Bella strategia!”
    “Smettila Spike! Mi stai facendo innervosire!”
    “Dalla faccia che hai non sembrerebbe. Diglielo anche tu Cacciatrice! – disse rivolgendosi alla ragazza – non ha la faccia più statica di un pezzo di ferro vecchio?”
    Angel fece gesto di avvicinarsi, il volto cupo di ira. Buffy lo trattenne per un braccio.
    “Ti piacerebbe prendermi a pugni, vero? – lo istigò il vampiro biondo accorciando le distanze – una bella scazzottata e passa la paura. Ma sei troppo occupato a fare il boss di questa sede legale demoniaca e puzzolente! Hai sbagliato, mister perfezione. Stai lavorando dalla parte sbagliata! E prima o poi ti ritroverai immischiato in qualcosa di più grande di te. Ed allora, se me lo chiederai, io non ti aiuterò!”
    “Non chiederei mai il tuo aiuto Spike! Prima dovrebbero uccidermi!”. Ora i due erano a pochi passi, Buffy si trovava in mezzo e li tratteneva con le mani.
    “Non dirlo un’altra volta…” lo minacciò lui furibondo.
    “Ok, ok..- disse la ragazza con tono deciso, rivolgendosi prima ad uno, poi all’altro – ora da bravi maschietti senza buon senso, ma che troverete all’istante, vi allontanerete. Angel parlerà con te Spike dopo la riunione. E tu Spike imparerai a chiedere le cose più gentilmente. Altrimenti mi vedrò costretta ad usare il mio paletto proprio verso il vostro cuore. E non crediate che stia bleffando. Siamo intesi?”. I due si fronteggiarono ancora per qualche secondo, finchè Spike si girò allontanadosi verso l’ascensore.
    “E comunque, non assomiglio affatto ad un piccione!” gli aveva urlato appresso Angel. Spike aveva alzato le braccia, per farle ricadere ai lati in un gesto che lo mandava palesemente al diavolo.
    “Angel?” lo riprese lei.
    “Ok..Ok …me ne vado. Ci vediamo a pranzo?” chiese lui, sorridendo.
    “Non posso. Sono da Wilow. E poi non credo sia il caso”. I due si salutarono, e quando Angel sparì dietro la porta della sala delle riunioni, Buffy corse verso l’ascensore. Doveva ritrovare Spike e mettersi d’accordo per la ronda. Una scusa come un’altra per rivederlo e parlargi un po’. Una sensazione di pateticismo la sfiorò, allontanadosi immediatamente. Il suo cuore aveva scelto. E le scelte del cuore non sono mai assennate e rendono le persone succubi e del tutto soggiogate alla loro volontà.


    Il foglio che aveva davanti era scritto con una calligrafia chiara, e il significato di quelle parole non intendevano nulla di buono. Fred lesse attentamente, riflettendo sul da farsi.
    Ti riporto le poche notizie che sono riuscito a trovare. Spero ti siano utili.
    Wesley.
    *I demoni Stulcres sono avvolti ancora nel mistero visto la rara possibiltà che riescano a superare i tanti portali che li separano dalla Terra. Essi vivono oltre trecento cancelli da qui. Amano allearsi a potenze superiori, come dei o semi-dei. La caratteristica per la quale sono citati, è che possiedono nel sangue una sostanza che allevia il dolore, una sorta di morfina naturale. Sono creature selvagge e violente, combattono spesso fra di loro, aggredendo e uccidendo anche membri della stessa famiglia.*
    “Oh -oh... Jess?- chiamò la ragazza alzando la cornetta – Sali su. Dobbiamo continuare le ricerche su quelle pillole”.


    Nella casa in periferia Xander e Willow guardavano Sky che si era addormentato sul divano.
    “Oddio Xan! Guarda com’è carino! Non trovi sia adorabile?”
    “Sì, quando sta zitto! Quel bambino è inopportuno e legge dentro le persone, apre bocca e gli da fiato..un po’ come me, ma io almeno faccio del sano sarcasmo! Lo preferisco di certo quando dorme.”
    “Ci hai mai pensato?” domandò lei, l’aria sognante.
    “Pensato a …cosa?” chiese.
    “All’avere dei figli…tanti piccoli bambini che corrono e urlano tutto il giorno, mentre tu li vedi crescere e li ami e loro ti amano..” elencò lei, gli occhi che le brillavano di tenerezza e di gioia.
    “per non parlare delle notti insonni, dei pannolini sporchi, delle ribellioni dell’adolescenza e delle regole da stabilire che ancora non ho nemmeno per me stesso. Sì, credo che io ci abbia pensato!” disse lui, il tono serio anche se divertente.
    “Oh Xan! – brontolò lei – devi sempre rovinare tutto!”
    “No, Will. Non rovino niente. Sto solo dicendo che ogni cosa ha il suo risvolto negativo ed io riesco sempre a coglierlo!”
    “Beh, sì, è vero. Ma credo sia comunque una cosa fantastica..anche se non mi allettano tanto quei pannolini puzzolenti” rise lei. Xander la guardò sorridendo anche lui. Quella ragazza che aveva davanti era la sua migliore amica, anche se l’affetto che aveva sempre provato stava crescendo, e forse stava andando oltre. In fondo lui l’aveva già amata, tempo prima. Ma ora le sue attenzioni non erano più per gli uomini..e lui non avrebbe mai avuto più della sua amicizia.
    -mi basterà….è già stupendo averla qui con me…con lei non mi sento mai solo. Sì, sono felice anche così..-pensò, per tornare poi a scherzare.
    “Comunque, se tu proprio ne senti l’urgenza, io potrei offrirmi per aiutarti..” propose con una punta di ronica malizia.
    “faresti il buon samaritano per me? Che bel pensiero Xan! Potremo metterci subito al lavoro, allora.” Disse lei sfregandosi le mani e avvicinandosi con mosse sensuali e provocatorie.
    “Willow, forse non hai colto la leggera ironia della mia affermazione! – indietrggiò lui messo in soggezione dalla versione inedita dell’amica mangia-uomini - Era uno scherzo, ok? Io e te che facciamo i bambini è strano come pensare ad Angel che fa sesso! Anche se, in quest’ultimo caso, credo che più che strano mi farebbe senso!”
    “Peccato…. Sarebbe stato bello avere un ragazzino con la mia faccia e il tuo umorismo”. Continuò lei, sempre più vicina. Ora Xander era evidentemente preoccupato.
    “Ci sei cascato in pieno, pollo!” urlò lei all’improvviso, iniziando a scappare, rincorsa da lui che sorrideva alleggerito.
    “Corri, corri! Tanto prima o poi ti prenderò!”. Urla festose si udirono fin nella strada. Sky si svegliò iniziando a correre anche lui. Buffy sarebbe arrivata dopo poco, seguita dalla sorella reduce da un incontro molto felice.



    Buffy era molto grata a Xander per averla accompagnata lì. Si era tolta le scarpe e legata i capelli mentre sentiva la brezza marina muoverle il vestito leggermente. Respirava regolarmente, con profonde boccate, assaporando il fruscio delle onde infrante a riva. Percorreva con lo sguardo la sottile linea dell’orizzonte che separava il cielo dal mare. In quel pomeriggio sereno, i due sembravano fondersi insieme, ingannando l’occhio dell’uomo. Un volo di gabbiano catturò per un attimo la sua attenzione, facendole desiderare di aprire le braccia e tuffarsi in quel blu sconfinato di aria. Ogni tanto si fermava per godere appieno di quel momento che le rinfrancava lo spirito, timidamente lasciava che i suoi piedi fossero raggiunti dalla spuma marina, fresca e frizzante di primavera. Il sole le accecava piacevolmente la vista e le faceva pizzicare la pelle. C’erano persone che cercavano di abbronzarsi, bambini che giocavano a palla, ragazzi che passeggiavano, come lei.
    - sono normale..come loro…sono come il mare e il cielo…sono normale eppure la mia vita è così grande…- pensò. Ma la malinconia fu spazzata via da un cagnolino che le strusciò le gambe, per poi correre richiamato dal padrone. Buffy si avvicinò ad un pontile e cercò di risalirgli di fianco. Ma una figura nascosta nella penombra dei piloni la fece indietreggiare. Un luccichio rosso vicino al viso le chiarì subito chi fosse.
    “Spike?” chiamò stupita. Il vampiro era appoggiato di schiena ad un pilone e stava fumando, lo sguardo rivolto verso il mare. La ragazza lo raggiunse, ma lui non si voltò.
    “Ciao Cacciatrice” la salutò, gli occhi fissi in avanti.
    “Come..come sei arrivato qui?”
    “Attraverso le fogne…c’è un’uscita proprio là in fondo” spiegò quasi stancamente, gettando il mozzicone finito. Buffy vide una grata sfondata, vicino alla congiunzione del pontile con la sabbia. Tornò a guardare Spike e notò la sua profonda malinconia chiedendosi quale pensiero lo riducesse così. Avrebbe voluto allungare una mano e …
    “Cosa ci fai qui?” riuscì invece a dire, maledicendosi all’istante per essere tanto scocciatrice e ficcanaso.
    “Sei arrivata fin qui per farmi un terzo grado oppure stavi godendoti lo spettacolo del mare calmo?” controbbattè lui lievemente scocciato.
    “Sì, è vero, devo farmi gli affari miei…comunque è la seconda ipotesi…era da tanto che non tornavo al mare ed avevo bisogno di un po’ di sole. Sai, ho la tintarella dei vampiri!”
    Spike sorrise, e stavolta si voltò a guardarla. Buffy si sentì come nuda davanti a lui, così bello e intenso… il vampiro credette di non averla mai vista così solare. Sembrava che tutto il calore della terra fosse dentro di lei.
    I due tornarono a guardare la distesa blu di acqua.
    “Ah!…è così buono quest’odore di salsedine …” sospirò la giovane, annusando l’aria. Una folata di brezza raggiunse in faccia Spike, facendogli incendiare le narici. Quell’odore di vaniglia e potenza…era più profondo degli abissi del mare, più sconfinato delle vie del cielo…
    “Sì, è veramente buono…” ribadì lui, senza che lei sapesse…senza che lei immaginasse che quelle parole erano riferite a lei, al suo odore impresso nell’anima del vampiro come un marchio a fuoco, come un tatuaggio sul cuore…
    “Allora, hai scoperto qualcosa dal tuo orsetto dolce?” domandò più tardi, quando le emozioni si erano placate.
    “Qualcosa…. Mi ha detto che il padre di Sky, lo sciamano, è apparso due volte a Willow, annunciandole l’arrivo di un nuovo nemico e ribadendo il fatto che la Prescelta dovesse tornare in attività. In fondo niente di nuovo sotto il sole”
    “Niente di nuovo che possa aiutarmi…”sospirò lui.
    “Non avete parlato tu ed Angel?”
    “No, il tua caro ex-amore, anche se stamattina mi è sembrato un ritorno di fiamma ( e speriamo che bruci!), mi ha furbamente evitato per tutta la mattina.- disse teso mentre si accendeva un’altra sigaretta – ed io, per evitare di incontrarlo ed infilargli una trave di legno fra le costole, sono venuto qui. Il rumore del mare mi rilassa.”
    “Comunque non c’è nessuna fiamma – precisò lei – almeno non fra lui e me”
    “Hai qualcun altro per la testa Cacciatrice? Non che non capisca, anzi…hai tutto il mio appoggio. E’ che una come te…” si fermò, guardandola da capo a piedi, soffermandosi sul suo viso. Buffy sentì la gola stringersi e le gambe tremare. Non avrebbe mai creduto possibile perdere il controllo così per un uomo, che fra l’altro uomo non era più da oltre un secolo. Tantomeno per Spike, il vampiro che più di una volta in passato aveva provato ad ucciderla.
    “Una come me..come?” farfugliò lei, sperando..
    “Tu sei forte, coraggiosa e caparbia. E fai un lavoro un po’ particolare. E i tuoi amici, diciamolo, sono un po’ fuori dal comune: una strega, un bamboccio (Xander), due vampiri… l’unica apparentemente normale è tua sorella, senza considerare che studia per diventare un’osservatrice. Termine che la maggior parte delle persone assocerebbero ad un guardone!”
    “Quindi una come me non si merita l’amore?- chiese infastidita – è questo che stai dicendo?” le lacrime iniziarono a salire , per fuoriuscire dai suoi occhi chiari senza controllo.
    “Giusto, la Cacciatrice non ha il permesso di essere felice! – aggiunse sconvolta - Lei combatte, uccide, decide, impartisce ordini…lei affronta la sofferenza e il dolore, ogni notte e ogni giorno. Lei deve andare avanti, come un’automa, senza sentimenti, senza provare….” Un singulto più violento la bloccò. Buffy portò le mani al volto, cercando di coprire la vergogna di quella crisi isterica alla quale si era abbandonata. Spike le si avvicinò con cautela, sfiorandole un braccio, e vedendo che non lo cacciava, la strinse più forte, fino a sentirla completamente appoggiata al suo petto. Quell’emozione fu più forte di qualsiasi altra…talmente tanto che il vampiro dovette combattere con la sua bocca attratta dall’odore dell’incavo del collo di lei, quell’odore che ormai gli apparteneva.
    “Non volevo… - le sussurrò alzandole il viso con una lieve pressione del dito sul mento - ehi, guardami…hai capito male. Sto solo dicendo che sei speciale e che accanto a te dovrebbe esserci un uomo ugualmente speciale. Qualcuno che ti capisca…che conosca le tenebre in cui ti immergi la notte, che conosca il pericolo che affronti, che condivida la responsabilità delle scelte, che non giudichi le tue assenze, ma che comprenda i tuoi vuoti e il tuo dolore…che sappia tutto e che lo accetti. Un uomo che conosca la tua notte come il giorno, senza escluderne l’alba e il tramonto.” Buffy aveva smesso di piangere e si era persa dentro il vero mare…quello dei suoi occhi. Quelle parole erano come ambrosia versata dentro il suo spirito attraverso il calice dorato della bocca gelida di lui. Pensò che era valsa la pena essere nata per godere appieno di quel momento aspettato da sempre, e mai immaginato così toccante e delicato. Era tra le braccia di Spike davanti ad un paesaggio simile al suo sguardo e sentiva che il suo cuore tremava di un amore libero…che la bara di vetro era andata definitivamente in frantumi.
    “Va meglio?” chiese lui distogliendola dalla contemplazione del suo pallido viso. Buffy annuì sorridendo leggermente, le gote ancora umide di sale. Il loro abbraccio si sciolse, il borbottio delle onde li cullò nel limbo dei loro pensieri. Spike si sentì confuso, quasi incapace di controllare le proprie emozioni, la valanga di calde sensazioni che quella ragazza gli trasmetteva.
    - dannazione! Io che faccio gli occhi dolci alla Cacciatrice e che la consolo in pieno dramma femminile sull’amore e l’abbandono! Così ci si riduce a stare vicino a mister ansiolitico vagante!- pensò lui, nel vano tentativo di negare il bisogno e la gioia di averla stretta tra le braccia.
    “oddio..la Prescelta che piange in piena crisi adolescenziale tra le braccia di uno dei suoi nemici…sono patetica, vero?” chiese Buffy asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
    “Solo un po’…” sorrise lui.
    “Grazie! – disse lei ironica - ma promettimi che non lo racconterai a nessuno” aggiunse poi, quasi supplicandolo.
    “Hai paura che i tuoi cari amici ti giudicherebbero una smidollata? Non l’ho fatto neppure io che sono cattivo! E di certo non lo faranno loro…”
    “Non è per quello che pensano gli altri…è che non sono abituata ad esternare i miei sentimenti. In genere mi tengo tutto dentro”
    “Finchè non scoppi come oggi”
    “Già..”
    “Posso chiederti una cosa?”
    “Certo” disse lei, già completamente ripresasi dal pianto.
    “Perché con me? Insomma, ci conosciamo da pochi giorni, io sono un vampiro e starmi vicino non è proprio un viaggio in prima classe..”
    “Io..io sento che posso fidarmi di te. Ecco perché. E so anche che mi diresti tutto. Sei schietto e diretto, e soprattutto non mentiresti mai per il mio bene”
    “Certo che no! Io penso solo al mio, di bene!”. I due sorrisero mentre il sole si avvicinava lentamente al bordo dell’orizzonte. L’aria era diventata più fresca ed il mare più intenso. Le voci delle persone si erano sopite, lasciando un silenzio surreale, spezzato solo dal mormorio della spuma che accarezzava la spiaggia. Con un lieve cenno del capo i due si salutarono, sapendo che più tardi avrebbero fatto la ronda insieme. Buffy ritornò sui suoi passi, gli occhi che ancora le bruciavano, lunghi brividi di freddo a percorrerle la schiena. Spike restò a guardarla finchè quella figura piccola e perfetta rimase nel suo campo visivo. Poi trascinandosi come se il corpo gli pesasse tonnellate, si infilò nella grata rotta e sparì nelle fogne. Il suo bagno di sole era rimandato di un altro giorno. Anche se al ricordo del viso di Buffy, Spike pensò che una buona fetta di splendore gli era toccata comunque.


    Dawn aveva incontrato Janice, una cara amica dei tempi del college, al centro commerciale e quella notte avrebbe dormito a casa sua. Buffy all’inizio era stata un po’ scettica nel mandarla così, in quella città di cui ancora non conosceva bene le ombre…ma poi pensò che in fondo a Dawn avrebbe fatto bene rivedere l’amica di Sunnydale. Era come poter tornare indietro nel tempo, riprovare le stesse emozioni, parlare un linguaggio già conosciuto, ritrovare un’affinità esistente da tanto..quello che anche lei aveva vissuto sotto il pontile con Spike.
    Sky aveva passato il pomeriggio con Xander al parco e si erano divertiti tantissimo. Willow invece si era rinchiusa in camera alla ricerca di nuove informazioni riguardo il ragazzino e lo sciamano. Si era tenuta in contatto via e-mail con Wesley, cercando di unire le loro conoscenze. Buffy arrivò alla casa in periferia poco prima di cena, trascinando la valigia e lo zaino sulle spalle. Era contenta di poter stare di nuovo con i suoi amici. Si ritrovò davanti all’ingresso con Fred, giunta per prendere Sky e portarlo a cena. La scienziata la fermò prima che Buffy potesse entrare in casa.
    “Vorrei parlarti, se non ti spiace” le chiese timidamente. La Cacciatrice esitò appena. Poi, appoggiando i bagagli di fianco alla porta, si incamminò verso il dondolo sulla veranda, certa di conoscere già il fine di quel discorso.
    Le due si sedettero lontane in un tacito accordo. La scienziata era tesa e sfregava le mani cercando l’inizio evidentemente in imbarazzo.
    “Non voglio portartelo via” iniziò invece Buffy, sentendo immediatamente la falsità di quelle parole.
    “Lo so…- disse lei, con una voce dolce e pacata – o almeno lo spero. Il problema è un altro”. Fred si voltò a guardare la rivale: era bella e fiera, come una dea guerriera. Eppure nei suoi occhi brillava una luce tenue, che rivelava la sua tenerezza e il calore del suo animo.
    “Mi ha raccontato che ti ha vista, giù alla spiaggia e lui era confuso – continuò – non che me lo abbia detto esplicitamente, ma io vedo la sua agitazione, è irrequieto da quando sei arrivata, ed anche se lui continua ad essere affettuoso, come può esserlo Spike ovviamente, io lo sento..o meglio, non lo sento più”. la scienziata aveva lo sguardo fisso in avanti, verso le piante del giardino avvolte nella notte.
    “Mi dispiace. Ma non saprei come aiutarti. Io e Spike avevamo una specie di legame prima che lui..” cercò di spiegare la Cacciatrice, ma venne interrotta dalla voce grave dell’altra.
    “Io so…conosco tutto. Ed è per questo che ti chiedo di non parlarci più. Di evitarlo. Anche perché credo che lui stia soffrendo. L’incantesimo nasconde i ricordi….ma è come se lui li avesse impressi nei sensi..”
    “tu credi? Insomma, credi che lui abbia ancora qualcosa di me dentro di se?”. Buffy capì subito di essere stata inopportuna.
    “Vorrei poter dire di no, ma mentirei. A te e soprattutto a me stessa. D’altronde lui è un vampiro. Olfatto, vista, udito e tatto sono al massimo.”
    “Quindi io sarei come un post-it attaccato al suo naso o dentro le sue pupille a raggi infrarossi” ragionò ad alta voce la Cacciatrice dispiaciuta, storcendo un po’ la bocca.
    “Io lo amo, Buffy. Lui è la prima cosa a cui penso la mattina e l’ultima che desidero prima di dormire. – ora Fred la guardava, i suoi occhi scuri brillavano di lacrime - Lui mi spinge ad andare oltre i miei limiti, mi protegge come se fossi un vaso di cristallo. Lui mi è vicino. E’ accanto a me.”
    “conosco la sensazione…”anche Buffy ora sentiva un nodo alla gola. Entrambe condividevano gli stessi sentimenti.
    “Allora puoi capirmi. Non voglio lottare contro di te, anche perché non ne uscirei vittoriosa..”
    “Oh Fred, non dire così..”
    “…quello che ti chiedo è di lasciare che io viva questo amore. Tu hai avuto la tua occasione. Ora tocca a me. Il destino ha voluto che io e Spike ci incontrassimo senza il tuo spettro attorno, liberi di riscoprire l’amore condiviso e ricambiato. Ti prego…”
    “Io..io lo farò. Anche se non posso smettere di fare la ronda con lui. – la Cacciatrice aveva un tono più serio e deciso – Spike è il migliore guerriero che conosca ed ho bisogno di lui. E lui ha bisogno di me. Sta arrivando qualcosa di spaventoso e dovremo essere uniti. Tutti.”
    “Hai ragione. Correrò il rischio.”
    “Il rischio ci sarà sempre Fred. Anche senza di me. E’ questo l’amore. L’amore è dolore e sofferenza, è rischio. Ogni giorno va rinventato, aiutato. Ma in fondo è meraviglioso.”. Buffy sentì scorrere una lacrima lungo la faccia. Bruciava. Le tagliava la pelle in due. Ecco che ancora sanguinava per lui, per l’amore negato..vietato…perso. Una gioia che forse non gli era concessa. Essere la Cacciatrice…ora ripensò al perché avesse voluto ritirarsi, fuggire. Ma nonostante la normalità della sua vita durante quell’anno, comunque non l’aveva trovata. Perché non era nella sua quotidianetà, non era in quello che faceva, nel lavoro che svolgeva…perché la gioia era nell’unica persona che gliel’aveva catturata, rubata, strappata con uno sguardo, l’ultimo…era Spike la sua gioia. E non era più suo. La gioia che lui teneva nascosta per lei, la stava donando ad un’altra donna…
    -quante volte l’ho rifiutato, allonatanato, maltrattato…quante volte ho disprezzato ciò che ora pagherei con la mia stessa vita…non avevo mai pensato fosse possibile…non avrei mai creduto di non poter più avere l’amore di Spike…Buffy sei tu la causa della tua infelicità - pensò la Cacciatrice stringendo i pugni, mentre le unghie le si conficcavano nel palmo delle mani e le facevano cadere gocce di sangue sulla gonna di viscosa.
    “Mi dispiace Buffy…” sussurrò la scienziata, alzandosi e raggiungendo la porta. Prima di suonare, si voltò a guardarla un’ultima volta, notando quanto fosse piccola e indifesa in quel momento, le braccia strette attorno al corpo, le guance imperlate di lacrime.
    -sembra una ragazza normale..che soffre – pensò Fred mettendo il dito sopra il campanello. In fondo le dispiaceva davvero per lei.


    Sapeva che l’avrebbe trovata. Dovunque fosse andata, lui l’avrebbe raggiunta e avrebbero combattuto insieme. Avrebbero sterminato tutti i vampiri incontrati, ed avrebbero cercato il nascondiglio dei due demoni Xyranty, uccidendoli. Avrebbero colpito, calciato, faticato, saltato, corso, rotolato e sarebbero stati colpiti a loro volta, magari feriti, ma era certa che alla fine la vittoria gli sarebbe appartenuta. Sempre e comunque. Erano potenti insieme. Invincibili.
    Buffy percorse il cimitero di Los Angeles, respirando l’aria umida della notte che si posava sopra quel manto verde d’erba. Le lapidi brillavano sotto la fiaccola della luna, che algida la guardava dal cielo nero. Sembravano stelle bianche, di marmo e granito, scolpite di nomi e foto, come sassi di memoria nel lungo cammino delle persone passate in questa vita. Ad ogni passo le scarpe da ginnastica le affondavano leggermente, attutendone il rumore. C’era un po’ di vento che fischiava tra gli alberi verdi, facendone muovere i rami come una muta preghiera. Buffy camminava accarezzando di quando in quando i lati delle lapidi, mantenendo i sensi accesi e il paletto tra la mano. Passò vicino ad un salice piangente, pensando che avevano molto in comune, allontanandosi poi verso le cripte e le cappelle che erano in fondo. Stette tesa, cercando qualche rumore o presenza maligna. Ma niente. Nessun movimento. Solo silenzio e vento. La pace assoluta.
    - beh, in teoria così dovrebbe essere un cimitero di notte. Forse il guardiano ha scritto un cartello *vietato l’ingresso ai cani e ai vampiri*. In fondo questa città comincia a piacermi – pensò Buffy, quando all’improvviso udì delle voci conosciute più che bene e il rumore di un qualcosa trascinato.
    “Ti avevo detto di non portarla. Con tutto il macello che stai facendo, nessun demone si avvicinerà e stanotte gireremo a vuoto!” disse una voce maschile in tono di rimprovero.
    “Oh smettila di brontolare! Sei noioso come un vecchio libro di economia. E sei una schiappa. E’ troppo pesante per te, eh?” controbattè l’altro, con un tono sarcastico e strafottente.
    “Se io volessi potrei alzare te e lei con una mano sola”
    “Ah sì?! – domandò l’altro fintamente stupito – ma allora sei come braccio di ferro. Peccato che mi sia mangiato io tutti gli spinaci”
    “E’ stata una pessima idea venire insieme”
    “Te l’avevo detto. Ma nessuno mi ascolta mai”
    “Io lavoro meglio da solo” disse il vampiro bruno, borbottando fra se e se, cercando di non ascoltarlo.
    “Ed io lavoro meglio con la Cacciatrice – sbuffò l’altro, i capelli biondi che brillavano nel buio – almeno lei non si lamenta di continuo come te. Non potevi mettere scarpe come le mie invece dei tacchi?”
    “Tu non porti delle scarpe, ma grossi topi di fogna dalla pelle rinsecchita attaccati ai piedi!”
    “Senti chi parla mister camice griffate! Da come ti vesti sembri sempre di più la checca che sei!”
    “Sono molto più uomo io di te, William!”
    “Beh, se per uomo intendi portare boxer a cuori, non bere, non fumare, non fare sesso ed esprimersi come una mummia incartapecorita…beh, sì. Sei più uomo tu di me! Liam!”
    “Vogliamo provare?” chiese facendogli segno di colpirlo.
    “Quando vuoi..” sibilò l’altro già pronto.
    “Ehi, ma voi due litigate come una vecchia coppia di sposi. Sicuri di non essere fatti l’uno per l’altro?”. La voce fresca e ironica di Buffy distolse i due vampiri dall’imminente scazzottata. Lei si fermò davanti a loro, trattenendo a stento una risata. Erano lì, i vampiri con l’anima che lei aveva amato, e che ancora amava, in maniera diversa l’uno dall’altro, ma con la stessa intensità.
    “Per fortuna sei arrivata! Non ne potevo più dei suoi piagnistei – sospirò sollevato Spike – finalmente potremo rinfrancarci l’anima con qualche bella lotta!”
    Buffy sorrise.
    “Hai trovato niente?” domandò Angel seriamente. Le chiacchiere del vampiro biondo l’avevano scocciato.
    “Niente. Sembra che siano scattate le ferie per i vampiri di Los Angeles. A parte voi due ovviamente.” Disse Buffy indicando la catena che Spike si strascinava appresso.
    “Ha voluto portarla a tutti i costi. Senza dirmi il perché, si intende!” spiegò Angel.
    “La Cacciatrice sa a cosa serve. Giusto?” chiese Spike.
    “Per legare Angel al palo della tortura? – rise lei, sorprendendo i due vampiri da quella battuta alla Spike – scherzavo, ovviamente. Serve per bloccare un demone Xtanti o come diavolo si chiama. E per ucciderlo”
    “So dove si trovano gli altri due. Ho ricevuto una soffiata. Sicura.” Disse Spike, cercando l’appoggio della Cacciatrice.
    “Dove?” chiese lei, pronta ad accettare l’invito.
    “Al porto. La vecchia rimessa delle barche da pesca”
    “Andiamo!” avanzò lei, mettendo il paletto in tasca.
    “Un momento! - esclamò Angel allargando le braccia, rivolgendosi al vampiro biondo – tu sapevi del covo degli Xyranty e mi hai portato qui?”
    “Non vedo il problema” rispose lui senza guardarlo in faccia. La Cacciatrice era accanto a lui, e quella notte avrebbero danzato ancora. Il resto non gli importava.
    “Avremmo potuto già essere lì invece che vagare come fantasmi con le catene dentro il cimitero di Los Angeles!” gridò il vampiro bruno, innervosito.
    “Avevamo bisogno della Cacciatrice per batterli! Sono in due e sono potenti!” spiegò Spike alzando la voce a sua volta, serrando la mascella e il pugno libero.
    “Non è il momento di litigare! – si intromise Buffy – più tempo perdiamo, meno tempo abbiamo per sconfiggerli!”. La ragazza e Spike si incamminarono, seguiti da Angel che bolliva di rabbia. E di gelosia. Quei due erano d’accordo su troppe cose. Nonostante l’incantesimo, si era ricreato un nuovo legame che lo spaventava.
    “Come hai fatto a sapere che ero qui?” chiese timidamente Buffy, sperando che la sua idea iniziale fosse esatta.
    “Perché la Cacciatrice si fa sempre una passeggiata nei cimiteri dopo cena. La aiuta a digerire.” disse lui sorridendole.
    “Non è vero…” aggiunse poi, quasi sottovoce per non farsi sentire da Angel.
    “Il tuo odore..- confessò- ho solamente seguito il tuo odore nell’aria”. Lui sorrise timidamente, lei si sentì morire. Era vero, era vero…Spike si ricordava del suo odore… e questo era magnifico…anche se il dialogo con Fred prima..non avrebbe dovuto parlare con lui, non avrebbe dovuto sorridergli o guardarlo in quel modo..come se fosse il suo paradiso…ma Spike era come l’acqua che corre verso la foce e si perde nel mare…ciò che le provocava era irruento e fresco, lavava via la sporcizia e levigava le pietre taglienti, nutriva la terra del suo cuore libero e si immergeva dentro la vastità della sua anima…donandole e trovando finalmente la pace.
    - mi dispiace Fred…ma non potrò mai fare quello che ti ho promesso..è troppo forte, quello che provo, che sento, che vivo…non ho la forza necessaria per interromperlo. E non credo nemmeno che io lo voglia davvero…mi dispiace..- pensò Buffy, mentre camminava di fianco a Spike attraverso le lapidi curiose e spettrali.


    Il combattimento fu molto più di una danza. Fu pura melodia…fu sintonia e forza e coordinazione. I tre combatterono agili e veloci. Mentre Spike e Buffy arrotolavano il primo demone con la catena, Angel fece da diversivo per l’altro, facendosi inseguire fuori del capanno. Con un gesto secco staccò un palo del parapetto, iniziando a farlo volteggiare. Il demone l’aveva già raggiunto, olioso e puzzolente come l’odore di pesci fradici del porto.
    “Bene. Vediamo come ti trovi a lottare contro il ferro!” ringhiò il vampiro. Uno scatto in avanti e un affondo verso lo stomaco del demone, che si piegò leggermente sbuffando di dolore. Un giro su se stesso e un colpo alla testa, e un altro, e un altro ancora…
    nel frattempo dentro la rimessa Spike e Buffy avevano iniziato a legare lo Xyranty, ma quest’ultimo se ne era accorto e li aveva tirati con la catena che gli aveva cinto solo la vita, facendoli cadere. Con un balzo veloce si era diretto verso il vampiro biondo che si stava rialzando. Spike se lo vide davanti e fece appena in tempo a schivare un pugno, sbattendo però la testa contro una mensola di legno al muro.
    “Ehi, mangime per cani! Guarda cosa ho per te!” gridò Buffy dietro il mostro agitando una trave di legno. Con forza lo colpì alla faccia ripetute volte, dando così il tempo a Spike di riprendersi e recuperare la catena. Il demone era leggermente tramortito.
    “Buffy!” la chiamò Spike lanciandole la catena e iniziando ad impacchettare bene lo Xyranty. Poco dopo, la trave di legno si trovava conficcata per intero nel collo del mostro.
    “Fuori uno!” disse Buffy compiaciuta. Spike era ferito alla testa. Un rivolo di sangue colava dalla parte opposta dell’ultima ferita.
    “Ultimamente la mia testa è stata scambiata per un pungiball! Dannazione! Fa male!” si lamentò lui. In quel momento una voce li chiamò da fuori. Era Angel.
    “Andiamo!” gridò Buffy uscendo di corsa. Il vampiro bruno si trovava davanti al demone, le braccia protese in avanti a tenere un palo di ferro, lo stesso che stava cercando di strappargli lo Xyranty.
    “Se mi date una mano ne sarei felice!”. I due presero la catena e, approffittando della lotta già iniziata, legarono il demone molto più velocemente dell’altro. Un colpo duro alla testa ed anche il secondo era fuori gara.
    “Credo che come precursori facciano schifo!” constatò Buffy ridendo.
    “O forse l’essere infernale a cui preparavano il cammino sarà molto più arrabbiato, ora!” riflettè sarcastico Spike.
    “Comunque sia, questi bastardi non ci daranno più fastidio. – disse Angel ancora spossato – ora dobbiamo centrare le nostre energie per capire meglio chi sta per arrivare”.
    “Già. Niente di buono, viste le premesse!” disse Buffy aggiustandosi la maglia scomposta per la battaglia.
    “Bene. Visto che io non sono un tipo da poltrona d’ufficio o ricerca su manuali da osservatore, credo che vi lascerò ai vostri libri. Io ho bisogno d’azione, di movimento – disse Spike toccandosi la ferita, una smorfia di dolore sul viso – o forse credo che tornerò a casa a farmi medicare. Al contrario di voi, io ho qualcuno che mi aspetta!”. Buffy abbasò lo sguardo. Una fitta di gelosia e di tristezza le stava facendo più male di un calcio allo stomaco. Angel la guardò e capì.
    “Vai Spike. Anche noi andremo a dormire.” Disse il vampiro bruno avvicinandosi alla ragazza.
    “Vieni Buffy” aggiunse poi. La Cacciatrice lo seguì, dirigendosi dalla parte opposta di quella di Spike. Il suo cuore piangeva, i suoi occhi no.
    “Va tutto bene?” chiese lui mentre camminavano verso la viper parcheggiata poco lontano, cercando accuratamente di non guardarla in faccia. Voleva farle capire che quel dolore era rispettato, capito. Di certo compreso.
    “Sì, tutto bene. – rispose lei, quasi stupita per quel gesto di aiuto, in fondo lei soffriva per Spike –sono solo stanca. Sai il combattimento..”.
    “Non è stato facile tornare in attività, lo capisco. E non è facile vedere chi ami stare con un'altra persona. Capisco anche questo. Molto bene. E so quanto fa male.” Disse il vampiro. La voce dolce e pacata. Buffy si arrestò a pochi passi dall’auto. Si girò verso di lui tenendo sempre il capo chino. Ormai le lacrime del cuore avevano raggiunto anche gli occhi. In un attimo lo abbracciò affondando il viso bagnato sul suo petto, respirandone appieno l’odore di pace che emanava. Angel dapprima rimase sconcertato, ma quando la sentì singhiozzare, l’abbracciò. Una profonda tenerezza lo invase. E non gli importò che lei piangesse per un altro, non gli importò che quell’amore così forte perché altrettanto doloroso non fosse per lui…non gli importò di nient’altro che non fosse quella piccola ragazza immersa nella sofferenza della propria anima sola. E si accorse che anche lui era solo. Entrambi in quella notte nera, abbracciati ma soli, senza avere l’amore della persona amata.
    -Mi dispiace Buffy… preferirei saperti con lui che sentirti piangere così…vorrei solo vederti felice..con o senza di me, a questo punto non è più importante..- si trovò a pensare Angel, sorprendendo anche se stesso. Lentamente, abbassò la sua faccia sopra la testa bionda di lei, baciandole i capelli che profumavano di fiori e frutta. Erano morbidi e saturi del suo odore…
    “Andrà tutto bene…vedrai, con il tempo farà meno male..” le sussurrò tenendola ancora stretta, come se avesse avuto paura di perderla.
    “Per te…per te è stato ….così?” singhiozzò lei avvinghiata alla vita di lui.
    “No..” ammise lui tristemente, lasciando scivolare una lacrima sulla sua guancia fredda. Una sola. Nascosta. Segreta. Solo per lei. Sempre per lei. Mercoledì
    Glielo aveva promesso. La mano sul petto, gli occhi di lacrime. Glielo aveva promesso. Willow aveva rimandato tutti gli impegni scolastici e lavorativi. Con pazienza certosina si era messa alla ricerca di informazioni fin dalla prima mattina. La sua camera sembrava la base strategica di qualche piano di guerra: computer acceso con messenger connesso sul nome di Wesley (per ulteriori aggiornament), libri aperti, boccette di incantesimi sparsi sul comodino, e l’aria trasandata da studiosa di prima fila. Per non parlare del letto disfatto, i vestiti buttati sulle sedie, l’odore di chiuso, le tende tirate e la tazza sporca di latte e cereli rinsecchiti sopra il pavimento. Quella notte non era riuscita a dormire, dopo aver incontrato Buffy. Era rincasata presto dalla ronda. L’aveva vista sconvolta e così, davanti ad un barattolo di gelato, si erano sedute in sala, riacquistando la confidenza di sempre. Buffy le aveva raccontato della vittoria sugli Xyranty, della pace fatta con Angel e dei sogni di Spike su quella bambina, tanto simile alla ragazza che aveva visto anche lei.
    “Potrebbero essere visioni premonitrici.. O solo spiriti maligni che vogliono distogliervi dall’imminente battaglia.. O forse solo incubi fatti dopo una grossa cena!” aveva proposto la strega, poco convinta anche lei delle sue asserzioni. Le aveva promesso che avrebbe cercato e cercato, a costo di rovistare in tutte le dimensioni conosciute. Ma c’era dell’altro nello sguardo ancora gonfio e triste dell’amica. Willow lo comprese subito.
    “Buffy..ti manca?”
    Buffy automaticamente, come se qualcuno avesse acceso un bottone, ricominciò a piangere, senza ritegno, gettando la testa sopra le gambe dell’amica.
    “Oddio, Will!…fa così male…è insopportabile..” si sciolse lei, stavolta priva di singulti, troppo stanca per scuotere ancora il suo corpo e il suo cuore, messi a dura prova quella notte.
    “Lo so Buffy..lo so…l’amore ha la forza di distruggerci e di crearci di nuovo…- sussurrò Willow accarrezzandole la testa, triste anche lei – ma il tempo ci placa. Lascia che il dolore esca, che ti liberi....vedrai, andrà meglio..”. quasi le stesse parole di Angel. Lo stesso dolore in entrambi.
    “Per te… per te è stato così?” richiese Buffy, credendo di vivere in un angosciante deja-vù.
    “No…” ammmise lei col pensiero verso Tara, compiendo la verità che Buffy aveva nel cuore: quell’amore non l’avrebbe mai lasciata..ne sarebbe stato più debole o meno doloroso con l’avanzare del tempo…quell’amore l’avrebbe distrutta e ricreata…come il fuoco e le ceneri per un’araba fenice…ma mai l’avrebbe abbandonata..


    Sky gironzolò per casa, passando davanti a Spike e Fred che dormivano seminudi in sala, tra il divano e la brandina. Si diresse in cucina e cercò le barrette al cioccolato che avevano comprato il giorno prima. Ne prese tre e uscì sul balcone. La grande città sotto di lui già correva e brontolava, nonostante il sole fosse sorto da pochi minuti. Le auto sfrecciavano e sporcavano l’aria frizzante di primavera, la gente si scontrava diretta al lavoro o in altri posti a lui sconosciuti, i semafori cambiavano di colore velocemente, alcuni gatti rovistavano insieme ad un barbone dentro un secchio dell’immondizia.. tutto quel caos non gli apparteneva, non era suo, lo disorientava. Il bambino si mise accovacciato per terra, la schiena appoggiata alla ringhiera, lo sguardo alto verso il cielo ancora chiaro. Chiuse gli occhi e il suo pensiero attraversò chilometri e chilometri di pianure e monti, colline, grattacieli, strade…fino a raggiungere la foresta di alberi vivi e profumati di cortecce millenarie, il canto degli uccelli varipinti, la vegetazione brulicante di cretaure nascoste, l’humus velluato sotto i piedi graffiati, l’acqua dolce dei fiumi, le grandi spume delle cascate, il nascondiglio dietro una di esse, dove lui nascondeva i suoi tesori, dove lui leggeva i libri di suo padre, per riporli poi senza farsi accorgere....i visi scavati degli amici lasciati, i balli attorno al fuoco prima della caccia, le storie antiche senza tempo, le scalate degli alberi alla ricerca di nidi da guardare, i bagni nei laghi di piragna, la pesca a mani nude…e l’aria e il sole e la luna e le stelle..tutti i pianeti sopra la sua pelle nuda e sudata in una corsa fra gli arbusti e i sassi nella calda penombra del crepuscolo…libero di essere…e poi, inevitabilmente, il suo cuore lo condusse verso sua madre…Fayeruna, così la chiamava papà…i capelli corvini lunghi fino ai polpacci, legati solo quando faceva la ronda. La forza potente che, spinto dalla curiosità di bambino, lui spiava quando lei si allenava. La dolcezza infinita che invece godeva apertamente, quando erano insieme e lei lo accarezzava. Tutta la sapienza di donna e mamma riversata nella mente di suo figlio come un boccale di latte di corteccia…La conoscenza delle lingue antiche e moderne, l’uso delle erbe medicinali, il canto tribale dei lupi alla luna, la scrittura codificata del loro intimo rapporto…. Le passeggiate alla ricerca del volo di un aquila, il lento flusso dell’acqua da uguagliare con il respiro, l’insegnamento della mappa del cielo….
    “Guarda Duir..- gli diceva, gli occhi rivolti al cielo, indicando una stella – quando arriverà la mia ora, io mi ricongiungerò ai miei antenati, e sarò lassù. E ti vedrò sempre. Saprò tutto di te. E ti proteggerò”.
    Sua madre, la donna più bella e forte del mondo, ancora prima di diventare una Cacciatrice. Sua madre, l’unica a capire e sentire i battiti irrequieti del proprio figlio.
    Duir si ricordava benissimo la notte della sua morte. Tutte le volte che calava il sole, lei usciva, negli occhi la luce del potere, in mano un paletto di legno. Il bambino la seguiva in silenzio, uguagliando i movimenti dei felini…strisciando come un cobra a caccia tra le ombre degli alberi alla luna. La guardava combattere, scalciare, colpire, rincorrere, sbattere e vincere, riducendo l’avversario in polvere, o rompendogli l’osso del collo con un gesto secco. Sua madre era una guerriera. La più potente di tutti i villaggi conosciuti. E lui ne era fiero, ogoglioso. Voleva essere come lei. Coraggioso e invincibile. Ma quella notte tutti i suoi sogni furono distrutti, le speranze stracciate, il futuro ridotto come quella polvere di cui lei si ricopriva ad ogni calar delle tenebre. Quel demone era nuovo, sconosciuto. Ed era enorme, forte e veloce. Non ne aveva mai visti di così minacciosi. Sua madre aveva attaccato in maniera perfetta, assestando colpi mirati e misurati. Ma Duir, per la prima volta vista la sua abilità a diventare trasparente, spinto da una curiosità quasi morbosa, si era scorto troppo e malamente, spezzando con un piede un bastone secco. Il rumore, l’unico oltre i gemiti e i ringhi della lotta, aveva distolto l’attenzione della donna, che aveva inteso, aveva sentito con il cuore la presenza del figlio. Il demone si era diretto verso la fonte del rumore, verso di lui. Ma la Cacciatrice era stata più veloce e l’aveva attaccato da dietro. Con un calcio, lui l’aveva catapultata per terra, facendole conficcare un bastone sullo sterno. Sanguinante e furiosa, spinta da una forza sovrumana, che non apparteneva alla Cacciatrice, ma ad una mamma pronta a difendere il figlio, si era alzata e scaraventata sul demone, facendolo cadere di botto per terra. Un secondo e gli era sopra, la testa fra le mani, una rotazione secca e ..CRAC…il collo spezzato in due. Aveva vinto, ancora…ma sarebbe stata l’ultima esultanza. L’ultima volta. A carponi, mentre gemeva, si era trascinata verso Duir che non aveva ancora capito...
    “Piccolo mio…” aveva bisbigliato con un filo di voce, mentre la vita le scorreva sulla pancia, fino a perdersi nella terra profumata di notte, nutrendo la natura che vi sarebbe rinata.
    “Mamma. Ce l’hai fatta! L’hai sconfitto!” aveva esultato lui. Ma quando la vide socchiudere gli occhi in un gesto dolorante, capì all’istante che il suo amore se ne sarebbe andato.
    “Ti ricordi la stella Duir?” chiese lei cercando di accarezzarlo. Gli occhi vacui e spenti.
    “Sì mamma.” Rispose lui trattenendo le lacrime. Sarebbe stato forte. Come lei. Per lei.
    “La mia ora è giunta Duir. Dovrò volare fin lassù. Ma non ti lascerò mai, amore mio…” tentò di rassicurarlo con la voce rotta di tosse e sangue.
    “Sì mamma, lo so..non preoccuparti. Sarò forte.”. Doveva resistere. Lasciarla andare serena. Lei non doveva soffrire per lui. La sua anima doveva innalzarsi leggera, senza catene che la trattenessero. E lui avrebbe addirittura soffiato per aiutarla a raggiungere la pace. Anche se in quel momento, l’unica cosa che avrebbe voluto, era solo quella di andare con lei…insieme a lei…in eterno..
    “Bravo… bambino mio…il mio.. uomo…ti amerò sempre….Duir..tu ..sei ..il …pezzo… di ..cielo..dove…la…mia…stella…brillerà………..”. Sua madre era morta. Il bambino raccolse un po’ di sangue e lo bevve, facendo così scorrere la forza di lei dentro il suo spirito, decidendo che da allora in poi il suo nome sarebbe stato Sky, *cielo*. Dopo il canto di un uccello notturno, Duir vide l’anima di sua madre elevarsi, salutarlo sorridente, leggera e trasparente nell’aria afosa della foresta, fluttuare ancora un po’sopra di lui, per volare brillante verso il cielo blu..baciare la luna e sparire nella luce dorata e abbagliante della stella promessa…in quel momento, certo che ormai non avrebbe più fatto la differenza, Duir pianse e pianse…finchè la luce del giorno e suo padre non lo trovarono così…accoccolato accanto al corpo esanime di sua madre, il viso e le mani sporche del suo sangue…un sorriso lieve a storcergli il volto innocente…
    Il ricordo lo fece piangere ancora. Appiccicato alla ringhiera di quell’appartamento soffocante di cemento e smog, dove la luce dei pianeti non gli avrebbero baciato la pelle, dove non c’erano stagni sporchi dove giocare, o formicai da distruggere…dove tutto era rigido e freddo, come il suo cuore di bambino solo. Con un gesto della mano, Sky si pulì la guancia.
    - non fare il frignone ….sei un uomo, ora.. - aveva rimproverato a se stesso. Ma quando riaprì gli occhi, vide davanti a se la figura di un uomo che lo guardava sorridente. Si appoggiava ad un bastone adornato di piume e cordini colorati, portava una lunga tunica avana ed aveva i capelli neri raccolti in una coda. Nei suoi occhi scuri come pozzi di petrolio, il bambino ritrovò se stesso.
    “Ciao papà..” disse, felice di incontrarlo ancora…..


    Angel camminava per i corridoi della W&H come se volasse. Aveva un’espressione di beatitudine in volto, tant’è che Harmony gli aveva chiesto se non fosse stato lobotizzato da qualche demone durante la pattuglia.
    -beh, sentirselo dire da una che lo è davvero, deve essere grave…-aveva riflettuto, senza mai abbandonare la serenità del proprio cuore. Quella notte, abbracciando Buffy a se, aveva sentito il suo cuore battere. Strano, no? Incomprensibile come l’amore, anche se non ricambiato, possa rendere possibile l’impossibile. L’aveva accompagnata alla casa di periferia e lei lo aveva guardato riconoscente. Uno sguardo solo, ma pieno di affetto. Gli aveva appoggiato poi un bacio sulla guancia, leggero ma scottante come un marchio a fuoco. Ed ora, mentre raggiungeva il suo ufficio, Angel toccava ancora la parte di pelle sfiorata, sperando che quella sensazione di calore non lo abbandonasse mai.
    Raggiunse in queste condizioni la propria scrivania. Una cartellina gialla catturò immediatamente la sua attenzione. L’aprì ancora invaso dalla canzone della serenità che l’aveva svegliato quella mattina. Era di Fred. Erano le analisi del laboratorio più la ricerca condotta con Wesley sulle pastiglie del caso Truckins. Lesse attentamente, mentre la sua espressione beata si tramutò in una espressione seria e preoccupata. Alzò la cornetta, urlando ad Harmony di trovargli all’istante Gunn, anche se avesse dovuto cercarlo per tutta Los Angeles con una bussola. Ormai di pessimo umore, chiamò personalmente anche Wes.
    “Addio calore…non ne sei degno a quanto pare, caro Angel..solo freddo, morte e demoni saranno presenti nella tua non-vita…questo è il prezzo della mia redenzione.” sospirò dopo aver riagganciato, lasciandosi cadere sulla poltrona morbida.


    “Andiamo da Willow! Andiamo da Willow!” urlò Sky saltando per la sala, facendo svegliare di soprassalto la coppia.
    “Per tutti gli inferni! Ha preso fuoco la casa?” imprecò tra i denti Spike, socchiudendo gli occhi ancora non abituati alla luce. Fred si stava guardando intorno, i gomiti appoggiati, i capelli arruffati e un gran sonno da combattere.
    “Ehi Sky? Non stai bene, piccolo?” chiese con voce insonnolita, strusciandosi le palpebre gonfie.
    “Andiamo da Willow?” domandò ancora il bambino prendendola per mano e obbligandola ad alzarsi in piedi.
    “Ok, ok. Fammi cambiare e ti ci porterò. Stai bene con lei, eh?” constatò la ragazza mentre si dirigeva al bagno. Nella sala restarono solo uno Spike frastornato e uno Sky alquanto eccitato e ansioso di andare nella casa di periferia.
    “Allora ranocchio! Hai intenzione di saltare così per tutto il giorno? – chiese il vampiro provando ad alzarsi senza riuscirci – dannazione, ti verrà un gran mal di gambe, sai?”
    “perché non porti la maglietta?” domandò lui, mentre si spostava dal letto alla brandina, facendo sobbalzare ogni volta Spike, ormai infastidito all’ennesima potenza.
     
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    Il vampiro allungò lo sguardo sopra il suo torace nudo e si ricordò della nottata….Fred si era svegliata al suo rientro e si era accoccolata accanto a lui , cercandolo con le mani, in una richiesta urgente. Spike aveva sentito il suo corpo reagire, eccitato dalle carezze audaci della donna, ma la stanchezza aveva avuto il sopravvento. Era la prima volta, notò lui. La prima volta che non cedeva a una buona dose di sesso e amore, invece che cadere addormentato come un vecchio impotente.
    -dannazione! Cosa mi sta succedendo?- pensò con angoscia. Ma subito dopo il pensiero fu attirato dal sogno appena fatto: la bambina, ancora, che moriva tra le sue braccia, avvolta da un vortice di luce azzurra.
    “ho caldo” rispose laconico per porre fine ai salti di quel moscerino, allontanando la sensazione lacerante di dolore al centro del petto.
    “non è possibile. Tu sei un vampiro” constatò il bambino.
    “Vedi di ricordartelo!” lo minacciò lui, guardandolo di lato.
    “Non mi fai paura. E poi c’è Fred a difendermi”. La ragazza era uscita dal bagno in quel momento e li guardava curiosa. Spike era arrabbiato, era evidente.
    “Vieni Sky. Facciamo colazione.” Disse la ragazza allungando una mano verso il bambino, che gliela prese e si diressero in cucina. Il vampiro, ormai privato del degno riposo, si gettò sotto una gelida doccia, per tornare in camera a cambiarsi. Trovò Sky, seduto sul bordo del letto che lo guardava sfacciatamente.
    “Girati ranocchio! Devo vestirmi.” Ordinò Spike. Ma il ragazzino continuò a fissarlo con quegli occhi inquietanti. Gli leggeva dentro, e il vampiro se ne era accorto.
    “L’hai sognata anche stanotte, vero?” domandò infine il piccolo, come se a parlare non fosse lui, ma qualcun altro. Spike lo guardò sorpreso, esterrefatto, senza riuscire ad emettere alcun suono. Figurarsi una risposta..
    “Quella bambina..è più vicina a te di quanto tu immagini…” aveva aggiunto come risposta alle mute domande di lui. Spike stava per chiedergli come sapeva dei suoi sogni…quando Fred entrò nella stanza, frantumando quell’aria mistica e surreale che si era creata.
    “Tutto bene?” domandò ad entrambi.
    “Fred andiamo da Willow?” tornò a chiedere Sky, con la voce ecciatata ed ansiosa di prima. Quella tipica di un bambino di nove anni.
    “Sì piccolo, sì. - e rivolgendosi al vampiro ancora con l’asciugamano attorno alla vita – ci vediamo dopo?”
    “Sì..- farfugliò lui, ancora scosso – prima devo fare delle cose. Non aspettarmi per pranzo”. La ragazza annuì tristemente, toccando ormai con mano l’abbandono del suo cuore. Uscì portandosi appresso il bambino che saltava come un grillo, lasciando Spike a riflettere, confuso e catturato da un vortice di pensieri.
    “devo vederla…subito!” disse a voce alta mentre si vestiva in tutta fretta.


    Poteva sentirne le voci. Ridevano, parlavano, si raccontavano mentre facevano colazione. Poteva captare nitidamente il suono metallico del cucchiaino sbattere sulla tazza di ceramica. Poteva sentire nell’aria l’odore del risveglio, forte e penetrante. Quello dei corpi che hanno dormito rilasciando le più segrete essenze nei loro sogni agitati. Poteva percepire i contorni delle tre persone sedute in cucina solo attraverso i suoni e gli odori. Tutti i suoi sensi erano tesi al massimo intuendo la complicità, l’affetto, il calore, l’allegria che regnava dentro quella stanza. E per un attimo provò invidia. Desiderio di volere anche lui tutto ciò: una casa, qualcuno ad aspettarlo, il suono delle risa rimbalzare tra i muri, l’odore dei biscotti al forno, due piccole e innocenti braccia protese verso di lui (e pensò inevitabilmente alla bambina dei sogni), un letto disfatto da completare insieme a qualcuno…e la donna che immaginò nuda e appagata fra le pieghe delle lenzuola sudate, con sua sopresa non era Fred, ma la Cacciatrice. Come una foto in bianco e nero, Spike aveva quell’immagine scolpita nella sua corteccia cerebrale. Lei, bella e fiera, che gli sorrideva senza paura, fiduciosa…lui che la guardava da lontano, conoscendo già quel luogo, e le parole dette, e gli occhi di fuoco e neve…
    Il vampiro biondo suonò il campanello restando nell’ombra concessa dalla veranda. Notò soddisfatto che era arrivato prima lui di Fred. Le fogne alle volte erano un’ottima scorciatoia. Dopo poco la porta venne aperta da una ragazza solare e fresca, sorridente.
    “Spike!” esultò Dawn, allo stesso tempo felice e sorpresa.
    “Ciao. Disturbo?”domandò gentilmente. In fondo era a casa di persone per bene, che lo trattavano come se non fosse un mostro, ma un uomo. O almeno quasi tutti.
    “Bene! L’uomo della notte che giunge fino qui in pieno giorno. Qui c’è qualcosa che non mi è chiaro. – borbottò Xander avanzando verso la soglia della porta ancora aperta – cosa vuoi Spike?” domandò senza mezzi termini.
    “Devo parlare con la Cacciatrice.”
    “Riguardo a..?”incalzò lui, aspettando ad invitarlo.
    “Sono cose private. O meglio, cose segrete.” Cercò di spiegarsi lui, ottenendo l’effetto contrario. Invece di rassicurare Xander, l’aveva fatto preoccupare maggiormente.
    “E in questa cose segrete non è che c’è l’intenzione di fare del male alla nostra Buffy o a qulacun’altro di noi? – chiese indicando se stesso e Dawn – perché se è così gradirei saperlo prima. Terrei sempre un paletto a portata di mano”. Spike si stava infastidendo. In fondo sarebbe stato così facile fidarsi senza per forza dubitare di una chiacchierata su cose private.
    “Dannazione Harris! Devo solo parlare con lei!” disse contraendo la mascella. Sentiva la rabbia ribollirgli dentro. Solo un piccolo passo in avanti e avrebbe potuto succhiarlo fino al midollo osseo.
    “Dai Xan…ha un’anima, ora. E poi è nostro alleato. Dico bene?” chiese rivolgendosi al vampiro che scrollava le braccia ai lati dei fianchi, come per scricare la tensione. In quel momento una voce si avvicinò avanzando dalla cucina.
    “Ehi, ragazzi! Per caso il postino vi ha trasformato in statue di sale?”. Buffy avanzò finchè lo vide. I capelli biondi madidi di brillantina, la t-shirt nera, i jeans dello stesso colore, lo spolverino che danzava attorno al pilastro del suo corpo. I suoi occhi che la guardavano, sollevati.
    “Finalmente Cacciatrice! Puoi spiegare al tuo caro amico che devo parlarti di cose – e con la voce lo sottolineò – private!”
    “Lascialo entrare Xan. E’ tutto ok”
    “Se lo dici tu. – rivolgendosi verso la porta, senza guardarlo in faccia – puoi entrare.”
    “Grazie della fiducia!”
    “Di niente!”.
    Dawn intanto batteva le mani eccitata. Vedere il suo amato Spike dentro quella casa la riempiva di gioia.
    “Vuoi qualcosa Spike? Non abbiamo sangue, ma ieri ho fatto dei biscotti al cioccolato squisiti.”
    “Ti ringrazio, ma non è il momento” rifiutò a malincuore, anche se sentire quella ragazza che gli offriva qualcosa era veramente bello.
    “Vieni. Saliamo di sopra.” Lo invitò Buffy quasi con imbarazzo. Ma in fondo la sua camera era l’unica stanza al sicuro da orecchie indiscrete.
    Spike trotterellò dietro di lei su per le scale, guardandosi attorno un po’ circospetto.
    - oddio…se potessero stare insieme, ancora. Se potessimo stare insieme tutti e tre, come una famiglia..- pensò Dawn, mentre il cuore le si stringeva di malinconia e il campanello squillava per la seconda volta. Era Fred con a seguito Sky
    Spike entrò nella camera che odorava in maniera sfacciata di lei, della sua pelle calda e stanca fra le coperte che ancora erano in disordine. Notevolmente in disordine.
    “Hai lottato con qualcuno lì dentro?” chiese maliziosamente lui, indicando il letto.
    “Oh. No, non è come immagini! – spiegò subito lei con le mani in avanti – niente lotta o sesso o qualsiasi altra attività che comporti movimento e sudore..o meglio, sudore sì, ma non piacevole.- ora Spike la fissava interdetto, la testa piegata di lato - Direi piuttosto angosciante. Opprimente. Spossante. Ecco che cosa. Un sogno. Un sogno molto agitato”
    “fammi indovinare: la ragazza bionda, il tuffo nel portale, la chiave, eccetera, eccetera?”
    “Sì più o meno era così..anche se l’eccetera eccetera non era in quel modo..”
    “Ooh! Perfetto! Oltre che combattere in perfetta sincronia, ora facciamo pure i sogni simili! – imprecò tra i denti cercando dentro la tasca dello spolverino, il pacchetto delle sigarette – dannazione! Mai un po’ di nicotina quando serve!”.
    “E’ per questo che sei venuto? L’hai sognata di nuovo?”. Il vampiro annuì e nel ricordo le gambe gli tremarono. Dovette sedersi sul letto. Un suono squillante li distolse un attimo.
    “E’ la voce di Fred. Ha portato Sky” spiegò lui, la schiena ricurva come a sorreggere il mondo intero.
    “Forse dovremmo scendere di sotto – si agitò lei, in imbarazzo – se sapesse di noi qui, soli..in camera mia....beh, forse non gradirebbe”
    “Hai bevuto cognac nel latte, Cacciatrice? Perché mi sembri un po’ fuori fase!” lui la guardò accigliandosi. Quella ragazza era strana. Strana e volubile. Buffy mise il broncio e sbuffò. In fondo non gliene fregava niente quello che Fred avrebbe pensato. Accidenti, non c’era nessun motivo perché lei pensasse male!
    -purtroppo..- pensò.
    “Hai ragione. Raccontami del sogno” incalzò rimpadronendosi della sua calma e sedendosi sul letto, poco distante dal vampiro.
    “quello è stato intenso e quasi doloroso. Lei mi è morta tra le braccia mentre piangeva – la voce gli tremò – ma non è questo il vero motivo della mia visita..” iniziò lui, per bloccarsi immediatamente nel momento in cui si voltò a guardarla.
    Buffy era bella. Non c’erano altri aggettivi che potessero descriverla. Solo bella. Come un fiore di rugiada, o un tramonto di luci. Come una canzone sussurrata durante l’amore, come il volto della bambina nei suoi sogni. Bella e fiera. I capelli sciolti le incorniciavano il viso morbido e lucente. Gli occhi pulsavano sotto le lunghe ciglia bionde. Il naso leggermente irregolare che sfacciato lo invitava a baciarlo. La bocca lucida di rossetto, profumata e limpida di dolci acque fluenti. Spike si accorse di deglutire senza averne bisogno. Lei aveva un acceno di sorriso, con lo sguardo di chi non riesce a capire cosa sta accadendo…Spike lottò contro il proprio corpo che rispondeva al dolce richiamo di lei..senza comprendere da dove nasceva, perché lo travolgeva, e come potesse essere così forte e inebriante e seducente.
    - perché provo per lei ciò che per Fred non ho mai sentito? Perché averla qui davanti mi sconvolge a tal punto che mi lascerei uccidere da lei piuttosto che saperla lontana? Perché la guardo ed è come se la conoscessi da sempre? Perché mi appanna la vista e i sensi come se il suo odore fosse un potente incantesimo d’amore?- si chiese Spike in una frazione di secondo. Fintanto che la voce di lei lo scosse dal lieve torpore che lo aveva reso vulnerabile.
    “ Terra chiama Spike! Allora? il vero motivo…?”
    “Il motivo…sì – si rimpadronì di se e della propria lucidità – Sky! Quel bambino sa molte cose. Riesce a leggere dentro. Ma non solo. Io credo che lui conosca qualcosa che noi non sappiamo”
    “Ti ha detto qualcosa di specifico?” chiese curiosa.
    “Ha detto che quella bambina è vicina a me più di quello che io mi possa immaginare”
    “Enigmatico, come sempre. Andrebbe d’accordo con il sig. Giles. E comunque ho avuto anch’io l’impressione che lui dica molto meno di quello che sa. Cosa dovremmo fare?”
    “Non so.. io e lui non ci intendiamo un granchè. Ha la capacità innata di farmi arrabbiare. Assomiglia ad Angel in questo.”
    “Beh, anche con me non sono proprio tutte rose e fiori…l’ultima volta gli ho urlato contro come una pazza!”. I due risero divertiti.
    “Un’altra cosa in comune, Cacciatrice! L’intolleranza ai bambini” esordì Spike.
    “Già. Sembra una forma di allergia alimentare, come l’intolleranza al lattosio”. Poi, illuminata da un’idea folgorante, esclamò:
    “Fred! Lui si fida di lei e le vuole bene. Forse potrebbe dirle quello che sa..”
    “No! – disse deciso il vampiro – non voglio che lei sappia di questi sogni. Sono troppo intimi, personali. Non capirebbe. – abbassò la voce - Lei non mi capisce. Non comprende le mie tenebre. E non accetterà mai il demone che ancora è in me. – e fissandola con quegli occhi di tempesta – tu sei l’unica che può capire. Per questo te l’ho detto. Ma lei non dovrà saperlo!”
    “Come vuoi. Troveremo un’altra soluzione.” Disse Buffy, cercando di mascherare l’intensa emozione che quelle parole le aveva provocato. Lui si fidava di lei. E si sentiva capito e accettato. Questo era molto di più di quello che lei avrebbe mai sperato..
    “Bene. Ora devo andare. Rifletteremo sul da farsi e quando avremo trovato una soluzione ci contatteremo.” Disse alzandosi in piedi, mentre anche lei si drizzava di fronte a lui. Restarono a guardarsi per pochi secondi. Un lieve imbarazzo li coprì come un manto. A Buffy sembrò che la scorta d’ossigeno della stanza fosse finita. Un giramento di testa la fece barcollare appena. Si aggrappò al braccio di Spike per non cadere.
    “Stai bene?” chiese lui sorreggendola. Lei si guardava attorno disorientata. Immagini violente e rapide le passarono davanti agli occhi, urla e pianti strazianti, sangue che colava da arti amputati, teste rotolare sul selciato, fuoco e paura, il panico totale, lampi e fumo..odio..rabbia..violenza..il nulla....e poi una bambina bionda che la chiamava e che chiedeva aiuto. Terrorizzata. Angosciata. Terribilmente sola nel buio.
    Buffy ansimò, stringendo talmente tanto le mani sulla braccia di Spike da pungerlo con le sue unghie. Il vampiro gemette sommessamente, senza lasciarla. La scosse, chiamandola.
    “Buffy! Buffy!”. Quella voce la riportò alla realtà. Era sudata, piegata in due dal dolore al quale aveva assistito, così intenso da esserle entrato dentro, i capelli umidi appiccicati alla fronte, le guance paonazze, un groppo in gola. Spike la aiutò a sedersi. Poi con delicatezza le spostò una ciocca dagli occhi, bagnandosi con il sudore di lei. La ragazza era frastornata, sconvolta, impaurita. Il vampiro prese ad accarezzarle le braccia, cercando di tranquillizzarla.
    “Ehi Buffy? Stai bene?” chiese con la voce calda e preoccupata.
    “Cosa è successo?” incalzò. Il respiro di lei stava tornando regolare, i battiti del suo cuore meno furiosi, la realtà le si stava tingendo attorno lentamente.
    “Buffy? Come ti senti? Riesci a parlare?” ora il tono di lui era colmo di apprensione.
    “S..ì..”riuscì ad articolare, gli occhi ancora fissi nel vuoto. Spike le alzò il viso con una lieve pressione delle dita sotto il mento, quel tanto che bastava affinchè i loro occhi si incatenassero. All’istante la ragazza si scosse del tutto, lasciando nel suo viso solo l’espressione del terrore più puro.
    “Spike!….oddio Spike!..ho visto… l’INFERNO!”. Un singhiozzo la trapassò fin dentro l’anima, facendole gettare con violenza la testa indietro. Un fascio di luce azzurra, la stessa che Spike aveva sognato fuoriuscire dalla bambina, la inondò, facendola cadere sul letto esanime. Un urlo squarciò il silenzio della casa. In quello stesso momento, al piano terra, Sky appoggiava una pietra scolpita sul davanzale di una finestra nella sala, senza essere visto da Willow, troppo occupata a leggere dentro un libro di magia alla caccia di informazioni utili per la sua amica.


    Nell’ufficio della W&H tre uomini e una donna stavano parlando. Apparentemente poteva sembrare una piccola riunione, tesa a pianificare il lavoro della giornata già avviata. Ma il tono cupo dei loro volti lasciava trasparire molto di più.
    “Quindi tu credi che questi demoni siano arrivati attraverso il portale aperto dall’incantesimo dello sciamano?” chiese Angel, più che una domanda una constatazione a voce alta.
    “Sì. Vivono a troppi cancelli da qui. Un salto dimensionale così grande li avrebbe dissolti ancor prima di raggiungerci. Inoltre gli esemplari che ha trovato mister Truckins si trovano accanto alla foresta, dove viveva Sky.” Asserì Wesley, gli occhiali sul naso e l’aria stanca.
    “E credi che possa essere entrato anche qualche altro *coso*, oltre a quei portatori di morfina ambulante?” domandò leggermente intimorita Fred.
    “E’ probabile.” rispose secco Wesley.
    “Bene. Io proverò ad usare le mie doti infuse di ottimo avvocato e scagionare quel grosso figlio di buona donna dalla prigione” disse Gunn, mentre raccoglieva il materiale sparso sopra la scrivania.
    “Se ci sono novità, mi trovate in ufficio” aggiunse uscendo.
    “Cosa credi dovremmo fare?” domandò teso Wesley rivolgendosi al vampiro che si era contratto per pensare ad una sorta di piano.
    “Ancora non lo so..finchè non riuscirò a capire chi ci troviamo davanti, tutto è troppo instabile per essere pianificato” rispose lui, le braccia conserte, una mano che ogni tanto si strusciava sul mento.
    “E il tuo libro? – aggiunse illuminato – ci sarà pure qualcosa!”
    “Sì…- iniziò lui affranto – se per qualcosa intendi geroglifici incomprensibili, ricette sulle cure dei calli e delle emorroidi, oltre ad un accurato prontuario per sconfiggere i veleni dei serpenti più cattivi…beh, sì. Qualcosa c’è!”
    “Perfetto! Ci ritroviamo un libro millenario che assomiglia ai consigli di mia nonna, demoni mai conosciuti che viaggiano per la città offrendo il loro sangue come aspirina, un big bad in arrivo e un ragazzino rompiscatole sapientone! – elencò Angel sarcasticamente – ho scordato qualcosa?”
    “Ehi! Un attimo! – intervenne Fred, il viso illuminato da un’idea – Sky! Forse lui sa qualcosa. Forse potrei parlarci e vedere se si ricorda cosa è accaduto durante l’incantesimo!”
    “Forse..” bisbigliò Wesley poco convinto. Quel bambino aveva qualcosa di indefinibile. Di imperscrutabile. Non era affatto sicuro che fosse una buona idea. Anche se in fondo era l’unica fino ad allora.
    “Perfetto Fred! – quasi esultò il vampiro – cerca di scoprire qualcosa ma senza soffocarlo, altrimenti sortiremo l’effetto contrario. Tu Wes prova a decifrare quelli che chiami geroglifici incomprensibili.” Impartì il vampiro, sollevato all’idea di avere una specie di piano tra le mani.
    “Mi farò aiutare da Willow. Su certe cose l’esperta è lei.”
    “Perfetto. Ci ritroviamo qui, questa sera prima del tramonto. Al lavoro!”. Angel si sfregò le mani guardando uscire i due. Alzò la cornetta soddisfatto.
    “Harmony? – chiese – portami una tazza di sangue. Puro sangue. Senza tutte quelle spezie schifose che aggiungi di solito!”



    Dawn e Xander erano usciti a fare spesa. Willow corse su per le scale lasciando Sky davanti al televisore. Cercando di non far cadere l’acqua, entrò nella stanza trafelata e agitata. Buffy aveva ancora gli occhi chiusi, il corpo gettato sul letto, abbandonato. Se non fosse stato per quel leggero movimento del petto, i due avrebbero potuto giurare che era morta. Spike camminava su e giu per la stanza, la mascella serrata, i pugni stretti. Si sentiva impotente, preoccupato, quasi in colpa. Era tutto successo in fretta, pochi secondi e lei era così impaurita…poi quelle parole…mio dio! Che avesse davvero visto l’inferno? Lui ne sapeva qualcosa riguardo ai tormenti e all’angoscia di quel posto. Ma lei era così pura e buona…un angelo che combatteva il male. Poteva vederne i boccioli di ali sulle spalle, la pelle di perle chiare, gli occhi sconfinati come un cielo terso…lei non avrebbe mai dovuto vedere quel dolore…la morte..l’oblio. con la mente sempre più confusa, Spike si avvicinò al letto.
    “Come sta?” chiese alla ragazza accovacciata per terra che tentava di bagnarle le labbra e la fronte.
    “Non lo so…è come se fosse in coma. Il suo corpo è qui, ma la sua mente si è persa. Dio solo sa dove” provò a spiegare Willow, le lacrime agli occhi.
    “Dannazione! Mi sento così – ringhiò -…. inutile! Se almeno ci fosse Angel potrei prenderlo a pugni!”
    “Anch’io mi sento così. Sono una strega con qualche potere che..”
    “Dì pure la più potente strega del mondo..” intervenne lui.
    “Oh, beh…un po’..qualche volta, forse…- si riprese imbarazzata - …comunque, con la mia magia non posso fare niente. Sono qui che guardo la mia amica persa chissà dove senza trovare una soluzione che la riporti indietro”. Willow si alzò, continuando a guardarla, quando si accorse di un lieve movimento delle labbra.
    “Ehi Spike – lo chiamò – sta cercando di dire qualcosa..”. Il vampiro corse immediatamente, il volto teso e gli occhi colmi di apprensione.
    La ragazza si avvicinò al volto dell’amica, accostando l’orecchio, ascoltando un flebile suono…un sussurro caldo uscire da quel corpo immobile.
    “S..p..i..k..e….” leggero come la brezza del mattino, implorante come una preghiera supplicata.
    La rossa si tirò su e si voltò verso il vampiro, che aspettava di sapere, impaziente, la fronte corrugata, le braccia indurite dalla tensione dei muscoli nell’attesa.
    “Allora? Cosa ha detto?” incalzò lui. Stava per esplodere.
    “Ti..ti ha chiamato” spiegò lei. La voce rotta. Senza sapere con certezza se stesse facendo la cosa giusta.
    “Oh! - esclamò lui, sorpreso. – forse ha bisogno d’aiuto. Forse mi chiama perché sono l’ultimo ad aver visto. Devo fare qualcosa – digrignò i denti – SUBITO!”
    Willow trattenne un respiro, scavando dentro la sua mente alla ricerca di un’idea alternativa. Ma in quel momento, non trovò altro che le sembrò utile ed efficace come quella.
    - Tara, aiutami.. - pregò dentro il cuore. Poi guardando il vampiro, disse titubante:
    “Baciala”
    “Ti ha dato di volta il cervello, rossa?”. Spike fece ruotare il suo dito all’altezza della tempia.
    “Forse..ma tu fallo! – ripetè lei, l’espressione sicura e decisa ora – baciala!”. Spike restò frastornato per qualche secondo. Non sapeva perché un vampiro dovesse baciare la Cacciatrice. Che fosse per svegliarla dal sonno eterno…?
    - Non è mica Biancaneve, dannazione! Ed io non sono di certo un nano! – pensò lui, irretito.
    Abbandonando la ragione che cozzava continuamente con la sua non-vita del tutto irrazionale, annuì. Willow gli sorrise, soddisfatta. Il vampiro riempì i pochi passi che lo separavano dal letto, guardando Buffy che non si muoveva. Diede un ultimo sguardo d’intesa alla strega, e lentamente si chinò sulla ragazza addormentata. In quel breve tempo che separò l’incontro delle loro labbra, Spike sentì un dolce ed avvolgente desiderio ammorbidirgli il corpo, incendiargli la gola, accellerargli il flusso del sangue, esplodergli nello stomaco, riempendolo. Si accorse di averlo sempre voluto, anelato, sognato, cercato. Contro ogni logica o sentimento o regola. E fu felice, per un attimo. Felice e stupendamente appagato. Il breve tragitto che li separava terminò, e gentilmente l’inevitabile si compì. La sua bocca aveva l’odore del mare con una leggera punta di vaniglia, la morbidezza delle sinuose pieghe delle sue labbra assomigliava ad una pesca matura, il contatto umido e lieve scaraventò Spike oltre i cumuli di nubi, attraverso i cosmi e le costellazioni, fino a condurlo in paradiso. Gli angoli della bocca piena di lei erano un ricettacolo di spezie, il respiro caldo anche se debole delle sue narici gli entrò prepotentemente dentro, raggiungendo le sue note interiori, lasciandolo più sconvolto che mai. A Spike parve un’eternità…meravigliosa, perfetta e da bere tutta d’un fiato. Come un bicchiere colmo di sangue.. Si alzò con la testa persa nei meandri del piacere più puro e pulito. Willow lo guardò, notando l’effetto che aveva avuto quel contatto su di lui e aspettando una risposta più o meno uguale in Buffy.
    “Oddio..non succede niente..” disse affranata, quando improvvisamente la giovane distesa spalancò gli occhi. Un urlo profondo come se scaturisse dal centro della terra uscì dalla sua bocca spalancata, facendole inarcare la schiena. Un suono acuto, la voce trasformata, surreale.
    “Buffy..” la chiamò Willow quando pochi secondi dopo l’urlo cessò . La giovane era ancora stesa, gli occhi impauriti. Calde lacrime iniziarono ad emergere, in un pianto silenzioso, più loquace di mille parole.
    “Buffy..” chiamò ancora Willow, preoccupata. Spike la fissava, felice e in ansia allo stesso tempo.
    “Will..” sussurrò lei finalmente, allungando la mano verso l’amica e stringendola in quella di lei. Willow le si sedette accanto, accarezzandole la testa scompigliata. Sorrideva, sollevata. Buffy allungò lo sguardo sopra l’amica, raggiungendo il viso del vampiro che stava in piedi e i suoi occhi blu. Un’espressione di dolcezza infinita regnava sui suoi lineamenti spigolosi e rilassati.
    “Grazie…” disse lei piano, ancora scossa da quell’intenso viaggio nel dolore.
    Spike annuì, sereno, abbozzando un leggero sorriso. Quella donna era unica, forte e speciale. E lui se ne stava innamorando anche senza volerlo. Senza capire come mai quel sentimento per lui non era nuovo, ne inaspettato. Ma riconosciuto, sondato, intimo, protetto, in lui. Forse da sempre.


    Il bambino sentì l’urlo e alzò il volume della televisione. Guardò preoccupato verso il davanzale, indeciso se togliere la pietra o lasciarla lì. Ma una voce giunse come chiarificazione ai suoi dubbi.
    “Hai fatto un buon lavoro, Duir. Non temere, andrà tutto bene. Finisci il compito che ti ho assegnato e ci rivedremo molto presto”. La voce di suo padre scomparve, lasciandolo più tranquillo. Il bambino si sporse in avanti, raggiungendo il vassoio di cristallo sopra il tavolino. Prese tre cioccolatini e li mangiò uno dietro l’altro. Poi si rilassò nuovamente sulla poltrona, mentre Willow scendeva le scale.
    “Ehi piccolo? Tutto bene? Lo so che hai sentito dei rumori un po’ strani, ma vedi – annaspò lei, intrecciandosi come sempre – io, Buffy e Spike stiamo facendo …delle prove, ecco! Una piccola recita per i senza tetto e ci stavamo allenando su..”
    “posso guardare i cartoni, per favore?” la interruppe lui, lo sguardo supplicante.
    “Hai ragione Sky. Continua pure. Anzi, sai che ti dico? Mi metto qua e li guardo anch’io con te. Ne ho bisogno..”. La ragazza si sedette sopra il tappeto, ai piedi del divano, le gambe incrociate, la mano a prendere un cioccolatino. Aveva davvero bisogno di rilassarsi.


    Spike aveva deciso di stare con lei ancora un po’. Sky non doveve restare solo e Willow se ne sarebbe presa cura. Sarebbe andato via al ritorno di Xander e Dawn. La ragazza bionda si era addormentata di nuovo. Era stesa su un fianco, in posizione fetale, le gambe piegate contro il petto, le braccia vicino al viso. Era rilassata, ora. Pacifica. Il vampiro si era seduto su una sedia davanti al letto, concentrato sul gioco di luci e ombre che danzava sul corpo di lei, tracciando una cartina di colline e valli sensuali. Scrutò con minuzia il profilo del suo viso, il collo che batteva leggero, la piega delle spalle, la morbidezza del petto, le curve dei glutei, la forza delle cosce, la piccolezza dei piedi avvolti nelle calze di nylon. Sembrava una bambina. Lui si mosse verso di lei e le accarezzò una guancia, dolcemente. Una profonda tenerezza lo invase inumidendogli gli occhi.
    -dannazione! – imprecò dentro di se. Quelle emozioni…più le soffocava e più forti rinascevano. Non poteva, era inconcepibile ciò che provava. Si alzò, deciso ad andarsene. In fondo la ragazza dormiva serena, non c’era bisogno di lui.
    “Spike..” lo bloccò invece la voce di lei, appena udibile.
    “Ehi Cacciatrice..sono qui - disse lui sedendosi di nuovo. – come ti senti?”
    “Una vera schifezza..” borbottò lei, tossendo. La gola le bruciava per l’urlo precedente.
    “Io direi che sei tutt’altro che una schifezza” intervenne lui, deciso. Le sorrise e Buffy chiuse gli occhi, come per riprendere le forze.
    “L’ho…l’ho vista Spike” sussurrò con la voce roca, portandosi una mano alla gola.
    “Non sforzarti – disse lui allarmato, più dal dolore di lei che dalle sue parole – facciamo un gioco, vuoi? – lei annuì – io ti farò delle domande e se la risposta è sì, sbatterai le palpebre una volta, se è no, due volte. Va bene?”
    Buffy iniziò subito sbattendole una volta.
    “Brava la mia Cacciatrice. Iniziamo..- prese il fiato che non gli serviva – Hai visto il nemico che dovremo combattere?”
    Due battiti di ciglia, un dubbio in meno.
    “No…- tradusse lui a voce alta – hai visto uno spirito guida? Magari la prima Cacciatrice?”
    Lo stesso gesto di prima, una sottile morsa di ansia salire dentro le viscere di Spike. Il vampiro fece mente locale, ripensando alle esatte parole di Buffy… e, come trafitto da mille spade, capì.
    “Hai visto la bambina, vero?”.
    Un battito. Solo uno. Leggero come il volo di un gabbiano, ma altrettanto terribile, come la caduta in picchiata dello stesso gabbiano ucciso, morto…
    “Stava bene?”.
    - dimmelo, ti prego…dimmi che stava bene..non dirmi che i miei sogni si attuano anche in te..non dirmi che soffrirà..o che sta soffrendo..non potrei sopportarlo ancora…-
    Un battito e lui sospirò sollevato. Ma subito dopo, un altro ancora, che lo fece tremare di angoscia e dolore.
    “Stava..morendo…sola..” bisbigliò lei facendo scorrere una calda lacrima densa sopra la guancia. Spike si gettò in ginocchio davanti al viso di lei, appoggiando la testa sopra il materasso, unendo le mani in preghiera sopra il suo capo, iniziando a piangere come un bambino. Buffy con un notevole sforzo, allungò la mano e raggiunse i capelli biondi di lui. Il vampiro alzò il volto rigato di lacrime e dolore verso quello della ragazza, catturando la sua mano tra le sue e appoggiandovisi sopra, trascinandola sui suoi occhi chiusi contro il materasso.
    “Dannazione! Sono inutile…impotente..prima tu e ora lei..che soffrite, ed io che non posso fare niente…solo guardare il dolore e soffrire anch’io – pianse il vampiro - …senza poter alleggerirvi di un peso tanto grande..troppo grande per voi..che siete pure e innocenti..io sono cattivo..io sono il demone..io merito il dolore..io lo voglio..non voi…io…io me lo merito…non voi..non tu ..ne lei…”.
    Buffy, troppo stanca per piangere ancora, sentì il proprio cuore lacerarsi in mille pezzi. Avrebbe voluto dirgli tante cose, curare le ferite della sua anima, rinvigorire il suo spiriro con baci dolci più del miele, confortarlo tra le braccia di quel sentimento avvolgente. Dirgli che lui era un campione, e non un demone. Che amava perché aveva amore, perché sapeva amare. Che lei era in debito con lui..perchè le aveva ridato la vita così tante volte…
    I due restarono così per un tempo infinito, finchè Xander e Dawn non li sorpresero addormentati. Lei distesa e protesa verso il bordo del letto, una mano nascosta sotto il viso di lui, che inginocchiato ai suoi piedi, aveva la testa affondata sul materasso, le mani incatenate a quella di lei, celate agli altri.


    La cornetta suonò parecchie volte restando muta. Wesley si rimise gli occhiali rassegnato decidendo che avrebbe cercato Willow più tardi, e riaprì il grande libro brillante. La copertina era stata fatta con pelle di bisonte, i fogli ingialliti e ruvidi erano il risultato di corteccia, resina e acqua pestate insieme e schiacciate con rulli di legno. La scrittura era impressa con una specie di inchiostro, i disegni con carbone e sassi dalla consistenza porosa e colorata. L’ex-osservatore guardò a lungo quell’opera d’arte, pensando orgoglioso che molti altri avrebbero voluto essere al suo posto. Quel libro era una fonte di conoscenza, sapienza e forza. Anche se fino ad allora era sembrato più un manuale delle giovani marmotte. Doveva solo continuare a cercare, tradurre, studiare.
    Divertendosi poi a far scorrere le pagine in fretta, guardando solo le figure disegnate in modo infantile, uno strano oggetto raffigurato colpì la sua attenzione. Wesley cercò la pagina. All’inizio gli sembrò una grossa pera gialla con un sole al centro. Poi, sfoggiando tutta la propria fantasia, riuscì a delimitare il contorno di un vaso. Allungò lo sguardo sotto il disegno e, in mezzo ad una serie di termini incomprensibili, emerse un nome familiare: Osiris.
    -il dio egiziano, giudice e sovrano del regno dei morti. Ora la cosa si fa interessante!- pensò soddisfatto ed eccitato. Si rimboccò le maniche, chiese ad Harmony di non disturbarlo per niente al mondo, e chiuse la porta dell’ufficio a chiave. Nonostante fosse ora di pranzo, l’idea di mangiare non lo sfiorò neppure un momento. Aveva già tutto quello che gli bastava per sentrisi sazio.


    “Non abbiamo del sangue, mi dispiace” si scusò Willow, mentre rovistava nel congelatore alla ricerca di cibo precotto.
    “Potresti sempre assaggiare i miei biscotti. Sono morbidi” propose Dawn mentre trasportava i piatti in sala da pranzo.
    “Non ho fame. Mi è partita del tutto.” borbottò Spike mentre tirava fuori una sigaretta.
    “Ah! Non si fuma in casa vampiro, noi vivi, tu morto. Noi vogliamo vivere ancora, tu fai quello che ti pare – lo bloccò Xander appoggiato al piano della cucina – ma torniamo al nostro discorso..”
    “Ti ho detto tutto quello che so. Lei era scossa, impaurita. Mi ha detto quelle parole ed è caduta urlando sopra il letto” spiegò Spike, agitato dalla mancanza di fumo.
    “Nient’altro? Che ne so, un demone trasparente nelle stanza, odore di incantesimo. I tuoi sensi dovrebbero rivelarle tutte questa cose, giusto?”
    “Niente, nessuna presenza estranea. E guarda che non sono una specie di metal detector per spiriti maligni!”disse scocciato. Quel bamboccio lo trattava sempre come una cosa, nonostante ora fosse un campione dichiarato.
    “Posso andare ora?” chiese mostrando la sigaretta spenta.

    “Vai pure Spike. Puoi sederti sul dondolo. Lì il sole non arriva a quest’ora.” Gli propose Willow mentre controllava il timer del microonde. Il vampiro uscì seguito dallo spolverino nero che gli ballava attorno.
    “Devi essere più carino con lui. Le persone cambiano” disse Willow avvicinandosi a lui. Era bella con il grembiule stampato di fragole.
    “Anche i serpenti cambiano pelle, ma restano sempre dei rettili velenosi” specificò Xander distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi di lei, così vicini… la ragazza mise il broncio.
    “Dai Xan..guarda me.- iniziò lei gesticolando in maniera infantile- Prima ero una secchiona imbranata e timida, poi mi sono messa con un lupo mannaro, infine ho conosciuto Tara e sono diventata gay convinta, da piccola fan delle Witch sono diventata una strega sicura di se, anche se a dirla tutta, un po’ di goffaggine è rimasta. Ed ora credo stia cambiando di nuovo..”
    “Va bene, va bene. Gli darò fiducia. E cercherò di smetterla con battute sarcastiche della serie *Spike succhiasangue dai canini spuntati*”
    “Ehi! Ti ho sentito! Dannazione Harris! Quand’è che la finirai e capirai che sono dalla vostra parte?” imprecò Spike rientrando dalla porta della cucina che dava sul dietro della casa. Un odore di tabacco lo seguì.
    Xander sentì gli occhi di Willow puntati addosso.
    “Senti Spike. Ci ho riflettuto a lungo, molto a lungo e.. – avanzò faticando per quello che avrebbe dovuto dire – credo che sì. E’ giunto il momento di sotterrare l’ascia di guerra, oppure il paletto, scegli tu. Comunque…d’ora in poi niente desideri di ucciderci a vicenda o battutine deficienti. Anche se le mie non lo sono mai state.”
    “Ti senti bene?” chiese il vampiro corrugando la fronte, quasi scioccato. Quella proposta era strana e inaspettata. Ma in fondo, perché no? Un nuovo big bad stava per sorgere e, più si era uniti nel combattere, più a lungo si sopravviveva.
    “Non potresti solo dire che sei d’accordo?” abbozzò il ragazzo, sentendo che forse lo desiderava davvero. Desiderava essere suo amico. Si trovò a pensare che avevano molti punti in comune: il sarcasmo, la passione per il sesso, la buona cucina, l’amicizia di Buffy e di Dawn.
    “Sì, ok…- borbottò il vampiro ancora sorpreso – proviamoci. Ma dovrete invitarmi a pranzo. Mi è tornato l’appetito”
    “Gli dai un dito..e si prende tutta la giugulare!” disse Xander dopo che Spike era uscito per raggiungere Dawn in sala da pranzo.
    “Xan! Hai promesso!” brontolò Willow.
    “Va bene va bene..niente sarcasmo. Ma sarà più dura del previsto!”


    Fred chiuse finalmente l’ultima cartellina di analisi. Nonstante fossero le tre del pomeriggio, si sentiva spossata. Uscì dal laboratorio e attraversò il corridoio, passando davanti all’ufficio di Wesley. Bussò, ma nessuno rispose. Attraversò la hall e sentì lo sguardo colmo di disprezzo che Harmony ogni volta le gettava addosso. Si infilò nell’ascensore, ripetendo dentro di se le parole giuste per curiosare tra i ricordi di Sky. Le parve una cosa brutta, anche leggermente maleducata, ma era l’unica maniera per sapere dell’altro. Sarebbe stata cauta, e delicata. Voleva molto bene a quel bambino. Tra di loro era nato un bel legame, e per niente al mondo avrebbe voluto spezzarlo. Mentre aspettava la metro, il suo pensiero andò alla ricerca di Spike. Dio mio, da quando Buffy era giunta a Los Angeles, il loro rapporto si era affievolito. Anzi, a pensarci bene era del tutto scomparso. Lui era divenatato diffidente, agitato, indifferente a lei e ai suoi baci, meno insolente e più incline alla malinconia. Non avevano più fatto l’amore, solo qualche bacio freddo come la sua pelle. Avrebbe voluto entrare dentro di lui e capire, vedere, scoprire le ragioni di quella lontananza. Ma forse già lo sapeva.
    -te ne stai andando amore…ma io non sono ancora pronta a lasciarti andare…o forse ho solo paura di restare sola…o forse…- pensò lei, gurdando le luci del treno farsi più vicine.

    “Ho vinto io!!” esultò Sky mentre saltava sul tappeto della sala.
    “Tu non sei un bambino. Sei un mostro del poker, ecco cosa sei! Pochi minuti e mi hai spillato tutti i dolci. Non è giusto” si lamentò Xander mentre mischiava il mazzo con le mani.
    “Dai Xan! Lo sanno tutti che con le carte sei una frana!” lo prese in giro Willow, distogliendo per un attimo gli occhi dalla televisione accesa su una televendita.
    “Ehi Willow, guarda quella lì! Non ti sembra che abbia due cotechini al posto delle gambe? Io fossi in lei metterei gonne più lunghe” riflettè Dawn a voce alta indicando la platinata conduttrice.
    “Beh, si, può darsi…” disse Willow controvoglia.
    “Non sei tu l’esperta di donne, rossa?” si intromise Spike, appoggiato al muro accanto all’arco che separava la sala dall’ingresso, in disparte come sempre.
    “Oh, uhm, proprio esperta non direi…diciamo che ne sono, in un certo senso, attratta… anche se ultimamente mi sono quasi indifferenti…” si intrecciò lei con timidezza. Xander alzò la faccia dalle carte e la fissò. Che fosse tornata ad essere etero? Che i suoi gusti fossero cambiati ancora? In fondo era lei che poco prima aveva ammesso che le persone cambiano…il ragazzo si appuntò mentalmente di indagare di più sulle affermazioni dell’amica.
    “Ho vinto! Ho vinto ancora!” urlò di nuovo Sky, battendo le mani sul tavolino basso, facendo cadere un po’ di carte per terra.
    “A quanto pare il ranocchio ha ripreso a saltare. – disse Spike infastidito – e si sta mangiando tutta la tua scorta invernale, caro e sfortunato Xander!”
    “Da quando lo chiama per nome?” chiese Dawn sorpresa.
    “Oh, ti sei persa la nascita di una grande e molto sofferta amicizia (nel senso che soffriranno molto nel non potersi offendere a vicenda)” bisbigliò Willow all’orecchio della ragazza.
    “Sai come si dice Spike : sfortunato al gioco, fortunato a letto” proclamò Xander con aria furba.
    “Ma non era fortunato in amore?” chiese Dawn mentre rifletteva..
    “Oh, beh, l’ho rivisitata ed ho cambiato qualcosina..qualcosa che si adatti meglio a me” si giustificò il ragazzo.
    “Ben detto Xander! Ti già sta facendo bene essere mio amico” irruppe Spike con una punta d’orgoglio.
    “Non credo che sia questo, ma piuttosto il fatto che entrambi, da bravi maschietti amiamo il genere femminile e tutto ciò che…..”incominciò l’altro.
    “Ehi! Ci sono minori !!” li zittì Willow. Ma Sky, fortunatamente, si era completamente alienato davanti ai cartoni animati.
    “Io credo soltanto che siate dei gran maiali!” disse Dawn leggermente schifata.
    “Non dirmi che la sorellina della Cacciatrice è tutta casa e osservatrice! – irruppe Spike malizioso – nessun pollo da spellare? Nessun ragazzo pieno di brufoli da far impazzire?”
    “Nessuno! E poi non sono affari tuoi..qui non è più come a Sunnydale quando venivo nella tua cripta e ti raccontavo tutto…” Dawn si accorse troppo tardi di aver parlato oltre quello che avrebbe dovuto. Ora il vampiro la guardava con la testa piegata di lato, un’espressione indecifrabile nel suo volto. Era confuso, molto. D’apprima i sentimenti per la Cacciatrice così profondi e radicati in lui da sembrare che gli appartenessero da sempre..poi quella ragazzina insolente che gli raccontava di una loro amicizia.. profonda a quanto sembrava…lui, un vampiro con l’anima, ridotto a lavorare con l’immagine non vivente della noia assoluta, che si stava innamorando della Cacciatrice e amico fedele della sua sorella più piccola..
    - caro Spike, sei ridotto ancora peggio dei ratti di fogna..almeno loro si nutrono di escrementi e vivono la loro natura…ecco cosa sei…sei un topo di fogna che ama un gatto e si nutre di latte mentre nuota nella merda assieme al topone dalla fronte bassa più sfigato delle fogne...bel casino!- pensò il vampiro sempre più frastornato.
    “Cioè… volevo dire che…” si arrampicò Dawn tentando di rimediare.
    “Dawn voleva dire che a Sunnydale lei andava in un *locale chiamato cripta*…- continuò Willow per lei, inventando delle scuse veramente inverosimili - e lì c’eri anche tu che bevevi…non sangue, ma wisky, ottimo wisky, e allora parlavate di racconti…racconti dell’orrore, ecco. ” Spike spostava lo sguardo da Willow a Dawn, intuendo che qualcosa non quadrava, ma senza captarne bene i contorni. Perché volevano nascondere il fatto che lui e la ragazzina fossero stati amici? Cosa c’era di male? Forse lui era andato ....oltre?
    - no impossibile - si disse. Per quella ragazza nutriva solo tanto affetto. Come se fosse stata una sorella o una figlia. Niente di più e niente che non fosse buono e pulito.
    “Chi vuol fare una partita a carte?” si intromise Xander, cercando di aiutare l’amica in evidente difficoltà.
    “Rossa, non ti seguo. A dir la verità non ci sto capendo più niente. – si accigliò Spike, i pollici conficcati nella cintura - Cosa c’è di così terribile da nascondere?”.
    Un lieve suono di passi distolse il gruppo dai loro discorsi. Tutti si voltarono verso le scale, trattenendo il respiro. Ovviamente tutti tranne Spike. Buffy scendeva tenendosi con una mano allo scorrimano di legno, con l’altra stringeva la maglia al centro del petto. Era bianca come la neve, tesa e sofferente. Ancora.
    “Buffy, non dovevi alzarti..” disse Willow andandole incontro. Anche Xander fece lo stesso.
    “Vieni, appoggiati a me..” le disse prendendole un braccio e appoggiandoselo sopra il suo.
    “Grazie ragazzi, ma sto bene..- disse con la voce ancora roca – devo solo riprendere un po’di forze”
    “Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? Un piatto di pasta? Una cioccolata calda? Involtini primavera?” chiese Dawn in apprensione.
    “Un po’di cioccolata andrà più che bene… grazie Dawn..”. Buffy si adagiò sul divano, notando la figura di Sky seduta per terra, assorto davanti alla televisione. In quel breve tragitto si era accorta anche di Spike, ma aveva evitato di guardarlo in faccia. La sua presenza la emozionava troppo, ed era ancora debole per provarla..
    “Come ti senti?” chiese Willow sedendosi accanto a lei, le braccia tese, le mani appoggiate sulle ginocchia. Gli occhi che si muovevano veloci, agitati.
    “Sto bene, davvero..almeno credo..di certo meglio di prima quando ero..” si interruppe. Un nodo alla gola le bloccò il respiro. Chiuse gli occhi per scacciare le immagini che le si riproponevano violentemente. Inspirò profondamente varie volte prima di riprendere il controllo.
    “Lasciala stare Will – disse Xander- è ancora sotto choc”
    “E’ proprio ora che deve parlare – intervenne Spike avanzando, fermandosi di lato al divano – altrimenti poi rimuoverà tutto. Se ne dimenticherà, e allora addio a possibili informazioni”. Buffy alzò gli occhi verso quelli del vampiro. Erano dolci e decisi. La invitarono muti a raccontare, a non avere paura. Le dicevano che sarebbero stati lì, per lei, accanto a lei. Che l’avrebbero aiutata, sostenuta. Non sarebbe stata sola. Quegli occhi blu di tempesta l’avrebbero seguita, passo dopo passo, anche all’inferno.
    “Buffy?” la chiamò Willow, distogliendola da quell’intreccio di sguardi.
    “Sì - disse lei decisa, spostando il volto verso il tappeto – ha ragione lui. Devo parlarne. Anche se credo che dovrò fermarmi parecchie volte..”
    “Non fa niente…noi saremo qui, con te. Ti fermerai quando vorrai tu” le disse con dolcezza l’amica, appoggiandole una mano sulla spalla.
    Ma i cartoni alla tv erano finiti, e Sky si mise ad urlare come risvegliato da un grande sonno mediatico.
    “Voglio giocare, Xander. E voglio fare merenda!”. Il bambino tirò il ragazzo per i pantaloni. Poi si voltò verso la ragazza bionda seduta sul divano, gli occhi di ghiaccio.
    “Hai fatto buon viaggio, Buffy?” chiese, lasciando tutti di stucco. Spike serrò la mascella. I suoi sospetti erano veri. La strega e Xander si guardarono sorpresi, Buffy lo fissò direttamente negli occhi. Capì all’istante che lui sapeva e si fece seria, scura.
    “Sì, Sky, è stato un bel viaggio, grazie. La prossima volta ti porterò con me..sempre che tu lo voglia”. Il ragazzino la guardò con sfida. Non sembrava più neppure lui.
    Dawn entrò in quel momento con la cioccolata fumante. L’aria era tesa, quasi surreale.
    “Va tutto bene ragazzi? Nessun coma in vista spero..” disse timorosa, appoggiando il vassoio.
    “E’ tutto a posto Dawn…- la tranquillizzò Willow – che ne diresti di portare Sky in cucina a fare merenda?”
    “Oh sì, oh sì…voglio i biscotti al cioccolato..” gridò eccitato. Ora era tornato ad essere un bambino. Semplice e puro. Era come se dentro di lui vivessero due persone, due entità : il bambino di nove anni innocente e insolente, e lo sciamano senza età onniscente e altrettanto insolente. Dire se questo era buono o cattivo, nessuno lo sapeva.
    “Ok..- annuì Dawn, un po’ indecisa, allungando il braccio- vieni Sky”.
    “Quel ranocchio è saltato troppo in là, stavolta” disse il vampiro preoccupato quando furono usciti.
    “Dovremo stare attenti credo..anche se è così piccolo..” aggiunse Willow.
    “Anche gli scorpioni sono piccoli, ma in alcuni luoghi il loro veleno è mortale” continuò Xander. Per un po’ tutti rimasero in silenzio, a ragionare sulle loro parole e sullo stranao comportamento di Sky. Poi Spike, stringendosi le braccia attorno al torace, iniziò:
    “Allora Cacciatrice? Quand’è che ci racconti il tuo *the nigthmare before christmas*?”.
    Lei allungò di nuovo lo sguardo verso di lui, ritrovando la stessa forza di prima. E cominciò lentamente….. ..tbc ^_^

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    Adoro questa fanfic! Stupenda! I personaggi sono ben caratterizzati e tutti in character, e la storia è molto coinvolgente!
    Il fatto che Spike non si ricordi di Buffy mi spezza il cuore, poverina lei
    Riguardo alla bambina ho una teoria un po' pazza forse! Potrebbe essere la figlia di Buffy e Spike? :cute: adorerei se fosse così!

    Continua presto!
     
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    Il lido era una lunga distesa chiara, che risaltava in mezzo al buio della notte.
    Scendendo dall’utilitaria di Willow, Spike impungò la spada e focalizzò la vista verso il punto dove gli scogli si ergevano giganti contro la potenza del mare.
    Un baleno gli illuminò gli occhi e una folata di vento umido, tipico di un temporale lontano, gli fece allargare le narici.
    Veniva proprio al loro caso.
    Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, cercando l’odore agognato.
    E lo sentì.
    Hope.
    La sua piccina.
    Era a ovest, in direzione del faro.
    Buffy gli si mise accanto, stringendo l’ascia della prescelta fra le dita, succhiandone la potenza.
    Lo guardò annusare l’aria e istintivamente si strinse la giacca attorno al corpo.
    Willow, dietro di loro, potè sentire l’elttricità volteggiarle attorno come una spirale di male.
    Rabbrividì, stringendo al petto la situla e la statuetta.
    “La senti?” chiese Buffy con un filo di voce, aggrappandosi con essa alla speranza.
    “Sì. Seguitemi” e senza voltarsi, prese a scendere verso il lido con andatura sicura e concentrata.
    Buffy e Willow lo seguirono, captando dal vampiro avanti loro una forza particolare.
    Come un alone superiore al resto.
    Il vampiro dall’anima conquistata era lì.
    E avrebbe svolto il suo compito.
    Fino alla fine.
    Fino alla morte.


    Nella casa in periferia Angel depositava Xander sopra il suo letto, ascoltando le indicazioni di Fred.
    Annuendo a tutto, scese al piano inferiore e chiamò a raccolta gli altri due.
    Stanchi, ma appena rifocillati, Wesley e Gunn si fecero forza e ripresero le armi.
    Sulla soglia di casa, si commiatarono da Fred.
    La scienziata li rassicurò, spiegandogli che avrebbe vegliato su Dawn, Giles e Xander e che si sarebbe inventata qualcosa per farli resistere.
    “Sarò qui. Quando l’Apocalisse verrà scongiurata, io sarò qui”
    Il vampiro bruno annuì appoggiando una mano sulla sua spalla.
    Gunn le regalò un sorriso tirato e poco convinto.
    Wesley non la guardò negli occhi, ma poco prima di sparire oltre la porta, tornò indietro e le cinse la vita con un braccio attirandola verso se.
    La baciò intensamente, sorprendendosi che lei rispondesse senza indugio.
    Ancora sulle labbra, le mormorò:
    “Ti riporterò Sky, lo giuro”
    “Lo so.”
    Attimi dopo, l’auto partì sgommando.
    La scienziata, sperando contro tutto e tutti, si diresse al piano superiore dove i malati attendevano nel limbo. Le urla degli dei

    Ad ogni passo che affondava dentro la sabbia, mentre il vento le fischiava fra i capelli, un ricordo affiorava alla sua mente, inondandola.
    L’arrivo a Los Angeles, la cena con Angel, quel piccolo bacio, e poi la scoperta dell’ascia, delle rune, e rivedere Spike… vivo. Che le camminava incontro, dentro la hall della W&H. Sentire la sua voce, rivedere la sua camminata e quel sorriso strafottente… e sapere della sua relazione con Fred.
    Quanto aveva pianto. Quanto se ne era disperata.
    E poi, venire a conoscenza dell’incantesimo, l’allenamento in palestra, e la discussione al bar, dove avevano ripercorso tutta la loro storia… e infine lui, dietro la finestra che la cercava… che la trovava.
    Come aveva sempre fatto.
    Come prima.
    E poi la rivelazione… < ricordo tutto… non hai mai lasciato il mio cuore e il mio spirito, Buffy >.
    Il primo bacio, la prima volta che avevano fatto l’amore… < vuoi essere la mia regina? >… lo voglio, Spike, adesso come non mai…
    Infine la gravidanza, la scoperta del Big Bad, e l’anello, un matrimonio, un futuro… e poi tutto era precipitato, velocemente, freneticamente, lasciandola esterrefatta e spaventata.
    La Cacciatrice quella notte termava.
    Non di freddo, ne di rabbia.
    Solo di una cieca paura, che Buffy intuì appartenesse al suo lato materno.
    Si sentì improvvisamente fragile.
    Umana.
    Normale.
    E con una rapida corsetta, affiancò Spike, prendendogli la mano fra la sua.
    Gliela strinse e lui si voltò a guardarla.
    “Ci siamo quasi. Sei pronta?” ma vide dietro i suoi occhi verdi una macchia scura, un timore che non le apparteneva… o forse sì?
    Si fermò, solo un attimo, solo una frazione di secondo.
    E la fissò come solo lui sapeva fare: dentro l’anima.
    Intensamente.
    “Buffy?”
    Lei non riuscì a parlare, ma impedì alle lacrime di scendere.
    “Ti amo, Spike, voglio che tu lo sappia. Ti amo come mai accadrà, perché non potrei avere nessun altro al di fuori di te… perché sono completa solo con te… tu sei il mio unico amore… e mi fido di te, ciecamente. Sono totalmente tua, in ogni senso. Ricordatelo”
    Il vampiro, chiuse le palpebre inspirando. Una lacrima sola gli cadde lenta lungo la guancia, e lasciò che si perdesse fra le labbra, sentendone la frescura provocata dal vento sopra di essa.
    Si chinò verso il volto di Buffy e la baciò. Assieme a quell’unica lacrima.
    Un bacio semplice, leggero, ma potente.
    Rassicurante.
    Ancora sulle sue labbra, sussurrò:
    “Ti amo anch’io e non ti deluderò, lo giuro.”
    Buffy annuì.
    Willow dietro di loro tirò sul col naso, commossa da quel momento tanto intenso quanto struggente.
    Poi, tutti e tre insieme, raggiunsero il faro.
    Nello stesso istante in cui un fulmine squarciò le nubi, illuminando l’arcata celeste a giorno, Spike vide una figura imponente in cima al cilindro di cemento, affiancata da una più piccola.
    Uno scroscio violento d’acqua prese a cadere colpendoli come lame gelide.
    Seth, indossando l’ombra di Willow, era in cima al faro, con Sky.
    E Hope era fra le sue braccia.


    Angel accostò a fianco dell’auto di Willow e scese, annusando l’aria, anche se la pioggia al momento non lo aiutava a riconoscere gli odori.
    Ben presto per fortuna, la presenza di Spike gli raggiunse le narici, dandogli la spinta per avanzare verso un punto preciso.
    Facendo gesto a Gunn e Wesley di seguirlo, scese lungo la scarpata, verso la spiaggia.


    “Bene. È giunto il momento. Andiamo” Spike trasse un profondo respiro ed entrò dentro la porticina nera ai piedi del faro, prendendo a salire la scalinata a chiocciola seguito da Buffy e Willow.
    In silenzio, facendo attenzione a dove poggiavano i piedi, cercarono di regolare anche il respiro, affinché il loro arrivo potesse passare inosservato per quanto più tempo possibile.
    Spike udiva indistintamente il battito furioso di Buffy, assieme a tutta l’angoscia che colpiva anche lui, senza scampo.
    Si voltò a cercare il suo sguardo e le sorrise.
    Lei accennò col capo stringendo l’ascia nella speranza di riacquistare il suo sangue freddo.
    Poi, prendendosi per mano, continuarono a salire attraverso il lungo serpente attorcigliato di scale.


    Il timbro di voce di Sky era riconoscibile fra mille. Quella parlata straniera ma ormai influenzata dall’accento di Los Angeles intercalata da balbettii e tremori, venne captata immediatamente da Spike.
    Si arrestò davanti alla porta che si apriva sul terrazzo circolare del faro, tendendo i muscoli.
    Dalla fessura, intravide solo uno spicchio di ringhiera e l’acquazzone che schizzava sul pavimento grezzo.
    Poi, il tono spettrale di Seth fece tremare tutti e tre.
    “Piccolo moccioso senza padre…non puoi sfidarmi, sei solo un umano inetto e debole… io odio voi umani, i vostri corpi, la vostra nauseante fragilità… io sono un Dio, sono potente… non potrai mai comprendere questo… nessuno potrà mai!”

    “Io non voglio comprendere, rompipalle… so solo che Spike verrà a salvarmi, e che non farai mai del male a Hope...” balbettò il ragazzino, bloccandosi all’improvviso.
    Poi il vampiro udì il suono di passi sul terrazzo.
    Non poteva essere Seth, ragionò. Lui fluttuava, senza toccare mai il suolo.
    Un silenzio gelido si impossessò dell’aria.
    Tutto tacque per un attimo eterno.
    Buffy si avvicinò a Spike, tremando.
    Willow, strinse la situla fra le mani.
    Cosa stava accadendo?

    Un grido acuto, seguito da un pianto disperato, trapassò il vento e il suo continuo fischio, e superò anche quello della pioggia torrenziale.
    Poi, una luce argentata brillò, illuminando a giorno tutto.
    E la porta si spalancò, rivelando l’inizio della fine.

    Seth, in piedi accanto alla ringhiera, teneva Hope per le gambe con una mano e impugnava nell’altra un coltello.
    La piccina piangeva a singhiozzo e Sky era riverso a terra, senza sensi.

    Un ringhio animalesco, sferzò l’aria.
    Spike calò nel volto della caccia e con un balzo simile a quello di un puma nero, saltò in bilico lungo le sbarre di ferro, raccogliendo al volo la piccola fra le braccia e portandola via, girando velocemente dietro l’angolo.
    Seth rilasciò una risata lugubre, apparentemente senza dare importanza alla scomparsa della Chiave dalla sua presa.
    Il suo sguardo sanguinolento era perso nella massa d’energia che brillava sotto di lui e che lo rendeva ancora più spaventoso.
    Ben presto, le creature infernali sarebbero arrivate e insieme avrebbero soggiogato il mondo intero… godeva immensamente di questo.
    Buffy avanzò, brandendo l’ascia, lasciando così tempo a Willow di girare dall’altra parte e attuare l’incantesimo.
    “Allora, vediamo se ci prendo: sei un Dio senza casa, senza regno e senza palle visto che fra tutti i corpi che potevi scegliere ti sei preso quello di una donna, pure lesbica fra l’altro… quindi che dire? Sei un travestito impotente, ma non dovresti prendertela con noi… insomma, conosco un medico davvero bravo che con qualche seduta di psicanalisi risolverebbe il tuo problema!”
    Bene, la Cacciatrice era tornata.
    Seth la guardò incupendosi.
    “Sei solo polvere, inutile femmina”
    “No, ora che ci penso forse sei solo un dannato misogino! Vediamo se la mia ascia farà julienne anche con te” e così dicendo, gli corse addosso e affondò, volteggiando su se stessa.
    Il colpo non arrivò alla meta, ma neppure venne respinto come era successo a Spike e Angel la notte in cui avevano provato a colpire il Dio.
    Perfetto, poteva lottare con lui.
    Non chiedeva altro.



    Angel tremò alla vista del portale attivato.
    Era la prima volta che lo vedeva e immancabilmente, ripensò a Willow, la notte in cui gli aveva raccontato della morte di Buffy.
    Entrando come una furia nella porta del faro, si ripromise di non fallire.
    Stavolta, avrebbe difeso col proprio corpo la sua donna… o meglio, colei che amava, ancora. E sua figlia. E Spike, se ce ne fosse stato bisogno.
    Visto che lui non poteva, almeno loro avevano diritto a vivere.
    La vita, finalmente.
    Quella vera.

    Lungo le scale, un’ombra scura gli venne incontro. Rapida come una saetta, fiera come un rapace a caccia.
    “Spike!” esclamò Angel riconoscendone la chioma platinata.
    “Angel.. – ansimò l’altro, stringendo fra le braccia qualcosa – tieni…” e guardandolo seriamente, gli porse il corpicino intirizzito e sporco di sangue di Hope.
    Angel lo afferrò, sgranando gli occhi, intimorito.
    “Cristo!!” singhiozzò riempiendosi gli occhi di quel denso liquido vermiglio che imbrattava la figura della neonata.
    “E’ solo un taglietto, grazie a Dio” spiegò Spike con voce tesa all’inverosimile.
    “Come posso…?”
    Il vampiro biondo intuì la domanda e lo precedette.
    “Ormai il portale è aperto… la Chiave non esiste più. Puoi toccarla e devi difenderla. Ho un estremo bisogno che tu lo faccia. Io devo pensare a Buffy… io devo fare quello che devo.” Spike chinò lo sguardo, fissandosi la punta dei piedi.
    Sospirò, e Angel capì.
    Il sangue della Chiave apriva il varco, lo stesso sangue lo avrebbe richiuso. Fino all’ultima goccia.
    Un sacrificio.
    Un altro sacrificio.
    “Non puoi… non devi farlo, assolutamente!” sbottò il moro, quasi fuori di se.
    “Sei l’unico che può difenderla se… - si controllò l’altro, evitando la richiesta del suo gran sire che lo fissava inorridito – se io fallisco tu dovrai proteggerla, con la tua stessa vita. Giuramelo!”
    Non poteva rifiutarsi.
    Conosceva quello sguardo al limite della follia e della determinazione.
    Lo conosceva fin troppo bene.
    E non avrebbe potuto cambiarlo per niente al mondo.
    Quindi, con tanto dolore quanto lui non si sarebbe mai aspettato, acconsentì.
    Tornò a guardare la piccina, con un taglio orizzontale sul palmo della mano.
    Ancora sanguinava.
    Sì, avrebbe pensato lui a lei.
    Fino a dare la vita per lei.
    “Lo giuro”
    Uno sguardo, ancora.
    Uno sguardo centenario, che li aveva portati ad odiarsi, a respingersi, a maledirsi e infine a cercarsi. Per una eternità. Ma che li riconduceva sempre insieme, a combattere, a difendere quello in cui credevano.
    Dapprima il male assoluto.
    Adesso il bene dell’intera umanità.
    In fondo erano dannatamente simili.
    In molte cose, e ironia della sorte, persino nella donna da amare.

    Con un semplice cenno del capo, Gunn e Wesley seguirono Spike su per le scale, mentre Angel tornava indietro, abbracciando la piccola Hope e sussurrandole che suo padre avrebbe salvato il mondo.
    Un’altra volta.
    Era orgoglioso, anche se dispiaciuto a morte.
    Orgoglioso del suo childe.


    Buffy si rialzò, toccandosi la fronte. Un rivolo di liquido caldo le coprì l’occhio, oscurandole la vista per un attimo.
    Distrazione che le valse un nuovo attrito seguito da una spinta, che la face saltare in aria e rovinare al suolo, sbattendo la testa sul muro circolare e grezzo del faro.
    Seth la dominava. Era forte, probabilmente invincibile.
    Confidò nell’incantesimo, chiedendosi quando Willow sarebbe apparsa a salvarle le chiappe.
    Si rialzò di nuovo, tornando alla carica.
    Fece volteggiare l’ascia sopra il capo come un lazzo, e prendendo la rincorsa gli fu addosso, sfiorando appena i lunghi capelli neri e mossi come serpi.
    Il Dio allungò una mano e le cinse il collo facendole cadere l’arma.
    Si muoveva con una lentezza anormale, eppure i suoi spostamenti si indirizzavano sempre nel posto esatto dove voleva colpire.
    La alzò da terra, strozzandole il respiro che le inciampava fra i denti.
    Buffy allungò lo sguardo oltre la figura macabra del Dio e vide lapilli di fuoco uscire dal portale, lunghe code biforcute, zampe artigliate, corna taglienti come rasoi.
    L’inferno si stava destando.
    Buffy assestò una ginocchiata all’inguine di Seth, sperando di fargli allentare la presa, ma lui non venne neppure scalfito da quella mossa.
    Rimase immobile a guardala con occhi vuoti e terribilmente paurosi.
    “E’ tutto qui, Predestinata? La tua stirpe è narrata in tutte le dimensioni, eppure non sai fare di meglio? Hai solo questi colpi da tirare? Sono solo sassolini, femmina… e tu sei una formica che io adesso schiaccerò” sibilò stringendo maggiormente la presa.
    Buffy iniziò a scorgere tanti piccoli puntini bianchi che le sporcavano la vista.
    Stava per evenire…
    Le gambe presero a formicolare, quando una voce conosciuta le diede la forza di resistere.
    “Sono io l’arma della Cacciatrice!”
    La presa attorno alla trachea diminuì e Buffy riuscì a divincolarsi e ricadere a terra.
    Seth si voltò ghignando, pronto ad affrontare colei che lo stava chiamando a lotta.
    Willow, con le iridi nere e i capelli color dell’ebano, si ergeva fluttuando e sfidando il Dio, sostenendo su una mano la situla e sull’altra la statuetta di Osiride.
    Le due figure, erano tremendamente simili.
    Così tanto, che Buffy per un attimo ebbe difficoltà a distinguerle.

    “Un’altra puttana.. bene bene, vi farò diventare mie piccole bestiole compiacenti…strega, tu non sai con chi hai a che fare!” tuonò, avanzando verso di lei.
    Buffy trattenne il fiato: se l’acqua del Nilo e l’incantesimo avessero avuto effetto, Seth sarebbe diventato innocuo come un essere umano.
    Attese, sentendo qualcuno sopraggiungere alle sue spalle.
    Si voltò e incrociò i mari sconfinati del suo amore.
    Spike l’aiutò ad alzarsi e le diede una rapida occhiata di controllo.
    “Sei ok?”
    “Sì. Hope?” chiese inquieta.
    “E’ al sicuro, tranquilla. Ora, assistiamo allo spettacolo”
    Ben presto anche Gunn e Wesley arrivarono, restando dietro loro.
    Lungo il balcone circolare, mentre il vento infuriava e la pioggia sbatteva imperterrita, con i ruggiti dell’oceano sotto di loro, e il portale brillante ricolmo di demoni, un Dio e una strega si fronteggiavano.
    Per l’ultima, grande battaglia.


    “Anani sumina, anani manisa,
    lega la sorte, lega la morte,
    anani sumina, anani manisa,
    salva la vita, dalle mie dita,
    oh grande Osiride, io ti invoco…
    nella sua melma esso torni a ritroso!!”


    Un fascio di luce fuoriuscì dalla situla, spandendosi tutto attorno, come braccia luminescenti, fino a raggiungere il cielo buio.
    Un grido ancestrale si innalzò dalla bocca spalancata della strega, piegata in avanti dalla potenza dell’incantesimo.
    Seth vibrò, e la sua figura ondeggiò dinanzi a ciò.
    Si piegò sulle gambe e si posò a terra.
    E lentamente la sua immagine presa in prestito, mutò.
    L’ombra si dileguò, tornando alla legittima proprietaria, e lui prese l’esatta conformazione della sua natura. Un cane selvaggio, con occhi di fuoco e denti di marmo, con orecchie a punta come lupo e un naso nero e umido, lunghe zampe pelose e un corpo lungo e magro.
    Si raddrizzò, superando in altezza qualsiasi umano.
    Ed emise un ringhio animalesco, profondo, celato nelle viscere dell’inferno stesso.
    A quel richiamo, alcuni demoni deformi fuoriuscirono dal portale, riversandosi sul balcone.
    Wesley e Gunn presero immediatamente a combattere, senza intimorirsi.
    Spike e Buffy si voltarono a guardare Willow: la strega, scosse il capo. L’incantesimo non aveva sortito l’effetto sperato.
    Anzi, sembrava che il Dio avesse preso pieno possesso dei suoi poteri.
    Continuando a mantenere la forza che solo la magia nera le poteva conferire, Willow iniziò a combattere contro il Dio, usando la magia più potente che conoscesse.
    Ma ad ogni gesto delle mani, riceveva un colpo dieci volte più devastante.
    Sarebbe durata pochissimo.

    Spike strinse forte contro di se Buffy.
    Sentì una fitta lancinante al centro del petto, nella sede che sarebbe appartenuta al cuore.
    La profezia… lo shantsu…umano, finalmente.
    Non ne avrebbe goduto.
    Stavolta avrebbe fatto la cosa giusta. E nel suo destino, ormai ne era certo, non c’era la possibilità di vivere da uomo e morire tale.
    Demone era, e demone sarebbe finito.
    Ma avrebbe amato.
    Avrebbe donato.
    La morte, finalmente, sarebbe stato anche il suo dono.


    Buffy fremette e lo guardò.
    Cosa lesse in quegli occhi di ghiaccio?
    Era lontano, già partito.
    Ma per dove?
    Dove?
    Un brivido gelido simile all’angoscia più nera, le riempì lo stomaco.
    Non poteva essere vero… non poteva.
    Lei non voleva crederlo.
    Lei non lo avrebbe mai accettato.
    Poi la sua voce, dolce e calma come acqua cheta, che la avvolgeva come le braccia che adesso sentiva attorno alla sua vita… la sua voce aveva un potere strano su di lei.
    La faceva sentire ovunque, e allo stesso tempo, a casa.
    Scosse la testa, negando tutto quello che lui le stava dicendo in silenzio.
    “Buffy, ascoltami…”
    No, no, non poteva…
    “NO! Hai giurato!!! Hai promesso!!!! Non puoi lasciarmi!!!!”
    Spike le cinse le spalle, obbligandola ad ascoltarlo.
    Le sorrise, con una dolcezza disarmante. La stessa che lei anni prima aveva usato con Dawn, in cima ad una impalcatura.
    “Ascolta… sono in questa terra da tanto Buffy, ho solcato strade a te sconosciute, ho visto cose pazzesche, e fatto tanto del male… ma anche del bene, grazie a Dio. Il mio demone non ha vinto, ma la mia umanità sopita sotto di esso è rimasta e mi ha permesso di amarti e trovare così la forza di accettare un’anima, la purificazione, il perdono…
    Io ti amo, Dio solo sa quanto. Forse neppure tu potrai mai capire quanto. E amo alla stessa maniera Hope. Lei è un dono meraviglioso, regalato ad un essere come me. Non si devono dimenticare queste cose. Ed io stanotte, devo compiere un destino già tracciato, capisci? Ecco perché sono tornato, tante volte, qui. Ecco perché ti amo. È tutto racchiuso qui, in questo esatto momento. La mia vita, che ancora vita non è, è quello che io offro al mondo e a te e a nostra figlia. Perché possa sapere di me che… perché io possa essere quel tipo di padre di cui si va fieri, un giorno… perché io possa essere l’uomo che hai sempre meritato. Abbi fede in me. Abbi fede in ciò che sento. Tu come nessun altro, dovresti capirmi”
    Lacrime copiose le scesero lungo le guance, dentro le labbra, verso il collo, senza fermarsi mai.
    Tutto attorno a loro era morte, rumore, bagliore.
    Accecante, fastidioso, penetrante.
    Ma quello che brillava fra di loro, superava tutto e li catapultava in una realtà impossibile da creare a qualsiasi entità.
    Buffy scosse la testa ripetutamente.
    Non comprendeva, non voleva comprendere.
    Perché tutto doveva finire così?
    Perché?

    Spike la strinse in un abbraccio saldo, baciandole l’incavo del collo, le guance, le tempie, i capelli, gli occhi, il naso… e infine le labbra, in un agonizzante addio.
    Teneramente, le leccò la bocca facendole sentire il suo sapore.
    Una volta ancora.
    L’ultima, prima del salto.
    E si sentì amato, in maniera unica e devastante.
    Lei gli prese il viso a coppa con le mani, e lo trapassò con lo sguardo più bello e lucente del mondo.
    Capiva.
    Lo comprendeva, anche se non lo accettava.
    “Tu sei l’uomo che io amo da sempre. Sei il padre che Hope amerà sempre, e il marito che io non mi merito… - lo baciò, ancora, lacrime dentro la bocca, lacrime sulle mani – mi fido di te. Mi fido di te, William. So che tornerai sempre da me, in un modo o nell’altro.”

    Spike annuì, con la sensazione di fare la cosa giusta nel petto.
    Poi si voltò lentamente.
    Willow era a terra, sconfitta, coi capelli tornati al loro colore naturale, rosso fuoco, che le incorniciavano il viso picchiettato di efelidi.
    Seth si stagliava sopra di lei, nel tentativo di finirla.
    Spike controllò per un secondo Wesley e Gunn che ancora lottavano, poi raggiunse in fretta la ringhiera e si inerpicò su di essa.
    Restando in equilibrio, gettò uno sguardo verso il portale che luccicava sotto di lui.
    Poteva sentirne il calore e l’attrazione… come un’enorme calamita demoniaca, che lo stava invitando a fare quel gesto folle.
    Che lo spingeva a mostrare il suo dono.
    Seth si accorse dei moviment repentini appena attuati dal vampiro, e lasciò stare la strega, dirigendosi verso di lui.
    “Non vincerete!”
    Le sue urla gli vorticavano attorno come corvi neri. Malvagie e scarne, perfide e maledette.
    Spike ghignò, cercando il coraggio che gli serviva.
    Poi tornò a guardare Buffy. In piedi, con le mani strette sopra il petto, lo fissava con occhi colmi di lacrime fluide.
    E sorrideva. Leggermente, ma sinceramente.
    Per lui. Perché si ricordasse solo quello nell’attimo doloroso della fine.
    Spike ripensò al bacio che si erano dati, dietro l’albero… alla luce della luna sul suo corpo sinuoso, la prima volta che avevano fatto l’amore… alla sorpresa di saperla incinta… al dolore di doverla lasciare poi, per difenderla… e infine il parto, la testolina di Hope che guizzava e quegli occhioni blu, innocenti, che lo guardavano senza paura… senza schifo.
    Era diventato padre.
    E stava per morire.
    Fu un attimo, un battito d’ali, una goccia in più di pioggia sul pavimento ruvido, e un dubbio gli balenò in testa: e se stesse facendo la cosa sbagliata?
    Se la sua morte non fosse valsa a niente?

    Proprio in quel momento, la mano di Seth si aggrappò alla sua caviglia, e lui, senza ripensamenti, saltò nel vuoto con le braccia aperte.
    Come un grande uccello nero, demone e angelo insieme.

    Un urlo profondo come gli abissi marini, si levò dal portale luminescente.
    Una creatura imponente si stagliò contro le luci.
    Portava uno scettro d’oro e una corona di diamanti e i suoi occhi erano austeri e fieri.
    La statuetta caduta a terra tremò e la situla si dissolse come pula al vento.
    Una sola parola fuoriuscì dalla bocca sottile e storta di Seth.
    “Osiride” Epilogo

    Per una manciata di secondi, fu come se il tempo rallentasse, lasciando una scia nell’aria ad ogni movimento, come cerchi concentrici nell’acqua smossa.
    Il ticchettio della pioggia non si udì più, e il vento, impetuoso nel cielo e funesto nelle sue sferzate, lasciò il suo ululare al di fuori del balcone.
    Le saette, brillavano ancora, ma la loro scarica luminescente, si affievoliva dinanzi al bagliore di quella figura regale e austera emersa dal portale.
    Era come se tutto il mondo, l’intero cosmo, arretrasse davanti ad una simile manifestazione, lasciando il balcone circolare del faro in un limbo di strana calma.
    Buffy, ancora con il cuore in subbuglio, spostò lo sguardo velocemente verso il bordo della ringhiera, dove pochi attimi prima Spike si era tuffato.
    E lo vide.
    Ancorato ad una sbarra di ferro, dondolava verso l’abisso degli scogli e dell’oceano ruggente oltre il portale.
    Pregando in cuor suo che resistesse, attese.
    E fissò la scena che davanti a lei si stava svolgendo.

    Osiride, maestoso, rimase a fluttuare in aria, ponendosi di fronte a Seth.
    Il Dio infernale, aprì la bocca quel tanto a mostrare le zanne, ringhiando rabbioso e schiumando.
    L’altro, alzando lo scettro, lo guardò con espressione immutata.
    Il suo volto ovale, dagli zigomi pronunciati e dagli occhi allungati e dipinti di nero, rimandava una luce antica e mistica.
    Uno il male puro, l’altro il bene potente.
    Una guerra ai limiti.
    Buffy trattenne il fiato.
    Sarebbe sopravvissuta a tutto ciò?
    Avrebbe rivisto Hope?
    L’unica cosa che al momento la devastava, era solo quella mano aggrappata al ferro che la chiamava, la implorava…
    Spike non si era lasciato andare.
    Alla fine, non si era buttato. Probabilmente dopo aver visto l’arrivo di Osiride… ma quello era superfluo.
    Spike non si era sacrificato.
    Era vivo.
    Era lì.

    “Fratello… come sempre arrivi a rovinare il gioco che avevo iniziato…” sibilò Seth, allungandosi e alzandosi dal pavimento, mettendosi a galleggiare al paro dell’altro Dio a mezz’aria.
    “ I tuoni non mi spaventano, Seth… e tu sei solo voce senza potenza… come loro. Io possiedo il dono della saetta, dovresti rimembrarlo…” la voce di Osiride, fluì calma e densa come olio caldo.
    Buffy si sentì stranamente confortata da essa.
    E Sky, venne svegliato da essa, assieme a Willow che si rimise in piedi raggiungendo l’amica.
    Anche il bambino, barcollando, raggiunse le due.
    Dietro di loro, Wesley e Gunn appoggiarono le armi dopo aver finito l’ultimo demone, e si sedettero, come ipnotizzati dalla scena.
    “Will, tu controlla lui – chiese Buffy all’amica indicando il bambino intirizzito e impaurito – io vado a prendere Spike prima che questi due scatenino un’inferno…” semplicemente rasserenata, scivolò lungo il suolo graffiante di cemento grezzo strappandosi i vestiti e tagliandosi la pelle sottostante.
    Stringendo i denti, gattonò fino a raggiungere la mano di Spike.
    Si affacciò appena e lo vide: mascella contratta, occhi guizzanti, muscoli tesi fino allo spasmo, il corpo che ondeggiava al vento e sotto la pioggia, con le gambe a penzoloni.
    Stava per capitolare.
    “Spike! Sono qui!!!” e poi, con la forza della Prescelta, lo prese per il polso e lo portò su, facendolo riversare infine a terra.
    Ansimando dallo sforzo, Spike, accovacciato, alzò lo sguardo verso Buffy.
    E le si gettò addosso muto, baciandole i capelli, il viso, a casaccio, ovunque poteva, inebriandosi della sua pelle, del semplice fatto di averla lì… stringendole il capo, e abbracciandola infine con impeto, come se non ci fosse domani… cosa che in effetti era stata vissuta poco prima… e che ancora non era scampata.
    “Torni sempre da me… lo sapevo” gli bisbigliò Buffy, fissandolo.
    “Sempre da te Buffy… solo da te”
    Slegandosi dal loro ritrovo, raggiunsero Willow e Sky, e si voltarono nuovamente a guardare le due figure, che ancora si fronteggiavano.

    Un urlo, scosse l’aria e il faro stesso.
    E la strana calma all’interno del balcone si dissolse, lasciando la pioggia infrangersi di nuovo e il vento fischiare pazzo.
    Osiride aveva alzato lo scettro, che si era trasformato in spada e Seth aveva proteso gli artigli verso di lui, con occhi accessi di ira.
    I colpi partirono da entrambi gli dei, e si fecero mano a mano più violenti, più frenetici, più convulsi.
    Le urla si susseguirono come canti gregoriani, a tratti taglienti e acuti, a tratti profondi e rochi.
    La terra tremò, e il boato del terremoto fece rabbrividire il gruppetto accasciato al suolo che assisteva inerme ad una lotta fra titani.
    Seth colpiva con ferocia animalesca, Osiride con l’eleganza e la fierezza di un condottiero sapiente.
    I lapilli di luce dilagavano come zampilli di fuoco, ad ogni colpo, sembrava tutto finisse, ma poi invece ricominciava più forte di prima.
    Infine, dopo un tempo inquantificato, Seth venne scaraventato verso il portale e dietro di lui, scomparve anche Osiride.
    La massa di energia si richiuse.
    In quello stesso istante l’alba spezzò a metà l’orizzonte, e la pioggia si chetò assieme al vento.
    Solo pace.
    Quel silenzio che può esistere solo dopo una terribile bufera.
    La voce di Sky, infantile e fresca, riscosse tutti.
    “E’ finita?”


    ***************************************************************


    Buffy e Spike camminavano davanti a tutti, tenendosi per mano.
    Dietro di loro, avanzavano Willow e Sky e a chiudere, Wesley e Gunn proseguivano notevolmente stanchi.
    Ciascuno di loro, ancora si chiedeva cosa fosse accaduto, come avessero potuto sopravvivere a tutto ciò.
    I loro passi affondavano sulla sabbia bagnata, e il canto dell’oceano li accompagnava a ritmo.
    Il sole timidamente faceva capolino oltre la linea di divisione fra l’acque e il cielo, tingendo di argento e luce la densa oscurità della nottata appena terminata.
    Il vampiro si voltò a guardare la sua donna.
    “Un’alba che possiamo condividere, finalmente”
    “Sì, e devo dire che me lo sentivo” sorrise lei, con occhi birichini.
    “Ah bene – Spike alzò il sopracciglio, scettico – quindi nel momento in cui mi hai visto saltare, non hai avuto paura… insomma, lo sapevi…” le rifece il verso e lei rise.
    Una risata piena, allegra, contagiante, che ben presto venne seguita da tutti gli altri.

    Ma ad un tratto una voce dietro loro, li costrinse a fermarsi.
    Un timbro sconosciuto, con un eco lontano e magico.
    Solo Sky lo riconobbe.
    E sorridendo sorpreso ma felice, si voltò.
    “Papà…”
    Il grande sciamano era lungo la spiaggia: i suoi capelli d’ebano attorcigliati, si scontravano col pallore del lido, il naso aquilino conferiva austerità ai linementi del volto, il grande bastone piumato e colorato, era stretto nella mano destra, e la tunica lambiva la punta dei piedi, appena scoperti e scalzi.
    I grandi occhi scuri, erano dolci e buoni.
    Tutto di lui, riconduceva alla serenità dell’animo.

    “Duir, mio piccolo bocciolo di quercia…”
    Il bambino gli corse incontro, ma l’uomo, alzò una mano a fermarlo.
    Le sue sopracciglia si incurvarono, in un’espressione di tristezza.
    “Figlio mio, sono io, ma sono qui in spirito… non puoi toccarmi, ma solo vedermi… e ascoltarmi, se vorrai.”

    Sky annuì, mentre gli altri rimasero indietro.
    “Ho visto il tuo coraggio, Duir…la tua forza, il tuo amore, la tua determinazione… sei diventato un uomo, figlio mio e sono orgoglioso di te… so che mi hai giudicato per quello che ho fatto e non ti biasimo… sto pagando per questo, credimi… ma voglio che tu sappia, che ogni persona può sbagliare… siamo umani, seppure con un enorme dono… so anche che il tuo cuore mi ha perdonato, e questo mi rallegra infinitamente… sono qui, adesso, grazie all’aiuto di un Dio… Osiride mi ha permesso di venirti a salutare e di poter così chiudere i conti che avevo con la vita… è stato lui a narrarmi le tue gesta… ed è grazie a te se lui è potuto arrivare e riportare la pace… la situla non aveva il potere di annientare Seth, ma di chiamare Osiride… e tu, dandola ai tuoi amici, hai reso possibile tutto ciò… Io sono qui solo per donarti una cosa, se tu la vorrai…”
    Sky annuì, mentre piangeva.
    “E’ giunto il tempo che tu abbia il potere dello sciamano… lo vuoi, Duir?”
    “Sì padre, anche se credo di non esserne degno” riuscì a mormorare il bambino, intimorito.
    “E chi lo è, Duir? Nessuno potrebbe… ma la fede negli altri e l’amore nel prossimo, questo ci rende degni… abbi sempre presente che la vera forza non è nella magia, o nei poteri, o nella preveggenza. La vera froza sta in quanto possiamo amare e perdonare. In quanto siamo disposti a sacrificare per gli altri. In quanto valutiamo più importante la vita dell’altro a confronto con la nostra… e tu, assieme a tutti loro, oggi più che mai l’avete dimostrato… vieni Duir, avvicinati”
    Il bambino, dapprima incerto, avanzò di qualche passo.
    Lo spirito dell’uomo, gli sorrise amorevolmente, e impose le mani sul suo capo senza toccarlo.
    Una piccola luce, simile ad una piuma, ricadde sulla testa di Sky e il suo corpo all’istante ne venne inglobato.
    Il bambino chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
    Poi tutto sfumò, lasciando un fresco odore di rose nell’aria.

    “Ora sei simile a me… anzi no, sei un nuovo sciamano figlio mio, usa il tuo dono con parsimonia e intelligenza… confido in te, come ho sempre fatto”

    Sky sorrise, sentendosi pervadere da una scarica di eccitazione.
    Si sfregò le mani e prese a saltellare, come un cucciolo.
    Phagos rilasciò una risata cristallina, e poi guardò il gruppetto di persone dietro suo figlio.
    Ad uno ad uno, col gesto della mano, li invitò ad avanzare.

    Il primo, fu Spike che con la sua solita camminata baldanzosa, arrivò davanti lui.
    “Vampiro dall’anima conquistata, la tua umanità ha sconfitto il demone, e meriti la ricompensa agognata. Diventerai umano, ma non per opera della profezia, solo per un volere degli dei. Sarai mortale, ma la tua forza e velocità rimarranno, facendoti restare il campione che sei sempre stato. Domattina, al nascere del sole, il tuo cuore batterà e il sangue ti pulserà nelle vene. Sarai benedetto e finalmente potrai gustare del paradiso… e vivere accanto alla prescelta, aiutandola nel suo compito di difendere il mondo”

    Spike indietreggiò, con gli occhi umidi. Una pace mai provata, gli riempiva il cuore immoto e una speranza desiderata si faceva strada nella sua anima graffiata.

    Poi fu la volta di Buffy. Dopo aver scambiato un sorriso commosso con Spike, avanzò.
    “Cacciatrice… conosco la vostra stirpe e so quanto difficile sia vivere come fate voi… la solitudine, la prova costante, il confornto quotidiano con la morte e la durezza che può nascere da tutto ciò… eppure, piccola guerriera, sei riuscita ad amare, ad aprire il cuore alla vita… la tua leggenda verrà tramandata in ogni generazione, Elisabeth… anch’io ho amato una slayer ed oggi io ti faccio una profezia: vivrai una vita sazia a serena, conoscendo i figli dei tuoi figli… sarai amata e amerai, fino alla vecchiaia. Abbi sempre fede in chi ami e in te stessa. Vedrai sorgere il sole sempre, in ogni tempo.”

    Buffy annuì emozionata e tornò velocemente fra le braccia forti di Spike che la strinse in una presa dolce e la baciò.

    Infine, fu la volta di Willow.
    “Strega potente… conosciamo tutti nell’aldilà il tuo potere… diventerai sempre più forte e il tuo aiuto verso il bene, sarà prezioso e indispensabile, negli anni a venire… l’uomo che hai scelto come compagno ti farà felice, ma so che hai un peso nel cuore… e volevo alleggerirlo, se me lo permetterai… ho conosciuto una ragzza dai capelli di miele e gli occhi di fata, laddove io riposo. Tara è il suo nome. Mi ha detto di portarti un messaggio: il suo cuore è cheto e traboccante di gioia per te. Ti ama e ti amerà per sempre, e ti attenderà, quando sarà il momento. E allora starete insieme per sempre… ma finchè vivrai, dovrai sapere che non c’era niente che lei ti dovesse perdonare, e che il suo sacrificio è servito affinchè tu conoscessi meglio te stessa e la tua forza… vivi senza rimpianti, grande strega… vivi. Per la tua Tara”

    Willow lasciò che il pianto la sommergesse, lasciando libero ilsuo dolore di sciogliersi come ghiaccio al sole…
    Libera, finalmente, con la riconciliazione nel cuore.

    Lo sciamano, si commiatò così dal gruppo.
    Lasciò un ultimosorriso al figlio.
    “Ogni volta che guarderai le stelle, sappi che io e tua madre ti vedremo” e prima di sparire, si voltò ancora una volta, dicendo:
    “Dite al vampiro con l’anima, l’altro, che la profezia dello shantsu non è ancora compiuta… e che sarà la sua ricompensa… non so quando, ma sarà sua… e gli apparterrà… a presto, guerrieri del bene. Che la pace di questo nuovo sole sia con voi”
    e svanendo come fumo colorato, Phagos il grande sciamano, tornò nel regno del riposo.

    Tutti quanti, col cuore felice e sazio e lacrime fra le palpebre, raggiunsero l’auto.
    Il sole, era sorto.



    Nella casa in periferia, Angel e Fred attendevano, cullando Hope e assistendo Giles, Dawn e Xander.
    Camminavano tesi, sbirciando fuori delle tende e sperando… anche se una sensazione dolce aveva toccato l’interno del vampiro moro, facendolo sperare contro tutto.
    Quando l’auto frenò davanti al vialetto, un grido di gioia rimase strozzato nelle loro gole.
    Spike, Buffy, Willow, Wesley e Gunn avanzarono verso casa, sporchi, stanchi e sanguinanti, ma son un sorriso estatico in volto. E immagini indimenticabili impresse nelle loro iridi.
    Appena entrarono, tutti si abbracciarono, esultando.
    Wesley consegnò Sky a Fred, abbracciando entrambi; Gunn e Willow si strinsero e Angel rimase in piedi davanti a Spike porgendogli la bambina.
    “Ecco tua figlia”
    Spike la prese e le baciò una guancia. Poi, senza ragionarci su, si avvicinò al suo gran sire e lo avvolse con il braccio libero.
    “Grazie, musone… grazie… ma sappi che non farò mai da baby sitter ai tuoi pupi, ok? Credo che mi basteranno i miei”
    Angel si scansò guardandolo confuso e imbarazzato.
    “Ti spiegherò Peches, tranquillo..” lo rabbonì, come se non fosse una cosa importante.
    Buffy, dopo aver gettato un’occhiata di rimprovero a Spike, strinse Angel a se e gli posò un delicato bacio sulla guancia.
    “Sapevo che potevamo fare affidamento su di te. E so che sarà così sempre”

    La voce di Sky fece voltare tutti verso di lui.
    In piedi in fondo alle scale, li scrutava con occhi saggi. Con occhi di chi sa cosa va fatto.
    “Fred, Wesley , Gunn, Willow… abbiamo persone da curare e salvare. Seguitemi e aiutatemi” disse loro, incamminandosi.
    Senza ribattere, a metà fra il divertente e il serio, tutti salirono.
    Rimasero solo i due vampiri in sala, con Buffy che stringeva un’Hope affamata.
    La ragazza si sedette sul divano e scoprì il seno, nel gesto più naturale del mondo.
    Spike ghignò, rivolgendo poi uno sguardo accigliato ad Angel
    “Ehi, non guardare la mia donna nuda!” gli intimò.
    “Ohh, smettila! Non la stavo guardando!” si difese l’altro sbuffando.
    “Ah no?? E cos’è quella scia di bava stile lumacone??”
    “Basta mi arrendo!” e detto questo, Angel se ne andò al piano superiore alzando le mani in segno di resa.

    Spike continuò a ridacchiare, per voltarsi poi e incrociare gli occhi divertiti di Buffy.
    Col sole che la inondava e il seno scoperto, con quella piccola creatura fra le braccia che succhiava da lei e mugolava di appagamento, lo stomaco gli si riempì di un calore tenero.
    Era bellissima. Entrambe le sue principesse erano indescrivibili.
    Le si avvicinò con aria malandrina e camminata da predatore.
    Poi le si sedette accanto, accarezzando la testolina di Hope e posandole un bacio sulla spalla nuda.
    Buffy lo guardò e gli sorrise.
    “Allora, che ne diresti del 25 agosto per… questo?” le domandò prendendole la mano e facendole girare l’anello sul dito.
    “Mmhh, fammi pensare… - attese un attimo, ragionando – perché il 25 agosto?”
    “Era il compleanno di mia madre… molti anni fa” si incupì dolcemente lui spostando lo sguardo.
    Buffy lo accarezzò, costringendolo a fissarla negli occhi.
    “Sì, direi che si può fare mister…”
    Le loro labbra si unirono ancora, nel timbro del patto eterno.
    In quel mentre le voci di Dawn, Xander e Giles si udirono al piano superiore, seguite da un applauso generale.
    Stavano meglio… grazie a Sky.
    Spike e Buffy si guardarono.
    “Andrà tutto bene d’ora innanzi?” gli chiese.
    “Bene per come può andare a noi… ma almeno adesso siamo una famiglia…”
    Buffy appoggiò la testa sull’incavo della sua spalla.
    “Sì, una famiglia…”


    FINE
     
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