Nel corpo del nemico

What if quarta stagione della puntata “Who are you?”

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 2


    Due sere e un lavoro di Spike per la gang dopo, il gruppo si era trovato di nuovo al Bronze.
    La biondina non sembrava divertirsi, proprio come era avvenuto la volta precedente che l'aveva incontrata, e Spike aveva tutta l'intenzione di rimediare a ciò. Si avvicinò a lei con un sorriso sornione e strusciò il pollice contro l'indice della propria mano proprio davanti al suo viso, indicandole che aspettava il suo pagamento.
    Buffy roteò gli occhi e gli fece cenno con la testa verso la porta del locale che dava sul vicolo, alzandosi in piedi a mala voglia e aspettandosi che la seguisse, senza voltarsi indietro.
    Spike sorrise e pregustò il loro incontro. Il vicolo era perfetto per quello che aveva in mente.
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    “Ecco i tuoi soldi, Spike”, gli disse lei una volta usciti nel vicolo, mal celando il proprio disprezzo.
    Glieli gettò nel suo palmo aperto, ma quando fece per girarsi e tornare nel locale, il vampiro le afferrò il braccio. “Ehi, ehi, non così in fretta, stronzetta.”
    “Che cosa vuoi ancora?” ringhiò lei. “Non ti basta essere pagato profumatamente per un lavoro che io faccio gratis da anni?” Spike la stava facendo indietreggiare lentamente verso il muro, le mani attorno alle sue braccia, gentili ma decise.
    “Beh, sei tu la scema che lo fa gratis, io che c'entro? E a proposito di tasti dolenti, non dirmi che ti aspettavi di passarla liscia dopo quello che mi hai detto quattro sere fa?” Aveva lasciato cadere la sua voce di un'ottava. Le ultime parole erano poco più di un sussurro fresco contro il viso di lei.
    “Di cosa diavolo stai parlando?” Oh, poteva sentire il suo respiro farsi più affannoso. Che goduria.
    “Di come avresti potuto avermi, se solo avessi voluto?!” La sua voce tuonò nel vicolo, improvvisamente alta e tagliente. Dalla sua espressione sorpresa e confusa, poteva dire che non se lo aspettava. Ma non le diede il tempo per ribattere. “Beh, anche io posso averti quando voglio, lo sai?”
    La schiena di Buffy urtò contro la parete di mattoni e lei strabuzzò gli occhi. “Che diavolo...” Ma lui le fu addosso in un lampo, le labbra premute contro quelle di lei, cercandole avidamente, mentre premeva tutto il suo corpo duro contro la sua figura minuta. Proprio tutto il suo corpo, e soprattutto le parti più dure.
    Lei tentò di scostarsi, boccheggiando e spingendolo via con le mani. “Spike!! Che cavolo stai facendo?! Che cosa significa?”
    “Potrei leccare la tua fica per ore...”
    “Ughh”
    “Farti venire così tante volte con le mani, da consumarti a forza di sfregarti...”
    “Spike!”
    Continuava a spingersi ritmicamente contro di lei, la durezza delle sue parole e del suo attacco in contrasto con la carne morbida contro cui sfregava. “Senza pensare di cosa potrei farti con...” Roteò le anche contro quelle di lei, sottolineando il suo punto di vista. Lei gemeva e continuava a muoversi sotto di lui, aumentando solo la sua eccitazione.
    “No!!” riuscì ad urlare lei, mentre lui staccava le labbra dalle sue per lasciarla respirare e abbassarsi al contempo davanti a lei, per afferrarle le cosce e sollevarla contro il muro. “Cosa stai facendo? Basta! Lo scherzo è finito...” ma traendo equilibrio contro il muro, lui sollevò una delle mani che l'avevano afferrata per le gambe e gliela piazzò contro la bocca.
    “Sto facendo esattamente quello che sembra” le ansimò addosso. “Ero stufo di passare sotto la tua finestra dopo che il ragazzo soldato se n'era andato e sentirti ansimare mentre ti infilavi prima uno e dopo due dita nella fica...”
    “Mhhhh!” ringhiò contro la sua mano.
    “... per cercare un po' del piacere che lui non era stato in grado di darti.”
    Infilò una mano tra di loro, sfregandola contro il punto giusto che si trovava sotto i jeans ruvidi, e lei gli morsicò la mano mentre veniva. Non sapeva quando, ma ad un certo punto le braccia di lei avevano finito di respingerlo e si erano serrate attorno a lui. Una dietro al collo e l'altra attorno alle spalle. E anche quei favolosi muscoli di Cacciatrice nelle sue gambe avevano iniziato a flettersi e muoversi a ritmo, cercando disperatamente di prolungare il proprio piacere.
    Buffy lo stava davvero spremendo, pensò con soddisfazione. Poi, quando i suoi gemiti non sembravano calmarsi e continuava a tenere le braccia serrate intorno a lui, Spike le scostò una ciocca di capelli sudati dal viso e si tirò indietro per guardarla meglio, un sorriso compiaciuto che gli andava da una parte all'altra del viso. “So che sono bravo, ma...” iniziò a dire, ma si bloccò quando si accorse che stava piangendo.
    Che cavolo...? Pensò, frastornato. Quand'era che aveva finito di gemere per il piacere e aveva iniziato a singhiozzare? Forse aveva pianto per tutto il tempo e lui non se n'era nemmeno accorto. Gli aveva detto “no, basta, cosa stai facendo?” ma era anche sicuro che le fosse piaciuto. La sua espressione s'incupì tutta d'un colpo, mentre sentiva montargli dentro la rabbia. Fu tentato di staccare le sue piccole mani avide da lui e di lasciarla cadere al suolo. L'avrebbe guardata piangere accasciata a terra, dall'alto della sua posizione. Avrebbe alzato il mento e le avrebbe tirato dietro il denaro con cui l'aveva pagato, poi le avrebbe detto che era una sgualdrina e che non gli servivano i suoi soldi, perché si era appena preso un altro tipo di pagamento da lei. Solo che non era vero... solo che lui non se l'era scopata e per dire la verità, non aveva nemmeno raggiunto il proprio rilascio, a differenza di lei. Dannato idiota!! Sempre a pensare prima alle donne.
    Sbuffò per la frustrazione e si sistemò meglio l'erezione dolorosa nei pantaloni, desiderando che le cose fossero andate diversamente. Insomma, voleva umiliarla e invece le aveva regalato solo un bell'orgasmo, e lui ci aveva guadagnato solo un'altra serata in solitaria a pensare a lei. Era proprio un coglione.
    Buffy tirò su col naso e alzò la testa da dove l'aveva tenuta appoggiata sulla spalla di Spike, per quella che era sembrata un'eternità. “Scusa...” gli disse.
    Scusa?

    “Non ti devi scusare,” le disse Spike, sorpreso dalle proprie parole. Che cavolo gli prendeva? Scosse la testa con decisione per schiarire i pensieri. Aveva lasciato cadere lentamente le sue gambe e ora lei stava in piedi davanti a lui. Non più premuti insieme, ma comunque molto vicini. I respiri di ciascuno che s'infrangevano sul viso dell'altro.
    Una volta con i piedi per terra, Buffy si asciugò le lacrime, sbatté le palpebre più volte e corrugò la fronte. “Hai ragione: 'scusa' questo paio di palle!” gli urlò improvvisamente, e il suo braccio scattò in avanti con violenza.
    “OW!”
    Spike indietreggiò e portò entrambe le mani al naso, imprecando. Gli aveva appena dato un pugno?!
    “Che cosa è successo tra noi quattro sere fa?” chiese lei, mantenendo un tono di voce fastidiosamente alto ed esigente. “Dimmi che cavolo è successo! Ha portato a letto anche te, non è vero? Lo dovevo immaginare... quella stronza...”
    “Vaffanculo!” fu l'unica risposta del vampiro, che ora guardava affascinato il sangue sulla propria mano, indeciso se leccarlo o meno.
    “Argh! Al solo pensiero di quello che... che...” Risucchiò l'aria di colpo, gli occhi spalancati per il disgusto. “Mi vengono i brividi.”
    “Smettila di dire cazzate! E poi, di che cavolo stai parlando?!”
    Allora Buffy lo fissò in un modo così diretto, e così spaventoso, che Spike deglutì sonoramente e forse per la prima volta in vita sua, pregò il Dio dei vampiri affinché avesse misericordia di lui.
    “Sto parlando del fatto,” gli urlò contro, le mani strette a pugno, avanzando verso di lui. Spike poté giurare di aver visto anche una vena sulla sua fronte pulsare minacciosamente. “Che qualunque cosa sia successa, non sono stata io!”
    Con una mano a tamponarsi il naso e l'altra che si puliva distrattamente sulla pelle dello spolverino, Spike la fissava con la fronte aggrottata. “Che cazzo significa?”
    “Che non ero io, idiota!”
    Lui fece una piccola risata nasale. Poi, visto che lei restava seria, irruppe in una risata fragorosa.
    “Che cavolo ti prende adesso?! La cosa ti sembra tanto divertente?”
    “Sì, certo! Inventane un'altra, gattina,” disse lui, cercando di trattenere le risate. “Dì che eri ubriaca, che dovevi dirmi quelle cose per una scommessa... O che l'hai fatto tanto per infastidirmi! Ma che non eri te?? Non ho mai sentito una scusa più stupida!”
    Lei lo guardò con quegli occhi grandi un po' confusi e un po' feriti, e Spike smise lentamente di ridere. Per un momento, pensò che con i capelli che luccicavano sotto la luce del lampione, le labbra gonfie e arrossate dai loro baci, il respiro affannoso per il loro litigio...
    Era bellissima.
    Ma fu solo per un momento, un dannato momento di debolezza. Il vampiro si schiarì la gola, tornando serio. “Che cazzo vuol dire che non sei stata te? Che si trattava della tua gemella malvagia?” C'aveva pure la doppia personalità, adesso?
    “Cosa è successo tra noi, Spike? Abbiamo fatto sesso?!” Adesso lo stava scuotendo e si stava agitando di nuovo.
    “Oh, avresti voluto...” rispose lui sornione.
    “Oh, grazie al cielo.” Lo lasciò andare. “Ma allora cos'è successo? Perché...?” Guardò in basso, come se sul petto del vampiro fosse scritta la risposta a quella domanda.
    Spike la guardò confuso, ringraziando di non avere una circolazione. Sarebbe morto piuttosto di arrossire davanti a lei. Ma che cosa poteva risponderle? Che si era eccitato come uno scolaretto per qualche stupida frase a doppio senso? E non era più riuscito a togliersela dalla testa da allora? Insomma, che era un patetico coglione alla ricerca disperata di una scopata? Deglutì e cercò di distrarla.
    “Se non eri te, allora...?” le disse stringendo gli occhi.
    “Faith. L'altra Cacciatrice.”
    “Ah! Lo sapevo che avevi una gemella malvagia!” le puntò il dito contro, esultante.


    TBC
     
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