Two Fool Things by Brat

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  1. spuffyworld
     
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    Two Fool Things di Brat

    Raiting: NC17
    Genere: Romanzo, Angst
    Warnings for: Linguaggio adulto, Sesso, Spike/Other
    Pairing: Spike / Buffy

    Sommario: William ' Spike' Giles è un trentanovenne attore famoso. Buffy Summers la sua ventisettenne migliore amica. Ultimamente Buffy si è stancata di sentire le storie di Spike sui suoi exploit con le donne. Allora lui la invita a Los Angeles durante il periodo delle vacanze... ma c'è solo una promessa che deve fare affinché lei accetti... Riuscirà a mantenerla?

    I capitoli sono 56.

    Traduzione autorizzata dall'autrice ad opera di Flo83 e Spuffyworld e Strawberry85


    PERMESSO DELL'AUTRICE:

    Hi Flavia! I am all on board for you translating my fics into Italian. I bet they sound even better in Italian lol. Seriously, I think it's a gorgeous language.

    And yes, please, send me the link, I'd love to see them! :)

    Thanks so much,

    Brat (Jen)


    Capitolo Uno

    “La vita è una cosa stupida dopo l'altra mentre l'amore sono due cose stupide l'una dietro l'altra” ~ Oscar Wilde


    “Pronto” disse Buffy al cellulare mentre si affrettava lungo la strada sulla via di casa.

    “Hey, passerotto”

    Lei sorrise al suono della voce di William “Spike” Giles, il suo miglior amico molto più grande. Con la propria immaginazione, riusciva a vederlo: i capelli talmente biondi da sembrare bianchi, favolosi occhi blu, zigomi affilati, e il brevettato sorriso compiaciuto al solito posto. “Ciao a te, Casanova. Come stai?”

    Lui sogghignò, “Oh, proprio bene”

    “Non ne viene mai niente di buono quando dici così. Cos'è successo?”

    “Non c'è bisogno che fai così” si lamentò scherzosamente lui.

    “Così come? Come se ti conoscessi?” rise lei, gli occhi verdi che brillavano di divertimento.

    “Sai, stai diventando troppo grande per i tuoi pantaloni”(è un modo di dire?)

    Lei rise di nuovo, “Onestamente, Spike. Chi lo dice più questo? Forse dobbiamo fare un viaggio indietro nel tempo fino al 1800 quando avrebbero potuto usare quella frase”

    “Stai cercando di dirmi che sono vecchio? Era una frecciata sulla mia età?”

    “Farei mai una cosa del genere?” disse lei con falsa innocenza.

    “Sì, Summers, lo faresti”

    “Io penso che tu sia solo sensibile”

    “Beh, saresti sensibile anche tu se la tua migliore amica fosse di dodici anni più giovane di te”

    “Faresti bene a star parlando di me” lo avvertì lei.

    “Naturalmente, passerotto”

    “Beh, il mio migliore amico ha branchi di donne che gli vanno dietro-”

    “Perché sono famoso, per nessun altra ragione, amore”

    “Ci sentiamo un po' giù con l'autostima oggi?” lo rimproverò lei.

    “No, non sul serio... Beh, Harmony è piuttosto incazzata con me”

    Buffy si trattenne dal dire 'Grazie a Dio' perché davvero, lei non riusciva a sopportare quella biondina idiota.

    “Sento la tua mente lavorare laggiù Summers, so cosa stai pensando”

    “E sarebbe...?”

    “Che non ti è mai piaciuta Harmony?”

    “Beh, okay, sì. E' un... un'idiota, William”

    “Ah, ma è un'idiota eccitante”

    Buffy roteò gli occhi. “Spike, onestamente, cosa ci vedi in lei?”

    “Vedo che mi adora, e vedo che mi fa fare sesso regolarmente”

    “Sei disgustoso” gli disse Buffy, scherzando solo per metà.

    “Beh, quando arriverai alla mia età-”

    “Quando arriverò alla tua età potrò solo sperare che sarò famosa come te e spero davvero di essere -” si fermò bruscamente. “Non importa”

    “Cosa? Dillo, passerotto. Tu sei nient’altro che onesta con me, quindi dillo”

    “No” disse lei ostinatamente. “Ascolta, devo andare. Sono a casa adesso e ho robaccia da fare”

    “Oh? Hai un appuntamento stasera?”

    “Qualcosa del genere” disse lei con un sospiro e posteggiò la macchina nel parcheggio di fronte al palazzo dove si trovava il suo appartamento.

    “Chi é? È -?”

    “Addio, Spike”

    “Buffy—“

    Chiudendo il telefono, Buffy sospirò pesantemente e lo fece scivolare nella borsa. La irritava a volte, sul serio. Quell'uomo era famoso – una star della televisione, era diventato grande interpretando un ruolo futuristico come vampiro-poliziotto. Era l'attore principale, e ne aveva ricavato molta pubblicità, assieme alla sua amabile co-protagonista femminile che si rumoreggiava essere la 'nuova grande promessa'. Lo show, 'Vampire Chronicles' era un classico di culto e come tale, Spike viaggiava in giro per il mondo facendo apparizioni alle conventions.

    Ed era ad una convention che Buffy l'aveva incontrato. Era stata trascinata lì da sua sorella più piccola che l'aveva implorata e implorata di andare con lei. Era davvero l'unico modo in cui Dawn sarebbe potuta andare dato che i loro genitori le avevano rifiutato di portarla. Quindi, la sedicenne Dawn era dovuta andare con la ventiseienne Buffy come accompagnatrice.

    Come era successo, non le era ancora chiaro quel giorno, aveva solo la netta impressione che il motivo iniziale di Spike nel coinvolgerla così appassionatamente nella conversazione con lui, fosse stato che voleva dormire con lei. Lei aveva messo in chiaro che non sarebbe successo, e lui aveva fatto marcia indietro, ma subito dopo aveva chiarito che voleva rimanere in contatto. Lei aveva pensato che era pieno di merda, per quale motivo un trentottenne avrebbe voluto continuare un'amicizia con qualcuno di dodici anni più giovane – e qualcuno di famoso nientemeno? Lei l'aveva evitato, ma gli aveva dato il suo numero di telefono – solamente il cellulare – ed era stata incredibilmente sorpresa quando lui l'aveva davvero chiamata.

    Così era iniziata l'amicizia tra la i due, lunga fino a questo punto un anno e mezzo. Spike si confidava con lei, le diceva che era l'unica con cui potesse davvero parlare e la chiamava la sua migliore amica. Lei, sentendo la libertà di non dover davvero vederlo molto spesso, e quindi di sentirsi piuttosto libera di esprimersi con lui, lo considerava anche lei il suo miglior amico. Il suo miglior amico maschio.

    Funzionava per via della distanza, pensava spesso lei, ma ciononostante, con qualcuno carismatico come Spike, chi poteva dirlo. Quell'uomo trasudava fascino; usando quel fascino prevalentemente per portarsi a letto parecchie fans e donne che incontrava casualmente per strada.

    Se solo avesse usato i suoi poteri per il bene.

    E Buffy odiava sentirlo. All'inizio era rimasta scioccata dal sentire delle sue imprese e stordita quando lui aveva detto cose come “Amo le donne. Amo ogni osso nel loro corpo. Specialmente il mio” Poi aveva sentito Steven Tyler degli Aerosmith dire la stessa cosa e l'aveva chiamato non solo pervertito, ma anche plagiario. Aveva raggiunto una specie di accordo per un po' nel quale l'aveva ascoltato parlare del suo harem e non le aveva dato troppo fastidio, ma di recente era arrivato al punto in cui lei non voleva proprio sentirne più parlare. La irritava su parecchi livelli.

    Pensava che il suo comportamento si adattasse male a quello di un uomo della sua età; un uomo che a trentanove anni avrebbe dovuto sistemarsi e occuparsi di una famiglia. Un uomo che non avrebbe dovuto rincorrere gonne, di donne praticamente bambine, che non ricordavano di un tempo in cui non esistevano cellulari ed internet, e che pensavano che Care Bears* fosse un nuovo cartone animato appena uscito per i bambini.

    Lei inoltre pensava che il suo comportamento si adattasse male per il fatto che usciva con donne più vicine all'età di sua figlia di dieci anni che alla sua. Che tipo di messaggio le stava trasmettendo? E per tutte quelle che non avevano accettato Alicia, il cuore di Buffy doleva per la ragazzina. La ragazzina che aveva incontrato in alcune occasioni e con cui sentiva un legame, per nessuna ragione in particolare se non il fatto che andavano inesplicabilmente d'accordo.

    Dover sentire di Harmony era il limite nel metro di tolleranza di Buffy. La biondina idiota era una cantante pop, vicina al genere di Britney Spears, tuttavia, Harmony era così sgradevole, che Buffy si era ritrovata a difendere Miss Spears contro Harmony quando la stampa sembrava appassionarsi al fare paragoni tra le due. Quando si era trovata a difendere Britney Spears, Buffy aveva capito che le cose dovevano cambiare; non sapeva come, o persino cosa esattamente.

    *****************

    “Quindi, sarai in vacanza presto, huh Buffy?” domandò Willow Rosenberg, la migliore amica di Buffy, piuttosto vivacemente, più tardi quella stessa sera mentre sedevano dietro un séparé cenando e bevendo.

    Buffy le rivolse una strana occhiata, “Sì, a partire da Venerdì. Per due intere settimane”

    “Devi essere eccitata!” Gli occhi verdi di Willow erano accesi di falsa gioia.

    “Che sta succedendo? Non che mi dispiaccia che tu sia vivace e tutto il resto, ma sei strana, e questo mi sta facendo uscire di testa”
    Le spalle di Willow si incurvarono e rivolse a Buffy uno sguardo mentre trafiggeva il suo petto di pollo. “Sono vivace perché tu ti stai comportando da ragazza irritata”

    “Io non mi sto comportando da ragazza irritata!” esclamò con sdegno Buffy. “Come sto facendo l'irritata?”

    “Hai ascoltato a mala pena una parola di quello che ho detto, stai pungolando la tua pasta e hai quest'espressione accigliata da 'oh povera me' sul viso”

    Buffy sospirò e si appoggiò all'indietro, posando la forchetta. “Hai ragione. Mi dispiace. Non ho neanche realizzato che lo stavo facendo, sono solo... frustrata”

    “Spike?”

    Buffy la guardò, “Perché pensi sia lui?”

    “Perché ultimamente di solito è lui. Ti chiama per raccontarti i molti modi in cui lo fa con Harmony?”

    “Hanno rotto”

    “Allora dovresti essere felice! Goderne. Io so che lo sto facendo” commentò Willow, spostandosi i capelli rossi oltre la spalla.

    “Sì, perché sei stanca quasi come me di sentir parlare di lei”

    “Beh, non mentirò, ma sì. Sebbene la mia felicità sia per differenti ragioni”

    Le sopracciglia di Buffy si corrugarono. “Cosa vuoi dire?”

    “Beh, voglio dire” e si riempì la bocca di una forchettata di pollo. “Perché tu non sei più felice?”

    Buffy alzò un sopracciglio, “Questo è il tuo modo furbo per cambiare discorso?”

    “Yep, sebbene non abbia funzionato”

    “Neanche un po'”

    “Oh beh. Ma, non te lo dico, quindi perché tu non rispondi a me invece?”

    “Sono felice che non stiano più insieme, ma sono... penso che mi sto preparando”

    Willow la guardò in modo strano, “A cosa?”

    Buffy sospirò, infelice. “Alla prossima 'relazione'”



    **** “Il solo modo per liberarsi di una tentazione è sottomettersi” ~ Oscar Wilde ****

    William “Spike” Giles sedeva sul suo balcone godendosi la vista del sole che sorgeva. Portandosi la sigaretta alla bocca, ne prese un tiro e si appoggiò all'indietro sulla sedia a sdraio.

    Ah, il silenzio. Erano questi i momenti migliori. Sebbene, fosse strano, per non dire contraddittorio, per lui sentirsi in quel modo. Lui fioriva nelle folle, amava essere al centro dell'attenzione.

    Amava, essenzialmente, essere adorato e desiderato. Tutti gli occhi su di lui, che si crogiolavano della sua presenza. Sogghignò mentre ricordava Buffy che una volta gli aveva detto, “Non c'è presunzione nella tua famiglia, ce l'hai tutta tu”

    Immaginava di sì. Sapeva la verità comunque; sapeva che sotto quell'esteriorità da leone che fioriva nell'essere sotto la luce dei riflettori, sapeva che c'era il cuore di un poeta sotto a tutto. Il cuore di un poeta che aveva bramato qualcosa di più di avventure da una notte sola e storielle con ragazze che poteva sentire domandare “Wow, allora com'erano gli anni settanta? Non ero neanche nata!”

    Buffy era nata nel 1979; aveva ventisette anni adesso e aveva una testa sulle spalle che si addiceva ad un uomo della sua età. Lui aveva una testa sulle spalle che si addiceva ad un uomo della sua età. Principalmente perché pensava con la testa fra le sue gambe.

    Lei s'era arrabbiata con lui la notte prima, lo sapeva. Aveva sentito l'esasperazione nella sua voce e lo irritava. Lo irritava anche che avesse un appuntamento e che lui non ne sapesse niente. Inoltre, gli aveva praticamente riattaccato il telefono in faccia. Era infastidita da qualcosa e sebbene fosse tentato di richiamarla, sapeva che quando lei era di quell'umore era meglio darle spazio.

    Guardando l'orologio e calcolando che ora fosse sulla east coast, Spike immaginò non fosse la cosa migliore svegliarla di sabato mattina. Svegliare Buffy era simile a risvegliare un orso. Non una buona idea.

    “Spike,” arrivò una voce addormentata dalla sua camera da letto. “Dove sei?”

    Spike si alzò e spense la sigaretta nel vicino portacenere. “Sono lì in un minuto, amore”

    Prendendo un profondo respiro, Spike si fece strada nella sua camera da letto, concentrandosi sul dare piacere alla donna che aveva scelto per riscaldare il suo letto la notte prima.

    Era triste che non riuscisse neanche a ricordarsi il suo nome? Tutto quello in cui era stato interessato in quel momento era che quella bellezza lo voleva, infatti, aveva apertamente flirtato con lui, e sapeva chi lui fosse. Si era proclamata la sua più grande fan.

    “Allora” disse Spike facendo le fusa, scivolando nel letto, e dentro la brunetta che era sdraiata spensieratamente sul suo letto.

    “Ancora la mia più grande fan?”

    Lei ridacchiò, “Oh sì, baby, la più grande”





    *Allora da che ho potuto capire io i Care Baers sono gli Orsetti del cuore, soggetti di cartoline di auguri. Si tratta di orsacchiotti di pezza, colorati con tinte pastello; ciascuno ha sul petto un diverso simbolo. Dovrebbero averci fatto dei cartoni.



    Capitolo due

    “Fra uomo e donna l’amicizia non è possibile. C’è passione, odio, venerazione, amore, ma nessuna amicizia...” ~ Oscar Wilde


    Il telefono squillando distolse Buffy dal suo concentrato studio del bene immobile in vendita nella zona più grande di Boston, e appoggiandosi allo schienale della sedia si stiracchiò. Era intenzionata a fare un'altra vendita prima della vacanza. Se non per qualche cosa che potesse attaccare il suo rivale, Riley Finn. Il ragazzo pensava di essere un dono di Dio dei beni immobili. Certo, i loro numeri erano vicini e quasi paragonabili, ma non abbastanza. E sì, erano entrambi abbastanza giovani per avere il successo che avevano, ma Buffy sapeva che non solo aveva la spinta, ma il talento. La gente la amava, era per quello che compravano da lei. Riley era solo un falso, dolce zuccheroso, seccante dolore al sedere.

    Accigliandosi alla direzione che i suoi pensieri stavano prendendo, Buffy afferrò il telefono al quarto squillo, “Pronto?”

    “Ehi, gattina. Ritrai quegli artigli...” Spike.

    Buffy sospirò, “Scusa. Come mai alzato? Sono le… nove, ora tua. Non sei mai in piedi a quest’ora...”

    “Non posso chiamare la mia ragazza preferita?” fece le fusa lui.

    “Non sono la tua ragazza” disse lei automaticamente e alzandosi, allungò una mano oltre la sua testa per stiracchiarsi un po’ di più.

    “Questo fa male, gattina.”

    “Neanche la tua gattina.”

    “Buffy- “

    “Mi rifiuto di essere ammucchiata allo stesso gruppo di tutte le tue… groupies”, gli disse lei.

    “Buffy, lo sai che non lo sei.”

    Yeah, pensò amaramente, solo perché non ho mai dormito con te. Il fatto che l'idea avesse un certo fascino era una cosa che non si era adattata bene con Buffy. Il fatto che lei avesse un certo desiderio di dormire con lui non la rendeva migliore delle sgualdrine con lui si divertiva?

    “Così, come mai in piedi?”

    “Tu eri infastidita con me ieri sera.”

    “Non lo ero,” mentì lei.

    "Stai mentendo.”

    “Non puoi dimostrarlo.”

    Lei poté quasi vedere il ghigno sorridente sulla faccia di lui nella sua voce quando lui chiese, “Stai facendo il broncio?”

    Lei immediatamente succhiò il labbro inferiore nella sua bocca, “No.”

    “Bugiarda.”

    “Di nuovo, non puoi dimostrare nulla.”

    “Puoi dirmi che cosa ti ha sconvolto? Era qualcosa che ho fatto? Detto?”

    “Spike, ero solo... occupata. Lavoro e tutto...” strascicò lei, sperando che smettesse di interrogarla circa qualcosa di cui lei non aveva risposte reali da dare.

    “Quel segaiolo di Finn sta rendendo alla mia… ti sta rendendo i tempi duri?”

    Lei decise di non far caso all’errore di lui nel chiamarla sua e agitò la testa, anche se lui non poteva vederla. Perché le persone lo facevano lo stesso?

    “Fare cosa, tesoro?”

    “L’ho detto ad alta voce, vero?” disse lei in un respiro sedendosi giù nella sua poltroncina.

    Lui rise calorosamente di soppiatto, “Sicuro. Sai che quella è la mia parte preferita. Adoro quando parli dei tuoi pensieri così. E’ attraente.”

    Lei provò a non lasciare il suo cuore fluttuare all'osservazione 'attraente' e invece sbuffò.

    “Allora perché le persone fanno cosa?” pressò lui.

    “Ho agitato la testa dopo che mi hai chiesto riguardo a Riley. Non è che puoi vedermi farlo, ma tutti lo fanno.”

    Ora lei poteva vedere, nella propria mente, lui scrollare le spalle. “Tutti lo facciamo suppongo. Così, allora non ti sta importunando?”

    “Beh, non più del solito. È okay, comunque. Posso prenderlo.”

    Lui rise e lei sorrise al suono, accomodandosi in modo che le gambe fossero arricciate sotto di lei.

    “Che cosa hai fatto la notte scorsa?” chiesero allo stesso tempo ed allora risero insieme.

    “Tu prima,” gli disse lei.

    “Ho paura di dirtelo.”

    Lei lasciò uscire un grande sospiro e disse “Spike” in un gemito.

    “Era carina! Era una fan.”

    “Una fan? Hai dormito con una fan? Sei pazzo? Tu sei completamente fuori, lo sai questo?”

    Lui rise ancora, “Oh, Buffy, nessuno mi fa ridere come fai tu.”

    “Qual’era il suo nome?”

    “Io… io penso fosse Mindy.”

    “Mindy? Aveva perso Mork?”

    “Ero io il suo Mork per la notte.”

    Buffy gemette, “Brutta. Questa era brutta.”

    Lui rise di soppiatto, “Andiamo.”

    “Probabilmente lei non sa neppure chi sono Mindy e Mork,” mormorò lei.

    “Non mi sono mai preoccupato di chiedere. E riguardo te? Che cosa hai fatto?”

    “Sono uscita a cena.”

    “Con?”

    Sorridendo di soppiatto a telefono, “Qualcuno.”

    “Qualcuno ha un nome?”

    “Will.”

    “Come Willow?”

    “Forse.”

    “Buffy… dimmelo.”

    “Vedrai Alicia oggi?”

    “Si, fra un paio d’ore l’andrò a prendere.”

    “Mindy verrà con voi?”

    “Certo che no, lei era solo una… una… “

    “L’avventura di una notte? Andiamo Spike, tu di solito non tentenni su questo troppo spesso. Perché ora?”

    “Perché sento che non ti piace.”

    Lei scrollò le spalle, “Che cosa farete tu e Alicia?”

    “Non mi dici se era Willow, o qualche ragazzo di nome Will?”

    “No.”

    “Perché no?”

    “Stai facendo il broncio?”

    “Sì.”

    Lei rise, “Troppo male.”

    “Nessuno ti ha mai detto quanto testarda sei?”

    “Tu lo fai, tutto il tempo.”

    “Alicia ed io andremo al giardino zoologico.”

    “Awww, sembra divertente, Spikey.”

    “Ne sono anch’io piuttosto affezionato”

    “Lei è così carina quando dà da mangiare agli animali, lo sguardo sul suo viso è una meraviglia” Buffy meditò felicemente.

    “Buffy… “

    “Si?”

    “Quando puoi uscire?”

    “Che cosa vuoi dire?” chiese lei titubante.

    “Voglio dire, quando puoi venire qui in visita? Mi manchi.”

    “Non ti manco Spike. Ti manca solo avere un’altra femmina intorno tutto il tempo ora che Harmony è andata,” lei gli disse asciutta, un tono un po' amaro nella sua voce.

    “Sai che non è vero, Buffy,” disse lui, suonando arrabbiato, “Perché diresti qualcosa di simile?”

    Lei sospirò e passò la mano sulla nuca, “Non so. Scusa.”

    “Stai bene?”

    “Sì, non so cosa non vada in me.”

    “Hai bisogno di una vacanza, piccola. Lavori troppo e troppo duramente.”

    “Non tutti possono avere l’estate libera come te ed inoltre, io sarò in vacanza la prossima…” gli occhi di lei si allargarono alla svista e lei pensò velocemente a come riparare, “Hey, puoi fare una foto ad Alicia che dà da mangiare agli animali per me?”

    “Buffy,” disse lui severamente, “hai una vacanza la settimana prossima?”

    Lei inspirò alla bugia, così, comprimendo gli occhi chiusi, lei lamentò “Si”.

    “Perché non me l’hai detto prima? Mi ferisci, Buffy, veramente.”

    “Perché io…”

    “Che cosa?”

    “Non…”

    “Sputa fuori, Buffy.”

    “Non volevo dirtelo perché non volevo che mi chiedessi di venire lì. Io so che tu usseresti il tuo fascino e non importa come io provi a resistere a quel fascino diabolico, in qualche modo va sempre a finire che ottieni di fare la tua volontà ed allora verrei là e sarei la terza incomoda mentre una qualche cheerleader dell'università è attaccata al tuo braccio per la mia intera visita e… “

    “Buffy, fermati.”

    Lei premette la sua bocca chiusa e sporse le labbra.

    “Se tu vieni qui a trovarmi, prometto di non avere nessuna cheerleader universitaria sul mio braccio.”

    “Non penso sia una promessa che puoi mantenere. Siamo realistici, Spike. Ero solita pensare che ti sarebbe caduto il pense per il troppo sesso, e ora penso che rischierebbe di caderti per il non sesso”

    “Sei così divertente, lo sai? Vieni a trovarmi.”

    “Spike… no” Lei stava cominciando ora a gemere.

    “Perchè no?”

    “Perché adesso mi sento in colpa.”

    “Per?”

    “Per non desiderare di venire là, semplicemente per dirti come dovresti smettere di vivere la tua vita se venissi a trovarti. Questo non è giusto nei tuoi confronti. Se desideri uscire con una qualche cheerleader dell'università, dovresti uscire con una qualche cheerleader dell'università. Non ho il diritto di dirti di non farlo. Questo è il motivo per cui è meglio se rimango qui, non voglio che ti senta obbligato ad intrattenermi…”

    “Buffy, la sola ragione per cui ti sto chiedendo di venire qui a trovarmi è per me. Voglio dire, sì, è la tua vacanza e dovresti fare il tipo di cose da vacanza, ma se venissi qui, veramente faresti un favore a me.”

    “Veramente?” chiese lei con voce piccola.

    “Piccola, mi manchi. Desidero trascorrere del tempo con te. Se venissi qui, la mia attenzione sarebbe focalizzata su di te e solo su di te. Non sarai la terza incomoda e non ti metterei in alcuna situazione che ti renderebbe a disagio. Promesso.”

    “Vedi? Ecco quel fascino.” Sospirò lei. “Ti odio.”

    Lui rise di soppiatto, “No, tu non è vero. Mi ami.”

    Lei non disse nulla.

    “Allora? Verrai?”

    Prendendo un respiro profondo, Buffy infine concesse. “Sì. Verrò.”

    “Eccellente! Quanto dura la tua vacanza?”

    Lei aggrottò il viso, desiderando realmente di saper mentire, e bene. “Due settimane.”

    “Perfetto! Chiamo adesso il mio assistente e dovresti avere i biglietti in pochi giorni… “

    “Spike, non devi farlo, posso prenderli io stessa…”

    “Fai tacere il tuo labbro, lo sto facendo. Non posso aspettare di vederti, gattina.”

    Lui riappese prima che lei potesse dirgli che non era la sua gattina.





    Capitolo Tre

    “Le donne rappresentano il trionfo della materia sullo spirito; gli uomini rappresentano il trionfo dell'intelletto sulla morale” ~Oscar Wilde


    “Allora, andrai sul serio huh?” domandò Willow più tardi quella settimana quando Buffy le mostrò i biglietti che aveva ricevuto nella posta.

    Lasciandosi cadere pesantemente sul suo divano, una Buffy demoralizzata annuì con la testa e gemette, coprendosi gli occhi un braccio. “Sì, andrò sul serio.”

    “Perché non sembri felice della cosa? Ricordo un tempo quando non riuscivi ad aspettare di vederlo”

    “Lo so, non lo capisco”

    “Hmm...non lo capisci, o non lo vuoi capire?”

    “Taglia corto, Willow. Dimmi semplicemente cosa tu pensi che sia”

    “Che forse hai una cotta per Spike ed è per questo che ti sta dando così tanto fastidio”

    Buffy lasciò cadere il braccio e scrutò l'amica, “Pensavo che quando qualcuno ha una cotta per qualcun altro voglia vedere l'oggetto del suo affetto”

    “Non quando suddetto oggetto del loro affetto rivolge sempre la sua attenzione da qualche altra parte. Come, oh, verso ragazzette senza senso”

    Buffy rimise il braccio sopra gli occhi, “E' la sua vita”

    “Non significa che non ti importi di lui. O di Alicia”

    “Hai assolutamente ragione, non significa che non mi importi di lui, ma non significa neanche che abbia una cotta per lui. Significa solo che io... che io odio vedere un tale comportamento distruttivo in qualcuno che considero un amico”

    “Giusto. E il fatto che in pratica gli hai detto che non vuoi andare lì e vederlo con altre donne non significa affatto che tu sia gelosa”

    “Esattamente. Wills, non ho mai detto a Spike direttamente cosa penso del suo comportamento da puttano. Gliel'ho solo detto indirettamente; attraverso battute e brevi commenti o silenzio... funziona così per noi. Perché complicare le cose dicendoglielo?”

    “Perché forse ha bisogno di sentirselo dire?”

    “Non è che così cambierà”

    “Perché ritieni che lo faccia? A parte per il fatto che può? Perché essendo famoso com'è, e desiderato da donne in ogni luogo, sta vivendo una fantasia giovanile?”

    “Ritengo che questo ne sia una parte, e perché è un uomo e qualsiasi uomo messo di fronte alla prospettiva di avere relazioni senza senso e una serie di avventure da una sola notte lo farebbe. Voglio dire, è la fantasia di ogni uomo vero? Nessun legame, e se ci sono legami che stanno per diventare stretti, allora taglierebbero la corda e via con la prossima Mindy”

    “Huh?”

    “Niente; solo il nome dell'ultima conquista di Spike”

    “Hostess o pattinatrice sul ghiaccio?”

    Buffy ridacchiò, “Non gli è rimasta abbastanza intorno per scoprirlo. Lei ha, sai, dormito nel suo letto per la notte” Emise un tremendo gemito e fece cadere pesantemente un braccio sopra la testa fissando il soffitto. “Non voglio andare!”

    “Allora non farlo”

    “Non posso non andare. Lui ne sarebbe schiacciato e davvero, voglio dire, voglio vederlo. Davvero. Solo io... solo... argh!”

    “Tu solo non vuoi dover essere testimone di lui con altre donne mentre sei lì”

    “Sì.”

    “Perché...”

    Buffy guardò l'amica con circospezione.

    Willow fece un largo sorriso, “Questo è quello che pensavo”

    *** “Posso resistere a tutto, eccetto che alle tentazioni.” ~ Oscar Wilde ***

    “Beh, amore, sarò libero stasera se vuoi fare un salto”, ronzò Spike all'attraente bionda di fronte a lui. Quanto era bravo per aver trovato qualcuno all'aeroporto?”

    La bionda dagli occhi azzurri e dalle lunghe gambe con un incredibile sedere sbatté le sue ciglia finte e ridacchiò, guardandolo con modestia mentre prendeva il pezzo di carta con il suo indirizzo e numero di telefono sopra. “Mi piacerebbe Mr. Giles”

    “Ora, ora, nessuna di queste formalità. Chiamami Spike, insisto”

    Lei sorrise ampiamente, “Sei così bello di persona!”

    “Cosa stai dicendo? Che non sono bello in TV?”

    Lei sembrò atterrita dall'aver implicato una tale cosa e si affrettò a spiegarsi. Spike sogghignò e le diede un buffetto sul braccio, “Va tutto bene, amore. Stavo solo scherzando!”

    Lei alzò gli occhi su di lui da sotto le ciglia e si morse il labbro, “Allora posso venire dopo le dieci?”

    “Sì, dopo le dieci. Vieni direttamente su e ti aspetterò”

    “Non dimenticarmi”

    Lui si posò una mano sul torace. “Mi ferisci, passerotto. Non dimenticherei mai una donna bella come te”

    Ridacchiando, lei si alzò, afferrò la sua valigia con le rotelle e andò via, salutandolo con la mano in modo civettuolo e ondeggiando i fianchi. Spike si morse il labbro, pensando a tutti i meravigliosi modi in cui si sarebbe goduto quel bel pezzo di carne. Doveva solo assicurarsi che Buffy fosse rimboccata nel suo letto per l'ora in cui... merda! Qual era il suo nome? Oh sì, Laura. Quindi, Buffy sarebbe dovuta essere a letto per l'ora in cui Laura sarebbe passata. Quello comunque non avrebbe dovuto essere un problema; Buffy non si era mai adattata bene al jet lag.

    Guardando il suo orologio, stimò che Buffy sarebbe arrivata a momenti. Era più che un po' eccitato di vederla. L'ultima volta che si erano visti di persona erano stati buoni sei mesi fa. Parlarle al telefono, per email attraverso IM era bello e buono, ma non era niente al confronto dell'averla lì, proprio di fronte a lui. L'idea lo riscaldò e fece volare via dalla sua mente Laura in un istante.

    Mettendosi a sedere diritto, allungò le braccia ad ogni lato e si mise leggermente scomposto. Voleva essere la prima cosa che Buffy vedeva quando scendeva dall'aeroplano.

    Guardò ansiosamente, sentendo il cuore saltargli in anticipazione mentre la folla di gente iniziava ad uscire. I passeggeri abbracciavano le famiglie e gli amici, baciavano gli amanti e sembravano genuinamente eccitati dal vedersi l'un l'altro. Guardare lo spettacolo fece desiderare a Spike di avere qualcuno che lo accogliesse in quel modo. Qualcuno che lo volesse così tanto; a cui mancasse e che avesse bisogno di lui così tanto.

    E poi la vide. Stava camminando, la borsa gettata di traverso sulla spalla e una sacca di tessuto in mano, che chiacchierava con un tipo alto e goffo vestito tutto di nero. Onestamente, che tipo di segaiolo vestiva tutto di nero a quel modo?

    Guardandosi, gemette dentro di sé. Oh già, segaioli come lui, ecco chi.

    Sorrise alla visione di lei, scegliendo di mettersi in piedi e salutarla invece che aspettare che lei lo vedesse sedere lì. I suoi capelli biondi erano più lunghi, le arrivavano oltre le spalle ed erano più scuri ora, più biondo miele che biondo ossigenato come i propri. Era vestita secondo stagione con dei pantaloni capri verdi, sandali e una camiciola bianca. Le sue unghie dei piedi, notò, erano colorate di rosa. Il suo viso era privo di trucco pesante, piuttosto l'aveva lasciato leggero e le sue labbra erano intonate alle sue unghie rosa.

    Lo colpì con forza che non riuscì ad aspettare per avvolgerla nelle sue braccia, e sapere che lei era lì, finalmente, con lui.

    L'uomo goffo si allontanò da lei, ma non prima di averle porto un biglietto da visita di qualche tipo. Buffy gli sorrise e lo salutò con la mano mentre lui se ne andava. Spike si corrucciò, e quella, sfortunatamente, fu la vista che Buffy ebbe di lui per la prima volta.

    Lei prima gli sorrise, poi si rese conto del cipiglio, e si fermò. “Cosa?”

    “Chi era quello?”

    “Un tipo con cui stavo parlando durante il volo”

    “Cosa ti ha dato lì?” chiese Spike, accennando con la testa verso la sua mano che teneva il biglietto.

    “Oh questo?” lei alzò il biglietto, e poi lo fece scivolare con facilità nella borsa. “Il suo biglietto da visita”

    “Perché ti stava dando il suo biglietto da visita?”

    “Per chiamarlo, immagino”

    “Per cosa?” domandò lui.

    “Possiamo riprovare di nuovo? Non ti vedo da sei mesi, ho appena passato sei ore su un aero, sono accaldata, sudata e disgustosa e dato che ho viaggiato in questa maniera per vederti-”

    Lui la bloccò avvolgendola nelle sue braccia. “Ciao, Buffy”

    “Così va meglio” disse lei, sorridendogli raggiante. Lui sentì qualcosa stringergli il cuore alla vista. Fu colpito dall'impulso di allungarsi e accarezzarle il lato del viso, e iniziò a sollevare la mano per farlo proprio quando lei si tirò indietro. “Il bagaglio, Spikey”

    Lui le sorrise, “Naturalmente, amore”

    “Allora, mi aspettavo di vedere un branco di ragazze attorno a te. Cosa è successo? Stai volando basso?”

    Lui ghignò, “Ho fatto una promessa ad una signora di comportarmi bene mentre lei è in visita da me”

    “Placati mio cuore” disse lei, posandosi una mano sul suddetto cuore e ridendo.

    Lui le sorrise raggiante, “Sai, amore, niente batte vedere il tuo sorriso da vicino in questo modo. Mi è mancato”

    Lei gli diede un colpetto giocosamente, “Adulatore”

    Lui le porse il braccio, “Signora?”

    “Ah, una signora”, disse lei con un sospiro pensoso e accettò il braccio offerto. “Questo deve essere un cambiamento per te”

    Lui la colpì con il fianco e entrambi risero mentre si dirigevano verso il suo bagaglio.



    Capitolo quattro


    “Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino… Esso termina con Rivelazioni. ~ Oscar Wilde

    “Allora, quando posso vedere Alicia?” chiese Buffy non appena arrivarono all’attico di lui. Il suo incredibile attico da scapolo. Beh, adesso, quello non era giusto. Lo aveva decorato abbastanza bene, c’era un definito tema gotico al posto – molto nero, rosso e argento. C’erano persino alcuni gargoyles che adornavano il posto. Buffy non era mai stata sicura se fosse l'influenza dello show sul suo carattere, se fosse il suo gusto, o se fosse solo per l’'effetto', per creare quell'aria di mistero e del proibito su di lui che lo abbia spinto a decorare in un tal modo.

    Lei gradiva il genere comunque. In un senso bizzarro.

    L'unica stanza del locale che era “normale” era quella degli ospiti. Infatti, era evidente che non era stata toccata affatto. Le pareti color crema non avevano immagini a decorarle; e niente sul comò e sul comodino tranne due lampade e una sveglia, rispettivamente. E poi c’era la mancanza di tende; solo paralumi. Aveva un senso comunque, considerando che le ospiti notturne solitamente rimanevano nel suo letto. Lei allontanò quel pensiero e le immagini che aveva prodotto.

    Lui ghignò, “Io penso che tu sia molto più eccitata di vedere lei che me.”

    Buffy scrollò le spalle, “Amo tua figlia. È giusto così… adorabile.”

    Lui mise il broncio, “E io no?”

    Lei ghignò, “So cosa vuoi dire riguardo al sentire le cose vicine e personali. Guarda che broncio”, lei rise scioccamente e si avvicinò, sfiorando le sue dita sul labbro inferiore di lui. L'azione stordì lei, e stordì lui. Lui poteva dire guardando l'espressione sulla faccia di lei che non avesse pensato prima di muoversi. Lui si domandò se, dal modo in cui lei si era staccata così rapidamente, aveva sentito le stesse scintille elettriche scorrere veloci attraverso il proprio corpo come era accaduto a lui. Bloccarono lo sguardo per mezzo secondo e poi lei andò ad aprire la sua valigia per pescare alcuni vestiti. “Ti dispiace se faccio una doccia?”

    Lui scosse la testa, fissandola, stordito, “Per niente.”

    Lei sfrecciò oltre di lui verso la doccia e lui catturò una scia di vaniglia. Era il profumo che associava a Buffy. Solamente a Buffy. Se un'altra donna che era stata con lui l’aveva avuto, lui tuttavia attribuiva quel profumo come unicamente di Buffy e si sentiva quasi… colpevole per quello.

    Scosse la testa, schiarendosi i pensieri. Meglio chiamare l’ex moglie e scoprire quando sarebbe potuto andare a prendere Alicia così che Buffy avresse potuto avere la sua dose.



    *** “Dannazione, signore, è vostro dovere sposarvi. Non potete vivere sempre per il piacere.”*** ~ Oscar Wilde

    Buffy si svegliò bruscamente, seguita dalla sensazione disorientante di sapere di non essere nel proprio letto, ma di non essere sicura sulle prime di dove fosse.

    Spike. California. Stanza degli ospiti.

    Ho bisogno di fare pipì. Dov’era il bagno?

    Prendendo di nuovo le sue cose, Buffy si alzò dal letto, ed usando la luce della luna per guidarla, incespicò per trovare il bagno che era giusto fuori dalla sua camera da letto.

    Fatto rapidamente il suo bisogno, era tornata ai piedi del letto quando sentì delle voci. La voce di Spike e… una donna. Lei congelò, provando a capire di chi erano le voci – Alicia era qui? L’aveva scordata? No, quello non sembrava la voce di una ragazzina ed inoltre, era ridicolo. Alicia aveva dieci anni, non arrivava a… mezzanotte. Okay… era la voce della sua ex moglie, Samantha? No. Sam aveva Alicia ed era a casa con il suo nuovo marito. Harmony? Oh dio, il pensiero fece desiderare a Buffy di vomitare.

    Bene, c’era rimasta soltanto una cosa da fare. Stava per fare come Nancy Drew e risolvere quel mistero.

    Strisciando fuori dalla porta della camera da letto, lei fece una pausa ancora una volta per riunire i suoi sensi. Okay, scale, ci sono le scale nel mezzo del corridoio che portano giù al salotto, cucina, sala da pranzo e un bagno. La camera da letto di Spike era giusto dall’altra parte del corridoio rispetto alla sua così lui doveva essere giù dalle scale. Inoltre, lei poteva vedere la luce provenire dalle scale, così aveva anche quel tipo di informazione.

    Silenziosa come un topolino, scese le scale in punta di piedi scrutando da sopra le scale per controllare se riusciva a vederlo o se doveva abbassarsi di più. No. Aveva una visuale perfetta.

    Di lui che se la faceva con qualcuno di biondo con grandi tette.

    La vista di lui che accarezzava una qualsiasi ragazza non la eccitò per l'essere testimone della sua abilità, no, quello la disgustò. Quello le perforò diritto l'intestino, lasciandola quasi a terra senza fiato. Ed il suo cuore, oh dio, il suo cuore era caduto sul pavimento e faceva male, faceva male letteralmente.

    Parte di lei desiderava correre giù dalle scale ed interromperli, e l’altra parte di lei voleva salire le scale e poi… piangere. Si, voleva piangere. Infatti, i suoi occhi si riempirono di lacrime. Aveva promesso. Lui le aveva detto che non ci sarebbero state ragazze, aveva promesso. Che cosa era accaduto alla sua parola? Oh sì, beh, che cosa si aspettava? Pensò amaramente mentre tentava di risalire silenziosamente le scale. Quello era naturalmente Spike. Spike, colui che aveva fatto un milione di promesse a milione di donne differenti ogni giorno. Perché lei avrebbe dovuto essere diversa? Lei non lo era. Quella era la cosa. Non lo era. Era solo un'altra ragazza nella sua vita con cui lui girava una scena, recitava una parte. Lei davvero non aveva significato nulla per lui, nulla. Stare qui con lui era solo per rabbonire il suo ego che l’aveva convinta ad uscire e vederlo. Stare qui con lui lo rassicurava che non era solo. Spike odiava essere solo. Non era mai senza compagnia. Quindi questo era quello che lei era. La sua compagnia per le due prossime settimane. Era sicura, che lui lo realizzasse o no, che essere soli era la stessa cosa di essere morti per Spike.

    Si sedette sul letto e le lacrime arrivarono, rotolando giù dalle sue guance e bagnando le mani che erano strette sul suo grembo. Desiderava gridargli contro.

    Desiderava rovinare il suo piccolo party.

    Nessuna meraviglia che avesse insistito che andasse a letto quando lei aveva cominciato a sbadigliare. Non era perché era interessato a lei che riposasse abbastanza per il loro giorno fuori con Alicia all’indomani, era perché così lui poteva farsela con la ragazzetta della settimana!

    Stava tremando di rabbia e di dolore. Dolore, dolore perché? Perché Buffy, perché?

    Scuotendosi, si asciugò le lacrime con un obiettivo in mente. Era assetata e stava andando a prendere un po’ d’acqua.

    Uscendo a grandi passi dalla sua stanza con un obiettivo in mente, praticamente corse giù dalle scale, non desiderando dargli nessuna possibilità di nascondere la sua piccola sgualdrina per la notte.

    Entrando nel salotto, si deliziò dello sguardo da cerbiatto-impaurito-dai-fanali-di-un’auto di Spike. Lei finse sorpresa, “Oh, Dio, sono dispiaciuta. Ho interrotto qualcosa?”

    La ragazzina bionda osservò in su verso Spike, mordendosi il labbro inferiore, “Spike? Chi è?”

    “Oh, uh, Buffy, hey! Cosa stai facendo alzata?” Spike incespicò sulle parole, alzandosi in piedi su gambe malferme, facendo un sorriso falso.

    “Avevo bisogno di acqua”, lei si avvicinò di scatto a lui e poi si girò verso la ragazza, dandole la mano con falsa cortesia. “Ciao, io sono la Dottoressa Summers.”

    “Dottoressa?” disse la ragazza, confusa. “Perché c’è un medico qui, Spike?”

    “Sono la sua psicologa. Ha difficoltà a dormire la notte. Soffre del complesso di Peter Pan” e rise per l’effetto. “E ha ancora bisogno di sentire la ninna nanna e di essere rimboccato. Ci stiamo lavorando. Io vengo la notte per provare una differente procedura adulta. Immagino che tu stasera sia parte della sua procedura notturna. Il ragazzino è bisognoso di avere il suo divertimento”, lei rise, ancora una volta una risata falsa, e si allungò a scompigliare i ricci di Spike, violentemente. “Lascia che ti chieda”, disse lei rivolgendosi alla ragazza, “Conosci tutto il testo di “Mary Had a Little Lamb?’”

    “Okay, Laura, penso che sia tempo per te di andare ora ”, disse Spike, raggiungendo e prendendo il braccio di Laura, tirandola su dal divano.

    Laura lo guardò allargando gli occhi, “Io conosco il testo di “Ba Ba Black Shee”, funziona lo stesso?”

    Buffy dovette allontanarsi prima che facesse saltare la sua copertura ridendo, e realmente, lei voleva che Spike stesse sulle spine per la possibilità che quella puttana potesse spargere un certo pettegolezzo su di lui. Era così arrabbiata con lui in quel momento, che non si era preoccupata della sua preziosa reputazione. Se mai, il consumato Ladies Man aveva bisogno di scendere di una tacca o due.

    O venti.

    Entrando in cucina, Buffy canticchiò tra sé mentre si serviva di un bicchiere d’acqua. Quando si voltò, vide Spike avvicinarsi, fissandola con occhi fiammeggianti.

    Lei appoggiò il bicchiere e lo fissò, “Non provare neanche ad arrabbiarti con me per quello”

    “Come non potrei, Buffy? Ti rendi conto che potrebbe sparlare ai giornali scandalistici-“

    “Allora pagala. Non m’interessa davvero cosa fai con lei!”

    “Quando ti sei trasformata in una tale stronza?”

    “Probabilmente quando hai iniziato a scopare con dodicenni.”

    “Che linguaggio” disse lui sarcasticamente, facendole un verso.

    “Che cosa posso dire?” sorrise lei sardonicamente, “Tiri fuori il meglio che c’è in me. Sono così infuriata con te, che potrei sputare chiodi”, disse lei serrando i denti. “Me lo avevi promesso!”

    La rabbia di lui sembrò trasformarsi in rammarico e con gli occhi da cane bastonato si avvicinò, raggiungendola. “Sono così- “

    “No”, disse lei a denti stretti. “Perché infastidirti con lo scusarti Spike? Non dirmi che sei dispiaciuto solo per fare pace con me. Solo per farti sentire meglio. Non è che io significhi qualcosa per te, quindi sul serio, è solo una scusa vuota e tu lo sai.”

    Gli occhi di lui si allargarono, “Buffy Anne Summers, tu sei qualcosa per me, non osare dire che-“

    “Risparmialo. Desidero vedere Alicia domani, così lo farò, che tu voglia venire oppure no. Dopo, prenderò accordi per andare a far visita a mia zia a Santa Monica. Sarò fuori dalle scatole domani.”

    “Buffy, amore, ti prego- “

    “No. Non chiamarmi così. Non sono il tuo “amore”. Sono solo… sono una di “loro”. Sono qui solo per accarezzare il tuo ego. Ma, risultato, tu non hai bisogno di me dopo Harmony. Stai andando bene anche da solo. Quindi, sarò fuori dalle scatole in modo che tu possa continuare a stare 'bene'”.

    Lei si allontanò da lui, tremante di dolore e di rabbia. La vista di lui che teneva tra le braccia un'altra ragazza era impressa nella sua mente e non era sicura se l'avrebbe lasciata abbastanza perché potesse aver il ben meritato riposo.

    Edited by strawberry85 - 1/5/2011, 18:52
     
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    Capitolo Cinque

    “Quelli che sono fedeli conoscono solo il lato futile dell'amore: sono coloro che non sono fedeli che sanno che l'amore è tragedia” ~ Oscar Wilde


    Non aveva dormito molto. Si era alternata tra l'essere arrabbiata con lui, e poi sentirsi come se il suo cuore le fosse stato strappato via.

    Si stava comportando in modo ingiusto? Era irragionevole? Non era come se lui dovesse rispondere a lei del suo comportamento, non era come se stessero insieme – era solo sua amica. La sua amica dell'east-coast in visita. Aveva davvero diritto ad essere così maledettamente arrabbiata con lui?

    Tuttavia lui aveva promesso. Gli aveva detto che non voleva venire lì ed essere informata delle sue prodezze sessuali; non voleva essere il terzo incomodo e l''intrusa' nel suo stile di vita. Era per quei motivi che lui le aveva promesso che non l'avrebbe sottoposta a questo. E tuttavia, era stato lì, pronto a scopare un'altra delle sue groupie.

    Tuttavia, lei era a letto...

    Ma, Dio, quello era peggio! Sarebbe stata un'altra cosa se l'avesse detto, 'Guarda, Buffy, ho incontrato qualcuno e voglio portarla fuori, possiamo organizzare qualcosa?' Ma no, invece l'aveva praticamente spinta a letto con la scusa di 'risposare' per Alicia e poi aveva portato lei tutto di nascosto.

    E poi, poi quando la ragazza era stata davvero stupida abbastanza da dire che gli avrebbe cantato ‘Ba Ba Black Sheep’. Giusto una testimonianza della mancanza di giudizio e di gusto che Spike aveva in fatto di donne. Ragazze di quel genere erano la ragione per cui erano stati inventate le battute sulle bionde. Ragazze di quel genere erano la ragione per cui alcuni uomini – e apparentemente Spike incluso – non avevano rispetto per le donne e le vedevano come trofei, niente di meglio di una bambola gonfiabile.

    Hmm. Quella era un'idea. Forse se gli avesse preso una bambola gonfiabile quello l'avrebbe calmato per almeno un po' di tempo.

    Ringhiando per la frustrazione, Buffy lanciò il cuscino attraverso la stanza.

    “Buffy?” arrivò la voce esitante di Spike.

    Lei gelò. “Cosa?”

    “Posso entrare?”

    “E' casa tua” Mettendosi seduta sul letto, piegò le braccia sul torace e lo guardò mentre strisciava dentro, infelice.

    Alzando un sopracciglio, aspettò che lui iniziasse a recitare. La parte del 'Sono così dispiaciuto'. La routine 'Sai che mi vuoi bene, passerotto'. Tutto quel recitare che gli faceva avere ciò che voleva.

    “Passerotto, so che sei arrabbiata con me-”

    “Oh, davvero? Cosa ti ha dato quest'impressione?”

    Lui prese un profondo respiro, “Buffy, per favore ascoltami. Sono stato sveglio tutta la notte dopo quello che ho fatto, pensando a quello che ho fatto-”

    “Oh, mi spiace. Ho disturbato il tuo sonno? Pensa solo, se non mi fossi alzata, non avrei disturbato il tuo riposo. Colpa mia”

    “Buffy, sta zitta ed ascoltami”

    Lei scese dal letto. “Ora questo è quello che voglio. Voglio un po' di realismo qui. Non darmi quella merda ricoperta di zucchero che dai a tutti gli altri, dimmelo in modo sincero”

    “Dio, sai, non rendi le cose facili, lo sai questo?” la sua voce si alzò per l'esasperazione.

    “Bene, ne sono lieta. Le hai anche troppo facilmente con tutte loro. Ci dovrebbe essere almeno una donna nella tua vita che non ti rende le cose facili”

    “Ti ricordi Samantha, giusto? La mia ex-moglie? Lei non me le ha rese facili per niente”

    “Sai, sono d'accordo con il fatto che ti ha reso le cose difficili riguardo ad Alicia, ma Spike... l'hai tradita! Come ti aspettavi che reagisse?”

    “Molto come stai facendo tu ora, immagino” disse lentamente. “Ti stai comportando come una donna tradita, adesso passerotto-”

    “Non sono il tuo passerotto” disse lei automaticamente.

    “Allora, è questo quello che sta davvero succedendo qui, passerotto? Riguarda davvero il fatto che mi sono rimangiato la mia parola o riguarda il fatto che mi stavo divertendo con qualcuno che non eri tu?”

    Lei lo fulminò con lo sguardo, stringendo le mani a pugno e conficcandosi le unghie nel palmo della mano per trattenersi dallo schiaffeggiarlo per togliergli quel ghigno dalla faccia. “Tu non ti sei mai divertito con me, Spike. E, mai lo farai. Chi sa? Forse riguarda proprio tutto questo. Forse il tuo essere un puttano è dovuto al fatto che io sono quella irraggiungibile; quella che ha resistito alle tue avances e al tuo fascino. Io ho messo il limite e ora tu stai cercando di farmi ingelosire perché sai che non puoi avermi” Lei fu puntualmente impressionata dalla facilità con cui quella risposta venne data. Sapeva che era tutto un mucchio di sciocchezze, ma era meglio fingere, recitare come se credesse questo piuttosto che lasciargli pensare che lei lo volesse.

    Lui rise, una raggelante, derisoria risata che la fece preparare per il suo prossimo attacco verbale. Questo, litigare come stavano facendo, non era mai successo prima. Sicuro avevano avuto piccole scaramucce, ma questo andava oltre una 'piccola scaramuccia'.

    La uccideva il fatto che lei era una donna tradita e che Willow aveva ragione. C'era qualcosa lì per lui, c'era sempre stata a qualche livello, e lei faceva schifo nel tentare di reprimerla. Ecco la cosa riguardo al reprimere, più mandi giù una cosa, più cerca di riemergere con violenza.

    Non era così uno-sputo-in-faccia, un-calcio-nei-coglioni, fantastico?

    Non sarebbe mai dovuta venire; avrebbe dovuto seguire il suo intuito e rimanere maledettamente a casa. Lì almeno avrebbe potuto evitare le telefonate, rimandare di leggere le email e bloccarlo dal contattarla tramite IM. Questo invece, questo era faccia-a-faccia. Questi erano mesi – forse anche un anno e mezzo in cui erano stati amici – di robaccia che veniva fuori: la sua irritazione per la sua mancanza di responsabilità come padre e come uomo; la sua ovvia mancanza di autocontrollo e rispetto per se stesso. Lei non si beveva la cosa che era dovuto al fatto che era un segno della sua virilità e che era 'okay' perché era un uomo. Che si fotta quello. Non era okay. Non era okay quando lo faceva una donna, perché sarebbe dovuto essere okay per lui?


    Lei rimase in piedi lì, a prepararsi per il suo prossimo attacco verbale, e tuttavia, questo non venne. Invece, il sorriso derisorio svanì dal suo viso e lui si raddrizzò, incontrando i suoi occhi. “Buffy, non voglio litigare con te. Che tu mi creda o no, sei la mia migliore amica. Mi fido di te più che di chiunque altro – nonostante quello che hai fatto la notte scorsa. So che sei arrabbiata con me e hai ogni diritto per esserlo. Ti ho mentito e mi sono rimangiato la mia parola. Ho capito che posso averti fatto sentire come se non fossi importante per me e questo non è vero. Tu, a parte Alicia, significhi tutto per me. Non ho mai capito come ti sentissi riguardo le cose che condividevo con te; quanto disgustata fossi di me. Fa male saperlo, Buffy, davvero. Ma, non posso farci niente al riguardo ora. Solo... voglio superare questo e voglio tornare ad essere amici. Per favore, Buffy non andartene oggi. Dammi la possibilità di sistemare le cose con te” scosse la testa, “Non posso perderti. Sei l'unica costante che ho, ho bisogno di te”

    La sua supplica e scusa erano così sincere, Buffy sapeva che non le stava raccontando balle, non stava recitando. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che intendeva quello che aveva detto. Prima che potesse fermarsi, volò nelle sue braccia, abbracciandolo strettamente. Nei distanti recessi della sua mente si rese conto che si stava comportando più come un'amante abbandonata che un'amica. C'era una linea da qualche parte che lei aveva attraversato – possibilmente solo nella sua testa – quando aveva espresso la sua avversione per il suo comportamento e improvvisamente si sentì, beh, un po' sciocca.

    Questo non significava, comunque, che gliel'avrebbe fatta passare così facilmente. Sarebbe rimasta, sì, ma avrebbe trovato il modo, un modo costruttivo, per esprimergli cosa stava facendo a se stesso con il suo comportamento, e cosa stava facendo a sua figlia. Cosa avrebbe fatto poi era una sua decisione, e lei sapeva che avrebbe trovato difficile andarsene via da lui – lei lo amava sotto tutti i punti di vista, perché quando non 'era a caccia ' era meraviglioso averlo attorno e lei si confidava con lui come con nessun altro. Ma il suo cuore... il suo cuore soffriva.

    Aveva davvero bisogno di fare una chiacchierata con Willow, e presto.



    Capitolo Sei

    È perfettamente mostruoso il modo in cui oggigiorno le persone dicono le cose contro altre, alle spalle, cose che sono assolutamente ed interamente vere. ~ Oscar Wilde


    Spike osservò Buffy con la coda dell’occhio mentre applicava un po’ di gloss sulle labbra sporgenti. Era felice che fosse lì; doppiamente felice che non fossero più arrabbiati l’uno con l’altro.

    Si sentiva male. Veramente male. L’aveva quasi persa, e quello non lo voleva. Benché fosse insicuro su quanto possa averla persa. Se lei se ne fosse andata dalla zia lui avrebbe dovuto avere un colpo di fortuna per riaverla indietro? Oppure quella sarebbe stata la fine di tutto? La conclusione della loro intera amicizia. Quel pensiero non lo fece sentire bene con se stesso. Lo agitò. Avrebbe tenuto un comportamento migliore d’ora in avanti.

    Aveva fatto una promessa ad una signora- anche se l’aveva già abbastanza infranta. Dio, cosa c’era di sbagliato in lui? Questa era Buffy. Buffy. Non era solo una qualsiasi ragazza, come lei era incline a pensare che fosse. Benché lui l’avesse trattata in quel modo, no? Lei era… non aveva parole. Lei trascendeva ‘la migliore amica’. Lei era in un mondo tutto suo. Lei era… tutto. Lo aveva capito quando aveva detto che ne aveva bisogno. Senza di lei, sarebbe stato, beh, perso.

    Oltre a sua figlia, Buffy era l'unica cosa reale nella sua vita. La sua vita, come stava cominciando a vedere, che era completamente vuota. Stava guardando la sua vita attraverso i suoi occhi, lui vedeva ogni giorno come un'avventura da avere, dove lui era l’eroe e qualsiasi donna che veniva a chiamarlo era la sua eroina. Era un uomo indipendente – in qualche modo – aveva responsabilità, sì, ma non era rimasto legato. Era come… James Bond.

    Guardando la sua vita attraverso gli occhi di Buffy, si era visto più come un povero idiota alla Austin Powers piuttosto che come James Bond. E, sinceramente, che cosa eroica aveva fatto ultimamente? Sicuro, pagava gli alimenti e trascorreva il suo tempo con sua figlia, ma che cosa aveva mai fatto di notevole? Carriera di successo e responsabilità di genitore a parte… non aveva fatto niente.

    Tuttavia Buffy era là, di fianco a lui. E lui non la meritava.

    Quando aveva incontrato Buffy la prima volta, aveva pensato che fosse la ragazza più bella su cui avesse mai posato gli occhi. Si ricordava che non era stato capace di distogliere lo sguardo da lei. Era fresca e giovane e così piena di vita – lui desiderava avvicinarsi a quella vita. Aveva reagito a lei come un uomo reagisce ad una donna che trova attraente: l’aveva desiderata. Inoltre aveva reagito come un uomo che è sicuro di sé e di quello che provocava ad una donna: l'avrebbe ottenuta. Ma…

    Lei lo aveva scaricato.

    E per Dio, l'aveva ammirata per questo. Lei gli aveva indicato chiaramente che non ci sarebbe stata e che non era affatto interessata a lui in quel modo.

    Aveva pensato forse… lei l’aveva visto veramente? Aveva visto attraverso il suo duro lato esteriore e aveva visto il piccolo ragazzino dentro che cercava attenzione e affetto, e che l'aveva ottenuti prendendoli tutti nei posti sbagliati? Per tutti coloro che gliene avevano dato facilmente e prontamente quando lui ne aveva avuto bisogno, Buffy non l’aveva fatto. Lei lo aveva mantenuto sulle spine e in riga. Lei era reale con lui. Lei non lo coccolava o gli diceva quello che lui voleva sentire. Lei gli diceva quello che lui doveva sentire; facendolo scendere di qualche scalino quando era troppo spavaldo e il suo ego era troppo grande per fargli attraversare la porta. Benché, quello era per lo più quando lui stava con lei. Com’era il detto? Quando il gatto non c'è, i topi ballano? In questo scenario lui era definitivamente il topo e lei era definitivamente il gatto.

    Certo, lui non era stato troppo bravo quando lei era là, adesso lo sarebbe stato?

    A volte si era domandato se il detto ‘Colui che ha più giocattoli vince’ si applicava a se stesso variando leggermente sul tema: Colui che ha più donne vince.

    Quindi, sì, vedendosi attraverso gli occhi di Buffy, lui poteva vedere che era un perfetto bastardo.

    “Buffy.”

    Lei si girò verso di lui, tirando sul parasole. “Yeah?”

    “Sono dispiaciuto, piccola, lo sono veramente.”

    Lei gli sorrise dolcemente, “Lo so, Spike. Me lo hai detto solo ogni mezz’ora nelle ultime tre ore.”

    “Voglio riparare le cose. Me lo lascerai fare?”

    “Hai accennato qualcosa a tale proposito” disse lei leggermente.

    “Dimmi che cosa posso fare.”

    “Solo… promettimi solo che saremo soltanto noi mentre sono qui? Beh, a parte quando avrai Alicia. Puoi farlo?”

    “Sì, posso.”

    “E forse possiamo parlare più tardi?”

    “Possiamo parlare di qualsiasi cosa desideri”, disse lui sinceramente. “Tu non mi hai mai detto nient'altro che la verità Buffy, e voglio che continui a farlo.”

    “Fidati, lo farò.”

    “E allo stesso tempo una parte di me ha paura di questo.”

    Lei rise, “Yeah, probabilmente dovresti avere paura.”



    *** In un'occasione di questo genere diventa più di un dovere morale dire quello che si ha in mente. Si trasforma in un piacere ~Oscar Wilde ***

    Spike osservò divertito mentre Buffy scendeva eccitata dall’auto, e lo seguiva alla nuova casa della sua ex moglie con il marito e Alicia.

    “Resta dietro di me, Buffy. Voglio che sia una sorpresa.”

    Lei annuì col capo e seguì la sua direzione fermandosi dietro di lui. “Wow, Spike, sei più largo di quanto realizzassi.”

    “Mi stai chiamando grasso?”

    “No, sbagli, sto dicendo che sei largo. Come muscoloso.”

    “Oh”, sorrise di soppiatto lui, “Questo va bene allora”. Sapeva che lei stava alzando gli occhi alle sue spalle.

    La porta si aprì velocemente e sua figlia, la sua piccola Alicia, con i suoi riccioli castani color miele fino alle spalle e i suoi grandi occhi blu, lo stesso colore dei suoi, lo accolse con un grande sorriso sulla sua faccia tonda. “Ciao, Papà”

    “Ciao, piccola. Come sta la mia ragazza?”

    Lei annuì col capo in modo deciso, “Bene. Dove andiamo?”

    “Beh” disse lui ghignando, eccitato per la sorpresa a sua figlia, “Prima di tutto ho una sorpresa per te.”

    Gli occhi blu di lei si allargarono, “Che cosa?”

    Facendo un passo da parte, rivelò Buffy che teneva le braccia aperte con un largo sorriso sulla sua faccia. La sua piccola ragazza strillò e saltò tra le braccia di Buffy, abbracciandola stretta.

    Lui rise di quanto assolutamente adorabili le sue ragazze fossero, l’una nelle braccia dell’altra come se fossero amiche che non si vedevano da tanto tempo.

    “Che cosa… oh. Sei tu.”

    Spike vide Samantha, la sua ex-moglie, in piedi vicino all’ingresso. I capelli di lei raccolti in una coda di cavallo, gli occhi marroni a scrutarlo, il viso angolare accigliato. Poi, lei vide Buffy. E si illuminò immediatamente.

    “Buffy!” esclamò Sam e si affrettò ad attraversare lo specchio della porta per accogliere Buffy.

    Spike scosse la testa. La regina dei ghiacci sciolta da Buffy. Lei odiava la vista di lui, aveva da ridire sulle sue fidanzate più giovani, ma Buffy, Buffy la amava. Guardando Sam precipitarsi velocemente verso le ragazze che ridevano scioccamente, Spike rimase indietro e guardò Buffy.

    Il sole la stava colpendo appena ad angolo retto dietro di lei, facendo sì che attorno a lei ci fosse un alone. Era luminosa. Il suo sorriso era largo e luminoso, facendole scintillare gli occhi verdi con genuina felicità.

    Per niente come questa mattina e la notte prima quando era stata così arrabbiata e ferita da lui. Quello lo colpì, lo colpì dritto al cuore, e si sentì male. Le uniche due persone sulla Terra che lui non avrebbe mai voluto ferire erano Alicia e Buffy. Era già riuscito a far del male a Buffy e questo lo fece riflettere – il suo comportamento aveva ferito anche Alicia? Sam sembrava pensarla così e glielo faceva sapere ogni volta. Ma, lei era la ex-moglie, non era il suo compito definito essere irascibile e sgradevole verso di lui?

    “Così, dove state andando?” gli chiese Sam, distogliendolo dai suoi pensieri.

    “Stiamo andando al giardino zoologico” disse Spike dopo aver preso un minuto per riunire i suoi pensieri. Lui sorrise mentre Buffy gli sorrideva radiosamente. “Cosa c’è gattina?” gli chiese lui.

    “Non sei andato la settimana scorsa al giardino zoologico?” chiese lei.

    Alicia corrugò la fronte e agitò la testa, facendo ondeggiare i ricci oltre la schiena. “No, Papi mi ha portato al luna park.”

    Buffy le sorrise e poi alzò lo sguardo a Spike, “Che cortese da parte sua.”

    Lui si sentì arrossire. Lui, William “Spike” Giles, stava arrossendo. Lui diceva cose che la facevano arrossire, non il contrario.

    “Bene, dolcezza, sei in buone mani qui” disse Sam ad Alicia, dirigendo quel commento, Spike sapeva, a Buffy. Lui evitò di alzare gli occhi. Vita amorosa a parte, sapeva come prendersi cura di sua figlia.

    Sam ed Alicia si abbracciarono, e poi Buffy e Sam si abbracciarono. Spike stava iniziando a sentirsi in più quando Alicia gli si buttò tra le braccia. “Grazie Papi, per la sorpresa” disse lei, radiosa verso di lui.

    Lui sorrise e si piegò a picchettarla sul naso. “Prego, piccola. Qualsiasi cosa per la mia ragazza.”

    Girandosi verso Buffy che stava chiacchierando con Sam, Alicia tirò la mano di Buffy. “Possiamo andare ora, Buffy?”

    Buffy le sorrise e spostò un braccio sulle sue spalle. “Naturalmente dolcezza. Parleremo dopo, Sam.”

    Promesso? Verrai a cena con me e Ryan?”

    Buffy annuì col capo, “Promesso”

    “Grande. Parleremo dopo. Divertitevi, Alicia. Fai la brava, okay?”

    “Lo farò” disse Alicia ad alta voce mentre trascinava via Buffy, “Ciao, mammina!”

    “Lo sai”, la voce di Sam lo fermò dal seguire Buffy e Alicia, “Mi piace Buffy.”

    Lui si girò verso di lei, “Piace anche a me”, disse lui con attenzione.

    “Penso che sia una donna astuta.”

    “Lo è” disse Spike, annuendo col capo, domandandosi dove voleva arrivare.

    “E penso che la cosa più astuta che abbia mai fatto è non essersi concessa a te.”

    E là era -- l'incudine.

    Aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei lo bloccò. “È una brava persona con un cuore gentile, William. Se dovessi ferirla ti prenderò a calci nel sedere.”

    Lei lo lasciò prima che lui potesse dire una parola. Silenziosamente, andò verso la sua auto.



    Capitolo Sette

    “L'ignoranza è come un delicato fiore: toccalo, e ne viene meno la freschezza” ~Oscar Wilde


    Spike non riusciva a smettere di ridere. Era in piedi fuori dal recinto dove Buffy e Alicia stavano dando da mangiare alle capre, e stava ridendo istericamente di loro. Una delle capre sembrava aver preso come bersaglio le sue ragazze e di quando in quando spingeva la testa contro i loro sederi mentre loro davano da mangiare ad un'altra capra. All'inizio, l'espressione sui loro volti era stata divertentissima lui aveva desiderato di avere una macchina fotografica per catturarle, e ora stava ridendo insieme a loro.

    Arrivando, ridacchiando, Buffy e Alicia uscirono dal recinto e Alicia andò immediatamente da lui e gli avvolse le braccia attorno alla vita, una cosa che non mancava mai di riscaldargli il cuore. “Papà, hai visto quella capra?”

    Lui sorrise, “Non avrei potuto perderla, piccola”

    “Perché non vai anche tu lì dentro e ti fai colpire?”

    Buffy rise, “Tuo padre viene colpito abbastanza”

    Spike le lanciò un'occhiata e Buffy gli fece un grande sorriso.

    “Sapete cosa non abbiamo ancora visto” iniziò Spike con noncuranza, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di Alicia e l'altro attorno a quelle di Buffy. “Non abbiamo visto i serpenti”

    Entrambe le ragazze arricciarono il naso e Buffy rabbrividì visibilmente al pensiero.

    Lui le incitò a proseguire, guidandole verso la 'Fossa dei Serpenti' come era stata giustamente chiamata. Camminando lungo il rettilario che ospitava parecchi serpenti, Alicia e Buffy si strinsero ancore di più lui. Quando si imbatterono in un boa costrittore particolarmente grande appeso ad un grosso ramo, Buffy rabbrividì e Alicia guardò altrove.

    “Non per essere una mezza calzetta, ma” Buffy alzò lo sguardo su di lui, gli occhi verdi imploranti, “Possiamo saltare i serpenti?”

    Lui ghignò diabolicamente, “Perché dorrei farlo quando ho le mie due ragazze preferite che si stringono a me alla ricerca di protezione?”

    Lei gli rivolse uno sguardo stanco e lui acconsentì. “Che ne dite di pranzare, signore?”

    ***

    “Ti somiglia così tanto” notò Buffy più tardi quello stesso giorno mentre lei e Spike sedevano insieme su una panchina del parco con dei coni gelato, guardando Alicia sulle giostre che chiacchierava con dei bambini.

    “E' una cosa buona o cattiva?”

    “Beh, guardala. Il modo in cui parla con tutti. Anche se, ha l'atteggiamento di Sam, quindi non si berrà idiozie da nessuno”

    “Stai dicendo che io mi bevo idiozie dalla gente?”

    Lei lo guardò, “Ti ricordi di Harmony, giusto?”

    Lui gemette, “Ho un vago ricordo di lei, sì”

    “Accidenti, come è cambiato il motivetto da 'Mi manca' a 'un vago ricordo'”

    “Beh, non è che non riesca più a fare sesso”

    “E queste erano le ultime notizie da William Giles” disse Buffy, assumendo il tono di voce di un annunciatore tv e poi fissandolo.

    “Okay, ascolta, era una battuta” disse Spike e le diede un colpetto col gomito.

    “Oppure non così tanto una battuta dato che mi hai mentito la scorsa notte per riuscire a provare questa teoria” disse Buffy con calma.

    Spike divenne pensoso immediatamente. “Buffy, sono davvero di-”

    “Per favore non farlo. Ti sei già scusato più che abbastanza”

    “Sono un bastardo”

    “Sì”

    “Un segaiolo”

    “Sì”

    “Uno stupido, fottuto idiota”

    “Sì”

    “Sentiti libera di non essere d'accordo con me in qualsiasi momento, Buffy”

    Lei sorrise sfrontatamente, “Lo farò quando dirai qualcosa con cui sono d'accordo”

    I loro occhi si incontrarono e rimasero fermi, così come il respiro di Spike. Dio, era meravigliosa. Un angelo, sul serio, e a lui non dispiaceva affatto dirglielo.

    Lei scosse la testa, “Non sono un angelo. Sono solo un semplice essere umano”

    “Alicia ti ama, Sam ti ama... Lei è il diavolo, Buffy, e anche il diavolo ti ama. Tu sei un angelo”

    Buffy piegò la testa di lato e lo guardò pensosamente. “Tu mi ami?”

    Lui annuì, “Più di quello che sai, Buffy. Intendevo sul serio quello che ho detto prima; ho bisogno di te”

    Lei sospirò e si voltò tornando a guardare Alicia. “Tu non hai bisogno di me”

    “Buffy-”

    “Tu hai bisogno delle donne in generale, ma non di me in particolare”

    “Questo non è vero” lui scosse la testa. “Io ho bisogno di te. Mi fa male sapere che tu non ci credi”

    “Beh, a me fa male sapere che è vero, quindi siamo pari”

    “Dio, Buffy” disse lui con impeto, “Non dirmi fottutamente questo-”

    “Guarda, possiamo non farlo adesso? Siamo allo zoo, ci stiamo divertendo, cosa più importante, tua figlia si sta divertendo. Conserviamocelo per dopo, okay?”

    Lui annuì silenziosamente e la osservò mentre si alzava e buttava il resto del suo gelato in un cestino vicino. “Dove stai andando?”

    Lei si voltò e rispose. “A dondolare sull'altalena. Vuoi spingermi?”

    Lui annuì, buttando il suo gelato e balzando dietro di lei.

    ***

    Guardando nello specchietto retrovisore della sua Volkswagen Passat nera, lui spiò Alicia stretta teneramente al fianco di Buffy come meglio poteva mentre era legata dalle cinture di sicurezza. Lei stava sussurrando qualcosa nell'orecchio di Buffy e Spike si stava sforzando di sentire oltre la radio che Alicia aveva insistito per avere ad alto volume. Come Buffy riuscisse a sentire era un miracolo per lui.

    Una canzone pop che non riconobbe – non ascoltava mai quella robaccia che andava per radio e la testa di Alicia scattò in alto. “Papà, puoi alzare di più? Mi piace questa canzone”

    Spike si accigliò, “Piccola, penso sia alto abbastanza”

    Lei gli sbatté le lunghe ciglia e sorrise dolcemente. “Per favore? Mamma ama questa canzone”

    “Oh beh in questo caso” mormorò Spike.

    Buffy diede un calcio al suo sedile e lui si allungò verso la radio.

    “Papà?”

    “Sì, dolcezza?”

    “Mamma dice che Madonna canta questa canzone e che deve aver conosciuto anche lei William. Stava parlando di te, Papà?”

    Questa è buona. “Non penso, piccola. Non l'ho mai incontrata”

    Alicia annuì e sorrise. “Okay”

    I've heard it all before
    I've heard it all before
    I've heard it all before
    I've heard it all before

    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say you're sorry
    I've heard it all before
    And I can take care of myself
    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say 'forgive me'
    I've heard it all before
    And I can't take it anymore

    You're not half the man you think you are
    Save your words because you've gone too far
    I've listened to your lies and all your stories
    You're not half the man you'd like to be


    Gesù Cristo. Sam aveva davvero detto questo – e Cristo... aveva ragione? Era lui quel tipo? Quelle parole sembravano molto quelle che Buffy gli aveva lanciato contro la sera prima e questa mattina e esattamente, un paio di ore fa.

    La testa di Spike scattò in alto e guardò nello specchietto retrovisore, gli occhi finirono su Buffy. Lei aveva un'espressione strana sul viso. Sembrava... triste. Oh Dio. Stava pensando che lui era quel tipo. Il cuore iniziò a martellargli nel torace.

    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say you're sorry
    I've heard it all before
    And I can take care of myself
    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say 'forgive me'
    I've seen it all before
    And I can't take it anymore

    Don't explain yourself cause talk is cheap
    There's more important things than hearing you speak
    Mistake me cause I made it so convenient
    Don't explain yourself, you'll never see

    (Sorry, sorry, sorry)
    I've heard it all before
    I've heard it all before
    I've heard it all before

    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say you're sorry
    I've heard it all before
    And I can take care of myself
    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say 'forgive me'
    I've seen it all before
    And I can't take it anymore

    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say you're sorry
    (Don't explain yourself cause talk is cheap)
    I've heard it all before, And I can take care of myself
    (There's more important things than hearing you speak)
    I don't wanna hear, I don't wanna know
    Please don't say 'forgive me'

    I've heard it all before
    I've heard it all before
    I've heard it all before
    I've heard it all before

    Si sentiva male. Voleva vomitare.

    Lui era quel tipo.

    Guardando nello specchietto la faccia da demonietta di Alicia, stretta a Buffy che faceva correre le dita nei suoi riccioli da ragazzina, a Spike venne da piangere.

    Non poteva perderle. Mai.



    *Song “Sorry” by Madonna*

    Capitolo 8

    La vita reale di una persona è così spesso la vita che uno non fa. ~Oscar Wilde


    “Spike, non fare qualcosa di stupido”, mormorò Buffy mentre tentava disperatamente di trattenere uno Spike furioso, che stava attualmente precipitandosi a casa di Sam con scopi omicidi.

    Alicia stava ben davanti a loro e stava correndo lungo il vialetto, lontana dal sentire.

    “Non fare qualcosa di stupido?” lui quasi abbaiò a Buffy. “Dice qualcosa di simile davanti Alicia e pensa che sia giusto? Sto andando ad ucciderla!”

    “Spike. Fermati. Tu non sai con che scopo l’ha fatto. Potrebbe aver parlato tra sé o con Ryan e Alicia ha ascoltato di nascosto e-“

    Spike la bloccò e l’affrontò. “Non è il punto. Il punto è che la mia piccola ragazza pensa che io sia –“

    “No. Lei ha chiesto se fossi tu e tu hai detto di no. Fine della storia.” Lei fece un passo indietro e lo studiò, stupore passò sui lineamenti di lei.

    “Che cosa?” scattò lui.

    “Ti stai sentendo colpevole.”

    Lui non disse nulla. Segno sicuro che fosse la verità.

    Con un ringhio di frustrazione, lui agitò la testa e si avviò, vale a dire, fino a che Buffy non fermò l’azione afferrando il suo braccio. Non gli avrebbe lasciato rovinare ad Alicia la bella giornata perché lui avrebbe combattuto con Sam.

    Mentre lei era del tutto d'accordo col non parlare male ad un bambino di un genitore, lei sapeva anche che Sam, non importava quanto disprezzasse Spike, non lo avrebbe fatto. Certo, il suo a mala pena velato commento davanti a lei probabilmente non era la cosa migliore, neanche, ma -- era stato un incidente; doveva esserlo. Alicia amava suo padre, veramente, e desiderava solo che lui trascorresse più tempo con lei. La piccola desiderava poter comunicare con suo padre e dirgli le cose - come il fatto che avesse un boyfriend; una prova per Buffy che i ragazzini di oggi crescevano troppo velocemente. Ma queste erano le cose che stavano accadendo nella vita di Alicia e queste erano le cose che lei desiderava poter dire a suo padre. E l'unica ragione per la quale Buffy sapeva tutto era perché Alicia gliel'aveva detto nell'automobile prima che arrivasse la canzone malfamata.

    Buffy lo trovò triste. Triste che lei, che Alicia vedeva a mala pena, fosse l'unica altra persona oltre a sua madre, con cui Alicia sentiva di potersi confidare.

    Spike aveva bisogno di una sveglia, e di solito quelle sveglie accadevano in modo duro e diretto. Era giusto quello di cui aveva bisogno.

    Grazie, Madonna.

    “Non entrare lì dentro pronto ad iniziare la battaglia con Sam. Prendila da parte, ma non –“

    “Non dirmi come trattare Sam e maneggiare i miei affari, Buffy!”

    Rabbia scintillò in lei, “Questo è il tuo fottuto problema, Spike. Non sai come maneggiare i tuoi affari!” sibilò lei infuriandosi e si precipitò davanti a lui questa volta.

    ******************

    Il giorno di Spike, quello stava andando bene quando loro tre erano stati nella loro piccola bolla giù al giardino zoologico, era stato grande. Si era divertito ed ora, ora poteva definitivamente dire che il suo giorno era andato cacare.

    Non c’era niente come il processo di auto - analisi, di avere quel momento di “Wow, ho realmente rovinato tutto, vero?” Ed è differente quando hai quel momento da solo, quando fai qualcosa che pensi dopo che non era nei tuoi interessi fare. Era un'altra cosa comunque, quando altri te lo fanno notare, direttamente o indirettamente . Quando a quanto pare sei talmente fottuto che gli altri sentono il bisogno di dirti che sei fottuto, c’è ovviamente un problema. La sua ex-moglie era una cosa, ma Buffy e sua figlia erano un’altra.

    E Buffy aveva assolutamente ragione. Si stava sentendo colpevole. Colpevole ed arrabbiato per le proprie azioni; due cose che non andavano bene in accordo con il suo modo di fare. Inoltre era infastidito che Buffy avesse visto giusto dentro di lui.

    Oltrepassandola, entrò in casa con Buffy alle calcagna. Sam stava vicino ad Alicia mentre lei eccitata le raccontava velocemente la giornata, per poi correre via avendo bisogno di andare al bagno.

    “Spike-” iniziò Buffy.

    “Così, Sam, stavamo nell'automobile e questa canzone parte” iniziò immediatamente Spike, “ed è una canzone di Madonna.”

    Sam lo fissò, senza espressione, benché il riconoscimento tremolasse negli occhi di lei.

    “Ed è sostanzialmente su un tipo perdente che rompe le sue promesse e si trova costantemente a mentire e sai che cosa mi ha chiesto Alicia ? Lei mi ha detto che, mamma dice che Madonna deve aver conosciuto William e quel “William sei tu, Papà?” “

    “Deve avermi sentita parlare con Ryan-“ iniziò lei.

    “Che cosa è accaduto al non parlare male di me davanti a nostra figlia?” chiese Spike.

    Sam lo fulminò, “Ti ho appena detto che ha origliato. Non le ho mai parlato male di te, e non volevo. Per qualche strana ragione, quella piccola ragazza adora la terra dove cammini.”

    “Gesummio, grazie, fantastico, Sam” disse Spike sarcasticamente.

    “Pensa che tu non possa sbagliare, oltre al fatto che lei non può parlare con te di certe cose e a mala pena ti vede-“

    “Può parlare con me di qualsiasi cosa!”

    “Ma non lo fa, giusto?” scattò Sam. “E tu, tu non vai su tutte le furie quando arrivano a casa i voti e le note da scuola. Non vai agli incontri tra genitori e insegnanti e non resti alzato tutta la notte perché è ammalata, non sei presente perché sei troppo occupato a darle qualsiasi diavolo lei desideri! Non ti comporti come un genitore, William; ti comporti come un padre di una sitcom degli anni 50. Stai dentro, stai fuori e la Mammina deve occuparsi di tutto il resto.”

    “Tu non me l’hai mai lasciata per più di un fine settimana-“

    “Perché sei troppo occupato ad andare in giro a puttane per averla più di un fine settimana!”

    “Non cominciare con quella merda, Sam, tu ami solo punirmi e usare qualsiasi cosa puoi come giustificazione-”

    “Silenzio!” gridò Buffy a pieni polmoni. Quando ebbe ottenuto la loro attenzione, continuò tranquillamente, “c’è una ragazzina che può probabilmente sentire ogni parola che state dicendo ora. Adesso non è il momento di tirare fuori i vostri panni sporchi.”

    “Lei ha ragione” disse Sam voltandosi, gettando uno straccio per i piatti nel lavandino. “Vado a controllarla. Buffy, chiamami presto, okay? William? Vattene.”

    “Desidero dire arrivederci alla mia bambina”, sibilò Spike. “Leesha !” gridò lui attraverso la casa, “Io sto andando, piccola, vieni a dire arrivederci a tuo padre!”

    Loro poterono sentirla arrivare, anche così tranquillamente. Buffy osservò Spike per misurare la sua reazione a quello, sapere che sua figlia li aveva sentiti gridare. Era felice di aver fermato lui e Sam prima che Alicia avesse potuto sentire abbastanza dal farle del male.

    Buffy sapeva che cosa era avere entrambi i propri genitori che si prendevano alla gola l’un l’altro. Poi era arrivato l'avvocato e loro erano stati in grado di risolvere i loro problemi. Lei era cresciuta in una casa in cui c’erano stati problemi, sì, ma quei problemi potevano essere risolti. Crescendo con amici che avevano i genitori divorziati, aveva imparato che non tutti i problemi potevano essere risolti e quello la rattristava. Specialmente ora mentre guardava come Alicia si avvicinava a Spike quasi impaurita.

    “Arrivederci papà”, disse lei ad alcuni passi di distanza da suo padre.

    “Posso avere un abbraccio, piccola?” chiese lui, la sua voce leggermente rauca dal gridare.

    Lei annuì col capo e volò tra le sue braccia.

    “Tornerò, okay? Usciremo e faremo qualcosa questo fine settimana. Forse desideri rimanere con me per un paio di giorni? Come ti suona?” le chiese Spike, abbracciandola stretta.

    “Buono”, disse Alicia, la voce attenuata dalla giacca di lui su cui lei premeva contro.

    “Okay, piccola. Buona notte”.

    Lei annuì col capo e lo liberò, volando da Buffy, abbracciandola per poi precipitarsi a salire le scale. Era chiaro che non desiderava rimanere in giro nel caso le urla cominciassero ancora.

    “Ora uscirai per favore?” chiese Sam, il suo tono freddo.

    “Con piacere”, replicò Spike precipitandosi fuori.

    Buffy osservò tristemente Sam, “Mi dispiace, Sam.”

    Sam agitò la testa, e Buffy avrebbe potuto dire che la donna stesse combattendo le lacrime e che lei non desiderasse che Spike lo sapesse. “Non è colpa tua. Chiamami per il pranzo, okay?”

    “Sam, io-“

    Sam alzò la sua mano, fermandola. “Io non so come fai Buffy. Io proprio non lo so”, e se ne andò, senza dubbio a confortare sua figlia.

    Buffy sospirò pesantemente e raccolse le forze per affrontare la tempesta Spike. “Non so più neanche io come faccio’” mormorò Buffy uscendo.

    Edited by strawberry85 - 1/5/2011, 18:08
     
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    Capitolo Nove

    “L'uomo è un animale razionale che perde la pazienza ogni volta che gli si chiede di agire secondo i dettami della ragione” ~Oscar Wilde


    Il viaggio in macchina era stato silenzioso. Buffy aveva cercato di parlargli subito dopo essere entrata in macchina e lui le aveva detto “Non ora, Buffy”.

    Una volta arrivati a casa sua, lui si era precipitato in camera sua, e ne era riemerso alcuni minuti dopo mentre lei frugava nel frigorifero alla ricerca di qualcosa con cui fare uno spuntino.

    “Sto uscendo” annunciò lui.

    Lei si voltò verso di lui, “Cosa vuoi dire con stai uscendo?”

    Lui incontrò i suoi occhi, “Voglio dire, sto uscendo”

    “Dove?”

    “Per un drink”

    “Spike-”

    “Non iniziare, Buffy”

    “Mi stai già mandando via” lasciò uscire lei con un'espressione di disgusto, per se stessa, non per lui. “Non posso credere di averti fottutamente creduto” disse, scuotendo la testa.

    “Buffy, sto uscendo per un drink-”

    “Sì, questo è il modo in cui inizia sempre comunque, non è così Spike? 'Sono uscito per un drink e ho incontrato questa ragazza e eccetera, ecc., ecc.”

    “Buffy, non incontrerò nessuna ragazza! Dio, sto solo uscendo per un maledetto drink!”

    “No, non è vero. Lo sai tu e lo so io. Solo non ti piace che io lo sappia”

    “Buffy, non ho bisogno di questo in questo momento. Ho avuto una brutta giornata-”

    “Sì, ed è tutto riguardante te vero?” urlò lei.

    “Sì, lo è, non è vero!” le urlò in risposta lui. “Per averti qui ho dovuto cambiare tutta la mia vita-”

    “Come se la tua vita fosse così fottutamente perfetta tanto per cominciare, Spike! Non hai cambiato niente! Hai avuto qui una qualche puttanella la prima sera che ero qui. Sai qual è il tuo problema William? Sei un maledetto codardo. Questo è proprio tipico Spike. 'Non riesco a fronteggiare niente quindi esco e corro a nascondermi. Trovo qualche stupida puttanella da sbattere per la notte o con cui stare per le prossime settimane, perché mi sento così schifato da me stesso quotidianamente, e mentre loro sono lì mi fanno sentire bene con me stesso'. Non sei un uomo sicuro di sé. Sei un codardo. Quindi, vai. Vai a divertirti, non mi importa fottutamente più cosa fai!”

    “Buffy-”

    “Vai!” gli urlò lei.

    Fissandola, lui si voltò sui tacchi e uscì fuori dalla porta, sbattendola dietro di sé e facendo tremare i muri al suo passaggio.

    Lei stava tremando insieme ai muri. Lacrime di frustrazione le viaggiavano lungo le guance. Era così arrabbiata e ferita e stufa. Andando con passo pesante in 'camera sua', impacchettò le sue cose, asciugandosi le lacrime che le offuscavano la visione.

    Una volta che le sue cose furono impacchettate, camminò pesantemente giù per le scale e fuori dalla porta, sbattendola con tanta forza quanta ne aveva usata lui. Correndo lungo le scale, rimase in piedi sul marciapiede, il cielo scuro che si adattava perfettamente al suo umore.

    E ora cosa? Sarebbe potuta andare da sua zia, tuttavia, non sapeva come arrivare lì e non aveva una macchina. Per non parlare del fatto che non voleva sul serio disturbarli ora, o dover spiegare cosa stava succedendo.

    Cercando nella borsa afferrò il telefono cellulare e compose il numero per le informazioni. “Salve, il servizio taxi?” Avrebbe trovato un hotel in cui rimanere per la notte e deciso cosa fare la mattina successiva. A questo punto, aveva finito con la California.

    ***

    Spike sedeva al bar, il cadente, buio bar dove poteva andare in incognito per la maggior parte del tempo, e buttò giù un altro bicchierino di Jack.

    Che giornata. Non c'era niente come prenderle da tutte le parti; prima Buffy, poi Sam e poi... Alicia. Quello faceva male, lo sguardo sul suo viso quando aveva sceso le scale per dirgli ciao gli aveva fatto male. E, come suo solito quando era ferito, si era arrabbiato.

    Alicia non aveva mai dovuto avere a che fare con lui e Sam che litigavano. Lui era uscito fuori di casa quando Alicia aveva solo due mesi. Lui e Sam erano stati ai ferri corti per molto tempo prima di quello, e quando lui l'aveva tradita, quello era stata la fine di tutto.

    Buffy non sapeva l'intera storia. Non sapeva che la Sam che lei conosceva non era la stessa Sam che conosceva lui. Quella donna sapeva essere fredda. Sam era stata gelosa quando lui aveva iniziato ad avere riconoscimenti per la sua recitazione. Aveva iniziato ad andare in posti e lei non era stata in grado di trattare con il suo successo. Lei stava cercando a quel tempo di far sollevare la sua carriera – nel marketing – e stava sbattendo contro i muri. Quella donna era competitiva e quando la carriera di Spike aveva iniziato a decollare, Sam aveva iniziato a diventare sempre più fredda e distante.

    Lui aveva voluto sua moglie lì da portare ai party per incontrare agenti e amici attori con cui stava iniziando ad entrare in confidenza, e lei era andata con lui un paio di volte, ma poi aveva smesso, dichiarando che odiava stare sotto la luce dei riflettori in quel modo.

    Quindi, lui era andato senza di lei.

    E aveva avuto una relazione.

    Una stupida avventura di una notte di cui si era sentito immediatamente in colpa – metà per aver ferito Sam e metà perché sapeva nel suo cuore non era più innamorato di Sam. Di fatto, non era sicuro se fosse mai stato davvero innamorato di lei.

    Era un disastro tra lui e Sam, e lui si era rifiutato di prendersi tutta la colpa per la fine del loro matrimonio, e sul serio, era già finito prima di quell'avventura di una notte. Solo che Sam non era mai stata in grado di accettarlo perché quella donna non riusciva ad accettare di poter sbagliare riguardo qualcosa. Queste erano le cose di cui Buffy non sapeva molto perché a lui non piaceva mai soffermarcisi sopra. Non gli piaceva ricordare quei momenti e quanto insicuro di se stesso si era sentito allora.

    Dove era andata la sua vita dopo quello, non ne era sicuro. Ad un certo punto aveva preso la direzione sbagliata e ora la sua vita sembrava tutta puntata sul prossimo grande brivido.

    Sam aveva ragione su alcune cose: lui non aveva mai avuto tutte le cose che legavano genitori e figli come le aveva avute Sam. Non aveva mai avuto le influenze, le riunioni genitori-insegnanti, e tutte quelle altre piccole cose che erano in realtà grandi cose nel grande schema generale.

    Sentì le lacrime pungergli gli occhi. Aveva fatto un disastro di tutto vero? E se un giorno la sua Alicia gli avesse detto che lui non era la metà dell'uomo che pensava di essere? Avrebbe dovuto dire che lei aveva ragione.

    Buffy aveva ragione.

    E Sam aveva ragione – per quello che riguardava Alicia per lo meno.

    Aveva sempre pensato che Sam fosse solo gelosa del fatto che lui e Alicia avessero questa meravigliosa relazione – ma che tipo di relazione era, in realtà? Era superficiale, vuota. Era lui che la portava fuori per divertimento e poi la scaricava a casa e lasciava Sam ad occuparsi dei dolori di pancia da troppi dolci.

    Era lui che voleva sentirsi come il Dio che gli dicevano che fosse, che cavalcava l'onda di amore e adorazione che lo copriva. Poteva accecare una persona; farti pensare di essere più di un semplice essere umano. Farti pensare che tutti possano amarti quando non sanno le piccole cose che ti riguardano che ti rendono unico.

    Ma Buffy sapeva. Lei lo guardava dentro, sempre. E questo lo infastidiva e lo incoraggiava. Era sempre la parte infastidita che vinceva, e la parte che era spaventata che se lei avesse saputo troppo, sarebbe scappata via da lui.

    Alzando lo guardo per guardare se stesso nello specchio che gli stava di fronte, sentì un'ondata di disgusto travolgerlo. Era passato dal non voler mai perdere Buffy al sedere qui, senza di lei. Tutto perché era proprio quello che lei aveva detto lui fosse – un codardo.

    “Cristo” mormorò, “Cosa sto facendo? Cosa ho fatto?”

    Le aveva fatto male. L'aveva fatta arrabbiare. Di nuovo.

    Avrebbe dovuto farsi perdonare da lei adesso.

    ***

    Buffy ringraziò il guidatore per averla aiutata ad entrare al Marriot che era a poche miglia, per quanto poteva dire lei comunque, da casa di Spike e posò le sue cose attorno mentre aspettava che qualcuno la aiutasse a fare il check-in.

    Se l'avesse organizzato meglio, avrebbe tirato fuori con un gesto rapido il suo pratico elegante telefono cellulare e fatto chiamate dappertutto, ma non stava pensando molto chiaramente e aveva chiesto soltanto all'autista del taxi di scaricarla al più vicino hotel. Da lì, avrebbe capito cosa poteva fare.

    Tamburellando le dita sul bancone, in attesa, si domandò cosa stesse facendo Spike. Se avesse già legato con qualcuna sopra una bottiglia di Jack Daniels. Se la stesse scopando, dicendole quanto fosse speciale, come lei fosse un angelo, dicendole che aveva bisogno di lei... combattendo contro le lacrime, rifletté su cosa la turbava di più: il fatto che lui avesse fallito l'iniziativa di fronteggiare i suoi demoni, combatterli e cambiare per il meglio, o, il fatto che era lì fuori a scopare qualcuna che alla lunga non significava niente per lui, e dopo l'avrebbe solo fatto sentire peggio, che subito dopo l'avrebbe fatto correre di più e che stava dicendo tutte quelle stesse cose dolci a qualcun altra, il che rendeva privo di efficacia tutto quello che le avesse mai detto.

    Faceva male sapere che lui non le avesse mai intese sul serio.

    Vedeva così tanto potenziale in lui, sapeva che sarebbe potuto essere un brav'uomo. L'aveva visto con i suoi stessi occhi. Sapeva che poteva essere un padre meraviglioso, sapeva che se solo avesse abbandonato quello di cui lui pensava di aver bisogno e invece si concentrasse su cosa aveva bisogno, la sua vita sarebbe cambiata per il meglio.

    “Buffy?”

    Voltando la testa, avvistò un uomo familiare fissarla interrogativo. Lei batté gli occhi, dove l'aveva conosciuto, dove---

    “Sono Angel, dell'aereo? Ti ho dato il mio biglietto”

    I suoi pensieri si schiarirono, “Oh! Mi spiace, è solo che sono...” guardò attorno le sue valigie e borse, “Esaurita. Attualmente molto esaurita”

    “Oh” lui riuscì ad apparire ancor più abbattuto, i suoi grandi occhi marroni si rattristarono. “Ho pensato che forse tu- ma non ho visto tutte le borse” Si schiarì la gola. “Scusa”

    “Mi dispiace, sono appena stata con il mio amico e stavo per chiamarti.” Chi sta prendendo in giro? Non aveva programmato di chiamare l'uomo carino che voleva portarla fuori a cena mentre erano entrambi in città. Era stata così concentrata su Spike, pensando di rivolgergli la stessa cortesia che si supponeva lui stesse facendo a lei.

    “E' okay, Buffy, capisco. Cosa uh, cosa è successo con il tuo amico?”

    “Per farla breve? E' un idiota” Si morse il labbro, pensando alla svelta. “Se prendo una camera, vorresti ancora andare a cena a meno che tu non stia per-”

    Lui le sorrise raggiante. “Mi piacerebbe. Stavo uscendo. Da solo. Allora, aspetterò con te?”

    Lei sorrise, “Per favore”. Cercò nella borsa, premette il bottone che spegneva il suo telefono. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, pensò.

    Sì, giusto.


    Capitolo Dieci

    Lui conosceva il preciso momento psicologico di quando non dire niente. ~ Oscar Wilde



    “Buffy!” gridò Spike, lanciando le sue chiavi sopra al tavolo da pranzo. Silenzio. “Buffy! Sono tornato e sono solo, piccola. Puoi uscire così posso parlarti?”

    Ancora silenzio.

    “Buffy?” disse lui, a bassa voce questa volta. Aveva un brutto presentimento…

    Il cuore palpitava forte nel suo petto, corse su per le scale due scalini alla volta e attraverso il corridoio che portava alla stanza di lei.

    Se n’era andata. Tutte le cose di lei se n’erano andate. Lo aveva lasciato. E realmente, non poteva incolparla di questo. Non dopo il modo in cui l’aveva trattata, non dopo che aveva sentito le storie di lui uscire per “un drink”, non era come se la parola di lui significasse qualcosa per lei, perché avrebbe dovuto? Quante volte le aveva mentito nelle ultime ventiquattro ore?

    “Maledizione!” gridò lui colpendo la porta. Quando non fosse stato così arrabbiato, era sicuro che avrebbe fatto male dopo. Raggiungendo la sua tasca, tirò fuori il cellulare e spinse il tasto di chiamata. La sua voce nella segreteria. Doveva aver spento il telefono.

    Scendendo le scale, afferrò le chiavi e uscì dalla porta, chiudendola sbattendo. Correndo nel corridoio, bussò alla porta dell’anziana Miss Wilson.

    Lei aprì, accigliata, le rughe ancora più profonde, “Hai finito di sbattere le porte, giovanotto? Non mi interessa chi tu-“

    “Sono dispiaciuto, Miss Wilson”

    “Dovresti esserlo!”

    “Lo sono. Lo sono veramente.” e lui era veramente dispiaciuto per il disturbo della delicata e gobba vecchia signora. Dio, cos’altro poteva fare per rovinare altre vite oggi? “Miss Wilson, io avevo un ospite la notte scorsa-“

    “La bionda? La bionda che stava piangendo mentre tirava la sua valigia fuori di qui? Quell’ospite?” chiese Miss Wilson accusando.

    Lui annuì con la testa, Dio, ho fatto piangere Buffy. “Sì, è l’unica. Le è sembrato di vedere se prendeva un taxi o qualcuno-“

    “Taxi. Taxi giallo. Hai bisogno del numero? È il servizio che uso tutte le volte-”

    “Sì, grazie.”

    Zoppicando via da lui, Spike restò in piedi in corridoio, quasi pazientemente. Per tutti i torti che aveva dato stasera alla povera Miss Wilson, non doveva metterle fretta.

    Finalmente, lei tornò indietro porgendogli il numero su un biglietto giallo canarino. “Qualsiasi cosa tu abbia fatto, è meglio che rimedi. Sembra una ragazza dolce.”

    Spike sorrise. “Lo è. E non merita uno come me. Grazie, Miss Wilson.”

    Correndo fuori e dirigendosi alla sua automobile, compose il numero della compagnia dei taxi. “Salve, mi stavo domandando se potevate dirmi di una ragazza che avete caricato al mio indirizzo e dove l’avreste portata…”

    *****************
    “Questo è così buono!” esclamò Buffy mentre prendeva un pezzo di eccellente costoletta con la sua forchetta e la portava alla bocca.

    Era riuscita ad ottenere una stanza, appena un piano sopra a quello di Angel, e dopo aver sistemato le proprie cose si era rinfrescata un po’, se n’erano andati in un ristorante nel quale cenare. Avendo voglia di carne, Buffy ed Angel trovarono un Longhorn per una piacevole e tranquilla cena in un ristorante appartato.

    Angel le sorrise, “Sono felice che ti piaccia.”

    “Ti piace il tuo?”

    “Sì. Desideri provare del purè di patate?”

    “Sì, per favore. Gradisci provare la frittura di patate dolci?”

    “Definitivamente.”

    Ridendo insieme come bambini, loro si scambiavano il cibo e si rimboccavano. Buffy non era stata sicura di cosa l’aveva ispirata a chiedere ad Angel di uscire. Lei odiava pensare che fosse in qualche modo un modo per farla pagare a Spike, ma tuttavia quel pensiero era là giusto nella parte posteriore della sua mente.

    Non che importasse a Spike comunque. Aveva chiuso con lui. Avrebbe mantenuto i contatti con Sam ed Alicia, ma non sarebbe rimasta a guardare Spike continuare il percorso che aveva intrapreso. Aveva chiuso.

    E se avesse continuato a ripeterselo, forse ci avrebbe creduto.

    “Così cosa ha fatto esattamente il tuo amico di così stupido, perché tu lasciassi casa sua?” chiese Angel.

    Buffy sospirò, appoggiando la forchetta e prendendo il vino bianco. Prendendo un sorso di vino, lei considerò meditatamente Angel. “Realmente non desidero parlarne ora. Mi sto divertendo e il cibo è favoloso. Non voglio rovinarlo.”

    Angel annuì col capo, “Va bene allora. Così, dimmi, sei interessata a venire con me alla convention del bene immobile domani?”

    Lei agitò la testa, “No, posso onestamente dire che non sono interessata a quello,” e rise, l’effetto del vino iniziava a sentirsi. Lei era talmente leggera e aveva preso un bicchiere prima di pranzo a stomaco vuoto…

    “Abbastanza corretto”, sorrise Angel, “Non ti biasimo. Se non dovessi andare, non lo farei.”

    “Saltalo. Prenditi il giorno libero” lei fluttuò la sua mano come se lo stesse congedando. “Esci con me. Vedremo i luoghi di interesse turistico insieme.”

    “Nella tua stanza stavi parlando di andare via domani-hai cambiato idea?”

    Lei scrollò le spalle, “Forse.” Lei sorrise flirtando, “o almeno potrei essere persuasa.”

    “Stai flirtando con me, Miss Summers?”

    “Forse, che cosa se lo stessi facendo?”

    “Io dico continua, per favore” e lui ghignò. “Potrei avere altro fritto?”

    “Soltanto se prometti di prendere quella-“ e lei indicò un’enorme torta di formaggio alla ciliegia che veniva servita attraverso la stanza, “con me.”

    “Lo prometto.”

    “Assicurati di poter mantenere quella promessa, ho esperienza con promesse rotte abbastanza rapidamente.”

    “Lo prometto,” lui disse con un fermo cenno del capo.

    “Ti controllerò su quello” disse lei, additandolo, tentando uno sguardo severo.

    Lui rise di soppiatto, “Oh, sono sicuro che lo farai.”

    *****************

    Lui odiava usare la frase “Voi sapete chi sono?”, ma era efficace quando aveva bisogno di informazioni velocemente. E’ stupefacente quello che la gente farebbe per te una volta che realizzano che sei famoso.

    Lei se n'era andata, se ne rese conto dopo cinque minuti che bussava alla porta. Si era persino nascosto dal buco della porta, sicuro che se lo avesse visto, lei avrebbe finto di non essere là.

    Benissimo, l’avrebbe aspettata nell'ingresso. Era perplesso – Dov’era andata? Non sapeva orientarsi bene e tutto… e non era molto un'avventuriera quando non conosceva bene la zona.

    Ritorna ti prego, Buffy, pensò lui.

    ****************

    Spike stava cominciando a cadere addormentato. La sua testa penzolò di lato per un minuto quando la sentì. Il suono della sua risata. I suoi occhi si aprirono scioccati e misero a fuoco la scena prima di rendersene conto.

    Buffy era là al sicuro, stava ridendo e - stava tenendo il braccio del grande balordo dell’aereo! Saltando in su dalla sua posizione, Spike marciò in avanti e si piantò sul loro percorso.

    Il sorriso di lei si spense e si raddrizzò, “Come mi hai trovata?”

    Lui la studiò molto attentamente, le sue guance erano arrossate, gli occhi un po’ annacquati. “Hai bevuto?” chiese lui.

    “Come mi hai trovata?” ripeté lei.

    “Questo è il tuo amico?” Angel le chiese.

    Spike lo fulminò, il suo petto che soffiava fuori, “Tu sai chi sono io, compagno?”

    Angel guardò di sottecchi e corrugò la fronte, “No.”

    Buffy alzò gli occhi e colpì il petto di Spike. “Odio quella battuta. È così scadente, William.”

    Spike la guardò torvo, “Non m’importa in questo particolare momento. Vuoi dirmi cosa sta accadendo?”

    “Non particolarmente, no” disse lei per-la-verità. “Io voglio”, lei prese un respiro profondo, “Voglio che te ne vai e mi lasci sola.”

    Il cuore di Spike si ruppe e lui scosse la testa, “Non posso farlo, Buffy.”

    “Sì, tu puoi, lo fai già così bene!”

    Lui incontrò gli occhi di lei, “Non me ne andrò finché non avremo parlato.”

    “Bene, allora. Immagino che per te sia meglio iniziare a sentirti a casa qui nell'ingresso.”

    “Buffy, ti prego-“

    “Hai portato qualcuno a casa? Oppure hai avuto un rifiuto e sei venuto da me come secondo pensiero?”

    “Sbagliate tutte le spiegazioni.”

    Lei sbuffò.

    “Buffy-“ iniziò lui.

    “Come mi hai trovata?”

    Lui la guardò, esasperato, “Quante volte me lo chiederai?”

    “Altrettante volte fino a che otterrò che tu mi risponda.”

    “Ho parlato con la mia vicina, ha detto di averti visto andare via. Ha visto la compagnia dei taxi-“

    Lei sventolò la mano, “Okay, non mi interessa altro.” Lei alzò gli occhi verso Angel “Accompagnami alla mia stanza?”

    “Sopra il mio cadavere,” ringhiò Spike.

    Lei lo fulminò, “Chi diavolo pensi di essere? Oh, aspetta, conosco già la risposta, ma perché non la dici ad Angel poiché non sembra conoscerla.”

    “Buffy, andiamo a casa,” disse Spike, raggiungendola.

    “No”, disse lei facendo un passo via da lui.

    “Buffy”, disse lui a denti stretti.

    Angel fece un passo tra loro, “Spiacente, amico, la signora non desidera andare.”

    Spike lo fulminò, “Tu non stai seriamente pensando di metterti in mezzo a noi?”

    “Va a casa, Spike”, disse Buffy da dietro le spalle di Angel. “Non puoi dirmi che cosa fare. Non sono una di loro, non puoi dirmi cosa fare e cosa pensare. Sono stanca. Solo va a casa.”

    Il cuore di lui si restrinse dentro al suo petto. Veramente lei stava pensando-? Dannazione. Perché non lei non avrebbe dovuto pensare di essere solo una di loro? Lei non gli stava dicendo che si sentiva come se lo fosse? Non l’aveva trattata come una di loro? Cosa aveva fatto per farsi perdonare quello che le aveva fatto? Niente. Era scappato da lei. Anche se non aveva fatto programmi quando era uscito di accalappiare nessuno, come si presupponeva che lei gli credesse? Che avesse fiducia in lui?

    “Buffy, per favore”, pregò morbidamente, “Solo parla con me”. Lui alzò lo sguardo su di lei e trovò il suo viso pieno di contrastanti emozioni. Stava avendo una battaglia interna, poteva dirlo. Poteva vedere che desiderava andare da lui ma che voleva anche resistergli. Lui sapeva come manipolare; sapeva come avrebbe potuto convincerla a cedere.

    Ma non voleva farlo.

    “Parlerai con me domani?” chiese lui morbidamente.

    Lei distolse gli occhi dal suo sguardo fisso, “Io non lo so.”

    L'idea che lei gli stava scivolando via dalle dita stava minacciando di soffocarlo. “Ti chiamerò domani.”

    Lei non disse nulla, e non voleva guardarlo.

    Prendendo un respiro profondo, lui camminò via su sue gambe traballanti. Avrebbe chiamato domani. Le avrebbe dato, il suo spazio; non avrebbe usato il suo fascino per riaverla indietro. L’avrebbe lasciato nelle mani di lei. Pregava solo che volesse ascoltarlo.


    Capitolo Undici

    La verità è raramente pura e mai semplice.~Oscar Wilde


    Spike era sdraiato sul letto, che fissava il soffitto. Era troppo bello perché il sonno arrivasse presto. La sua mente non riusciva a fermarsi. Pensava a tutto dallo sposare Sam fino al momento presente.

    Lanciando un'occhiata all'orologio, gemette. Le tre di mattina. Aveva bisogno di riposare un po', aveva bisogno di vedere una ragazza in mattinata.

    Gli si contrasse lo stomaco – Buffy aveva portato quel rozzo nella sua stanza? Aveva... dormito con lui? Stava dormendo con lui adesso? Allungandosi nel buio verso il suo telefono premette velocemente il pulsante per richiamare l'ultimo numero e pregò che lei rispondesse.

    Segreteria telefonica. La sua dolce voce gli arrivò con un qualche generico messaggio sul lasciare un numero e tutta quella roba, e la gola di Spike si serrò. E se non gli avesse parlato mai più di nuovo? Sarebbe stato destinato ad ascoltare la sua segreteria telefonica negli anni a venire fino a quando lei non si sarebbe stancata di vedere apparire il suo nome e avrebbe cambiato il numero di telefono e – Dio. E se fosse finita con Angel e lui le avesse detto che non doveva mai più parlare di nuovo con lui? E fosse finita con lo sposare quello stupido idiota e Spike avesse trascorso anni a cercare di parlare con la sua dolce Buffy solamente per avere Angel che gli diceva - “Lo sai chi sono io?”

    Chiuse gli occhi, “Questo è ridicolo” disse nella stanza vuota, “Buffy è la mia migliore amica – o meglio, era la mia migliore amica. Può uscire e frequentare chiunque lei voglia. Questo non dovrebbe infastidirmi così tanto”

    Un'immagine di lei al braccio di Angel gli apparve nella mente e lui afferrò il cuscino accanto a lui e ringhiò, lanciandolo attraverso la stanza. Non c'era da girarci attorno.

    Era geloso.

    Il pensiero di un altro uomo che toccava Buffy gli faceva ribollire il sangue. Il pensiero di Buffy con un altro – che rideva con lui, lo abbracciava... lo amava – gli faceva male al cuore.

    “Non pensarci neanche, amico” mormorò e si girò, disponendosi per addormentarsi.

    ***

    Buffy si girò nel letto, ancora sveglia. Il suo corpo era esausto, ma la sua mente non voleva saperne di spegnersi. Dopo che aveva ringraziato Angel per la cena e si era scusata per il comportamento di Spike, gli aveva augurato la buona notte. Con grazia, lui aveva ricambiato l'augurio e le aveva chiesto se avrebbe voluto fare colazione con lui nella sala da pranzo dell'hotel la mattina seguente prima della sua convention. Lei aveva accettato.

    Ora naturalmente, la sua mente era rivolta a Spike - e non lo era sempre? Qualcosa era stata diversa in lui questa sera. Qualcosa era cambiata tra loro. Oh c'era il fatto che lui le era corso dietro – le aveva dato la caccia sul serio, sebbene questo non l'avesse sorpresa troppo. Poi c'era stato l'essere possessivo su di lei che aveva messo in mostra nei confronti di Angel. Lui era sempre stato molto protettivo con lei, e lei lo trovava divertente considerando che il tipo di uomo da cui lui sentiva il bisogno di proteggerla era il playboy come lui stesso, ma non era stato neanche questo.

    Lui non si era risolto ad usare il suo fascino manipolatorio per far sì che lei andasse con lui. Invece, l'aveva lasciata andare. Non che lei avesse voluto che lui la manipolasse per farla rimanere – au contraire – era stata lieta che non l'avesse fatto. Era certa che con un'altra supplica in più, sarebbe andata con lui con l'unico motivo che odiava vederlo sofferente.

    E, non era stato solo tra di loro che era avvenuto il cambiamento, era avvenuto in lui. Non c'era l'arroganza e la presunzione che solitamente aveva, c'era tristezza in lui, rassegnazione... disperazione e una determinazione per qualcosa diversamente da dove sarebbe iniziato il suo prossimo divertimento.

    Lanciando un'occhiata all'orologio, notò che erano le 3:30 di mattina. Prendendo il suo telefono, lo aprì e si rese conto che non l'aveva riacceso. Premendo il pulsante 'on', prese vita e immediatamente comparvero 'Due chiamate perse'. Sapeva senza controllare che era Spike. Curiosa comunque, volle controllare l'orario. La prima era stata attorno all'ora in cui era arrivata all'hotel. La seconda era stata appena mezz'ora prima.

    Era tentata di chiamare, di vedere cosa aveva da dirle, ma non poteva. Doveva essere forte.

    Girandosi e spostandosi verso l'altro lato del letto, chiuse gli occhi e pregò di addormentarsi.

    ***

    “Allora, non volevi parlarne la scorsa sera, ma posso chiedertelo questa mattina?” domandò Angel mentre porgeva a Buffy un muffin al mirtillo dopo che lei si era allungata per prenderlo.

    Lei fece una smorfia, “Immagino di si”

    “Okay, beh, devo chiedertelo – chi è ? Si comportava come se avessi dovuto conoscerlo e - “

    “’Vampire Chronicles’, hai mai visto quello show?”

    Angel masticò pensosamente. Seppe il momento in cui lui capì perché il suo viso si illuminò e poi lui contrasse insieme le sopracciglia. “Quello era William Giles?”

    “L'unico e il solo” disse Buffy sarcasticamente. “Grazie a Dio” aggiunse.

    “Ho visto lo show solo alcune volte. Mia nipote ha una cotta per lui.”

    “Quanti anni ha tua nipote?”

    “Diciassette”

    “Puoi farle sapere che c'è speranza”

    Angel la fissò. “Cosa vuoi dire?”

    Buffy scosse la testa, “Niente, non preoccuparti”

    “Allora, puoi comunque dirmi cosa sta succedendo tra voi due?”

    “Niente sta succedendo tra noi due”

    Angel alzò un sopracciglio. “E' questo il problema allora? Tu vuoi che ci sia qualcosa tra voi due?”

    Buffy fissò Angel, ponderando la domanda. Era una domanda carica di sottintesi che lei non era pronta ad affrontare tanto da scegliere di azzardare una risposta. Sapeva che c'erano cose, sapeva che aveva sentimenti per lui, ma voleva necessariamente esplorare cosa fossero questi sentimenti esattamente? Era pronta a dare un nome a qualcuno di loro? Avrebbe potuto dare loro un nome e credere che non fossero inutili?

    La risposta a queste domande era un echeggiante no, con un 'assolutamente'. Quindi, assolutamente no.

    “Okay, capisco che non vuoi rispondere” disse Angel, “Mi dispiace di aver chiesto” finì lui in un bisbiglio.

    “Mi dispiace. È solo che è complicato”

    “Ci credo”

    “Ti ci ho fatto credere, vero?” domandò lei colpevolmente.

    Lui scosse la testa, “No, non seriamente, Buffy. Sapevo la scorsa notte quando tu e William Giles stavate litigando che non avevano nessuna possibilità. E, beh, siamo realisti. Io vivo a Chicago, tu vivi a Boston. Se mai, sarebbe potuta essere una storiella e beh... che senso aveva. Voglio dire a parte un po' di divertimento senza legami, ma – e perché sto dicendo di no a questo?

    Lei rise, “Perché sei un bravo ragazzo, ecco perché. E fidati di me, incontrare un uomo che non vuole solo una storiella sciocca è rinfrescante”

    “Sai, ho imparato molto su William Giles da tutto quello che non stai dicendo. Amo mia nipote e onestamente, non voglio rompere la sua bolla di sapone riguardo l'uomo di cui si crede innamorata, che in realtà è un idiota. Voglio tipo mantenerla all'oscuro da tutto questo e lasciarle avere le sue fantasie”

    “E' onesto tuttavia? Se qualcuno si avvinghia a sole fantasie, come potranno trattare la verità quando gli verrà messa per forza davanti?”

    “Ah, ma se la realtà non può mai toccarli – se possono rimanere beatamente ignoranti perché la verità è talmente lontana dalla loro portata, allora perché non lasciarli indulgere nella loro fantasia. In questo momento, lei ha il perfetto modello nella sua mente di quello che sia il ragazzo perfetto”

    “Quindi è un modello amabile quello che lei ha in mente. Un modello che lei può imporre su qualsiasi uomo 'reale' che passa”

    Angel annuì, “Giusto. Quindi se fosse, nella sua mente, che William Giles è romantico, allora il 'compagno' per eccellenza che lei sta cercando è romantico”

    “Okay, capisco cosa stai dicendo ma, cosa succede se un gran bravo ragazzo si trova a passare e manca di romanticismo. Se possiede tutte le altre cose che lei sta cercando, tranne quella, o, o ci sono alcuni altri ideali che gli mancano – potrebbe lei correre il rischio di lasciarsi sfuggire qualcosa di potenzialmente eccezionale perché era persa nella sua fantasia e attaccata a questo unico ideale che non potrà mai essere?”

    “O forse questo gran bravo ragazza era solo bravo per un po', ma quello a cui lei è destinata a stare incarna tutto quello che lei desidera”

    “Nessuno può incarnare tutto quello che desideri, non è proprio possibile”

    “Te lo concedo questo. Buffy... cosa ti ha fatto?”

    Buffy scosse la testa lentamente e sospirò, “Niente e tutto”

    “Questo non ha molto senso”

    “Lo so”

    “Tu... provi qualcosa per lui?”

    Lei non disse niente.

    “Questo ha risposto” disse Angel con un sospiro. “E' per questo che è successo tutto? È per questo che sei così arrabbiata con lui?”

    Lei ebbe l'improvvisa urgenza di piangere.

    “Buffy?”

    Lei alzò gli occhi su di lui, non dicendo ancora niente.

    “Non riesco per qualche ragione ad immaginarti ad avere un debole per un bad boy. Deve esserci qualcosa di redimibile in lui”

    Lei annuì, “C'è. Più di quanto penso lui si renda conto ora. Più di quanto io gli abbia mai fatto credere a questo punto”

    “Quindi... non sarebbe troppo lontano dalla verità dire a mia nipote che è davvero un bravo ragazzo?”

    Buffy sorrise stancamente, “No, nient'affatto non troppo lontano”.


    Capitolo Dodici


    In questo mondo ci sono soltanto due tragedie. Una è non ottenere quello che uno vuole, e l’altra è ottenerlo. ~ Oscar Wilde


    Sedendosi sul letto, fissò il suo cellulare. Spike non l’aveva ancora chiamata. Avrebbe dovuto chiamarlo? Oppure aspettare? Non sapeva che fare.

    I suoi pensieri erano in agitazione. Era andata troppo in là? Aveva messo la propria gelosia troppo davanti al quadro generale? Era solo colpevole di osservare attentamente le cose?

    Tuttavia, poi c’era il modo che lei si sentiva nei riguardi del comportamento di Spike. Gelosia causata dal non accorgersi dei sentimenti a parte, lui l’aveva fatta sentire come se lei non fosse importante. Le aveva detto che erano migliori amici, le aveva detto quanto significasse per lui, ma poi le sue azioni erano state scortesi e menefreghiste. Non si era comportato affatto come un amico. Lei si era sentita… messa da parte. Come se lei fosse intercambiabile con tutte le donne con cui lui aveva contatti. E lei gli aveva espresso che non desiderava andarlo a trovare ed entrare in contatto con i suoi festini e il suo stile di vita da puttano, e, lei gli aveva detto che non desiderava che lui sentisse l'esigenza di cambiarlo per lei; allora lo aveva spinto a prometterle che avrebbero trascorso solo tempo insieme. Questa era la sua vacanza dopotutto. Forza, questo non era per niente rilassante.

    E, lei stava pensando a quello adesso, lui la credeva solo come un’altra Sam. E quello era tutta un'altra cosa. C’era una grande storia che lei si stava perdendo. Aveva la sensazione di non conoscere pezzi della loro storia. Nessuno dei due aveva realmente discusso di quello che era successo fra loro. Sembravano non essere in grado di andare oltre l'amarezza che provavano l'uno per l'altra per essere in grado di parlarne onestamente.

    Non che fosse nel suo interesse tanto per cominciare comunque.

    Il suo telefono squillò e lei saltò su. Aprendolo vide che era Spike. “Ciao.”

    “Ciao, Buffy. Come stai, tesoro?”

    “Io sono okay, tu come stai?”

    Lui rilasciò un lungo sospiro. “Io sto… non alla grande.”

    “Spike?”

    “Yeah, gattina?”

    “Verrai qui così possiamo parlare?”

    Lui rilasciò un sospiro di sollievo ora, “Non pensavo che desiderassi vedermi.”

    “Spike.”

    “Yeah, baby?”

    “Non ti odio, io non l’ho mai fatto. Non avrei mai voluto rimanere tua amica se pensassi che tu sia una cattiva persona.”

    “Lo so, Buffy. Io pensavo io… io pensavo di averti persa la notte scorsa. Buffy… so che le azioni parlano più delle parole e le mie azioni non sono state la cosa migliore, ma, dio, il pensiero di perderti…”

    “Spike?”

    “Yeah?”

    “L’hai fatto… la notte scorsa… ?”

    “No, non l’ho fatto. Non ne avevo l’intenzione quando me ne sono andato, e capisco Buffy. Sei stata intorno abbastanza a lungo da sentire le storie e sapere che cosa ho fatto in situazioni simili. Mi credi?”

    “Posso dire quasi?”

    “Puoi”, lasciò sfuggire lui una piccola risata soffocata. “Capisco.”

    “So che non ho diritti su di te riguardo quel-”

    “Buffy, l’hai fatto…con Angel?”

    “No.”

    “Non ho diritti su di te nemmeno io riguardo a quello, io solo… avevo bisogno di sapere.”

    Lei annuì col capo.

    “Hai appena annuito col capo,vero?” chiese lui, ridendo di soppiatto.

    Lei rise, e dio, la faceva sentire così bene ridere, “Sì. Vuoi venire adesso?”

    “Prova a fermarmi, gattina.”

    *********

    Lui arrivò da lei in meno di quindici minuti. Era fuori dalla porta non appena avevano messo giù. Era caduto in un sonno agitato la notte prima e non aveva fatto nient'altro che sognare di Buffy ed Angel che si accarezzavano a vicenda.

    Si era svegliato ogni volta in un sudore freddo.

    Poi, l'ultimo sogno che aveva fatto era su Buffy, mentre lo teneva tra le braccia dicendogli che bravo uomo lei pensava che fosse. Lui sentiva un tale amore irradiarsi da lei in quel sogno, lo sentì nel suo cuore e lo sentì così reale che detestò svegliarsi.

    Quando sentì la sua voce al telefono, desiderò nient'altro che vederla. Ed era così impaurito che lei potesse dire di no, ma quando il suo angelo gli aveva detto di andare da lei, aveva quasi pianto dal sollievo. Sentì una tale ondata di emozioni per lei, emozioni così forti che minacciarono la stabilità delle proprie ginocchia.

    Emozioni che lui ancora non era pronto ad esplorare.

    Così quando lei gli aprì la porta e gli gettò le braccia attorno, lui la tenne stretta, premendola contro di sé finché non temette di romperla.

    “Spike”, disse lei tranquillamente, “Non voglio più litigare.”

    “Nemmeno io”, replicò lui.

    “Io solo sento che… le cose devono cambiare.”

    “Così farò, piccola.”

    “Lo farai, realmente?”

    “Sì, lo farò, e ho bisogno di te.”

    “E io sono qui… io solo… non so.”

    “Lo so, piccola, so cosa vuoi dire.”

    “Sono felice che tu lo sappia perché io non lo so.”

    Lui tirò un po' indietro il suo viso e lo prese tra le mani. “Tu sei il mio angelo, Buffy. Significa questo.”

    Gli occhi di lei si riempirono di lacrime e mentre guardava in su verso di lui, iniziarono a scendere, Spike le pulì via con le dita. “Non piangere, Buffy, per favore.”

    “Penso di essere solo molto emotiva.”

    “Sono in contatto con quell'emozione.”

    Lei sorrise lentamente e lui l’abbracciò di nuovo. “Parliamo, okay?”

    *********************

    Sedendosi su una sedia al tavolo della stanza di lei, Spike le fece cenno di unirsi a lui. Lei si sedette dall’altra parte del tavolo con le mani appoggiate sopra. Lo osservava tutta interessata e lui dovette sorridere.

    “Sto pensando”, iniziò lui, “che ci sono alcune cose che non sai riguardo me e Sam.”

    Gli occhi di lei si spalancarono, “Tu stai per parlarmi di questo?”

    Lui aggrottò un po' la fronte, “Yeah, stavo per farlo. Perché? Non desideri sentire parlare di quello? Pensi che sia inadeguato-”

    “No, niente di tutto questo, io solo… io solo non pensavo che tu desiderassi aprirti. Tu hai sempre solo sorvolato prima e io non ho mai chiesto troppo perché non volevo ficcare il naso-”

    “Buffy, tesoro”, disse lui, raggiungendola attraverso il tavolo per prendere la sua piccola mano nella propria, “Tu hai il permesso di ficcare il naso. Tu non sei…”

    “Harmony? Oppure, la ragazza del ‘Ba ba black sheep’?”

    Lui annuì col capo, “Esatto, tu non sei loro”.

    Lei prese un respiro profondo e tolse le mani dalla sua stretta, appoggiandosi indietro. “Okay. Sono tutta orecchi.”

    “Beh, la storia di me e Sam è complicata. Semplicemente, hai due opposti troppo giovani e stupidi che hanno fatto scelte infelici.”

    “Giovane e stupido sembra andare mano nella mano no?”

    Lui scrollò le spalle, “Suppongo sia così. Ma anche quando sei giovane e stupido, sai che alcune cose non dovrebbero essere fatte, e io lo sapevo da allora che non avrei mai dovuto sposare Sam.”

    Lei congelò. “Realmente?”

    “Realmente.”

    “Così, perché l’hai fatto?”

    “Suppongo che è dove la parte stupida è venuta fuori. Insieme con una parte di insicurezza.”

    “Tu? Insicuro?” disse lei, quasi asciutta. Spike non era sicuro se lei realmente volesse dirla come una domanda o se fosse sarcastica. Probabilmente, lui decise, un po’ entrambe le cose.

    “Yeah, gattina, me insicuro. Vedi, quando ho incontrato Sam, io non ero qualcuno. Stavo provando a farmi un nome, e allo stesso tempo, farmi conoscere nei teatri locali.

    “Io pensavo che voi vi foste incontrati all’università”.

    “Sì, ma allora non eravamo nulla. Solo conoscenti veramente. Alcuni dei suoi vecchi compagni erano attori all’università come me ed è così che ci incontrammo. Non siamo mai usciti fino a pochi anni dopo la scuola quando stavo facendo teatro locale per ottenere grandi parti - artista affamato, lasciarmi dirtelo - e lei stava lavorando come receptionist per una ditta commerciale. Entrambi fuori dal mondo non facevamo realmente quello che desideravamo fare e ci sentivamo miseri per questo.”

    “Così, come l’hai incontrata di nuovo?”

    “La sua ditta aveva intrapreso allora l'introduzione sul mercato per il teatro, provando a fare una rinascita per le arti ed ha ottenuto i biglietti gratuiti. Mi ha riconosciuto ed è venuta a vedermi dopo lo spettacolo. Parlare ci ha condotto ad un caffè, che ci ha condotto a scambiarci i numeri di telefono e, e prima che lo sapessi, stavamo uscendo.”

    “Tu eri… felice con lei allora?”

    “Io ero… soddisfatto, penso. Lei si è occupata di me, si è presa cura di me. Noi eravamo tipo di conforto l’un per l’altro. Le nostre carriere erano una merda ed eravamo infelici, ma sognavamo in grande. Ci sedevamo e facevamo piani per raggiungere i nostri obbiettivi, avvicinandoci con questi piani e ideali per come le nostre vite stavano andando una volta che noi avessimo fatto quello che entrambi amavamo. Per del tempo, quei piani per il nostro futuro inclusero l’un l’altro, ma guardando indietro adesso, penso che fosse una cosa di comodo, non necessariamente “amore”. Ma, come dico io, giovane e stupido, nessuno di noi lo sapeva realmente dato che non avevamo mai avuto molte relazioni prima di quella. Sam è stata la mia prima.”

    Ora gli occhi di lei si fecero attenti, “Va avanti.”

    Spike annuì con il capo, “Lo era. Buffy, allora non ero qualcuno. Ero un nerd, ero nel teatro ed amavo la letteratura. Tutti presupponevano che fossi gay così nessuno mi importunava. Io non avevo davvero fiducia in me stesso, e le uniche volte che lo ero era quando stavo in scena. Allora ero qualcun altro e non il noioso William Giles.”

    “Così, ecco perché odi quel nome così tanto.”

    Lui sorrise, “Già, ecco perché odio quel nome così tanto.”

    “Okay, così, poi cosa? Vi siete sposati?”

    “Sembrava così naturale il passo successivo, così sì, ci siamo sposati. Le cose erano tutte giuste per un istante. Del genere tipo… buoni amici con benefici? Non c’era passione fra noi, ma cameratismo, comprensione e supporto. Almeno fino a che non ebbi una proposta per una parte in un dramma della WB. Non era una parte principale o qualche cosa, ma mi ha dato un riconoscimento. E Sam era quella che mi ha consigliato di provarci. Benché io pensi che nella sua mente lei non pensasse che l’avrei ottenuta realmente.”

    “Così, stai dicendo che il supporto finì dopo quello?”

    “Sì. La parte in questo dramma della WB aveva generato alcuni consensi e mi aveva reso amici un paio di giovani stelle in ascesa. Mi invitavano fuori nei loro circoli, e chi ero io per lasciarmi sfuggire l’occasione di ottenere un po’ più di riconoscimento? Forse potevo riuscire ad arrivare ad un’altra parte? Naturalmente ho desiderato farlo. Ciò era quello che avevo sognato, che io e Sam insieme avevamo sognato per me.”

    “Solo… ”

    “Lei non era felice. Era gelosa. Mi stavo muovendo, verso qualcosa di grande e lei era riuscita soltanto a muoversi come segretaria nella sua ditta.”

    “Oh.”

    “Così, lei non era un supporto. Era fredda, distante. Non voleva uscire con me e io la desideravo là. Lei era mia moglie, perché non voleva dividere con me quella cosa?”

    “Lei non è mai venuta?”

    “Alcune volte, ma allora aveva dei pretesti per non andare. Prima di tutto a lei non piaceva essere in vista - non le piaceva che prendessero la sua immagine e tutto e io capivo quello, sul serio, ma poi era che lei non aveva nulla da indossare o che le feste erano comunque solo stupide. E yeah, per la maggior parte, lo erano, ma era qualcosa che dovevo fare. Ho dovuto restare in ballo per quello che amavo di più, ho dovuto prenderlo. Stavo ottenendo ruoli, mi stavano notando. Stavo ottenendo riconoscimento. Finalmente.”

    Buffy annuì col capo, “Lo capisco. Io sarei venuta.”

    Gli occhi di lui si illuminarono e lui notò le guance di lei arrossire e il modo in cui lei distolse gli occhi dal suo sguardo fisso. “Davvero?”

    Lei annuì col capo, incontrando timidamente il suo sguardo fisso. Che cosa era tutto quello allora? “Ti avrei sostenuto. Io sostengo la tua carriera, Spike.”

    “Io so che lo fai, tesoro. Questo significa molto per me.”

    “Così, um, è da allora che le cose hanno cominciato ad andare in discesa?”

    Spike annuì, “Esattamente da allora,” disse lui con un sospiro. “Lei era gelosa. Semplice e chiaro. E non era che era gelosa di altre donne, lei era gelosa che io avessi successo. Divenne ossessionata da questo, benché negasse che lo fosse. Provai a parlare con lei a questo proposito e venni respinto, mi è stato detto che stavo diventando ridicolo e pazzesco. Sapevo che il nostro matrimonio stava finendo allora, Buffy. Non era difficile da capire, ma lei era incinta di Alicia a quel punto ed ho desiderato provare almeno a farlo funzionare per lei.”

    “Eri fuori tutto il tempo? Voglio dire, mentre Sam era incinta?”

    “No, non tutto il tempo. Stiamo parlando di alcune sere durante la settimana. Ero a casa con lei per il resto - almeno finché mi voleva là.”

    “Lei doveva averti voluto intorno per aver concepito Alicia.”

    “Oh beh, Alicia è stata concepita durante un momento quando Sam voleva convincermi che lei non era gelosa di me e che mi voleva lì. La donna non può ammettere che potrebbe sbagliare riguardo qualche cosa. Lei anche non può ammettere quando qualcosa non sta funzionando e la nostra unione non stava funzionando. Affatto.”

    “Così quando hai avuto la relazione?”

    Lui prese un respiro profondo e si alzò in piedi, iniziando a camminare. “Avevo fatto un lavoro per un altro dramma della TV – uno alla CSI; era su una rete importante - NBC, in prima serata anche. Ero stato in alcuni episodi ed abbiamo fatto un party dopo. Desideravo che Sam venisse in modo da poter mostrare Alicia. Il cast era stanco di sentirmi parlare della mia bellissima figlia e volevano incontrarla. Sam rifiutò. Disse che non li voleva vicino ad Alicia – come se loro potessero contaminarla o qualcosa del genere. Iniziammo ad avere una lite su come mi ero svenduto ed è aumentata con me che le dicevo alcune parole su come lei fosse un fallimento nel marketing e me ne andai, arrabbiato. Bevvi alcuni drinks, incontrai una donna e lei mi fece sentire bene… Lei mi prestò attenzione. Mi adulò.” Lui si fermò ed agitò la testa, massaggiandosi il collo. “Non avevo ottenuto niente di quello a casa. Non più. Allora mi colpì… io non ho mai veramente amato Sam. L’amavo come persona, ma lei l’aveva reso troppo duro da fare a quel punto.”

    Il silenzio cadde e lui riunì i suoi pensieri, la sua mente che andava di nuovo a quei giorni. Si sentì vulnerabile e insicuro di sé ancora una volta. “Buffy, non perdono quello che ho fatto a Sam. Io non penso ‘lei era una stronza; dunque io dovevo avere una relazione.’ Mi rammarico di quello che ho fatto perché mi ricordo di come l’ho ferita e mi ricordo che ho dovuto lasciare la casa ed Alicia.” Lui sospirò pesantemente, “Che cosa è accaduto dopo quello, io non… Io non so.”

    Lui la guardò e la trovò a osservarlo con un’espressione strana sulla viso. “Buffy?” bisbigliò lui.

    Lei si alzò in piedi ed attraversò la stanza fino a lui. In piedi davanti a lui, lei si allungò e gli prese a coppa il viso prima di avvolgergli le sue braccia intorno e abbracciarlo.

    “Io penso che tu ne avessi bisogno”, gli disse lei morbidamente.

    Gli occhi di lui si riempirono di lacrime e la tenne strettamente, permettendo a quelle lacrime di cadere. Non voleva che lei le vedesse, non era pronto ad essere così vulnerabile di fronte a lei, e se lei sapeva la ragione del perché lui non poteva lasciarla andare finché non avesse finito, lei non lo disse.

    Capitolo Tredici

    Insegniamo alla gente come ricordare, non gli abbiamo mai insegnato come crescere ~Oscar Wilde


    “Spike?” iniziò lei, muovendosi nelle sue braccia.

    “Mmmm?”

    “Sto per dirlo di nuovo-”

    “Cosa?”

    “Non penso che tu sia una cattiva persona”

    Lui si liberò dalle sue braccia, e sorrise. “Grazie, passerotto”

    “Questo non significa, tuttavia, che voglio che questa... strada che hai preso continui”

    Lui annuì, e poi guardò in basso al pavimento, rassegnazione chiara sui suoi lineamenti. “Lo so”

    “E' solo che penso non sia salutare – per te o la tua carriera e specialmente per Alicia. Voglio dire, prima o poi dovrai farci i conti e... penso a quando non ci sarai più-”

    “Geez, grazie, passerotto. Mi vuoi già morto? Non sono così vecchio sai?”

    “No, non volevo che sembrasse così. Voglio solo dire che un giorno succederà. Quindi, tu non ci sei più e Alicia sarà riconosciuta come la figlia di William 'Spike' Giles. E un giorno qualcuno la intervisterà per una qualsiasi ragione e le chiederà com'eri. Come eri sul serio. Com'era la tua relazione con lei. Sai, tipo come fanno con Lisa Marie Presley? Cosa vuoi che lei dica? Vuoi che dica di come fossi un papà eccezionale che vedeva una volta ogni tanto? Che la portavi fuori e la facevi divertire, ma a parte questo, non eri davvero lì e lei non sapeva mai come comunicare con te? O, vuoi che dica che eri un papà eccezionale con cui aveva una relazione magnifica, e con cui poteva parlare di tutto? Spike, la tua carriera sarà sempre celebre e ricordata. Faranno biografie, ci saranno repliche del tuo show a lungo dopo che sarai morto e sepolto, ma non è... tangibile. Alicia sarà qui a lungo dopo che non ci sarai. È tua figlia. È l'eredità che ti lasci dietro. È il tuo sangue. Questo è più reale e più sacro di qualsiasi altra cosa. Lei è qualcosa che va allevata e protetta – più dell'eredità che lascerai dietro di te come uomo sregolato e attore. E questo non ha niente a che fare con la fama; ha a che fare con il trasmettere il tuo ricordo, il tuo nome. Vuoi che Alicia guardi indietro e pensi a te come a questo uomo meraviglioso, che io so che tu sei, che ha fatto di più che provvedere solo all'essenziale. Qualcuno che lei amava e ammirava; qualcuno da cui poteva andare e con cui parlare. Adesso, ha Ryan. E mentre penso che Ryan sia un grande uomo e un grande patrigno, tu sei suo padre, Spike. Non voglio che lei dia meno importanza a te per darla a Ryan”

    Lui la fissò, emettendo un respiro tremolante, “Gesù, sai colpire dove fa male”

    “Mi dispiace-”

    “No, Buffy, non – per favore non scusarti”

    “Credo che quello che sto cercando di dire e, essendo così drammatica nel dirlo, è che le Harmony e le Laura del mondo arriveranno e se ne andranno, ma Alicia sarà sempre tua figlia e questo non è qualcosa che va preso alla leggera”

    Seduto sul letto, lui annuì silenziosamente e rimase seduto, le mani piegate in grembo, contemplativo. “Ho odiato l'espressione sul suo viso ieri quando l'ho chiamata perché scendesse a salutarmi” disse alla fine lui.

    “Sì, quello è stato un po' brutto. Se tu e Sam siete riusciti fin qui a tenerla nella semi oscurità riguardo ai vostri problemi l'uno con l'altro, immagino sia stato duro da sentire”

    “Sam non è poi così brava nel tenere calmi i suoi problemi con me, Buffy” sbuffò Spike. “I suoi velati commenti cominceranno ad avere impatto quando Alicia diventerà più grande. Cosa ti stava dicendo Alicia in macchina?”

    “Vuoi che te lo dica io o vuoi chiederglielo tu stesso?”

    “Voglio che tu me lo dica e poi voglio chiederlo a lei dopo”

    Buffy ridacchiò leggermente, “Okay, beh, preparati”

    “Altri colpi al mio personaggio? Cosa ti ha detto?”

    “Mi ha detto che ha un ragazzo-”

    Spike saltò su, “Un ragazzo? Cosa?!”

    Buffy alzò gli occhi su di lui, divertita. “Rilassati, killer”

    “Allora, il ragazzo che dovrò minacciare ha un nome?”

    “Josh.”

    “Josh? Che diavolo di nome è questo?”

    “Vuoi affrontare l'argomento nomi Spike”

    Lui ghignò sfacciatamente, “Ragazzetta intelligente”

    “Grazie”

    “Allora, com'è la storia con questo ragazzo huh? Com'è? Com'è che è il suo ragazzo?” Sbiancò, “Dio, non avranno già appuntamenti vero?”

    Buffy rise, “No. Penso che Sam te l'avrebbe detto almeno questo. Non penso che Alicia sappia abbastanza del ragazzo. Hanno solo giocato insieme-”

    “Giocato a cosa?” chiese Spike, gli occhi che si restringevano.

    “A famiglia. Al gioco della campana. E, sono andati sulle giostre insieme. Niente di troppo serio. Sebbene, lei potrebbe convincerlo prima con lo giocare alla famiglia”

    “Ha bloody ha.”

    “Lei non sa troppo di lui a parte i fatto che lui ha detto 'sei la mia ragazza' e lei ha detto 'okay'. E, beh, gli piacciono i Pokemon, e Harry Potter... oh, e ha un Gameboy e lei ha detto che è 'carino'. Okay, forse lei sa alcune cose di lui”

    Spike scosse la testa lentamente, “Lei sa più di questo teppista dal naso gocciolante a dieci anni di quanto sapevo io di Harmony e io ho trentanove anni”

    “Beh, penso che ad Harmony piacessero i Pokemon”

    Spike iniziò a ridere, “Vedi? Questo è quello che amo di te, Buffy. Sei l'unica che conosco a riuscire a farmi a pezzi e a rimettermi insieme di nuovo”

    Lei corrugò la fronte, “Non penso mi piaccia l'idea di farti a pezzi. Non è questo che-”

    Lui fece un passo avanti e le mise un dito sulle labbra. “Non lo intendevo così. È venuto fuori in modo sbagliato. Volevo solo dire che mi mantieni reale. Tu non lasci che la mia testa diventi troppo grande per passare dalla porta. Tu mi tieni a terra.” Sospirò e lasciò cadere il dito. “Mi conosci bene. Mi conosci quasi troppo bene e devo essere onesto Buffy. Mi fa paura”

    I suoi occhi si allargarono. “Perché?”

    “Perché non conosco nessuno che mi conosca sul serio”

    “Sam?”

    Risedendosi accanto a lei, lui emise un sospiro pesante, “Sam mi conosceva allora – William, il babbeo. Il ragazzo disperato che cercava di avere successo, che cercava un 'arrivo'. Lei conosceva un lato di me, ma non tutto me. Non sono più quello stesso ragazzo. C'è un me diverso dentro e ha un po' di William e molto di 'Spike'. Spike è l'uomo sicuro di sé. È come se Spike fosse sempre stato lì dentro che cercava di uscire fuori, ma William era troppo spaventato per lasciarlo accadere. Quindi sì, lei conosceva William e ha iniziato a vedere Spike. Lei odiava Spike. Lo fa ancora. Le uniche a cui piace Spike sono... Beh, sai. Ma, c'è ancora William in me, Buffy. Lui è ancora lì, ed è lui quello che porta Alicia fuori e quello che parla con te tutta la notte-”

    “No, non penso”

    Lui la guardò, “Scusami?”

    “L'uomo che conosco – tu – io non ho solo una parte di te. Non ho solo William e non ho solo Spike. Io ho entrambi. Non penso che tu capisca questo, e penso, o mi piace pensare, che sia perché tu ti senti al sicuro con me? E perché io, come hai detto, ti tengo a terra? Quindi, mi dai entrambi. Ma il mondo ha Spike e Spike... lui è parte di te, ma ha bisogno di essere addomesticato un po', credo” Lei lo guardò. “Non lo pensi tu?”

    Annuendo, lui si allungò e le prese una mano nella sua. “Sì, Buffy” disse lui emettendo un respiro. “Lo penso. Lo penso sul serio” La guardò implorante, “Mi aiuterai?”

    Lei sorrise, “Che ne pensi?”


    Capitolo 14

    Non è se vinci o perdi, è a chi dai la colpa. ~ Oscar Wilde


    I colpi sulla porta interruppero la piccola discussione, e Spike fu grato per la tregua. Non era facile parlare di cose che lui di base aveva cercato duramente di reprimere. E, non era una cosa facile sentire le cose che aveva lasciato dimenticare alla sua mente in quei momenti di auto-coscienza, ma sempre attribuiti alla sua insicurezza, e quindi allontanati. Si era incolpato molto per le sue azioni - vale a dire Sam nel senso della sua fama, ma lui non si era mai preso nessuna responsabilità per quelle azioni.

    E realmente, perché uno desidererebbe prendersi la responsabilità delle proprie azioni quando è solo così facile dare la colpa a qualcun altro?

    “Ciao, Angel, io non- cosa è successo alla convention?”

    La testa di Spike scattò verso la porta dove Buffy stava accogliendo Angel. Lui si alzò in piedi, si avvicinò tracotante, il sopracciglio con la cicatrice alzato in una sfida silenziosa mentre stava alle spalle di Buffy.

    “Ci siamo fermati per il pranzo e così mi stavo domandando se volevi pranzare con me-” il suo sguardo cadde su Spike e si raddrizzò. “Oh, hey.”

    “Ciao”, disse Spike, il suo tono nient’altro che cordiale e di benvenuto.

    Angel guardò Buffy, “Così, uh, come stanno andando le cose?”
    Curioso. Buffy aveva parlato? Lui la osservò, “Yeah, Buffy come stanno andando le cose?”
    Lei gli rivolse un’occhiata e poi se ne andò dalla stanza, chiudendo la porta dietro di lei, praticamente chiudendo Spike dentro. Lui guardò torvo la porta e si piantò nel mezzo della stanza così che la prima cosa che lei avesse visto quando tornava era lui.

    ***

    Gli occhi di Angel si spalancarono quando Buffy chiuse la porta dietro di sé, e dietro a Spike. “Tu pensi sia saggio?” chiese lui. “Potrebbe iniziare a chiedere a te se sai chi è lui.”

    Buffy cominciò a ridere scioccamente, “Hai un perverso senso dell’umorismo, Angel.”

    Lui scrollò le spalle e ghignò, sembrando fiero, “Grazie. Ci provo. Così, è okay? Voglio dire, è caldo e pesante là dentro?”

    Ora erano gli occhi di lei spalancati. “Non stavamo – stavamo solo parlando – non stavamo –”

    “Buffy”, disse lui gentilmente, gli occhi illuminati di divertimento. “Volevo dirti che stavi ingaggiando una calda e pesante conversazione? Tutta piena di tristezza e di cenni del capo e di dire ‘Hai ragione, hai ragione, lo so che hai ragione.’”

    Lei rise, “Yeah, è esattamente così.”
    “Soltanto che la persona che dice ‘hai ragione’ veramente finisce col non fare niente.”

    “Oh Dio, spero che questo non accada.”

    Angel scrollò le spalle, “E’ un processo che sento. Hey, posso fare una domanda?”

    “Pranzo?”

    Lui la guardò timidamente, “Veramente stavo sperando di chiedergli se potevo avere un autografo per mia nipote.”

    Buffy sorrise, “Chiediglielo. Sono sicura che non gli dispiacerà.”
    Angel le rivolse uno sguardo divertito. “Sei sicura? Buffy, qualunque sia quello che provi per lui, io penso di poter dire dal suo comportamento verso di me, che sta sentendo la stessa cosa.”

    Lei agitò la testa, “No, no, lui no.”

    “Buffy, nel breve tempo che ti ho conosciuto, ti ho inquadrata come una ragazza intelligente. Non farmi ritornare sui miei passi.”

    Lei sorrise, nervosamente. Afferrando la sua manica, lo tirò, “Vieni, andiamo a chiederglielo. E, forse potremmo pranzare tutti insieme?”

    “Ah, Buffy, non so a tale proposito-”

    “Penso che potrebbe essere divertente. Tu e Spike potreste piacervi una volta che lui ha finito… finito qualsiasi cosa lui stia facendo.”

    “Penso che questo possa comportare che lui ti marchi come suo territorio ”

    Lei rise forte e gli tirò di nuovo la manica, aprendo la porta.

    ***

    Spike sentì la sua risata mentre parlava con il Grande Frontone, e adesso la guardò mentre lo tirava nella stanza per la manica. Restrinse gli occhi su di loro, ammorbidendo lo sguardo soltanto un po’ quando Buffy gli sorrise radiosamente. Lui si imbambolava sempre per il suo sorriso.

    “Spike, Angel desidera chiederti un favore.”

    “Oh? Questo dovrebbe andare bene.”

    Angel guardò Buffy diffidente prima di dirigere la propria attenzione a Spike. “Mi stavo domandando se potessi autografarmi qualcosa per mia nipote. Sembra che abbia avuto un indizio e ora so chi sei.”

    La postura di Spike si rilassò. “Tua nipote dici? Quanti anni ha?”

    “Diciassette. È una grande fan dello show. Tu sei dappertutto nella sua stanza.”

    Spike non poté evitare ma sorrise compiaciuto, “Davvero?”

    Angel annuì col capo e Buffy gli diede uno sguardo della serie ‘So che cosa stai pensando’.

    Lui alzò le mani in segno di resa. “Non stavo pensando a quello, piccola”.

    “Giusto”, si lasciò sfuggire lei.

    Lui la guardò duramente, “Buffy, stavo solo pensando quanto è carino essere ‘dappertutto’ nella stanza di qualcuno.”

    “Qui è dove Buffy non dice una parola”, gli disse lei e poi implorò Angel, “Hai carta? Altrimenti, penso di avere la carta dell’hotel nella scrivania.”

    “Uh, yeah, carta dall'hotel andrebbe bene.” Annuì Angel.

    Buffy andò a prendere la carta e Spike ed Angel si squadrarono. Iniziarono entrambi a guardarsi dall’alto in basso. Spike stava prendendo una misura all’uomo che credeva stesse cercando di ottenere l’affetto di Buffy- il che in qualche modo, lo rendeva suo avversario. Era abbastanza buono per Buffy? Gli teneva testa… o era lui… le sue spalle si incurvavano, o era lui che doveva tenergli testa?

    Ed Angel, stava facendo il confronto con la celebrità che sua nipote amava, e stava controllando per vedere se c’erano i segni del buono che Buffy vedeva in lui. Finora, oltre al senso di protezione che sentiva per Buffy, non era rimasto impressionato. Chiunque ricorreva al ‘sai chi sono?' per ottenere il cosiddetto rispetto, era apparentemente insicuro.

    Guardando Angel mentre prendeva la carta da Buffy, lui chiese, “Il nome di tua nipote?”

    “Alicia.”

    ***

    Buffy osservò attentamente Spike per tutto il pranzo, lui aveva prontamente acconsentito al mangiare con Angel e ora stava provando a convincere Angel a far togliere alla nipote le sue immagini che aveva ‘in tutta la stanza’.

    Angel lo stava guardando come se fosse impazzito e non sembrava essersela bevuta – o stava tentando di riconciliare il ‘presuntuoso’ Spike con l’attuale Spike a disagio. Lei, stessa, stava tentando di riconciliare se stessa con questo.
    Non era stupida; sapeva l’effetto che aveva avuto non appena Angel aveva detto il nome di sua nipote. Spike era gelato; in completo shock.

    “Realmente?” aveva chiesto lei a bassa voce, “E' quello il nome di tua nipote?” aveva chiesto Buffy, pensando – lui poteva avere avuto la possibilità di vederlo in qualsiasi sito quale era il nome della figlia di Spike. Era pazzesco – probabilmente era un qualcosa che Angel non avrebbe fatto – ma quando la tua vita si intreccia con una celebrità tu pensi a queste cose. Così, il primo pensiero di Buffy era se Angel avesse appena fatto quello per farla pagare in qualche modo a Spike per essere stato così rude con lui la sera prima, e per tutto quello che lei gli aveva detto a colazione - o piuttosto non aveva detto, ma aveva implicato.

    Angel aveva annuito col capo lentamente, lo sguardo sul suo viso diceva che quella era una domanda bizzarra. “Yeah, quello è il suo nome, perché? C’è qualcosa di sbagliato in quel nome?”

    “Per niente!” disse Buffy con voce stridula, “E’ un nome grazioso. Forse desideri fargli lo spelling?”

    Spike era tranquillamente entrato in azione, adottando il modo di fare dell’attore e autografando la carta con un semplice: Per Alicia con amore William “Spike” Giles.

    Ora, lui era intento a provare a vincere contro Angel. “Non vorrai che tua nipote abbia foto di me, non dopo che sono stato così rude con te, no?”

    Angel sospirò pesantemente, “Guarda, Spike o William, o qualunque nome tu usi- non le dirò niente su di te eccetto che sei stato un ragazzo simpatico che mi ha autografato un pezzo di carta per lei. Tutto qui. Ha un’immagine di te che non voglio rovinarle. I ragazzi d’oggi non hanno sempre i migliori modelli e lei ti ammira.”

    “Lei non mi ammira - non nel modo in cui dovrebbe ammirare sua madre o il vincitore di un premio Nobel-” replicò Spike.

    “Lei lo fa. Le piace la recitazione, fa molti spettacoli e pensa che tu sia un grande attore. Lei ammira il tuo lavoro e yeah, pensa che tu sia ‘figo’ e ‘caldo’, me è un’adolescente. Sa che non accadrà mai, ma questo non la ferma dal desiderarlo. Tutti abbiamo bisogno delle nostre fantasie. La realtà può essere deludente e io non la deluderò.”

    Spike guardò giù il suo piatto, e il cibo che aveva a mala pena toccato. “Sono spiacente di essere stato un tale cazzone con te”, disse lui tranquillamente.

    Angel scrollò le spalle, “Non ha importanza. Non sono affari miei. Non più comunque. Mi piace Buffy, e a lei piaci, quindi deve esserci qualcosa di decente in te.”

    Spike sorrise di sbieco, “Yeah, lo penseresti, vero?”

    Capitolo Quindici

    Nessun uomo è ricco abbastanza da ricompare il suo passato. ~ Oscar Wilde


    Non appena Angel se ne fu andato per tornare alla sua convention, Buffy afferrò il braccio di Spike e fece sì che la guardasse. Lui riusciva a malapena a guardarla.

    “A cosa stai pensando?” domandò.

    “Sto pensando che andrò a trovare Alicia” affermò lui, lasciando cadere alcune banconote sul tavolo dopo aver insistito per pagare il conto del pranzo.

    “Stai bene?”

    “Onestamente, Buffy? No, non sto bene”

    “Vuoi - parlare?”

    “Non adesso. Ora voglio vedere mia figlia”

    Buffy annuì, “Okay”

    Si alzò, un uomo con una missione. La guardò dall'alto, gli occhi spalancati per la preoccupazione. “Buffy, amore”

    “Sì?”

    “Tornerai? A casa mia, voglio dire?”

    Il suo sguardo si ammorbidì e lei annuì, “Lo farò”

    “Hai bisogno di aiuto per tornare?”

    “No, posso farcela. Aspetterò solo fino a quando la convention di Angel finirà e -”

    “Buffy, se hai bisogno di aiuto per tornare, posso farlo io. Non hai bisogno di Angel per farlo” disse lui, il tono teso.
    “No, voglio dirgli dove sto andando, tutto qui”

    Lui annuì, “Okay. Ci vediamo a casa allora” E frugò tra le sue chiavi, togliendo la chiave della casa dal portachiavi e dandogliela.

    “Spike?”

    “Yeah?”

    “Ti voglio bene” disse lei e sorrise incerta, quasi come se non fosse sicura che potesse.

    Lui la guardò triste, “Grazie, passerotto. Ti voglio bene, anch'io”

    Lei si alzò velocemente, dandogli un veloce abbraccio e lui la strinse forte. “Ci vediamo dopo” mormorò con voce roca lui e se ne andò.

    ***

    Spike guidò ad una velocità pericolosa per raggiungere sua figlia, il bisogno di vederla quasi lo travolgeva.

    Non riusciva a togliersi dalla mente la voce di Angel che gli diceva che sua nipote aveva foto sue per tutta la sua stanza e che il suo nome era lo stesso della sua amata figlia.

    Sentire quello lo aveva colpito con la forza non di un pugno, ma di due quasi quattro, nello stomaco.

    La sua mente era passata dal pensare ad una ragazzina dalla faccia pulita che lo adorava a sua figlia. A pensare a lei che piace un qualche attore, un qualche tipo come lui che era... che era quel tipo. Che l'avrebbe sedotta e affascinata, scopata, e poi lasciata. O l'avrebbe tenuta attorno per un po' per lisciare il suo ego, e poi si sarebbe stancato di lei e sarebbe passato alla prossima, lasciandola a domandarsi cosa aveva fatto di sbagliato per far sì che la lasciasse.

    E se sua figlia fosse diventata una di quelle bisognose con cui lui si era intrattenuto che avevano chiaramente bisogno di amore e attenzione altrettanto come lui, solo loro pensavano che l'amore venisse dato solamente nella forma di sesso. Lui le scaricava quelle, ritenendole fastidiosamente appiccicose e troppo bisognose per lui – ma mio Dio, lui era come loro. E se Alicia avesse trovato difficile comunicare con gli uomini a causa sua? E se lui l'aveva completamente fottuta fino a renderla una di quelle ragazza bisognose che cercavano l'amore in tutti i posti sbagliati perché tutto quello che realmente volevano, era l'amore e l'attenzione del loro papà.

    Gli faceva venire da vomitare. Gli faceva pensare a tutti quegli altri padri di tutte le ragazze con cui era stato. Lo odiavano? O sorvolavano sulla sua età e sul suo comportamento per via del suo status di celebrità? E cosa dopo quando lui le aveva ferite? Lo odiavano dopo? O scusavano ancora il suo comportamento a causa del suo status di celebrità?

    Se qualcuno come lui fosse arrivato a girare attorno ad Alicia, lui gli avrebbe spezzato le gambe al segaiolo.

    C'erano ragazze lì fuori che lo amavano per l'immagine che presentava in Tv. Il tipo che si sarebbe fatto a pezzi per la ragazza che amava, il tipo che era affidabile e fedele e romantico. Era lui qualcuna di queste cose? No. Ma quelle ragazze lo volevano a causa di quell'ideale e quando incontrava qualcuna di loro... agiva come uno stupido idiota che non riusciva a tenerlo nei pantaloni.

    Quanti cuori aveva rotto? Quante volte aveva ripensato a loro dopo? Quante si erano date a lui, alcune tutta innocenza e purezza, e lui le aveva semplicemente prese, preso quello che avevano da offrire e poi non aveva mai dato niente in cambio.

    E se fosse successo da Alicia? Lui era lo stesso tipo che non riusciva a sopportare potesse mai pensare che tornasse a casa con Alicia.

    Doveva sistemare le cose con sua figlia e quale momento migliore per iniziare a farlo che il presente?

    Entrando nel vialetto, Spike si fermò dietro il SUV di Ryan, spense il motore e saltò fuori. Corse leggermente fino alla porta e bussò, spalmandosi un largo sorriso sul viso.

    La porta si aprì dopo che Alicia ebbe fatto capolino attraverso la zanzariera e l'avesse visto. Alzò gli occhi su di lui, confusa. “Papà?”

    “Giusto, sono il tuo papà. Posso entrare?”

    Lei lo guardò scettica e si mosse di lato per farlo entrare. Allungandosi, le scompigliò i capelli con una mano mentre si toglieva gli occhiali da sole con l'altra.

    “Papà” piagnucolò lei. “Mi stai rovinando i capelli” Allungandosi cercò di lisciarsi i riccioli ora scarmigliati mentre gli rivolgeva un'occhiataccia.

    “Da quando ti preoccupi dei tuoi capelli?” domandò lui, aggrottando la fronte.

    “Da quando ha compiuto nove anni” disse Sam, entrando in cucina, le braccia incrociate.

    Alicia gelò, “Voi ragazzi non litigherete di nuovo, vero?”

    Cazzo, pensò Spike. “No, piccola, non litigheremo di nuovo”

    “Cosa stai facendo qui?” domandò Sam. “E' successo qualcosa?”

    “No, non è successo niente” Eccetto che la mia vita è un fottuto caos. “Sono solo passato per scoprire se potevo portare Alicia fuori a cena”

    “In un giorno settimanale?” domandò Alicia. “Non vieni mai in un giorno settimanale”

    Quello fece male, e fece male perché era vero. “Lo so, piccola. Ma sono qui ora e voglio portarti fuori. Sempre che vada bene a tua madre qui”

    “Non posso andare ora, Papà”

    “Perchè no?”

    “Hey, Leesha, sei pronta, tesoro?” Ryan arrivò mezzo correndo, sembrando appena uscito dalla doccia e rilassato nel suo pantaloni da jogging e t-shirt. Non sarebbe potuto essere più diverso in aspetto da Spike neanche se tentasse. Il tipo era alto e grosso – principalmente tutto muscoli. Sam una volta l'aveva descritto come un 'orsacchiotto'. Aveva i capelli scuri e dei gentili e caldi occhi marroni e pelle olivastra. Sorrise in maniera accogliente a Spike, “Hey, amico, come stai?”

    “Bene” disse Spike in modo teso. Riportò la sua attenzione ad Alicia. “Perché non possiamo andare a cena?”

    “Perché Ryan mi sta portando al negozio per prendere della roba” gli disse lei, quasi esasperata come se lui avesse dovuto saperlo.

    Spike la fissò. “Che roba?”

    Alicia guardò verso Sam, a disagio.

    “William, non è un buon momento adesso” disse Sam con calma, il che sorprese Spike. Lei stava persino sembrando... gentile. “Ryan ha promesso di portarla fuori domani per prendere alcune cose per il campo estivo”

    “Posso portarla io a prendere 'cose'--” disse Spike, il suo sorriso e la sua giovialità completamente forzati. Stava sprofondando, sprofondando velocemente.

    “Papà, non posso farlo!” esclamò Alicia, evidentemente frustrata. “Non puoi aiutarmi a prendere le 'cose'”

    La voce di Buffy tornò, non voluta nella sua mente: “Non voglio che lei ti dia meno importanza che a Ryan”.

    La sua nave si stava riempiendo d'acqua e nessuno gli stava lanciando un secchio o un salvagente per farlo uscire. Si sentiva un vero idiota in piedi lì. Cosa si aspettava? Che potesse piombare lì così e tutto sarebbe stato 'okay'. Che avrebbe portato fuori a cena sua figlia e in qualche modo tutto nell'universo si sarebbe riallineato, tutte le ferite sarebbero guarite, e improvvisamente sarebbe stato più vicino a lei come mai prima?

    No, lei aveva 'cose' da prendere. Con Ryan.

    Annuì con la testa, “Okay, capisco”

    “Devo solo mettermi le scarpe Papà – voglio dire, Ryan” disse Alicia e corse in camera sua.

    Spike rimase fisso lì, annaspando.

    “Qualche volta lo chiama così, viene semplicemente fuori” disse Sam e guardò verso suo marito.

    Ryan si schiarì la gola, “Beh, uh, vi lascio da soli” e se ne andò dalla stanza.

    Spike guardò Sam, senza espressione. “Che tipo di 'cose' deve prendere?”

    “Un biglietto per il suo amico Josh. È il suo compleanno domani. Che sta succedendo?” domandò Sam. “Buffy ti ha organizzato questa visita improvvisa?”

    “No... beh... no”

    “Giusto, comunque, se vuoi vedere Alicia durante la settimana, penso sarebbe meglio che chiamassi prima”

    “Ha dieci anni e ha già un'agenda piena?”

    “Sì, per la verità, sì. Ha le Brownies e la lezione di danza una volta a settimana e, dato che tua figlia è popolare come te, ha amici che le chiedono di andare a trovarli per tutta la settimana. Inoltre, sembra interessata a giocare a baseball durante l'estate. Ha cose da fare. Se chiami prima e sistemi-”

    “Ho capito, Samantha” scattò lui. “Non trattarmi con condiscendenza”

    “Allora non dare per scontato che puoi venire qui e fare quello che vuoi. Il mondo non si piega al tuo volere come tu pensi faccia”

    Era sulla punta della lingua di urlare contro, di urlare “Ti odio, disgustosa stronza”, ma non lo fece. Non disse niente. Invece, si voltò sui talloni e aprì la porta, richiudendosela dietro.

    Si era sempre vantato di non essere uno che piange. Era un uomo, un uomo macho che non piangeva. Neanche in TV, in TV, gli venivano date gocce per gli occhi per dare l'illusione del pianto. Tuttavia, questa era la seconda volta quel giorno che William “Spike” Giles aveva pianto.

    Capitolo Sedici

    Il momento più alto dell'uomo è, non ho dubbi affatto, quando si inginocchia nella polvere e batte il suo petto e dice a tutti i peccati della propria vita. ~ Oscar Wilde


    Angel insisteva nell’aiutarla, malgrado le proteste e le assicurazioni che fosse del tutto capace di strascinare le proprie cose di nuovo da Spike. Lui le disse che nessuno avrebbe dovuto ‘strascinare’ e quindi voleva aiutarla.

    Erano passate un paio d’ore da quando Spike l’aveva lasciata per vedere Alicia, e Buffy stava pregando che fosse stato accolto bene. Sperava che Sam non lo tormentasse troppo ed accettasse la sua spontanea visita per quel che era – al momento – e lo lasciasse trascorrere del tempo con sua figlia. Più tardi, quando Spike avesse fatto più di un piano – e forse era solo un pensiero speranzoso da parte sua che ci sarebbe stato un piano – Sam, lei sperava, avrebbe accettato e capito. L'ultima cosa di cui aveva bisogno Spike da lei, specialmente adesso, era uno scoraggiamento. Quello poteva farlo rinunciare e darsela a gambe.

    Buffy sperava solo che non stesse sperando più di quello che Spike era pronto a dare al momento. Lei sperava che quella inversione di tendenza che lui voleva fare, rimanesse. Non voleva che fosse stato fatto solo per qualche colpa che lui sentiva il bisogno di far tacere per una o due settimane e poi che tornasse indietro alle vecchie abitudini. Quello non sarebbe giusto verso nessuno, ma principalmente, non sarebbe corretto verso Alicia.
    Dopo che ebbe disfatto le valigie – di nuovo – non aveva nient’altro da fare che aspettare il ritorno a casa di Spike. Se lui era fuori, lei non voleva importunarlo con un ‘controllo’ e vedere se fosse stato effettivamente fuori con Alicia, benché morisse dalla curiosità. Suppose che avrebbe potuto chiamare Sam per scoprirlo, ma sapeva che un'unica semplice domanda avrebbe creato parecchie altre domande che non era suo compito rispondere.

    Decise di fare un piccolo spuntino e guardare un po’ la TV mentre aspettava il ritorno di Spike. Sperando, che sarebbe rientrato sentendosi rinvigorito.

    ***

    Il telefono suonò svegliando Buffy. Sbatté le palpebre diverse volte prima di raggiungere il telefono cellulare sopra al tavolino da caffè per portarlo all’orecchio.

    “Pronto?”

    “B-Buffy?” disse una voce maschile al telefono.

    “Ciao, sono Rick. Conosci un certo Spike?”

    Lei si sedette, piena di preoccupazione, “Yeah, lo conosco, che cosa sta accadendo?”

    “Potresti venire a prenderlo. Non posso lasciarlo andare in questo stato.”

    Buffy chiuse gli occhi. Bene, l’aveva ottenuta, la risposta. Le cose non erano andate affatto bene. “Il tuo bar, si chiama?”

    “Sì. Il nome è da Rick.”

    Lei alzò gli occhi, “e da quanto tempo è lì, Rick?”

    “Oh, forse tre o quattro ore. Ho preso le sue chiavi e gli ho detto che doveva darmi un numero di telefono per chiamare qualcuno che lo scortasse a casa.”

    Gesù. Doveva essere molto ubriaco.

    “Rick, puoi solo darmi l’indirizzo e sarò subito lì? Io ed un taxi. Solo non lasciarlo andare da nessuna parte.”
    “Non lo farò. Sta quasi per perdere i sensi comunque.”

    Sospirando pesantemente, lei annotò l’indirizzo e chiamò l’ormai fedele compagnia dei taxi. Il suo cuore si stava rompendo. Era andata così male? E in che tipo di problemi - oltre all'essere ubriaco – si era ficcato Spike?

    Entrando velocemente al Rick’s lei spiò Spike al bar, la fronte appoggiata al bancone, un dimenticato bicchierino di qualcosa nella sua mano. Stava mormorando tra sé e ogni tanto gridava.

    Avvicinandosi, gli mise una mano sulla spalla e lui alzò la testa di lato per vederla in piedi lì.

    “Buffy! La mia Buffy!” esclamò e quasi cadde dallo sgabello per accoglierla in un abbraccio disordinato.

    Lui sapeva di fumo e liquore forte combinato con birra, e il suo istinto fu di arricciare il naso dal disgusto e mantenerlo a distanza. Così, seguì quell’istinto. Al quale, lui non reagì gentilmente, poiché le ringhiò contro. Si allungò di nuovo verso di lei, e lei lo scacciò via. “Puzzi di alcol, Spike!”

    Lui mise il broncio, “La mia ragazza non mi vuole.”

    Quella era una dichiarazione carica di significato se mai ne avesse sentita una. Ignorandola, ringraziò Rick per la chiamata – grazie al cielo nonostante il suo stato brillo, Spike aveva avuto la presenza di cervello di ricordare il suo numero di telefono. Prendendolo dal braccio, lo aiutò a camminare con calma, con la calma che lui poteva comunque, fuori dalla porta e dentro al taxi.

    Una volta all'interno, lui le stava sbavando addosso il suo affetto e lei lo allontanò, ancora una volta, infastidita. “Spike!, non ti appoggiare addosso a me.”

    Lui la guardò, ferito, veramente ferito. “Mi odi anche tu?”

    Yeah, stava diventando davvero divertente. Ragionare con un ragazzo ubriaco.
    “Sì, ti odio così tanto che sono venuta a prenderti. Ti odio così tanto che sono tornata all’attico”, disse lei sarcasticamente, allungandosi sul grembo di lui per allacciargli la cintura di sicurezza.

    Lui le passò le dita tra i capelli, e l’avvicinò al suo viso. Lui la guardò attento nel suo e il respiro le si bloccò per l'espressione sul suo viso. Desiderio? Amore? Entrambi, forse? Non era sicura, solo che non aveva mai visto quello sguardo prima.

    “Ti amo”, bisbigliò lui. “Lo sapevi questo? Sapevi che ti amo, Buffy? Scommetto che non potevi saperlo perché neanche io lo sapevo. Voglio dire, Buffy, io…”

    Lei si tirò indietro, togliendo la mano di lui dai propri capelli. Devi essere realistica qui, Buffy, disse a se stessa. “Vuol dire che hai bisogno del dentifricio quando saremo a casa, okay?” disse lei con leggerezza sedendosi indietro, allacciandosi la cintura.

    Lui distolse lo sguardo da lei, guardando fuori dal finestrino sporco, una leggera pioggerellina iniziava a scendere dal cielo, e lei non sapeva che cosa fare. Non c’era modo che potesse avere una discussione razionale con lui in quel modo. Impossibile.

    “Spike?” iniziò lei con attenzione.

    “Mmm?”

    “Hai visto Alicia?”

    Lui annuì col capo, guardando ancora fuori dal finestrino. “Lei non mi voleva.”

    “Lei ha detto quello?”

    “Stava uscendo con Ryan”, disse lui, disgustato.

    “Hai parlato con Sam?”

    “Mi ha detto che devo chiamare prima in futuro.”

    Buffy sospirò, lei aveva avuto paura che accadesse.

    “Non sono niente tranne che un cattivo e maleducato uomo, no?” bisbigliò, la sua voce spezzata dall’emozione.

    “No, Spike…”

    “Lo sono”, disse lui afflitto, suonando tanto come un ragazzino smarrito.

    Slacciandosi la cinghia, gli si avvicinò e gli avvolse le braccia intorno. Lui si mosse rapidamente per inghiottirla nelle sue braccia, seppellendo la faccia nel suo collo e lei sentì le sue lacrime bagnarle il collo. Sedette lì con lui, accarezzando i suoi capelli, facendo passare le dita sui suoi ricci e sussurrando parole di conforto finché non raggiunsero il suo attico. E lui si aggrappò a lei, si aggrappò a lei come se fosse il suo porto nella tempesta e, lei realizzò, lei poteva solo essere quello.

    ***

    Lui era calmo, non scontroso, non addolorato, ma calmo ed introverso per il tempo che ci avevano messo per raggiungere ‘casa’. Sembrava avere un miglior controllo delle sue facoltà, ma sembrava che non la volesse fuori dalla propria vista per molto tempo. Le venne in mente, mentre gli passava il suo spazzolino con dentifricio alla cannella, che desiderava che ci si prendesse cura di lui. Voleva qualcuno che badasse a lui. Non solo desiderava; ne aveva bisogno. Nessuno si preoccupava per lui in questo modo; principalmente si preoccupavano di che cosa potevano ottenere da lui. La brutale verità era che andava anche nell’altro senso: a lui interessava solo quello che poteva ottenere da loro, ma non questo tipo di cura. Non l'arrendersi a qualcun altro; non il rinunciare alle finzioni che lui fosse un uomo perfettamente capace che non aveva momenti di vulnerabilità. Probabilmente non lo realizzava, ma non le importava, e forse sbagliava a leggere nelle azioni di un uomo ubriaco, ma non si preoccupava neanche a tale proposito. Sapeva soltanto che lui aveva bisogno di lei e che lei sarebbe rimasta con lui fino a quando ne avesse avuto, e diavolo, anche molto dopo.

    Il suo cuore era in serio pericolo. Stava discendendo velocemente e mentre lei al momento era il suo salvagente, doveva chiedersi egoisticamente chi sarebbe stato il suo salvatore.

    Era sbagliato, ponderò lei, sentire un tale sentimento per lui mentre lui era così vulnerabile? Era perché era vulnerabile e quindi aperto a lei; nudo, esposto, bisognoso? Era la sua propria necessità egoista di essere necessaria che aveva stimolato e guidato i suoi sentimenti? E i sentimenti che sentiva per lui erano reali, o erano tutti causati dal suo impulso a ‘sistemare' e 'riparare'? Era stata sua amica per oltre un anno, e sapeva nella parte posteriore della sua mente che Spike doveva in qualche modo essere 'riparato' e quello risuonava con quella cosa che a lei piaceva chiamare “sindrome dell'uccellino ferito”. Il desiderio di sistemare quello che era rotto, o piuttosto, quelli che erano rotti.

    L’avrebbe odiata se l'avesse saputo? Poteva essere accusata di non accettarlo com'era? Il suo stile di vita faceva parte di lui, tuttavia, era stata parte di chi lui era da quando l'aveva conosciuto, ma, era parte di lui, non era chi era. Non il pacchetto completo. Lei aveva visto oltre i suoi modi da spaccone e malizioso, oltre le sue imprese e conquiste sessuali, aveva visto oltre la sua carriera artistica ed i suoi successi, e aveva visto l'uomo. E questa vulnerabilità che lui mostrava era l'uomo esposto - aperto, ferito, sanguinante e dolente. Questo, sentiva, era oltre la sbornia.

    “Buffy?” disse lui ad alta voce nell'oscurità quando stava entrando nel suo letto, l'oscurità che li copriva come una coperta.

    Lei si fermò alla porta e si voltò. “Yeah?”

    “Tu… resteresti? Con me?”

    “Sto rimanendo, Spike. Nella stanza dell'ospite - “

    “No, qui con me. Per favore.”

    Lei non disse nulla, provando ad ignorare la disperazione nella sua voce, la qualità quasi implorante di questa.

    “Per favore, Buffy. Ho bisogno di te.”

    Lei esitò ancora, sentendo che quella parola sarebbe tornata a tormentarla, e presto. Quando lo sentì iniziare ancora la sua richiesta, acconsentì rapidamente dicendo, “Okay, resto”.

    Strisciando nel letto accanto a lui, lui fece per voltarsi verso di lei per abbracciarla ma lei lo fermò. “Rimani lì”, disse lei bisbigliando e invece gli avvolse le braccia attorno da dietro, premendo il corpo contro il suo.

    “Grazie”, bisbigliò lui, prendendo la mano di lei e baciandole le punta delle dita.

    “Prego.”

    Capitolo Diciassette

    Ora mi sembra che l’amore di un certo genere sia l’unica spiegazione possibile della straordinaria quantità di sofferenza che esiste nel mondo. ~ Oscar Wilde


    Spike si svegliò lentamente, nient'affatto pronto a stare in piedi ancora, ma bisognoso di andare in bagno. Non era sicuro di che ora fosse; solo che doveva ancora essere tardi considerando che fuori era ancora buio. Riusciva a distinguere Buffy solo leggermente accanto a lui, la luce che filtrava dal corridoio diffondeva una macchia di illuminazione.

    Si era voltato da quando lei era strisciata a letto con lui, e adesso le stava di fronte e lei era raggomitolata su un fianco, un pugno sotto il cuscino, la testa che guardava verso il basso. Lui le sorrise, sentendo il cuore gonfiarsi dentro di lui. Ma guarda un po', pensò sardonicamente, ho un cuore dopo tutto. E appartiene a Buffy disse la voce nella sua testa. O era il suo cuore?

    Lei emise un delicato sospiro e si dimenò un po' prima di calmarsi, questa volta il suo viso puntava in alto verso lui. Piegandosi, dolcemente, e piuttosto velocemente, le baciò le labbra e immediatamente volle di più. Comunque si trattenne, non voleva farlo. Non voleva svegliarla come un qualche ragazzino eccitato che voleva un colpetto. Lui non voleva un colpetto. Lui voleva solo Buffy. La sua mente iniziò a vagare, desiderosa di chiarimento su quello e si calmò. Non ora. Più tardi. Più tardi avrebbe capito tutto quanto.

    Quindi, si alzò, andò in bagno e strisciò di nuovo a letto con lei, facendo scivolare il corpo più vicino a quello di lei così che potesse sentire il suo calore corporeo. Senza toccarla, voleva guardarla dormire, pensando che questa era la prima volta da anni che stava a letto con una donna e che non l'aveva toccata in qualche veste. La guardò per lungo tempo prima che il sonno lo reclamasse ancora una volta.

    ***

    Buffy lo guardò dormire a lungo dopo che si era svegliata. Gli eventi e i pensieri della notte precedente si stavano facendo strada a forza verso la superficie e lei rimase sdraiata lì, immobile, lasciando quei pensieri passarle velocemente per la mente.

    Sembrava un ragazzino quando dormiva. I lineamenti rilassati, i riccioli arruffati, e il corpo calmo. Allungandosi, gli toccò il lato del viso gentilmente e sorrise con dolcezza quando lui sembrò avvertire il suo tocco e mosse il viso come a strofinarsi contro la sua mano.

    Lentamente, tolse la mano dal suo viso e silenziosamente, uscì fuori dal letto. Era sulla strada verso la porta quando si fermò e si voltò. Camminando lentamente verso il letto, si piegò su di lui e dolcemente gli baciò la cima della testa, gelando quando lui si voltò, di nuovo, come se l'avesse sentita.
    Voltandosi indietro, uscì strisciando, chiuse la porta dietro di sé e scese al piano di sotto per chiamare Willow.

    “Ho bisogno di te” disse non appena Willow tirò su il telefono.

    ***

    “Wow” fu tutto quello che Willow riuscì a dire quando Buffy finì di raccontarle tutto quello che era accaduto da quando era arrivata solamente due giorni prima. “Stai facendo un diavolo di vacanza vero?”

    “Non molto rilassante a dire il vero, sì” replicò Buffy. Era uscita fuori nel balcone adiacente al soggiorno, ma aveva tenuto la porta aperta per ascoltare Spike.

    “Io non... sono senza parole, ecco. Voglio dire, cosa farai?”

    “Non so cosa fare. Mi sembra che dovrei lasciare Spike trattare con Sam e Alicia, ma voglio anche parlare con Sam perché potrebbe ascoltarmi, tuttavia non voglio peggiorare le cose-”

    “E come il tuo parlare con Sam potrebbe peggiorare le cose?”

    “Perché lei penserà che sono stata io ad istigarlo a tutto questo. Penserà che non è davvero lui, ma io”

    “Penserà che tu abbia dei sentimenti per lui, forse?” fornì Willow.

    “I miei sentimenti per Spike non hanno niente a che fare con come mi sento riguardo il suo creare una relazione migliore con sua figlia”

    “Quindi, ammetti che hai dei sentimenti per lui”

    “Come se non fosse dolorosamente ovvio” borbottò Buffy. “Quando è successo, Wills?”

    Willow sospirò pesantemente, “Oh, Dio, Buffy, non lo so. Penso che siano sempre stati lì a qualche livello, ma ci ho pensato su, durante gli ultimi mesi sono diventati più forti”

    “Quando si è messo con Harmony”

    “Sì, penso che sia giusto. La odiavi”

    “Non sa cantare! È un'idiota”, mormorò Buffy ad alta voce.

    “Lo è davvero, ma penso che tu fossi spaventata dal fatto che lui sarebbe stato con lei per un po'. È durata più a lungo delle altre vero?”

    “Wills, 'durare più a lungo delle altre' può significare tutto dall'andare oltre una notte ad un intero mese”

    “Questo è quello che voglio dire. È durata tipo due mesi”

    Buffy ridacchiò, “Quanto è triste questo?”

    Willow ricambiò la risata, “Parecchio triste”

    Buffy appoggiò la testa ad una mano e si massaggiò una tempia. “E' solo che non so cosa dire, cosa sentire”

    “Tu sai cosa senti”

    “Non lo so proprio. Vera e propria prova di quanto mi senta fottuta. Un minuto sono sicura di – di-”

    “Amarlo?”

    “E il minuto dopo penso di no ed è solo... solo...”

    “Che ti piace che abbia bisogno di te?”

    Buffy si sedette all'indietro sulla sedia e borbottò, “Ti odio”

    Willow sogghignò, “Sì, perché ti conosco troppo bene. È così divertente”

    “Cosa?”

    “Voi due. Hai Spike che vive il momento – momento dopo momento, sempre in movimento, questo è quello che fa. Poi ci sei tu che pianifichi metodicamente tutto e analizzi ogni singola situazione sotto tutti i punti di vista prima di fare qualsiasi cosa”

    “Quindi, stai dicendo che io ho bisogno di un po' di lui e lui ha bisogno di un po' di me?”

    “Yep, esattamente. Penso che sia questo ciò che vi ha attirati insieme per la prima volta”

    “No, quello che ci ha attirati insieme è stata Dawn e la sua ossessione con lui. Poi, è stato lui che voleva una donna e io che non gliel'ho data”

    “E ora guarda. Guarda dove sei e guarda a che punto sei ora, nella tua relazione con lui. Qualcosa ti ha tenuto con lui per tutto questo tempo”

    “La mia paura è che sia questa cosa dentro di me che mi fa voler aiutare quelli che hanno bisogno. Il che, è presuntuoso da parte mia, non credi? Voglio dire, non tutti sentono il bisogno di 'essere salvati'. Non tutti sono degli uccellini feriti”

    “Buffy, non sei rimasta amica di Spike per tutto questo tempo perché sentivi che lui non era altro che un uccellino ferito. Davvero ti senti in questo modo?”

    “No, davvero. Sono solo le cose a cui penso. Sai quelle cose pazze che mi saltano in testa. Ma posso dire che in qualche modo sapevo che lui era a pezzi”

    “Sì, e si sta rompendo proprio di fronte ai tuoi occhi ora. Non allora, ma adesso. Puoi analizzarlo in centinaia di modi differenti Buffy, ma la semplice verità è, tu e Spike siete diventati amici perché vi siete incontrati, avete parlato, e vi siete piaciuti l'un l'altro abbastanza da mantenervi in contatto. Qualsiasi cosa provi riguardo i bisogni di Spike non è il perché sei rimasta con lui tutto il tempo che l'hai fatto. Puoi cercare di convincere te stessa di questo fino a quando sarai blu in viso, ma è semplicemente che non è questo il caso e lo sai. È solo che ora, quando le cose hanno preso una piega drastica, quella cosa dentro di te che ti diceva che lui in qualche modo era a pezzi è riuscita fuori con vendetta. Tu lo ami Buffy, chiaro e semplice. E lui adesso ha bisogno di te e tu non sei una da negarglielo”

    “Buffy!”

    Il suddetto uomo in questione le stava urlando in quel momento e Buffy scattò in posizione seduta. “E' sveglio e mi sta chiamando, devo andare”

    “Solo sta attenta, Buffy. Mi preoccupo cosa di cosa succederà quando lui sarà 'sistemato'”

    Buffy rise, “Potrei andare in così tanti posti con questo commento”

    Willow sogghignò, “Oh, sono sicura che potresti. Solo...”

    “Sta attenta?”

    “Yeah.”

    “Penso che possa essere troppo tardi per questo. Ti chiamo più tardi, ciao.”

    Capitolo Diciotto

    “L'esperienza è il nome che ognuno dà ai propri errori.” ~Oscar Wilde



    Salendo velocemente le scale, dopo aver messo il cellulare in tasca, lei irruppe nella stanza di Spike trovandolo ancora a letto, sul suo lato, a guardarla.

    “Hey, come ti senti?” chiese lei.

    Lui sporse le labbra, “Te ne sei andata.”

    Lei sorrise morbidamente, “Stop con i bronci”. Avvicinandosi, si sedette sul lato del letto dove stava lui. “Come ti senti?”

    “Come se una banda stesse marciando nella mia testa. Sono veramente forti e stanno facendo del mio cervello una poltiglia.”

    “Oppure... troppo da bere”, disse lei leggermente. “Acqua?”

    Posizionandosi a sedere, lui fece una smorfia, “Yeah, penso di aver bisogno di centrare il gabinetto.”

    Lei storse il naso, “Stai andando a vomitare?”

    “Speriamo di no.”

    ***

    Ricontrandosi nella stanza di lui, lei gli passò il Tylenol e l’acqua. “Vuoi qualcosa da mangiare? Qualcosa di grasso forse?”

    Lui diventò verde al solo pensiero e Buffy rise scioccamente all’espressione sulla faccia di lui.

    “Stai provando ad uccidermi?” borbottò lui.

    “No. Perché non ti sdrai e provi a…”

    “Resta con me.”

    “Che cosa?” chiese lei, sbattendo gli occhi.

    Lui appoggiò il bicchiere e guardò in su verso di lei. “Rimarrai con me? Per favore? Io – io voglio solo parlare. O no. Solo… qualunque cosa. Vuoi?”

    Deglutendo con difficoltà, lei annuì col capo, “Yeah, lo voglio.”

    Appoggiando il cellulare sul comodino, lei si arrampicò indietro sul letto e lo guardò. Si stesero lì, fissandosi l’un l’altro negli occhi, il sole di metà giornata bruciava attraverso le persiane agli angoli, lasciando la stanza in penombra, ma non nell’oscurità.

    “Grazie per essere venuta per me”, bisbigliò lui.

    “Sai che l'avrei fatto per te”, rispose lei bisbigliando e avvicinandosi, spostando alcuni ricci ribelli contro il cuoio capelluto.

    Afferrando la sua mano nella sua delicatamente, lui mantenne i suoi occhi puntati su di lei e baciò le punte delle sue dita. “Piccola, io… io sono un tale dannato puttaniere.”

    “No, tu sei…”

    “Non dire che non lo sono”, brontolò. “Me lo stai dicendo in tutti i modi da quando sei qui. Lo pensi anche tu.”

    “Ero arrabbiata con te”, asserì lei.

    “Yeah, eri arrabbiata con me perché sono un tale dannato puttaniere!”

    “No, Spike”, disse lei, tirandosi su.

    Allungandosi, lui fermò i movimenti di lei. “No. Guardami.”

    Annuendo, lei si distese indietro, “Tu non sei un puttaniere. Solo… hai solo fatto scelte infelici che hanno avuto alcune conseguenze di cui non sei stato completamente consapevole fino a poco tempo fa. Penso tu abbia sempre saputo che il tuo selvaggio stile di vita ti avrebbe raggiunto ad un certo punto, e penso che tu abbia sempre saputo che non eri esattamente felice con il tuo stile di vita. Forse… Forse Harmony ti ha danneggiato più di quello che pensavi lei potesse… sembra che ogni cosa si sia complicata intorno a quel periodo.”

    Lui agitò un po’ la testa, per come poteva muoverla avendola appoggiata al cuscino, “No. Non era Harmony. Non mi sono mai preoccupato di lei quel senso. Non realmente comunque. Lei era… divertimento nel migliore dei casi. Di un tipo irritante. Non so che cosa lei era, realmente. Lei solo era, se questo ha del significato. Lei era infatuata di me, immagino, e quello è quello… quello che io volevo. Pensavo di volerlo. Pensavo di averne bisogno. Ma non era lei che ha causato… questo.” Lui incontrò gli occhi di lei. “Sei stata tu.”

    Lei fece un faccia, “Gesummio, grazie.”

    “Non volevo che sembrasse così male. Non è male. Beh, voglio dire non è esattamente piacevole, ma se tu non fossi venuta a mettermi il dannato specchio davanti alla faccia, io non avrei mai realizzato.” Lui chiuse gli occhi e sospirò, “Ho fatto molte chiamate dannatamente sbagliate”, mormorò, e poi aprì gli occhi, guardandola attentamente. “Come sei stata capace di starmi vicina? Come hai potuto stare nella mia vita e tollerarla?”

    “Perché conosco la persona che sei dentro. La vera persona che sei dentro”, disse lei semplicemente.

    Lui sembrò non credere. “Come hai potuto vedere quello?” chiese lui, incredulo.

    “Perché tu me lo mostri. Hai un cervello qui, William Giles”, disse lei, colpendo leggermente la sua testa con le punte delle dita, “e un cuore qui dentro”, disse lei toccando leggermente il suo petto. “Solo che tu li nascondi bene a volte. Molte volte. Non hai mai veramente fatto entrare nessuno.”

    “Ho lasciato entrare te”, bisbigliò lui, i suoi occhi pieni di emozione contenuta. “Ti ho lasciato entrare completamente”.

    “Yeah, l’hai fatto. A volte ancora provi a nasconderti anche da me.”

    “Perché questo mi spaventa”, disse lui, evitando il suo sguardo, “mi spaventa quanto bene mi conosci, vedi attraverso me - e sei ancora qui. Ma sono impaurito da…” lui stava lottando per trovare le giuste parole, “Io sono impaurito di mostrarti tutto di me perché se tu odiassi quello che vedi? Che cosa se lo odiassi e poi mi lasciassi.” Lui agitò la testa, “io non potrei sopportarlo. Io non potrei…”

    “Spike, fermati. Guardami.”

    Lui alzò lo sguardo su di lei, a dispetto del tremito che tentava di nascondere.

    “Ho avuto molto di te la notte scorsa. Ho visto molte delle cose di cui hai bisogno e che desideri senza che tu abbia detto una parola. Solo il fatto che tu mi volessi affianco anche se eri capace, benché non perfettamente, a metterti da solo a letto. Ti sentivi solo la notte scorsa, lo so che era così. Sei stato sconvolto da qualsiasi cosa sia accaduta da Sam e ti sei ubriacato fino a cadere nell’oblio. Non che sia il migliore dei modi per affrontare le cose, pensaci, ma ciò nonostante lo hai fatto. Il fatto che desideravi che stessi qui con te…”

    “Avevo bisogno di te”, ammise candidamente. “Buffy, io… io ho bisogno di te come non ho mai avuto bisogno di nessun altro. Sono solo una sega e non ti merito. Tu sei così… buona, un angelo ed io sono…”

    “Spike no”, tagliò corto lei, agitando la testa “Io non sono un angelo. Sono una persona che fa degli errori come chiunque altro e non sono sempre perfetta ad ammettere quando sbaglio o sto facendo qualcosa al riguardo anche quando lo so.”

    “Ma non avresti mai fatto le cose che ho fatto io - non saresti mai stata una madre del fine settimana. Non ti saresti scopata qualsiasi cosa si muovesse o sorridesse nella tua direzione solo per l’emozione di quello…”

    “Non importa che cosa avrei o no fatto”

    “Sì, importa” disse lui con forza. “Perché sono spazzatura.”

    “No, non sei spazzatura. Ti stai sentendo abbastanza in colpa per te stesso e stai avendo abbastanza postumi di una sbornia, ma non sei spazzatura. Non sarei amica tua, se tu fossi spazzatura. Avrei girato al largo molto tempo fa se pensassi che tu sia spazzatura. Spike, è in te l’uomo che desideri essere, io lo conosco. L’ho visto. Non importa che cosa hai fatto, importa quello che farai ora.”

    “Non so che cosa fare.”

    “Sì. Lo sai.”

    “Che cosa devo fare allora?”

    “Non posso darti tutte le risposte. Terrò la tua mano, e ti starò vicina, ma non farò il lavoro per te. Tu devi farlo.”

    “Devo parlare con Sam.”

    “Questo è un buon primo punto.”

    “E Alicia.”

    “Che è un altro buon punto.”

    “Adesso posso raccontarti che cosa è accaduto ieri?”

    Lei sorrise, “Naturalmente.”

     
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    Capitolo Diciannove

    “Se non ci metti troppo, ti aspetterò qui per tutta la mia vita” ~Oscar Wilde


    Si erano addormentati di nuovo, Buffy, sorprendentemente, si era appisolata per prima. Spike l'aveva guardata, tipo come aveva fatto quando s'era svegliato nel bel mezzo della notte. Lei non era classicamente bella, ma era perfetta ai suoi occhi. Era il suo cuore; la sua capacità di amare e la sua estrema lealtà – anche quando era per quelli indegni di tale lealtà e amore.

    Come a dire, lui.

    Ma lei era proprio qui, proprio al suo fianco, che si prendeva cura di lui. Si prendeva cura di lui. Quando aveva avuto qualcuno che si prendeva cura di lui? E, quando lui si era preso cura di qualcuno? Lui e Sam non si erano presi cura l'uno dell'altra, questo era certo. Quando aveva sentito l'impulso di prendersi cura di qualcuno – beh qualcuno che non fosse sua figlia. E, beh, questo l'aveva fottuto per bene vero?

    Cristo. Era innamorato di Buffy.

    La realizzazione lo colpì non con la forza e l'impatto che pensava avrebbe avuto; probabilmente perché l'aveva sempre saputo, ma non aveva mai voluto ammetterlo. Non per lui, non perché era spaventato di quello che sentiva, ma per lei. Perché era spaventato che se lei ricambiava questi sentimenti, lui in qualche modo avrebbe fottuto tutto e l'avrebbe persa.

    Aveva bisogno di lei ora. Aveva bisogno di lei con sé, che rimanesse al suo fianco e gli desse quell'amorevole supporto che gli stava così facilmente dando. E adesso, lei era letteralmente al suo fianco – ma cosa sarebbe successo quando se ne sarebbe andata una volta che la sua vacanza fosse finita? Cosa avrebbe fatto lui allora? Chi si sarebbe preso cura di lui allora? Chi l'avrebbe tenuto sotto controllo? Chi si sarebbe assicurato che non deviasse dal sentiero che stava facendo adesso?

    La risposta era semplice: l'unico che l'avrebbe mantenuto su quel sentiero era lui stesso. L'unico che si sarebbe assicurato che non deviasse era lui stesso. Doveva prendersi cura di se stesso; doveva tenersi sotto controllo.

    E poteva farlo. Poteva. Doveva. Se non l'avesse fatto allora... non sarebbe mai stato degno di lei. Ma...l'avrebbe mai avuta? Lei viveva sulla east coast,lui sulla west. Il suo cuore tuttavia, il suo cuore l'aveva saputo per tutto il tempo e non aveva mai smesso. Il suo cuore sapeva quello che la sua testa sapeva, ma aveva continuato ad andare, aveva continuato a battere, a dolere e a battersi per lei.

    Cosa doveva fare un ragazzo? Abbandonare? Lasciarla libera? Davvero, cosa doveva fare un ragazzo?

    ***

    Buffy stava facendo un sogno erotico. Nel suo sogno erotico, Spike era il suo amante e si stava attualmente schiacciando contro il suo centro, la sua gamba in alto sopra il fianco di lui, il suo centro premuto contro la sua durezza. Lui stava colpendo la sua fica coperta da vestiti proprio nel punto giusto, proprio sulla sua clitoride, così che ogni volta che lui ondulava contro di lei, scosse elettriche di piacere l'attraversavano, portandola sempre più vicino al completamento.

    Le sue labbra erano sul suo collo, mordicchiando, succhiando e baciando. Le sua mani erano sotto la sua camicia, che le prendevano a coppa il seno, dando dei colpetti ai capezzoli con la punta dei pollici. Lui stava gemendo nel suo collo e le lasciava una scia di baci fino alla mascella e giù fino alla bocca, che reclamò avidamente.

    “Buffy, amore mio” respirò lui, il suo respiro caldo che le creava la pelle d'oca su tutto il corpo.

    “Spike” mormorò lei in risposta e si schiacciò più forte contro di lui, bisognosa di lui, bisognosa del rilascio. Non voleva che il piacere finisse e tuttavia non riusciva a fermarsi dal cercare il completamento. Voleva solo assicurarsi che lui fosse proprio lì con lei quando sarebbe crollata.

    Reclamò le sue labbra, stuzzicandogli la lingua con la propria, dilettandosi del suo inseguimento quando la ritirò nella sua bocca. Lo sentì ringhiare, profondo e basso, e il suono mandò onde d'urto fino alla sua fica.

    Dio, quello era eccitante.

    Bisognosa di respirare, strappò via la bocca dalla sua e gemette quando il suo schiacciarsi si fermò.

    Lui era pietrificato e teso contro di lei e Dio, lei aveva bisogno di-

    “Buffy.”

    I suoi occhi scattarono aprendosi e si posarono sui freddi e spaventati occhi blu. Si stava scusando con lei con i suoi occhi. Era così dispiaciuto. Perché era -

    Perché stavano sognando. Era un sogno. Tutto un sogno.

    Il suo corpo doleva, si sforzava, si allungava... aveva bisogno di quel rilascio. Lo voleva fortemente, e voleva che fosse lui a darglielo.

    Muovendo i fianchi così che la sua fica sfiorasse contro il suo cazzo coperto dai pantaloni della tuta; lui gemette e chiuse gli occhi. Si morse il labbro inferiore e le mani scattarono fuori da sotto la sua camicia, e lui la fermò, tenendola fermamente nella sua stretta. “Cosa stai facendo?” riuscì a farfugliare.

    “Spike, io... ho bisogno...”

    “Cosa, Buffy? Di cosa hai bisogno?”

    Lei mosse di nuovo i suoi fianchi, ignorando quanto strettamente lui la stava tenendo, ignorando il suo segnale affinché si fermasse. Non voleva fermarsi. Non era completamente sveglia; era ubriaca di lui, ubriaca delle sensazioni dentro di lei che turbinavano, ubriaca del suo desiderio di rilascio.

    Deglutì forte, e cercò i suoi occhi, cercò il suo consenso, il suo bisogno e il suo desiderio.

    Lui le rispose schiacciando le labbra sulle sue e rovesciandola. Le sue braccia avvolte attorno a lui, le dita immerse nei suoi capelli, che si attorcigliavano nei suoi morbidi riccioli.

    “Non ti prenderò” mormorò lui nella sua bocca, “io non lo farò.”

    Lei piagnucolò quando la mano di lui scivolò dentro i suoi pantaloni del pigiama e lui iniziò a strofinarla attraverso le mutandine. “Spike” gemette, la testa che roteava all'indietro sul cuscino.

    “Non lo farò” mormorò ancora lui. “Ti darò questo, ma non ti prenderò.”

    Era lì. Lei arrivò, urlando il suo piacere al cielo, mormorando il suo nome. Esplosioni di colore partirono come fuochi d'artificio dietro i suoi occhi e, proprio non appena era arrivata su, tornò giù, schiantandosi a terra.

    Schiantandosi contro la realtà.

    I suoi occhi si allargarono e alzò lo sguardo su di lui in orrore. “Mi dispiace”

    Ora i suoi occhi si allargarono, “Perchè? Perché sei dispiaciuta?”

    Lei scosse la testa, “Io – io non avrei dovuto farlo. Ero... sono venuta su di te!”

    “Buffy” disse lui gentilmente, accarezzandole il viso con la mano non fradicia. “Va bene, siamo venuti l'uno sull'altra”

    I suoi occhi si riempirono di lacrime, “Non va bene”

    Lei si commosse ancora di più al dolore visibile nei suoi occhi. “Perché?” domandò lui piano, “Perché è così male?”

    “Perché io – io mi sono approfittata di te”
    Lui alzò leggermente la testa all'indietro, guardandola come se avesse appena realizzato che era lì. “Cosa? Tu stai dicendo che ti sei approfittata di me?”

    “Sei sconvolto e hai i postumi di una sbornia. Hai avuto una brutta giornata ieri e una brutta nottata e – perché stai ridendo in quel modo?”

    Spike rotolò via da lei, “Oh Dio, questo è... questo è ironico. Mi hai aiutato a capire che 'puttaniere' sono stato e ora ti stai scusando con il 'puttaniere' perché lui ha fatto quello che sa fare meglio – far venire una donna. Ricordi che sono io quello che si approfitta dei deboli e bisognosi?”

    “Non devi farlo sembrare così duro” issò lei, tirandosi a sedere e sistemandosi.

    Lui guardò verso di lei, “Non t'è piaciuta la parte del 'far venire una donna'?”

    Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia e saltò giù dal letto, “No, non m'è piaciuta. Ma va bene. Perché possiamo far finta che questo non sia mai successo -”

    “Oh, no Principessa. È successo” le disse fermamente, rotolando fuori dal letto e mostrando ancora un'impressionante erezione. “E' successo e non c'è modo di tornare indietro. Almeno per me non c'è. È stato...” scosse la testa, “E' stata una maledetta rivelazione, Buffy”.

    “Di cosa?” chiese lei timidamente, spaventata da quello che avrebbe detto. Spaventata da quello che sentiva, da quello che lui sentiva, dall'implicazione di tutto quello.

    Lui sorrise, “Vedrai. Te lo proverò, Buffy”.

    “Proverò cosa?”

    “Che posso essere un brav'uomo. L'uomo che meriti”.

    “So che sei un brav'uomo, lo sto dicendo-”.

    Lui alzò la mano, fermandola. “No, lo so che lo stai facendo, ma non mi hai visto provare. Hai visto pezzetti, frammenti del brav'uomo. Io ti mostrerò di più di lui. Te lo farò vedere per tutto il tempo così non ci sarà dubbio che sarò buono”.

    I suoi occhi si restrinsero con sospetto, “Buono per cosa?”.

    “Buono per te, Buffy. Buono per te” Lui le si mosse di fianco, e lei lo lasciò fare, rimase in piedi lì e semplicemente lo guardò, domandandosi cosa stava facendo.

    Lui le sorrise teneramente e le prese a coppa un lato del visto. “Farò sì che tu mi ami”.

    Capitolo Venti

    Un po’ di sincerità è una cosa pericolosa, e la maggior parte delle volte è assolutamente fatale. ~Oscar Wilde


    Buffy lo fissò, immobile. “Che cosa?”

    “Farò in modo che tu ti innamori di me”, dichiarò lui ancora, apparentemente fiero di sé per aver fatto una tale dichiarazione.

    Lei agitò la testa e si allontanò da lui, “No, questa cosa non funzionerà”.

    Lui aggrottò la fronte, e le sue spalle si incurvarono. “Perché no?”

    “Perché per prima cosa, io già ti amo…”

    “Come amico! Tu mi vuoi bene come un amico”, chiarì lui, dicendolo come se il concetto lo disgustasse.

    Buffy da parte sua, divenne silenziosa per un minuto e poi agitò la testa di nuovo. “Io non voglio che tu cambi per me, Spike. Se stai cambiando, dovrebbe essere per te, per Alicia, non per chiunque altro…”

    “È per Alicia! E me, ma… non posso sperare che tu possa imparare ad amare l’uomo che ho bisogno di essere?”

    “Io ti voglio bene adesso!” esclamò lei, frustrata. “Perché stai dicendo questo? Da dove viene questo?” agitò lei le mani. “Dio, noi abbiamo appena… ci siamo toccati nel letto e ora tu stai… e io non… e io solo non… che diavolo sta succedendo?”

    “Buffy, la tua testa sta per esplodere-“

    “Sto bene, grazie!”

    “Calmati, piccola. Perché non ti siedi con me-“

    “Voglio fare una doccia. Voglio vestirmi. E voglio uscire da questa stanza. Okay?”

    Lui annuì col capo, “Okay, piccola, questo sembra come una buona idea.”

    “Sì, è una buona idea. Così sto andando a… andando a farlo.” Lei si sentiva completamente svuotata. Si sentiva come se fosse andata a dormire in un mondo in cui conosceva come stavano le cose, come funzionavano e cosa significavano, e come se si fosse svegliata in un nuovo mondo dove lei non conosceva come stavano le cose, come funzionano o cosa significavano. Tutto quello che sapeva era che non sapeva che diavolo stesse accadendo all’improvviso e i suoi ormoni furiosi e Spike sembrava essere il conduttore di questo piccolo viaggio mentale.

    “Oh Dio”, si lamentò nel bagno vuoto una volta che la porta fu chiusa dietro di lei.

    ***

    “Io penso”, iniziò Buffy non appena si sedette sul divano dopo che entrambi ebbero fatto una doccia e si incontrarono in salotto.

    “No, aspetta”, disse Spike, sedendosi di fonte a lei sul tavolino da caffè. “Desidero dirti quello che io penso. Lo stupido idiota che è stato preso a calci negli ultimi giorni, e si è sentito dispiaciuto per se stesso vorrebbe tenere il discorso, se non ti dispiace.”

    Unendo le labbra insieme, lei annuì col capo in accordo e si appoggiò indietro, in attesa.

    Lui incontrò gli occhi di lei. “Ti amo, Buffy. Sono innamorato di te. So che ora, sono una patetica scusa di uomo, ma so che posso essere l'uomo buono di cui tu parli , e così bene. So di averlo in me, malgrado il fatto che non abbia sentito molto di esserlo. È a causa tua, piccola. Perché tu lo vedi in me, perché tu desideri per me che io sappia che posso essere quell’uomo. Io desidero esserlo. Per me, per Alicia, e sì, per te. Desidero essere degno di Alicia che mi chiama ‘Papi’ e voglio essere degno un giorno di sentire le parole “ti amo” che escono dalle tue labbra. Puoi forse dire che un giorno desidereresti anche tu quello?”

    Lei prese un respiro profondo, “No”.

    Lui la guardò deluso, ferito e distrutto, “Perché no?”

    “Spike, io… Okay, quello è sembrato duro e ti chiedo scusa. È l'ultima cosa che hai bisogno di sentire ora.”

    “Al contrario, penso che dovrei assolutamente sentire questo. Perché fermarsi dall'essere brutalmente onesta con me ora, Buffy?” disse lui, con tono amaro.

    “Perché non mi piace essere brutale.” Disse di scatto. “Non mi piace ferirti benché Dio sa che tu non ti sia preoccupato di avermi ferita.”

    Lui restrinse i suoi occhi, “Quando?”

    “Uh, come tipo la prima notte ero qui?”

    “Io credevo che lo avessimo superato quello-”

    “No, mi hai ferita!” saltò su dal divano lei. “Tu mi hai accusata di comportarmi come un’amante capricciosa, ricordi? Di essere gelosa?”

    Gli occhi di lui si allargarono di comprensione mentre alzava lo sguardo su di lei. “Così tu…”

    “Sì, ero gelosa. Ho odiato vedere quella stupida sciaquetta qui e tu… che la toccavi. Io ero gelosa okay? Quello tuttavia, non ha niente a che fare col perché desidero che tu cambi. E non dovrebbe avere nessun rapporto col perché dovresti. È solamente insano per te. O per Alicia. O per qualsiasi rapporto che potresti avere in futuro.”

    L’espressione di lui divenne una di risoluzione, “Tu vuoi dire come ora? Come noi?”

    “Non c’è nessun noi riguardo a un rapporto che non sia di amicizia.”

    Lui si alzò in piedi, affrontandola, “Giusto. A causa di quello che ho fatto.”

    Lei evitò gli occhi di lui, abbassando lo sguardo, “Sì”. Tornando a guardarlo, prese un respiro profondo. “Spike, mi rendo conto che è forse un poco contraddittorio da dire che so che sei un uomo grande e che hai molto da offrire, ma non voglio che tu lo offra a me. Ed è duro da parte mia dire che ti amo, ma non desidero avere una relazione con te, non voglio amarti più di un amico perché sono egoista – ho paura per il mio cuore. Tu non sei conosciuto esattamente per essere fedele in quell'ambito e io… io solo non posso mettere il mio cuore sul filo in quel modo Spike.”

    “Specialmente non da quando non sono stato il miglior amico da quando sei qui.”

    Sospirando pesantemente, lei replicò, “Ed è finita. Non posso continuare a rinfacciartelo, ma…. yeah, è un esempio. Spike, io sento delle cose per te. Lo faccio. Ma io non…” lei agitò la testa, frustrata. “Desidero essere qui per te. Desidero continuare ad essere tua amica e desidero sostenerti nei cambiamenti che vuoi fare. Hai bisogno di me, io sono qui. Tuttavia. Non desidero essere una stampella per te. Io non voglio che tu metta sentimenti su di me che non sono realmente là perché ti stai sentendo vulnerabile ora-”

    “Buffy, fermati”, la implorò gentilmente Spike. Foggiando a coppa il lato del viso di lei, la guardò teneramente, “Io non sto ‘mettendo’ nessun sentimento su di te che non ci fosse già lì. Quando dico che ti amo non è perché voglio portarti a letto o perché ho bisogno di te qui o perché cadrò. Quando dico che ti amo, è perché amo tutto di te. Non ha niente a che fare con me, sei tu. Sì, tu mi fai ridere e sorridere, tu rendi facili le mie difficoltà e sì, ti prendi cura di me e mi lasci essere vulnerabile. Mi hai lasciato esserlo. Hai visto qualcosa che nessuno ha visto mai prima. Sei qui malgrado quello che ho fatto. Hai visto la parte migliore e quella peggiore di me e sei ancora qui. Quello è… Dio, Buffy, come posso non amarti? Sei il mio angelo. Sei così pura e-”

    “Ferma quella roba dell’angelo, per favore”, supplicò Buffy morbidamente con un gemito leggero.

    Schiarendosi la gola, lui annuì ed abbassò la mano. “Buffy, tu significhi tutto per me e io non lo mostro bene. Penso che in parte sia perché sono impaurito da quello che significa. Non sono mai stato innamorato prima, non così. E io ti amo-”

    Lei prese un respiro profondo, “Per favore, fermati, Spike. Io solo… io non posso fare questo ora, okay? È… così tanto ora. Troppo ed io non posso avvolgere la mia mente intorno esso-”

    “Sssh”, mormorò lui e l’attirò in un abbraccio. “Mi fermerò. Scusami. Io sono… un tipo appassionato, immagino. Mi fermerò. Noi solo…”

    “Solo ci concentreremo su quello che stiamo andando a fare per quanto riguarda Alicia e Sam”, disse lei saldamente.

    Lui annuì col capo, “Sì, concentriamoci su quello.”

    Staccandosi dall’abbraccio, lei si spostò sedendosi di nuovo sul divano. “Così, che cosa hai in mente per quello?”

    Lui le sorrise, la Buffy in affari era tornata. Dio, lui realmente l’amava. E, stava per trovare il modo perché avesse fiducia in lui.
    Capitolo Ventuno

    L'uomo che dice che ha esaurito la fine generalmente vuol dire che la vita ha esaurito lui ~Oscar Wilde


    Il piano era di parlare con Sam. Di dirle che lui voleva trascorrere più tempo con Alicia e lavorare su un programma per fare proprio quello. Buffy, sempre ottimista, credeva che se lui si fosse semplicemente presentato da Sam con un piano in mente, la sua ex-moglie avrebbe acconsentito.

    Quello confermava solo a Spike che Buffy davvero non conosceva bene Sam. Lui sapeva benissimo cosa sarebbe successo, e davvero non ne aveva nessun desiderio. Tuttavia, sentire la presenza di Buffy al suo fianco, l'energia tipo il suo Arcangelo Michele vicino a lui, lo faceva sentire come se avesse potuto affrontare qualsiasi cosa.

    E l'avrebbe fatto.

    Anche lui aveva un piano. Voleva Alicia nei fine settimana e si sarebbe preso il compito di accompagnarla a casa degli amici se aveva tali piani, di portarla a qualsiasi attività che aveva programmato, e sarebbe stato anche disposto a lavorare attorno ai progetti di Sam e Ryan – sempre che anche loro fossero stati disposti a lavorare attorno ai suoi. E, durante la settimana, voleva essere in grado di portarla fuori almeno due volte la settimana – impegni permettendo da parte di entrambi. Sapeva che una volta ricominciato a lavorare, sarebbe stato stressato per il tempo, ma non sarebbe stato tutto lavoro e nessun divertimento, e avrebbe preso accordi per poterla vedere. Inoltre, voleva trasformare la stanza degli ospiti nella sua camera. Ne avrebbe fatto una giornata apposita e l'avrebbe portata fuori a fare shopping per decorarla come voleva. Immaginava che se fosse stato elastico e disponibile a fare compromessi per quanto possibile con Sam – e con Alicia – questo avrebbe reso le cose più semplici.

    “Andrà bene, Spike” gli disse Buffy la mattina successiva mentre andavano verso casa di Sam.

    L'idea era che Buffy avrebbe distratto Alicia così che lui potesse avere del tempo da solo con Sam. Non voleva una replica di sua figlia che testimonia lui e Sam litigare, e beh, sapeva che era impossibile pensare che non sarebbe successo. Lui aveva un caratteraccio, Sam aveva un caratteraccio e metterli insieme nella stessa stanza a discutere di Alicia e del suo essere genitore era legato a provocare degli innalzamenti di voce.

    “Ti ho mai detto che il tuo eterno ottimismo è allo stesso tempo rinfrescante e fastidioso?” le disse lui sarcasticamente.

    Lei gli rivolse un'occhiataccia e si strinse nelle spalle, “Oh beh. Abituatici”

    Allungandosi le prese una mano nella sua, ignorando quanto lei si tese e come cercò di allontanarsi. Le strinse gentilmente la mano e la lasciò andare, non volendola mettere a disagio o attribuire qualcosa alle sue azioni. Non ancora comunque. Far sì che lei si fidasse di lui e l'amasse nel modo in cui lui voleva avrebbe preso tempo, e lui voleva assicurarsi di darle quel tempo. Per ora almeno. Stava imparando che doveva affrontare un problema alla volta e al momento, il problema era Sam.

    Non che Buffy fosse un problema che doveva affrontare, era più la donna che doveva sedurre. Tuttavia, non la stava seducendo con i suoi soliti metodi usati. No, doveva sedurre la sua mente e il suo cuore, non il suo corpo. Il suo corpo, lo sapeva dalla precedente mattina, lo voleva. E, lui sapeva che anche il suo corpo la voleva in un certo senso, ma doveva guadagnarsi la sua fiducia per poter vincere il suo amore e spostare la sua mente dal fatto che non stava cercando una riparazione veloce ai suoi problemi, non si stava appoggiando a lei per supporto – sebbene, a dire la verità, lo stava facendo. In un certo senso.

    Non era tutto bianco e nero, questo era certo. C'erano così tanti grigi ed era confusionario ed era dappertutto e... Dio, era esausto di ciò. Il suo corpo doveva ancora raggiungere la sua mente. Era estenuante fare cambiamenti nella tua vita. Era estenuante già arrivare alla loro comprensione e poi fare veramente qualcosa al riguardo toglieva molto da una persona.

    “Grazie, passerotto” disse lui con calma, ingannando la tensione che si stava aprendo nel suo stomaco, provocandogli una leggera nausea.

    Sentì i suoi occhi su di sé, studiarlo da vicino e la guardò con sguardo assente, in attesa.

    “Spike” iniziò lei, “So che sarà dura, lo so questo. So che Sam opporrà resistenza all'inizio probabilmente-”

    “Probabilmente?” squittì quasi lui. “Prova maledettamente di sicuro”

    “Okay, ma non lasciare che ti distolga da quello che vuoi fare. Sai cosa aspettarti, quindi non lasciare che ti sposti o che metta in dubbio nella tua testa le tua abilità come padre”

    “Buffy, tu dimentichi che Sam non deve mettermi quei dubbi in testa. Ci sono già”

    “E allora questa è la tua sfida. Puoi farcela o getterai la spugna quando la cosa diventa troppo difficile?”

    Le rivolse un'occhiata furtiva. “Ti insegnano questa roba alla scuola per agenti immobiliari o cosa?”

    Lei sorrise, “Già, lo fanno. Conosci il mio rivale?”

    “Finn,” ringhiò Spike.

    “Giusto, Riley. Allora, ci sono giorni quando mi sta davanti e mi sento... inutile. Come se facessi schifo nel mio lavoro, anche se so che sono brava a farlo. Penso di voler abbandonare e che non sarò mai brava come è lui. E, non aiuta che lui me lo sbatta in faccia. Ma sai cosa?”

    “No, ma sono sicuro che me lo dirai”

    Lei lo schiaffeggiò leggermente sul braccio, “Lui non lo capisce, ma quando me lo sbatte in faccia in quel modo, mi getta il guanto di sfida. Io accetto la sfida perché non posso lasciare che lui vinca. È la stessa cosa con te e Sam. Tu ami Alicia e sai che lei ti ama. Sai che puoi prenderti cura di lei nel modo in cui vuoi prenderti cura di lei, che puoi fare tutte le cose che fa Sam. Lungo la via, lascerai che Sam ti convinca che non ce la faresti-”

    “Lei non è del tutto colpevole, Buffy. Ho parte anch'io in tutto questo”

    “Oh, si, ce l'hai. So che ce l'hai. Ma fino a quando Sam era lì a scavare buche sulle tue abilità come genitore, ti sei messo in testa che aveva ragione, quindi non senti di dover provare. È come la persona a cui è stato detto per tutta la vita che è un disastro. Se a qualcuno viene detto abbastanza, crederà che sia vero e non cercherà niente di meglio. Penseranno, a che scopo? Riusciranno a farne un disastro comunque”

    “Sei davvero brava in questo, passerotto”

    Lei scrollò le spalle, “Forse non lo sai, ma io ti studio molto attentamente”

    Lui la guardò, ghignando, “Davvero?”

    Lei annuì, guardando altrove da lui e fuori il finestrino. “Yep”

    Lui lasciò stare e cadde il silenzio fino a quando arrivarono nel vialetto di Sam.

    Dopo aver parcheggiato la macchina e spento il motore, Spike prese un profondo respiro per calmarsi. Buffy gli mise una mano sul braccio, e lui la guardò, sapendo che gli stava implorando di farlo.

    “Puoi farcela. Pensa ad Alicia e al rapporto che vuoi avere con lei” gli disse lei.

    “E ricorda che sei un adulto, giusto?”

    “Giusto”

    “Uscendo dalla macchina, si fecero strada fino alla porta per trovare Sam in piedi lì, braccia incrociate sul torace, che li fissava. Stava studiando Spike con grande attenzione, gli occhi ristretti per il sospetto, la bocca piegata verso il basso in un cipiglio. “Cosa sta succedendo?”

    Spike prese un profondo respiro, “Voglio parlare con te”

    “Riguardo?”

    “Alicia.”

    “Cosa riguardo lei?”

    “Voglio passare più tempo con lei. Voglio elaborare un piano con te”

    Lei alzò un sopracciglio e poi fece qualcosa che non si era aspettato. Lei rise. Forte.

    Oh si, sarebbe andata bene.


    Capitolo Ventidue

    Sii te stesso; tutto il resto è già fatto. ~Oscar Wilde



    Buffy si aspettava qualcosa di simile. Qualcosa di simile, ma non quello, non una risata da piegarsi in due. Quello la mandò in collera, le gonfiò le piume, ma quello che la fece assolutamente star male fu quando vide lo sguardo sul viso di Spike – completamente deluso - e poi notò Alicia provenire da dietro sua madre.

    Lei ammiccò a suo padre e alzò lo sguardo a sua madre. "Che cosa sta succedendo?" chiese innocentemente.

    La risata di Sam morì in un sospiro morbido e lei guardò giù sua figlia, raddrizzandosi e sistemandosi nel contempo. "Nulla, dolcezza. Papà mi ha appena raccontato una barzelletta, questo è tutto. "

    Buffy si morse l’interno della guancia per impedirsi di urlare dietro a Sam. Invece, lei prese una decisione immediata, e poi dirigendo la sua attenzione a Sam con un amorevole sorriso. "Ehi, Alicia, vuoi venire a fare un giro con me?" Lei guardò Sam direttamente negli occhi, lasciando sapere alla donna che una volta pensava fosse una bella persona e una buona amica, che lei stava dalla parte di Spike e che si intendeva di affari.

    Sam incontrò i suoi occhi con un leggero sguardo luccicante e aggrottò la fonte.

    "Se va bene a tua mamma, naturalmente", aggiunse Buffy.

    Sam la guardò negli occhi per un minuto prima di concedere con un cenno del capo. "Certo, va bene.”

    "Grazie", disse Buffy, e significava quello. "Perché non prendi quello di cui avrai bisogno piccola? Andremo al parco, forse potremmo pranzare se non hai già mangiato? Suona bene?"

    Alicia annuì eccitata saltellando.

    Sam uscì di casa con forza, fulminandoli entrambi mentre stava in piedi in veranda. "Che diavolo è questo?" Chiese.

    Buffy aprì la bocca per dire qualcosa, ma Spike alzò una mano, sembrava che avesse anticipato quello che lei stava per fare.

    "Te l’ho detto, voglio parlare con te di Alicia per trascorrere più tempo con lei.” Disse Spike con calma. Buffy era rimasta sorpresa dal livello di serenità e fermezza che lui stava esibendo. Era così orgogliosa di lui. Tuttavia, doveva mantenere salda se stessa e non agire frettolosamente ancora. C’era ancora un molta terra da percorrere prima, ma per questo primo passo, lei era orgogliosa.

    Increspando le labbra insieme, Sam guardò Buffy. "Allora, hai qualcosa a che fare con questo?"

    Buffy aprì la sua bocca, ancora una volta, per rispondere, e Spike alzò la sua mano di nuovo. "No, lei non c'entra. Questo viene da me, Sam, tutto da me. Possiamo parlare, per favore? Come adulti?"

    Stringendo la mascella, Sam annuì vivacemente, “Bene. Andiamo". Lei entrò in casa, lasciando a Spike e Buffy nient’altro da fare che seguirla.

    Buffy lo guardò, "Spike -"

    "E’ okay, piccola. Posso farlo. Lei è un drago, ma c'è una ragione per questo. Non mi assumo tutta la responsabilità, ma mi prendo la maggior parte di essa. So quello che ho fatto e sto ottenendo ciò che merito."

    Lei lo fissò, e lo stupore la stava riempiendo. "Wow."

    Lui ghignò, "Quello suonava come tutto adulto e profondo no?”

    Lei lo colpì giocosamente, ridendo scioccamente, "Lo era. Credi in quello che hai appena detto?”

    Annuì, girandosi solenne, "Come potrei non farlo? Questi ultimi giorni sono stati una dannata rivelazione, Buffy. Sto tenendo lo specchio davanti al mio viso e sto vedendo cosa ho fatto, e cosa sono diventato. E non solo ad Alicia, ma a quelli che amo." Lui la raggiunse e le accarezzò il lato del volto, "Come te."

    Lei prese la sua mano dal suo viso e la strinse, sorridendo dolcemente. "Tipo come Il ritratto di Dorian Gray?"

    Egli annuì, "Già. Ma, voglio rendere quella immagina bella, voglio trasformarla in un buon uomo, non un vile. "

    "Stai entrando o cosa?" Disse Sam quasi abbaiando dallo specchio della porta.

    "Ah, il drago sputa fuoco aspetta", meditò Spike mentre Alicia usciva da casa, uno zaino blu sopra la spalla.

    "Stiamo andando tutti insieme?" chiese Alicia attentamente, guardando suo padre.

    Spike sorrise calorosamente: "No, piccolina. Tu vai con Buffy e io resto qui a parlare con la tua mamma okay? "

    Alicia lo squadrò attentamente, “Tu resti?"

    Spike annuì, "Io resto."

    "State per litigare di nuovo?"

    Spike scosse il capo, "No piccola, non stiamo per litigare nuovamente. Parleremo soltanto."

    "A proposito di che cosa?"

    "Te. Come ti senti riguardo al vedere il tuo vecchio più dei fine settimana? "

    Alicia si spalancarono e poi si restrinsero, "Vuoi vedermi di più?"

    "Sono certo di farlo, piccola."

    "Perché?"

    Quello doveva ferire, e Buffy lo poteva dire dall'espressione sul volto di Spike.

    "Perché io ti amo, Alicia. Tu sei mia figlia. "

    Alicia fece spallucce, "Sì, ma non hai mai voluto vedermi di più oltre il fine settimana."

    "Beh, lo farò adesso. Ti piacerebbe? Desideri vedermi di più? Vuoi fare una stanza per te per rimanere nel mio attico? Una camera solo per te che puoi decorare. "

    Alicia sorrise, "Sembra che sia divertente."

    "E durante la settimana forse potremmo cenare un paio di volte tu ed io. Recuperare delle cose. Potresti dirmi della tua settimana e io posso dirti della mia. "

    "Non abbiamo mai parlato di queste cose prima" disse Alicia onestamente.

    "Non significa che non si può iniziare."

    "Ma che cosa se sto andando a casa di amici?"

    "Ci lavoreremo intorno. Pensi che potresti avere del tempo per me nel corso della settimana, dolcezza? "

    "Tu avrai del tempo per me?"

    Spike annuì.

    "E che cosa riguardo le tue ragazze? Ci saranno anche loro? " lei arricciò il naso, "non mi piaceva Harmony, papà. Ha rubato il mio lucidalabbra alla fragola. "

    "No, baby, le mie ragazze non verranno con noi. Saremo solo io e te."

    "Prometti?"

    "Sì."

    "E tu non starai a parlare al telefono tutto il tempo?"

    "No, sarà solo te e me. Spegnerò il telefono."

    "Prometti?"

    "Sì."

    "Immagino che va bene allora."

    "Posso avere un abbraccio?"

    Alicia annuì e volò tra le braccia di suo padre stringendolo forte. "Stiamo andando ora?"

    "Sì certo, piccola”, la rassicurò Buffy. "Sali nell’auto di papà e andiamo."

    ***

    "Quindi, hai reso tua figlia felice e hai Buffy al tuo fianco?" chiese Sam dopo che Alicia e Buffy se ne andarono. Ora loro stavano al tavolo della cucina, una brocca di tè freddo e un paio di bicchieri tra di loro. Spike era sconvolto solo per l'offerta di una bevanda.

    "Non è così, Sam", le disse con un sospiro stanco, calmandosi. "E lo sai."

    "Come riguardo a parlare con me prima di Alicia circa i tuoi piani?" sparò Sam.

    Spike serrò la sua mascella. "Divertente, ma pensavo che nostra figlia avrebbe voluto ascoltare per prima. Tu mi stai dicendo che è cresciuta, ho pensato di chiedere a lei se desiderava vedere di più suo padre-”

    "Per darti una facile via d'uscita così da non doverlo fare davvero, o perché vuoi essere suo 'amico'?"

    Sospirando pesantemente, Spike si calmò di nuovo "Non vedo come altro rispondere se non soltanto che ho scavato da solo un buco. Sono condannato se lo faccio e sono condannato se non lo faccio con te."

    "Quanto tempo durerà questo? Finché Buffy se ne va? "

    "Sam-"

    "Perché il suo cuore verrebbe spezzato se non hai intenzione di seguire le promesse che le hai fatto. Come quando le hai promesso un giro su un cavallo quando aveva cinque anni, ma la tipa della settimana richiedeva la tua attenzione. Oppure quando aveva sette anni e le hai promesso di portarla a Disney sul ghiaccio solamente che 'qualcosa è venuto fuori'. Oppure i fine settimana del passato in cui hai 'dimenticato' di venirla a prendere. Sto dicendo che adesso, fai così e la ferisci, e io ti porterò in tribunale e mi accertarò di non fartela vedere di nuovo. Tu non vedi le sue lacrime e l'amarezza quando non ti presenti a mantenere le tue promesse. "

    Spike seduto lì, stordito, il suo cuore andava in frantumi al pensiero di tutte le promesse che aveva fatto e non aveva mantenuto alla sua preziosa bambina. Ha. Preziosa piccola bambina eh? Non l'aveva trattata in quel modo ora vero?

    E Buffy vedeva del buono in lui? Dove?

    Mandando giù il nodo in gola, disse con una voce tremolante "Io voglio fare questo. Voglio fare... Tutto. Le riunioni genitori - insegnanti, i giochi con la palla, le recite di danza - tutto. "

    "Il tuo calendario con le riprese non permette di fare tutto."

    "Allora io farò quello che posso."

    "Perché l'improvviso cambiamento?"

    "Devo dirti i motivi per cui sento il bisogno di cambiare la mia vita?"

    "Forse questo mi renderebbe più simpatica e comprensiva riguardo al perché voglio correre il rischio di rompere il cuore di Alicia. Ancora una volta. "

    Spike prese un respiro profondo, "Perché ho capito che ho fatto alcune scelte sbagliate. Ho ferito Alicia e rischio di perdere tutto. E mi fa male sapere che non può condividere le cose con me. Che sono fuori dal giro e - "

    "Non te n'è mai importato prima, perché adesso?"

    "Ero uno stupido, Sam, okay. So che lo ero. Ero tutto su di me", lui scosse il capo, "quando penso a quando era una bambina e a come mi sentivo vicino a lei... Lei è mia. Metà di lei è me e lei è incredibile per me. Lei è la mia carne e sangue e ho sprecato tutto questo tempo per... Cosa? Niente. Un po’ di semplici emozioni, mai importanti. Non il modo in cui lei lo è. Voglio che lei sia in grado di dirmi del suo ragazzo e cosa sta accadendo nella scuola e nelle sue attività. Io non voglio saperlo da altri ... voglio sapere tutto su di lei. Ho fottuto Sam, lo so. Ho perso la barca e ho spezzato il suo cuore e non posso riavere quel tempo indietro, non posso riavere niente indietro, ma posso fare meglio da ora in poi. Io voglio essere suo padre. L'unico suo papà. Per favore, solo... Permettimi di dimostrare che posso farlo. "

    Sam lo fissò duramente e a lungo, e Spike poteva vedere che stava avendo una battaglia interna con se stessa. Le sue labbra erano strette, si appoggiò indietro ed incrociò le braccia. "Io lo intendevo, William. Falle del male ed il gioco è fatto. Assicurati di capire in cosa ti stai cacciando prima di impegnarti in tal senso. "

    Spike annuì con impazienza, "Io voglio questo. Voglio impegnarmi in questo. Sam, io... voglio farlo anche con te. "

    Lei lo guardò con uno sguardo attento, "Quel tempo è passato da tanto."

    "Forse per alcune cose, ma non per tutte."

    "Pensavo di essere immune al tuo fascino", mormorò lei, guardando verso il basso. "Come sei riuscito a convincermi di questo?" chiese lei, guardandolo.

    "Forse perché puoi sentire quanto sia serio."

    "Forse", sospirò lei, "E' tempo di fare o di rompere."

    "Non ti deluderò."

    "Non è solo per me William --"

    "Lo so. Lo so, è per Alicia anche, e so che l’ho delusa e voglio rimediare. "

    Alzandosi, Sam andò al frigorifero e afferrò il calendario appeso su di esso. "Va bene, facciamo alcuni piani allora."

    Capitolo Ventitre

    C'è lussuria nel senso di colpa. Quando ci biasimiamo, sentiamo che nessun altro ha il diritto di biasimarci. ~ Oscar Wilde


    Entrando in cucina con Alicia a rimorchio, Buffy trovò Spike e Sam curvi su un calendario e alcuni fogli, oltre al palmare di Spike. Alicia e lei gelarono e li fissarono.

    “Va tutto bene?” chiese Buffy con cautela.

    Spike alzò gli occhi verso di loro da oltre la spalla, “Stiamo facendo un programma. Briciola, a te non da fastidio se Papà ti porta alla lezione di danza vero?”

    Alicia fissò il padre, stordita. “No” rispose lentamente. “Mi porterai alla lezione di danza?”

    Lui annuì.

    “Perché?”

    “Così che dopo possiamo cenare insieme” disse lui come se fosse un evento di tutti i giorni e non qualcosa di nuovo che stava appena cominciando.

    Alicia sbatté gli occhi, “Okay”

    “Grande” disse Spike e si voltò di nuovo verso il suo palmare. “Danza alle sei di pomeriggio. Ce l'ho”

    Alicia scrollò le spalle e saltellò via, “Vado a vedere un film!” urlò da oltre la spalla.

    Buffy rimase in piedi lì, incerta su cosa dovesse fare.

    Sam alzò gli occhi su di lei, “Buffy, avevamo quasi finito qui se vuoi prendere posto”

    “Um, okay” concordò Buffy, sentendosi a disagio. Era qualcosa per la quale lei dovesse rimanere in giro o era qualcosa che doveva lasciar fare a loro? “Sapete cosa? Andrò di sopra a vedere che film-”

    “Passerotto” disse Spike, allungandosi. Le prese la mano e la strinse, tirandola verso una sedia. “Rimani, per favore. È okay” Le sorrise e lei immediatamente si rilassò. Lei ricambiò il sorriso e poi si concentrò su Sam che aveva una strana espressione sul viso. Desiderio... forse del rimpianto. Sam aveva un'espressione di desiderio e rimpianto, e Buffy aveva la strana sensazione che ci fosse una storia lì.

    ***

    “So che non sei contenta di me” disse Sam più tardi dopo che i piani furono fatti e Spike era andato a dire addio ad Alicia.

    Buffy sbatté gli occhi e si schiarì la gola. “Beh, io-”

    “Pensi che sono dura con lui solo per il piacere di essere dura con lui. O perché sono ancora arrabbiata con lui per avermi tradita” disse Sam, in tono ovvio.

    “Beh... si” disse Buffy lentamente.

    “Posso capirlo questo, e in parte è vero. In parte. Sono ancora arrabbiata con lui per avermi tradita-”

    “Sam, non devi dire a me questo-”

    “Devo perché sei tu la donna nella sua vita ora”

    “Alicia è la donna nella sua vita” disse Buffy in tono deciso.

    Sam scosse la testa, “Non sono stupida, Buffy, riesco a vederlo. Il modo in cui ti guarda, il modo in cui ti tratta... ti tratta meglio di qualsiasi sciattona che si è portato dietro. Sai perché? Prova rispetto per te. Ti ama”

    Buffy deglutì e aprì la bocca per parlare, ma Sam la tagliò corto. “E sono gelosa. Riesco ad ammetterlo. Sono gelosa perché non mi ha mai amato. Mi ha amato come un'amica, ma non mi ha mai amato nel modo in cui ama e – come un'amante e un'amica. Come qualcuno a cui può dare tutto se stesso. L'ho osservato durante gli anni, Buffy, l'ho osservato nascondersi e darsi delle arie e diventare questo tipo che pensava di dover essere per guadagnare amore e rispetto... Non fa questo con te. Con te, è reale. È se stesso. Quel se stesso che conoscevo tanto tempo fa unito ad un'aria di fiducia in sé che è reale e non finta. Lui è... è non solo William e non è solo Spike, è da qualche parte nel mezzo”

    “Sam, hai amato Spike, mai?”

    Sam aggrottò la fronte leggermente e sorrise con una scrollata di capo, “Te l'ha detto vero, huh? Questo è quello che credeva”

    “E così facevi tu allora”

    “Si, è vero. Lo ammetto era basato più su amicizia e sostegno, ma dopo che mi tradì, realizzai quanto veramente lo amassi. Mi ferì nel profondo, mi fece a pezzi sapere che era con qualcun altro, che qualcun altro era lì... e tutti questi anni dopo – si, amo Ryan, non fraintendermi, è così, ma c'è una parte di me che apparterrà sempre a William. Non penso di aver mai superato quel dolore e non penso che lo farò mai. Penso che sia da qui che proviene un po' di quella rabbia – infatti; so che è così. Sono io arrabbiata con me stessa per non essere in grado di superarlo e arrabbiata con lui per provocarmi questa rabbia... è un circolo vizioso. Tuttavia, è solo una piccola quantità paragonata alla rabbia che sento a beneficio di Alicia”

    Buffy annuì solennemente, “Lo so”

    “Lui mi ha detto che ha capito di aver fatto alcuni errori e che vuole ripararli adesso. Solo una piccola parte di me crede che tutto questo sia opera sua e non tua”

    “Sam-”

    “E gli ho detto che in pratica, se le spezza di nuovo il cuore, gli toglierò completamente Alicia. Lui ti ascolta, Buffy. Assicurati che lo capisca questo, lo farai?”

    Buffy annuì, “Sam, mi dispiace”

    “Per cosa? Di cosa devi essere dispiaciuta?”

    “Non sono sicura, ad essere onesti”

    Sam scosse la testa, “Non scusarti per lui, Buffy. Ha bisogno di confessare i suoi errori, non inventare scuse e non avere altri che inventano scuse per lui. Ha fatto cose che meritano la mia ira, la tua ira, la ira di Alicia e la lista continua... importa non cosa ha fatto, importa cosa fa adesso”

    “Mi associo con tutto il cuore” disse Buffy annuendo in accordo.

    “Mi piaci davvero, Buffy”

    “Grazie, Sam. Mi piaci anche tu”

    “E sono anche gelosa di te”

    Deglutendo forte, Buffy aprì la bocca per parlare e fu ancora una volta tagliata fuori. “Chiamami quando vuoi venire a cena” disse Sam piano e uscì fuori dalla stanza.

    Sistemandosi all'indietro sulla sedia, Buffy meditò sul nuovo pezzo di informazione mentre aspettava che Spike si unisse a lei.

    ***

    “Sei tranquilla” fece notare Spike più tardi a Buffy mentre guidavano per tornare al suo attico.

    “Davvero?”

    “Lo sei. Che sta succedendo dentro quella tua graziosa testolina?”

    Buffy scrollò le spalle. “Solo cose” Non pensava fosse appropriato dire a Spike cosa le avesse confessato Sam. Concesso, era prima di tutto amica di Spike, tuttavia, aveva un qualche tipo di relazione con Sam e la rispettava abbastanza da non vuotare il sacco sulla verità dei suoi sentimenti per Spike. Inoltre, non pensava fosse qualcosa che Spike sarebbe stato in grado di affrontare bene e non era semplicemente compito suo dire niente. Stava a Sam se si fosse mai sentita imposta a dire qualcosa.

    “Ti dispiace condividerne un po'?”

    Buffy gli sorrise debolmente, “Non sul serio”

    Allungandosi, Spike le prese la mano tra le sue, “Vuoi uscire stasera? Andare a cena? Forse un club o qualcosa? Solo per uscire e divertirsi?”

    Buffy annuì, “Sembra divertente – ma, tu, sai, berrai molto?”

    Spike rise, “No, passerotto, non berrò molto. Andremo semplicemente fuori e prenderemo in giro le altre persone come facciamo sempre”

    Buffy rise, “Sembra perfetto” Sbuffò, “Siamo dei tali idioti”

    “Buffy?”

    “Si?”

    “Grazie”

    “Non devi ringraziarmi”

    “So che non devo, ma lo faccio lo stesso”

    Stringendogli la mano si voltò per guardare le località della California oltrepassarla.


     
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  5. p.i.a
     
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    Questa ff la adoro!!!!
    e vorrei
    desidererei da mmmmmmmorire leggerla tutta :D
    ...io tiro il sasso :rolleyes:
     
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  6. spuffyworld
     
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    Capitolo Ventiquattro

    Ogni volta che si ama è l'unica volta che si abbia mai amato ~ Oscar Wilde


    Quando Buffy Summers si lasciava andare, si lasciava andare. E qui Spike pensava che sarebbe stata una specie di bastone nel fango; il che era ridicolo considerando che era stato con lei prima e sapeva quanto potesse essere divertente.

    Con un po' di alcol in lei, era uno spasso. Era sgargiante e spiritosa. Era anche abbastanza estroversa e rideva facilmente. Non la voleva che necessariamente ubriaca, solo che si lasciasse andare. Che si lasciasse andare sufficientemente per divertirsi e ed essere ancora in grado di avere una conversazione con lui. Quello sembrava essere l’obbiettivo di lei, come pure quello di rallentare dopo il primo paio di drink. La ragazza, lui realizzò, era un peso piuma.

    "Quindi, come ti senti riguardo a tutto?" chiese Buffy mentre sorseggiava il suo Margarita alla fragola e lo studiava da vicino.

    Sogghignando, lui prese una gran sorsata di birra. "Mi sento grande."

    "Come un uomo nuovo?"

    "Non ancora lì, ma vicino. Mi sento come se forse un po' dell’oscurità nella mia immagine stia alquanto scomparendo. "

    "Ah, il contrario di Dorian Gray?"

    "Esattamente."

    "Tu sei così intelligente, Spike", si lasciò sfuggire di bocca lei. Gli occhi che si allargavano come se non potesse credere di averlo detto a voce alta. Come se fosse una cosa negativa.

    Lui rise di soppiatto, "Grazie, anche tu lo sei passerotto. Perché hai l’espressione come se non avessi dovuto dirlo? "

    "E' solo uscito." Lei appoggiò la propria bevanda. "Devo rallentare."

    "Dirmi che sono intelligente non è una cosa cattiva, sai."

    "Lo so, io solo... io solo - "

    "Hai altre cose che ti girano in testa che hai paura che potresti condividere?"

    Lei annuì con foga.

    "Perché? Perché potrebbero metterti nei guai se le dici? "

    Annuì nuovamente.

    "Ad esempio come vuoi il mio duro, caldo corpo."

    Lei iniziò ad annuire e poi bruscamente si fermò. "Imbroglione."

    Lui rise, "Avanti, dillo. Io ti dirò quanto ti voglio per primo se ti farà sentire meglio.”

    "No! Quello certamente non mi farà sentire meglio!”, esclamò lei, indignata.

    "Perché no? Non vuoi sapere quanto sei desiderata?"

    "È facile desiderare un corpo, Spike", strascicò le parole lei.

    "Io non desidero solo il tuo corpo, Buffy, e lo sai", disse lui severamente.

    "Possiamo parlare di qualcos'altro, per favore?"

    Lui sospirò: "Perché? Non pensi che dobbiamo parlare di questo, ad un certo punto? "

    "Sì, ad un certo punto. Ad un certo punto non è ora. "

    "Ti piacerebbe invece ballare? Forse sfregarti contro il mio caldo e duro corpo?” chiese lui innocentemente.

    Questo gli valse una nuova occhiataccia e un arrossire. Dio, era adorabile.

    "Forse troverò qualcun altro contro strusciarmi, mister Pantaloni-Impertinenti", disse lei indignata, e di filato andò verso la pista.

    Afferrandole rapidamente il braccio, con i riflessi di un felino, lui portò il suo profilo contro il proprio, deliziandosi del respiro affannoso che le uscì dalle labbra unito allo sguardo di shock e lussuria.

    Ghignando diabolicamente, le mise lentamente alcuni capelli dietro l'orecchio ed incontrò i suoi occhi con i propri, il suo sguardo non vacillante. "Non ci sarà strusciamento con nessun tranne che me”, le disse.

    Lei alzò un sopracciglio. “La stessa cosa vale per te?"

    Lui annuì, "Lo stesso vale per me."

    "Fino... a meno che...?”

    Lui scosse la testa: "No fino a quando, e non a meno che."

    "Dovrai scusarmi se non mi fido di te", gli disse lei senza mezzi termini.

    "Lo so che non lo fai. Non completamente comunque. Non ti ho mai dato alcun motivo di avere fiducia in me. "

    “L'ho fatto prima. Prima...", strascicò lei, evitando i suoi occhi.

    "Prima che mentissi. Prima che ti promettessi che saremmo stati solo noi e ho fatto entrare di nascosto qualcuno. L’ho afferrato. L'ho capito."

    "E le parole, Spike, le belle parole. Io non le credo. Come faccio? Le hai utilizzate su tutti gli altri. "

    "Il significato dietro di loro -"

    "Quando mi dici che mi ami, quello... Dio, io non voglio farti del male e stasera non era su questo - "

    "Dimmi."

    Lei prese un respiro profondo e lui si sostenne per l'impatto delle sue parole. Lei aveva ragione, stasera non era a questo riguardo, non era riguardo a pesanti conversazioni, e sul fare a pezzi il rapporto che lui voleva così disperatamente con lei, e non era che lo voleva così tanto, lui ne aveva bisogno. Aveva bisogno di lei, molto semplicemente.

    Il suo sguardo rimase sospeso in quello di lei. Lei aveva bisogno di sapere che lui era lì, roccia solida, e che avrebbe preso quello che voleva dargli, quello che meritava. Non se ne sarebbe tirato fuori quando le cose sarebbero diventate troppo toste, no, era un uomo cambiato, un work in progress per così dire, e questo era dove manteneva i piedi piantati fermamente per terra e prendeva ciò che gli veniva dato.

    "Quando mi dici che mi ami, io non ti credo", si lasciò sfuggire lei.

    Che male; faceva. Lui deglutì e annuì lentamente, "Okay. Perché? "

    "Che cosa vuol dire perché? Lo sai perché. A quante donne l’hai detto e non l'ho intendevi sul serio mai? A quante donne l'hai detto, per ottenere ciò che desideravi da loro? "

    “Buffy-”

    "E io non voglio essere come loro, Spike. Non posso. Questo...", lei gesticolò indicando loro due. "Non può succedere."

    "Mi ami, Buffy?"

    Lei gelò. "Che cosa?"

    "Mi ami? Sei innamorata di me? "

    "Ciò non ha nulla a che fare con tutto questo."

    "E’ tutto ha a che fare con tutto"

    "No", scosse lei la testa con forza.

    "No, non me lo dici, oppure non mi ami?"

    “Spike-”

    "Tu sei una schifosa bugiarda, lo sai questo? Tuttavia funziona bene con me. Ti rendi conto che non puoi mentire in modo da evitare di dire qualcosa del tutto?"

    "Ti rendi conto di come incredibilmente persistente tu sia?" ribatté indietro lei.

    Lui rise. "Sì, lo sono. Soprattutto quando si tratta di qualcosa che voglio tanto come desidero te. "

    "E’ solo questo. Tu vuoi me. Per che cosa? Perché senti gratitudine. Gratitudine non è amore. "

    "Per cosa sento gratitudine verso di te esattamente?” chiese lui seccamente.

    "Per essere qui con te e per sostenerti in tutto quello che stai attraversando."

    Lui la liberò, "E la metà di questo non starebbe accadendo se non ti avessi trattata male ripetutamente da quando sei arrivata qui."

    Gli occhi di lei si allargarono e le sue mani si chiusero a pugno. “Oh, così cosa? Ora è colpa mia per i cambiamenti? Eri realmente così felice del modo in cui andava la tua vita prima?

    Lui sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi. Scosse la testa: "No, non lo ero. Mi dispiace. Ho solo sentito qualcosa lì e ho colpito.”

    "Cosa stavi sentendo?" chiese lei, curiosamente.

    "Dolore", ammise lui. "E non sai che cosa c’è voluto per me solo ad ammetterlo a te. Io non... io non mostro bene i miei sentimenti, i miei veri sentimenti. Specialmente quando sto male. Ma c’è. Tu che mi rifiuti- "

    "Io non ti sto rifiutando -"

    "Tu che mi rifiuti mi ferisce. E non ha importanza quando qualche ragazzetta che sto guardando – stavo – guardando per cercare di scopare mi rifiuta”

    "E' mai accaduto?" chiese lei, gli angoli della bocca si alzarono in un sorriso sardonico.

    Lui sorrise: "Sì, accade." Prendendo un respiro profondo, continuò, "Ma quando tu rifiuti me Buffy, fa male. Mi spezzi il cuore. Sei solamente tu."

    "Io non ti sto rifiutando, Spike. Sto cercando di proteggermi. Te l’ho già detto, sto difendendo il mio cuore e mi dispiace se è il tuo a trovarsi sotto il tiro incrociato di questo- "

    "Beh, dato che non credi che io abbia veramente un cuore, non dovrebbe esserci problema."

    "No", disse lei fermamente: "Non pensare che tu farmi venire il senso di colpa per farmi ammettere o far fare qualsiasi cosa -"

    "Io non sto cercando di, mi spiace io solo -"

    "Argh! Possiamo fermarci? Stiamo girando in circolo. Io dico qualcosa che ferisce, tu ripaghi con la stessa moneta e non stiamo realmente andando da nessuna parte? "

    Lui si infilò una mano nei capelli e annuì risolutamente, "Sì, hai ragione. Ascolta, puoi fare qualcosa per me? "

    Sospirando pesantemente, lei lo guardò con sospetto. "Dipende da cos’è."

    "Non ti sto per chiedere una possibilità, non ti sto per chiedere una briciola di possibilità. So che è troppo presto e hai paura e sei diffidente verso di me adesso - "

    "Non ho paura di nulla", si lasciò sfuggire lei in segno di sfida, restringendo gli occhi verso di lui. Avrebbe dovuto sapere che lei avrebbe risposto ad una sfida simile. Non gettare la sfida a Buffy Summers se non si è preparati per la lotta della vostra vita. E, sapeva che probabilmente avrebbe potuto usare quello per far sì che lei andasse da lui, ma non voleva farlo. Lei l’avrebbe capito comunque. No, lui stava cercando, per una volta, l'onestà.

    "Voglio che pensi al darmi una possibilità. Solo pensa alla possibilità di noi, tutto qui "

    Lei restrinse gli occhi, "Dove sta l'inganno?"

    "Nessun inganno."

    "Tu vuoi solo che io ci pensi?”

    Lui annuì, "Questo è tutto."

    "E se decido che sono troppo spav- che non voglio?"

    Lui ignorò il suo lapsus freudiano e continuò, "Allora noi- o io attraverserò quel ponte quando ci sarò arrivato.” Significava, le grandi armi verranno tirate fuori, pensò lui.

    "Fino ad allora, nessuna pressione?"

    "Nessuna."

    "Promessa?"

    "Vuoi un giuramento col mignolo o qualcosa del genere?"

    "Io stavo pensando alla tua firma col sangue."

    Lui rise, "Come uomo cambiato, e su... sulla vita di Sam, giuro", disse lui alzando la mano destra.

    "Non su quella di Alicia, eh?"

    "Non mi sento a mio agio a farlo su quella. E’ come se la stessi mandando nella gabbia dei leoni per essere macellata, sai?”

    "Ma Sam non ti preoccupa tanto?" Buffy rise scioccamente.

    "Beh, mi interessa, voglio dire, è la madre di mia figlia per cui vi è un certo rispetto."

    "Questo è appena diventato troppo complicato. Vedi che cosa succede quando rompi le tue promesse? "

    "Mi assumo la responsabilità di questo."

    "Non hai altra scelta" Buffy si mise a ridere. "Vieni, andiamo a ballare. Ne ho abbastanza dei discorsi seri."

    Lui ghignò, "Vedi, vuoi il mio duro caldo corpo."

    "Spike!"

    "Ehi adesso, non ho mai detto nulla a proposito di flirtare spudoratamente no?"

    Capitolo Venticinque

    La donna inizia a resistenze alle proposte di un uomo e finisce col bloccargli la ritirata. ~Oscar Wilde


    How high are the stakes
    How much fortune can you make
    How high are the stakes
    How much fortune can you make


    Non era solito che Spike si tirasse indietro e solo guardasse la scena. Beh, non era vero, si era tirato indietro e aveva guardato, col pretesto di non interessarsi, ma in verità era tutta una finzione. Una finzione che Buffy aveva visto molte volte. “E' così... da ragazzino da parte tua” lo ammoniva lei le poche volte prima che lo accompagnasse nei club, “di fingere che sei annoiato, quando stai sul serio solo esaminando le cose e sperando che qualche stupida ragazza venga da te e ti salvi”

    It's funny, I spent my whole life wanting to be talked about
    I did it, just about everything to see my name in lights
    Was it all worth it
    And how did I earn it
    Nobody's perfect
    I guess I deserved it


    Lui aveva sempre deriso le sue ipotesi, e mai discusso con lei. Come avrebbe potuto, quando lei aveva ragione? Era il suo modus operandi quello di adottare questo comportamento da persona-stanca-del-mondo allo scopo di permettere ad alcuni stupidi idioti di trascinarsi nel vivere e poi viverlo come se esso lo fosse e tu non avresti mai perso l’abitudine di farlo così, prima di tutto.
    Funzionava come per incanto, ogni volta. Eccetto che ora, capiva, era davvero stanco della vita. Non annoiato, per forza comunque, ma stanco. E qui era, imbarcato in una nuova avventura: l'avventura di reinventare se stesso ancora una volta. Beh, hei, se Madonna poteva farlo, allora poteva farlo anche lui.


    Sperava.


    How high are the stakes
    How much fortune can you make
    Does this get any better
    Should I carry on
    Will it matter when I'm gone
    Will any of this matter


    Quindi, ora stava seduto e guardava. Guardava gli uomini proprio come lui e le donne che volevano stare con loro. Guardava quanto ridicoli sembrassero tutti, quanto senza senso. Specialmente quando i suoi occhi si posarono su Buffy, persa nel suo piccolo mondo, che ballava sulla musica, inconsapevole di quello che succedeva attorno a lei. Era così innocente, rifletté lui, e tuttavia, non lo era. Era intelligente – brillante e articolata. Sapeva come tagliarlo proprio con velocità. Con così tanti intorno a lui che gli dicevano quanto fosse meraviglioso, quanto più grande della vita fosse, era bello che qualcuno lo riportasse sulla Terra e gli dicesse, che davvero, era ancora un piccolo pesce in una grande vaschetta e aveva bisogno di controllare l'ego con la porta.

    Buffy era così reale. Non si dava delle arie, era chi era e questo era tutto ciò che voleva o aveva bisogno di essere. Era tutto quello che lui voleva e aveva bisogno lei fosse.


    It's funny how everybody mentions my name but they're never very nice
    I took it, just about everything except my own advice
    Was it all worth it
    And how did I earn it
    Nobody's perfect
    I guess I deserved it


    “Hey, cosa ci fai qui, seduto tutto da solo?”

    Alzando lo sguardo in un paio di profondi occhi marroni, Spike si tirò a sedere più diritto. La ragazza di fronte a lui era bella. Non una bellezza classica, ma più una esotica. La sua pelle era scura, gli occhi grandi e seducenti. I lunghi capelli color castagna erano lisci lungo la schiena e lei sorrise, le labbra rosso rubino formavano un sorriso invitante. Scivolò nella sedia che Buffy aveva occupato e si piegò leggermente in avanti.

    Lui fissò la donna sfacciata, e batté gli occhi. “Ciao” disse, incerto. Dov'era andata tutta sua sicurezza di sé? Perché si sentiva improvvisamente minacciato?


    How high are the stakes
    How much fortune can you make
    [Nothing lasts forever]
    Does this get any better
    Should I carry on
    Will it matter when I'm gone
    Will any of this matter


    “Ti ho già visto prima. Molte volte. Solo non ho mai avuto il coraggio di venire da te. Principalmente perché mi sentivo così grassa. Tu mi hai ispirato a perdere peso e a fare della roba – probabilmente non vuoi sentire questo. Mi dispiace. Ho detto troppo. Vorresti un drink?”

    Spike non poté fare altro che fissare. Lui aveva ispirato questa bella donna a perdere peso? Lei si era sentita mossa dalla sua... vacuità, dalla sua falsità, dalla sua assoluta mancanza di sentimento verso qualsiasi donna con cui era entrato in contatto, che aveva fatto quello che poteva per rendersi presentabile, notabile da lui.

    Voleva vomitare.


    How high, does it make a difference
    Nothing lasts forever
    Should I, will it matter when I'm gone
    Will any of this matter
    How high are the stakes
    How much fortune can you make
    Should I carry on
    Will it matter when I'm gone


    “Il mio nome è Miranda, a proposito” disse in fretta lei.

    “Miranda, ascolta-”

    Immediatamente, il suo viso perfettamente carino si raggrinzì. “Non sono carina abbastanza”

    Lui scosse la testa inamovibile. “No, non è affatto questo, sei maledettamente meravigliosa -”

    “Allora cos'è? Perché non io? Ti ho visto qui così tante volte con altre donne e ora improvvisamente non ne vuoi nessuna?”

    “Cosa succede qui?”

    La testa di Spike scattò in su al suono della voce di Buffy, unite gelosia e domanda. I suoi occhi verdi stavano sfavillando e l'espressione sul suo viso gli diceva che non era contenta.

    Lei pensava il peggio di lui. Di già.

    “Passerotto, non è quello che pensi-”

    “Cosa penso?” chiese Buffy, fissando la ragazza.

    Miranda nel frattempo si alzò, quasi facendo cadere all'indietro la sedia nella fretta di allontanarsi. “Devo andare”

    Spike saltò su, volendo parlare con lei, dirle che lui non era qualcuno per cui lei dovesse cambiare. Scomparve nella folla tuttavia, e andarle dietro significava rischiare Buffy. Non poteva farlo quello.

    Lei alzò un sopracciglio e lo osservò, “Non ho legami su di te”

    Lui annuì, “Lo so”

    “E tu non ne hai su di me”

    “Si, ce l'ho”

    “Davvero?”

    “Si. Io ti amo”

    “Sto solo dicendo, che non stiamo insieme quindi non è che tu non possa uscire con altre donne, ma solo preferirei che tu-” lei prese un profondo respiro e scosse la testa. “Pensavo che tu avessi smesso di rimorchiare donne sconosciute!”

    “Non la stavo rimorchiando! Lei mi stava rimorchiando”

    “Non è sempre la stessa cosa”

    “Buffy, lei è venuta qui e si è seduta. Io ero seduto qui, a guardarti ballare e a pensare..”

    “Mi stavi guardando?”

    “Si, amore, lo stavo facendo. Lei è venuta qui e ha iniziato a dirmi come mi vedesse qui prima ma non avesse mai avuto il coraggio di venire da me perché si sentiva grassa. Quella bellissima donna si sentiva grassa a causa mia. Ha fatto una dieta perché non le ho mai rivolto un'occhiata, perché si sentiva di non essere all'altezza delle stupide ragazzette con cui passavo il mio tempo” Fece correre una mano tra i suoi riccioli biondi, arruffandoli. “Mi sento un tale stupido”

    Buffy si ammorbidì immediatamente, “Spike, è okay”

    “Non è okay”

    Afferrandogli le mani, Buffy lo fece alzare. Lui incontrò i suoi occhi e istantaneamente si rilassò.

    “E' okay” lo calmò lei. “Non puoi ritenerti responsabile di ogni donna con cui sei venuto in contatto. Spike, sei una celebrità e si, ci sono ragazze ovunque che fanno cose così perché pensano che sono loro che ti vinceranno, ma non è colpa tua”

    “E' solo che mi sento... come se avessi sprecato il mio tempo su queste donne di plastica quando le vere bellezze con cuori e anime e cervelli sono lì fuori” disse lui, quasi piagnucolando. “Tu eri qui tutto l'intero tempo, Buffy. Proprio di fronte a me e io ero troppo stupido per vederlo. O forse sapevo e... sei troppo buona per me. Un grande affare troppo buono. Non ti merito”

    “Non iniziare a sentirti dispiaciuto per te stesso. L'hai già fatto ricordi? La strada da qui va solo su. È tempo che tu smetta di incolparti per ogni piccola cosa e lasciare che ti butti giù. Concentrati sulla figura che diventa sempre più chiara. Concentrati su Alicia. Perdona te stesso”

    Lui incontrò i suoi occhi, implorandola, “Tu puoi perdonarmi?”

    Lei annuì e sorrise, “Si, Spike, posso”

    “Sarai mai in grado di fidarti di me?”

    “Col tempo”

    “Possiamo – possiamo andare a casa ora?”

    “Fai strada”


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    Will it matter when I'm gone
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    **Song “How High" di Madonna


    Capitolo Ventisei

    L'ordinaria ricchezza può essere rubata, la vera ricchezza non può esserlo. Nella vostra anima sono infinitamente preziose le cose che non possono essere prese da voi. ~Oscar Wilde ~ Oscar Wilde


    "Alzati e brilla, raggio di sole!"

    Gli occhi di Buffy si aprirono come le persiane delle finestre furono aperte di scatto, andando a sbattere contro la parte superiore che le tenevano nella finestra. Lei osservò Spike con occhi larghi, in piedi con pantaloncini neri e una maglietta blu sudata. Lui le osservò le occhiaie.

    "Cosa stai facendo?" chiese lei, restando distesa dritta come una tavola mentre prestava attenzione al goffo sorriso sulla faccia di lui. Meglio non fare alcun movimento brusco per paura di qualche pazzo balzo.

    "Ti sto svegliando", cinguettò lui allegramente, come se fosse la cosa migliore del mondo che potesse fare.

    "Che diavolo di ora è?" chiese lei.

    "Le nove."

    “Com’è possibile che tu sei in piedi adesso? Sei stato con me la notte scorsa, giusto? Quando siamo rientrati a casa siamo rimasi in piedi fino alle due e mezza a vedere un film spaventoso?"

    Lui ghignò verso di lei. “Sono stato con te tutta la notte, piccola." Poi si accigliò leggermente, "Io penso di aver perso la sensibilità del mio braccio per la maggior parte della notte da quando hai affondato le tue unghie su di me."

    Lei ghignò verso di lui, "Non essere un pappamolle"

    Lui restrinse gli occhi su di lei, "Non sto facendo il pappamolle, Catwoman."

    Lei gli sorrise radiosamente e lentamente si sedette. "Grazie, lo prendo come un complimento."

    Lui alzò gli occhi, “Dovresti”

    "Così, perché sono sveglia ora?"

    "Andiamo a fare shopping."

    "Io non ricevo neanche un caffè mentre tu ottieni che mi sto alzando?"

    Lui le diede un'occhiata, "Il caffè è giù, che sta filtrando, prepotente."

    "Prepotente non mi piace tanto."

    "Beh, amore, sai il proverbio. Se cammina come un'anatra e parla come un'anatra..."

    "Blah, bla, bla", ma lei sogghignò. "Cosa andiamo a comprare?"

    "Andiamo a prendere Alicia e ad iniziare i preparativi per la sua stanza."

    Aggrottando le ciglia leggermente, Buffy si mordicchiò il labbro inferiore. "Non dovrebbe essere solamente una cosa tra te e Alicia? Una cosa che lega te e lei?"

    "Capisco dove vuoi andare con questo, e sì, sono d'accordo, però, sei una donna -"

    "Questo dovrebbe essere buono," disse Buffy seccamente.

    "Sei una donna", proseguì lui, ignorandola, "E sai molto di più sulla decorazione e rivestimenti, tu sai molto di più cos’è ‘in’-"

    "Sono ‘in’ abbastanza per sapere che non si usa più 'in'. Io penso ‘cool' è ancora da anni Novanta," interferì Buffy con un dolce sorriso.

    Spike le lanciò un’occhiataccia e poi continuò, "Comunque, mentre sarà un'esperienza legante per lei e me – il quale, mi permetto di aggiungere ha un intero calendario di appuntamenti per legare - ho bisogno del tuo aiuto. Non ho alcuna pratica in questo genere di cose."

    "Sì, mi è capitato spesso di uscire molti fine settimana ad aiutare i genitori a decorare le stanze dei loro bambini."

    "Sai a cosa mi riferisco, monella."

    Lei gli sorrise radiosamente, “Sì. Mi piace solo darti fastidio”

    "Quindi, verrai?"

    "Sì. Soprattutto considerando il lavoro di decorazione che hai fatto per il resto di questo posto. Sono sicura che tenterai di convincerla ad andare sul nero, che è solo deprimente. "

    "Io pensavo che ti piacesse!"

    "Mi piace, ma non per la sua età. Sono sicura che sarà lei a chiedere di dipingere la sua stanza di nero una volta che arriverà ai tredici anni."

    "Ooh, pittura. Devo assumere un imbianchino?"

    Buffy scosse la testa, "No. Tu dipingerai la camera con lei, genio. Più legame, ricordi?"

    Spike ghignò, "Nonostante il fatto che sei una stronza sarcastica adesso, io ancora ti adoro."

    Buffy si mise a ridere, "E nonostante il fatto che tu sei estremamente zuccheroso stamattina, io penso sempre che stai a palla."

    "Piccola, anche io so che nessuno dice più 'a palla'”.

    "In particolare, dato che ricordi probabilmente quando questo era ancora in uso, huh?" replicò lei, tutta innocenza e luce. Stava veramente godendo di questa scherzosa mattina. Era stato quello che aveva perso la prima mattina della sua visita. Era divertente, luminosa e accogliente. Non c’erano pretese in agguato, non c’erano parole pesanti volteggianti proprio fuori dal loro divertimento, in attesa di entrare nella loro piccola bolla e scoppiarla. Erano solo loro e i loro sorrisi, la loro ritrovata connessione l'uno con l'altra che tornava fermamente a posto.

    Dio, voleva baciarlo.

    ***

    Fare spese con Alicia era faticoso, decise Buffy mentre si trascinavano tra i mobilifici, uno dopo l'altro, Spike voleva solo il meglio per la sua bambina. E Alicia era stata rapidamente catturata da quello e aveva assunto su di sé la possibilità di giocare, e chiedeva solo il meglio per se stessa. Non che Buffy potesse darle la colpa per tutto quello, in realtà, era abbastanza comico. Lei si chiese se Spike vedeva quello che stava accadendo o se era già oltre la luna per la gioia di vedere la felicità nella sua piccola piuttosto che prendersene cura.

    Loro erano una coppia di sicuro. I due ciarlavano di prendere questo, e provare quello, discutendo la necessità di un articolo sulla necessità di un altro. Era un intero lato di Spike, che rendeva molto più difficile a Buffy negarlo, o più al punto, i suoi veri sentimenti per lui. Vedeva davanti a lei il Papà che sapeva lui potesse essere, concesso era solo un giorno, ma lei lo sentiva dentro: era vero. Sarebbe rimasto. Non c'era modo che non potesse, e da come lui risplendeva di assoluta gioia, lei si domandò come lui avesse vissuto tanto a lungo senza quella parte nella sua vita quotidiana. L'eccitazione che sapeva lui prendeva dall'essere con Alicia sarebbe dovuta essere una droga intossicante che lui avrebbe voluto avere attorno, non calciare via una volta che lei fosse fuori dalla vista.

    Lei aveva letto un libro una volta su un carattere che era descritto come avente l'Emotional A.D.D.. Il quale, una volta che l’oggetto dell’interesse non era più in vista, se ne dimenticava. Che sembrava essere il caso di Spike. Beh, il Vecchio Spike, come Buffy si riferiva a lui ora. Il Nuovo Spike sarebbe stato consapevole (dita ancora incrociate) di ciò che aveva, e di quello che avrebbe dovuto fare per mantenerselo stretto. E, se non l’avesse fatto? Buffy l’avrebbe preso a calci in culo.

    Tutte le cose buone devono finire, pensò Buffy quando sentì una voce familiare, un tono lamentoso, in un particolare negozio di mobili - il nome era perso nella mente di Buffy ora, essendo tutto fuso insieme dopo quattro ore. Lei congelò, come fecero Alicia e Spike, tutti che si stavano apparentemente preparando per battaglia. La battaglia con l'instabile, folle e caotica --

    "Blondie Bear!" Il suono arrivò ancora una volta, stridulo e seguito da un formicolio alla colonna vertebrale, come unghie su una lavagna, come ogni incubo avvolto in uno solo e lanciato contro.

    Harmony.

    Buffy voltò il viso a quel rumore, per meglio affrontare il nemico, specialmente Harmony. Dio solo sapeva quando i coltelli sarebbero potuto volarti alla schiena da una idiota così.

    Alicia e Buffy si scambiarono uno sguardo, e poi Spike e Buffy si scambiarono uno sguardo mentre Harmony si avvicinava saltellando, completa del suo entourage dovesse spezzarsi un'unghia o aver bisogno di acqua con dentro speciali elettroliti, sembrando in ogni parte di essere una diva alla Mariah Carey/Britney Spears - scadente giocando a essere di classe.

    "Questo dovrebbe essere buono," mormorò Buffy e si preparò all’attacco.

    Capitolo Ventisette

    Lo scopo della vità è lo sviluppo del sé. Capire la natura dell'altro perfettamente – è per questo che ognuno di noi è qui. ~Oscar Wilde



    Harmony, per quanto Buffy potesse dire, non aveva dato retta al fatto che Spike aveva compagnia. I suoi occhi erano fermamente fissi su Spike mentre puntava verso di lui.

    Inoltre non aveva fatto caso al fatto che aveva addosso una lunga giacca a maglione e che non riusciva a creare il movimento da diva turbinante dietro di lei e invece, la giacca s’incastrò sotto i tacchi dei suoi stivali, facendola inciampare non così tanto graziosamente e cadde nelle braccia di Spike.

    Buffy ed Alicia iniziarono a ridacchiare, entrambe con le mani sopra la bocca. Si guardarono l'un l'altra e ridacchiarono di più. Quello fu fino a quando Buffy notò con la coda dell'occhio Harmony fissarle. Buffy semplicemente scrollò le spalle, non le importava sul serio se l'idiota e il suo entourage, i quali anche loro ora la stavano guardando lanciandole pugnali con gli occhi, pensassero che fosse impertinente per non essersi inchinata di fronte alla non-gloria che era Harmony. Allungandosi verso Alicia, Buffy la attirò più vicina solo in caso che i pugnali volassero davvero dai loro occhi.

    Spike, da parte sua, sembrava del tutto confuso e infastidito. “Cosa?” chiese lui, in modo aspro, aiutandola a mettersi dritta ancora una volta.

    Lei lo fissò e si mise le mani sui fianchi. “Cosa vuoi dire 'cosa?'? Non ti sono mancata?”

    Spike sospirò pesantemente e fece correre una mano nei capelli. “Beh, si, ma--”

    Harmony esplose in un ampio sorriso. “Quindi sei stato un involucro di uomo senza di me. Dimmi come sei stato un involucro di uomo senza di me” pressò lei con ardore. Sembrava a Buffy che Harmony volesse quasi battere le mani per il piacere di questo. Senza realizzarlo, Buffy tirò un respiro e lo trattenne, domandosi a cosa avrebbe portato lo scambio tra i due.

    Spike scosse la testa. “Penso piuttosto di essere diventato un uomo interno da quando mi hai lasciato”

    Harmony sbatté gli occhi, guardandosi in giro, lanciando un'occhiata al suo entourage che semplicemente scrollò le spalle, e poi ribatté gli occhi verso di lui, chiaramente persa. “Huh?”

    “Cosa vuoi, Harmony?” chiese alla fine Spike.

    Finalmente, pensò Buffy, arriviamo al punto.

    Harmony mise il broncio in modo irritabile, “Voglio tornare” Allungandosi, fece scivolare un'unghia rosa lucida e perfettamente curata lungo il centro del torace di lui coperto da una t-shirt nera. “Non vuoi che torni?”

    Spike fece un passo indietro e scosse la testa, Buffy finalmente esalò, e Alicia guardò con occhi spalancati.

    Harmony non sembrava che se sapesse molto cosa fare con se stessa. I suoi occhi si allargarono e sembrò inchiodarsi dov'era. Buffy ebbe la distinta sensazione che l'acido non fosse mai stato rigettato così; lei anche suppose che stesse per scoppiare. Buffy temeva quel colpo. Aveva sentito la ragazza cantare, era una che strilla, nessun bene sarebbe potuto venire da Harmony che esplodeva se avesse iniziato ad urlare la sua incredulità e rabbia.

    “Cos'è questo? È lei?” sputò Harmony, indicando Buffy.

    “A quale 'lei' ti stai riferendo? Farai meglio a non intendere mia figlia” disse Spike, con avvertimento nella voce.

    “No, l'altra” sputò Harmony, cercando di creare un buco nella testa di Buffy con i suoi occhi laser.

    “L''altra'?” questo è davvero gentile Harmony” disse Buffy alla fine. “Alicia è qualcuno, non l'altra metà di un 'altro'”

    “Non stavo parlando con te” le disse Harmony in tono scocciato.

    “Non mi importa sul serio se stavi parlando con me o no tu piccola-”

    “Sta zitta!” urlò Harmony.

    “Harmony” disse Spike stancamente, “Solo vattene. Solo prendi congedo da noi ormai. Dio, non avevo mai realizzato che insipida piccola mocciosa tu fossi. Egoista, viziata, vanitosa piccola -”

    “Quello mi sembra che ti abbia mai dato fastidio mentre mi scopavi!” disse in tono stridulo Harmony.

    “Andiamo Alicia” disse Buffy piano, guidando Alicia lontano dalla scena che Harmony stava per causare. E, se avesse provocato la frantumazione delle vetrine del negozio a causa della sua voce stridula, allora era meglio portare via Alicia dai paraggi di Harmony.

    “No. Rimanete. Harmony può andarsene” disse Spike in tono piatto. Era il tipo di piattezza che lasciava intendere che sotto quella fredda esteriorità c'era una tempesta di proporzioni massicce. Saggia da parte sua, Buffy decise e fece un desiderio furtivo che lei mai, mai sarebbe stata dalla parte ricevente di quella calma piatta.

    Camminò a grandi passi verso Harmony fino a quando le fu in faccia. “Lascerai questo posto ora così che io possa fare spese con mia figlia in pace. Inoltre ti scuserai con lei e con Buffy per aver usato un tale linguaggio. Fallo o chiamerò la sicurezza qui e farò sì che ti portino fuori a forza. Non mi importa chi diavolo sei, sono pazzo abbastanza da farlo. E non pensare che riuscirai a farti aiutare da uno dei tuoi piccoli amici, Harmony. Dio solo può aiutare te – e loro-- se non ti scusi e ti togli dalla nostra presenza”

    “Orsetto biondo?” cercò Harmony, un ultimo sforzo.

    “Fallo!”

    Voltandosi lentamente verso Buffy ed Alicia con grandi lacrime di coccodrillo che cadevano, e il labbro inferiore che tremava, Harmony distribuì loro una scusa traballante prima di correre, si correre, via da loro, il suo entourage che la seguiva.

    Alicia e Buffy guardarono Spike con occhi spalancati, domandandosi se ci sarebbe stata un'esplosiva caduta a seguire la tempesta caotica che era stata Harmony. Invece ciò nonostante, lui prese un profondo respiro, scosse la testa un po' come per mandare via l'intera scena e si voltò verso di loro con un ghigno. “Allora, Alicia, cosa avevamo deciso per quella cornice per il letto?”

    ***

    Dopo aver lasciato Alicia a casa, e aver detto a sua madre in maniera totalmente esagerata del confronto del suo Papà con Harmony, lei aveva baciato il padre sulla guancia con un gigante abbraccio da orso all’attacco ed era balzata via a chiamare uno dei suoi amici e dirgli come suo Papà aveva fatto piangere Harmony.
    Sam era sembrata impressionata, le sue espressioni facciali erano qualcosa da seguire, ma si sarebbe dannata piuttosto di dire qualcosa di remotamente approvante. Buffy immaginò che ci sarebbe voluto del tempo, ma solo il suo riconoscimento con un cenno del capo che Spike l'aveva trattata bene, era un passo nella giusta direzione. Lei poi si era scusata educatamente e aveva detto a Spike che l'avrebbe rivisto presto.

    Buffy si lasciò cadere pesantemente in macchina, esausta. Il suo stomaco era pieno dopo aver cenato, ed era esausta. “Ho fatto spese e ora sono pronta a crollare” informò Spike.

    Lui le rivolse un ampio sorriso. “Quindi, non vuoi fare una passeggiata sulla spiaggia per un po'?”

    Buffy si allargò in un sorriso, la spiaggia era il suo posto preferito. “Penso di poter far appello ad un po' di energia per quello”

    “Pensavo di sì”

    ***
    Passeggiando uno accanto all'altro sotto il sole che svaniva, Buffy contemplò quietamente come dire a Spike che era orgogliosa di lui. Prima era solamente riuscita a dargli una pacca sulla spalla e a rivolgergli un ampio sorriso, cercando di trasmettere che aveva fatto bene. Era stato maturo, non essendosi abbassato al livello di Harmony e, più importante, aveva difeso Alicia e mostrato a lei che era la cosa più importante per lui e che una mocciosa piagnucolante come Harmony non aveva nessun posto nella sua vita se non avesse potuto accettare lei.

    “Sei silenziosa. A cosa stai pensando?” chiese Spike, interrompendo la sua fantasticheria.

    Lei sorrise di un piccolo sorriso di intesa e gli rivolse un'occhiata di sbieco. “Sto pensando a come dirti quanto sono orgogliosa di te”

    “Per?”

    “Per come hai trattato Harmony”

    “Beh, era fuori linea. Ha insultato Alicia e te, per non parlare dell'aver provocato una scena. Alicia non aveva bisogno di vedere quello”

    “Era mai successo prima quando uscivate insieme?”

    Spike scosse la testa, “Non con Alicia attorno a noi” Prese un profondo respiro e gonfiò il torace. “Suppongo che la tensione del perdere il tuo carissimo qui presente abbia avuto la meglio su di lei”

    Buffy rise e lo colpì scherzosamente su un braccio. “Beh, ho pensato fosse grande. Sei stato così...”

    “Maturo?”

    Lei ghignò, “Si, maturo. Alicia ti considera il suo eroe, capisci”

    “Davvero ora?”

    “Il semplice fatto che volesse raccontare a tutti i suoi amici di come suo Papà abbia fatto piangere Harmony, io direi di si”

    “Si, ma era per quello solo o era perché ho fatto quello che ho fatto”

    “Lei può non star del tutto realizzando perché hai fatto quello che hai fatto, che era per lei -”

    “E te”

    “-Ma lo farà un giorno e questo fa tutta la differenza nel mondo. Questa sarà la prima storia che scriverà nel suo memoriale”

    Spike ridacchiò. “Davvero?”

    Buffy annuì inflessibile. “Yep. Vedrai”

    Allungandosi, Spike prese la mano di Buffy nella propria e le diede una stretta. “Grazie, passerotto”

    Fermandosi, Buffy fece una pausa e alzò gli occhi su uno Spike curioso.

    “Passerotto?” le chiese lui. “Qualcosa non va?”

    Prendendo un profondo respiro per darsi coraggio mentre il cuore le batteva all'impazzata nelle orecchie, Buffy si piegò in su velocemente e lo baciò. Si tirò indietro, scoprendo che voleva di più e alzò lo sguardo per valutare la sua reazione. I suoi occhi erano chiusi e aveva un sorriso sciocco che si allargava da orecchio ad orecchio.

    “Hey, passerotto, pensi che potresti farlo-”

    Sapendo come lui avrebbe finito quella frase, Buffy prese su di sé il rispondere con un altro bacio, questa volta più lungo, più appassionato, tenendo i lati del suo viso tra le mani. “Ssshh” avvertì lei, “Non dirlo a nessuno, ma sei in pericolo di avere quella briciola che avevi chiesto”

    Capitolo Ventotto

    L'obiettivo dell’amore è amare: né più, né meno. ~Oscar Wilde ~ Oscar Wilde


    Per la prima volta nella sua vita, Buffy non aveva agito seguendo un piano e un processo di pensiero, ma sulla base di un capriccio. Aveva seguito i propri istinti e di seguito il proprio desiderio. Per Spike. Baciarlo, dirgli il segreto del suo cuore, che non l’aveva ancora riconciliata con se stessa.

    La sua testa, di conseguenza, stava girando. Soprattutto quando Spike sembrava desideroso di premerla per ciò che "significa esattamente", e "dove stiamo andando?" Tutte buone domande, e tutto quello di cui lei non aveva una risposta. Il suo "non so" non gli sembrava risuonare bene, e così, come fecero ritorno a casa di lui, mentre la seguiva nella futura stanza di Alicia mentre lei preparava il letto, continuava a chiederle.

    "Spike!" esclamò lei infine, seduta sul letto, esasperata. "Pensi che se continui a farmi la stessa domanda, miracolosamente avrai la risposta?"

    Lui ammiccò, "Sì." E poi ghignò maliziosamente, "O almeno dimmi cosa voglio sentire per farmi stare zitto, in modo che poi non posso usarlo per ottenere ciò che voglio quando te lo rinfaccerò che tu hai accettato i miei termini."

    Lei non poteva fare altro che ridere. "Non che tu abbia pensato a tutto o a nulla."

    Lui si strinse nelle spalle in modo disinvolto, "Parte del mio fascino."

    "Hai fascino?" sbuffò lei allo sguardo stanco che lui le diede.

    Lui sospirò, "Allora perché l’hai detto? Era il momento? Il sole, la spiaggia? Il fatto che ero il Papà Eroe della giornata? Che ho messo Harmony al suo posto? Sono sempre stato degno di tale affetto da te prima, o devo dimostrarlo a me stesso prima? Che cosa è stato?"

    Lei lo fissava, non sicura di cosa fare con la questione che per metà riguardava il suo valore. E lei stordita. Prese la sua pausa. E fatto il suo pensiero. E a differenza della spiaggia, lei non voleva rispondere in fretta senza pensare a come voleva la frase che doveva dire. Purtroppo, la sua calma diede a lui tutte le risposte dei suoi peggiori timori e lui scosse la testa, passandosi una mano attraverso i capelli.

    "Dimenticalo", mormorò lui e praticamente corse via.

    Quindi, era del tutto possibile che quella sua ricerca di amore e di accettazione in tutti i posti sbagliati fosse stata aiutata, sostenuta dalla rincorsa alle gonne, da parte di tutti quelli intorno a lui, che avrebbero dovuto amarlo, e invece si erano allontanati da lui, alzando i loro nasi giudiziosi verso lui e a rimproverandolo, facendolo sprofondare ulteriormente nella ripugnanza di se stesso, che a sua volta causava la sua caccia alla gonna e – oh Dio, era un circolo vizioso. Uno che forse, lei aveva contribuito a far continuare.

    Ripensando alle passate conversazioni, tutte quelle avevano condotto fino alla sua svolta erano state su quanto fosse stato disgustoso il suo comportamento. Che puttaniere era, come fosse orribile il suo giudizio, che pessimo padre era stato.

    C’era mai stato, mai, che lei si fosse complimentata con lui? Non era stato fino a che lui non aveva espresso il desiderio di cambiare che lei gli aveva detto di vedere buone cose in lui. Lui non lo aveva saputo fino ad allora, non aveva saputo fino a quando non aveva portato di più fuori nel pieno vigore gli aspetti se stesso, che lei l'aveva pensato un buon uomo.

    Era forse possibile che Spike avesse cercato per tutto questo tempo, non solo di dimostrarsi degno di sè, ma anche a coloro che lo circondavano? Che se lui aveva donne attorno, questo diceva che ehi, almeno qualcuno mi vuole per me’.

    Anche se non era mai stato il vero lui. Anche se stava recitando una parte. Ehi, almeno qualcuno c'era, e quello era tutto ciò che importava, giusto?

    Era un disastro, un contorto, multilivello disastro. Complicato, proprio come l'uomo. L'uomo che, diciamocelo, era proprietario del suo cuore.

    Quello che lui aveva appena detto in quella linea di domanda senza veramente dirle era che lui si sentiva inutile prima della sua trasformazione, e che tutti lo vedevano proprio così. Il che serviva solo ad alimentare la sua convinzione che non era amabile tanto per cominciare. Che è stata la stessa convinzione che aveva cercato di nascondere e sguazzare con numerose avventure e vivendo la “high life”. E ora, ora che lui si trovava ad ottenere reazioni positive, gli era stato detto quanto era stato grande, quanto grande poteva essere – ma nessuno si era preoccupato di dargli una qualsiasi briciola prima. Probabilmente si sentiva come se tutti lo vedessero solo come un patetico scopatore.

    Lei stava per risolvere questo problema.

    ***

    Spike aspirò profondamente la sua sigaretta, così profondamente che quasi tossì. Rilasciando il soffio di fumo che sembrava non finire mai, si sedette sul bordo della balconata fissando la vita notturna di Los Angeles.

    Si sentiva improvvisamente di non far parte di niente. Come se fosse nel limbo. Non apparteneva più alla vita notturna e sembrava che non apparteneva neanche all'interno con Buffy. Voleva appartenere all’interno con lei, ma voleva anche appartenere alla corsa della vita notturna, ma aveva fatto promesse a persone che quella non era più parte di lui. Di conseguenza, stava cominciando a sentirsi intrappolato.

    "Spike."

    Lui alzò lo sguardo per vedere Buffy uscire fuori e unirsi a lui sul suo balcone. Tornò al panorama. "Buffy, non sono tipo dell'umore giusto in questo momento."

    "Guarda, quello che hai detto, non avevo mai realizzato - Spike, mi dispiace."

    "Per? Per pensare che sono solo un casino? Per aver pensato prima che sono veramente solo uno spreco di spazio e che le sole cose che ho fatto giuste sono state concepire Alicia, e forse il mio modo di recitare?"

    "No, non è affatto questo, anzi. Mi dispiace che non ti ho mai detto che...", disse lei, tenendo un grande respiro.

    "Dirmi cosa? Non mentirmi ora, piccola. So quello che sono. Niente più di un mostro, davvero. L'unica cosa che ho avuto per me, ora, è la redenzione. Oltre questo, quando è tutto detto e fatto, tornerò ad essere niente di nuovo.” Lui si alzò in piedi, fronteggiandola, sentendo la rabbia e la frustrazione salire in superficie. “Mi uccide, sai. Voi tutti associati insieme prima a lamentarvi di quanto sia un pidocchio, di che 'puttaniere' io sia, di che padre pessimo sia. Era come se fossi stato solo quello per voi. Solo un padre fannullone che usciva con un mucchio di puttane cretine. Ora che ho 'visto la luce', sono improvvisamente degno di qualcosa. Mi prendo una pacca sulla schiena e un 'così orgoglioso di te', ma è come... cosa succede quando questo finisce? Cosa succede se fotto qualcosa lungo la strada? E se non mi adatto più al modello a cui voi tutti volete che mi adatti? Tornerò ad essere nient'altro che un fottuto?”

    "Spike, non ho mai capito come ingiusti siamo stati, beh, soprattutto io. Sam, lei è... Beh, lei si sta prendendo un po' di tempo."

    "Fino a quando non fotto di nuovo e poi le avrò dimostrato ancora una volta che ha ragione."

    "La vuoi smettere di dirlo? Non sei un puttaniere."

    Lui gettò in aria le braccia in segno di esasperazione. "Andiamo! Non trattenerti con me adesso. L’hai detto in molti modi e molte volte da quando sei arrivata qui, perché ritrattare ora? Eh? Non è parte di questo processo? Colpirlo mentre lui è a terra, ma poi continuate a colpirlo mentre sale così da ricordargli il suo posto. Non è così, Buffy? "

    Lei scosse la testa: "No, non lo è."

    Lui la squadrò, notando le lacrime negli occhi di lei. Questo lo fece spaventare. Buffy non piangeva mai, quasi mai. E questo lo fece arrabbiare. "Oh grande, ora ti ho fatto piangere - mi farai sentire in colpa per questo adesso?"

    Lei scosse la testa, deglutendo con difficoltà. "Io non sono turbata da te. Non mi stai facendo piangere. Sto... realizzando che ti ho fatto sentire inferiore e questo mi sta facendo piangere. Odio che ti ho fatto sentire in quel modo."

    Lui si fermò dov’era, stordito, improvvisamente travolto dalle sue parole e da ciò che significava. "Che cosa?"

    "Non ho mai capito di averti trattato meno di ciò che sei. Non ho mai capito che ti ho allontanato come un puttaniere e un papà fannullone. Non ho provato a dirti che non mi piace quello che stavi facendo, che era preoccupata per te, che ero così incredibilmente gelosa di quelle ragazze, e preoccupata per Alicia – Ti ho solo definito come un qualche stupido che non sa tenerselo nei pantaloni mentre aspettavo che tu capissi un indizio. E quando lo hai fatto, allora ho scelto di dirti che grande uomo ho visto per tutto questo tempo. Non ti ho mai detto quando avevi quei momenti di grandezza e nessuna meraviglia che tu ti senta un tale pidocchio per tutto il tempo. Mi dispiace per questo. Mi dispiace per non avertelo detto prima. Spike, non c'è modo che io potessi...", Lei prese un respiro profondo, "innamorarmi se pensassi che eri solo un puttaniere. Te l'ho detto prima, e te lo sto dicendo ora, ho sempre visto il buon uomo che eri dentro di te. Mi dispiace di non avertelo detto prima. E anche se fai il 'puttaniere' come dici tu, chi non lo fa? Non siamo tutti umani? Il punto è avere intorno a noi coloro che si prendono cura di noi non importa cosa, e che sono lì a sollevarci quando cadiamo. Tu hai avuto una lunga caduta e per un lungo tempo, e io c'ero. Ora stai stai raccogliendo i pezzi con un inciampo qua e là, e io sono ancora qui, Spike. Perché credo che tu sia un brav’uomo."

    Lui sbatté le palpebre, “Buffy?”

    "Sì?" chiese lei, asciugandosi via le lacrime, che ora stavano cadendo liberamente.

    "Mi stai dicendo che sei innamorata di me?"

    Ora lei gettò le braccia in aria con esasperazione. "Hai scelto quello su cui concentrarti dopo tutto?”

    "Smetteresti di piangere, me lo stai facendo fare anche a me", l’ammonì lui, "E io odio piangere quanto te."

    "Non posso aiutarti! Succede sempre quando mi sento veramente nervosa e male per qualcosa"

    "Beh smettila e dimmi ancora che mi ami."

    "Dio, sei autoritario", disse lei alzando gli occhi.

    "E’ vero, lo sono. Ora dillo. Per favore?", disse lui, avvicinandosi a lei, sentendosi improvvisamente leggero e libero. Sentendo che aveva trovato improvvisamente dove apparteneva.

    Guardandolo diritto negli occhi, Buffy si mise diritta in piedi. "Io ti amo Spike e lo faccio da tutto il tempo. Sono stata solo troppo - "

    "Buffy?" chiese lui, fermandosi di fronte a lei, spingendole via alcuni capelli dal viso.

    "Sì?"

    "Sta zitta", e coprì la sua bocca con la propria, baciandola affamato, con passione e devozione. Non aveva realizzato quanto fosse affamato di questo; quanto ne avesse necessità fino a quando non era stato proprio lì davanti a lui. Fino a quando si era reso conto che aveva bisogno di lei come aveva bisogno dell'aria. Aveva fame del vero amore e il vero amore era quello che lei gli dava. Le braccia e il cuore di lei erano dove voleva essere, doveva essere, e avrebbe combattuto per essere per sempre.

    .Buffy era, molto semplicemente, l'amore.

    Capitolo Ventinove

    Lo scetticismo è l'inizio della fede. ~Oscar Wilde


    “Stai tremando” mormorò Spike mentre teneva stretta Buffy tra le braccia. “Perché stai tremando? Non è che sia freddo”

    Nascondendo il viso nel suo collo lei borbottò, “Sono spaventata”

    “Buffy, guardami”

    “Non ancora”

    “Perché no?”

    “Perché non riesco a guardarti ancora”

    Lui ridacchiò, “Perché no?”

    “Mi sento sciocca”

    “Per?”

    “Per essere spaventata”

    “Aiuterebbe se dicessi che lo sono anch'io”

    Lei gelò, “Stai mentendo?”

    “No”

    “Non lo stai solo dicendo per farmi sentire meglio?”

    “No”

    “Non lo stai dicendo solo perché così ti guarderò?”

    “No”

    “Perché sei spaventato?” chiese lei, non muovendo ancora il viso dal suo collo.

    “Buffy, questo sta iniziando a fare il solletico” disse lui, muovendosi leggermente per spingerla a guardarlo.

    Nessuna fortuna. Lei invece nascose il viso nella sua spalla. “Per favore guardami, amore. Non hai niente di cui avere paura. Parliamo, piccola, avanti”

    Mettendo leggermente il broncio, Buffy si piegò all'indietro e finalmente alzò lo sguardo su di lui. “Perché sei spaventato?” chiese.

    Lui ghignò, prendendole a coppa il lato del viso con una mano, “Perché non mi sono mai sentito in questo modo prima e non voglio perderti”

    Lei sospirò. “Spike... tu... mai? Voglio dire.. mai?”

    “Mai...?”

    “Non sei mai stato innamorato prima?”

    “No, mai stato. Lo sai questo”

    “Ma, voglio dire... Sam? Neanche un po' con Sam?”

    Lui scosse la testa, “No. Le volevo bene, ma non l'amavo”

    “Allora, come sai che quello che senti per me non sia la stessa cosa del, come dici, voler bene?”

    Lui si raddrizzò, e sospirò, raccogliendo i pensieri. Come avrebbe spiegato qualcosa che neanche lui aveva esattamente una risposta? “Io credo che quando provi amore per qualcuno, lo sai. Non è una lista di cui togli i punti, ma più una sensazione nello stomaco, e nel tuo cuore. C'è una differenza nel modo in cui mi sento riguardo te e quello che ho sentito riguardo ogni altra donna con cui sono stato”

    “Anche Harmony?”

    Lui gemette, “Specialmente Harmony. C'è questa intensità che sento quando riguarda te. Io qualche volta mi sento un cavernicolo. Ho un intenso desiderio di proteggerti, di tenerti nascosta così che nessun altro possa mai toccarti, o averti, o ferirti. Hai una qualche idea di quanto sia stato geloso di Angel?”

    Buffy sorrise, “Davvero?”

    “Volevo strappargli via le braccia e poi picchiarlo con quelle”

    Buffy rise, “Angel pensava lo fossi”

    “Davvero?”

    Buffy annuì, “Davvero. Credo abbia fatto riferimento a te che marchi il territorio su di me”

    Spike rise, “Devo concederglielo, questa è buona”

    “Se ti fa sentire meglio, ero davvero gelosa di tutte quelle donne”

    Spike sorrise, “Così ti ho sentito dire”

    “Non so quando è successo... è solo successo gradualmente nel tempo penso. Così un giorno eccolo lì, tutto a posto e pronto per me da evitare, negare e reprimere”

    “Gee, amore, grazie. Sai come far sentire speciale un tipo, vero?”

    Buffy ridacchiò e si allontanò da lui, sistemandosi sulla sedia del patio. Alzò lo sguardo su di lui. “Non mi muovo bene con questa roba. Sai quanto sono indipendente”

    “Lo so” concordò lui, annuendo.

    “E sai che sono esitante riguardo l'impegnarmi in una relazione con te per, sai, le ragioni”

    “So anche questo. Non sono esattamente conosciuto per la mia monogamia”

    “E poi vivi così lontano...”

    “Puoi trasferirti. Puoi essere un agente immobiliare qui come a Boston. Ci sono case anche qui, sai. Grandi, che aspettano solo di essere vendute”

    Mordicchiandosi il labbro inferiore, Buffy fissò fuori il panorama. “Questo è... tanto, Spike. È grande. Enorme. Gigantesco. E dopo un paio di 'Ti amo' condivisi? Non sembra realistico”

    Muovendo una sedia così da fronteggiarla, Spike si sedette e le prese le mani nelle sue. “Ci conosciamo da quanto? Hai appena detto che ti sei sentita in questo modo già da un pò, Buffy. Beh, anche io. Era lì, non compreso, e ora è compreso come la cosa che ci pendeva sulle teste tutto questo tempo. Non è solo dopo un paio di 'Ti amo' condivisi. Lo fai sembrare come se fosse appena successo quando sta succedendo da un po'-”

    “E mentre stava succedendo, tu eri con metà L.A.” spiattellò Buffy, ritirando le mani.

    Spike sospirò pesantemente e scosse la testa, “Buffy-”

    “Mi spiace. Guarda, è solo... ho appena detto 'Ti amo' il che è un'impresa eroica di per sé. Parlare di cambiamenti di vita-”

    “Innamorarsi di qualcuno non è un cambiamento di vita di per sé?”

    “Come stavo dicendo, cambiamenti di vita come trasferirsi attraverso il paese è qualcosa che deve essere messo in attesa per ora. E voglio dire neanche parlarne”

    “Stai mettendo le regole ora Buffy? Pensavo che questa sarebbe stata un tipo di relazione da sforzo di squadra, non una da un lato solo” disse Spike, l'amarezza che risuonava nel suo tono. “Penso valga la pena discutere cosa accadrà una volta che la tua vacanza è a meno di una settimana e mezza dalla fine. Non è che abbiamo una quantità di tempo ampia per ignorarlo e affrontarlo poi”

    “Perché ti stai così arrabbiando con me?” domandò Buffy.

    “Ho trascorso la maggior parte della mia relazione con Sam che mi veniva detto cosa fare, Buffy. Può non sembrare così, ma ho imparato che è una questione di dare e ricevere in una relazione e non solo di uno che mette tutte le regole. Non penso che dovremmo accapigliarci cercando di capire cosa farai alla fine di questa vacanza quando devi tornare indietro”

    “Io neanche penso che sia qualcosa che dobbiamo decidere proprio questo secondo, o neanche domani o la prossima settimana!”

    “Io capisco che-”

    “Allora perché ti stai così arrabbiando con me?”

    “Perché sono spaventato!” saltò su lui allora, allungandosi verso le sue sigarette sul tavolo, e accendendone una. “Sono spaventato di perderti, te l'ho detto. Io...io ti ho appena avuta, Buffy. Non voglio rischiare che tu incontri qualche altro tipo di ragazzo alla Angel quando devi tornare indietro. E se incontri qualcun altro e decidessi che c'è meno lavoro da fare con lui? Allora c'è tutto l'inconveniente che proviene dall'uscire con una celebrità. Se sei lì fuori, è molto più difficile per me proteggerti e tenerti al sicuro da questo. Diavolo, stare qui fuori sarebbe probabilmente anche peggio. Ti inseguirebbero al lavoro-”

    “Pensavo stessi cercando di farmi rimanere qui con te?”

    Spike tirò una lunga boccata. “Si. Sto solo... pensando ad alta voce. Volevi sapere perché ero spaventato, beh, ti sto dicendo perché”

    Buffy annuì, “Okay”

    Buttando la sigaretta sul pavimento del balcone, e calpestandola, Spike tornò da Buffy e si sedette ancora una volta di fronte a lei. “Scommetto che non pensavi che avessi più paure di te huh?” chiese, rivolgendole un ghigno nervoso.

    “Spike-”

    “Posso solo finire?”

    Lei annuì, facendogli cenno di continuare.

    “Vedi la cosa è, Buffy, conosci il mio passato con le relazioni. Sono state scadenti nella migliore delle ipotesi. Non reali sul serio e non davvero molto forti nel campo della fedeltà. Ho avuto un brutto tentativo col matrimonio, e per lungo tempo l'intera esperienza mi ha lasciato un cattivo sapore in bocca. Non sono completamente stupido sai. So cosa ci vuole perché una relazione funzioni, solo non ho mai dovuto applicarlo tutto qui. Ho preso molto, ma non ho dato tanto. Con te tuttavia... Buffy, io voglio darti. Non voglio solo prendere. Voglio darti tutto quello che ho, e tutto quello che sono.” Prese un profondo respiro, “Quindi, si, sono spaventato. Sono spaventato che fotterò tutto. Sono spaventato se che fotto tutto, tu mi lascerai, e non sto parlando del tipo di fottere in cui ti tradisco. Io... io non potrei farti questo Buffy. Tu significhi veramente troppo per me. Sono spaventato che tu incontrerai qualcun altro e che uscire con me e tutto quello che viene insieme allo stare con me, sarà troppo per te per volerlo affrontare. Sono spaventato che sono così nuovo a questo, che tutto quello che farò sarà inciampare e cadere e tu ti stancherai di affrontarlo... Questo è nuovo per me, questo essere innamorato, e... Dio, sono pietrificato”

    Buffy era seduta in ammirazione dell'uomo di fronte a lei. Non l'aveva mai visto così aperto, così vivo e così... vulnerabile. Era sorprendente. Era ispirante.

    “Spike, questo è stato... è stato così bello” soffiò lei.

    Lui la fissò come se fosse impazzita. “Bello? Ho appena rovesciato il mio stomaco per te, Buffy, non ti stavo proponendo una battuta qui, stavo rivelando la mia anima qui”

    “Lo so, e questo è perché era così bello. Dio, sono così invidiosa”

    Lui sbatté gli occhi, “Sei fuori di testa? Perché sei invidiosa?”

    “Che tu riesci a farlo. Sai come dicono che in una relazione entrambi hanno qualcosa da insegnare alla persona con cui stanno?”

    Lui annuì in accordo.

    “Tu devi insegnarmi ad essere così in contatto. A comunicare ad un tale aperto e vivo livello. Voglio essere in grado di darti questo tipo di emozione in cambio”

    “Questo era... era una cosa buona?”

    Lei annuì profusamente.

    “Non pensi che sia un completo finocchio per questo?”

    Lei rise e gli si lanciò contro, sedendosi a cavalcioni e avvolgendogli attorno le braccia. “Nient'affatto un finocchio. Quello ti ha reso un uomo. Un uomo che sa dire come si sente e intenderlo sul serio. Un ragazzo può mentire o a te, o a se stesso, o dirti quello che vuoi sentire. Tu hai parlato col cuore. Hai parlato da un posto che è molto reale e nient'affatto falso. Questo è ciò che ci aiuterà Spike. Ho molto da imparare da te”

    Lui sorrise largamente, “Nessuno ha mai avuto tanto da imparare da me prima. Specialmente non in una relazione”

    Piegandosi, Buffy lo baciò dolcemente, “Beh, immagino che sarò la tua prima in molti modi allora”

    “Buffy” soffiò lui, e le divorò la bocca con la sua. I suoi baci erano urgenti e affamati e Buffy sentì il desiderio raccogliersi tra le sue gambe. Lo voleva. La domanda era: era troppo presto per averlo?

    Capitolo Trenta

    Che cosa è un cinico? Un uomo che sa il prezzo di tutto e il valore di niente. ~ Oscar Wilde


    Le mani di Spike sulla sua schiena, sulla pelle della sua schiena, erano calde. Eppure, in qualche modo riuscivano a creare brividi in tutto il suo corpo. Lei ricambiò il bacio con la stessa intensità che lui distribuiva, conciliando se stessa al fatto che questo stava per accadere, nonostante fosse incredibilmente nervosa e avesse paura. I suoi ormoni la stavano guidando adesso e Spike era lì, ad agitare il tutto.

    E poi il telefono squillò. Il cellulare di Spike sul tavolo giusto accanto a loro suonò, una serie di campane e fischi. Lui si tirò indietro guardandola con rammarico. "Questa è Alicia".

    Buffy corrugò la fronte. "Come fai a saperlo?"

    "Questa è la suoneria che ho scelto per lei. E' alta e attira subito la mia attenzione”.

    Buffy si spostò dal suo grembo e gli consegnò il cellulare, "Meglio rispondere prima che vada alla casella vocale."

    "Pronto?", rispose lui, osservando Buffy, con preoccupazione. "Ciao piccola, cosa succede?”

    Buffy sorrise. Questa era la prima volta. Di solito Alicia non chiamava il padre troppo spesso. Apparentemente la bambina aveva la sensazione che le linee di comunicazione fossero state aperte e lo sentiva accessibile.

    Lui mimò, "Sei arrabbiata?” a Buffy che, a sua volta, lo guardò come se fosse matto. Con veemenza, scosse la testa. Come poteva essere arrabbiata per sua figlia che lo chiamava? Che tipo di donna sarebbe stata, se lo fosse stata? Beh, era evidentemente ovvio, in realtà. Sarebbe stata Harmony, ed eventualmente, ogni altra ragazza con cui lui era uscito. L'idea fece ribollire il sangue a Buffy. Come potevano quelle svenevoli piccole marmocchie offendersi perché la figlia di Spike lo chiamava? Non sapevano che lei veniva prima di tutte loro?

    Guardando indietro alle donne del passato, però, poteva vedere dov’era il problema e perché Spike pensasse che lei fosse arrabbiata che Alicia avesse chiamato durante il loro preludio del sesso. Tuttavia, invece di sentirsi delusa e irritata, Buffy era soddisfatta e sollevata. Compiaciuta che Alicia avesse sentito che poteva chiamare suo padre e sollevata perché mentre voleva Spike, non era ancora pronta. Si sentiva come se le cose fossero ancora nuove, e per il fatto che erano ancora nuove, piuttosto fragili. Il sesso aveva un modo di complicare le questioni e confondere le menti. Buffy voleva mantenere la mente lucida ed esplorare il suo rapporto con Spike senza sesso prima.

    "Sì, piccola, possiamo tornare al negozio a prendere la lampada verde invece di quella rossa," stava dicendo Spike, un sorriso sul suo bel viso. Era tranquillamente assorto.

    Alicia stava chiacchierando e Spike entrò nella sua camera da letto; lui camminava avanti e indietro quando era al telefono. L’uomo non poteva star seduto per nulla. Buffy lo seguì e si sedette sul letto di lui, guardandolo muoversi per la stanza e poi infine lasciare la camera e scendere giù in sala. Sorridendo, Buffy si distese sul letto e fissò il soffitto, sentì la stanchezza nei suoi arti. Sbadigliando, si stiracchiò e chiuse gli occhi, pensando che si sarebbe scusata per andare a letto quando Spike sarebbe tornato dentro.

    ***

    Tornando indietro nella propria stanza, sorridendo tra sé dopo il colloquio con Alicia, Spike trovò una Buffy priva di sensi sul suo letto. Non voleva svegliarla mentre la vedeva così pacifica, e sapeva che lei era stanca dalla giornata. Dannazione, anche lui era esausto.

    Alicia d'altro canto, lei sembrava avere tutta l'energia del mondo. A quanto sembrava, aveva ripensato ad alcuni degli acquisti per la sua stanza e aveva chiamato per chiedere se si potesse modificare un paio di cose. Quindi, gli aveva detto che sarebbe andata a casa di amici il giorno dopo e che a lei non piaceva questo amico perché era prepotente e attualmente le piaceva come Harmony la non-cantante. Spike, per la prima volta, aveva svolto davvero la parte di padre con saggezza e consigli da condividere, e aveva detto a sua figlia come gestire questo amico. Sua figlia l’aveva informato che non poteva aspettare di dire di come lui aveva fatto piangere Harmony.

    Seduto sul letto a guardare Buffy dormire, Spike si riempì di lei. "Che cosa farei se tu mi lasciassi?", sussurrò lui. Chinandosi in avanti andò a spostare una ciocca di capelli dal suo viso e il suo dito l’accarezzò, sentendo la morbidezza dei suoi capelli. "Voglio che tu rimanga qui con me dove posso mantenere un occhio su di te. Dove possiamo costruire questa grande cosa che abbiamo. Puoi capirlo?”

    Alzandosi, Spike camminò all’altro lato del letto e afferrando la coperta piegata alla fine del suo letto, la tirò su di loro, coprendoli. Lui guardò il torace di lei alzarsi ed abbassarsi con il ritmo del suo respiro, guardò il suo naso contorcersi leggermente e di come le sue ciglia sfiorassero la guancia.

    Aveva speso un sacco di tempo a letto con un sacco di donne. Aveva fatto un sacco di cose a letto con le donne, ma mai, aveva capito, amato nessuna di loro nel modo in cui lui stava tuttora amando Buffy - e non si stavano nemmeno toccando. Amava solo essere lì accanto a lei, sapendo che lei era lì al suo fianco, vicina a lui. Era la prima volta nella sua vita, che non sentiva qualcuno vicino perché era lui, non la persona, non la fama, non perché pensava di poter ottenere qualcosa da lui, ma a causa di chi era come persona. Era una sorprendente abilità, soprattutto perché aveva trascorso la prima metà della sua vita con la sensazione di essere nessuno e l'altra metà trattando gli altri come se fossero la stessa cosa. Come risultato, si sentiva niente a causa di questo. Era divertente come le cose formassero un cerchio in quel modo.

    E adesso lui stava con qualcuno che lo faceva sentire bene semplicemente perché lei prendeva del tempo per conoscerlo. Non il personaggio, il "ragazzo famoso", ma lui. Il suo cuore. William. William che aveva bisogno di amore, che lo desiderava intensamente e l'aveva certato per tutta la sua vita fino a quando aveva consegnato la sua vita a Spike che l’aveva presa, ma mai realmente avuto. Aveva solo avuto modelli, la contraffazione di tutto quanto. Lui era diventato uno di quelli che pensava che non sarebbe mai diventato mentre il William dentro di lui si infuriava, cercando una via d'uscita, disperato di trovare la pace con se stesso.

    Aver concesso di essere se stesso era il dono più grande che Buffy gli avesse mai dato. Per una volta, era a proprio agio nella propria pelle e tutto perché lei non aveva voluto accontentarsi di nulla meno di lui come lui. Sì, lui l'aveva combattuto all'inizio, sentendo che non era ancora abbastanza buono, ma lei aveva tenuto duro, rimanendogli accanto e di più e più e il ragazzo che si supponeva dovesse essere era uscito fuori.

    Lui non era solo Spike o William ora. Era una persona. Era un padre. Era un uomo. Per la prima volta nella sua vita, si sentiva come un uomo. Per questo, non poteva lasciar andare Buffy. Aveva bisogno di lei. Lei aveva fiducia in lui, e questo lo manteneva sano. Lui stava anche iniziando a riconoscere che c’era qualcuno altro che aveva fatto lo stesso per lui.

    Alicia.

    La sua preziosa bambina, che aveva dato per scontato per così tanto tempo. Gli altri, andavano e venivano, ma Alicia era per sempre. Lui lo sapeva. Il cuore di lei era fatto di materiale duro e lei si sarebbe tenuta a lui attraverso la tempesta - fintanto che lui non avesse fatto nulla per macchiarlo.

    Lui lo intendeva quando aveva detto che non l’avrebbe mai imbrogliata. Ingannarla avrebbe voluto significare perderla, e nessun uomo con metà cervello in testa sapeva che era meglio non perdere una donna come Buffy.

    Per la prima volta nella sua vita, lui poteva avere un quadro del suo futuro. Un futuro che non consisteva in fotografi, fans, interviste, e recitare – niente di questo. Invece, vedeva il suo futuro con la figlia e Buffy dalla sua parte. Andando in vacanza, a mangiare insieme a cena, dopo aver avuto una "riunione di famiglia”- essere la maledetta Famiglia Brady se era quello che ci voleva per mettere radici e avere un senso di stabilità nel suo mondo impazzito. Ora che ce l'aveva a portata di mano, prima non aveva capito di quanto ne avesse bisogno. Quanto lo volesse. E lui lo voleva, oh ragazzo lo voleva e ne aveva bisogno.

    Lui poteva vedere nella sua mente Buffy incinta di un bambino suo. Poteva vedere loro non lì in quell’appartamento, ma in una casa vera dove Alicia avrebbe avuto la sua camera e il suo bagno. Dove lei aveva un cortile dove giocare con lui a nascondino. Poteva vedere la sua bambina con in braccio il piccolo fratello o sorella, essere la sorella maggiore che insegnava al più piccolo. Voleva tutto quello – preoccuparsi che Alicia facesse tardi al suo primo appuntamento, alzarsi a tarda notte con la piccola che Buffy gli avrebbe dato, grigliate d’estate e raduni di famiglia. Sì, voleva tutto quello.

    Ora doveva solamente convincere Buffy.

    Edited by strawberry85 - 1/5/2011, 18:24
     
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    Capitolo Trentuno

    Le donne ci amano per i nostri difetti. Se ne abbiamo abbastanza, loro ci perdoneranno tutto, anche il nostro intelletto. ~ Oscar Wilde


    Buffy si svegliò lentamente, allungando gli arti, sbadigliando, e cercando in qualche modo di combattere il risveglio. Non c'era niente di meglio che trovare quel punto comodo nel letto e semplicemente crogiolarsi nel calore e nella solitudine. Quello fu fino a quando il letto si mosse e non era stata lei a farlo.

    I suoi occhi scattarono aprendosi. Oh. Non era nel suo letto. Era in quello di Spike – con riflessi veloci alzò la coperta per controllare che avesse ancora i vestiti addosso. Emise un sospiro di sollievo. Li aveva.

    “Hey, piccola” mormorò Spike con voce roca nel suo orecchio, avvolgendo le sue braccia forti attorno a lei e stringendosi dietro di lei. “Come hai dormito?”

    “Penso piuttosto di essere svenuta. Non ricordo niente oltre la telefonata di Alicia”

    “Yep, questo è quello che è accaduto. Sono tornato ed eri completamente fuori”

    Lei sbadigliò, “Oh, allora ho dormito della grossa. Tu?”

    “Lo stesso. Sto pensando che per il resto del suo soggiorno dovresti condividere il mio letto”

    Buffy ghignò, “Oh dovrei huh?”

    “Yep. Tu hai dormito bene, io ho dormito bene, noi abbiamo dormito bene insieme – deve esserci qualcosa in questo”

    Buffy ridacchiò, “Dev'esserci. E perché tentare la sorte dormendo in letti separati e rischiare notti di orribile sonno!”

    “Vedi? Hai capito”

    “Sei sveglio da molto?”

    “No, penso che ci siamo svegliati allo stesso tempo. Ho guardato e ti ho visto allungarti”

    “Mmm... questo letto è comodo. C'è una buca proprio qui dove è tutto caldo e perfetto”

    “Spero di star aiutando con la perfezione”

    “Si. E' un perfetto piccolo punto, ma quando mi stringi, diventa proprio molto meglio”

    “Sono lieto”

    “Cosa doveva dirti Alicia la scorsa notte?”

    “Oh, tutto” ridacchiò lui. Dal tono della sua voce, Buffy poté sentire quanto soddisfatto fosse che lei aveva chiamato.

    “Sai che non ero turbata che lei abbia chiamato, vero?” chiese Buffy.

    “Si, solo io... sai...”

    “Hai dimenticato con chi eri?”

    “Come se potesse succedere” mormorò Spike.

    “Sai cosa intendo”

    “Si” sospirò lui, facendo sì che un po' dei suoi capelli le si arricciassero sul collo. “Ricordo che se mai menzionavo Alicia, Harmony diventava gelosa. Gelosa di mia figlia. E' da fottuti”

    “Questo perché Harmony è fottuta. È una bambina. Una bambina egoista e viziata”

    “Dimmi cosa senti sul serio”

    Buffy ridacchiò, “Non preoccuparti, lo farò”

    “Buffy?”

    “Hmm?”

    “Potresti dirmelo di nuovo?”

    Buffy sorrise all'improvviso tono vulnerabile nella sua voce. Sembrava un ragazzino. “Dirti cosa penso di Harmony?”

    “No... Lo sai”

    Voltandosi così che lo fronteggiasse, i capelli arruffati e arricciati dal sonno, gli occhi ancora a mezz'asta, il cuore di Buffy si gonfiò. Non si era mai sentita prima così a proprio agio svegliandosi con qualcuno. Le volte nel passato in cui era andata a letto con qualcuno, c'era stato un momento di disagio al mattino. Lei aveva sempre sentito l'impulso di lavarsi il viso e spazzolarsi i capelli, di sistemarsi così che apparisse affascinante e in qualche modo non umana, ma eterea. Si sentiva come se non fosse mai abbastanza a suo agio da chiacchierare, e di sicuro non voleva fronteggiarli con l'alito mattutino. Ma ora, ora qui con Spike, non le importava che i suoi capelli fossero aggrovigliati sulla testa, che il trucco probabilmente le era colato lungo le guance e che il suo alito puzzasse. Spike non era solo l'uomo che era innamorato di lei, e che lei amava, ma era il suo migliore amico. Quello che sentiva per lui era il giusto mix di comfort ed eccitazione.

    L'espressione sul viso di lui era titubante, come se non pensasse che lei lo dicesse. Le venne in mente che forse pensava lei lo avrebbe ritrattato.

    Quando aveva visto per la prima volta Spike, l'aveva visto come qualcuno che era pieno di vita ed energia. C'era una scintilla in lui; era carismatico e divertente. Affascinante. Il modo in cui trattava quelli attorno a lui le parlava di qualcuno che aveva un gran cuore. Lei aveva pensato che chiunque con cui fosse coinvolto doveva essere molto felice e viceversa.

    Poi l'aveva incontrato e l'aveva pensato nient'altro che un mascalzone, un playboy. Un playboy carismatico – e non erano tutti i playboy carismatici? - ma ciò nonostante un playboy. E un cane. Nel vero senso della parola. Un cane che fiutava in giro alla ricerca della prossima compagna, qualcuno che lo conducesse e gli desse amore. Qualcuno che lo grattasse dietro le orecchie e gli dicesse quanto era bravo. Mentre faceva ricerche più a fondo in lui, aveva visto quanto fosse vero. Lui aveva adottato un “volto” che pensava tutti volessero vedere, e una parte era una finzione, e una parte era veramente lui. Non guadagnava mai vero amore o rispetto da coloro con cui si accompagnava, e non erano solo donne. Non per dire che tutti erano lì per usarlo e abusare di lui, ma quelli non avevano mai visto sul serio il vero uomo. Lui aveva imparato a recitare una parte, e quella parte era stata assorbita dal vero lui. Il carismatico Spike non era una cattiva persona; c'erano delle qualità di lui che William aveva avuto bisogno di acquisire. Solo era troppo per lui essere Spike per tutto il tempo, e Buffy poteva vedere dove l'avesse stancato. C'erano state volte in cui lei lo aveva chiamato per trovarlo depresso e restio a lasciare casa. Non era mai durato a lungo, ma guardando indietro, Buffy poteva vedere ora che quelle volte lui era esausto ma continuava a mantenere le apparenze. Quelle erano le volte in cui lui chiudeva fuori il mondo – tutto tranne lei sembrava tuttavia.

    Era adatto inoltre, che si fossero trovati l'un l'altra. Mentre Spike trascorreva il suo tempo cercando di attirare la gente e farsi amare, Buffy trascorreva il suo tempo spingendo via la gente che avrebbe potuto amarla. Lei aveva messo su un sistema di standard irraggiungibili per qualsiasi uomo per avvicinarsi e poi non aveva mai pensato fosse colpa sua e dei suoi incredibilmente alti principi, ma colpa “loro”. I proverbiali “loro” che osavano cercare di penetrare nella fortezza di Buffy Summers. “Loro” che lei raffigurava come uomini di Neardental pronti a bastonarla in testa e a forzarla ad uno stile di vita alla Betty Crocker. Non aveva mai lasciato avvicinare queste persone per la sua paura di venir ferita e di perdere la propria identità. Quant'era perfetto che fosse finita con qualcuno che era stato già ferito più volte e che aveva già in un certo senso perso il suo senso di sé, la sua identità. Entrambi avevano un pezzo mancante che l'altro aveva da offrire. Si adattavano in quel modo.

    Quindi, fu senza limitazione che Buffy lo disse. “Ti amo, Spike”

    Lui sorrise, irradiò a dire la verità. “E io ti amo” le disse.

    Lei contraccambiò il sorriso, sentendo una parte di sé svegliarsi e iniziare a crescere. Si sentì per una volta che era in grado di dare amore e riceverlo senza una lista piena di limitazioni. Ne aveva ancora alcune, perché beh, così era lei, e sì, la spaventava a morte, ma aiutava sapere che anche lui era spaventato. La faceva sentire come se fossero entrambi su un terreno uguale e non uno davanti all'altro.

    “Allora, quali sono i piani per oggi?” chiese Buffy, stringendosi a lui, infilando la testa sotto il suo mento.

    “Tutto quello che vuoi. Questo sembra piuttosto piacevole, vero?”

    “Definitivamente” Prendendo un momento, Buffy tirò un profondo respiro. “Spike, io... io non ero pronta a... cioè, volevo, ma non ero pronta a-”

    “Lo so, Buffy. Non lo ero neanche io”

    Lei si tirò indietro per guardarlo, “Come è possibile questo?”

    Lui sorrise dolcemente, “Perché è più del sesso. Non devo fare sesso con te per amarti. Infatti, ti stavo guardando dormire la scorsa notte e ho pensato a quanto non abbia mai amato nessuno solo stando sdraiato accanto a loro. Amarti è così stupefacente, Buffy... Penso che potrei esplodere quando finalmente faremo l'amore. E questa è la prima volta che l'ho mai chiamato 'fare l'amore'”

    Lei annuì la sua comprensione. “Voglio solo essere sul binario giusto, sai? È ancora così nuovo e il sesso ha un modo di attorcigliare tutto... voglio essere sicura che siamo sul binario giusto prima di aggiungerci un altro strato, sai?”

    “Capisco completamente”

    Il telefono squillò sul suo comodino e li fece saltare entrambi. Ridendo, Spike si allungò. “Pronto? Ehy ciao Jack... è--- stanotte? Dannazione, l'ho completamente dimenticato. No, no, solo ho compagnia... da fuori città. Lo so, lo so, ho fatto una promessa e... hey, posso portare – okay, grazie. Ci vediamo stasera”

    Buffy guardò mentre Spike riattaccava il telefono e si tirava a sedere contro la testata del letto con un pesante sospiro. “E quello era?” chiese lei, sedendosi a sua volta e fronteggiandolo.

    “Come ti senti ad avere il tuo primo test come la mia ragazza?”

    “Che vuoi dire?”

    Lui infilò una mano tra i capelli, arruffando ancora di più i ricci. “Ho uno spettacolo di beneficenza stasera. Tutti i membri del cast devono presenziare. Era una promessa che abbiamo fatto tempo fa quando lo show è finito per l'estate. Si presume sia il cast del mio show più altri show della rete televisiva. È una cena, una cosa danzante-”

    “Vuoi dire un ballo?”

    “Si, un ballo” Lui la guardò nervosamente e iniziò a giocherellare nervosamente con il lenzuolo sul suo grembo. “Vieni con me?”

    “Si, verrò-”

    “Buffy, voglio che tu ci pensi per un minuto. Dovrai prendere un vestito – che comprerò io per te – ci sarà la stampa ovunque a guardare. Alcuni di loro non sono così simpatici, specie con quelli che non sono 'star'. Sei sicura che vuoi farlo?”

    Buffy annuì risoluta, sentendo in questo una sfida, e se c'era una cosa da cui Buffy non aveva mai indietreggiato, era una sfida. “Si, Spike, voglio andare. Abbiamo appena detto che vogliamo essere sicuri che siamo sul binario giusto, vero? Quindi, quale modo migliore di cominciare che fronteggiare la prima sfida?”

    “Buffy, io” lui scosse la testa. “Non voglio che questo ti spaventi. Questo non sarà come quando andiamo fuori a pranzo e vengo notato – questa è una faccenda con un intero mucchio di attori falsi a cui vengono fatte foto e che mettono su uno spettacolo”

    Lei piegò la testa da un lato, “Stai cercando di spaventarmi?”

    “No, sto cercando di prepararti” Lui sospirò, “E sì, forse sto cercando di spaventarti. Solo perché voglio proteggerti”

    “Proteggere me o te?”

    “Entrambi. Vogliamo che la nostra prima sfida sia ad un evento benefico circondati da paparazzi?”

    “Se farò parte della tua vita allora devo iniziare da qualche parte giusto?”

    “Penso piuttosto che il sesso sarebbe più facile, Buffy” disse lui sarcastico.

    “Non voglio dover nascondere la nostra relazione, Spike. Non è così che voglio vivere”

    “Buffy, sarai del tutto fuori lì, non sarai in grado di nasconderti dopo questo-”

    “Più mi avverti, più voglio farlo” gli disse lei fermamente.

    “Sei maledettamente testarda, lo sai questo? Non posso neanche metterti una sfida giusto? Ti fa solo venir più voglia di farlo vero?”

    Lei sorrise, “Yep. Non è una cosa cattiva, sai”

    Lui la guardò torvo. “Non è neanche del tutto una cosa buona”

    “Quanto male potrebbe essere?”

    Lui restrinse gli occhi, “Grande. Capisci che ora ti rimangerai maledettamente queste parole”

    Capitolo Trentadue

    Se volete dire la verità alla verità, fateli ridere, altrimenti vi uccideranno ~ Oscar Wilde


    Buffy stava iniziando a chiedersi se si doveva preoccupare più di quello che era, o se Spike si stava preoccupando abbastanza per entrambi. Lei sogghignò tra sé quando pensò a come le aveva chiesto di andare al ballo insieme, cercando di spaventarla per allontanarla da quello. Aveva ragione, anche. Mettere il timore di Dio in lei, impostando una sfida come quella, farla a lei significava solo metterle ancora più voglia di affrontarla. Era stato lo stesso con il lavoro e riguardo a Riley Finn. Più lui vendeva, più duramente lei lavorava per provare se stessa non solo per il suo concorrente, ma per se stessa. Talvolta era troppo dura con se stessa, ma aveva ottenuto il lavoro e quella era la ragione del perché era una dei migliori agenti immobiliari di Boston.

    E quella era ancora un altro motivo per cui era stata esitante sul trasferirsi. Lei avrebbe dovuto iniziare ad imparare da zero e il mercato in un ambiente completamente nuovo. Ricordava bene com’era stato iniziare da zero, e l'idea di averne a che fare di nuovo l’aveva fatta arretrare. Ma guardando Spike... Vedere il suo sorriso, la sensazione di leggerezza che avvertiva nel suo petto quando lui era tornato in camera, beh... lei aveva avuto la fortuna di ricordare il suo nome a quel punto.

    Lui la viziò quel giorno, trovandole un vestito e tutti gli accessori di cui necessitava. Era stato un processo. Da scarpe a gioielli a portamonete... era esaurita solo dallo shopping! Ora sapeva perché quelle celebrità spendevano mesi prima di assumere un tale impegno. Anche se lui aveva un gusto impeccabile. Aveva scelto un abito color lavanda con un bustino a livello vita che poi cadeva morbido fino ai piedi, e aveva un lieve strascico. Lui era stato vicino alla pazzia quando l'aveva visto in esso, così lei aveva capito che era la scelta giusta. E solo quando pensò che avevano finito, lui la portò dal parrucchiere.

    Mentre lei si sedeva lo guardò accigliata attraverso lo specchio mentre lui stava dietro al parrucchiere. Senza chiedere la sua opinione, lui diceva alla donna come acconciarle i capelli.

    "Cosa?", chiese lui.

    "Il modo in cui acconcio i miei capelli è sbagliato? Non ti piace?"

    Lui alzò gli occhi al cielo. "Tu onestamente lo stai pensando?"

    "Che altro motivo ci potrebbe essere per me dover sedere qui?"

    L’espressione di lui si ammorbidì e lui si spostò, inginocchiandosi accanto a lei. "Piccola, il modo in cui acconci i tuoi capelli è perfetto. Amo i tuoi riccioli d’oro. Mia Riccioli d’Oro.” ghignò lui.

    Lei gli diede un'occhiata. "Adularmi non ti porterà da nessuna parte."

    "Oh, non so", sogghignò lui, e poi alzò le mani per arrendersi quando lei lo guardò di traverso. "Questo è il modo in cui va fatto."

    "Come fare cosa?"

    "Feste di questo tipo. Party di Hollywood. Organizzazioni benefiche ospitate da celebrità. Mentre so quanto ferocemente dedita tu sia al tuo abito nero di Gap, si tratta solo che non si adatta a questo genere di cose. Voglio farti mescolare, non farti spiccare. Meno pressione in questo modo. Pensala come se venissi viziata per un giorno”

    Lei stava iniziando ad accettare il suo modo di pensare fino a quando la parrucchiera non appoggiò un pezzo di ferro caldo al suo cuoio capelluto.

    Non voleva più essere viziata.
    ***

    Il percorso fino alla festa di beneficenza (in una limousine) era stato riempito da Spike che le diceva cosa fare e cosa non fare per affrontare i paparazzi. Per quando arrivarono, il cervello di Buffy era annacquato e tutto quello che aveva ottenuto dalla diatriba di lui era stato: non parlare, sorridi solamente. Abbastanza semplice, anche se lei non era il tipo di persona che teneva la bocca chiusa per molto tempo. Non voleva che il mondo - i fan di lui – pensassero che lui stesse insieme a una qualche mezza matta. Voleva che loro vedessero che era una ragazza intelligente, e non il solito trofeo con cui lui usciva. In questo modo, egli avrebbe probabilmente guadagnato ancora più rispetto; forse ottenere un più largo seguito se la gente avesse visto che William Giles aveva sostanza. Tutte le speranze furono deluse, come lei capì che il suo lavoro doveva essere niente di più di una che doveva stare muta. La femminista in lei graffiava per uscire.

    La sua eccitazione cresceva più si avvicinavano all’evento, un raffinato ristorante, noto per i suoi fastosi party e celebrità radunate nel locale, per il vantaggio di esserci. E quando loro arrivarono, il respiro le si bloccò in gola. Lei deglutì. C'erano persone ovunque e la maggior parte di loro, sembravano fossero i temuti paparazzi. I flash delle fotocamere erano costanti, come se ci fossero state mille luci stroboscopiche.

    "Buffy, guarda me, piccola”

    Spostando i suoi occhi allargati lontano dalla folla, lei si concentrò su Spike.

    "E’ tutto ok?", le chiese lui, preoccupato. "Se vuoi tornare indietro ora-”

    Lei scosse la testa, e raccolse il proprio spirito in lei. Il terrore poteva star costruendo al suo interno, ma lei non glielo avrebbe fatto sapere, non l’avrebbe lasciato. Non avrebbe fallito questo. In nessun modo.

    "Sto bene", lo rassicurò. "Mi ha solo colto di sorpresa. Puoi vedere queste cose in televisione e in foto, ma ora vedere l'enormità della folla..."

    "Buffy-"

    "Spike, posso farlo."

    Era contro il suo miglior giudizio; decise mentre osservava l’espressione disorientata che lei stava tentando di sopprimere nel migliore dei modi, ma sapeva che se lui la forzava a non passare attraverso quello, lei avrebbe trovato una via d’uscita dalla limousine verso la folla. Il che, sapeva, sarebbe stato come l'invio di Cappuccetto Rosso dal grande Big Bad Lupo. Se c'era un qualsiasi Big Bad lì, era lui, e sarebbe stato l'unico Big Bad che Buffy avrebbe incontrato.

    Lui fece un respiro profondo e la prese per mano. "Va bene, facciamolo. Uscirò per primo e ti porgerò la mano. Tu la prenderai e andremo avanti. Saremo sorridenti, posati e parleremo con alcuni, ma solo con alcuni, e solo riguardo alla beneficenza e nulla circa il nostro rapporto ed entriamo, okay?"

    Lei annuì. "Una muta da questa parte".

    "Buffy", disse lui con un sospiro stanco.

    "Sto solo scherzando, vai".

    E uscirono. Non appena Buffy toccò il suolo con i piedi, il letterale tappeto rosso, fu accecata dalle mille luci dei flash della folla. Sbattendo le palpebre, tenne stretta la mano di Spike e si lasciò guidare.

    Mettendo su un sorriso che sperava non fosse falso, camminò al suo fianco, stringendogli la mano. Lui ce la mise tutta, salutando e sorridendo ai presenti, per la stampa, a tutta la folla mostruosa. Lui fu, decise Buffy, sorprendente. Non appariva affatto nervoso. Invece era sorridente e affascinante. Spike stava lavorando la folla, la grande folla, invece del contrario. Il suo sorriso, come risultato del guardare lui, ora era raggiante. Questo era il suo uomo, e lei stava attaccata al suo fianco, non importava altro.
    ***

    Buffy si sentì più a suo agio mentre si allontanavano dalla folla fuori e si facevano strada lentamente dentro.

    "Sig. Giles, posso parlare con lei?" Una donna alta in un elegante abito camminò di fronte a loro, bloccando loro la strada dentro al santuario. Teneva in mano un microfono che aveva scritto sopra E!

    Spike sorrise in maniera affascinante, "Certo."

    "In primo luogo, posso dirle quanto sia attraente stasera?"

    Buffy annuì in apprezzamento verso di lui. Era così bello nel suo smoking, era stata una sorpresa che ce l'avessero fatta fuori l'appartamento. Tutto quello che lei desiderava fare era saltargli addosso quando lei lo aveva visto in esso.

    Spike sorrise gentilmente, "La ringrazio"

    "Vedo che ha portato un appuntamento per questa serata di affari fra le stelle."
    Spike annuì, "L'ho fatto. E che cosa è l’affare huh? Raccolta di fondi per l'AIDS. Non si può pensare una migliore ragione per uscire dalla mia vacanza estiva"

    Buffy era stata chiaramente messa da parte. La reporter abboccò all’esca e Spike la tirò su col mulinello. I successivi minuti furono dedicati a discutere su ciò che aveva fatto durante la vacanza e poi lui aveva chiuso.

    "Wow," mormorò Buffy mentre camminavano lontano, "Sei grande".

    Spike ridacchiò e prese la mano di lei per baciarne il palmo. "Sto giocando a questo gioco da un po' di tempo ormai, piccola. Ho imparato un po’ di trucchi del mestiere".

    Buffy gli sorrise radiosamente. "Penso di essere stata colpita da una star".

    "Da chi?"

    Lei sorrise, "Tu".

    Lui sogghignò, "Sono sempre stato così affascinante, amore. Solo non l’hai mai notato prima."

    "Deve essere lo smoking", disse lei pratica.

    Lui ghignò, "Deve essere".

    Fu un peccato che le due successive interviste non andassero come la prima. Quella che era venuta dopo non aveva abboccato così facilmente all’esca e invece aveva insistito con il gossip sul "Far Piangere Harmony Kendall". Spike si era gentilmente scusato, quando la donna non si fermava dall’interrogatorio che aveva intrapreso. Buffy aveva resistito alla tentazione di farle la linguaccia mentre si spostavano. La terza intervistatrice della notte - dio, quanto tempo ci vorrà per arrivare dentro? - stava palesemente flirtando con lui proprio di fronte a lei! Era troppo chiederle di stare lì e sorridere. Buffy lanciò un’occhiataccia alla ragazzina, mentre lei flirtava apertamente. Fortunatamente, Spike uscì fuori da tale situazione prima che gli artigli di Buffy venissero estratti. Lei era sempre ben consapevole del magnetismo animale che Spike esprimeva e non era incapace di difendersi e rivendicare un diritto di proprietà.

    Finalmente, entrarono nell'enorme sala da ballo e Buffy tirò un enorme sospiro di sollievo.

    "Meglio, amore?" chiese Spike, sorridendole.

    "Molto."

    “Dovrebbe essere una passeggiata da qui in poi," le disse Spike. "Credo che abbiamo affrontato il peggio".

    Gli occhi di Buffy si sgranarono per l'orrore.

    "Cosa?" chiese Spike. "Che c'è?"

    "Ora ci hai iellati!"

    Capitolo Trentatré

    L'illusione è il primo di tutti i piaceri ~ Oscar Wilde


    “Sei andata bene lì fuori quindi non innervosirti ora” l'avvertì lui.

    Ora? Lui mi dice di non preoccuparmi ora? Dopo tutto quel discorso nella limousine? pensò lei. Beh allora, decise lei Potrei essere un'attrice se l'ho imbrogliato nel fargli pensare che è stato facile... Sinceramente, era spaventoso a dir poco. Si sentiva come se tutti la stessero fissando, misurandola e giudicandola. Il fatto della questione era comunque che a nessuno interessava un accidente di lei. Beh, erano curiosi, ma la persona di cui volevano sapere era Spike. Potevano essere curiosi riguardo chi era la nuova dolcezza al braccio, ma volevano sentirlo da lui, non da lei. In qualche modo, essere la 'dolcezza al braccio' lo rendeva più difficile. Non poteva dire la sua e mostrare che donna intelligente fosse. Tutto quello che poteva fare era sorridere e annuire. I sentimenti erano nella migliore delle ipotesi contraddittori. Dall'altra parte si sentiva al sicuro al non dover dire niente ed essere sostanzialmente un 'nessuno', e da un'altra parte,si sentiva ancora più in mostra ad essere un 'nessuno' e si sentiva come se venisse giudicata in modo più duro per questo. Era una campagnola e Spike era il Principe.

    Era assolutamente ridicolo, e lei ci stava pensando anche troppo, decise mentre a Spike venivano dati i loro posti a sedere. Aveva solo bisogno di rilassarsi come Spike aveva suggerito e divertirsi. Inoltre, questa serata non era per lei e non era per lui. Era per raccogliere soldi per l'AIDS. Entrando in modalità beneficenza, Buffy prese un profondo respiro calmante e assorbì l'area attorno a lei mentre Spike li conduceva al loro tavolo.

    “Wow” respirò lei. Il posto era meraviglioso, nessun dubbio su questo. La stanza era grande e luminosa, con enormi e ricercati bouquet di fiori dissipati nella stanza in quelle che sembravano delle enormi urne Greche. Il pavimento era di mattonelle lisce Rosetta e i muri di un omogeneo color crema. Oltre quello che sembrava essere un palco improvvisato nella parte più lontana della stanza, c'era una veranda, e prima del palco era dove aveva luogo il ballo. Doveva controllare la veranda più tardi. Tavoli, coperti da tovaglie marroni e vasi colmi di rose rosso cupo erano sparpagliati per tutta la stanza, e davanti alle porcellane estremamente fragili e meravigliose c'erano i fiocchi della consapevolezza dell'AIDS resi spillette.

    “Stai bene?” chiese Spike, fermandosi a studiarla.

    “Si huh”

    “Buffy, chiudi la bocca”

    Lei richiuse di scatto la bocca e lo guardò. “Scusa. E' stato maleducato da parte mia vero?”

    Lui sorrise gentilmente, “Mi dispiace. Questa è la tua prima volta a qualcosa del genere. Sono solito venire qui con donne che hanno l'atteggiamento da 'sono state lì, hanno fatto questo' a questi eventi e luoghi”

    “Sono sicura che un altro po' di queste al mio attivo e mi sentirò allo stesso modo, ma per adesso, non posso evitare di guardare come una stupida. Questo posto è meraviglioso!”

    Allungandosi, lui le mise dei riccioli dietro l'orecchio. “No, non voglio che tu sia stanca del mondo come loro” Si guardò in giro, “Questo posto è meraviglioso. Forse stanotte posso provare a vedere tutto questo attraverso i tuoi occhi”

    “Questo significa che fuggiremo di nascosto più tardi a dare un'occhiata alla veranda?” chiese lei birichina.

    “Naturale”

    ***

    Fu con grande piacere che furono accomodati con una delle co-star di Spike, Wesley Wyndham-Pryce e, ad accompagnare Wesley c'era Winifred, o, Fred come si chiamava lei spesso in breve. Buffy aveva già avuto il piacere di incontrare Wesley e sua moglie e li riteneva persone meravigliose e coi piedi per terra. Entrambi si sarebbero tolti gli abiti per qualcuno a cui tenevano. Buffy era certa che avrebbe potuto imparare molto da Fred sull'essere la compagna di una celebrità. Una parte di questo sembrava passare quasi inosservati, e per questo Buffy sentiva di star facendo un buon lavoro fino ad ora.

    Mentre i quattro si scambiavano abbracci e battute, un'altra coppia si unì al loro tavolo e qualcosa nella donna di quella coppia fece scattare il radar di Buffy come una campanella sulle rotaie. Lei era proprio... oscura. Quello era l'unico modo per descriverla sul serio. Aveva ondulati capelli scuri, occhi scuri che erano sottolineati dal trucco per occhi nero e aveva labbra rosso rubino che contrastavano seduttivamente contro la sua pelle pallida. Indossava anche tutto nero, il suo abito da sera lungo fino a terra e lucente. Sorrise a Spike mentre si avvicinava come se lo conoscesse... in senso biblico. Buffy osservò e aspettò, non dando nessuna indicazione che sentisse il bisogno di avvolgersi attorno a Spike così che la tentatrice oscura sapesse che era impegnato. Guardò l'accompagnatore della donna, controllando alla ricerca di segnali di gelosia o turbamento. Non ce n'era nessuno, infatti, gli occhi del giovane cucciolo al guinzaglio guizzavano per il posto come se avesse preferito vagabondare per l'enorme sala da ballo piuttosto che essere al fianco della donna.

    “Beh, ciao a te bello” ronfò la donna e gli gironzolò attorno.

    Spike si schiarì la gola e si voltò verso di lei, “Ciao Faith. Come stai?”

    Lei sorrise in maniera brillante. “Sto bene ora”

    “Chi è il tuo accompagnatore?” chiese Spike.

    Faith aggrottò leggermente la fronte, “Il suo nome è Warren. E chi è questa?”

    A Buffy non piacque il modo in cui Faith la guardò, come se fosse un fattorino e dovesse inchinarsi di fronte a lei.

    Prima che Spike potesse dire una parola, Buffy allungò la mano, “Sono Buffy, la ragazza di Spike. E tu sei?”

    “Non sai chi sono?” chiese Faith, le labbra rosso rubino che si piegavano in un ghigno di disgusto.

    “Beh, non avrei dovuto chiedere se l'avessi saputo...” replicò lei senza difficoltà, cercando di mantenere il tono condiscendente al minimo.

    Faith restrinse gli occhi. “Sono dello show Vixens. Forse l'hai sentito?”

    Buffy scrollò le spalle, fingendo noncuranza. Ne aveva sentito parlare, ma non avrebbe detto a Faith che era così.

    “Sei la sua ragazza?” Faith rise. “E' così che ti chiama lui o come tu chiami te stessa?”

    Buffy era pronta a saltare addosso alla ragazza, le dita piegate nei pugni quando Spike le prese il braccio, trattenendola. “Così è come la chiamo io, Faith” disse Spike fermamente. “Conosco Buffy da molto tempo ora. E' la mia migliore amica”

    Faith sbuffò, “Naturale lo sia”

    “Beh allora, perché non ci sediamo?” interruppe Wesley galantemente. “Vogliamo?” disse, indicando il tavolo.

    Grata per quello, Buffy sorrise a Spike con il fuoco negli occhi mentre lui le scostava la sedia. Lui ricambiò il sorriso in modo rassicurante e le baciò la guancia mentre lei si sedeva, mormorandole nell'orecchio. “Ti amo”

    Funzionò come per incanto. Immediatamente, si rilassò.

    ***

    Più tardi quando i discorsi furono fatti e il primo piatto era stato servito, Buffy si scusò insieme con Wesley per rispondere alla chiamata della natura. Andò solo perché se non l'avesse fatto, avrebbe fatto pipì su tutto il tappeto. Non sarebbe stato terribile?

    La cosa era, lasciare Spike con Faith era l'ultima cosa che Buffy voleva fare. Si confortò nel fatto che Fred era seduta con lui, e che era in una stanza piena di gente che avrebbe – cosa? Le avrebbe detto se accadeva qualcosa?

    Dio, si odiava anche solo per avere questi dubbi sulla sua fedeltà. Lui l'amava. Lui la amava. Non l'avrebbe fatto, non l'avrebbe tradita. Non era quel tipo di uomo... tranne che la prova aveva dimostrato che lui era quel tipo di uomo. Aveva tradito Sam e beh, altre. Questo era diverso comunque. Questo era diverso perché lui l'amava. Lui la amava.

    E non era questo quello che si dicevano tutte le donne? Era la stessa vecchia canzone e ballo vero? 'Oh lui non lo farebbe mai...' 'Non guarderebbe neanche un'altra donna' 'Lui è cambiato per me perché mi ama'.

    Lei scosse la testa; doveva smettere questa linea di pensiero. Non era salutare. La sua corrente di coscienza l'avrebbe guidata solo lungo un brutto percorso di sfiducia e dubbio.

    “Buffy, stai bene?” chiese Wesley mentre la guidava alla stanza da bagno. Si stava davvero stancando di essere 'guidata' ovunque.

    “Sto bene, sono solo – uh, Wesley?”

    “Hmm?”

    “Faith e Spike erano... cioè, loro... voglio dire non ho mai sentito di loro insieme...”

    “Non sono mai stati insieme”

    Gli occhi di Buffy si spalancarono. “Com'è possibile?”

    Wesley rise fragorosamente prima di rispondere. “Spike si riferisce a Faith come una mantide religiosa. Credo che abbia temuto che se si fosse coinvolto con lei, lei gli avrebbe succhiato via la vita. Ha una reputazione ancora peggiore di quella di lui. Ha un comportamento tremendamente geloso e considera tutti quelli per cui prova interesse suoi. E' piuttosto spaventosa, direi”

    “Grande” mormorò Buffy.

    “Non preoccuparti, Buffy. Spike non le permetterà di farti del male”

    “Beh, se ci prova, mi preoccuperei per lei invece che per me”

    Di nuovo, Wesley rise ad alta voce prima di dividere la strada per entrare nei loro rispettivi bagni.

    Uscendo dal bagno un paio di minuti dopo, Buffy trovò Wesley nel piccolo corridoio in cui erano i bagni che studiava il pavimento con grande interesse.

    “Wes? Che stai facendo?”

    “Il mio dannato gemello è caduto e senza i miei occhiali, non riesco a vedere niente” replicò lui, seccato.

    “Aiuterò... e perché non hai gli occhiali?”

    “Il mio agente mi dice che sono ritenuto più desiderabile in questo modo. Come se mi importasse... ho una moglie! Tuttavia, è tutto per il bene dello show e della mia cosiddetta carriera”

    Buffy ghignò. Questo era perché amava Wesley. A lui non importava delle apparenze e del 'gioco'. Voleva solo fare il suo lavoro e finirla lì. Desiderava che Spike l'avesse incontrato quando aveva appena iniziato, forse le cose sarebbero state diverse avendo un'altra prospettiva sulle cose.

    Setacciando il tappeto decorato con gli occhi, Buffy lo individuò accanto al piede di Wesley. “Non muoverti!” urlò quasi. “Lo vedo!”

    “Dove?” chiese Wesley mentre Buffy si precipitava.

    “Proprio accanto al tuo piede” gli disse lei e si piegò per afferrarlo di fronte a Wesley che si stava piegando a sua volta. “Ce l'ho!” gli disse e lo afferrò nella mano, iniziando a rialzarsi quando, proprio come in una commedia grossolana, un boccolo ricciuto si intrappolò nel bottone dei suoi pantaloni. Come diavolo è successo questo? Si domandò lei.

    Wesley gelò. “Buffy?”

    “Sono bloccata” disse Buffy, cercando di strattonare i suoi capelli.

    “Interessante” mormorò qualcuno dietro di loro.

    Alzando lo sguardo, Buffy fu accecata dal flash di una macchina fotografica.

    “Hey!” urlarono entrambi Wesley e Buffy mentre la ragazza della macchina fotografica fece altre due foto.

    “Oh merda” borbottò Buffy mentre la ragazza correva via.

    “Buffy, che diavolo stai facendo?”

    Spike.

    Alzando lo sguardo come meglio poteva, Buffy fece un falso sorriso. “Ciao tesoro!”

    Capitolo Trentaquattro

    C'è molto da dire in favore del giornalismo moderno. Dando a noi le opinioni degli ignoranti, ci tiene in contatto con l'ignoranza della comunità. ~ Oscar Wilde



    "Buffy, che cosa diavolo state facendo?" chiese Spike.

    "Non essere arrabbiato con-" Wes iniziò allo stesso tempo di Buffy.

    "Stavo aiutando Wes con-"

    "Lei stava sistemando i miei-"

    "Gemelli!" finirono entrambi e allo stesso tempo Buffy strattonò con forza, ruzzolando a terra.

    Spike si accigliò ed allungò la mano per aiutarla.

    Con gratitudine, lei la prese permettendogli di aiutarla ad alzarsi. "Sei venuto a cercare me?"

    Spike guardò entrambi, "Yeah, Fred aveva paura che Wes si smarrisse senza occhiali".

    Wesley alzò lo sguardo al cielo, "Santo Paradiso”. E si allontanò a passo sostenuto.

    Buffy ridacchiò, "Povero Wes. Ho la sensazione che stia per avere una tirata d’orecchie da Fred".

    "Sì, beh, vorrei darti io una tirata d’orecchie".

    Buffy sospirò, "Mi ero abbassata per recuperare i gemelli e i miei capelli – i capelli ti ricordo, che tu hai voluto farmi fare così - si sono impigliati nella sua cerniera".

    Spike scosse la testa. "Buffy..."

    "E' stato un incidente! Stavo cercando di essere utile ".

    "Forse dovevi provare a farne a meno."

    "Perché sei così contrariato con me? In realtà, è piuttosto comico, se ci pensi -"
    "Perché se qualcun altro arrivava e mal interpretava quello che stavate facendo? Come avrei fatto io, se non ti conoscessi meglio. E’ tutta una questione di apparenze Buffy e poiché sei il mio appuntamento-"

    "Tu vuoi dire la tua dolcezza ammaestrata", sibilò lei, diventando veramente arrabbiata.

    "Sai che non è vero, non essere ridicola".

    "Sì, lo so quando siamo solo noi due, ma una volta che siamo qui è tutto un 'stai tranquilla Buffy, non fare una mossa sbagliata Buffy, resta dalla mia parte Buffy'-"

    "Lo sto facendo per proteggerti!"

    "Proteggere me? O proteggere te? Mi meraviglia la tua improvvisa preoccupazione per le 'apparenze'. Le apparenze non sembravano preoccuparti in nessun modo quando eri impegnato a fotterti la metà delle donne di Los Angeles!" Lei stava per allontanarsi impettita, ma lui afferrò con forza il suo braccio tirandola indietro.

    "Ti rendi conto dove sei entrata da stasera?"

    Lei aprì la bocca per rispondere, ma lui la fermò alzando la mano.

    "Si tratta di un mondo diverso da quello cui sei abituata", spiegò lui, ora calmo. "Hai mai letto i giornali scandalistici, Buffy? Ti sei mai fermata a vedere i titoli scandalistici di quelle riviste? Il loro compito è quello di ottenere lo sporco. Il loro compito è prendere qualcosa di innocente come tu che aiuti Wes a trovare i suoi gemelli e trasformarlo in te che mi tradisci in bagno".

    "Lo so, ma-"

    "No, non lo sai. Tu pensi che solo perché era innocente, che gli altri lo vedranno in questo modo. O che loro non parleranno, o che non ti verranno dietro. Stai sbagliando. Lo faranno. Tu non vivi sotto i riflettori come faccio io. Non hai ogni mossa catalogata e mostrata al mondo come me. Sì, io vivo la mia vita ancora, ma so i trucchi e sono abituato a stare sotto i riflettori. Tu no. Tu vivi la tua vita nascosta da questo genere di cose. Puoi uscire di casa senza essere riconosciuta. Io non posso. E adesso, perché sei qui con me, non è possibile. Si tratta di un evento importante Buffy e ora sei stata marchiata come mia accompagnatrice. Vorranno sapere chi sei, da dove arrivi, ciò che fai. Quindi, quando ti dico di stare dalla mia parte e non parlare con la stampa, non è perché sto cercando di essere un cazzone, o perché sto cercando di sopprimerti o di renderti una ‘dolcezza ammaestrata'. E' perché non voglio che il tuo buon nome sia su tutti i giornali scandalistici per divertire o per essere sezionato. Sto cercando di proteggere te, non me. Io non do importanza a quello che dicono su di me. Sono andati avanti per anni a dire merda su di me – alcune volte erano cose buone, alcune cattive. Voglio solo proteggerti dalle cose cattive che so che possono verificarsi. E sai perché, Buffy?"

    "P-perché mi ami?"

    Lui annuì, "Sì".

    "Lo fai suonare come se avessi fatto qualcosa di male tutta la sera! Non l’ho fatto. Mi sono comportata al meglio. Anche con quella cagna di Faith e odio avere la sensazione di camminare sui gusci d'uovo tutto il tempo e costantemente preoccuparmi se ciò che sto facendo è giusto e, se è okay..."

    "Benvenuta nel mio mondo."

    "Il tuo mondo fa schifo"

    "Vuoi uscirne, Buffy?", sussurrò lui, con paura nella voce.

    Lei lo guardò e scosse la testa, "No, non voglio. È parte di te e io ti amo. Semplicemente non mi piace sentirmi come se dovessi piacere a loro e a te. Ho la sensazione di non riuscire a respirare. Preferirei concentrarmi solo sul trascorrere bene il tempo e di stare con te." Lei alzò la mano. "Giuro solennemente che non avrò i miei capelli catturati in nessuna cerniera per il resto della notte."

    Lui rise di quello e l’abbracciò. "Scusami se ti ho fatto sentire come se non potessi respirare o fare qualcosa di giusto".

    "Mi dispiace di aver gridato", mormorò lei nel suo collo.

    "E’ okay, amore, non è colpa tua. Dovrei saperlo ormai. Credo che il tuo mantra sia 'Io sono donna, mi senti ruggire'? "

    Lei sghignazzò, "Sì. Hey, è arrivata la cena?"

    Lui sorrise più ampiamente guardandola, "Questo è il tuo altro mantra. Sì, andiamo".
    ********

    La cena proseguì senza problemi, e ora che l'aria era stata chiarita, Buffy si sentiva molto meglio per quanto riguardava il suo 'posto' accanto a lui.

    Beh, meglio, eccetto che per una fastidiosa, piccola cosa: Faith.

    La donna non aveva alcun tipo di classe. Era rude, forte e fastidiosa. Non stava zitta, e non si era fermata dal flirtare con Spike. Spike, da canto suo, l’aveva ignorata, cambiando l'argomento, parlando con Buffy e scherzando con Wes. Faith, però, fastidioso piccolo moscerino qual era, stava rendendo le cose difficili.

    "Vuoi andare a vedere la veranda ora?" chiese Spike nel suo orecchio, baciandolo.

    All’occhiataccia di Faith, Buffy sorrise in accordo.

    Alzandosi, Spike la prese per mano, essendo un gentiluomo, e la scortò alla veranda. Era ancora più meraviglioso al di fuori che all’interno. Un giardino stava appena al di là della veranda. Un grande giardino con una fontana e in mezzo sirene e statue giganti di pesci.

    "Wow," sospirò Buffy.

    "Bello?”

    "Meraviglioso. Tu non credi sia meraviglioso?"

    Spike sorrise verso di lei e la prese tra le braccia. "Tu sei così buona per me."

    "Lo sono?"

    "Sì, lo sei. Tu mi mantieni i piedi piantati per terra, tu mi metti al mio posto e mi fai apprezzare le cose più delicate della vita."

    "Come..."

    "Mia figlia al numero uno, l'amore è il numero due, e prendere tempo per vedere cosa sta succedendo intorno a me. Non sempre mi fermo a sentire 'il profumo delle rose'."

    "Beh, non credo che smettere di odorare le rose sia necessariamente qualcosa che si può attribuire al pericolo di essere nel tuo mondo. Penso che un sacco di persone spesso rimangono talmente coinvolte nella loro vita e nei problemi e non fanno un passo indietro e a apprezzano le cose migliori nella vita. Non sono neanche io brava a farlo sempre.”

    "Non mi lasciare", sussurrò Spike nel suo orecchio.

    Buffy gelò, "Cosa?"

    "Non mi lasciare, Buffy. Stai qui con me. Ho bisogno di te".

    "Sono qui"

    "So che sei qui, ma io... ho bisogno di più. Ti voglio qui con me. Ti voglio qui con me tutti i giorni."

    "Spike..."

    "Per favore"

    "Spike-"

    “Spike, abbiamo bisogno di te per le foto."

    Le loro teste si voltarono per vedere Wesley in piedi alla porta. "Sono spiacente di interrompere"

    Spike sospirò pesantemente e osservò Buffy. "Vieni con me?"

    Buffy scosse la testa, "Preferisco rimanere qui e prendere un po’ d’aria. Hey… non c'è nessuno qui. No stampa, no gemelli, no cerniere…"

    Spike sogghignò. "Va bene. Stai pure, torno subito"

    Buffy lo salutò e lui schiaffeggiò il suo sedere, sorridendo mentre lui e Wesley rientravano.
    Prendendo un respiro profondo, Buffy inalò il dolce profumo del giardino. Chiudendo gli occhi, sentì la calda brezza su di lei.

    "Non mi lasciare". La supplica di Spike rimbombava come un motivo nelle sue orecchie e agitava le sue emozioni. Sospirando, Buffy guardò il cielo della notte in cerca di risposte. Lei iniziò a canticchiare una vecchia canzone degli anni 80 e poi iniziò a cantare alta voce. “Should I stay or should I go…If I stay there will be trouble, but if I go there will be double… so come and let me know… should I stay or should I go…” [“Devo stare o devo andare… Se resto ci saranno problemi, ma se vado ce ne saranno il doppio… sono venuta per sapere… devo restare o devo andare…”]

    "Così non sembra che sarai una stella dello spettacolo con il canto per la tua mancanza di talento".

    Buffy s’interruppe bruscamente e alzò gli occhi al cielo. Proprio quello che ci voleva: Faith.

    Girandosi lentamente, Buffy mostrò un brillante, seppur falso sorriso. "Ciao Raggio di sole".

    Faith ghignò. "Sono impressionata Betty-"

    "Buffy"

    "Comunque sia. Sono impressionata. Non te ne sei ancora andata”

    "Perché dovrei?"

    Faith scrollò le spalle, "Beh, voglio dire, non sei glamour o chic. In realtà sei piuttosto semplice. Tipo come quella Fred. Non ti senti un po' fuori posto?"

    Buffy si accigliò pensosa. "Beh, tu ti senti fuori posto?"

    "Cosa significa?" chiese Faith, restringendo gli occhi.

    "Voglio dire, non sei glamour o chic. Tu sei più trash e puttana. Essere circondata da persone con una certa classe deve essere difficile per te."

    "Immagino che tu non sia esattamente pura e innocente come Spike vuole far credere, huh?"

    Buffy sorrise, "Spike non mi conosce come tutta purezza ed innocenza. Gli piace in questo modo se sai a cosa mi riferisco. Oh, aspetta. Non sai cosa voglio dire, vero?"

    "Tu piccola cagna," Faith ringhiò e balzò in avanti.

    Oh merda, pensò Buffy mentre alzava le mani per bloccare l'attacco di Faith. Forse non avrei dovuto spingere, pensò Buffy. Anche se lei merita di prenderle uno o due o venti volte.

    Faith la schiaffeggiò in viso, e Buffy sentì il calore causato dal colpo e prima che potesse fare una mossa, Faith le stava tirando i capelli.

    "Lasciami bestia psicotica!" gridò Buffy e riuscì ad allungare le braccia per spingerla via, e finì per graffiarle il viso. "Chi litiga in questo modo ad un evento benefico? Hai un qualche senso? "

    "Tu non sarai mai in grado di tenerlo! Spike ha bisogno di una vera donna, non di un topolino come te!"

    Infine riuscendo a guadagnare un po' di terreno, Buffy sbatté la sua scarpa col tacco sul piede di Faith. L'impatto di essa, fece bloccare momentaneamente Faith dal suo attacco, e Buffy utilizzò quel momento per il contrattacco. Fu in quel momento che la macchina fotografica iniziò a fare flash. Sprazzi di luce brillante riempirono il buio e la pace della veranda e il giardino.

    Buffy gelò.

    Faith scattò in azione. "Come puoi farmi questo?", urlò lei. "Come puoi farmi del male?", disse lei accusandola mentre le lacrime iniziavano a caderle lungo le guance, e si teneva il graffio come se fosse una ferita aperta.

    Un mormorio attraversò la folla, un mormorio incredulo e ben presto furono i reporter ad andare avanti ad indagare come Faith era stata ferita, mentre altri affollavano il posto avvicinandosi per domandare come se Buffy potesse fare qualcosa a una Diva come Faith.

    Buffy aprì la bocca più volte per rispondere, ma le sue risposte furono tagliate bruscamente prima che potesse dare una risposta completa. "No, io non ho-mi-Lei è venuta-No, non ho -"

    "Che diavolo sta succedendo qui?" gridò Spike.

    Deglutendo, Buffy guardò come Spike si muoveva attraverso i cronisti, gridando verso di loro per tenerli a distanza. "Lasciatela sola!", gridò lui. Muovendosi per arrivare a lei, Spike afferrò Buffy e la tirò verso di lui, portandola al sicuro tra le sue braccia. "Andiamo a casa", disse lui guidandola fuori.

    Buffy si sentì intontita. Voltandosi a guardare Faith, vide la donna mostrarsi alle telecamere e ai cronisti. Qualcuno le aveva portato un panno umido per la sua guancia e lei lo teneva lì mentre imbronciava le labbra rosso rubino e sbatteva le ciglia finte.

    "Non ho…" mormorò Buffy.

    “Che cosa, baby?"

    Due grosse lacrime cadevano dalle guancie di Buffy. "Io non volevo. Mi stavo difendendo."

    "Puoi dirmi tutto su quello che è accaduto in macchina," mormorò Spike e, praticamente trascinando Buffy con lui, si fece strada attraverso la festa fino alla limousine.

    Capitolo Trentacinque

    Mai parlare senza rispetto della Società. Solo la gente che non riesce ad entrarci lo fa. ~ Oscar Wilde


    Buffy si sistemò nella limousine sentendo un'ondata di nostalgia di casa inondarla. Voleva andare a casa e avere il conforto del suo letto e delle sue coperte. Voleva il conforto del suo appartamento, avere quella sensazione 'Sono a casa e al sicuro' inondarla e calmarle i nervi agitati.

    Non era una donna debole in nessun modo e tuttavia, in quel momento, si sentiva debole. E stupida. Smisuratamente stupida. Sembrava che le disavventure che aveva avuto durante il corso della serata non avessero fatto altro che mostrarle come non appartenesse al mondo di Spike con lui, piuttosto che l'esatto contrario. Spike e Buffy da soli erano adatti come una mano e un guanto, Spike e Buffy nel mondo di lui – nella sua realtà – erano come l'olio e l'aceto. In qualche modo, lei era diventata un'idiota balbettante di fronte a cronisti e celebrità.

    Com'era successo? Quello che era accaduto con Wesley era così innocente. Tutto quello che aveva fatto era stato piegarsi per prendere il suo dannato gemello... e Faith... Dio, Faith! Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Avrebbe dovuto solo ignorare la donna e andare a cercare Spike o Fred. Avrebbe solo dovuto... Si presumeva che lei dovesse solo prenderle? Giusto? Si presumeva che lasciare dire a Faith tutte le cose sgradevoli che voleva, lasciare la puttana flirtare con il suo ragazzo, e trascorrere solo l'intera serata in silenzio. E perchè? Perché in qualche modo era tutto per un bene superiore.

    “Buffy, cosa è accaduto?”

    Buffy guardò verso Spike che la stava osservando con attenzione. Non sembrava arrabbiato con lei, ma non sembrava neanche felice. La sua espressione era neutra, sebbene la sua voce avesse una certa incisività.

    “Pensi che quello sia stato colpa mia?” chiese lei, sentendosi improvvisamente come se fosse stata sotto processo. Da parte del suo ragazzo. No, quello non era giusto.

    “Non ho detto questo”

    “No, ma lo stai pensando, vero? Hai creduto davvero a quello spettacolo che ha messo su?”

    “Perchè non mi dici cosa è successo”

    “Tu davvero credi che io l'abbia attaccata!”

    “Non ho detto questo, ma lei aveva un graffio sul viso, Buffy-”

    “Non devi dirlo. Il tuo silenzio dice tutto!”

    “Piccola, rilassati, calmati-”

    “Non dirmi di calmarmi. Non trattarmi con condiscendenza William, e non chiamarmi piccola!”

    “Allora dimmi che diavolo è successo!” urlò Spike.

    Fissandolo, Buffy premette il bottone dell'interfono per parlare con l'autista.

    “Cosa stai facendo?” domandò Spike.

    “Sto tornando al mio hotel”

    “Col cavolo che lo fai!”

    “Lo faccio!”

    “Perché? Così puoi andare a piangere sulla spalla di Angel per quanto sono cazzone? Ti sto facendo una semplice domanda Buffy e tu stai creando qualcos'altro, accusando me di accusarti. Il che, tu dici che non devo dire niente e questo mi fa sembrare colpevole, ma tu stai sembrando parecchio colpevole a tua volta adesso, Buffy!”

    “Non ho fatto niente! Lei è uscita fuori e stava parlando male di me e sì, le ho risposto male. Non sarei rimasta lì a far sì che lei mi facesse sentire una merda solo perché è una qualche diavolo di celebrità! Non mi importa chi diavolo è! E sai cosa? Non mi importa neanche chi diavolo tu sia! Mi sono sentita come se non fossi niente per te stasera!”

    “Ti ho spiegato perchè-”

    “Già, mi hai spiegato perché dovevo tenere la bocca chiusa. Perché non potevo parlare, perché non potevo fare niente a meno che tu non lo approvassi. Cosa si supponeva facessi? Dovevo stare lì in piedi e dire a Wesley 'fottiti, cercati il tuo dannato gemello da solo'? E cosa avrei dovuto fare quando Faith stava lì e mi insultava? Prenderle? Non penso proprio, William. Forse ho bisogno di regole. Già, ecco. Forse puoi inventarti un libro per me per dirmi cosa posso o non posso dire e cosa posso o non posso fare. Non posso essere servizievole e non posso difendere me stessa quindi che diavolo posso fare?” Premendo il bottone, Buffy quasi urlò nell'altoparlante, “Autista, per favore fermi al-”

    Spike balzò lungo il sedile, “Non farlo. Prendi ordini da me” disse all'autista, e spense l'interfono.

    Buffy lo fissò, “Ti odio”

    “No, non è vero. Sei arrabbiata con me” disse Spike con voce pacata. “Tu mi dici di non scappare e di fronteggiare i miei problemi a testa alta, Buffy. Quindi, io ti dirò di fare lo stesso. Non scapperai da me ogni volta che abbiamo un disaccordo. Vuoi avere una relazione adulta, allora avremo una relazione adulta. Ad iniziare da adesso”

    L'ultima cosa che Buffy voleva fare era piangere, e tuttavia, quello fu ciò che si ritrovò a fare. E quando Spike cercò di prenderla tra le braccia, lei lo spinse. “No”, disse lei con forza. “Non voglio la tua premura ora”

    “Buffy, per favore, ascoltami. Non ti ho detto quelle cose per farti sentire male riguardo te stessa. Stavo cercando di farti capire cosa stavo cercando di fare. Perchè non hai detto niente allora se ancora ti dava fastidio?”

    “Perchè aveva senso all'epoca. Perché fino a che quella – quella-- puttana mi ha attaccato e tu – tu non hai fatto niente tranne che urlare a qualche cronista che mi stavano perseguitando – aveva – aveva senso! Lei mi ha fatto sentire una merda, mi ha fatto sentire come se fossi niente e io non sono,” singhiozzo, “Io non sono niente. Io sono,” singhiozzo, “Io sono Elizabeth Anne Summers e ho successo e sono intelligente e – e – solo perché non mi accordo al tuo mondo non significa che sia un nessuno. Cosa si supponeva facessi? Che cercassi altri nessuno nella folla e parlassi solo con loro così che non finisse tutto alla stampa? Si supponeva che dicessi 'Hey, sono nessuno, chi sei tu? Sei nessuno anche tu?”

    “Potresti se fossi Emily Dickinson”

    Lei lo fulminò con lo sguardo, asciugandosi furiosamente le lacrime che le colavano lungo le guance. “Non prenderti gioco di me!”

    “Sto cercando di farti sentire meglio, mi dispiace. Io--”

    “Non cercare di farmi sentire meglio. Stai solo peggiorando le cose!”

    Sospirando pesantemente, Spike si passò una mano tra i capelli. “Io – Hai ragione. È difficile questo, vero?”

    “Si, lo è” lei prese un respiro tremolante. “Vuoi lasciarmi andare all'hotel ora?”

    Allungandosi, Spike la trascinò fino a sé e le avvolse le braccia attorno. “No, non voglio che vai all'hotel. Per quanto sia difficile, è per il meglio non pensi? Abbiamo bisogno di farlo e non di nascondere tutto. Siamo entrambi bravi a nascondere. Non voglio nascondere qualcosa da te, Buffy. Voglio che tu sia in grado di parlare con me, e voglio essere in grado di parlare con te. Non voglio una ripetizione di Sam”

    “Non mi adatto al tuo mondo” disse Buffy piano. “Volevo farlo. Volevo provarti che potevo farlo. Che potevo adattarmi. Volevo provare a loro che ero buona abbastanza per stare con te e sai cosa ho capito? Loro non sono buoni abbastanza per me”

    “Hai assolutamente ragione” mormorò Spike. “Non lo sono. Quel mondo... è difficile e falso così come è seducente. Fai difficoltà a trovare qualcuno che valga qualcosa. Wesley lo è, onestamente. Buffy, io... sono partito col piede sbagliato. Ho fottuto tutto. Ero così preoccupato a cercare di proteggerti e a non lasciare che loro ti attaccassero che ti ho fatto sentire come se fossi niente. Tu non sei un nessuno, Buffy. Non per me. Per me, tu sei tutto”

    “Solo io... ho sentito solo come se lei avesse vinto. Non sono riuscita a difendermi e tu non hai... perché non mi hai difeso?”

    “Il mio istinto è stato di portarti fuori da lì. Non volevo aggiungere altro fuoco alle fiamme. L'espressione sul tuo viso... Sembravi sopraffatta e spaventata. Non ho pensato, ho solo reagito. Avevo un pensiero e quel pensiero era portarti via da quei piragna. Ho trascorso tutta la notte volendo solo tenerti da parte per non farti finire nel loro radar così che non fossi toccata, non fossi scombussolata da loro. Non ho pensato che facendo così ti stessi solo facendo sentire come se non fossi importante. Non voglio che tu ti senta come se non importassi, che tu non sia una donna intelligente-”

    “So chi sono quando sono con te da sola, ma ho solo sentito come se non riuscissi a fare niente di buono stasera” spiegò Buffy, molto più calma ora.

    “Guardami, amore” disse Spike piano, mettendole un dito sotto il mento e facendo sì che lo guardasse. Lei lo fece con un po' di trepidazione. Non era solita a questo tipo di intensità. Aveva evitato le relazioni per questo motivo, e ora c'era nel mezzo e sentiva come se non conoscesse le mosse. Sapeva parlare bene agli altri, ma quando arrivava il momento di farlo sul serio per se stessa, veniva meno.

    Erano davvero perfetti l'uno per l'altra.

    “Mi dispiace di averti fatto sentire come se non potessi fare niente di buono. Mi dispiace di averti messo così tanta pressione addosso che hai sentito di dover impressionare non solo tutti quelli attorno a te, ma anche me. Solo ero... sono solo... Cristo, Buffy. Ho così tanta paura di perderti, di spaventarti, di avere il mio mondo che ti spaventa che l'ho reso peggiore per te invece che più semplice. Volevo solo proteggerti da tutta quella merda così che non ti cambiasse o danneggiasse”

    “Lei mi ha schiaffeggiato”

    “Cosa?”

    “Lei mi ha schiaffeggiato sul viso e poi mi ha tirato i capelli. Ho cercato di spingerla via da me e ho finito per graffiarle il viso. Ero finalmente riuscita a togliermela di dosso quando la macchina fotografica ha iniziato a scattare. Lei l'ha fatto sembrare come se io l'avessi attaccata. Si, lo ammetto, le ho risposto male, ma non avrei potuto rimanere lì e lasciare che mi sminuisse in quel modo”

    “Certo che non dovevi. Mi dispiace che l'abbia fatto, Buffy. Faith è... beh, è una donna sgradevole. Amara e annoiata, per non parlare di viziata. È solita avere ciò che vuole e ha sempre cercato di catturarmi ogni volta che mi sono imbattuto in lei. Francamente, mi spaventa” Lui ridacchiò nervosamente e Buffy sorrise leggermente in risposta. “Le piace provocare scenate e avrei dovuto dirle qualcosa. Speravo che si sarebbe fermata se solo l'avessi ignorata. Avrei dovuto imparare tuttavia che ignorarla l'avrebbe resa solo peggiore”

    “Voglio andare a casa” mormorò Buffy, nascondendo il viso nel suo torace, non sapendo più sul serio se intendesse casa a Boston, o casa con Spike.

    “Siamo quasi lì, amore. Passerotto, per favore, per favore non essere arrabbiata con me. Non... non odiarmi. Io ti amo, Buffy. Ti amo così tanto e mi dispiace di averti fatto sentire come se dovessi provare qualcosa a me e a loro per essere accettata. Per favore solo sappi che-”

    “Spike, smetti, per favore. Voglio solo mettere questa notte dietro le spalle ora. Voglio tipo mettere la testa sotto la sabbia e dimenticare che sia accaduta. Per citare Rossella O'Hara, non voglio pensarci oggi. Voglio pensarci domani. In fondo, domani è un altro giorno”

    Annuendo, Spike la tenne stretta a sé e le baciò la fronte. “Mi ami ancora?” chiese, e lei riuscì a sentire la paura nella sua voce.

    Lei alzò lo sguardo su di lui. “Ti amo ancora. Mi dispiace di essere una tale marmocchia. Mi dispiace di aver cercato di andare via... quello è stato il mio primo istinto. Io parlo bene, Spike, ma non sono davvero brava in queste cose”

    “Allora abbiamo molto da crescere insieme vero?”

    Buffy annuì e nascose il viso nel suo torace ancora una volta. Prima sentiva che la sua paura più grande nel venir coinvolta con lui era il suo record con la monogamia e la sua fila di donne, e ora, beh ora sentiva come se avesse un intero nuovo gruppo di paure con cui combattere. Che vacanza che si stava rivelando.
    Capitolo Trentasei

    Amare sé stessi è l’inizio della storia d'amore di una vita. ~ Oscar Wilde



    Buffy si sentiva intontita. Quello era davvero l'unico modo per descrivere la sua mancanza di voler fare qualsiasi cosa tranne che essere lasciata sola. Ed era stata probabilmente la non favorevole discussione che lei e Spike avevano appena avuto, tuttavia, sentiva il bisogno di avere più tempo per raccogliere i propri pensieri e valutare tutto ciò che era accaduto quella notte.

    "Buffy, amore, vieni a letto?" le chiese Spike dopo aver fatto una doccia.

    Buffy alzò gli occhi dalla replica di Friends in seconda serata e trovò Spike con il pigiama aperto sul petto nudo.
    "Credo che resterò in piedi per un altro po’" gli disse lei a bassa voce.

    Spike sospirò, "Buffy, perché non vieni a letto? Hai avuto una lunga notte. Abbiamo entrambi avuto una lunga notte, e io davvero preferirei non vedere le notizie -"

    "Proteggermi da queste non le cancellerà."

    "No, ma perché affrontarle ora? Le affronteremo domani quando saremo riposati e le nostre menti saranno più limpide."

    "Non voglio affrontarle domani", disse lei, non preoccupandosi se suonava come una bambina petulante. "Voglio sapere che cosa succede adesso. Odio le sorprese, lo sai. E io odio aspettare di esser presa di sorpresa. Voglio solo fare in modo di sapere come affrontare tutto domani.”

    "Li affronteremo insieme."

    "Come?"

    "Domani rilascerò una dichiarazione alla stampa."

    "Che tipo di dichiarazione?"

    "Che sei la mia ragazza e quello che è accaduto e che è stato dichiarato il falso. Che Faith ti ha attaccato e tu ti sei limitata a difenderti."

    Buffy allargò gli occhi, "Dirai questo?"

    "Perché sembri sorpresa?"

    "Io non - ho solo pensato che… non lo so."

    Inclinando la testa di lato, Spike la studiò. "Ora, non ci credo. Andiamo. Perché pensi che non lo farò? In auto abbiamo parlato di me che ti difendo."

    Buffy girò gli occhi. "Sì, abbiamo parlato di te che difendi me questa sera."

    "Fidati; le conseguenze sono altrettanto importanti, se non di più."

    “Ti danneggeranno?"

    "Che cosa significa?"

    "La tua carriera, il suo status. Ti danneggeranno?"

    Lui era di fonte a lei, "Pensi che mi interessi?"

    "Sì", disse lei onestamente.

    “Pensi che m’importi più di te?"

    Buffy non rispose. Invece, distolse lo sguardo.

    "Buffy"

    "Hmm?"

    "Guardami quando mi accusi di non avere alcuna cura per te. E dopo tutto quello che abbiamo affrontato! Non sto parlando solo di questa sera- "

    Buffy saltò su dal divano e alzò le mani in aria per l'esasperazione. "Mi dispiace! Che cosa ti aspetti che pensi? Sono solo... Argh! Sono così-Sono solo preoccupata okay? Sono preoccupata per quello che ho fatto a te e sono... dannatamente arrabbiata per tutto quello che è accaduto. Beh, per lo più solo per quello che è accaduto con Faith e..."

    "E tu senti che se anche io fossi arrabbiato con te, renderebbe in qualche modo le cose più facili?”

    "Sì! Toglierebbe un po' di senso di colpa. Poi, potrei arrabbiarmi con te per essere arrabbiato con me."

    "Tu vorresti che fossimo arrabbiati a vicenda", lui sembrava confuso.

    "Sì!"

    "Perché?"

    Lei distolse nuovamente lo sguardo da lui.
    Lui prese un respiro profondo, "Oh, ho afferrato. Se siamo arrabbiati a vicenda, allora sarebbe più facile per te lasciare. È così?"

    Ancora, lei non disse nulla. Spike sentì come se gli fosse stato dato un pugno allo stomaco. Stava lì, in piedi di fronte a lei, sentendo come se l’aria gli fosse stata risucchiata fuori.

    "Tu vuoi lasciare?", chiese lui con voce roca. "Tu vuoi lasciarmi? Non ne abbiamo già parlato in auto di questo, tu che non lasci? Su di te che resti e noi che ci lavoriamo insieme?”

    "Sono un donna, sono autorizzata a cambiare idea", disse lei leggera.

    "No, non parlare con leggerezza ora. Tu vuoi lasciarmi"

    "Non voglio lasciarti!", esclamò lei, alzando le mani. "Non voglio. Ho solo pensato che forse in fondo tu volessi che io lo facessi. L’avrebbe reso più facile per te dopo questa sera. E siccome odio l'idea di te che mi lasci… "

    "Pensavi che l’avrei fatto io per primo."

    Lei annuì, "Mi dispiace. Sono solo... Non so che cosa c'è nella mia testa. Mi sono solo sentita improvvisamente sopraffatta. Mi sento come se non conoscessi le mosse..."

    "Le mosse?"

    "Che cosa dire, cosa fare. Voglio dire, dire che ciò che è accaduto questa sera fa parte di una cosa più grande. Difendo me stessa in pubblico o dico 'no comment'? Mi incriminerebbe di più o proverebbe la mia innocenza? E che cosa accadrà a te?"

    "Stai pensando troppo."

    Lei fece spallucce, "E 'il mio dono, è la mia maledizione".

    Spike scosse la testa e passò una mano attraverso i suoi ricci umidi. "Buffy, hai avuto una lite con Faith. Questo non è il Watergate. La stai gonfiando troppo. La stai rendendo la tua vita. Smettila di farla così importante e come verrai definita da questo punto in poi o come io sarò definito da questo punto in poi. Sai quello che ho sempre ammirato di più di te?"

    "La mia bravura nel sapere informazioni inutili che mi permettono sempre di vincere a Trivial Pursuit?"

    Lui si mise a ridere, "No, ma mi sorprende sempre. Dobbiamo giocare contro Sam e Ryan."

    Buffy ghignò, "Sei cattivo"

    Lui sorrise, "E' il mio dono, la mia maledizione. E, ho ottenuto un tuo sorriso. "

    “E' vero"

    "La cosa che ho sempre ammirato di te Buffy è il fatto che sai chi sei."

    "Oh"

    "Già 'oh'. Tutte le donne con cui sono uscito, alcune della tua età, la maggior parte più giovani e anche alcune più vecchie-"

    "E’ successo?"

    "Ha dannazione ha. Posso finire?"

    "Continua"

    "Mettiamola solo in questo modo: la maggior parte delle donne con cui sono uscito e la maggior parte degli uomini che ho conosciuto - in particolare in questo lavoro - non hanno alcun senso di sé. Non sanno chi sono. Trascorrono la loro vita cercando la propria identità, alla ricerca di modi per adattarsi e di modi per definire se stessi. La maggior parte di loro guardano a fonti esterne per farlo per loro, non guardano mai verso l'interno per capirlo. Io dovrei saperlo, l’ho fatto. Tu lo sai, io lo so - le mie azioni hanno dichiarato che so chi sono? Che non ho bisogno di trofei per definirmi? Tu, Buffy, sai chi sei. Sei forte e intelligente e hai opinioni. Hai i piedi saldamente piantati sul terreno e di tanto in tanto ti perdi in un viaggio tra le nuvole, ma non hai mai perso di vista ciò che sei e dove stai andando. E 'assolutamente incredibile per me. Per non parlare di ispirazione. Tu mi fai mettere i piedi per terra e mi sfidi a guardare dentro di me a capire chi io sia e che cosa sto facendo. Scommetto che non sapevi nemmeno di farlo, vero?"

    Lei scosse la testa; lo sguardo sul suo viso di aperta soggezione.

    "Questo è quello che ho sempre ammirato di te. E' quello che ho sempre amato di te. E questa è solamente una delle cose che ti faranno attraversare questa cosa. A chi interessa un dannato inferno quello che loro pensano? In una settimana, si butteranno su qualcosa di diverso e ci lasceranno soli."

    "Non farti trascinare giù dagli uomini?” cinguettò Buffy.

    "Esatto. Tu hai le capacità per trovare te stessa e reinventarti. Non nasconderti di fronte ad una sfida, affrontala a testa alta. "

    "Se non si ha a che fare con le relazioni. Allora mi sembra di cadere a pezzi"

    "No, questo sono io", le disse lui. "Ricordi come le ho evitate per così tanto tempo?"

    "Sì, ma nelle ultime ore sei stato più adulto e più pronto di me ad uscire allo scoperto in questo rapporto. Io sono in libertà provvisoria!"

    "Quindi, forse ho preso alcune delle tue caratteristiche. Buffy, Ti ricordi quando sono crollato - quando ho completamente ceduto? Tu ti sei presa cura di me. Mi hai prelevato dalla sedia di un bar e ti sei presa cura di me... Non ti ho mai veramente detto che cosa ha significato per me quello che hai fatto".

    "Spike-"

    "Per favore?"

    Lei annuì e gli fece cenno di continuare.

    "Potevi lasciarmi lì. Potevi lasciarmi annegare nella mia auto commiserazione... ma non l’hai fatto. Mi hai permesso di dipendere da te e so che è stato difficile per te. Tu non dipendi da nessuno ed è difficile capire che gli altri sono dipendenti. Ma mi sono semplicemente appoggiato a te per attraversarlo. E non era solo il fatto che ero ubriaco. E' stato il fatto che ho raggiunto il punto più basso e avevo bisogno di mantenermi a qualcosa che mi avrebbe consentito di risalire da quel baratro. Tu mi hai permesso di appoggiarmi a te e io sono qui, in piedi davanti a te, e ti sto dicendo che è okay appoggiarti a me ora. Che sto proprio qui al tuo fianco e non ti lascerò cadere. Non attraverserai questo da sola e questo.. questo andrà bene. Passerà"

    "Perché non è il Watergate?" disse lei dolcemente.

    "Esattamente"

    "Allora, questo è come dovrebbe essere in un rapporto huh? Tutto un dare e avere e 'tu sarai forte questa volta e io sarò forte la prossima.”

    "Immagino di sì. Anche io sono nuovo in questo. Lo ritengo giusto, però, non credi?"

    Lei annuì. "Sì. Sento che è così che dovrebbe funzionare."

    Si guardarono a vicenda e iniziarono a ridere.

    "Vuoi venire qui ora in modo che possa abbracciarti?" le chiese Spike, aprendo le braccia.

    Fu tutto l'invito di cui aveva bisogno, in un lampo si gettò tra le sue braccia nel migliore abbraccio che lei avesse mai conosciuto prima, sentendosi al sicuro e amata.

    Grazie", le mormorò.

    "Per?"

    "Per farmi stare bene".
    Lui sorrise tra i suoi capelli. "Credo che il fatto è che ci conosciamo così bene, e il fatto che siamo molto simili è positivo per noi anziché essere una cosa che è contro di noi."

    "Sì, penso che tu abbia ragione."

    "Vuoi venire a letto ora?"

    "Oooh... una parte di me vorrebbe ancora vedere la-"

    "Buffy", disse lui con tono di ammonimento. "Per favore, amore, vieni a letto. Mettiamo via tutta questa cosa per stasera, okay? Sarà ancora qui domani."

    Lei sospirò pesantemente e diede sfogo ad uno sbadiglio. "Giusto, mi hai persuaso"

    "Grazie"

    Mano nella mano salirono nella camera da letto di Spike.

    "Spike?"

    "Hmm?"

    "Pensi che sia possibile che qualcuno abbia visto ciò che realmente è accaduto e si faccia avanti?"

    "È una possibilità."

    "Ma non pensi che sia davvero così."

    "Ne dubito."

    "Questo è quando è okay mentirmi."

    "Okay, qualcuno potrebbe avere assistito a ciò che è realmente accaduto e si farà avanti"

    "Sì, ma quali sono le probabilità che loro credano ad una persona?"

    "Io pensavo che mentendoti ti stessi aiutando a sentirti meglio, amore.”

    "Sì, scusa. Grazie per l'impegno"

    "In qualsiasi momento, piccola"

    Edited by strawberry85 - 1/5/2011, 18:35
     
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  8. spuffyworld
     
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    Capitolo Trentasette

    C'è solo una cosa al mondo che è peggiore che l'essere chiacchierati, ed è il non esserlo affatto. ~Oscar Wilde


    Non avrebbe dovuto svegliarsi. Meglio, non si sarebbe dovuta alzare e trovare Spike quando aveva sentito l'urlare soffocato che lui stava facendo. Il suo primo istinto era stato di affondare sotto le coperte e nascondersi, chiudere fuori il mondo solo per un altro po'.

    Sempre seguire il primo istinto.

    Non pensava sarebbe importato se avesse visto le notizie la notte prima oppure no. Aveva dormito uno schifo anche senza averle viste. Forse di fatto avrebbe dormito meglio se le avesse viste. Allora non ci sarebbe stato il domandarsi di quello che avrebbero detto e di come si sarebbe difesa, o se avesse dovuto farlo. Aveva ammirato come Spike avesse dormito per tutta la notte senza problemi. Lo sapeva questo perché ogni volta che si era voltata verso di lui nello sforzo di trovare una posizione comoda che le avrebbe permesso di dormire, lui stava dormendo profondamente. Sarebbe potuta esplodere una bomba e lui non se ne sarebbe preoccupato. Naturalmente, per quanto fosse ammirabile che fosse riuscito a dormire nonostante tutto, era anche piuttosto irritante perché lei non c'era riuscita. Lei aveva meditato di fargli degli scherzi. Uno coinvolgeva la crema da barba nella mano e poi solleticargli il naso, l'altro coinvolgeva ficcargli la mano nell'acqua calda – il che sarebbe stato allo stesso tempo disgustoso e divertente.

    Era divertente quanto infantile fosse la sua mente quando era super stanca.

    Quindi, quando aveva sentito Spike urlare di sotto, aveva meditato di ignorarlo dato che era addormentata da appena tre ore. Alla fine comunque, non era riuscita ad ignorarlo. Lui era ovviamente sconvolto per qualcosa se stava urlando e lei avrebbe dovuto andare a vedere cosa fosse – nonostante il fatto che il suo corpo e la sua mente intontita la implorassero di rimanere a letto.

    Scendendo, non si preoccupò di farsi qualcosa tranne che usare il bagno. I suoi capelli erano un groviglio disordinato, ma a lei importava? Per nulla. Il che era piuttosto divertente. Stava con uno degli uomini più ricercati di Hollywood, un uomo a cui le donne saltellavano attorno e che per essere al suo posto avrebbero fatto di tutto – e a lei non importava che avesse una pessima capigliatura appena sveglia e l'alito pesante. Era fottutamente stanca!

    Camminando lungo le scale, riuscì a sentire la fine della conversazione di Spike.

    “Non me ne importa maledettamente niente di cosa stanno dicendo su di lei! Lasciagli scovare quello che vogliono. ...Quella maledetta puttana... beh, se sai che lo è allora perché mi stai urlando contro?”

    Lei si fermò, gelata, a fissarlo mentre lui camminava avanti ed indietro. Sembrava così teso. La tensione traspariva da lui in onde e queste viaggiavano diritte verso di lei. Deglutendo forte, aspettò che lui la notasse.

    “No, non lo farò. Ti ho detto che farò una dichiarazione... Devo chiederglielo. Non prenderò questa decisione per lei!” Voltandosi, la mano a metà strada nei capelli, lui la individuò. “Devo andare”, e riattaccò.

    “Beh, che addio veloce. Mi fa domandare perché non l'hai fatto all'inizio quando lui o lei ha iniziato a farti urlare” disse Buffy, sentendosi piuttosto calma nonostante il fatto che era piuttosto sicura che la 'lei' a cui si stavano riferendo fosse lei.

    Spike sospirò pesantemente, “Era il mio agente. Mi sta addosso – come stai, piccola? Ti senti bene?”

    “Ho dormito uno schifo”

    “Oh”

    “Allora, uhm, che succede? Per cosa Randy l'agente ti sta addosso? Non gli è piaciuto il tuo smoking?”

    Spike alzò un sopracciglio. “Ci sentiamo impertinenti questa mattina eh?”

    “Non sul serio. Sto solo nascondendo la mia apprensione con il sarcasmo. Quanto va male?” chiese lei e accese la TV. Regis and Kelly era in onda e da quello che sembrava, lei era l'argomento di quella mattina. Eccola lì in tutta la sua gloria, a cercare di spiegare ai cronisti come era stata attaccata e che certamente lei non stava attaccando Faith, e poi la telecamera staccò su Faith che stava versando grosse lacrime di coccodrillo e si lamentava alla telecamera del suo graffio e di come lei stesse solo cercando di essere amichevole e -

    Spike spense la TV. “Non hai bisogno di guardare quella merda, Buffy”

    “Perché no? La vivrò non è vero? Beh, in verità l'ho già fatto. Di sicuro non ricordo che sia accaduto nel modo in cui lei ha detto che è successo. E hey – deve essere davvero una brava attrice per piangere a comando così... perché non mi hai detto che sembravo grassa con quel vestito?”

    “Sei piuttosto loquace questa mattina” replicò Spike, afferrando la sua tazza dal tavolo da caffè e prendendo un sorso.

    “Sono esausta e stressata. Così è come affronto l'essere esausta e stressata. Divento loquace”

    “Randy voleva sapere che diavolo era successo. L'agente di Faith ha chiamato, voleva pretendere che io facessi una dichiarazione per scusarmi per la scorsa notte”

    “Scusarti huh? È interessante questo. Quindi a quanto pare l'agente di Faith ha scelto di continuare la bugia”

    “Si, tuttavia, ci sono alcuni giornaletti questa mattina – e anche giornaletti TV, che hanno una versione diversa della verità. Buffy, una cosa che imparerai in questo ambiente, ci sono diverse versioni della verità”

    “Qual è quel detto? Ci sono tre diverse versioni di ogni storia – il lato di lui, il lato di lei e la verità? Qualcosa del genere”

    “Beh, è sempre una cosa del genere”

    “Già, lei fa schifo, lo sai questo?”

    “Non lo so?”

    “E come puoi scusarti con lei?”

    “Accompagnandola alla premiere mondiale di un qualche film che uscirà la prossima settimana”

    “Oh Gesù. A che sta pensando?”

    “Che ci faranno qualche foto insieme, che mi farà sentire come se avessi strisciato su mani e ginocchia per il suo perdono, in merito al denunciarti, e cercherà di sedurmi”

    “Quella fottuta-”

    “Non andrò, naturalmente”

    Buffy annuì, “Lo so”

    “Randy ha chiamato perché io non l'ho mai chiamato per dirgli cosa è successo la scorsa notte, ed ha dovuto svegliarsi per le richieste fatte dal dannato agente di Faith. Ha immaginato che parlare con Randy avrebbe aperto la strada al mio accettare di andare. Lui era più arrabbiato dell'essere stato lasciato all'oscuro e dell'aver dovuto cavarsela attraverso il casino questa mattina che per il resto. Ha continuato dicendo come stanno cercando di scavare nel tuo passato-”

    “Il mio- mio passato?”

    “Tutti vogliono sapere chi sei adesso. Vogliono lo scoop” Lui lo disse con tale disinvoltura, come se fosse un evento ordinario, come se accadesse sempre che sconosciuti a caso scavassero nel tuo passato e nella tua vita e – nel suo mondo? Lo facevano proprio. Lei era sangue fresco. Volevano scavare a fondo, trovare qualsiasi briciola scandalosa di cui potevano venire in possesso e sfruttarla – sfruttare loro.

    Che cosa avrebbero trovato comunque? Che dormiva con un maiale di pezza di nome Mr. Gordo che possedeva da quando aveva cinque anni? Che aveva rubato una volta, ma che poi sua madre le aveva fatto riportare indietro il dolcetto rubato e l'aveva fatta scusare? Buffy l'aveva già visto, e se n'era fatta beffe. Come se quello che uno aveva fatto quando era più giovane avesse qualche peso su quello che erano adesso. A meno che tu abbia legami con la mafia, rubare all'età di dieci anni non era un grande affare, e non c'era nessuna ragione per cui Spike non l'amasse più per questo. Non c'era neanche nessuna ragione per cui il mondo la giudicasse indegna di stare con lui. Probabilmente avrebbero distorto qualsiasi pezzo di informazione, distorto tutto e gonfiato per renderlo più grande di quello che era in realtà. Il suo lavoretto di furto a dieci anni probabilmente l'avrebbe legata in qualche modo alla mafia. O il negoziante sarebbe stato pagato per urlare al mondo che lei aveva rubato tanti articoli per nutrire la sua famiglia morente di fame--

    “Stop”

    Buffy sbatté gli occhi e si concentrò su Spike, “Cosa?”

    “Stai fissando nel vuoto, riesco a vederlo sul tuo viso. Non sei nemmeno qui adesso” Lui le si avvicinò e le strinse le spalle. “Buffy, è okay. Continueranno con questa storia per un po' e poi qualcos'altro accadrà e si butteranno su qualcosa di nuovo. Ricordalo questo”

    “Loro- loro non andranno dietro a mia madre vero?”

    “No, Buffy, non andranno dietro a Joyce. Calmati. Respira, piccola”

    “Che altro?”

    “Farò una dichiarazione. Randy passerà di qui più tardi e lavoreremo sulla mia dichiarazione”

    “Lavoreremo sulla tua dichiarazione? Non l'hai appena detto? Aspetta, no, naturalmente no. Sai sono piuttosto gelosa. Tu hai tutta questa gente ad aiutarti a vivere la tua vita. Un agente che ti rappresenta e ti protegge, uno stylist che ti sistema, un autista che ti porta ad eleganti cerimonie, un decoratore che decora la tua casa... Sono gelosa. Pensi che forse potrei avere tutte queste cose dopo? O devo scrivere un libro prima? Non è così che va fatto? Cavalco la tua onda e poi scrivo un libro – con uno scrittore fantasma naturalmente poiché perché dovrei scrivere il mio stesso libro? - E poi sono lanciata verso la fama per qualcosa che non ho fatto. Non ho nessun talento tranne che il vendere case. Oh Gesù, e se riescono a mettersi in contatto con Riley e -”

    “Buffy!”

    Lei si fermò di scatto. “Ho preso il largo vero?”

    “Si, l'hai fatto”

    “La mia mente è in un posto oscuro adesso. La mia mente sta annaspando, sta veramente annaspando. Questo è quello che significa quando pensi ad un migliaio di cose contemporaneamente giusto? Il mio cervello sta per esplodere-”

    Spike la baciò forte per fermare la sua tirata. Lei cercò di parlare nel bacio e lui continuò a baciarla nonostante questo. Lei cedette – perché diavolo non cedere alla sua bocca e alla sua lingua talentuosa?

    Avvolgendogli le braccia attorno, lui la strinse vicino a lui, e baciò avidamente un sentiero lungo il suo collo. La sua bocca bollente sembrava come se stesse per divorarla.

    “Permettimi di distrarti, Riccioli d'Oro” mormorò lui contro la sua pelle.

    Buffy seppe che era in grandi guai il minuto in cui sentì le sue labbra avvicinarsi al suo seno coperto dal top. Oh Dio, pensò, è così bello...

    “Posso?” mormorò lui con voce roca, mentre le faceva scivolare una bretella lungo il braccio. Lui alzò gli occhi su di lei interrogativo, i suoi occhi blu all'apparenza pieni di innocenza. Divertente, questo.

    “Spike...” ansimò lei.

    “Mmmm? Parlami, Buffy” mormorò lui rocamente e le baciò la cima dei seni.

    “Io- io non ho fatto la doccia”

    “Allora?”

    “Voglio fare l'amore con te quando almeno mi sento pulita”

    Lui si fermò, gemette e si raddrizzò. “Capito”

    “Spike, voglio farlo” disse lei appassionatamente, sentendo la perdita del suo tocco. “Dio, lo voglio così tanto adesso. Ma mi sento solo...”

    “Sporca?” sorrise lui.

    Lei ghignò, “Yep”

    “Forse posso pulirti io? Un bagno con la lingua?” suggerì lui.

    Lei ridacchiò. Stava per suggerire un bagno di schiuma quando il telefono squillò. Alicia. Buffy sorrise e gli diede un bacio sulla guancia. “Se hai finito in tempo con Alicia, raggiungimi nella doccia” e gli fece sfrontatamente l'occhiolino prima di correre su per le scale. Sorrise vittoriosamente quando sentì la brusca presa d'aria e il gemito che seguì. Si domandò quanta acqua calda lui avesse...

    Capitolo Trentotto

    L'uomo ideale deve parlare con noi come se fossimo dee e trattarci come se fossimo bambine. Lui dovrebbe rifiutare tutte le nostre richieste serie, e gratificare ogni nostro capriccio. Egli dovrebbe incoraggiare i nostri capricci, e impedirci di avere dei doveri. Lui dovrebbe sempre dire molto più di quello che vuole intendere, e intendere sempre molto più di quel che dice. ~ Oscar Wilde


    “Hey dolcezza” disse Spike al telefono.

    "Beh, è da un po’ che non lo sento dire da te."

    Spike quasi abbandonò il telefono cellulare. Era Sam. “Dannazione, pensavo fosse Alicia.”

    "No, ma quasi."

    "Che cosa posso fare per te, Sam?" chiese Spike, tendendo l’udito a sentire il rumore della doccia che andava. Non stava più nella pelle per andare da Buffy.

    "Cosa diavolo è accaduto la scorsa notte? Ho acceso la TV questa mattina e c'è Buffy ovunque. Ora so che ragazza lei sia, e lei non fa quelle cose – cosa le hai fatto? "

    "Io? Tutto ad un tratto questa è colpa mia?"

    “Certo! Lei sta bene? "

    "Lei sta bene."

    "Stai mentendo. Posso capirlo dal tuo tono. Questo lo conosce già Buffy?"

    Spike alzò gli occhi al cielo. “Sam, lei ha un po’ i nervi a fior di pelle, ma starà bene. Io sono proprio qui, e non sto lasciando che la vincano.”

    Ci fu silenzio per tanto tempo che Spike pensò che Sam avesse riattaccato. "Sam?"

    "Sono qui. Voi ragazzi, cioé, voi state insieme?"

    Spike prese un respiro profondo, “Stiamo insieme”.

    "Non osare spezzarle il cuore Spike. Dico sul serio."

    "Non me lo sogno nemmeno, Sam. Non potrei. Alicia ha visto qualcosa?"

    “No, lei non l’ha visto. Non ancora comunque. Chi sa se uno dei suoi amici glielo vorrà dire."

    “Le dirai di chiamarmi se ha domande o dubbi?"

    "Un papà modello all’improvviso. Dimmi, quando Buffy se ne andrà, sarai ancora presente? "

    “Sam—“

    "Guarda, fammi un favore e dì a Buffy di chiamarmi, okay? Non preoccuparti, non macchierò il tuo buon nome, perciò non preoccuparti. Lo lascerò fare a te quello-“

    “Samantha—“

    "Sto scherzando, Dio! E’ uno scherzo."

    "Ti dimentichi che ti conosco".

    "Sì, bene... guarda, fa solo che lei mi chiami okay? Ho avuto a che fare con quei bastardi prima e anche se sono state poche volte e lontano nel tempo, forse posso darle alcune indicazioni."

    "Così posso fare io", disse Spike freddamente.

    "Sì, me ne rendo conto, eccetto che non sei tu il cosiddetto povero qui. Buffy lo è. Ha bisogno di conoscere il modo del povero per trattare con loro. "

    Spike sospirò, "Le dirò di chiamarti."

    "Grazie. Bye."

    Spike chiuse la chiamata, fece un respiro profondo per rilasciare la tensione nel suo corpo che solo Sam poteva causare, e frettolosamente salì le scale, due scalini alla volta. La doccia era ancora in funzione. Ghignò e sbottonò rapidamente i bottoni del pigiama, lanciando quest’ultimo sul pavimento appena entrò in bagno, nudo come il giorno in cui era nato.

    “Oh, Buu-uufy,” canticchiò lui, sorridendo nella stanza riempita di vapore e concentrandosi intensamente sulla tendina chiusa della doccia.

    Lei si affacciò di lato con la testa. "Spike?"

    "Stavi aspettando qualcun altro?"

    Lei lo fissò, "Tu sei uh, nudo.”

    "Questo è ciò che accade quando ci si fa una doccia."

    Lui non era sicuro se era stata la doccia o la sua timidezza, ma lei sembrava completamente arrossata. "Oh, stai davvero per unirti a me?"

    Lui ghignò, "Non pensavi che io avrei preso sul serio la tua offerta? Vuoi che mi unisca a te?"

    "Io - beh, ho pensato forse e tipo vorrei che lo facessi, ma poi mi so... sono innervosita".

    "Perché?" chiese lui inclinando la testa di lato.

    Lei lo guardò lui. "Che dici?"

    "Perché ti posso vedere tutta nuda?"

    Lei chiuse la tendina della doccia, "Sì, qualcosa del genere", borbottò.

    Lui sorrise e scosse la testa, ridacchiando. "Posso entrare gattina".

    Avrebbe giurato di averla sentita deglutire. "Sì", disse lei dopo un lungo momento.

    Non ebbe bisogno di sentirselo dire due volte e non fu sul punto di aspettare nel caso in cui lei avesse cambiato idea. Rapidamente, tirò indietro la tendina della doccia.

    I suoi occhi assorbirono il corpo di lei e lui reagì immediatamente alla sua vista. Era una dea. Una vera dea dorata e lui voleva ricoprire ogni sua splendida curva con la propria bocca. Voleva prostrarsi e venerarla. Lei era la perfezione, era... Sì, era una dea dai seni perfetti al suo stomaco piatto, la curva dei suoi fianchi, e le sue gambe perfettamente scolpite. Era una visione. Era Elena di Troia. E, lei era sua.

    "Spike?", disse lei, rompendo il silenzio. "Stai fissando".

    "Sì, sto fissando. Sei dannatamente splendida", la raggiunse in due passi, facendo attenzione a non scivolare, e la prese tra le braccia. I suoi capelli bagnati ricadevano ad onde dietro la sua schiena. Prendendola, lui le baciò le umide labbra e aggrovigliò la propria lingua con la sua. “Sai quanto ti voglio?”
    Lei doveva saperlo, doveva sentire Spike Jr gonfio contro il suo stomaco. “Un po’?”

    Lui sogghignò, con voce bassa e profonda, “Oh piccola, non ne hai idea. Tu mi vuoi?”

    Lei si tirò un po’ indietro a guardarlo, con un giocoso sorriso sulle labbra. “Oh baby, non ne hai idea."

    Ringhiando, si avventò su di lei baciandola con forza, passandole le mani nei capelli bagnati e divorando la sua bocca. Poteva sentire il desiderio di lei, il suo amore per lei, crescere in lui e minacciare di esplodere e prima di farlo, doveva essere sicuro. L'ultima cosa che voleva che accadesse era che lei provasse rammarico per quello che stavano per fare.

    "Buffy, baby. Sei sicura?", chiese lui prendendo fiato.

    Lei annuì, "Sì, sono sicura. Ti voglio Spike. Per favore, fai l'amore con me."

    Non ci fu bisogno di un ulteriore incoraggiamento, lui la baciò e fece scivolare una mano giù sulla sua schiena, sentendo la perfetta rotondità del suo sedere. Giocosamente, lo colpì e lei rilasciò un urletto prima di ridacchiare.

    Lui sorrise, amando il suono della sua risata. "Baby, possiamo spostarci -?"

    "Oh sì", annuì lei.

    Uscendo dalla doccia, lui afferrò un asciugamano gigante e si girò verso di lei aprendolo. Lei gli sorrise e si fece avvolgere in esso mentre lui la abbracciava, avvolgendola efficacemente.

    In punta di piedi, Buffy gli morse il labbro inferiore, stuzzicandolo, evitando la sua bocca quando lui tentò di baciarla. Lui ringhiò e la tenne più stretta, esigendo la sua bocca.
    Tentando di sfuggire dalla sua morsa, Buffy uscì velocemente dal bagno, senza asciugamano con Spike alle calcagna. Correndo nella camera da letto di lui, lei girò velocemente e fece un balzo verso di lui. Si baciarono duramente e possessivamente. Spike la sollevò e lei avvolse le proprie gambe intorno ai suoi fianchi. Lui camminò all'indietro fino a quando sentì di aver colpito il letto e si lasciarono cadere sopra insieme. Lei lo guardava, sorridente e luminosa nella sua bellezza.
    Il respiro era bloccato, le parole erano serrate in gola. Questo era più che sesso. Questo era... questo era tutto.

    Questo era amore.

    “Buffy,” disse lui con voce rauca, spostando i ciuffi di capelli bagnati dal volto di lei, “Ti amo così tanto. Io... Io... Io non posso nemmeno pensare o respirare per quanto ti amo. Dio, donna, ti amo." E la baciò di nuovo.

    Avvolgendo le braccia intorno a lui, lei restituì il bacio con trasporto. "Anche io ti amo", mormorò lei.

    Spike era deciso a fare ciò che avrebbe voluto fare nella doccia: amare ogni centimetro del suo corpo. Lei non sembra avere altro per la mente. Qualsiasi lontana idea di timidezza che aveva avuto prima sembrava volata fuori dalla finestra mentre lui baciava nel modo più delizioso lungo il suo corpo. Sfiorarle i seni suscitò un profondo lamento, e lui si assicurò di prestargli particolare attenzione, i suoni che lei emetteva erano musica per le sue orecchie.
    Allargandole le gambe per accoglierlo mentre le baciava l’interno delle cosce, lui ghignò contro la sua collinetta e lambì la sua fessura. Gli occhi di lei si socchiusero per la beatitudine e le sue mani si aggrovigliarono sui capelli di lui. "Per favore", sussurrò.

    Lui voleva stuzzicarla, ma al momento, era troppo affamato di lei per farlo. Invece, la lambì, succhiando il suo clitoride e alternativamente scopando il suo sesso. Lei si aggrappò saldamente alle sue spalle e questo servì solo ad eccitarlo. Quando lei venne, lui si accertò di succhiare ogni goccia, gustando la sua dolce venuta. Pulendo il volto nel suo interno coscia, lui si protese sul corpo di lei, stuzzicando le sue pieghe eccitate con il suo cazzo.

    Lei si allungò, "Spike".

    "Sì, baby, dimmi che cosa vuoi."

    "Te", disse lei semplicemente.

    “Sono tuo” sussurrò lui.

    Lei afferrò il suo cazzo con la mano accarezzandolo un po' prima di inserirlo tra le pieghe del suo sesso.

    "Mio Dio, donna," sospirò. "Sei sfacciata".

    Lei sorrise con il sorriso di una donna che sa di avere il potere. Era un lato di Buffy che lui non aveva mai visto prima e stimolava l’istinto animale che era in lui, quello che gli diceva di reclamarla forte e violento.

    "Per favore", lo incoraggiò lei, "Per favore, Spike."

    Ed eccolo qui, questo era il punto di non ritorno. Lui incontrò i suoi occhi e lei annuì capendo. Scivolando dentro, lui fu rinchiuso nella più stretta, calda e bagnata figa della sua vita. Gemette, girando gli occhi indietro. “Cazzo”.

    “Mmmm…” mormorò lei muovendo i propri fianchi per incontrarlo.

    "Dio sei così buona” disse lui con voce roca e scivolando in parte fuori prima di spingersi di nuovo dentro.

    "Sì", sospirò lei incontrando le spinte di lui.

    Il ritmo era stato stabilito e lei incontrava ogni spinta di lui. Si baciarono con passione, e le loro lingue duellavano menre il ritmo aumentava. Buffy lo stimolava quando lui si staccava, e si appoggiava contro di lei, seppellendo il volto nel suo collo.

    “Più forte, più veloce” sussurrò lei e lui eseguì, il rilascio era vicino e disperava per farla venire per prima.

    “Scopami, Spike, scopami”.

    Le parole spinte pronunciate dalla sua bocca lo portarono al limite, lei gettò indietro la testa e venne, la bocca aperta in un grido silenzioso, e un lungo gemito emesso da lei.

    “Guardami” disse lui.

    Lei lo guardò, la sua figa stava stringendo il suo cazzo e lei mosse piano le sue labbra. "Vieni per me, voglio sentirti venire.”

    Lui annuì, sentendo il suo rilascio liberarsi attraverso il suo cazzo. "Buffy!", gridò lui mentre veniva dentro di lei e lei inarcò la schiena, spremendolo ancora una volta dentro di lei.

    "Sì", sospirò nuovamente lei avvolgendo le braccia attorno a lui mentre lui zampillava dentro di lei. Collassando addosso a lei, lei scosse i propri fianchi, e la sensazione gli fece come uscire gli occhi dalle orbite, lei era in grado di farlo venire ancora un po'.

    I loro corpi era coperti di sudore, ma non sembrava importare. Lui guardò verso di lei, sapendo di avere un gran sorriso sul volto. Lei sorrise di rimando.

    "Io non conosco parole su questa terra per definire quanto sia stato sconvolgente” le disse lui.

    "Credo che l’hai definito perfettamente."

    “Ti sto schiacciando?” chiese lui dolcemente, annusandole il collo.

    “No. Ti prego, non muoverti”

    "Non mi sposto da nessuna parte, amore. Non ho intenzione di andare da nessuna parte.”

    "Credo che il mondo si sia appena sciolto completamente", disse lei sospirando felice.

    Lui ghignò, "Dammi un minuto e farò in modo che si sciolga ancora”.
    Capitolo Trentanove

    Non è se vinci o perdi, è come dai la colpa. ~Oscar Wilde


    Spike non aveva il cuore di svegliarla per il secondo round, malgrado la desiderasse immensamente. Buffy non sarebbe proprio riuscita a tenere gli occhi aperti per quel minuto. Lui le sorrise teneramente, spingendole via dal viso dei capelli e coprendole la pelle nuda con la trapunta. Aveva avuto una notte difficile, e poi un bel po' di movimento, non c'era da meravigliarsi che fosse stanca.

    Lo squillare del campanello di casa lo destò dalla sua fantasticheria del guardare la sua amata dormire. Doveva essere Randy il Magnifico Agente. Roteando gli occhi, Spike strisciò con riluttanza fuori dal letto, non desiderando nient'altro che rimanere lì con la sua ragazza ed evitare il giorno e la realtà di tutto quello ancora per un po'. Sembrava tuttavia, che il mondo reale fosse arrivato a bussare non importava quanto tentasse di chiuderlo fuori la porta. Immaginò che la chiave fosse di rubare la felicità quanto poteva e fronteggiare il fango quando arrivava, velocemente come arrivava, così che potesse tornare a godersi la felicità. E quello comunque era il piano di Spike. Buffy aveva circa ancora una settimana con lui e lui aveva intenzione di renderla simile ad un sogno per lei così che non volesse più andarsene. Così che sarebbe rimasta per sempre.

    Ma, per prima cosa il dovere.

    Scivolando nei pantaloni del pigiama e in una t-shirt per non ferire la delicata sensibilità di Randy, Spike si fece strada al piano di sotto, pronto a stendere l'uomo se avesse svegliato Buffy con il suo incessante suonare del campanello.

    Di fatto, il dito di Randy era posato sul campanello mentre lui guardava in basso al suo palmare. Non stava neanche facendo attenzione al fatto che Spike aveva aperto la porta.

    “Per l'inferno maledetto, Randy, Buffy sta dormendo. Se la svegli dovrai vedertela con me”

    Randy alzò gli occhi dal suo palmare e si raddrizzò, togliendo il dito dal campanello. Sollevò un sopracciglio perfettamente arcuato sul viso rotondo. “Davvero? Non mi stende da sola la piccola Rocky?”

    Spike lo guardò furioso. “Sai che non ha niente a che fare con quello”

    “Si, so che Buffy la Santa non ha niente a che fare con quello” disse Randy e agilmente supererò Spike con il suo corpo basso e un po' tozzo.

    “Stai deliberatamente cercando di pungolarmi?” domandò Spike mentre chiudeva la porta.

    Randy si voltò, “Si, immagino di si. Scusa, ho avuto una pessima mattinata a trattare con l'agente di Faith. Mi sto solo sfogando con te. Penso che lo chiamino proiettare. O trasferimento. Non so. Non mi importa neanche. Come sta lei comunque?”

    “E' straordinariamente forte”

    “Beh, ha a che fare con te da quanto tempo?”

    “Perché ti pago per essere il mio agente?”

    Randy ghignò, “Suppongo sia perché ti dico le cose chiare, William. Non è colpa mia se aspetti fino a dopo essere caduto di faccia per ascoltarmi. E, sembra che tu mi abbia finalmente ascoltato per quanto riguarda Buffy, hmmm?”

    Spike ghignò leggermente, non pronto a cedere proprio adesso al punzecchiamento di Randy. “Non ho fatto niente perché l'hai detto tu”

    “Dio non voglia” disse Randy sarcastico, “Poi potrei davvero essere accusato di fare correttamente il mio lavoro”

    Spike roteò gli occhi e si sedette di fronte al suo amico/agente sul bracciolo di una poltrona grigia. “Volevi qualcosa?” disse lentamente.

    “Stai offrendo sul serio?”

    “Non sul serio, cercavo solo di essere semi gentile”

    “Figurati” disse Randy, accigliandosi leggermente. “No, ho preso un caffè, un doppio espresso, prima di venire”

    “Che bello”

    “Beh, trovo di aver bisogno di energia extra per avere a che fare con te”

    “Stai cercando di dire che sono difficile da trattare?” chiese Spike.

    “Non sto cercando, lo sto dicendo chiaramente”

    Spike ghignò e Randy sorrise in risposta. Tale era la natura della loro relazione, e nessuno dei due l'avrebbe voluta in altra maniera. Così era come lavoravano, e funzionava per entrambi. Nonostante le sue lamentele, Spike aveva ciò che voleva da Randy e spesse volte più di quanto chiedeva. L'uomo non era molto più grande di lui, ma sembrava adattarsi al ruolo di 'figura paterna' piuttosto bene. Randy si risentiva quando Spike gli ricordava gentilmente che aveva già un padre e che non aveva bisogno di un altro. Randy in cambio gli ricordava gentilmente che mentre ciò era vero, suo padre era scomparso, e lui aveva piuttosto chiaramente bisogno di una mano in quella direzione. Spike ascoltava a malincuore Randy, e Randy a malincuore lasciava cadere Spike e lo aiutava a rialzarsi anche mentre gli rivolgeva la lezione del 'Te l'avevo detto'.

    “Allora” disse Randy, tirando fuori un blocchetto e una penna e posando la penna, pronta a scrivere sul blocchetto. “Cosa vuoi dire?”

    “Cosa è successo a quei bei congegni?"

    “Vuoi dire il registratore? Li trovo pericolosi e così... progressisti. Mi piace fare certe cose alla vecchia maniera. Pensi che l'agente di Cary Grant avesse un registratore?”

    “Perché non me lo dici tu? Eri in giro allora non è vero?”

    “Oh. L'ho capita. Uno spasso. Ti dimentichi che tu non sei poi molto dietro di me, ragazzo”

    Spike ghignò, “Lo ricordo. Devo solo affondare quando posso”

    “Allora iniziamo? Mi piacerebbe tener testa a Faith e al suo agente il prima possibile. Niente mi manda su di giri più che mettere al loro posto boriose, per non dire puttanelle e altamente sopravvalutate principesse – a proposito di – Come sta affrontando Harmony il tuo stare insieme con Buffy questi giorni?”

    “E' una storia per un'altra volta, amico”

    Randy sospirò, “O affatto dato che non c'è stata una disputa ancora”

    Spike annuì, “Giusto allora. Cosa voglio dire? Voglio dire che Buffy è la mia ragazza -”

    “Cambiamolo in 'fidanzata'” fornì Randy scrivendo ora nel suo blocchetto.

    “Giusto. Fidanzata. Voglio dire che la amo e la mia negligenza nell'uscire allo scoperto e presentarla al mondo è perché desideravo semplicemente proteggerla dai segugi che le avrebbero abbaiato contro”

    “Sicuro che vuoi dire questo?”

    “Si. Non mi importa se ai dannati paparazzi piace o no. Non lo sto facendo per loro”

    “Continua”

    “Voglio dire che Miss Evans era fuori luogo ed è diventata una donna disprezzata quando le è diventato chiaro che ero un uomo preso, colpito ed affondato, da Buffy”

    “Vuoi che usiamo Buffy?”

    Spike annuì, “Si, è un soprannome. Mettiamo Elizabeth Summers lì e le daranno la caccia”

    “Probabilmente lo stanno già facendo”

    “Lasciamoli lavorare più duramente allora”

    “E' sempre stato il mio motto. Continua”

    “Dove eravamo? Oh si. Donna disprezzata... Buffy non ha iniziato l'attacco; lei si è semplicemente difesa contro l'apparente mancanza di grazia sociale e decoro di Miss Evans. E, qualsiasi continuata affermazione sul fatto che Buffy fosse l'istigatrice o l'attaccante in questa sfortunata circostanza risulterà...”

    “Che dici se risulterà nel tuo considerare una causa basata sulla diffamazione di persona contro Buffy?”

    Spike sorrise largamente, “Si! Inoltre, se Miss Evans fosse un qualche tipo di signora, dovrebbe scusarsi per il suo comportamento e prendersi la responsabilità di questo invece di nascondersi dietro i suoi disperati tentativi alla ricerca di attenzione e recitare per tirarsi fuori da una situazione che ha creato lei stessa”

    Randy finì di scribacchiare sul tuo blocchetto. Alzò gli occhi su Spike. “Ci siamo?”

    “Che pensi?”

    “Penso sia perfetto”

    “Davvero?”

    “Si, davvero. È acuto, arguto e davvero molto... sagace”

    “Sono qui per compiacere”

    “Spike?” chiamò la voce di Buffy.

    Randy ghignò, “E su questa nota...” disse lui e chiuse il suo blocchetto. Chiudendo la penna la rimise dentro la sua agenda. “Emetterò la dichiarazione non appena me ne vado”

    “Grazie, Randy” disse Spike, alzandosi. “Arrivo, Buffy!” le urlò e si voltò verso Randy.

    “Prenditi cura della ragazza” lo avvisò Randy. “Ricorda di andarci piano con lei. Questo è tutto nuovo per lei. Non è abituata a vivere in questo mondo; ci vorrà un po' di tempo”

    “Penso che non appena questo ostacolo sarà superato, staremo bene”

    “Oh, non dirlo questo. Le cose hanno sempre un modo per dimostrarti che ti sbagli”

    “Sto cercando di far rimanere la ragazza qui, Randy. Per sempre”

    “Non spingerla, questo è il mio consiglio. Lascia che le cose si svelino da sole. Specie ora”

    “Hai finito di leggermi il futuro per oggi?”

    “Finito. Vedo che sei ansioso di tornare dalla tua amata” disse Randy e si alzò. “Rimarrò in contatto”

    “Grazie ancora, Randy”

    “Dì a Buffy ciao da parte mia”

    “Lo farò”

    ***

    Buffy era sdraiata sulla schiena, fissando il soffitto quando Spike entrò. I suoi capelli erano scomposti tutti attorno alla sua testa ed era sdraiata sotto la trapunta nera, la pelle pallida un etereo contrasto contro le lenzuola nere.

    Lei piegò leggermente la testa, guardandolo entrare. “Dove sei andato?” chiese mentre lui saliva sul letto, sdraiandosi accanto a lei, poggiando la maggior parte del peso sulle sue braccia mentre la fissava.

    “Era arrivato Randy”

    “Oh? Come è andata?”

    “Perfettamente. È già sulla strada adesso per emettere la dichiarazione” Piegandosi, Spike le mordicchiò il lobo dell'orecchio. “Hai fatto un bel riposino?”

    Lei annuì e poi mise il broncio. “Mi sono svegliata e mi sei mancato”

    “Quel labbro inferiore sta proprio implorando di...” mormorò Spike e lo tirò tra i denti prima di succhiarlo nella sua bocca. Lei si aprì per lui in un bacio che velocemente divenne avido e gli avvolse le braccia attorno.

    “Di più” mormorò lei e strattonò la sua maglietta.

    Alzandosi sulle ginocchia, a cavalcioni su di lei, Spike la guardò con occhi pieni di pesante lussuria mentre si liberava della maglietta.

    Facendo scivolare le mani lungo la sua schiena, lei gli spinse i pantaloni del pigiama e fece scivolare la mano al suo cazzo che si stava indurendo, avvolgendogli le dita attorno e accarezzando l'asta su e giù, sentendo il liquido che si andava raccogliendo.

    Spike gemette di piacere al suo tocco, diviso tra il volersi godere il momento e volerla prendere forte e veloce.

    “Via” ansimò lei, usando i piedi per spingere giù i pantaloni.

    Rompendo il bacio bramoso in cui erano impegnati, Spike la aiutò a liberarsi dei propri pantaloni del pigiama rotolando di fianco e spingendoli via. Mentre faceva questo, Buffy levò rapidamente la trapunta, esponendo il proprio corpo nudo e caldo al suo sguardo affamato.

    Non perdendo tempo, Spike rotolò di nuovo e le prese un seno in bocca, succhiandolo mentre toccava e stuzzicava il capezzolo dell'altro con la mano libera. La testa di lei roteò all'indietro e le dita si attorcigliarono nei suoi capelli, le gambe si aprirono e avvolsero attorno a lui, strusciando il suo sesso bagnato contro la sua erezione.

    “Cazzo, Buffy...” gemette Spike. “Hai una qualche idea di quanto sono maledettamente pazzo di te?”

    “Spike, ho bisogno di te” piagnucolò lei, portandolo indietro per un bacio.

    Facendo scivolare la sua mano tra di loro, lui fece scivolare un dito dentro di lei lentamente, allargandola per il suo tocco e lei si piegò verso di lui, mordendogli dolcemente la spalla.

    Ringhiando, lui stese il dito sulla sua clitoride e la accarezzò.

    “Si” sibilò lei, “Oh Dio, si...”

    “Ti piace?”

    “Mmmm... è così bello”

    “Dimmi cosa vuoi, Buffy”

    “Ti voglio dentro di me, per favore”

    Scivolando col dito dentro di lei, lei gemette forte e tirò fuori il suo dito da lei, lo portò alla bocca e leccò via i suoi succhi.

    Guardarla fare quello fu tutta la spinta di cui lui ebbe bisogno e lentamente, Spike scivolò in lei, sentendo le sue pareti tendersi e accoglierlo. “Cristo...” mormorò lui.

    “Mmmm...”

    “Ti amo così tanto” mormorò lui mentre l'amava con il suo corpo, il suo cuore e la sua anima. La sentiva in ogni parte di sé, così meravigliosa e piena. Non ne era spaventato, non come pensava sarebbe stato quando l'amore finalmente l'avrebbe colpito. No, lo accolse a braccia aperte, dilettato dalla consapevolezza che la meravigliosa creatura nelle sue braccia era destinata a lui, fatta per lui e lui solo. Non c'era nessun altro, non ci sarebbe stato nessun altro che lei. “Per sempre” mormorò lui.

    “Si, si” mormorò lei.

    Lei era persa nella sua passione e lui lo sapeva, e tuttavia sperò che lei sapesse cosa gli stava promettendo, cosa gli stava dicendo. Che anche lui lo era per lei, per sempre.

    “Dimmi, Buffy. Dimmi che mi ami” la incoraggiò lui, quasi implorando.

    “Ti amo, Spike. Ti amo”

    Lui si mosse più velocemente, le parole si stesero su di lui come una coperta calda, l'amore di lei si allargò su di lui, alleviando tutto il suo dolore, tutti i suoi mali e sofferenze, riempiendo i buchi che non aveva mai saputo avessero avuto bisogno di essere riempiti.

    Si stava innalzando nelle sue braccia, volando alto, alto, più in alto...

    “Buffy!” boccheggiò e venne.

    “Si!” gemette lei. “Spike...” e lo strinse forte, causandogli un'estasi che non aveva mai provato prima.

    Collassando contro di lei, Spike si tenne stretto, sentendo come se lei fosse la sua ancora, e dopo tutta l'avvolgente e travolgente passione che l'aveva appena sopraffatto, sentì un'ondata di emozione dentro di lui ribollire. Nascondendo il viso nel collo di lei, delle lacrime sfuggirono – lacrime che si vergognò di mostrarle.

    Come se lo sapesse, lei non lasciò la presa, si strinse solo a lui, accarezzandogli i capelli e la schiena, mormorandogli parole senza senso che solamente lui capiva e assorbiva nel suo essere.

    Questo era amore, bisogno e desiderio personificato.
    Capitolo Quaranta

    Quando si è innamorati, uno inizia sempre ad ingannare se stesso, e uno finisce sempre ad ingannare gli altri. Questo è ciò che il mondo chiama una storia d'amore. ~ Oscar Wilde


    Più tardi, mentre Spike e Buffy erano distesi insieme nel grande letto di lui, oziando e crogiolandosi al tramonto del sole, le dita intrecciate, Spike la osservava, con occhi scintillanti di gioia.

    Lei gli sorrise, stupita che avesse fatto apparire quell'espressione sul viso di lui. Era la felicità da “Sono solo fortunato” l’espressione che lui faceva, o era veramente tutto quello merito suo? Lei scelse di pensare che fosse per tutto quello che lei faceva.

    "Cosa?", chiese lei, vedendo che lui stava pensando qualcosa.

    "Dimmi ciò che desideri e io l’otterrò per te."

    "Cosa?", chiese lei, sbattendo gli occhi.

    "Che cosa vuoi? Dimmelo e io l’otterrò per te,” disse lui ancora una volta, sorridendo ampiamente.

    "Che cosa significa? Vuoi dire… qualcosa?"

    "Qualsiasi cosa. Vuoi una stella? Ne tirerò giù una con un lazzo per te. Desideri un piccolo paese? Ne acquisterò uno per te.”

    Lei ghignò e rotolò al suo fianco, avvolgendo un braccio attorno al suo fianco. "Tu che cosa vuoi?"

    “Te, solo te” disse lui semplicemente.

    Lei lo osservò, studiandolo. “Questo è tutto quello che voglio anche io. Te, solo te.”

    Lui girò gli occhi. "Andiamo, ci deve essere qualcosa che desideri."

    Lei si tirò un po’ indietro a guardarlo pienamente in faccia. "Che cosa? Tu puoi essere perfettamente felice solo con me, ma io non posso essere perfettamente felice solo con te? "

    Lui iniziò a sentirsi imbarazzato, "Beh, penso, voglio dire – Io voglio solo darti qualcosa!"

    "Spike, non devi darmi nient’altro. Mi ha difeso in maniera molto arguta con la dichiarazione alla stampa – in particolare da Faith - e sono perfettamente contenta che tu abbia difeso il mio onore. Sono stata alimentata, ho fatto una doccia, un pisolino, sto bene. "

    Lui schiarì la voce e sollevò la fronte, "Dimentichi qualcosa?"

    Lei fece fluttuare le proprie ciglia. “Davvero?”

    Ringhiando, lui le saltò addosso. “Meglio se credi di farlo.”
    "Oh sì, ho anche avuto del gran sesso."

    “Amore, piccola. Noi abbiamo fatto l’amore.”

    Lei gli sorrise dolcemente, ammorbidendo immediatamente la propria espressione. "Sì, è stato fare l'amore non è vero?"

    Lui si accigliò leggermente. “Forse mi rende un ragazzino dirlo?”

    "Leggermente, ma non lo rivelerò a nessuno. Non vorremmo macchiare la tua intatta reputazione".

    "Ti ho mai detto come dannatamente divertente tu sia?”

    "Sì, l’hai fatto, molte volte. Di solito quando ridi di me e non con me. "

    Lui ghignò, "La vita con te non sarà mai noiosa."

    "Neanche per sogno" Lei si morse il labbro pensando.

    “C’è quella ruga” disse lui, appianando tra le sopracciglia di lei.

    "Eh?"

    "Hai una ruga tra le sopracciglia quando stai pensando a qualcosa."

    "Io?"

    Lui annuì e le baciò la fronte, "Si tu".

    "Molto attento da parte sua, signor Giles."

    "Ma grazie Miss Summers. Fa parte di questo nuovo lavoro che ho ".

    “Oh? E qual è questo nuovo lavoro? "

    "Fare il fidanzato".

    "Hmm… mi piace. Ma non so se mi piace definirlo come un lavoro. Se ti vuoi proporre come servitore, allora sì".

    "Solo se tu ti proponi per la posizione di ragazzina sexy".

    "Divertente, pensavo di averla già nel sacco.”

    Spike sorrise, "Oh definitivamente. Dimmi, a cosa stavi pensando? "

    "Non stavo veramente pensando, io stavo solo… mi stavo chiedendo."

    "Beh?"

    "Con tutte le cose esaltanti nella tua vita, non credi che sia possibile annoiarsi con, beh, una vecchia noiosa come me?"

    "Buffy, l'unica cosa che non sei è noiosa. Tu sei una persona eccitante da avere intorno. Anche quando stai cercando di essere noiosa, sei eccitante ".

    "Io non cerco di essere noiosa, ma posso esserlo".

    "Non lo sei. Basta sedersi e guardare un film con te ed è un’esperienza. Tu sei l'unica che conosco che può trovare divertente anche un film drammatico che non ha nulla di commedia. Hai una mente bizzarra. "

    "Stai cercando di farmi sentire meglio?"

    "Si, sta funzionando?"

    ”Sì. Mi piace essere bizzarra ".

    "Ti rappresenta", disse lui ghignando e facendole un buffetto sulla punta del naso. "Che cosa su di me? Pensi che il mio stile di vita sia troppo per te? "

    Lei poté sentire la tensione nel suo corpo come lui pose la domanda, e onestamente, non sapeva come rispondere.

    "Buffy, andiamo amore, parlami.”

    "Onestamente, Spike, non so come rispondere. Non voglio uscire con il resto del mondo mentre sto uscendo con te. Immagino che una parte del nostro rapporto sarà sempre sotto i riflettori, ma quanto? Voglio dire, diciamo che siamo fuori in pubblico e che abbiamo un momento insieme e ci vengono scattate delle foto. Improvvisamente il nostro momento non è solo nostro; è visto e condiviso da tutti. "

    “Questa ne è una parte certo. Buffy, io te l’ho detto. Ti ho messa in guardia.”

    "Lo so, e sto ancora cercando di convincere la mia mente circa il fatto che non sei solo mio, sei… tu appartieni al mondo. Appartieni ai tuoi fan - "

    "No, io appartengo a te."

    "Sai a cosa mi riferisco. Mi vedono con te e mi etichettano. E' come quando lo facevo io vedendo Jennifer Aniston e Brad Pitt insieme – Io pensavo, io amo-“

    Al ringhio di Spike, Buffy modificò la precedente affermazione, "Pensavo lui mi piace e mi piace lei e mi piacciono insieme. Poi Brad è stato un colossale cazzone e mentre di solito Angelina Jolie mi piaceva, non tanto più ora per essere stata una distruggi famiglie, così ora ho questo tipo di disappunto per Angelina Jolie e Brad Pitt, ma amo Vince Vaughn e Jennifer Aniston insieme.”

    "E qual era il punto?"

    "Sì, il punto è che, quando i tuoi fans ci vedono insieme, a seconda di ciò che sanno di te e ciò che sanno di me, o sono per noi che siamo felici, o contro di noi per l'essere felici. Ci sono quelli che ti desiderano per se stessi e vogliono che tu rompa e non ci conoscono nemmeno. E poi, ci saranno quelli che pensano 'Questa ragazza sembra renderlo felice. Mi piace molto William Giles e spero che restino insieme.' E'… strano"

    "Ma è uno strano che sei in grado di gestire?"

    "Ho paura di dire sì", sussurrò lei.

    "Perché?" sussurrò Spike di rimando.

    "Perché se dico 'sì', allora qualcosa di cattivo accadrà. Mi sto rendendo conto del fatto che nulla più è sacro e privato. Avevi ragione in quello che hai detto ieri sera. Quella cosa che è successa con Wesley e la cerniera… eravamo entrambi consapevoli del fatto che si era innocenti ed è stata una strana situazione in cui rimanere bloccati, ma qualsiasi persona dei media avrebbe potuto assistere e passarla per qualcos'altro. Loro hanno veramente spinto i propri racconti su cose un sacco di volte e la realtà di una situazione è spesso degenerata in qualcosa di più grande e più estremo di quanto lo fosse veramente. Devo ricordarlo. Come, ad esempio, siamo fuori in pubblico e abbiamo uno dei nostri finti litigi. Certi paparazzi potrebbero passare e trasformarlo come se stessimo litigando davvero e... Dio, come fai a farlo?"

    Spike ridacchiò, "Ascoltare te parlarne? Non ne sono più così sicuro. Immagino che a questo punto, ci sia solo abituato. Gioco il gioco a volte, ma è cercare di rimanere fuori di esso, che non è sempre facile. La cosa importante per te qui da ricordare è che siamo in questo insieme. Ogni passo. Non ti lascerò ai lupi, Buffy, lo prometto. Questo rapporto è su di noi, non loro. Non il mondo e non i miei fan. Non lo sai? Lascerei tutto per te, Buffy. Tutto. Nessuna di quella schifezza significa nulla per me se non ho te".

    Sopraffatta, Buffy affondò il viso nel suo petto e lo tenne su di lui ermeticamente. "Oh, non dire cose del genere."
    "Perché no se è vero?"

    "Mi fai girare la testa."

    "Quindi, se io ti ho chiedo di rimanere con me-"

    "Spike -"

    "Come mia moglie, ti fa girare troppo la testa?”
    Capitolo Quarantuno

    La base dell'ottimismo è l'assoluto terrore. ~Oscar Wilde


    Buffy annaspò all'indietro come se una meteorite l'avesse colpita diretto in mezzo agli occhi. Si tirò a sedere e lontana dal suo amante, e poi lo fissò. “Cosa?”

    Lui ghignò timidamente, “Quindi non ti è piaciuto?”

    “Vuoi dire il fatto che mi hai appena chiesto se – hai davvero appena chiesto, o stavi dicendo ipoteticamente... in entrambi i casi, voglio dire... cosa?”

    Afferrandole la mano nella sua, lui posò gli occhi su di lei, lo sguardo pieno di amore e adorazione. Portandosi la sua mano alle labbra, la baciò dolcemente prima di tornare a fissarla. “Dicevo sul serio”

    Prima che potesse dire un'altra parola, Buffy era fuori dal letto come un fulmine. Era una confusione di lenzuola e braccia, portandosi via il lenzuolo nero e avvolgendoselo attorno. “Oh, no, no, no”

    “Che vuoi dire no?” esplose quasi lui, strisciando fuori dal letto, e non preoccupandosi minimamente che fosse tutto nudo.

    “Okay, è stato duro” concesse lei. “Spike, Dio, solo tu... noi solo... io soltanto... e noi solo... e tu non puoi... noi non possiamo... io non posso... E' un tale grande passo. Gigantesco. Vuoi davvero sposarti di nuovo? Spike, ci siamo letteralmente appena messi insieme”

    Lui le fece un gesto con la mano, respingendola. “Allontanati. Non ci siamo appena messi insieme. Tutto questo tempo è stato solo preliminari”

    “Non lo consideravo preliminari quando passavi la maggior parte del tuo tempo andandotene in giro con altre donne”

    “Verrò ancora considerato responsabile per quello?”

    “No, ma sto affermando un punto preciso. Vuoi cancellare la questione come se fossimo stati in qualche modo sempre insieme per tutto questo tempo, ma in realtà, non è stato così”

    “Siamo insieme ora comunque e siamo stati amici per tanto tempo, non conta niente questo?”

    “Si, conta per il fatto che ci conosciamo parecchio bene e perché da quella amicizia, ci siamo innamorati. Ma, Spike... ci siamo appena messi insieme e non penso che tu sia pronto o-”

    “Io, pronto? Sono già stato sposato prima, Buffy. Tu non sei stata sposata, d'altra parte. So cosa aspettarmi, tu no”

    Lei gli rivolse un'occhiata. “Spike, hai odiato essere sposato con Sam. Non eri felice nel tuo matrimonio quindi non sai cosa aspettarti, non sul serio. Forse la logistica, ma io non sono Sam e tu non sei la stessa persona che eri quando stavi con lei-”

    “Quindi non pensi che possa essere un buon marito? Non pensi affatto che sia cambiato? Ancora? Pensi che ricomincerò di nuovo a dormire in giro?”

    “Non ho detto questo!” esclamò Buffy, buttando in aria le braccia. “Mio Dio, scendi dal treno della paranoia e salta su quello della realtà!”

    Emettendo un ringhio frustrato, Spike camminò a grandi passi fuori dalla stanza lasciando Buffy lì in piedi a sentirsi indifesa.

    “Oh no non farlo”, mormorò lei e gli andò dietro. “William Giles, non osare allontanarti così da me!”

    Lo trovò già al piano di sotto, che si versava un drink al bar.

    “Che diavolo stai facendo?” domandò lei, avanzando lungo le scale, attenta al lenzuolo che si trascinava dietro. “Siamo nel mezzo di una discussione e tu te ne vai così per prenderti un drink? Che diavolo è questo?”

    Lui la fissò. “Avevo bisogno di un po' di tregua è tutto. Mi stavo sentendo attaccato e dovevo andarmene per schiarire la testa”

    “Oh, capisco. Ma vuoi sposarti e avere una relazione matura quando non riesci neanche a discutere di un problema per cinque minuti senza dover lasciare la stanza. Questa sarebbe una ragione per cui il matrimonio non è qualcosa per cui sei pronto”

    Lui si puntò un dito contro. “Io? Solo io allora? Questo non ha niente a che fare con te, vero? Naturalmente no, perché dovrebbe? Tu sei perfetta!”

    “Non ho mai detto questo, stupido. Non sono pronta neanche io per il matrimonio, e per ragioni che non hanno niente a che fare con te se devi saperlo! Se avessi aspettato mezzo minuto, ci sarei arrivata. Sai, questo è così da te. Tu ti butti sempre prima di guardare e quando non ottieni quello che vuoi, alzi in aria le mani e te ne vai. Sei tu quello che è andato avanti e avanti questi scorsi giorni a dire di far funzionare le cose e di rimanere insieme e non correre, ma al primo segno di disaccordo, te ne vai”

    “Mi stavi rifiutando! Cosa ti aspetti che faccia? Che rimanga lì in piedi mentre tu mi dici le ragioni per le quali non sarei un buon marito per te?” le urlò lui, esasperato.

    “Non ti stavo dicendo che saresti stato un cattivo marito, stavo cercando di dirti che non siamo pronti. Forse non sono stata diretta con il 'noi', ma sto dicendo che noi non siamo pronti, Spike. Non siamo una coppia da tanto. Non abbiamo fatto cose da coppia insieme, sebbene sembra che stiamo avendo la nostra prima lite. Non voglio lanciarmi in qualcosa per cui nessuno di noi è pronto quando non abbiamo fatto altre cose che le coppie dovrebbero fare prima di iniziare a pianificare queste cose. Spike, voglio stare con te, lo voglio, ma Dio, non sono pronta per il matrimonio ancora. Non ho ancora deciso se voglio trasferirmi --- Oh, capisco ora” Lei gli puntò un dito contro, ondeggiando gli altri. “Riguarda questo. Pensi che se ti proponi, rimarrò”

    Lui guardò altrove, posando il bicchiere. “E' così sbagliato da parte mia volere che tu rimanga qui?”

    Lei fece una faccia stizzita, arricciando il naso verso di lui. “Spike, non ti proponi in questo modo per farmi rimanere. È... misero. E sembra un po' scadente”

    “Buffy, non l'ho detto solo per farti rimanere. Voglio stare con te, passerotto. Voglio sposarti. È così sbagliato voler accelerare un po' il processo? Metterci sul giusto binario? Non è che dobbiamo sposarci immediatamente, potremmo avere un lungo fidanzamento”

    “Siamo già sul binario giusto. Non dobbiamo essere fidanzati per essere sul binario giusto. Spike, così tanto è accaduto da quando sono arrivata qui ed è stato tutto un vortice... e non sto solo parlando di me, sto parlando di te. Ti sono accaduti dei bei eventi cambia vita. Stai rifacendo la tua vita ed è una cosa favolosa, e non è una cosa che dura una notte, come tu ben sai. È un processo che hai iniziato qui con te e Alicia, e in qualche estensione, con Sam. Sapevi che facendolo non sarebbe stato 'oh, sono nella sua vita ed è meraviglioso ora'. Sai che hai ancora del lavoro da fare e questo è okay. È okay prendersi del tempo perché il tempo è ciò che costruirà quella base con Alicia e Sam”

    “Continui a tirare in ballo Sam, perché continui a tirare in ballo Sam?”

    “Perché sarà il tuo più grande alleato con Alicia. Specie quando Alicia avrà tredici anni. È una forza di cui tener conto ora, ma tu hai bisogno di lei nella tua ricerca per sistemare le cose con tua figlia”

    Sospirando pesantemente, Spike si sedette sul divano, “Già, hai ragione”

    “Naturale che ho ragione. Potresti risparmiare tanto tempo prezioso accettando la realtà che io ho sempre ragione” scherzò Buffy e si sedette accanto a lui, posandogli una mano sulla gamba.

    Lui le rivolse un'occhiata, “Non insistere Summers”

    Lei sorrise, “Sto scherzando. Guarda, è lo stesso con me, con noi. Non è una cosa che dura una notte. Non è stata una cosa immediata per noi metterci insieme e non sarà una cosa immediata per noi rimanere insieme. È già abbastanza sconvolgente di per sé quando ti innamori di qualcuno, anche se conoscevi già quel qualcuno da lungo tempo, e anche se è il tuo migliore amico. Non voglio perdermi momenti perché ci stiamo affrettando verso una qualche invisibile linea di arrivo che solo tu puoi vedere. E non voglio iniziare problemi perché ci stiamo affrettando verso quella linea di arrivo. Ci sono ancora cose a cui dobbiamo acclimatarci e non succederà nel giro di una notte, e Spike, questo va bene. Tutte queste cose andranno al loro posto... col tempo. Ti amo, e voglio stare con te e un giorno mi piacerebbe parlare di matrimonio con te, ma non ora”

    “La prossima settimana?” chiese lui speranzoso.

    Buffy ridacchiò e scosse la testa, “No, neanche allora”

    “Sto facendo progressi, passerotto. Non vogliamo sprecare per sempre”

    “Non stiamo facendo progressi” disse lei, colpendolo sulla gamba e roteando gli occhi. “Abbiamo tempo. Attraversiamo la prima difficoltà di quello che è accaduto la scorsa notte prima di arrivare al matrimonio e a tutta l'altra roba. Voglio dire, puoi onestamente dire che sei pronto?”

    Lui la fissò per un lungo momento, studiandola. Prendendo un profondo respiro scosse la testa, “Buffy, io... io voglio dire che no, non sono pronto, perché so che tu pensi che io non sia-”

    “Spike--”

    Lui alzò la mano, “Lasciami finire”

    Annuendo, lei gli indicò di continuare. “E parte di me non è pronta. Ma quando penso al mio futuro e a quello che ci vedo, io vedo te, passerotto. Vedo te e me e Alicia. Vedo un piccolo tutto nostro. Vedo una famiglia e una casa e un grande giardino. Vedo barbecue e feste di compleanno e tutta quella roba che fanno le famiglie normali. Vedo questo con te, passerotto. E si, il pensiero di te che te ne vai la prossima settimana mi terrorizza, e si, mi ha fatto agire frettolosamente nel chiederlo, ma così è come sono. Io mi butto prima di guardare, e non sempre penso a quello che sto facendo. So solo quello che sento giusto, e quello che sento giusto sei tu, adesso, con me”

    Allungandosi, lei gli strinse il lato del visto con la mano e lo guardò implorante. “E io sono qui. Spike, ti ho appena avuto, e anche se non ho ancora capito tutto, non mi alzerò semplicemente e me ne andrò e sarà la fine di tutto. Vuoi che mi fidi di te, puoi anche tu fidarti di me?”

    Piegando la testa nella sua mano, lui coccolò il suo palmo e vi premette un bacio sopra. “Si, passerotto, posso fidarmi di te”

    “Possiamo fare un passo alla volta? Per favore?”

    Lui annuì, “Mi dispiace di essermene andato così”

    “No, conosco il tuo carattere a quest'ora. E che ti sentivi suscettibile perché pensavi che ti stessi rifiutando”

    “Oi. Possiamo assicurarci che questo non esca fuori?”

    Ridendo, lei balzò su di lui, sedendosi a cavalcioni sul suo grembo e avvolgendogli le braccia attorno. “Ti conosco proprio così bene. E tu mi conosci così bene”

    “Ci rende proprio perfetti l'uno per l'altra, vero?” rifletté lui.

    Lei sorrise, “E' così. Adesso, cosa ne dici se facciamo la prima cosa che le coppie che si sono appena messe insieme di solito fanno”

    “E sarebbe?”

    Buffy sorrise ampiamente e disse con entusiasmo, “Trascorriamo l'intera giornata a letto a fare sesso! E considerando che abbiamo appena avuto la nostra prima lite, riusciamo a prendere due piccioni con una fava e fare del sesso riconciliatore!”
    Capitolo quarantadue

    E' perfettamente mostruoso il modo in cui la gente al giorno d'oggi vada in giro dicendo cose contro altre, dietro le spalle, che sono assolutamente e del tutto vere. ~ Oscar Wilde


    Un paio giorni dopo, Buffy sedeva nella cucina di Sam, aiutando la sua amica a preparare la cena. In quel momento, lei spezzettava la lattuga mentre Sam tirava fuori la carne per il sugo della pasta che stava preparando.

    "Così, non abbiamo sentito nulla da Faith o dal suo manager da allora. Pensiamo che o si stia sentendo un'idiota e non intende dire una parola, oppure, stia pianificando qualcosa di enorme per colpirlo violentemente” disse Buffy a Sam, svuotando la lattuga nel piatto.

    “La mia scommessa”, disse Sam, “è che lei non dirà nulla. Non è una donna ben voluta tanto per cominciare, non molti capiscono il motivo per cui è comunque in quel giro, perché diciamolo chiaramente, non sa recitare per niente. Io penso che correrà con la coda tra le gambe senza naturalmente lasciartelo sapere che sta correndo con la coda tra le gambe."

    "Naturalmente", disse Buffy in tono sbrigativo, come se conoscesse molto bene i dettagli su questo tipo di cose. Non era così, ma aveva iniziato ad imparare. “Così", azzardò, "Tu pensi che William abbia fatto bene?"

    Sam guardò verso di lei, sorridendo leggermente, "Stai cercando di dire qualcosa, Buffy?"

    "No," rispose Buffy lentamente.

    "Yeah, giusto. Vuoi che io inizi a tessere le sue lodi tutto all’improvviso? Non accadrà. Ammetto che sì, la sua parola è vera quando si tratta di Alicia, e anche ammetto che ha fatto una buona cosa per te, ma non inizierò a pensare a lui come all'Uomo dell’Anno".
    "Sam?"

    "Hmmm?"

    "Io - Mi dispiace."

    "Per cosa?"

    "Per… per il modo in cui hai saputo che noi stavamo insieme".

    Sam la studiò, "Vuoi dire quando se n'è uscito così e me l’ha detto?"

    Buffy annuì, affettando alcuni peperoni. "Sì, volevo essere io a dirtelo".
    "Buffy, non mi devi nulla-"

    “Mi sento di farlo, voglio dire, sei la mamma di Alicia e siamo amiche, ho sentito che dovevi saperlo."

    "Beh, aiuta. Ci sono state tante donne e - scusa".

    Buffy guardò verso di lei. “Scusa, perché? Non è come se non fossi a conoscenza delle sue esperienze."

    "Vero. Immagino che sono solo abituata a lui che ha una nuova ragazza e che non la conosco, quello non mi toccava più di tanto. E non è stata, come sarebbe stata una qualsiasi grande sorpresa, Buffy. Sapevo che qualcosa stava accadendo tra voi. Te l'ho detto così tanto."

    "Lo so. Io… solo mi sono sentita male.”

    "Perché?" chiese Sam, quasi incredula.
    Buffy prese un respiro profondo mentre rovesciava i peperoni nel piatto."Perché mi ricordo di ciò che hai detto di cosa senti per lui.”

    "Oh, Buffy-"

    "E mi ha fatto sentire come l’altra donna e non mi piace come sensazione.”

    "Buffy, prima di tutto, William e io eravamo pericolosi insieme ed entrambi lo sappiamo. In secondo luogo, è stato un altro tempo in entrambe le nostre vite; terzo, amo mio marito, nonostante quello che sento per William. Il mio posto è con lui e non lo scambierei affatto con William. Non voglio stare con William. Devo solo imparare a superare il fatto che io…", sospirò,"che non ho mai contato molto per lui. "

    "Sam-"

    "Per favore, non provare a dirmi che significavo qualcosa per lui. Lui e io non avremmo nulla a che vedere l’uno con l’altro se non per Alicia. So che è giusto così. Sono in grado di vivere con questo. E tu sei l’unica che lui abbia voluto attorno che a me piacesse. Hai una buona influenza su di lui e Alicia ti ama".

    "Così non pensi che lei si preoccupi che noi stiamo insieme?"

    “Preoccupata? Andrà in orbita. Credo comunque che lei ritenga che voi due stiate già insieme quando sei intorno. Non sono sicura di quello che pensa su quello che lui faceva con tutte le altre donne che ha portato in giro, ma quando sei qui, è 'Papà e Buffy, Papà e Buffy'. "

    "Forse sapeva che sarebbe accaduto a lungo andare".

    "Probabilmente sì" Sam ghignò. “Lei è una ragazzina sveglia. E naturalmente l’ha preso da me."
    Buffy si mise a ridere.

    "Sai chi mi preoccupa?" rifletté Sam.

    "Chi?"

    "Tu"

    "Io?"

    "Tu".

    "Perché?"

    "A causa dei precedenti".

    Buffy annuì, lasciando uscire l'aria tra i denti, "Sì, è anche una mia preoccupazione", disse mettendo alcuni pomodorini nel piatto. "Lui ne rimane sconvolto quando tiro fuori il discorso, così tento di non farlo, ma ne sono preoccupata. Voglio dire, dice di amarmi e tutto e io gli credo, lo faccio, ma c'è questa parte di me che si chiede… "

    "Lo so," disse Sam tranquillamente, "ho capito".

    "E mi chiedo se mai se ne andrà. Sai cosa pensavo?"

    "No, ma sono sicura che stai per dirmelo" disse Sam senza problemi.

    Ridacchiando, Buffy le lanciò un pomodorino, “Stavo pensando che se in qualche modo decido in termini o di trasloco qui o di restare a Boston, dovrò comunque andarmene per mettere le cose in ordine… e pensavo a questo come ad una prova. Un test per vedere se lui si comporterebbe bene e se possa avere fiducia in lui. E’ terribile che pensi questo?"

    "No, credo che sia umano, Buffy. Solo perché lui dice che ti ama e che tu lo ami, solo perché giura e spergiura che non è un bastardo, non significa che si cancelli il passato e tutti gli sbagli commessi. Inoltre, non ti ha mentito la prima notte che sei stata qui?"

    Buffy sospirò pesantemente, "Sì, c’è anche quello. Cerco di dimenticare anche troppo. Acqua sotto i ponti e tutto ciò che è stato sbagliato. "

    "A volte l'acqua sotto i ponti è più facile a dirsi che a farsi. Così, hai qualche piano per la vostra relazione e la distanza? "

    "Oh, vado avanti e indietro. Odio l'idea di sradicare la mia vita e la carriera… la femminista in me ruggisce che non si rinuncia alla propria vita per un uomo, l'altra parte di me che… lo sai cosa…”

    “Cosa, l’amore?”

    Buffy sorrise, "Sì, l’amore. Parte di me pensa che non voglio avere quel tipo di rapporto a lunga distanza. Lui mi mancherà troppo e quale sarebbe il punto di tutto questo se fosse solo il vivere lì, da sola? "

    "A me sembra come se avessi preso una decisione nella tua testa."

    “Sì, beh, non dargli alcun indizio ancora. La decisione è ancora lontana."

    "Sì, perché questo è quello che faccio: gossip con William".

    ***

    Dopo la cena e dopo il dolce, Buffy e Sam stavano ancora parlando e sorseggiando il vino, quando Spike arrivò con tra le braccia una Alicia addormentata. La trasportò dentro casa, quasi inciampando.

    "Com’è stato il film?" chiese Sam mentre teneva la porta aperta per lui.

    "Bene, a lei è piaciuto. Si è addormentata sulla strada di casa, ma solo dopo che mi ha detto del suo ragazzo"

    Buffy sorrise, "Ti senti meglio ora?"

    "Si", sorrise lui, "Anche se penso che se ne sia pentita quando ho detto che volevo incontrare il punk".

    Sam scosse la testa, "E così ha inizio. Andiamo, ti aiuterò a metterla a letto”

    Buffy guardò come Sam e Spike andarono in direzione della camera da letto di Alicia e sorrise ampiamente. Era stata una bella scena da vedere: Spike che portava tra le braccia la figlia addormentata. Le riscaldava il cuore. Stiracchiando le braccia oltre la testa, si sentì rilassata. Calma. Spensierata.

    Lo desiderava da tempo.
    Pensare di tornare a Boston la riempiva di paura. Aveva davvero pensato che sarebbe stata capace di lasciarlo? L’idea di stare senza di lui la terrorizzava. La faceva sentire sola.

    "Ha cercato di dirmi che ha finito il libro della biblioteca, ma io le ho detto che non l’avrei comprato e volevo chiedere a te prima di prenderne un altro” lei sentì Spike dire a Sam, i loro passi che si avvicinavano.

    Buffy si alzò in piedi, prendendo il suo bicchiere di vino e dirigendosi verso la lavastoviglie per metterlo dentro. Sorrise loro mentre entravano in cucina.

    “Sì, non ha finito il libro che aveva. E' appassionata di questi libri Sweet Valley, ma deve leggere anche altre cose” disse Sam.

    “Lo immaginavo. Quindi, potrebbe non dirlo per non mettersi nei guai.”

    "Giusto. Beh” Sam unì le mani insieme e si rivolse a Buffy. “Ho passato una bella serata, ti ringrazio per essere venuta finalmente a cena. Forse si può farne un’altra, forse la prossima volta Ryan non sarà impegnato in una riunione ".

    "Suona bene," disse Buffy sorridendo.

    “Forse si potrebbe anche farne una tutti e quattro insieme prima che tu torni a casa" si avventurò Sam. Lei esaminò Spike. "Beh, vedremo".

    Spike alzò gli occhi. "Prendo nota, noi stiamo andando. Notte Sam".

    "Notte William. Buonanotte Buffy,” disse Sam abbracciando la sua amica.

    Uscendo nell’aria fredda della notte, Buffy cercò le braccia di Spike, avvolgendo le proprie braccia attorno a lui ermeticamente.
    "Che cosa è questo?", chiese lui, stringendola.

    "Ti lamenti?"

    "Niente affatto. Ti sono mancato?”

    “Sì."

    "Pensa a quanto ti mancherò se tornerai-"

    “Stop."

    "Non posso evitarlo."

    "Lo so. E, se ti può essere di consolazione, lo so già. "

    "Che cosa significa questo, Buffy?"

    "Per il momento, solo questo. Possiamo andare a casa ora?"

    Sorridendo, Spike premette un bacio sulla sua fronte e la portò a macchina. Desiderò che lei intendesse sul serio chiamare casa sua casa, e se non fosse stato così, lui non avrebbe richiamato l’attenzione in quel caso.

    Edited by strawberry85 - 1/5/2011, 18:42
     
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    Capitolo Quarantatre

    Quest'ansia è terribile. Spero che duri. ~ Oscar Wilde


    Le cose si erano risolte, era quello davvero l'unico modo per descriverle. Buffy e Spike si sistemarono in uno schema durante i giorni successivi che consisteva nel fare l'amore la mattina, trascorrere la giornata fuori in giro, uscire a cena e poi fare l'amore quasi tutta la notte. Era una routine che dubitavano li avrebbe mai stancati.

    Il tempo stava per finire e stava per finire davvero troppo presto per i gusti di Spike. In due brevi giorni, Buffy sarebbe tornata a Boston e la domanda se sarebbe tornata o meno pendeva su di loro come una nuvola. Gli faceva stringere il cuore pensare a lei che se ne andava e non tornava per un po’. Più vicino diventava il giorno della sua partenza, peggiore diventava il suo umore. Aveva i nervi a fior di pelle, e cercava di agire normalmente. Stava fallendo miseramente.

    “Non ce la faccio più”, spiattellò un giorno mentre preparavano insieme la cena. Lui stava tagliando a pezzi le verdure e lei le stava buttando nell'insalata.

    “Cosa? Vuoi che tagli io le verdure?” chiese lei.

    Lui scosse la testa e posò il coltello. “No, Buffy, non sopporto questo non sapere. Te ne vai tra due giorni e io sto maledettamente impazzendo”.

    Lei lo fissò. “Stavo sul serio per parlartene”.

    “Quando?” chiese lui incredulo.

    “A cena”.

    “Beh, io ne voglio parlare ora. Al diavolo la cena. Buffy, hai deciso? Cosa farai?”

    “Devo tornare-”

    Lui alzò in alto le mani e iniziò ad andare su e giù. “Hai una qualche idea di quanto mi stai maledettamente facendo impazzire? Buffy, per favore amore, rimani con me, per favore--”

    “Posso finire?”

    Lui si fermò.

    Lei prese un profondo respiro. “Devo tornare per mettere in ordine le cose con il mio appartamento e il lavoro. Non so quanto tempo richiedano queste cose.”

    “Se ti lasci aiutare da me o Randy, non ci vorrà niente”.

    “Spike. Per favore”

    Lui alzò le mani. “Bene. Continua”

    “Ho parlato con il mio capo oggi. Sta cercando di farmi avere un trasferimento qui. Non pensa che sarebbe un problema-”

    “Quando hai parlato con lei?” domandò Spike.

    “Questa mattina. Le ho lasciato un messaggio un paio di giorni fa e non è stata in grado di mettersi in contatto con me fino a questa mattina. Tu eri sotto la doccia”.

    “Oh”.

    “E ho parlato con il mio padrone di casa, e anche con Willow questa mattina. Hai mai realizzato che fai delle docce assurdamente lunghe?”.

    Lui ghignò.

    “Willow voleva il mio appartamento da quando mi ci sono trasferita. È interessata ad affittarlo. Io, il mio padrone di casa e Willow dobbiamo solo trovarci e decidere i dettagli”

    “Quindi non manca molto tempo?”

    “Ho ancora bisogno di un posto dove vivere qui-“

    “Che stai dicendo? Tu vivi qui”

    Lei sbatté gli occhi. “Con te?”

    “Si, perché no?”

    “Ricordi quegli enormi passi di cui stavamo parlando?”

    “Buffy, è ridicolo che tu ti trasferisca qui solo per vivere da un’altra parte. Vieni a vivere qui, vieni a vivere con me”

    Lei sospirò pesantemente. “Spike?”

    “Si, amore?”

    Lei alzò gli occhi verso di lui, con paura. “Sono spaventata” mormorò.

    Immediatamente, lui la avvolse nelle sue braccia, “Di cosa, piccola?” tubò quasi lui.

    “Di partire, di non partire. Di lasciare Boston. Sono spaventata, Spike. E se tutto mi si rivoltasse contro? E se ti stancassi di me? E se—“

    “Ssshh”, e premette un dito sulla sua bocca. “Non hai niente di cui avere paura. Siamo in questo insieme, ricordi?”

    “Non posso evitarlo. Ho vissuto sulla east coast per la maggior parte della mia vita. Questo è un passo gigantesco per me e improvvisamente sta tutto succedendo così in fretta…” Lei si tirò fuori dalle sue braccia e questa volta, iniziò a camminare avanti ed indietro. “Eri nella doccia e io ero sdraiata lì, pensando ‘Non posso lasciarlo. Non posso proprio farlo.’ Pensare di andare dopo essere stata con te queste ultime due settimane mi riempie di terrore. E non per la cosa del tradimento—“

    “Buffy—“

    “Fammi finire. Non per la cosa del tradire, ma perché… io ti amo e l’idea di noi che siamo da lati opposti del paese è così… spaventosa e solitaria per me. Mi sento come se ti avessi appena avuto e poi devo andare via e non so quando o come… quindi quando il mio capo mi ha chiamata questa mattina, non ho avuto altra scelta di andare avanti e chiederle di aiutarmi. Poi ho dovuto chiamare Willow e il mio padrone di casa… e ora, ora sono terrorizzata”

    “Non esserlo”

    Lei fermò il suo andare avanti ed indietro. “Queste sono le tue parole sagge? Non essere spaventata? È… così misero, Spike!”

    “Vieni qui”, disse lui, e le prese la mano, conducendola al tavolo. Sedendosi, la tirò sul suo grembo e le avvolse le braccia attorno, appoggiandole il mento sulla spalla e allacciando le dita con le sue. “Ascoltami. So che è un grande passo per te. Lo è anche per me. L’alternativa comunque, è molto più spaventosa per me che il rimanere. Chi sa quando tornerai, e diciamocelo, sei così sommersa con il lavoro, sai che potrebbero volerci mesi da adesso. Non sarà facile, lo so questo. Sarà un aggiustamento per entrambi, ma Buffy, io sono disposto a lottare per questo. Per la prima volta nella mia vita, sono disposto a lottare con le unghie e con i denti per rimanere con una donna. E sai perché?”

    “Perché?” mormorò lei.

    “Perché ti amo più della vita stessa e sono disposto a lavorarci su e vedere cosa accadrà. Ricordi tutte quelle fantasie che ho detto che avevo di noi con una famiglia?”

    Lei annuì.

    “Il tuo rimanere mi dice che anche tu lo vuoi, e che queste non sono solo fantasie, ma reali possibilità. Ti amo così tanto, Buffy. Dio, non riesco neanche…” si interruppe, l’emozione che lo soffocava.

    Sistemandosi, Buffy si sedette su di lui a cavalcioni e gli avvolse le braccia attorno strettamente. “Lo so” mormorò lei. “Quella sensazione è il perché non posso non provarci. Sono solo spaventata”

    “Lo so che lo sei. E te lo renderò più facile che posso. Guarda, hai già Sam, e Fred. Wesley mi stava proprio dicendo che gli piacerebbe che ci incontrassimo. Avrai un lavoro qui, e pensa solo – nessun Riley Finn con cui competere”

    “Mi piace competere con lui comunque. È quel lato malato e sadico di me a cui piace competere e infervorarsi.”

    Spike sogghignò, “Okay allora, ci sarà un altro Riley Finn con cui competere”

    Lei sorrise contro il suo collo.

    “Sarà una transizione per entrambi, e so principalmente per te, ma sono qui Buffy e non ti lascerò affrontare tutto questo da sola. Lo faremo nel modo in cui abbiamo fatto tutto fino ad ora – insieme. Sono orgoglioso di te, lo sai?”

    Lei si tirò indietro un po’ per guardarlo, “Perché? Come?”

    “Perché non pensavo l’avresti fatto. Beh, ho pensato che avrei dovuto trascorrere almeno un anno o due cercando di convincerti”

    Lei rise, “Un anno o due? Sono così testarda?”

    “Certamente si. E questo… l’hai fatto tutto da sola” Lui la guardò con ammirazione. “Mi ami davvero”

    “Si, Sally Field, è così”

    “Ecco qui” ringhiò lui e le fece il solletico senza pietà fino a quando lei si dimenò e strillò nelle sue braccia. E poi, quando lei era quasi senza fiato per le risa, lui la attirò vicina e la baciò famelico. “Ti voglio ora”

    ”Mmm” mormorò lei in accordo e si allungò tra di loro per aprirgli i pantaloni. Era assolutamente stupefacente quanto insaziabili e costantemente pronti fossero sempre l’uno per l’altra.

    Spingendole in alto la gonna e le mutandine di lato, Spike fece scivolare un dito dentro di lei e pompò con due dita, il pollice che creava un tatuaggio sulla sua clitoride. Quando lei lo ebbe liberato dalle sue costrizioni, lui fece scivolare fuori le dita e lei lo accolse dentro di sé.

    I loro sguardi si allacciarono e condivisero un gemito prima che lei iniziasse a cavalcarlo lentamente, prendendolo facilmente dentro e poi scivolando di nuovo in alto.

    Le lunghe, deliberate spinte avevano fatto impazzire Spike, che voleva sbattere in lei con la forza della sua passione. Come se lei lo sentisse provenire da lui come onde, iniziò a muoversi più veloce, stringendolo con i muscoli della sua fica e baciandolo appassionatamente.

    “Ecco la mia ragazza” mormorò lui contro le sue labbra. “Cavalcami, Buffy. Cavalcami forte”

    “Mmm… si” sibilò lei. “Ti piace quando ti cavalco?”

    “Oh si, amo vederti saltellare su e giù lungo il mio cazzo duro. Ami sentire il mio cazzo così a fondo dentro di te?”

    “Cazzo, si” ansimò lei e si allungò verso il bordo della sua camicia e la lanciò via.

    Ringhiando, Spike quasi le strappò via il reggiseno e succhiò i suoi seni, spingendoli insieme e stuzzicandole i capezzoli con la lingua. Affondando le dita nei suoi capelli, lei lanciò la testa all’indietro e lo cavalcò ancora più veloce.

    “Fallo, Buffy. Cavalcami forte. Fallo… vieni per me…” disse Spike senza fiato, allungandosi tra di loro e massaggiandole la clitoride con dei cerchi.

    Gli occhi di lei rotearono all’indietro e ansimò, “Spike!” e venne attorno a lui, stringendolo fino all'oblio. Due spinte forti e lui venne dentro di lei, facendo zampillare la sua crema dentro il suo corpo, e inondando il suo ventre.

    Lei crollò contro di lui, avvolgendogli le braccia attorno e lui la tenne stretta, strofinandosi contro il suo collo.

    “Ti amo” mormorò lei in tono sonnolento.

    Il cuore di lui si riscaldò e aumentò di grandi proporzioni dentro il suo torace. “Ti amo anch’io, Buffy”

    Per sempre, aggiunse nella sua mente.
    Capitolo Quarantaquattro

    Deve avere una vera natura romantica, per piangere quando per tutti non vi è nulla per cui piangere. ~ Oscar Wilde


    Era giunto il momento di andare, e lei disperatamente, disperatamente non voleva farlo. Sarebbe stato per un breve periodo di tempo; le cose erano già in movimento e Spike - con l'aiuto di Randy – sarebbe stato bene, ma lei disperatamente, disperatamente non voleva andare.

    "Non voglio lasciarti andare", mormorò Spike sul suo collo, tenendola stretta contro di lui. Erano a letto la mattina della sua partenza, lei gli dava la schiena mentre erano sdraiati l'uno accanto all'altra, le sue cose in un angolo le ricordavano che doveva alzarsi e andare via presto. Era solo alzarsi e andare, andare e lasciare, lasciare Spike.

    "Neanche io voglio andare, piccolo”, mormorò Buffy.

    "Mmmm, mi piace."

    "Cosa?"

    "Quando mi dai un soprannome"

    Lei sorrise e gli strinse la mano. "Non sarà per molto tempo."

    "Così continui a dire. Non lo sai? Un giorno è troppo lungo per me senza di te."

    "Odio che tu mi faccia essere sdolcinata ".

    Lui sogghignò e le annusò il collo, “Che cosa intendi per “sdolcinata” e cosa vuoi dire che lo odi?”
    "Voglio dire, quando dici certe cose queste mi fanno sentire 'awww' dentro di me e mi fanno girare la testa. E le odio perché mi fanno sentire così… ragazzina.”

    "Sì, Dio non voglia di sentirti “ragazzina”” disse Spike alzando gli occhi.

    Buffy rise scioccamente, "Oh stai zitto. Non sei molto meglio, lo sai."

    "Oi. Stai dicendo che sono una ragazzina?”

    "Questo è esattamente ciò che sto dicendo. E anche tu sei tutto 'aww'".

    Lei strillò quando lui la fece rotolare e la bloccò a letto, fermandole le mani sopra alla testa e facendole sentire la propria erezione tra le sue pieghe. Lei ansimò. Il secondo round stava cominciando e lei non poteva aspettare. Aderendo a lui, gli avvolse le gambe intorno alla vita e sorrise sfacciata verso di lui.

    "Troppo ragazzina per te?" sussurrò Spike baciandola duramente e con possessività.

    Lei scosse la testa e lo esortò con i fianchi ad entrare. Accogliendo il suggerimento, lui scivolò facilmente, roteando gli occhi dal piacere. "Non andare baby, ti prego", pregò e scivolò fuori.

    "Devo, ma tornerò", sussurrò lei avvolgendogli le braccia intorno.

    "Che cosa farò –oh maledizione- senza di te?"

    "Passerai del tempo con Alicia, andrai a tutti gli incontri che so che hai programmato, e poi mi chiamerai alla sera così recupereremo, e poi faremo sesso telefonico.”

    Lui ringhiò e spinse duramente dentro di lei, facendola gemere con piacere. "Non andare".

    "Devo".

    "Resta con me".

    "Torno".

    Seppellendo il volto nel collo di lei, lui accelerò le proprie spinte fino a portarla vicino al rilascio, e poi rallentò.

    "Spike!", esclamò lei, "ho bisogno di venire"

    "Resta e te lo permetterò".

    "Stai giocando sporco" e usando il potere nelle sue gambe, lei rotolò sopra di lui. Lui la guardò sbalordito, era chiaro che non se l’aspettava. Sogghignando sfacciata, lei iniziò a guidarlo al galoppo. "Vieni per me", sussurrò, e lo baciò.

    Afferrando i suoi fianchi, la sbatté con forza, incontrando le spinte di lei con le proprie. Presto, finirono la corsa verso il traguardo, un esplosione di colore dietro i loro occhi quando gridarono il proprio piacere... Scendendo da lui rapidamente, lei lo spinse verso il bagno, “Andiamo, abbiamo tempo per farlo ancora una volta nella doccia prima di dover andare! "

    ***
    Spike stava contemplando l'idea di prenderla nella macchina. Stava anche contemplando l'idea di pagare l’autista per farli arrivare tardi per il volo di Buffy. Lei era stata accoccolata sul suo fianco e lui non poteva ricordare chi si era allungato verso chi quando erano entrati nell’auto. Tutto quello che sapeva era che entrambi erano riluttanti a lasciarsi andare. Avrebbe voluto tenersela stretta e non lasciarla andare più. Voleva pregarla di non andare, voleva un jet diretto a Las Vegas e poi sposarla.

    Si era messo a piangere quando avevano fatto l’amore nella doccia. Lei non aveva detto nulla per quello. Lo aveva tenuto stretto e gli aveva sussurrato parole di conforto. Era stata vicina alle lacrime quando avevano impacchettato le sue cose nell’auto, ma era rimasta in silenzio a guardarlo con occhi tristi. Adesso lei lo teneva stretto e così spesso, lo baciava.

    Lei avrebbe ceduto all'aeroporto, aveva scommesso lui. E la cosa, di per sé, avrebbe fatto cedere anche lui. L'intera esperienza era stata una prima volta per lui, e lo spaventava a pensare alla profondità e alla grandezza del suo amore per lei. Non voleva più starne senza ora che lo conosceva. Era una medicina per lui, lei si era insinuata nel suo sistema, riempiendolo e raggiungendo luoghi che niente e nessuno aveva mai raggiunto prima. Come sarebbe stato per lui stare senza la sua medicina?

    ***
    Non sto per piangere, non sto per piangere, stava ripetendo un mantra nella testa di Buffy. Era così ridicolo! Stava tornando a casa, e quando sarebbe tornata, sarebbe stato per sempre.

    Sperò.

    Il piano era che sarebbe stata via solo due settimane, tutto qui. Solo il tempo necessario per impacchettare e ripartire. Il trasloco stava per accadere e lei aveva solo bisogno di lasciare i clienti in buone mani, alcuni di sistemarli lei stessa, e lasciare nelle mani di Willow le chiavi del proprio appartamento e sarebbe andata via.

    Basta pensare a come stai per perdere Willow adesso, pensò mentre entrava con Spike nell’aeroporto.

    Tanti erano i pensieri nella sua mente. La mancanza di Spike, lo spostamento, la fiducia in lui e la non fiducia in lui, iniziare la sua vita a L.A., terminando la vita a Boston, lasciare Spike per due settimane, preoccuparsi... Non fu nessuna grande sorpresa che scoppiò in lacrime quando raggiunse il limite. Era giunto il momento per lei di andare, si voltò verso di lui e gli gettò le braccia attorno.

    "Baby, ti prego non farmi questo", implorò lui con un bisbiglio mentre la cullava. "Ti prego non... non sai cosa sta mi facendo questo"

    "Mi dispiace!"

    "Principessa, perché non resti solamente huh? Tu resti e lavoreremo su questo così - "

    "No, Spike, devo andare. Devo farlo. Voglio essere in grado di dire a addio a Willow e al mio appartamento e- alla costa orientale. Ci starò solo due settimane, sono solo stata sopraffatta improvvisamente da tutto.”

    "Posso venire con te allora?", disse lui, mezzo scherzando.

    Lei scosse la testa, "No" si spostò da lui, guardandolo e poi premendo le proprie labbra sulle sue. "Ti amo e sarò di ritorno prima che tu lo sappia. Ti chiamo quando sarò a terra."

    Staccandosi da lui, lei corse vicino al metal detector che doveva attraversare.

    "Buffy!" gridò Spike.

    Lei si voltò per vederlo correre verso di lei. Prima che potesse dire una parola, lui la imprigionò tra le braccia e la baciò duramente. Un bacio pieno di possesso e passione. Era sesso tra bocche; sarebbe stato decisamente imbarazzante se lei non avesse dimenticato di ragionare. Si aggrapparono l’uno all’altra e lui si tirò indietro, consentendo ad entrambi di respirare.

    "Ti amo, Buffy. Ti amo, e non ho intenzione di perderti".

    "Solo due settimane, Spike, appena due settimane e sarò di ritorno".

    "Continui a ripeterlo.”

    "Sto cercando di non farlo sembrare così male".

    "Siamo patetici vero?"

    “Definitivamente. Devo andare."

    "Lo so. Solo attenderò qui finché non ti vedrò più okay?”

    "Non mi aspetto nulla di meno."
    Capitolo Quarantacinque

    Gli uomini vogliono sempre essere il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Noi donne abbiamo un istinto più sottile riguardo le cose. Quello che ci piace è essere l’ultima storia d’amore di un uomo. ~Oscar Wilde


    Erano passati quattro giorni. Per essere esatti, 96 ore, 30 minuti e 20 secondi da quando Buffy se n’era andata. Era passata mezz’ora da quando Spike aveva parlato per l’ultima volta con lei al telefono, ed era stata perfino una breve conversazione. Troppo breve per i suoi gusti, ma lei stava per uscire per incontrare dei clienti e chiudere una vendita. Questo era esattamente perché lei doveva trasferirsi per stare con lui. Quando lei si impegnava, si impegnava e non c’era modo di mantenere una relazione salutare a lunga distanza in quel modo.

    La cosa che lo colpiva di più era quanto incredibilmente silenzioso fosse senza di lei in giro. Non gli piaceva. E, se fosse stato completamente onesto con se sesso, era sempre il silenzio che lo colpiva, il che era la ragione principale per cui non aveva mai molto momenti silenziosi. Aveva sempre qualcuno che andava e veniva, qualche posto dove essere, posti dove andare e donne da fare… e da farsi.

    Aveva una ragazzina da vedere, e l’aveva vista. E quando questo finì, fu solo di nuovo; a mancargli l'attività febbrile e il trambusto, a mancargli l’eccitazione… a mancargli Buffy.

    Lei era occupata e il tempo sembrava sempre essere sbagliato. Erano passati solo quattro giorni e lui già si sentiva uno schifo. Non erano neanche stati in grado di coordinare il sesso telefonico! Uno degli unici vantaggi dell’essere lontani l’uno dall’altra, e loro non riuscivano neanche a trovarsi insieme per questo.

    Lei si sentiva male, lui riusciva a capirlo dalla sua voce, dalla sua voce piena di scuse. E lei continuava a rassicurarlo che non ci sarebbe voluto molto, che erano ancora solo altri 10 giorni. Solo dieci giorni. Solo 240 ore. La maggior parte delle quali comunque erano trascorse dormendo, e poi c’era il tempo che trascorreva con Alicia.

    Passandosi una mano tra i capelli e fissando fuori lo skyline di L.A. dal suo balcone con una sigaretta pendente dalla bocca, si ritrovò a domandarsi cosa faceva prima di Buffy. Sembrava così tanto tempo fa.

    Oh si. Era stato un playboy. Aveva vissuto per la notte quando poteva dare la caccia alla donna che avrebbe riscaldato il suo letto per la notte, la settimana, per il mese.

    Era diventato una specie di casalingo da quando lui e Buffy si erano messi insieme, e lo era diventato anche di più da quando lei se n’era andata per tornare a casa. Si sentiva quasi spaventato dall’uscire. Come se potesse essere tentato se l’avesse fatto.

    Cristo, era addomesticato!

    Lanciando a terra la sigaretta e camminandoci sopra, scosse la testa. Si sentiva prudere per qualcosa. Rimanere a casa per un’altra notte e guardare TV spazzatura mentre gli mancava Buffy non aveva nessun fascino per lui. Aveva bisogno di uscire. Più di tutto, aveva bisogno di sapere che poteva ancora uscire. Che non era addomesticato. Che poteva ancora far sua la notte.

    Ed essere ancora fedele a Buffy naturalmente.

    Alzando il telefono, compose il numero di telefono di Xander Harris, un suo compagno di college e amico di bevute. Sarebbe uscito e si sarebbe divertito un po’. Non aveva senso rimanere in casa e crogiolarsi.

    ***

    “Sei silenziosa" osservò Willow mentre guardava la sua amica pizzicare la sua cena. “Come è andata quella vendita?"

    Buffy alzò lo sguardo dalla sua insalata. “Oh, è andata bene. Ne mancano solo un altro paio. Mi aiuterai ancora a impacchettare questo weekend giusto?"

    "Giusto. Hai trovato tempo per noleggiare un camion?"

    Battendosi una mano sulla fronte, Buffy esclamò “Dannazione!"

    "Lo prenderò come un no. Tesoro, lo farò io domani okay? Tu concentrati solo sul lavoro"

    Buffy guardò l’amica con gratitudine. “Grazie Wills"

    "Nessun problema. Come stai, hmmm? Sembri fuori forma"
    Buffy sospirò pesantemente. “E’ così"

    "Ti manca Spike?"

    "Yep, mi manca. Continuo a ripetermi che sono solo 2 settimane. Solo quattordici giorni. Ma… è più difficile di quanto pensassi. E quando sono a letto da sola, penso a lui e mi domando cosa sta facendo…"

    "Oh, no"

    "Cosa?"

    "La tua mente va in un posto brutto vero?"

    Buffy annuì timidamente, “Non posso evitarlo! Mi domando se si è stancato di aspettare—“

    "Sono solo quattro giorni!"

    "Già, ma… è lo stesso uomo che non riusciva a stare una notte senza qualcuno. Non è mai stato bravo da solo"

    "Quindi questo per lui è un test allora" disse Willow in tono risoluto.

    "Già, e…" si affievolì Buffy, scuotendo la testa.

    "Non hai fede che lui lo passi"

    "So che mi ama"

    "E’ così, Buffy, ti ama davvero"

    "Sono solo paranoica. Ho solo questa sensazione…"

    "Di?"

    "Sai quando ti preoccupi di qualcosa così tanto che quasi ti convinci che accadrà il peggio?"

    "Yep, già detto, già fatto"

    "Quella sono io. Sono così preoccupata che lui…"

    "Ti tradisca?"

    "Si, quello, che mi sono convinta che accadrà. E questo sembrerà malato e contorto, ma dato che sono così preoccupata e convinta che accadrà, voglio quasi che lui lo faccia diamine e che lo superi così che io possa affrontarlo e farla finita"

    "E con farla finita intendi?"

    "Finita con lui"

    "Buffy! Questo è tremendo"

    "Lo so. Questa separazione mi dà tempo per pensare, e io penso troppo"

    "Forse non dovresti chiamarlo quando hai questi dubbi?"

    Buffy fissò Willow incredula, “Sei matta? Starei a chiamare costantemente e poi lui saprebbe che qualcosa non va e… e non voglio che lui sappia che ho questi dubbi. Si agita così tanto quando li esprimo"

    "Io penso che questo è perfetto per entrambi. È un test per entrambi. Come lo affronterai?"

    "Ho dieci giorni per capirlo"
    ***
    Sistemandosi all’indietro sulla sedia altamente scomoda del tavolo che Xander aveva scelto, Spike si guardò in giro nel bar/club. Luci brillanti, alta musica tecno, aria piena di fumo, colori brillanti e leggermente inebrianti, per gente completamente inebriata che si mischiava in giro e/o ballava.

    E a lui era piaciuto questo ad un certo punto?

    Prendendo un sorso della sua birra cercò di entrare nello spirito delle cose.

    "Amico, rilassati!" gli gridò Xander oltre la musica.

    "Sono rilassato! Mi vedi sedere all’indietro?" urlò in risposta Spike.

    "C’è una ragazza, ore 12, che ti sta guardando"

    Spike strinse gli occhi attraverso la stanza. Sicuro come mai, una qualche brunetta lo stava squadrando in modo civettuolo. Sorridendo, lui la salutò con la sua birra e tornò a voltarsi verso un ridacchiante Xander.

    "Beh, almeno non sei più corrucciato" disse Xander.

    Spike aggrottò la fronte. “Non ero corrucciato. Solo… è sempre stato così rumoroso qui?"

    "Cristo, stai invecchiando"

    "Oi! Sta attento Harris. Non sono troppo vecchio per prenderti a calci nel culo"

    Xander scrollò le spalle e ghignò. “Hey, eccola che arriva"

    "Fottimi, quello non era un invito" mormorò Spike.

    "Forse non consciamente, ma inconsciamente"

    "Che diavolo stai dicendo?"

    "Penso che tu voglia vedere che ce la fai ancora anche se sei imprigionato adesso"

    "Non sono ‘imprigionato’, Harris"

    "Diamine se lo sei. Hai proprio una palla al piede adesso. E sai cosa?"

    Spike restrinse gli occhi. “Cosa?"

    "Lei è in una diversa città. È su un’altra costa. Puoi fare quello che ti piace, e lei non dovrà mai saperlo"

    La brunetta civettuola era su di lui. Era alta, con lunghe gambe, e bellissima.

    Sono fottuto, pensò Spike proprio prima che lei si presentasse.

    Capitolo Quarantasei

    Moralità, come l'arte, significa tracciare una qualche linea. ~ Oscar Wilde



    "Vi dispiace se mi siedo con voi?” Chiese la donna che si era presentata col nome di Rachel.

    "Affatto”, disse Xander, indicando la sedia vuota tra lui e Spike.

    Spike aveva appena sorriso nervosamente verso di lei. "Certo", disse lui, non riconoscendo la propria voce esitante.

    Mantenendo i propri occhi marrone cioccolata puntati su di lui, lei si sedette inclinandosi in avanti, indicando la birra di lui. "Serve altro?"

    "No", lui schiarì la gola, “Sono a posto”.

    Xander gli mollò un calcio da sotto il tavolo guadagnandosi un’occhiataccia da Spike.

    "Questo suonerà scontato”, iniziò Rachel, “Ma, venite spesso qui?"

    Spike sorrise meravigliato da quante volte egli aveva usato quel vecchio metodo. "Non spesso. Vado in giro".

    Rachel sorrise, "Oh davvero? Bene, se diventa troppo noioso, si potrebbe sempre trovare qualche altro posto. "

    "Forse", rispose evasivamente Spike.

    "In realtà, alcuni miei amici stanno pensando di andare in un posto - è così grande! – e c’è una festa. Forse tu ed il tuo amico vorreste unirvi a noi? "

    Spike sospirò pesantemente, esitando. Xander gli mollò di nuovo un calcio, e Rachel fece un’espressione disgustata. Spike la guardò, allarmato.

    Lei scosse la propria testa. "Mi dispiace. Non sono davvero adatta a questo tipo di cose. Sai, ti ho visto quaggiù, e beh, sai, ho pensato - è hot. I miei amici mi hanno incoraggiata a venire qui, veramente, sono terribile con questo tipo di cose. Non so mai cosa dire... non sono il tipo aggressivo".

    Spike si sporse e mise una mano sul suo braccio, "No, no, stai facendo bene. Veramente. Il suggerimento di passare in qualche altro posto era giusto”.

    "Davvero? Lo era? "

    "Lo era. La festa sarebbe stata un po’ avanti, soprattutto perché mi hai appena incontrato. "

    "Ma io ti conosco", ammise lei timidamente. "Ho in qualche modo mentito. Sei William Giles quello dello show televisivo ".

    Spike sorrise, "Lo sono".

    "Io pensavo che se non lasciavo capire che sapevo che eri una stella o qualcos’altro, avrebbe fatto aumentare le mie possibilità” spiegò Rachel.

    Spike annuì, "Anche questa è stata una buona mossa."

    "Allora, cosa desideri? Voglio dire, andiamo alla festa? "

    "Beh, vedi, anche se sai di me dalla TV, non significa che tu mi conosca realmente. Così invitando un uomo estraneo a casa tua probabilmente non è saggio ".

    Rachel abbassò il viso, "Oh. Ma ... ma non si fa questo tipo di cose? "

    "Sì, Spike", si intromise Xander, "Non si fa questo tipo di cose? Voglio dire, tu non hai nulla qui, proprio ora, che ti leghi. Sei single ".

    Spike fulminò colui che solitamente era il proprio partner nei crimini. Colui che aveva considerato un tempo essere un grande amico e che ora lo incoraggiava a imbrogliare Buffy. Con Xander il fatto era che, mentre lui era popolare come era giusto che fosse, egli non aveva mai avuto molta fortuna con le donne. Quando loro uscivano insieme, egli brindava al successo di Spike con le donne e desiderava essere così fortunato. Lui era uno scapolo consumato, lo era stato mentre egli ancora una volta la buttava come 'il sogno della vita', e Spike era stato il sogno della vita per lui. Eccetto, guardando indietro, non era stato molto più di un sogno. Era stato così vuoto e privo di emozione. La sua vita era stata piena di attività, piena di gente che lo circondava, di gente che si prendeva cura di lui e voleva che lui fosse felice - come Xander. Ma, la sua vita era stata nulla, vuota. Con Buffy e sua figlia, però, la sua vita era stata piena. Si sentiva pieno di vita e di gioia, aveva una ragione per uscire dal letto la mattina. Lui poteva contare su persone che erano lì per lui e per costruire e definirlo, aveva Buffy che contava su di lui per essere lì per lei, e Alicia accanto a lei che voleva lo stesso. E non voleva lasciarle andare. Per una volta, aveva persone che si aspettavano di più da lui, diverse da quelli che volevano sesso e feste e 'il sogno della vita', e non voleva perderle.

    Era vero, il silenzio era sempre stato la cosa più difficile per lui. Egli non era abituato a restare seduto perché gli dava il tempo di pensare a quello che stava facendo e dove lui stava – a come lui fosse solo davvero. Ma non era solo adesso. Aveva Buffy. Aveva Alicia. Aveva una famiglia con loro e stare da solo per il tempo che occorreva a Buffy per tornare da lui non lo avrebbe ucciso. Questo non significava che lui era un pantofolaio. Non voleva dire che lui aveva 'perso', qualunque 'cosa' fosse a questo punto. E, in realtà, tutto ciò che aveva fatto solo adesso pensava a quanto si era perso di Buffy, non come fottere la sua vita perché ora, era sulla strada giusta. Sì, egli sentiva ancora la voglia di uscire e divertirsi, ma divertirsi non significava farsela con le donne. Egli poteva uscire con un amico per una o due birre, ma questo non significava che avrebbe dovuto ricorrere al suo vecchio stile di vita per divertirsi. Quello non era tutto quel divertimento per cominciare! Lui ne era stato catturato e aveva perso se stesso… e poi si era ritrovato quando Buffy era arrivata e gli aveva aperto gli occhi. Era stato per lungo tempo. Se lui non avesse avuto quella trasformazione, lui si sarebbe perso la relazione che stava costruendo con la sua bambina. Lui avrebbe perso anche tutto l’amore e la passione che aveva con Buffy. E quell’amore e quella passione che aveva con lei era stato il più appassionante e impetuoso di qualsiasi unica notte che lui avesse mai avuto.

    "Mi dispiace, Rachel. Mi dispiace Xander. Ho una ragazza a casa e io sto per andare ", disse Spike alzandosi e gettando un paio di bigliettoni sul tavolo. "Compratevi un drink. Parlate. Buon divertimento. "

    Xander saltò in piedi. "Che cosa ti sta succedendo uomo? Lei non è qui. Hai un bel pezzo di culo proprio qui "

    Rachel scattò, "Scusa?", chiese a Xander.

    Xander fece l’espressione da cervo-spaventato-dai-fanali-di-una-macchina. Aprì la sua bocca ed iniziò a balbettare. "Io-Io-"

    Fulminandolo, Rachel alzò la mano e gli mollò un manrovescio, “Maiale!” e si allontanò.

    "Aspetta, no!" Esclamò Xander, correndole dietro. "Non intendevo farlo!"

    Scuotendo il capo, Spike si allontanò con un grande sorriso sul suo volto, avvicinandosi all'uscita. A lui non interessava che ora fosse, stava per tornare a casa e chiamare la sua ragazza. Era giunto il momento del promesso sesso telefonico.

    Era vicino a guadagnare il via libera quando Faith lo fermò nel suo percorso. "Dannazione", borbottò lui roteando gli occhi.

    Lei gli ghignò di rimando. "Allora, dov’è Betty?"

    "E' Buffy" scattò Spike.

    Lei strinse le spalle, “Qualsiasi cosa. Ti sei già stancato di lei? Lei non può essere positiva per la tua immagine.”

    "Buffy è perfetta per la mia immagine", disse Spike tra i denti. Le mani strette a pugno.

    "La tipa tutto casa, vero? Mai pensato che ti sarebbe andata bene una così. Quindi, dov’è lei? "

    "Non che siano affari tuoi, ma lei sta a Boston a impacchettare tutto. Starà da me, lei.”

    "Così, mentre il gatto non c’è…"

    "Stanne fuori", disse lui, chiudendo il discorso.

    "Quello che ho appena visto-"

    "Quello che hai appena visto è stata una schermaglia con una bella ragazza. E ora mi vedi fare questa conversazione. "

    Egli si allontanò, disgustato, e sentendo la mancanza di Buffy più che mai.

    Faith lo guardò uscire, un sorriso si allargò sulle labbra rosso rubino. "Oh basta aspettare."
    Capitolo Quarantasette

    L’illusione è il primo di tutti i piaceri ~ Oscar Wilde


    Spike si sentì come se stesse per strisciare fuori dalla propria pelle quando arrivò a casa. Aveva bisogno di sentire la voce di Buffy e sentirsi rassicurare di nuovo che erano ‘solo dieci giorni.’ Lei suonava come un disco rotto, ma lui amava che fosse almeno costante su questo, anche se lei suonava abbattuta come lo era lui per la lontananza.

    Controllando l’orologio, contemplò di non chiamare. Erano l’una di mattina per lei e aveva un lavoro….

    Per l’inferno, non gli importava dopo la notte che aveva avuto. Prendendo il telefono, compose il numero e trattenne il respiro che lei a) non si sarebbe arrabbiata e b) fosse ancora sveglia.

    "Pronto? "

    "Ciao luv, sono io. Ti ho svegliata? "

    "No, ero solo distesa qui ancora sveglia."

    "Oh? Cattiva giornata? "

    Lei sospirò, "No, mi manchi. Sono contenta che hai chiamato."

    "Ti… ti manco?” Chiese speranzoso.

    "Naturale, sciocco."

    "Mi manchi anche tu, baby.”

    "Avevi delle difficoltà ad addormentarti? Aspetta, sono le dieci là. Penso che una metà di me sia ancora sull’ora della California.”

    Ridacchiò, "Metà di te? "

    Lei rise, "Sì, sai... ancora non completamente sull’orario della costa est.”

    "Bene non abituarti troppo all’orario della costa est. Tornerai prima che tu te ne accorga e dopo dovrai di nuovo abituarti all’orario della California.”

    "Devo ancora funzionare mentre sono qui! "

    "Sarei dovuto venire con te.” Disse calmo.

    "Cosa c’è che non va? "

    “Bene, mi manchi veramente molto. Non è lo stesso senza te intorno. Mi tengo occupato, ma non è lo stesso.” Disse, la mente che pensava ancora agli eventi di prima.

    "Ritornerò prima che te ne renda conto."

    "Vai avanti, dillo. Lo so che vuoi farlo.”

    Lei rise sciocca, "Sono solo…”

    “10 giorni.” Dissero all’unisono.

    Dopo avere riso insieme, Buffy iniziò su come Riley il Terribile le aveva fatto passare un brutto momento per la partenza. “Penso veramente.” Disse. “Che gli mancherà vedermi. Continuava all’infinito su come fossi la migliore. Penso che a lui piaccia solo insistere con me, su quanto successo ha avuto. Penso che quando io avrò successo qui, gli manderò una lettera al mese catalogando il mio successo.”

    "Sei cattiva."

    “Dannatamente vero. Willow pensa che lui abbi una cotta per me.”

    “Stai lontana da lui.” Ringhiò Spike.

    Lei rise sciocca, "Non penso che sia vero."

    "Fa lo stesso."

    "Cosa ti è successo dall’ultima volta che ti ho parlato? "

    Avrebbe dovuto dirle di quello che era accaduto quella notte o no? Valeva la pena dirle cosa provocava farlo uscire? Le avrebbe solo dato altre materiale sul preoccuparsi nel dargli fiducia mentre era fuori, e realmente, quale era il punto? Anche se l’aveva sistemato da solo e il risultato era stato favorevole. Quindi, era agitato. Quindi si sentiva come un animale domestico. Aveva capito che non lo era. Perché farla sentire cattiva facendole pensare che fosse la ragione per la quale si era sentito un animale in gabbia. Non era colpa sua se era dovuta tornare a Boston, ed era qualcosa che doveva fare. E veramente, aveva trovato che forse era qualcosa che lui sentiva il bisogno che lei facesse. Era una specie di test e adesso si sentiva anche più in confidenza con la sua relazione con lei e con il sentiero che stava percorrendo. Così perché turbarla per il fatto che si era sentito un po’ agitato? Era tutto scaturito dalla mancanza che sentiva per lei, eppure…

    “Oh, niente.”

    “Proprio niente?” Chiese lei sbadigliando.

    “Pet, voglio che fai qualcosa per me prima che ti perda per il signor Sandman.”

    “Cosa?”

    “Stai indossando i tuoi pantaloncini e il tuo top?”

    “Si.” Poteva praticamente sentire il sorriso nella voce di lei.

    Lui ghignò diabolico. “Facciamo un patto?”

    “Quale?”

    “Togliti i tuoi vestiti e io mi toglierò i miei.”

    Lei rise sciocca. “Vuoi realmente farlo?”

    “Hey, tu hai fatto correre la mia selvaggia immaginazione quando lo hai suggerito. Ci puoi scommettere il tuo grazioso culetto che voglio farlo.” Le disse, ridacchiando. “Rimani in linea, me li tolgo.” Mettendo il telefono giù, si tolse la camicia e i jeans e poi si distese di nuovo sul letto, il telefono tenuto saldamente al suo orecchio con una mano, mentre l’altra la teneva appoggiata sulla pancia. “Pet?”

    “Hmmm?”

    “Sei già nuda?”

    “Si.”

    Lui ghignò. “Questa è la mia ragazza. Sai cosa voglio tu faccia adesso?”

    “No, ma sono sicura che me lo dirai.”

    Lui rise. “Voglio che ti tocchi quelle dolcissime tette per me, luv. Voglio quei capezzoli duri. Falli rotolare tra le dita. Usa entrambe le mani se puoi.”

    “Spike...” disse senza fiato, suonava come se fosse a metà strada tra il volerlo farlo, e il sentirsi incerta.

    “Andiamo baby, fingi che sia io a giocare con loro... succhiali… falli indurire...” Si stava accendendo, in effetti. Stava immaginando di farglielo lui e si stava indurendo velocemente.

    Silenzio.

    “Pet?”

    “Lo sto facendo.” Bisbigliò.

    “Dimmi quello che stai facendo, luv. Una parte di questo è che mi devi dire Ogni. Delizioso. Dettaglio.” La sua voce si abbassò diventando roca, sapendo che era il genere che a lei piaceva. Una volta gli aveva detto che la sua voce avrebbe potuto farla venire, e adesso stava investendo su quello. E la voleva sentir gridare.

    Lei lasciò fuori un sospiro, rabbrividendo, “Io sto... leccando le mie dita... e adesso sto... ahh... torcendo i miei capezzoli con le mie dita bagnate.”

    “Oh cazzo,” lui si lamentò, “Fingi che sono io, baby. Chiudi gli occhi e fingi che sono io.” Ne frattempo, con la mano si stava accarezzando la sua erezione. Non c’era modo che potesse evitare di toccarsi mentre lei gli diceva quello che stava facendo.

    Lui la sentì lamentarsi dolcemente e dire il suo nome. Chiuse gli occhi, fingendo che fosse lei ad accarezzarlo. “Cosa vuoi che faccia baby?” Chiese rauco.

    “Voglio che anche tu ti tocchi i capezzoli. Sai, come quando li lecco e li succhio.”

    Oh ragazzi, lui lo fece. E solo immaginandola… di malavoglia sposto la mano dal pene e la fece scivolare sui capezzoli, pizzicandoli e strofinandoli. “Sono duri per te, pet.”

    “Adesso voglio che ti sputi sulla mano e ti accarezzi. Immagina che sia la mia bocca sul tuo pene.” Bisbigliò lei con voce roca per la passione..

    La sua timida ragazza si stava abituando, e se possibile, stava diventando ancora più duro.

    “Oh sì?” Le disse in modo lento, “Voglio che fai scivolare la mano in giù verso la tua dolce passerina, baby. Voglio che prendi il dito medio e lo faccia scorrere sulla fenditura.. dimmi quello che senti.”

    “Mmmm.... bagnata. Così bagnata, Spike.”

    “Strofina il tuo clitoride, baby. Strofinalo e poi metti il dito nella tua passerina bagnata.”

    “Spike...” lei si lamentò.

    “Dimmi quello che stai facendo.”

    “Sto strofinando il mio clitoride, su e giù.... intorno...”

    “Cazzo, vorrei essere là. Fingi che sono io, baby, fingi che sono io che te lo sto facendo.” Disse ansimando, accarezzandosi con colpi lunghi e forti.

    “Tu sei... oh dio... e adesso mi sono messa il dito nella passerina.”

    Il suo respirò si bloccò quando lei usò quella parola e rallentò le sue carezze. Era vicino, e voleva venire con lei.

    “Scopa te stessa, Buffy. Se puoi, metti due dita dentro di te e fingi che sia il mio pene a scoparti.”

    Lei si lamentò. “Oh si… due dita dentro la mia bagnata passerina… oh Dio, Spike, è una sensazione così bella.”

    “Si.. questa è la mia ragazza. Scopa te stessa.”

    “Tu accarezzati.”

    “Oh, lo sto facendo… puoi strofinare il tuo clitoride, baby? Strofina il tuo clitoride e fottiti.”

    “Oh… Spike… non durerò molto a lungo…”

    “Voglio che ti arrendi, Buffy…”

    “Voglio che tu venga con me.”

    “Lo farò, lo farò…. Ti stai scopando? Immaginando che sia il mio grosso pene che scopa la tua bagnata passerina?”

    “Si…” si lamentò. “Spike…. Sto… io…. Augh!”

    Sentendo che era venuta, Spike arrivò all’orlo e con un movimento veloce, venne, facendo uscire il suo sperma sopra lo stomaco in spruzzi spessi. “Cazzo!” Gridò. “Buffy!”

    “Oh, Spike,” Disse, adesso sembrava disattenta e stanca.

    Ansimando per l’orgasmo, Spike si sentiva senza ossa. “Buffy, ti amo.”

    “Ti amo anch’io, Spike.”

    “E’ stato bello per te come lo è stato per me?” La stuzzicò.

    Ridacchiò. “Oh si.” Sospirò. “Vorrei tu fossi qui.”

    “Lo vorrei anch’io. O che tu fossi qui con me.”

    “Presto.”

    “Lo so.” Disse lei sbadigliando.

    “E’ meglio se ti lascio riposare un po’, luv.”

    “È un'anteprima per dopo? Facciamo sesso e poi entrambi rotoliamo addormentati?”

    Lui ridacchiò. “Noi rotoleremo, ma io ti terrò tra le braccia quando lo faremo.”

    “Suona come un piano. Notte.”

    “Notte, luv.”

    Attaccando, Spike fissò il soffitto e un sorriso stupido gli tese le labbra mentre pensava a Buffy.

    * * * * * * * *

    Il trillare del telefonò colpì le orecchie di Spike, facendolo uscire da un sonno profondo. Raggiungendo alla cieca il telefono, lo prese e rispose intontito. “Pronto?” I suoi occhi erano ancora chiusi.

    “Finalmente! Hai visto ‘US Weekly’, ‘Star’... o vari altri giornaletti questa mattina, per caso?” Questo non era nient’altro che il suo straordinario agente, Randy.

    “No, perché per l'inferno maledetto dovrebbero interessarmi?”

    “Oh, forse perché ci sono foto tue con una non identificata femmina – o piuttosto, femmine, plurale – su tutti loro?”

     
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    Accade spesso che le reali tragedie della vita si attuino in una forma talmente priva di valore artistico da ferirci per la loro cruda violenza, per la totale incoerenza, per l'assurda mancanza di un senso e l'assoluta assenza di stile. ~ Oscar Wilde



    Buffy entrò in un Dunkin' Donut, e acquistò un latte ghiacciato prima di recarsi al lavoro. Era stremata per il sesso telefonico fatto la sera prima con Spike, e sentiva di aver bisogno di una spinta in più per uscire. Le sue giornate erano state piene fin dal suo ritorno, e sapeva che il motivo era che aveva da aggiustare gli ultimi dettagli e poco tempo per farlo.

    Si aspettava di trovare un intero entourage ad aspettarla davanti casa - un furioso assalto di reporter e fotografi. Ma, niente, e per quello ne era grata. Sperava che fosse un buon auspicio per come sarebbero state le cose da adesso che andava a vivere con Spike.

    Uh. Rabbrividì, e non solo per l'aria condiziona mentre aspettava in fila. Vivere con Spike. Trasferirsi. Lasciare Boston… lasciare casa, la sicurezza, quello che conosceva. Sto sradicando la mia intera vita e mi sto trasferendo dall’altra parte del paese. Letteralmente dall’altra parte del paese. Sono pronta per questo? Posso farlo? Un’immagine di Spike le apparve in mente, sapeva che era quello che doveva fare… ma l’ignoto era apparso in lontananza davanti a lei, ed era spaventoso. Non era una persona che correva rischi e che viveva la vita – alternando decisioni per un capriccio, e adesso era qui… vivendo la vita – alternando decisioni e correndo dei rischi.

    Prendendo un respiro profondo, Buffy espirò e lanciò uno sguardo per la stanza, stava prendendo qualcosa nel negozio come faceva prima di andare a lavoro da anni. Boston era movimentata e sorrise vedendo dei turisti fuori aprire una mappa e fermarsi nel mezzo del marciapiede, e i bostoniani che li evitavano scuotendo la testa. Sicuro, Boston era pieno di pessimisti che a mala pena sopportavano i turisti, ma era casa per lei, e lei era parte di questo. Poteva adattarsi in California nello stesso modo in cui si era adattata a Boston? Lo voleva? Era una ragazza del New England fino al midollo. Non poteva immaginare di non avere la neve per il natale o la caduta delle foglie in autunno. Non importava di quanto se ne lamentasse adesso su quelle cose. Era così. Era il New England.

    Sospirando, i suoi occhi si posarono su una rivista di una qualche ragazza che era nella stanza. La foto nella copertina fece si che Buffy trattenesse il fiato mentre la stanza cominciava a roteare per un secondo. Inclinando la testa i lato, studiò la foto. No, non poteva essere…

    Marciando attraverso la stanza, prendendole il posto in fila, Buffy afferrò la rivista.

    “Hey!” La ragazza esclamò.

    “Scusi, ma il mio ragazzo è sulla copertina e… non è con me.” Esclamò Buffy fissando la foto, sbattendo le palpebre. Chiuse gli occhi per un po’, poi lì riaprì. No, di nuovo, ancora senza lei… ancora lui.

    La ragazza sorrise furba, “Sì, il tuo ragazzo è William Giles. Ma per favore.”

    “Tu… puoi girare le pagine fino a dove si trova l’articolo? Non riesco a far funzionare le mani.”

    La ragazza borbottò, ma lo fece, e Buffy rimase solo là in piedi in pieno stato di negazione. Scosse la testa, mormorando a se stessa che non poteva essere. Cominciava a sentirsi nauseata e quell’esaurimento che stava provando era completamente cancellante. Infatti, trovava molto difficile riuscire a respirare.

    “Qui.” Disse la ragazza e aprì la pagina dove era la storia.

    Fissò la foto dove Spike stava parlando con una ragazza bruna, la mano di lui sul braccio di lei, e poi altre foto dove stava parlando con altre donne – e l’articolo era titolato, ‘William Giles al Prowl,” Buffy si sentiva male.

    Stava per vomitare e aveva lo stomaco vuoto.

    Era il modo perfetto per iniziare la giornata.


    * * * * * * * *

    “Non risponde mai al suo maledetto telefono?!” Gridò Spike, lanciando quasi il cellulare per la stanza. Aveva inutilmente tentato, da quella mattina quando Randy l’aveva chiamato, di contattare Buffy, senza successo. Stava impazzendo.

    Randy era venuto a fargli vedere gli articoli, mentre Spike cercava di chiamare Buffy. Dopo averli visti, Spike era uscito di testa. Aveva detto a Randy che era uscito con Xander quella sera, e si, aveva parlato con la bruna, ma quello era tutto. Alle altre donne – non aveva mai parlato.

    “Sei sicuro?” Gli aveva chiesto Randy.

    Spike lo fulminò con lo sguardo. “Sì. Dopo avere parlato con la bruna, sono andato a casa e ho chiamato Buffy.”

    “Ti ricordi quando hai parlato con queste altre donne?”

    “Non ne ho la più maledetta idea! Prima di Buffy, ho parlato con molte donne! Ti aspetti che mi tenga una lista?”

    “Me ne occuperò io. Farò qualche chiamata e scoprirò quello che posso.”

    “E’ un casino.” Disse Spike quasi frignando. “Se Buffy li vede…” Scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.

    Randy gli appoggiò una mano sulla schiena per confortarlo. “Se li vede, se tutto va bene, aspetterà una tua spiegazione. Le hai detto della bruna quando l’hai chiamata?”

    Spike lo fissò triste. “No.”

    “Oh, Spike.” Disse, scuotendo la testa con disapprovazione. “Cosa le hai detto?”

    “Niente.”

    Randy sospirò. “E’ stato stupido.”

    Richiamò Buffy, e gli rispose la segreteria telefonica. “Rispondi al telefono!”

    * * * * * * *

    Buffy stava fissando fuori mentre sedeva alla scrivania. C'era una pila di riviste davanti a lei, e su tutte loro c’era Spike, e su tutte loro con donne non identificate. Un paio di loro la citavano, dicendo che quando il gatto non c’era, i topi ballano.

    Dopo aver vomitato la colazione che non aveva fatto, Buffy era andata alla vicina cartoleria, su gambe barcollanti, e poi era andata a lavorare. Aveva chiamato Willow. Non sapeva che altro fare oltre quello.

    Willow entrò agitata, e gettò la borsa sulla scrivania, sedendosi davanti a lei. “Lo hai chiamato?”

    “No.”

    “Perché?”

    “Io… io non lo so. Penso di aver paura.”

    “Perché?

    “Perché è un buon bugiardo, un racconta stronzate.”

    “Lui non…”

    “L’ha già fatto prima.”

    “Prima, Buffy, non adesso.”

    “Non riesco a pensare. Mi sento come se… mi sento come se fossi in apnea. Logicamente, ha senso chiamarlo. Mi sento… non mi sento molto logica. Mi sento… incasinata. Tutte queste riviste hanno le stesse foto. Come è possibile che tutte queste riviste hanno tutte le stesse foto e non essere vero? Deve essere vero… ma ancora… non può esserlo. Ho parlato con lui la scorsa notte. Ho parlato con lui e gli ho chiesto se era successo qualcosa. Lui ha detto ‘Oh, niente.’ Questo non rende quel ‘Oh, niente’ un ‘Oh, qualcosa’?

    “Hai provato a chiamarlo?”

    “No! E lui non lo ha fatto. Non ho sentito il mio cellulare…” Cercò per la borsa. Lasciandola cadere, Fissò Willow. “Non ho sentito il mio cellulare perché l’ho lasciato a casa.”

    “Oh, Buffy. Chiamalo. Chiamalo adesso. Probabilmente li ha visti ed è impazzito per la preoccupazione.”

    Accennando con la testa senza dire una parola, Buffy prese il telefono di lavoro e compose il numero di Spike.

    * * * * * * * *

    “Mi stai dicendo che quelle foto sono di tre mesi fa?” Spike ruggì al telefono. “Come è possibile che siano finite su queste riviste dopo tutto questo tempo?”

    “Perché qualcuno ha pagato una grande somma per farle pubblicare, ecco cosa è successo. Qualcuno con potere.”

    “Chi?”

    “E’ quello che sto cercando di scoprire. Piccoli passi, William.”

    “Non ho tempo per andare avanti a piccoli passi, Randy! Buffy è – ho un’altra chiamata, resta in linea, probabilmente è lei..”

    Provando a chiudere la chiamata, accidentalmente, attacco ad entrambe le chiamata. Guardando in modo frenetico tra le chiamate perse, vide che era il numero di Buffy – il numero di lavoro di Buffy.

    “Cazzo!” Ricompose il numero, e rispose una delle reception.

    “Posso parlare con Buffy Summers, per favore?” Chiese.

    “Mi dispiace, adesso sta facendo una telefonata, posso prendere io il suo messaggio?!”

    “Può dirle che sono in linea?”

    “La signorina Summers è con un cliente adesso e non le piace essere interrotta quando è con un cliente.”

    “Porta il tuo culo lei e dille che William…”

    Il segnale di chiamata terminata risuonò. La maledetta donna gli aveva attaccato il telefono!


    * * * * * * * *

    Buffy guardò verso Willow. “Non ho raggiunto neppure la sua segreteria telefonica. Ha attaccato il telefono.”

    Willow si appoggiò alla spalliera della sedia, guardando in modo comprensivo la sua amica. “Oh, Buffy.”



    Capitolo Quarantanove

    La popolarità è la corona d'alloro che il mondo mette sulla cattiva arte. Qualunque cosa sia popolare è sbagliato. ~ Oscar Wilde


    Spike stava strisciando fuori dalla pelle. Ne aveva abbastanza. Non resisteva più. Sembrava che il mondo stesse cospirando contro di loro, e siccome non ne aveva parlato a Buffy, doveva presumere che lei non solo aveva visto le foto, ma credeva anche a quello che dicevano quegli articoli.

    Lei non aveva fiducia in lui.

    Lui l'aveva avuta. Lui si arrendeva. Afferrando le chiavi, marciò fuori dalla porta.

    * * * * * * * *

    Buffy sedeva alla scrivania, sentendosi intirizzita. Aveva fatto il minimo indispensabile al lavoro – per niente al pari con il normale carico che completava. Semplicemente non sapeva a cosa pensare. Willow aveva tentato di riprendersi con se le riviste mentre tornava a lavorare, ma Buffy le voleva. Perché non era sicura. Pensava forse che avendoli davanti a se sarebbe stata colpita da qualche genere di lampo di genio e li avrebbe guardati per quello che erano e sarebbe stata capace di contestarli.

    Finora, non stava accadendo.

    Adesso, stava facendo ticchettare la penna sulla scrivania, il moto continuo e ripetuto la stava cullando nella sua trance. La sua mente tornò alle passate settimane. Quando aveva deciso di andare a trovare Spike a Los Angeles, fino a quando era tornata.

    Era stata testimone della sua trasformazione, aveva visto come lo sconvolgeva il comprendere come il suo comportamento aveva colpito quelli che gli stavano intorno. Il dolore nei suoi occhi, quando aveva realizzato quanto profondamente l'aveva ferita quando aveva portato quell'oca giuliva di Laura con sé e le aveva mentito al riguardo, non era falso. E neanche la sua genuina preoccupazione per Alicia era falsa, e nemmeno i passi che stava facendo con Sam..

    Il modo in cui l'aveva amata. L'attenzione, il modo in cui voleva proteggerla, le affermazioni che aveva fatto e tutte quelle piccole cose che aveva fatto per assicurarsi che fosse felice e si sentisse al sicuro. Come aveva duramente provato a far funzionare la loro relazione; come poteva essere adulto, come non le aveva permesso di scappare da lui – Si era sentito come se stesse scappando per tutto il tempo? La separazione l’aveva stancato? Era un trucco pubblicitario? No. Randy non era il tipo che gli avrebbe fatto fare cose sciocche come quelle. Perché lui? Spike era completamente capace di farle senza che glielo chiedessero.

    Questo non era essere imparziali, vero?

    Si sentiva come se lo avesse chiesto lei tutto quello. Non stava dicendo a Willow che essenzialmente se lo stava aspettando? Era perché aveva paura di stare in una relazione – perché adesso aveva preso la decisione di trasferirsi, quel trasferimento stava balenando davanti a lei promettendole tutta una sorta di cambiamenti e sconvolgimenti – e Boston, la sua adorata casa stava balenando dietro di lei, sentendola già scomparsa e lei ancora non se ne era andata.

    Il cambiamento le rompeva veramente. Ed era la prima ad ammetterlo. Ricordava quando sua mamma voleva cambiare qualcosa in casa – aggiungere un nuovo accessorio o decorazione, o semplicemente toglierne una – a Buffy non sarebbe piaciuta solo perché era nuova e diversa. Triste? Forse. Ma era solo il suo modo di essere. Si era trovata ad affrontarlo nel momento in cui si era trasferita quando era solo un’adolescente, dalla casa dove era cresciuta nella sonnolenta città del Massachusetts, all’attiva e trafficata Boston. Aveva quattordici anni e il turbamento a quell'età era stato traumatico. Da quel momento in poi, alcuni tipi di cambiamento le creavano un acuto senso di perdita. Comunque adesso, Boston, la città che un tempo aveva odiato perché aveva dovuto lasciare la sua casa, era il luogo che amava e considerava casa.

    Si rese chiaramente conto del processo mentale che l’aveva condotta alla decisione di andare via. Spike. Aveva progettato di rinunciarci per lui, perché lo considerava la sua casa e aveva bisogno di essere dove era lui. Questo non glielo aveva reso meno difficile, comunque.

    Quindi quale era il processo mentale per lui? I cambiamenti improvvisi nel suo modo di vivere l'avevano portato a qualche genere di shock e disorientamento? Aveva sofferto di qualche genere di stress post-traumatico e la sensazione l’aveva riportato ai suoi vecchi comportamenti come conseguenza?

    O c’era qualcosa che non andava? Sembrava strano che tutte le riviste avessero le stesse foto. Quasi mai accadeva. Accadeva, certo, ma di solito le foto erano prese da angoli diversi in riviste diverse, non tutte con le stesse identiche foto..

    Ancora una volta estraendoli, li mise di fronte a se e li studiò. Si, erano tutte le stesse. Anche le storie erano simili. E le riviste, bene, non avevano una buona reputazione. US Weekly aveva una abbastanza buona reputazione, ma Star? OK? Non così tanta. Questi giornali erano anche conosciuti per innescare i problemi e poi essere citati per questi problemi perché le storie che avevano intrecciato erano tutte un’invenzione. La maggior parte del tempo a causa di persone che aveva visto qualcosa fuori dal contesto e intrecciato una storia su questo per far si che quella celebrità sembrasse particolarmente cattiva. Prendi per esempio il suo incidente con Wesley. Star aveva fatto dei abbastanza volgari suggerimenti su quello, ed aveva inventato una storia in cui l’appuntamento di William Giles aveva trovato qualcuno di più divertente. Qualche idiota avrebbe potuto vedercelo – in qualche modo – che certamente non stava accadendo quello, ma per vendere le riviste...

    Quello che non la rendeva tranquilla era per US Weekly. Un’apparentemente rivista con buona reputazione. A me che loro non avessero avuto le foto e gli altri solo copiate – ciao, azione legale – o avevano fiutato la storia e il fotografo era stato pagato una pesante somma per trovarle.

    Era quasi spaventoso il modo in cui la fine di una relazione sembrava in qualche modo progettata o istigata dai media all’inizio. Nessuno si chieda come mai queste celebrità non durano a lungo sotto questo tipo di scrutinio. Nessuno si chieda il perché chiamano a giudizio a destra e a manca e scappano dai paparazzi. Questi erano guidati dai soldi e apparentemente da nient’altro. Dovevi essere fatto di materiale resistente, e la tua relazione doveva essere fatta di materiale ancora più resistente per durare sotto la pressione di questi.

    Con quello in mente – quelle foto erano vere? O qualcosa definitivamente non andava? Nel momento in cui stava quasi per prendere il telefono, qualcuno entrò nel ufficio portando almeno due dozzina di rose rosse di fronte a se.

    Spostando i fiori da una parte, Buffy fissò la persona davanti a se con occhi spalancati. “Riley?”

    “Ciao Buffy. Ti volevo chiedere qualcosa.” Disse lui e attualmente sembrava nervoso.

    Si sedette indietro e lo guardò con sospetto. “E pensavi che il portarmi dei fiori mi avrebbe ammorbidita?”

    Lui sorrise, i suoi scialbi occhi blu brillarono. “Lo speravo.”

    Lei alzò la testa e lo studiò. “Cosa sarebbe?”

    “Vuoi accompagnarmi a pranzo?”

    Sospirando, Buffy fissò il telefono e poi tornò a lui. “Riley…”

    “E’ come un saluto, Summers. Non voglio che te ne vada con ancora del cattivo sangue tra di noi.”

    “Oh, mi dai una mostruosa pausa…”

    “Lo intendevo. Ho molto rispetto per te, Buffy, veramente. Penso che tu sia la migliore. Inoltre, non te ne pentirai.”

    Lei restrinse gli occhi. “Come?”

    “Ho dei contatti a Los Angeles. Posso aiutarti.”

    Lei sospirò. Può far male? “Devo solo fare una telefonata.”

    “Nessun problema. Ti aspetterò all’ingresso.” Disse e appoggiò i fiori sulla sua scrivania.

    Prendendo il telefono, Buffy provò a chiamare Spike. Immediatamente questo andò alla segreteria telefonica. Se avesse avuto una “Eight Ball” per questa situazione era sicura che avrebbe detto: la prospettiva non sembra buona.


    [Eigth Ball: E’ una sfera con le sembianze di una grande palla nera del biliardo con il numero 8 stampato sopra, e serve per predire il futuro. Per avere più informazioni - http://it.wikipedia.org/wiki/Magica_palla_8 ]


    Capitolo Cinquanta

    Lo scetticismo è l'inizio della fede. ~ Oscar Wilde


    Buffy era piuttosto diffidente di Riley e delle sue ‘connessioni’, e sulle sue reali intenzioni. Si sentiva anche molto esaurita per quello con cui doveva trattare, quindi sperava che tagliasse velocemente il suo inseguimento. La sua mente era rivolta a Spike, naturalmente. Aveva pensato di portarsi il telefono dietro, ma poi aveva cambiato idea. Voleva del tempo per pensare alla sua prossima azione senza che lui le confondesse i pensieri e le impedisse di dare un giudizio. Poteva diventare molto persuasivo.

    "Buffy? Sei con me? " Chiese Riley, riempiendole di nuovo il bicchiere con del vino.

    Buffy scosse la testa. “Scusa. Ho solo un po’ di… Riley, posso farti una domanda?”

    “Certo.”

    "Stai con qualcuno che è abituato a... dormire in giro. Ma quando sono con te, sono fedeli come fedeli possono essere, bene, sembrano esserlo – e qualcosa è accaduto, come una festa a tre e sembra essere implicato – cosa faresti?”

    “Buffy, stai parlando del tuo spasimante da cui ti devi trasferire?”

    Buffy lo fissò pensierosa, spasimante? Chi lo diceva? “Si” Disse lei.

    “Per cominciare, hai fiducia in lui?”

    Buffy si schiarì la gola. “Uh, bene…” Spostò lo sguardo. “Non… molta.” Mormorò.

    “Quanto molto è questo non molta?”

    “Bene, ho fiducia in lui quando....” non finì la frase.

    ” Quando sei con lui e lo puoi tenere d’occhio?”

    Lei raggrinzì il naso. “E’ veramente cattivo, huh?”

    “Buffy, come puoi stare con qualcuno di cui non ti fidi?”

    “Io.. io lo amo.”

    “Come puoi amare qualcuno di cui non ti fidi?”

    “Non ho detto di non fidarmi completamente di lui. Solo ho detto… non molto.”

    “E ti stai per trasferire dall’altra parte del paese – lasciando un lavoro che so che ami – per lui?”

    Lasciò uscire lentamente l’aria dalla bocca. “Si. Sembra stupido.”


    “Una specie.”

    “Bene. Io..”

    “Buffy posso essere onesto con te?”

    Lei lo fissò accennando con la testa Prendendo un respiro profondo, Riley si mise in piedi e con dei rigidi passi le si fermò davanti. Poi, le si inginocchiò davanti e le prese la mano.

    Lei lo fissò, poi si guardò intorno, chiedendo cosa per l’inferno stava facendo e perché.

    “Mi piaci.” Disse il modo solenne. “Mi piaci molto. Penso che potremmo essere una grande squadra…”

    “Cosa stai facendo?” Gli chiese lei. “Mi stai facendo la proposta..?”

    “Suona così sporco, Buffy. Devi farlo sembrare così sporco? Sto solo cercando di dirti come mi sento-”

    Alzati. Perché sei inginocchiato? E’ così… idiota.”

    “Oh, ma sradicare la tua intera vita per un ragazzo che ti sta tradendo e che non ti merita, non lo è?” Disse adirato Riley, alzandosi e fulminandola con lo sguardo.

    “Lui è… lui è…”

    “Lui è cosa? Non ti sta tradendo?” Disse controllato, incrociando le braccia al torace. “E per cominciare non hai neppure fiducia in lui – e anche così gli permetti di iniziare una relazione, quindi ti trasferisci e lui è già pronto a divertirsi e a bighellonare in giro? Suona come una grande relazione, Buffy.”

    Buffy si mise in piedi e lo fissò minacciosa. “Ti odio.”

    “Sentimento reciproco.”

    “Come è possibile? Mi stavi per dire i tuoi sentimenti solo pochi minuti fa.”

    “Provvisorio errore di giudizio.” Alzò le spalle. “Non sai cosa vuoi. Pensavo che fossi una donna con la testa sulle spalle. Il genere di donna di cui ho bisogno. Guardati – sei un casino. Stai con questo ragazzo di cui non hai fiducia, stai mettendo in dubbio la sua fedeltà e mi stai rifiutando – io, che sono davanti a te, che ho la testa sulle spalle, ho successo e sono molto intelligente…”

    Buffy alzò una mano. “Riley. C’è una cosa che avrei voluto dirti tempo fa.”

    “Cosa?”

    “Sei un idiota. Adesso vado, grazie per… niente.” Afferrando la borsa, Buffy corse fuori dal ristorante.
    Destinazione: Willow.

    * * * * * * * *

    Willow era stata abbastanza gentile da ospitarla per la notte. Sembrava essere equo considerando che Buffy le avrebbe ceduto il suo appartamento tra una settimana. Così adesso, Buffy era distesa sul divano di Willow, fissando il soffitto nell’oscurità.

    Non voleva andare a casa e rimanere da sola, e ancora, non voleva necessariamente avere altre persone intorno. Sentiva solo il bisogno di un posto dove approdare e calmare la sua mente. Per tutto il giorno, da quando aveva visto le riviste, si sentiva come se fosse sott’acqua. Niente sembrava reale. Sembrava tutto così falso, e improvvisamente la sua breve vita vissuta con Spike a Los Angeles sembrava lontano molte lune. Era quello che succedeva quando provavi una varia gamma di emozioni in un unico giorno. Shock, disperazione, rabbia, incertezza, qualche tipo di strana accettazione e poi… di nuovo. Si sentiva abbastanza bene per ponderare e pensare in modo più chiaro rispetto a prima.

    Aveva ripetuto a Willow come aveva studiato le foto, come Riley si era presentato e tutte le cose che si erano detti. Abbastanza divertente era che l’unica cosa che la sua mente considerava rilevante non era Riley o il suo voler essere il suo ‘compagno,’, ma su lei che era stata essenzialmente una sciocca per non aver avuto fiducia in Spike, tanto per cominciare, e alternando la decisione di trasferirsi da lui.

    Sembrato piuttosto ridicolo quando la metteva così, ed ancora, in poche parole era così.

    Willow le aveva detto che guardando le foto aveva visto qualcosa che non aveva senso, che qualcosa sembrava strana con tutta la cosa delle foto. Willow era una persona intuitiva, e così anche i sentimenti di Buffy avevano una giustificazione. Poi Willow le aveva fatto la domanda da un milione di dollari: Veramente non ti fidi di Spike?

    Quello le aveva fatto prendere una pausa, avendo di per se già una risposta, giusto? Aveva detto a Riley che non aveva molta fiducia in lui, ma poi sentiva che non era completamente vero. Voleva dire, si, c’era questa parte che dubitava. Una grande parte che dubitava, ma non qualche parte di lei che non si fidava di lui così tanto per non stare con lui?

    Ma le foto… quelle foto implicavano qualcosa... quelle foto che erano precisamente le stesse in ogni rivista. Ma.. ma cosa se non era successo così? Cosa se erano su una sola rivista invece di molte? Avrebbe ancora sentito come se ci fosse qualcosa di inopportuno o avrebbe creduto alle foto?
    “Non credere a quello che senti, e solo per metà a quello che vedi,” Qualcuno le aveva detto una volta.

    C'era poi i precedenti di Spike. E c'era poi l'amore di Spike. L’amore di Spike tutto ardente, passionale, impetuoso, devoto e incondizionato. Non lo aveva mai visto trattare nessun’altra donna come trattava lei. Non lo aveva mai visto neppure parlare gentilmente con un’altra donna.

    L'evidenza in passato aveva provato che lui fosse incapace di essere monogamo, ma le aveva giurato che non l’avrebbe fatto. Almeno una parte di lei gli aveva creduto?

    Sì. Ma...

    Argh! Il ma, il senza fine ‘ma'. Sospirando pesantemente, Buffy si alzò. Non avrebbe risolto niente così. Doveva solo parlargli. Era ora di tornare a casa e affrontare con coraggio le difficoltà.

    Accendendo la luce e mettendosi le scarpe, afferrò rapidamente le sue cose e lasciò una nota a Willow, prima di uscire fuori nella notte. Chiamando un taxi, si diresse verso casa, con la mente e il corpo esauriti, ma non diminuendo i loro sforzi per arrivare al fondo della questione e trovare la verità. Poi, e solamente poi, poteva riposarsi.

    Era già tardi, quasi le tre di mattina. Sentendosi pesante, entrò nel suo appartamento e saltò per lo spavento quando Spike con un tono di voce che metteva i brividi, disse. “Dove per l’inferno maledetto sei stata? E perché eri fuori con Riley fottuto Finn?”

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    Capitolo Cinquantuno

    Il passato di uno è cosa uno è. Questo è il solo modo col quale le persone dovrebbero essere giudicate. ~ Oscar Wilde.



    “Come sei entrato nel mio appartamento?” Chiese Buffy, completamente confusa mentre accendeva la luce, illuminando Spike e la sua rabbia.

    Oh, questo sarà divertente, penso lei, su molti livelli.

    “Dove sei stata?” Le chiese lui, sedendosi sul divano, aveva l’aria arruffata, ma era pronto all’attacco.

    “Cosa stai facendo qui?”

    “Perché sei uscita con Riley?”

    “Come sai che sono uscita con Riley?”

    “E’ passato.”

    “E’ passato da… qui?” Chiese Buffy, sorpresa. “Perché è passato da qui?”

    “Ha detto qualcosa sullo scusarsi per il pranzo – perché sei uscita con lui?”

    “Quando sei arrivato qui?”

    “Luv, vuoi per favore rispondere alle mie domande?”

    “Ne sarei felice una volta che tu inizierai a rispondere alle mie!” Esclamò lei , frustrata.

    Spike sospirò, passandosi una mano tra i suoi ricci e mettendosi in piedi. “Era arrabbiato perché non riuscivo a contattarti.”

    “Perché è così difficile contattarmi?”

    “Sai il perché, Buffy. Questa è la ragione sul perché è stato così difficile contattarti per tutto il giorno. Stai evitando le mie chiamate?”

    Lei scosse la testa. “No. Ho lasciato il mio cellulare a casa.”

    “E non hai pensato di tornare a casa e riprenderlo?”

    “Mi dispiace se la mia intera vita non ruota attorno a te.” Disse lei sarcastica. Anche se non sono riuscita a lavorare oggi e ho passato tutto il giorno pensandoti, quindi sembra che la mia vita ruoti attorno a te.

    “Buffy, so che lei hai viste.” Disse lui calmo.

    “Come sei entrato nel mio appartamento?”

    “Divertente, pensavo che delle spiegazioni sulle foto fossero più importanti.”

    “Lo sono. Sono solo un po’ impaurita nel sentirlo e sei in piedi davanti a me, a Boston, e sono quasi le tre del mattino, la mia mente può occuparsi solo di una cosa alla volta. Quindi è quella la cosa su cui mi sto concentrando adesso. Come sei entrato nel mio appartamento?”

    “Ho avuto una bella chiacchierata con il tuo padrone di casa. E’ risultato che sua figlia sia una fan dello show.”

    “Quindi, hai usato la tua fama.” Finì, alzando gli occhi al cielo.

    “E’ utile, lo devi ammettere.”

    “Mmm. Per alcune cose. Quando sei entrato?”

    “Quella è una maledetta lunga storia. Dopo che ho provato a chiamare il tuo officio e la tua receptionist mi ha attaccato il telefono in faccia…”

    “Ha riattaccato a te? Non è una fan del tuo show?”

    “Sei uno spasso, lo sai Summers?”

    “Così dopo che la receptionist ha riattaccato…”

    Si strofinò la nuca. “Ne ho avuto abbastanza e sono venuto qui per vederti. Di persona. Non avrei passato ogni giorno e notte preoccupandomi che tu avessi creduto a quegli articoli, sebbene so che lo fai.”

    “Come sai che lo faccio?” Chiese, provando a farlo con non curanza, ma fallendo miseramente. Lo poteva dire dallo sguardo che lui gli diede.

    “E io sono completamente pazzo?”

    “La giuria deve ancora decidere.”

    “Così sono partito. Non ho fatto neppure i bagagli, ho solo preso il primo volo – questo è quanto a lungo ho aspettato. Ho avuto quello che doveva essere una sosta corta trasformata in una sosta di quasi due ore, così sono partito alle undici circa, del mio fuso orario, e sono arrivato qui alle otto, otto e mezzo, del mio fuso orario.”

    “Wow, praticamente un giorno e mezzo, huh? Qui ci sono tre ore di differenza, non è pazzesco?”

    “Buffy, non me ne frega niente del maledetto fuso orario di qui.”

    “Lo so.”

    “Lo sai?”

    “Cosa?”

    “Ti preoccupi della differenza di fuso orario?”

    “No.”

    “Dove sei stata per tutto questo tempo? So che non potevi essere con quel cretino visto che era venuto qui per scusarsi – e non pensare che non ti farò domande più tardi su quello – dove sei stata?”

    “Da Willow. Sono andata da Willow. Non volevo rimanere da sola, veramente.”

    “E non potevi chiamarmi?”

    “Ho provato… una volta. Hai riattaccato.”

    Spike sospirò pesantemente. “Oh quello. Ha squillato nel momento in cui Randy mi stava dicendo cosa ha scoperto su quelle foto.”

    “Oh?”

    “Sembra che tutte, eccetto una, siano state fatte tre mesi fa.”

    “Tutte eccetto una, hai detto?” Chiese esitante, mordendosi il labbro inferiore.

    “Buffy, ricordi la notte che abbiamo fato sesso telefonico?”

    “Considerando che è stata la scorsa notte, si. Dio. È passato solo un giorno da quando è successo? Mi sento come se ne fossero passati cinque!”

    “Quella notte, mi hai chiesto cosa avevo fatto…”

    “E tu hai detto, ‘Oh, niente.’” Disse in tono apatico, imitandolo ma non completamente. “Si, lo ricordo. Perché adesso quel ‘oh niente’ si è trasformato in un ‘oh qualcosa.’”

    “Credi in me Buffy? Credi in quello che hanno detto o hai fede in me? Non hai per niente fede?”

    Buffy distolse lo sguardo, stringendo le labbra.

    “Non ne hai nessuna.” Disse come se fosse tutto chiaro. “Lo sapevo.”

    “Io non ho detto che non ne ho nessuna.”

    “Allora cosa hai detto?”

    “Ho detto… un po’.”

    “Definisci un po’.”

    “Hey, guarda, Non penso che questo interrogatorio mi piaccia molto. Ancora non mi hai detto come una di quelle foto era recente e cosa hai fatto quella notte.”

    “Sono uscito con Xander quella notte. Mi mancavi, e io… mi sentivo come un animale addomesticato.” Lui abbassò lo sguardo, sembrando colpevole e tutte le cose che pensava erano come quelle di cui Buffy era preoccupata.

    “Ti ho fatto sentire come un animale addomestico? Sei diventato il mio cane adesso? Sei il mio cane?” Esplose lei. “Eri in calore quella notte? Stavi cercando qualche gamba da aprire? Gesù Cristo, Spike, ti faccio sentire come un animale addomestico? Come pensi che questo mi faccia sentire? Fottutamente fantastica, permettimi di dirtelo. E’ un lavoro così ingrato stare con me? Questo implica molto lavoro? Non mi sono imposta a te, Spike. Tu hai scelto di stare con me. Se senti che io ti stia soffocando e che non ti stia lasciando vivere la tua vita, mentre quella di prima era così meravigliosa, allora quella è la porta.”

    “Buffy, ti vuoi fermare e ascoltarmi?”

    “Si.” Disse lei incrociando le braccia davanti al torace e cominciando a battere il piede a terra. “Potrebbe essere un bene. Per favore, certamente, vai avanti ed tirati fuori da questo buco.”

    “Dio, sai che puoi essere una stronza qualche volta, lo sai vero?”

    “Io? Io? Ti piacerebbe se ti dicessi che mi hai fatta sentire come un animale addomesticato? Ti piacerebbe se ti dicessi che essenzialmente, ti sto soffocando, che è quello che intendi e che sono uscita e, per cosa… per provare che sono ancora… virile?”

    “Virile?”

    “Oh, zitto, lo sai cosa intendo.”

    “So che suona male pet, ma non è così. Non completamente.” Disse, provando a riportare la calma.

    “Oh solo in parte? Mi sento meglio.” Lei disse alzando gli occhi al cielo.

    “Buffy, da quando sei andata via, non ho passato il tempo come quando stavo con Alicia, rimanendo seduto a sentire la tua mancanza. Mi sentivo sulle spine. Prima venivi a trovarmi, io uscivo e facevo delle cose. Mi conoscevi, non potevo rimanere in piedi, non potevo rimanere seduto. Poi, quando venivi là, le cose accadevano da tutte le parti e andavano avanti. Era ancora pazzesco, se non più pazzesco di prima. Quando te ne sei andata, era così…. calmo. Non c’erano segni di vita. Tu non eri là e io mi sentivo…. Solo.”

    “Stavi andando bene con il chiarimento all'inizio, adesso un po’ meno.” Buffy lo informò.

    “Mi sentivo solo senza di te, non solo nel senso di sentire il desiderio di sostituirti. Nessuno potrebbe farlo Buffy. Nessuno. Tu… dio… non sai che significhi tutto per me?” Disse disperato, alzando le mani.

    Lei guardò verso il basso, in silenzio.

    “Così sono uscito. Sono uscito con Xander e questa ragazza è venuta da noi e ha cominciato a provarci con me. Mi ha chiesto se volevo andare a casa sua…”

    “Spike…”

    “Lasciamo finire.”

    Sigillandosi la bocca, lei accennò con la testa e gli fece cenno con le mani di continuare.

    “Ci provava con me e Xander mi incoraggiava a farlo.”

    “Oh, lui morirà.” Lo minacciò Buffy.

    “Quindi, era seduto con me, e mi incoraggiando a farlo e sai… non potevo farlo. Non potevo farlo e a parte questo, sembrava tutto così… sbagliato. Lei era intraprendente e,” Spike storse il naso. “Era solo tutto sbagliato. Gli ho dato qualche suggerimento così perché non sembrasse troppo una puttanella.”

    “Una specie di buon samaritano.” Disse Buffy arida.

    “Il punto è, se fossi stato con qualche altra donna, Buffy, e un'opportunità come quella si fosse presentata, non avrei esitato a coglierla. Il vecchio me l'avrebbe fatto nel tempo di un battito cardiaco, lo sai. Ma, perché ho te, perché ti amo così dannatamente tanto, non potevo farlo e non volevo farlo. Sono uscita dal pub e ho lasciato tutto a Xander. Sono andato a casa per chiamarti, e dopo andava tutto bene. Non sono un animale addomesticato. Sono felice.”

    “E poi? Quando hai saputo delle foto?”

    “La mattina dopo. Randy mi ha chiamato. Ho provato a chiamarti appena l’ho sentito. Lui me le ha portate e gli ho indicato la ragazza con cui ho parlato la notte prima…”

    “Come si chiama?” Chiese lei sospettosa.

    “Era… merda, non lo ricordo,” disse, scuotendo la testa. “Randy sta controllando.”

    “Qualcuno può avercela con te?”

    “Penso di si.”

    “Penso che ci sia un’altra alternativa.”

    “Cosa intendi dire?”

    “Bene, stavo guardando queste foto al lavoro, e sembrava divertente che queste riviste avessero la stessa ed identica foto. Che non accada tra due riviste, figurati fra quattro o cinque. Ho solo sentito che c’era qualcosa che non andava.”

    “Così è per quello che hai deciso di darmi il beneficio del dubbio.”

    Lei non aggiunse altro.

    “Come pensi che questo mi faccia sentire? Buffy, ti devo chiedere… mi ami veramente?”

    “Si, certo che lo faccio.”

    “Ma non ti fidi di me.”

    Lei aprì la bocca per parlare, ma lui sollevò una mano.

    “Lasciami finire. Se non puoi avere fiducia in me, come puoi aspettarti di avere una relazione con me?”


    Capitolo Cinquantadue

    Ma quale è il buono dell'amicizia se uno non può dire precisamente cosa significa? Chiunque può dire cose affascinanti e può tentare di piacere ed adulare, ma un vero amico dice cose sgradevoli sempre, e non bada di dare dolore. Effettivamente, se lui è un amico vero che preferisce, perchè sa che poi lui andrà bene. ~ Oscar Wilde.


    “E te?” Lo sfidò Buffy in risposta.

    Lui apparve confuso, “Cosa intendi con ‘e me?’”

    “Le prime due domande che mi hai fatto quando sono entrata erano su dove ero e sul perché ero fuori con Riley. Hai poi menzionato altre volte la cosa di Riley che mi porta a credere che neppure te hai fiducia in me.”

    Lui rimase in silenzio.

    “Come pensavo.” Disse offesa.

    “Io ho fiducia in te Buffy. Ma non devo aver fiducia per forza in lui. Non dopo tutte le cavolate che mi hai detto su di lui, inoltre non quando la mia ragazza torna alle tre di mattina, si, tendo a domandarmi dove sei stata.”

    “Sei geloso.” Lo accusò. “Ammettilo. Pensavi che fosse successo qualcosa.”

    “Si, lo ammetto, era geloso. E’ il mio modo d’essere. Quando lui si presenta e mi dice che sei andata a cena con lui, mi suona come un appuntamento sospetto.”

    “Si, e quando vedi il tuo ragazzo su tutte le riviste con altre donne, anche quello sembra qualcosa di sospetto.”

    “Questo non cambia il fatto che non ti sei infastidita nel cercare di chiamarmi oggi, Buffy.”

    “L’ho fatto!”

    “Io volta. E non sei mai tornata a casa per prendere il tuo telefono così che ti potessi parlare di tutto questo. Mi hai evitato.”

    “Stavo cercando di capire le cose senza te e il tuo… fascino.”

    “Ah” Accennò con la testa, lasciando uscire una risata derisoria che la fece gelare. “Così, non solo non mi hai creduto, ma hai anche pensato che con il mio fascino ti avrei fatta deragliare.”

    “I tuoi precedenti non sono precisamente così meravigliosi, Spike.” Disse lei.

    “Le mie trasgressioni non verranno mai perdonate, vero? Le userai sempre contro di me; li userai per rendere attendibile la tua sfiducia verso di me, i tuoi dubbi su di me. Non potrò mai vincere? Per tutto il tempo che siamo stati insieme, ti ho mai dato una sola ragione per pensare che ti tradissi? Che ero tornato alle vecchie abitudini? Con te sono sempre stato onesto. Infatti, l’unica volta che ti ho mentito, una volta, quando eravamo amici, solo una volta, e sono qui, avendo quell’unico modello con cui mi giudichi ogni volta che una cosa va male.”

    “ Non sono come te, Spike. Non sono come la maggior parte delle persone. La mia fiducia è… io non mi fido facilmente, non lo ho mai fatto. Sono paranoica. Penso che tutti stiamo per tradirmi.”

    “Questo mi fa sentire meravigliosamente, grazie pet.” Disse Spike sarcastico, scuotendo la testa e sospirando.

    “Sono il tipo di persona a cui ci vuole un po’ di tempo per scaldarsi…”

    “Siamo amici da molto tempo Buffy. Migliori amici. Non ti sei ancora scaldata con me?”

    “E durante tutto quel tempo, ti ho sentito come passavi da una donna ad un'altra. Ti ho sentito parlare di tutte le tue imprese sessuali e come sei passato alla prossima perché semplicemente ti stavi annoiando. Ti sei dimenticato che sono quella a cui hai detto tutta quella roba. Pensi che solo perché mi hai detto che mi ami, tutta quella roba verrà dimenticata? Non conosci molto bene le donne, vero? Almeno non quello intelligenti. Le donne intelligenti ricordano le cose come quelle, specialmente quando sono coinvolte con quella persona. Non puoi dirmi che tu non ti sentiresti allo stesso modo se le cose fossero invertite. Andiamo. Non sei mai uscito con Faith per la sua reputazione – è la stessa dannata cosa, Spike. Per la cronaca, io non ho detto che non mi fido completamente di te. Ho le mie riserve, si. Foto, Spike, foto. Tu hai solo visto Riley e sospetti di me, io ho visto delle fottute foto. Evidentemente ti servivano delle prove – delle conferme da me –che niente era successo, e si, anch’io ho bisogno di prove.”

    “Buffy, smetti di riferirti al passato e Faith…”

    “Ma sono attinenti! Ne abbiamo a che fare adesso, e lo dobbiamo superare. Non puoi aspettarti che io non abbia nessun dubbio dopo aver visto le foto.”

    “Ma tuttavia tu hai avuto dei dubbi prima, vero? Quelle foto hanno solo alimentato i tuoi dubbi.
    Quelle foto hanno solo gettato le basi per te, per puntarmi il dito contro e dire: ‘A-ah! Lo sapevo!”

    “Avevo le mie riserve, le mie preoccupazioni. Ma erano le mie preoccupazioni e non ti ho disturbato con queste perché sapevo che sarebbe accaduto.” Gli disse Buffy con le lacrime agli occhi.

    “Come io non volevo infastidirti con quello che è successo la scorsa notte perché non volevo ferirti dicendoti che mi sento come un animale addomestico.”

    “Comunque… sono stata da Willow per pensare e mettere ordine nella mia testa. Ma non funzionava e così sono tornata a casa per chiamarti. Mi sono fatta un milione di scenari nella mia testa, ma sapevo di dover parlarne con te e sentire la tua risposta. E lo sai, tu mi dici e io ti credo. Se io non mi fidassi di te, ti avrei detto che eri uno stronzo e che stavi solo cercando di coprire il tuo errore. Ma non l’ho fatto. Tu mi dici e io ti credo.”

    “Di tutti i modi di come poteva andare, Buffy, potevi chiamarmi subito, e tutto questo, non sarebbe mai successo.”

    “Così adesso tu puoi combinare dei casini e io no?”

    “Ho già fatto dei casini prima, e lo sto ancora pagando, no?”

    Il silenzio calò tra di loro, che si fissarono solamente. Buffy stava provando con tutte le sue forze a non far cadere le lacrime che invece scivolavano senza controllo, e cercava di non singhiozzare. Le cose erano andate da cattive a quasi giuste, fino a del tutto pessime. Si sentiva come se stesse affrontando un plotone di esecuzione e Spike era il suo assassino.

    “Forse sono stufa di questa relazione.” Disse lei calma.

    “Forse lo siamo entrambi.” Rispose Spike calmo.

    “Mi dispiace.”

    “Per cosa?”

    Lei scosse la testa. “Non lo so più.”

    “Allora forse non lo dovresti dire finché non lo sai.”

    “Mi dispiace.” Disse lei, soffocando un singhiozzo. “Di averti ferito.”

    “E tu? Mi hai fatto sentire… senza valore.”

    “Anche tu sei colpevole di pensarmi poco. Mi dispiace. Non dimenticarti chi c’era là con te e chi credeva in te quando il tuo intero mondo stava crollando.”

    “Guarda, io… io vado. Noi non… abbiamo passato il punto di essere costruttivi. Adesso siamo distruttivi e non voglio che uno di noi dica cose di cui poi ci pentiremmo.”

    “Penso che lo abbiamo già fatto.” Mormorò Buffy.

    “Giusto. Quindi, andrò via.”

    “Dove stai andando?”

    “Sto andando in Hotel per la notte – o il giorno, vista l’ora.”

    “E poi?”

    “Non lo so. Per un volta, non lo so.”

    “Bene, adesso dovresti andartene.” Disse Buffy, tentando di sembrare risoluta, ma invece suonò tremante. Gli voleva dire di rimanere. Voleva abbracciarlo e dirgli che potevano sistemare tutto e che avevano solo bisogno di… qualcosa. Voleva dirgli che era dispiaciuta e che l’amava, che era incasinata quando si trattava di relazioni e di non abbandonarla, ma tutto sembrava essere chiuso nella sua testa, così insignificante a questo punto e tutto quello che poteva fare era fissarlo muta, mentre lui si dirigeva verso la porta.

    Lui si voltò leggermente. “Ciao, Buffy.”

    Suonava così conclusivo, così esaurito, che sentì un grumo in gola. C’era appena un singhiozzo e sapeva che le sarebbe uscito appena lui sarebbe stato fuori dalla porta. Lei accennò con la testa e gli diede le spalle.

    Sentì la porta chiudersi e si sciolse in lacrime. Era un casino, era tutto un casino e non era sicura se ci fosse una via d’uscita.

    Potrebbe essere la fine, pensò lei singhiozzando mentre scivolava sul pavimento e pianse finché alla fine pensava di stare veramente male.


    Capitolo Cinquantatre

    Evito sempre i buoni consigli. E’ la sola cosa da fare con questi. Non sono mai di alcuna utilità per qualcuno. ~ Oscar Wilde


    Spike non sapeva perché pensava di riuscire a dormire una volta al sicuro in hotel. Dopo così tante notti senza Buffy vicino a lui nel letto, finalmente, poteva averla nel letto e tutto si era trasformato in un tale casino.

    Dando un pugno al cuscino, si voltò, e accese la tv. Aveva bisogno di qualcosa di stupido, aveva bisogno di non pensare. Ogni cosa era fisicamente stancante – la sua mente, il suo corpo, le sue emozioni – ma non poteva spengere la sua mente. Sentiva un dolore nel torace che non aveva mai provato prima. Questo dolore lo feriva fisicamente. Se non si fosse conosciuto così bene, avrebbe pensato che stava per avere un infarto. Mettendosi una mano sul torace, chiuse gli occhi e ripeté, andrà tutto bene, più e più volte finchè non si addormentò.

    * * * * * * * *

    Piangere l’aveva svuotata, e non appena la sua testa toccò il cuscino, Buffy si addormentò di colpo. Tuttavia non dormì per molto tempo, così quando si voltò, aspettando di riaddormentarsi, non ci riuscì per il persistente dolore al torace e per la sensazione di un imminente rovina che incombeva su di lei. Erano le dieci, e avrebbe dovuto essere già al lavoro. E per una volta, non riusciva a preoccuparsene. Aveva chiamato prima di andare a letto, lasciando un messaggio al suo supervisore per avvertirlo che avrebbe preso il giorno libero. Non si era neppure preoccupata di lasciare una buona scusa; non aveva la capacità celebrale dopo che Spike era andato via.

    Il telefono suonò e lei lo afferrò. “Pronto?” Disse, quasi speranzosa, desiderando che fosse Spike.

    “Cosa fai a casa?” Willow.

    “Spike è venuto la scorsa notte…“

    “Venuto qui? Intendi era qui a Boston?”

    “Si, era qui.”

    “Oh Dea! Posso capire perché non sei qui, “Esclamò Willow emozionata. “Avete avuto una calda riconciliazione…”

    Buffy chiuse gli occhi, senza aspettare che Willow concludesse il pensiero. “Penso che probabilmente sia finita.”

    “Cosa?”

    Buffy le disse tutto; da quando aveva lasciato la casa di Willow, a quando quella mattina era andata a letto, con un confuso intruglio di emozioni. Si sentiva come un grande ed esposto nervo che poteva esplodere alla minima provocazione.

    “Ok, ho qualcosa da dirti,” disse Willow e sembrava piuttosto seria.

    “Cosa? Sto per essere sgridata?”

    “Non è certo, vedremo. Ma cominciamo: Prima di tutto, Spike ha ragione in un certo senso. Non puoi avere una relazione dove non ti fidi dell’altra persona. Secondo, lui ti conosce da quanto tempo? Dovrebbe sapere che tu hai problemi con la fiducia.”

    “Bene, la maggior parte della nostra amicizia si è svolta per telefono.”

    “Non è il punto. Voi ragazzi avete affermato di essere migliori amici. Lui conosce i tuoi problemi con gli uomini ormai, penserei. Sa che sei molto protettiva con il tuo cuore e con chi sei coinvolta. Lui pensa che lo fai perché è lui, e tu lo hai solo accettato? No. Per tutto il tempo in cui siete stati amici, non hai mai avuto una relazione seria, e hai appena avuto qualche appuntamento. Per non menzionare il fatto che durante tutto questo tempo in cui eravate amici, lui a dormito un po’ ovunque e ti ha raccontato tutto! Amo come le persone pensano che solo perché sono loro e la persona li conosce, vengano in qualche modo esonerati, come se tu dimenticassi tutto. È la natura umana. Dio, questa ragazza che conosco a lavoro ha una lista, una lista in senso letterale, di domande da fare ad un ragazzo quando si stanno conoscendo. La maggior parte di quelle domande sono per i ragazzi che incontra su internet, eppure... Tra quelle ci sono delle domande sulle relazioni passate. L'unico modo per conoscere bene qualcuno è prendendo informazioni sulle sue relazioni passate e sul perchè e come sono fallite. In questo modo puoi migliorare le cose e sperare di evitare a te stesso di cadere nella stessa trappola. E nessuno vorrebbe mai ammettere di essere la ragione per cui una relazione è fallita, per infedeltà o cose del genere - le persone non sono così stupide da pensare che quello li porterebbe molto lontano. Bene, almeno qualcuno non lo è. Ma è molto improbabile che ti racconteranno l' intera storia, così non è una, necessariamente, brutta cosa tenere quello nascosto tra i tuoi ricordi..."

    “Willow, stai per esplodere.”

    “Hai maledettamente ragione! Guarda non sto dicendo che qui la innocente sei te. Avresti dovuto chiamarlo ieri, immediatamente, e chiedergli delle foto. Da quando state insieme, non ti ha mai dato una ragione per dubitare di lui per la vostra relazione. Tuttavia, non significa che tu non li conservi in un angolo della tua mente. Non ci rimugini sopra, ma li custodisci e basta. Non sto dicendo che ogni volta che hai un dubbio su lui e la sua fedeltà, perderai le staffe e salterai alle conclusioni, ma neppure te lo dimenticherai. Almeno fino a quando non sarai più stabile in questa relazione e più stabile nella tua fiducia verso di lui. La fiducia è qualcosa che va guadagnata, non si può solo distribuire. E si, a mentito una volta, e si, lui si è scusato e tutto il resto, ma questo non la rende meno bugia. Comunque, non è una cosa che poi riprendere ogni volta che avrete una discussione. Non discutere come una donna. Non tutte le volte, almeno.”

    Buffy rise scioccamente.

    “Penso che entrambi dovreste cedere un po’. Penso che il problema principale in tutto questo sia che voi due non parlate in modo appropriato. Veramente, è così che dovrebbe essere. Certo, è possibile che lui avrebbe reagito male all’inizio se gli dicevi di non aver completa fiducia in lui, ma almeno non ci sarebbero state le foto e Riley, i voli in ritardo, niente telefono a portata di mano, e le discussioni alle tre di mattina per risolvere le cose. Tutto questo a ingrandito la cosa, e le emozioni sono emerse con forza.”

    “Sì, sembra che sia vero. Mi sentivo come se la mia mente non riuscisse più ad sopportare niente e che le stesse stronzate si ripetessero ancora e ancora.”

    “E sarebbe un bene che anche Spike facesse un passo indietro e lo capisse. Sperando che si renda anche conto di alcune sue mosse stupide e…”

    “Willow!” Esclamò Buffy, ridendo di nuovo.

    Willow rise, “Bene! Cosa ti aspettavi? Solo perché è più vecchio non vuol dire che sia più saggio. E non lo sto colpevolizzando del tutto. Penso che la colpa sia di entrambi.”

    “Sono d’accordo.” Disse calma Buffy. “Penso che parte di tutto questo è non perché uno di noi sia spaventato, ma perché lo siamo entrambi. Ogni settimana pensavo di trasferirmi, e quello è rimasto nella mia mente, e poi con tutto questo… ha solo aggiunto altro carico.”

    “Giusto. E forse, subconsciamente quando hai visto quelle foto, tua hai pensato ‘Bene, se questa è la verità allora non devo trasferirmi.’ E so che non ami molto i cambiamenti, Buffy.”

    “Non ricordo di aver pensato quello.”

    “Da qui la parte del subconscio.”

    “Bene, adesso non so se andrò da qualche parte.”

    “Forse non dovresti andare subito, e vedere se riuscite a risolvere il tutto.”

    “Oh per favore Willow, non dire che non ci riusciremo.”

    “Scusa. Okay, guarda. Quando sistemerete tutto, forse parte della discussione non andrà sulla prossima settimana, ma forse sul prossimo mese. Le passate settimane hanno incasinato tutto – tutta la tua relazione con Spike, l’intero suo cambio di stile di vita, il tuo trasferimento – tutto questo è accaduto così velocemente ed avete avuto poco tempo per pensare. Anche quando tornavi eri occupata con il tuo trasferimento e con il lavoro. Perché non ti prendi una pausa e te ne occupi con calma? Forse Spike potrebbe stare per una settimana…”

    “Alicia.”

    “Okay, forse Spike la potrebbe portare con se. E’ abbastanza grande. I bambini lo fanno tutte le volte. Così Alicia non solo potrà passare del tempo con sua padre, ma vedere anche dove, la sua futura matrigna, vive.”

    Buffy rise. “Si, signora. Non mi sento come se mi mettessero fretta nel trasferire. Mi sento come se non fossi capace di riprendere fiato.”

    “Perché non lo fai. Tu e Spike siete stati insieme per un breve periodo prima che tu tornassi. Il romanticismo è finito troppo presto e adesso siete nel bel mezzo di alcuni problemi di doveri riguardo alla relazione pesanti. Una volta che li supererete, ritornerete al romanticismo.”

    “Ti amo, Willow.” Disse affettuosa Buffy.

    Willow ridacchiò, “Lo so che lo fai. E questo è perché.. non solo mi ascolterai, ma verrai a trovarmi spesso quando andrai via.”

    “E tu verrai a trovare me!”

    “Naturale. Bene, comincia a preparare una stanza anche per me.”

    * * * * * * * *

    “Sei un idiota,” Disse Randy al telefono quella mattina quando chiamò Spike per vedere cosa stava facendo.

    “Caspita, grazie.”

    “Tira fuori il culo dal letto, vai là e sistemalo. Cristo, Spike.”

    “Hey, non è completamente colpa mia.”

    “No, hai ragione, non lo è. Ma questo può essere risolto in modo semplice. Vai là, le dici che l’ami e che vuoi sistemare tutto.”

    “Lo fai sembrare così facile.” Disse Spike amaro.

    “Perché lo è. Sei tu che lo rendi difficile. Si, le relazione sono lavori, ma questo non deve essere solo lavoro. E’ dare e prendere. Entrambi siete nuovi in queste cose legate ad una vera relazione. Devi solo tirare fuori la testa dal culo e pensare in modo corretto. Prova a lasciare un piccolo messaggio una volta ogni tanto, funziona. Qualche volta devi lasciar perdere le piccole cose, e altre volte, devi parlarne. Questo è spiegato dalla parola… ‘Giocatore d’azzardo.’”

    “Oh Cristo, siamo a questo punto.”

    Devi imparare quando tenerle,” cominciò Randy, ma senza cantare, risparmiando almeno un po’ Spike. “Imparare quando raddoppiare. Imparare quando ritirarti e quando correre via. Non contare mai i tuoi soldi, quando sei ancora seduto al tavolo. Ci sarà tempo a sufficienza per contarli, quando la transazione sarà conclusa.”*

    “Hai finito?”

    “Ho finito. Guarda, Buffy è la cosa migliore che ti sia mai capitata. Non ti avevo mai visto così felice, e sì, le ragazze hanno qualche problema con la fiducia, ma non lo sapevi già?”

    “Bene, sì,” disse lentamente Spike.

    “Giusto, e non eri, sai - un puttaniere?”

    “Randy, non ti pago dei bei soldi…”

    “Lo fai e sei fortunato se non ti addebito il consiglio che ti sto per dare sulla tua vita personale, quindi zitto e ascolta.”

    Spike si sigillò la bocca..

    “Hai fatto bene ad allontanarti la notte scorsa. Ma non allontanarti per sempre. Avete avuto entrambi un po’ di riposto e del tempo. Con buona speranza, lei si è resa conto di quello che ha sbagliato, e so che ti sei reso conto di quello che tu hai sbagliato. Non pressare troppo la ragazza sul fidarsi di te automaticamente. Lei sa cosa hai fatto e questo non sparisce solo perché vi siete scambiati alcuni ‘ti amo.’ Sono d’accordo sul fatto che avrebbe dovuto chiamati, sono d’accordo sul fatto che avrebbe dovuto avere più fiducia in te, ma ci vorrà un po’ di tempo perché abbia piena fiducia in te. E non dimenticarti che devi chiederle sul suo non-appuntamento con quell’idiota.”

    “Sì, lo so,” borbottò Spike.

    “Così, se tutto va bene, la sua testa sarà già fuori dal suo culo questa mattina, e se tutto va bene, anche la tua. Aggiustalo. Se no, vai là, e parlale. Aggiustalo.”

    “Sì, signore.”

    “Se solamente tu fossi sempre così,” Mormorò Randy.

    “Randy—“

    “Fammi sapere cosa succede. Ti dirò quello che scopro oggi. Rimaniamo in contatto.”

    “Perfetto, chiamami immediatamente. Porterò in tribunale i loro culi.”

    “Certo. Ciao.”

    Sospirando pesantemente, Spike uscì dal letto e si diresse verso la doccia. Randy aveva ragione, poteva essere aggiustato. Non era tutto finito.

    Non sarebbe mai finita.


    [nota: * “You got to know when to hold them, know when to fold them. Know when to walk away and know when to run. You never count your money, when you're sitting at the table. There'll be time enough for counting, when the dealin's done.” Canzone The Gambler by Kenny Rogers]

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    Capitolo Cinquantaquattro

    In definitiva il legame di tutte le compagnie, cha sia un matrimonio o un amicizia, è la conversazione. ~ Oscar Wilde


    Dopo essersi fatta la doccia e preparata più velocemente che poteva, Buffy telefonò a Spike per scoprire dove era andato così che potesse raggiungerlo per sistemare tutto.

    “Pronto?”

    “Dose sei?” Gli chiese, pronta all’inseguimento.

    “Sono fuori dalla tua porta.”

    Il suo cuore perse un battito. Lui era là! Chiudendo il telefono, corse verso la porta e la spalancò. Lui aprì la bocca per parlare, ma Buffy volò fra le sue braccia, facendolo quasi cadere.

    “Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!” Disse contro la sua spalla. “Avrei dovuto chiamarti, avrei almeno dovuto darti il beneficio del dubbio, invece di evitarti e agire come una pazza. Ti amo e non voglio che finisca. Per favore dimmi che non è finita.”

    Quando sentì le sue braccia stringerla, sentì un’ondata di sollievo sommergerla. A meno che non la stessa cullando in un falso senso di sicurezza. Lei si tese ancora e lo tenne più stretto.

    “Hai una buona presa, gattina.” Osservò lui.

    “Oh, scusa, ti sto stritolando?”

    “Mi renderebbe un uomo poco virile se ti dicessi di si?”

    “Un po’, ma va bene. Sono mostruosamente forte.”

    Lo lasciò andare, e tornò nell’appartamento. “Entra.”

    Seguendola dentro, chiuse la porta dietro di se, e si voltò ad affrontarla. “Buffy, io ti amo.”

    Sollievo, e poi, ancora tensione. “Ma?”

    Lui alzò un sopraciglio. “Cosa intendi con il ‘ma’?”

    “Sto solo preparando me stessa. Tu mi ami, ma… non puoi superare il fatto che io non abbia avuto fiducia in te e vuoi rompere?”

    Lui scosse la testa. “No. Certamente non voglio rompere con te. Cosa te lo fa pensare?”

    “Eri così arrabbiato e ferito la scorsa notte a causa mia e pensavo che forse avevi deciso che creavo troppi problemi e non ne valeva la pena. Io non mendico, ma era pienamente pronta a implorarti per riaverti.”

    Lui ghignò. “Oh? E come avresti implorato?”

    Lei sorrise e si morse il labbro inferiore, studiandolo. “Bene, prima di tutto avrei avvolto le mie braccia intorno a te.” Dirigendosi verso di lui, facendo come aveva appena detto, e lui la strinse in riposta.

    “Poi?” La incitò.

    “Poi avrei mordicchiato il tuo orecchio.” Disse leggermente e si inclinò per prendere il suo lobo tra i denti e stringerlo delicata. “Poi ti avrei baciato sul collo.” Mormorò dandogli dei leggeri baci dall’orecchio, giù per il collo, fino a raggiungere l’altro orecchio e lo prese in bocca. “Poi, ti avrei baciato. Appassionatamente.” Disse, rivendicando la sua bocca, il cuore che le batteva con forza nel petto. Non era molto brava nel sedurre e sperava di farlo bene. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era di sentirlo ridere.

    Comunque comprese che non avrebbe riso quando si lamentò contro la sua bocca e la tirò più vicina, appoggiandole una mano sul collo. Era completamente preparata a fare questo e dopo aver parlato di Willow sul sistemare anche con il sesso, ma lui si fermò.

    Lui si fermò. Lasciandola senza fiato e in attesa. Quasi cadde, quando lui si allontanò di un passo. Lei lo fissò, ansimando. “Cosa significa?”

    “Non pensi che dovremmo parlare prima?” Disse lui, ansimando.

    “Permettimi di fare chiarezza. Mi sto gettando tra le tue braccia e tu vuoi parlare ?”

    “Suppongo che oggi sto solo diventando meno virile.”

    Lei lasciò uscire un leggero sospiro calmante. “Hai ragione. Dovremmo parlare.”

    “Giusto. Questo era solo un’anteprima di quello che accadrà dopo.”

    “Precisamente. Bene, da dove vuoi iniziare?”

    “Dal sedersi?”

    “Sicuro.” E Buffy si diresse verso il divano. Sedendosi, accarezzò il posto accanto a se, dove lui si sedette grato, con una bella erezione, notò lei orgogliosa.

    “Buffy, mi aspettavo tantissimo da te. Mi aspettavo che dimenticassi tutto quello che ho fatto in passato e che non lo ritenessi un problema. So che è stato un incredibile scioccante per te sentir dire che ero in cerca di una prede, che ero con qualcuna. Ti sarei chiesta se ti avrei trattata nel modo in cui ho trattato loro.”

    “Giusto.” Disse lei accennando con la testa. “Ma mentre siamo stati insieme, non mi hai mai dato nessun indizio per non fidarmi di te.”

    “Ma ancora. Quello che ho fatto c’è ancora. Ti sto solo chiedendo di darmi la possibilità di provarti che non sono più quel tipo di uomo. Non posso esserlo da quando sto con te. Ti amo così tanto, Buffy” Disse lui con ardore.

    Lei gli prese la mano e la strinse. “Lo so che lo fai. E ti amo anch’io. Hai ragione, avrei dovuto chiamarti. Ero spaventata, Spike. Sono spaventata e tutto è successo così velocemente, l’intera cosa del trasferimento…”

    “E non è stato giusto che io sia stato un ipocrita, saltando subito alle conclusione di te con Riley.” Le disse avvicinandosela finchè non si trovò seduta sul suo grembo, le braccia che avvolgevano l’altro.

    “Veramente non ti incolpo per quello. Ma lo sai che io lo odio, vero?”

    “Perché sei uscita con lui?”

    “Mi ha detto di avere dei contatti a Los Angeles, che mi avrebbero aiutata. Sono andata solo per favorire la mia carriera.”

    “E lui?”

    “Bene, uh… più o meno, a cercato di avvicinarmi a me.”

    Spike ringhiò. “Lui cosa ?”

    “Io gli ho detto che è un idiota.”

    “Dove lavora? Mi piacerebbe dargli quel pugno in faccia che non gli ho dato la scorsa notte.”

    Buffy ridacchio. “Spike, non lo posso ripetere abbastanza. Mi dispiace. Mi dispiace di non averti richiamato. Mi dispiace di averti evitato, e mi dispiace che la mia insicurezza e la mia stupida paranoia abbiano preso il controllo. Ero così spaventata e non sono riuscita a gestire il tutto molto bene. Avrei dovuto dirtelo prima di andare via. Ma non volevo che ti arrabbiassi con me..” Disse stringendolo, seppellendogli il viso nel collo e lasciando che le lacrime, le lacrime senza fine, cadessero.

    “Buffy, pet, ascoltami. Quello che è successo la scorsa notte è stato un mix di cose non dette, esaurimenti, paura, un po’ di rabbia e dolore e molte… azioni fatte senza pensare. Quando ci siamo ritrovati la scorsa notte, eravamo entrambi esauriti.”

    “Non avrei dovuto farti uscire da qui…”

    “Tu non lo hai fatto.”

    “Se solo avessi…”

    “Basta. Ci sono molti ‘avrei dovuto’ qui, per entrambi. Sono anch’io spaventato, Buffy. Mi sento pietrificato perché questa è la prima vera relazione che sto avendo. E’ la prima volta che mi sono innamorato. Ho paura di perderti, ho paura di stare con te, che qualcosa arrivi e che vada tutto a farsi fottere e…. questo è tutto nuovo per me.”

    “Cosa facciamo adesso?”

    “Parliamo di più.”

    “Suona bene.”

    “Voglio che tu sia aperta e onesta con me circa i tuoi sentimenti.”

    “Stessa cosa.” Disse lei e lo colpì.

    “Certo.”

    “Così lo faremo funzionare insieme.”

    “Si. Insieme invece che separati.”

    Lei prese un respiro profondo. “Spike?”

    “Si, luv?”

    “Non penso di volermi trasferire.”

    Lui congelò. “Cosa?”

    “Voglio trasferirmi, solo non voglio farlo tra… nove giorni?”

    “Quando.. quando vuoi farlo?”

    Lei si spinse un po’ indietro per poterlo fissare. “Tra un mese. Solo… ho bisogno di tempo. Non è che non voglia stare con te, ma come abbiamo già detto, tutto è successo troppo velocemente e mi sento impazzire in questo momento. Come se non riuscissi a respirare.”

    “Lo capisco.” Disse lentamente lui. “Ma Dio, Buffy, non so se riesco a starti lontano per un mese.”

    “Mi sento allo stesso modo. Ed ecco perché ho un piano.”

    “E quale sarebbe?”

    “Stai qui con me per un po’, e porta anche Alicia a stare qui.”

    Lui la fissò per un momento, senza espressione, e poi rise ampiamente. “Vuoi farlo?”

    Lei accennò con la testa. “Voglio. Voglio portare le cose sulla giusta strada, invece di farle a casaccio e poi ritrovarci in un casino.”

    “Lentamente e regolarmente per vincere la corsa?”

    Lei sorrise. “Esattamente.”

    “Scommetto che Alicia amerà Boston.”

    Buffy ghignò. “Lo pensi veramente?”

    Spike accennò con la testa e le sfiorò il collo. “Si! Sono sicuro di poter fare a Sam un po’ di moine per permetterle di uscire.”

    “Potrei farlo io.”

    “Oi!”

    “Bene, puoi fare delle moine, ma fallisci quando si tratta di Sam.”

    Spike rise. “Buona argomentazione.”

    “Possiamo cominciare con il sistemare il sesso adesso?”

    Lei si distese nel divano, Spike ringhiò e stava quasi per strapparle di dosso il top quando il telefono che aveva in tasca iniziò a suonare.

    “Sarà meglio se rispondi.” Disse Buffy senza respiro.

    “Buffy…” si lamentò Spike.

    “Ricordi quello che è successo ieri quando non ho risposto al telefono?”

    Borbottando, Spike mise una mano in tasca e abbaiò un ‘Pronto?” nel telefono.

    “Quindi, sei pronto a far causa contro Faith?”

    “Cosa?”

    “Faith ha pagato alcuni giornalisti con tue vecchie foto. Sembra che abbia pagato un enorme somma per farlo, e poi li ha distribuiti ad altre riviste, vendendole come nuove, non vecchie. Ha pagato anche una grossa somma per la tua recente foto con quella donna bruna. Aveva sentito in giro che Buffy se ne era andata e si è immaginata che fosse il miglior momento per attaccare.”

    “Quella puttana.” Ringhiò Spike, sedendosi, lasciando che Buffy lo fissasse chiedendosi cosa stesse succedendo.

    “Sei con Buffy?”

    “Si.”

    “Avete sistemato?”

    “Si.”

    Randy rise. “Ti lascerò andare. Chiamami dopo.”

    Spengendo il telefono, Spike sospirò. “Quindi, Randy ha scoperto chi ha fatto pubblicare quelle foto.”

    Anche Buffy si mise a sedere. “Chi?”

    “Faith.”

    Buffy restrinse gli occhi. “Ucciderò quella puttana!”


    Capitolo Cinquantacinque

    Conserva l’amore nel tuo cuore. Una vita senza questo è come un giardino senza sole dove i fiori sono morti. La consapevolezza di amare e di essere amato porta calore e ricchezza alla vita che nient’altro può portare. ~ Oscar Wilde


    “C’è qualcos’altro che vorresti dirmi?” Chiese Buffy arida, dopo che Spike le aveva rivelato come Faith aveva pianificato l’intera cosa dopo che l’aveva incontrata in quel pub. Immaginava che probabilmente aveva pensato di incriminarlo quella sera dopo che le aveva detto che Buffy era fuori città.

    Spike la fissò dall’altro lato del divano. “No, perché?”

    “Sicuro?”

    “Si, perché?”

    “Perché sembra che quella notte ci abbia avvicinato.”

    Lui sorrise. “Sembra proprio così, vero?”

    Buffy accennò con la testa e si avvicinò a lui. Inclinandosi contro il suo fianco, gli avvolse le braccia intorno e appoggiò la testa sulla sua spalla. “Perché tutti sembrano seguirci?”

    “Bene, non tutti. Randy non lo sta facendo.”

    “Nemmeno Willow, ma ci sono altri nostri amici… Che dici di Xander?”

    Spike scosse la testa. “Non è mio amico. Non dopo quello che ha cercato di fare.”

    “Sono felice che tu dica così, dolcezza.” Disse Buffy, accarezzandogli dolcemente la pancia. “Non volevo essere il tipo di fidanzata che ti dice di non uscire più fuori con lui.”

    Spike rise e se la tirò più vicino. “Ero un tale casino la scorsa notte.” Confessò. “Non sono riuscito a dormire per molto tempo.”

    “Io mi sono addormentata subito.” Gli disse Buffy in modo pratico.

    “Questo è del genere… aia!”

    “Bene, dopo che ho tenuto chiuso con forza i miei occhi per una mezz’ora.”

    “Oh, baby…”

    “E’ stata una dura giornata, Spike. Non voglio riviverne un’altra uguale.”

    “Sai che probabilmente riaccadrà.”

    “Si, lo so, ma non sulle stesse stronzate. Per lo meno lo spero. Willow mi ha detto che non devo discutere come una donna.”

    Spike rise ancora. “Userò la mia ‘carta della salvezza’ e fingerò di non sapere cosa significa. Quindi, perché non mi illumini, luv?”

    Buffy gli diede un leggero pizzico. “Significa, furbacchione, che non ammetto l’uso delle stesse vecchie stronzate e non ammetto il riusare stronzate vecchie di mesi in discussioni che stiamo avendo nel presente. Non tiriamo fuori cose del passato.”

    “Penso che sia una bella idea.”

    “Si, suona veramente bene, in teoria.”

    “Solo in teoria?”

    “Bene, non voglio fare di nuovo queste cose, ma sono inevitabili. Come le nostre discussioni sono inevitabili. Doveva solo accadere.”

    “E noi sistemeremo tutto, come abbiamo fatto oggi.”

    “Giusto; e parleremo di cosa ci infastidisce prima che questa ci sfugga di mano.”

    “Esattamente; pet, intendo quello che ho detto. So che il mio passato non potrà sparire. E so che continuerai a farti delle domande.”

    “Si, ma…”

    “Voglio solo farti sapere che capisco, tutto qui. Non sto dicendo che mi piaccia particolarmente, ma so che non c’è niente che possa fare.”

    “Hai fatto molte cose in passato, Spike. Sai che non si cancelleranno, ma finchè sei stato con me sei sempre stato onesto e aperto. Cercherò di ricordarmelo e di non saltare a conclusioni per le mie insicurezze e gelosie.”

    “Insicurezze, dici?”

    “Si, sai, con il non sentirmi… Spike, sei uscito con modelle e cantanti e attrici…”

    “E tu sei molto più intelligenti di tutte loro combinate insieme.”

    “Oh, andiamo. Staticamente parlando non tutte loro possono essere stupide.”

    Lui si tirò un po’ indietro per poterla fissare in volto. “Buffy Summers, mi puoi allora dire come è possibile che tutte loro erano incredibilmente stupide. Adesso ritiri quello che hai detto?”

    “Potrebbe tornare quando la mia gelosia riapparirà di nuovo.”

    “Capisco. Sai che non hai niente di cui preoccuparti, vero?”

    “Logicamente, lo faccio.”

    “Cosa posso fare per convincerti che non hai niente di cui preoccuparti?”

    Lei lo fissò pericolosa. “Hmmmm….”

    Lui la sbirciò, e alzò un sopraciglio, la prese così da mettersela in grembo. Senza una parola, la baciò finchè non si separarono per poter respirare. “Così?” Le chiese senza respiro.

    “Quasi.” Ansimò lei.

    “Solo ‘quasi’?” Mormorò inclinandosi per mordicchiarle il collo.

    Lei lo afferrò per le spalle, tenendosi mentre lui compiva la sua magia con la bocca.

    “Sai che ti amo, vero?”

    Lei accennò con la testa in modo affermativo.

    “Sai che non ti abbandonerei mai, vero?”

    Accennò di nuovo con la testa.

    Facendo scivolare una mano nella sua maglietta, strisciò sotto il suo reggiseno e gli prese a coppa un seno.
    “Così?”

    “Si.” Gemette, inarcandosi contro il suo tocco.

    “Vuoi di più?”

    “Per favore!”

    Ridacchiando, mise la mano dentro il suo reggiseno e pizzicò il suo capezzolo prima di giocherellarci con le dita. “C’è bisogno di andare avanti” mormorò, e prima che lei se ne accorgesse, la sua maglietta e reggiseno erano andati. “Troppo tempo senza la mia ragazza.” Disse prima di prendergli un seno in bocca e bagnare il suo capezzolo con la sua lingua esperta. “Zucchero… sai di zucchero….” E si mosse verso l’altro seno mentre colpiva con il pollice quello trascurato.

    Le dita di Buffy erano nei suoi capelli, scavando nel suo scalpo, tenendolo dove era. Le sensazioni della sua bocca e mani sul suo seno la facevano contorcere nel suo grembo. La sua vagina bagnata, molto bagnata; e tutto quello che voleva era lui dentro di se.

    “Spike,” si lamentò.

    “Dimmelo.”

    “Voglio…”

    “Cosa vuoi, baby? Hmmm?”

    Sentendosi inspirata, lei scivolò dal suo grembo e si inginocchiò di fronte a lui.

    Lui la fissò, sbalordito. “Buffy?”

    Mordendosi il labbro, lei ghignò sbarazzina prima di toglierli i jeans.

    “Buffy, non…”

    “Zitto.”

    “Okay.”

    Lei rise e lo aiutò a scivolare completamente fuori dai jeans. Era duro ed era già presente il liquido di pre-venuta; e lei era affamata.

    Tuffandosi gli leccò rapidamente la testa come se fosse il suo nutrimento. Lui inclinò il capo contro il divano, chiudendo gli occhi. “Cazzo.”

    “Mmmm…” si lamentò lei, e lo ingoiò nella sua gola.

    “Oh Cristo, Buffy…”

    “Parlami,” bisbigliò lei e fece uscire la lingua, leccandogli il pene.

    “Cazzo…. È così maledettamente buono,” gemette lui.

    “Dimmi quanto è buono. Cosa ti fa sentire?”

    “Paradiso; beatitudine… Caldo, bagnato.. perfetto.”

    “Mmm…” si lamentò lei di nuovo quando lo prese di nuovo tutto nella bocca e succhiò su… giù… su… giù. E l'ultima volta che andò in giù, lo prese in bocca quanto più poteva.

    “Cristo!” Gridò lui e la spinse via da se. Afferrandola, se la tirò sopra il grembo. Lei rimase a gambe divaricate sopra lui con la sua vagina ancora vestita, sopra il suo duro pene nudo. Lui la baciò vorace mentre la spostò sopra il divano così che adesso era completamente distesa. Stando in piedi brevemente, le tolse la camicia e poi i pantaloni. Ringhiando, le lacerò via le mutandine, e se possibile, lei divenne anche più bagnata.

    “Come sta la mia piccola vagina deliziosa?” Mormorò facendo scivolare un dito nella sua apertura.

    Lei si lamentò e poi saltò quando il suo dito andò contro il suo clitoride.

    Lui ghignò, “Così?”

    Lei accennò con la testa, “Sì, sì.”

    Facendo scivolando lentamente un dito in lei, Spike prese posto tra le sue gambe, spostandoli così che la metà superiore del corpo di lei fosse sopra il bracciolo e lui era sulla pancia, poi si portò le gambe di lei sulle sue spalle, prendendole il clitoride con la bocca e continuando a pompare un dito dentro di lei.

    Adesso si stava veramente contorcendo. “Spike… non posso…”

    “Non puoi cosa, baby?”

    “Non posso resistere… sto per….”

    “Mmm….” Si lamentò dentro di lei, spedendo un’onda d’urto per il corpo come la sua lingua colpì il suo clitoride. “Lo voglio anch’io.” Disse lui ansimando.

    Succhiandole il clitoride con la bocca, Buffy entrò in un ondata di piacere e non se ne preoccupò. Quello. Era. La. Beatitudine.

    Lei affondò le unghie su di lui, mentre gli saliva sopra, aspettando si sentirlo contro di se, aspettando di baciarlo e sentire la propria essenza, aspettando tutto di lui su di se. Sentendosi audace, gli prese il dito che aveva messo dentro di lei e se lo portò alla bocca, succhiandolo, lamentandosi. Quando lei lo fissò, vide i suoi occhi quasi neri per la lussuria. Ringhiando, scivolò tra le sue gambe e appoggiò una mano vicina alla sua testa e una al suo fianco per reggersi in equilibrio.

    “Riportami a casa, Buffy.” Bisbigliò.

    Sentendosi esplodere se non entrava subito dentro lei, mise una mano tra di loro e gli afferrò il pene, guidandolo verso la sua entrata.
    Le scivolò dentro ed entrambi si lamentarono per la sensazione di completezza che provarono.

    “Mi sento così bene, Buffy… niente è così…”

    Lei accennò con la testa e incontrò la sua spinta lenta, sentendo il bisogno di avere di più. Se lo tirò contro. “Più forte, Spike, per favore. Ho bisogno di più…”

    “Quello che la mia ragazza vuole,” le mormorò e sbatté in lei, portandola quasi a gridare, “La mia ragazza avrà.”

    Con l'angolo in cui era, con ogni spinta colpiva il suo clitoride, facendo si che il suo orgasmo si avvicinasse. Affondò le unghie nella sua carne, tirandolo ancora più vicino… sempre di più. Aumentò il ritmo e lei incontrò ogni spinta, sentendo il suo rilascio avvicinarsi.

    “La mia bambina vuole venire?” Fece le fusa al suo orecchio.

    “Si.” Sibilò lei, affondando le unghie nella sua schiena.

    “Vieni per me, vieni intorno al mio cazzo… voglio sentirlo.”

    Quello era tutto ciò di cui aveva bisogno, con un esplosione di colore dietro gli occhi, venne intorno a lui, i suoi muscoli che lo stringevano con forza.
    “Spike.”

    “Dio, sei così stretta. Amo il modo in cui sento il mio cazzo quando vieni.” Mormorò ed entro in lei, due volte, tre volte, e poi la raggiunse, venendo con forza dentro di lei. “Buffy.” Mormorò, crollandole sopra, appoggiando la testa sulla sua spalla.

    Avvolgendo le braccia e le gambe intorno a lui, lo tenne vicino a se e fece correre le dita sui suoi capelli arricciati. Lasciò uscire un sospiro contento mentre sentiva il suo corpo come gelatina. Fece del suo meglio per non sbagliare, ma non ci riuscì. Adesso era completamente esausta. Chiuse gli occhi, e percepì la vaga sensazione di venir alzata. Aprendo gli occhi, lei sbirciò su verso Spike che le stava sorridendo in modo adorante. Le diede un bacio sulla fronte e poi la posò sul letto. Lui strisciò nel posto accanto a lei e coprì entrambi. Passando le dita sui suoi capelli, le bisbigliò, “Dormi.”

    Con un sorriso sul volto, Buffy finalmente trovò il riposo del quale aveva bisogno tra le braccia dell'uomo che amava più di qualsiasi altra cosa.


    Capitolo Cinquantasei
    Il buono finisce felice e il cattivo finisce infelice. Questo è il significato della letteratura. ~ Oscar Wilde.


    Un mese dopo.

    “Oh. Mio. Dio.” disse Buffy appena Spike rispose al telefono.

    Lui ridacchiò, “Hai visto il grande show di Faith?”

    “Non pensavo che avesse fatto tutto quello.”

    “Bene, immagina, il suo nome è sguazzato nel fango per tutto questo mese. Non solo da me, ma anche da altri. Cioè anche da chi lavora per lei. Dopo che il suo agente l’ha abbandonata dopo quella bravata, è iniziato il declino. L’unica cosa che poteva fare era, in effetti, comportarsi da persona matura e ammettere che aveva fatto qualcosa di sbagliato.”

    “Si, ma ha ammesso di aver pagato per diverse cose, ma poi ha eliminato tutto dicendo di essere stata sotto l’influenza degli antidolorifici nei mesi passati.”

    “Per una discutibile ferita che nessuno ha visto.”

    Buffy sospirò e si sedette con un tonfo sul divano di Willow. “Lei è una rottura.”

    “Lo è, ma è sembrata una pazza e più importante è che lei lo sa. Adesso tutti la prendono in giro. Anche i membri del suo staff stanno iniziando a essere impertinenti e dire che quando ci lavori insieme è una vera stronza.”

    “Quindi, dimmi l’abbiamo lasciata cadere nelle fiamme?”

    “L’abbiamo lasciata cadere nelle fiamme.”

    Lei sospirò contenta. “Okay.”

    “Hai fatto i bagagli gattina? Adesso sei pronta per venire qui?”

    “Bene, dovresti saperlo. Hai insistito per pagare il conto per tutte le spedizioni delle mie cose che ti ho mandato.”

    “Non voglio darti nessuna possibilità per fare marcia indietro.”

    “Pensi che non sia veramente pronta?”

    “Bene, no. Ma voglio coprire tutte le basi.”

    “Si, adesso ho abbastanza coraggio. E sono diventata una compagna di stanza nel mio appartamento. Bene, adesso è l’appartamento di Willow.”

    “Non ti stai sentendo impazzire, vero?” Chiese Spike esitante.

    “No. Sento che prendermi del tempo è stato veramente un bene per me. Per noi. Alicia sembra essersi divertita in queste due settimane.”

    “Ama Boston, quindi sai che torneremo a visitare la tua città.”

    “Amo quando la chiami la mia città.”

    Spike ridacchiò. “Ascolta gattina, Alicia mi sta chiamando. Sembra che le serva il mio aiuto con il computer o qualcosa del genere. Ti vedrò domani quando scenderai dall’aereo.”

    “Okay, ti amo.”

    “Io ti amo di più.”

    Riattaccando il telefono, Buffy alzò lo sguardo per vedere Willow seduta sul divano con un leggero sorriso sul volto. “Eccitata? Nervosa?”

    Buffy allungò le braccia sopra la testa. “Entrambe. E’ buffo. Prima ogni cosa era avvenuta troppo velocemente e adesso che ho seguito il tuo buon consiglio e mi sono presa del tempo per prepararmi per questo, adesso che sta succedendo, sembra che il tempo si stia muovendo a passo di lumaca.”

    “Perché sei pronta e stabile. Penso che il tempo che Spike ha passato qui sia stato meraviglioso per te. Prima eri te nel suo mondo, e poi lui è entrato nel tuo. Penso che abbia solidificato la tua relazione con lui e ti abbia aiutata a farti sentire più stabile.”

    “Si, penso che tu abbia assolutamente ragione. Essere riuscita a condividere la città con lui, la mia città, la reso più importante per me. Mi sento come se lui avesse imparato più cose su di me.”

    Willow si sedette. “Mi mancherai, sai.” Disse lei calma.

    Buffy si chinò e avvolse l’amica in un enorme abbraccio. “Anche tu mi mancherai. Ma verrai a trovarci e ti lasceremo con Randy…”

    Willow sbuffò. “E’ più vecchio di me.”

    “Quindi? Anche Spike è più vecchio di me. Devi solo star lontana dalle sua barzellette da bacucco e andrà tutto bene.”

    Willow rise. “Hey, andiamo fuori a cena. Ricordo che l’ultima volta che sei andata a Los Angeles, tu ed io siamo andate fuori prima che tu partissi, così andiamo. I nostri ultimi urrà!”

    “Prima che abbia una estremamente prolungata vacanza.” Disse Buffy con un sorriso e accennò con la testa.

    * * * * * * * *

    “Posso venire stasera?”

    Spike guardò verso la bellissima bionda con splendidi riccioli che gli stava tendo compagnia mentre aspettava che il volo di Buffy atterrasse.

    “No, dolcezza, non penso che sia una bella idea.”

    Lei fece il broncio, sporse il labbro inferiore nel modo che Spike trovare irresistibile. Sentiva di essere vicino al cedere. Risoluto, Spike, risoluto.

    “Dolcezza, puoi vedere Buffy fino a quando non ti riaccompagniamo a casa, e la rivedrai fra pochi giorni quando passerai il fine settimana con noi, okay?”

    “Ma pa-pà!” Piagnucolò Alicia.

    “No, dolcezza.” Disse Spike, scuotendo la testa. Aveva imparato che la sua piccola ragazza sapeva che poteva incastrarlo e adularlo fino ad ottenere quello che voleva. Lui e Sam aveva discusso sul fatto che doveva avere la mano ferma con la loro figlia e aveva imparato che non doveva lasciar che il senso di colpa per averle negato qualcosa senza cedere lo sommergesse.

    Alicia si imbronciò di nuovo, ma poi si rallegrò considerevolmente quando si accorse che stavano aprendo le porte. “E’ il momento papà! Buffy sta per arrivare, vero?”

    “Certo. Avviciniamoci così ci vedrà subito. Hai i fiori?”

    Alicia prese il bouquet di fiori che lei e Spike avevano portato. “Eccoli.”

    “Adesso stammi vicino, dolcezza. Non voglio che tu venga inghiottita dalla folla. Solo… tienimi per mano.”

    Poteva giurare che sua figlia avesse alzato gli occhi al cielo. Sapeva che lei pensava che fosse paranoico, ma era la sua primogenita, e perciò, si riservava il diritto di essere paranoico quanto voleva.

    Afferrandole la mano, aspettò mentre il cuore gli batteva con forza nel torace. Era il momento. Buffy stava venendo per rimanere. Non solo per una vacanza questa volta. Non solo per una paio di settimane. Era qui per sempre. Sorrise ampiamente e improvvisamente lei era là.

    Alicia lasciò la sua mano e corse in avanti. Buffy la vide e la salutò animatamente, poi aprì le braccia per ricevere la ragazza eccitata. Buffy la prese in abbraccio, iniziando a parlare in modo emozionato con lei mentre si dirigeva verso Spike..

    “Papà adesso può abbracciarla?” Chiese Spike ad Alicia.

    Alicia ghignò, “Certo.”

    Afferrando Buffy, Spike la strinse in un enorme abbraccio. “Oh, pet, mi sei mancata così tanto.”

    “Cavoli. L’hai vista appena due settimane fa,” disse Alicia.

    Spike guardò verso sua figlia. “Chi è quella che ha corso verso di lei come se non la vedesse da anni?”

    Alicia lo fissò altezzosa e poi distolse lo sguardo.

    Ghignando, Spike si abbassò e prese l’opportunità di baciare la sua ragazza.

    * * * * * * * *

    “Tienili chiusi, pet,” Spike avvertì Buffy mentre saliva dietro di lei per aprire la porta del suo attico.

    “Cosa hai fatto a questo posto? L’hai reso più Gotico dall’ultima volta che sono stata qui?” Disse lei spiritosa, con gli occhi ancora chiusi.

    “Si, certo. Non con Alicia che si coalizza contro di me.”

    Buffy sorrise. “Sono chiusi, ma sbrigati!”

    Ridendo, Spike fece cadere le sue valigie e le prese la mano, facendola entrare. “Okay, aprili.”

    Buffy aprì gli occhi e la sua bocca si spalancò. “Oh. Mio. Dio.”

    Spike sorrise orgoglioso. “Ti piace?”

    “Lo amo! E’ così bello! Non più nero e rosso e oscuro.” Lei lo fissò. “A te piace?”

    “Si. E’ vivace, non più deprimente. Voglio dire, mi piace ancora il nero, non farti un’idea sbagliata, ma è un bel cambiamento.”

    Lei accennò con la testa in modo solenne. “Lo è. Il celeste sta veramente bene in questa stanza. E’ così solare e luminoso!”

    “Vuoi che ti mostro anche il resto?”

    Lei accennò con la testa. “Si, per favore.”

    Sorridendo ampiamente, Spike la prese per mano e le mostrò il resto della loro casa. Le mostrò tutto il nuovo arredamento per renderla più casa per tutti loro. I neri, rossi e grigi erano stati rimpiazzati con il celeste, crema e il bianco. Aveva preso anche dei nuovi mobili. E adesso Buffy poteva vedere la camera di Alicia completa, visto che non era finita l’ultima volta che era partita.

    Spike rimase sulla porta dell’accogliente camera dai toni di verde e con il nuovo incredibilmente enorme letto posto davanti a loro, Buffy gli sorrise ampiamente ed entrò prima di lui, strattonandolo per la maglietta per farlo entrare nella stanza, e dirigendosi verso il bagno privato.

    Lui le sorrise lascivo. “Che succede mia gattina?”

    “E’ tutta sporca per il volo. Mi pulisci?”

    Quando Spike ringhiò, Buffy strillò e scappò, così che Spike iniziasse ad inseguirla. Quando la catturò, la fece volteggiare e poi la baciò famelico. “Felice di essere qui, pet?”

    “Intendi… a casa?”

    Lui accennò con la testa, sorridendo ampiamente per le sue parole.

    Lei accennò con la testa. “Oh si. Andiamo, adesso è il momento di battezzare la doccia come nostra.

    FINE
     
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  13. spuffyworld
     
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    Il 24/9/2007 è stato postato il primo capitolo tradotto da Flo... e oggi è stato postato l'ultimo capitolo tradotto da Tania. Nel mezzo è passato un sacco di tempo e ringrazio Flavia e Tania per essersi prese la responsabilità, insieme a me, di tradurre questa splendida FF. Onore all'autrice che ha creato una storia di spessore, trattando temi complessi, facendolo con spirito, dolcezza e donandoci qualcosa di bello.
    Un ringraziamento particolare a Tania per essersi presa la briga di finire la traduzione e postarla.
    E' stato emozionante per me vedere la parola FINE.

     
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  14. Spuffy_Mikela
     
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    Bellissima *------*
     
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  15. elijem
     
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    mi sono appassionata da morire a questa fiction.. ringrazio chi l'ha tradotta !!!
     
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14 replies since 19/4/2011, 22:37   1425 views
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