Crystal by Vanilla

tradotta da Maddy e b_fly e strawberry85 [Completa]

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    Mrs Boreanaz

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    Grazie per il commento stefy :wub:
    CITAZIONE
    V a m p i r e Inviato il: 4/6/2012, 21:03
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    Ho letto tutti i capitoli sull'ipod, mentre avrei dovuto fare greco! E' bellissimissima! Ora non ci vedo più e non mi ricordo una cippa dei paradigmi, ma sono molto soddisfatta xDD Continua presto ti preeego!

    Meglio Buffy del greco!
    Grazie per il commento :wub:


    e ora vi posto i capitoli dal 29 al 32 (gli ultimi tre forse arrivano domani -_- )


    Capitolo 29

    “Controlla chi arriva. E porta Xander qui, adesso!” Gridò Spike, tirandosi Buffy più vicino.

    Aveva diverse contusioni sul viso, la camicia era strappata, era molto pallida e stava tremando. Si morse il labbro a sangue mentre fissava la fragile donna che aveva tra le braccia. Il suono dei gemiti di Drusilla che venivano dalla casa si spensero, diede uno sguardo per vedere se stava arrivando qualcuno degli uomini di Angelus alla ricerca dell'ostaggio fuggito. “Cosa le ha fatto?”

    “Ha detto che gli ha dato una specie di droga della Walsh.”

    “Per l'inferno maledetto.”

    Xander li raggiunse con la pistola in pugno. “Oh cavolo, sta bene?”

    Spike non voleva dire ad alta voce che aveva paura che non sarebbe stata bene mai più. “Lascia che la porti via di qui.” Lo pregò.

    “No!” Disse Gunn, con la pistola pronta. “Rimani con me, era questo il patto, e devo assicurarmi che loro non fuggano.”

    “Fanculo il maledetto patto.” Sibilò Spike, cercando di trattenersi dall'afferrare Buffy e scappare, possibilmente in Messico. “Non mi permetti di avere una pistola, e non mi permetti di prendermi cura di lei. Cosa cavolo pensi di me?”

    Un forte urlò li raggiunse e Gunn bestemmiò a bassa voce. “Non mi piace. Xander dagli la tua pistola, e prendi Buffy. ADESSO.” Quando Spike non si mosse, continuò. “Fai l'uomo, lasciala andare, se vuoi che sia al sicuro.”

    Xander gli diede la sua pistola, e riluttante Spike la lasciò, ma prima le diede un bacio sulla fronte e gli bisbigliò il suo amore nell'orecchio. Si acquattò vicino alla macchina, fissando l'agente portare via la sua ragazza e solo quando furono fuori dalla sua vista si voltò a fissare di nuovo la casa.

    “Dobbiamo trattenerli qui.” Disse Gunn a bassa voce. “Ne vedo tre, forse quattro.”

    “Permettimi di andare a parlare con loro.” Spike si guadagnò uno sguardo sorpreso. “Lì conosco, posso trattenerli. Loro vogliono me.”

    “E' pericoloso.”

    “Quindi?”

    Gunn sospirò. “Va bene, vai.” Spike fece qualche passo prima di venir fermato da una mano sopra il braccio. “Prendi questa. In caso di necessità. Ma non dire a nessuno che ti ho dato una pistola.”

    Lui accennò con la testa con gratitudine e fece scivolare la pistola nella cintura dei pantaloni troppo larghi che gli aveva dato Xander, e si incamminò. Dal portico, Forrest urlò qualcosa e Angelus uscì di corsa.

    Adesso le sirene sembravano più vicine.

    “Bene, bene, bene, guarda chi è venuto a trovarci!” Spike si fermò a cinque metri dalla porta, mettendosi in modo di aver la possibilità di estrarre l'arma velocemente se l'avessero attaccato.

    Angelus lo fulminò con lo sguardo. “Spike. Non mi aspettavo di vederti. Che è successo? Hai battuto la testa? Hai perso il tuo buon senso?”

    “No, la mia testa sta bene, ho solo un buco nello stomaco.”

    “Lato destro o sinistro? Te ne farò un altro simmetrico.” La sua mano si mossa verso la sua destra, dove era visibile la sagoma di una pistola.

    “Adesso, adesso.” Spike scosse la testa. “Scommetto che c'è almeno una persona che ci sta osservando, vero? Penso che dovresti tenere qualsiasi cosa tu abbia, nei pantaloni, almeno che non tu voglia aggiungere un altro omicidio sulla tua fedina penale.”

    Forrest e un uomo basso si diressero lentamente verso di lui, ma Spike fece un passo indietro. “Non essere timido, vieni dentro.” Ringhiò Angelus.

    “Grazie per l'invito, ma sto bene qui fuori.”

    “Dove è andata, Spike?”

    “Dove è andata, chi?”

    “Non giocare con me, ragazzo. Sai che posso trovare il modo di farti parlare. Ho molti metodi per farti parlare. Li hai già sperimentati prima, se ricordo bene. Come anche la piccola Buffy sa adesso.”

    “Fottiti,” ringhiò lui in risposta. “Cosa lei hai fatto?”

    Angelus rise. “Oh, andiamo Spike. Sai esattamente cosa le ho fatto. Tu lo hai fatto a te stesso.”

    “Non per molto tempo.”

    Le sirene adesso erano forti e abbastanza vicine da distrarre Angelus,

    “Dobbiamo andare, boss.” L'uomo alla sinistra di Spike insisté mentre Angelus alzò un sopracciglio pensieroso. Quando alla fine accennò con la testa, l'uomo si avvicino a Spike, ma venne messo a terra da un potente pugno.

    Spike gemette quando il dolore dal suo stomaco, causato dal rapido movimento si fece sentire, ma si mosse in avanti per fermare la fuga di Angelus verso la macchina. Con la coda dell'occhio vide Gunn correre per fermare Forrest che non si era ancora accorto della sua presenza.

    Angelus si mosse per colpire direttamente il fianco ferito del suo oppositore, ma con una rotazione rapida Spike si messe al sicuro. Diede due rapidi e potenti pugni all'uomo più alto . Arrivò un altro uomo, ma lui riusci a farlo cadere con un forte calcio.

    Spike si voltò e vide il suo nemico scappare come un codardo, e stava per raggiungere la macchina. Ma una pattuglia della polizia gli bloccò la strada. Spike afferrò la camicia di Angelus da dietro e gli fece sbattere la testa sullo sportello della macchina, facendolo poi cadere a terra con un tonfo.

    Diede uno sguardo a Gunn che stava tenendo Forrest, e lo fissava implorante. Spike capì, prese la pistola dalla sua cintura dei pantaloni e la lasciò cadere a terra. Ignorò il sorriso grato dell'uomo mentre un agente corse verso di lui, ordinandogli di arrendersi, per poi ammanettarlo.

    Gemette, poi lasciò che lo portassero verso una macchina della polizia. A metà strada sentì come se stesse ondeggiando, e solo dopo notò il sangue che stava bagnando completamente la sua camicia.

    ___________


    Buffy si risvegliò e si ritrovò dentro un'ambulanza.

    “Cosa?” Mormorò e cercò di mettersi a sedere, ma venne fermata dal medico accanto a lei.

    “Come ti senti?” Le chiese Gunn da fuori.

    Si concentrò e cominciò a ricordarsi dove era e cosa era successo. “Più o meno come se mi avesse investito un tir. E mi sento ancora molto stordita.” Si lamentò Buffy.

    Il medico disse. “Starai bene, solo distenditi. Non ci sono ossa rotte o ferite gravi. Questi fluidi ti aiuteranno a riprenderti.” Buffy trasalì quando la donna le infilo un ago nel braccio.


    Gunn le strinse la mano confortante. “Vuoi andare in ospedale o stai...”

    “No.” Disse Buffy convinta. “Sto bene. Solo un po' confusa.”


    “Lo sarei anch'io.”

    Per un po' nessuno parlò, e Buffy fissò all'esterno dalle porte aperte dell'ambulanza. Un gruppo di persone fissava una dozzina di poliziotti uscire dalla casa. Salutò con una mano Xander e ridacchiò quando vide Forrest bestemmiare e cercare di liberarsi dal poliziotto che lo tratteneva. “Idiota.”

    Entrambi sorrisero, poi Gunn disse. “Guarda Buffy, mi dispiace.” Lei rimase in silenzio a giocherellare con i fili della sua maglina. “Guarda, so che non hai ucciso Giles. Ho solo... ho commesso un errore, va bene? Avrei dovuto fidarmi di te.”

    “Già, avresti dovuto. Ma grazie.” Cercò di sorridere, ma fallì. “Gunn…come faceva Fred a sapere chi eravamo?” L'espressione colpevole sul suo volto le fece capire tutto. “Cosa hai fatto?”

    Si prese il viso tra le mani. “Ho mandato tutto a puttane.”

    “Certo” Quando Gunn rimase in silenzio, sbottò. “Spiegami, per favore. O riceverai un pugno pieno di rabbia da Buffy.”

    “Cazzo, non lo so, va bene? Non so se è corsa da Angelus. Dopo che mi hai detto che pensavi che lei e Spike stessero pianificando qualcosa, ci ho parlato e lei me lo ha confermato. Quindi le ho detto... le ho detto le nostre vere identità.”

    “Perché?”

    “Volevo assicurarmi che fosse vero, che tu non mi tradissi o mentissi.”

    “Quindi hai creduto a quello che ti ha detto su di me?”

    “Lei... non lo so, pensavo che tra me e lei ci fosse qualcosa. Non è successo niente, ma...”

    Buffy provò a trattenere il risentimento ma non ci riuscì. “Sei un ipocrita.”

    “Si.”

    “Mi hai mentito?”

    “Si.”

    “Ha ucciso Giles, lo sai vero?” Dallo sguardo scioccato e spezzato di Gunn, realizzò che lui non lo sapeva. “Ha detto a Angelus che l'ha trovato, e ho immaginato che fosse quello che intendesse.”

    “Ma perché?” Bisbigliò lui.

    Buffy alzò le spalle, il leggero movimento le spedì delle ondate di dolore nel braccio. “Glielo chiederemo”

    Accennò con la testa. “Snyder non è esattamente un tuo fan adesso, ma gli ho parlato, ti farà delle domande, insomma, grazie a te siamo riusciti a prendere Angelus.”

    “Si, io e le mie sorprendenti abilità di essere rapita.”

    Rise lui. “Bene, hanno recuperato tutti i dischi, Angelus è stato così stupido da non distruggerli subito.”

    “Bene,” Disse Buffy a bassa voce. “Ameno questo.” Alla fine fece la domanda che la stava tormentando. “Per favore... mi puoi dire dove è Spike?”

    “Huh?” Chiese Gunn. “Lo hai già visto.”

    “Cosa?” Chiese lei sorpresa, scuotendo la testa.

    “Non ti ricordi? Quando sei uscita da quella casa, Spike era là. Ci hai parlato.”

    Lasciò uscire un sospiro di sollievo. “Era reale? Quindi... quindi non è morto?”

    “No.”

    “Dove è?” Chiese lei disperata. Il suo partner rimase in silenzio. “Dove è?” Ripeté a voce più alta.

    “Snyder l'ha preso in custodia.”

    “Onorerà il patto, vero? Non ha...”

    “Non lo so.”

    “Devo trovarlo, devo...” Mosse il braccio dove aveva l'ago, ma Gunn le afferrò la mano, e il medico le ordinò di rimanere ferma.

    “Buffy. Smettila. Lo vedrai quando torneremo al dipartimento, va bene?”

    Aprì la bocca per protestare, quando Xander entrò nell'ambulanza. “Hey, Buffster. Come ti senti?”

    “Benissimo. Voglio vedere Spike.”

    Xander e Gunn si scambiarono un veloce sguardo. “Lo vedrai dopo, va bene? E' andato anche lui a farsi medicare.”

    “Cosa?”

    Gunn grugnì. “Gli devono mettere qualche punto, Buffy, non è niente di grave. Sta bene.”

    “Lo sapevi?” Urlò lei.

    “Okay, voi due, fuori.” Ordinò il medico, indicando Gunn e Xander. “State facendo agitare la mia paziente, e non è un bene. Uscite prima che vi butti fuori io.”

    “Ci vediamo dopo, okay?” Xander uscì velocemente, seguito da Gunn con lo sguardo colpevole. “Scusami, amico, pensavo che glielo avessi detto...” La voce raggiunse gli orecchi di Buffy mentre questi si allontanavano.

    “Un'altra flebo e potrai andare, se ti calmi e provi a riposarti. Mi chiamo Jenny, in caso.”

    Buffy sorrise stanca e sospirò. La determinazione sul volto della donna le fece capire che non se ne sarebbe andata finché non avesse finito. Quindi riluttante chiuse gli occhi, e ripensò al momento che aveva avuto con Spike, lo stesso momento che pensava fosse solo un sogno.




    Capitolo 30

    “Puoi andare.” Disse Jenny togliendole l'ago e mettendole un cerotto sul piccolo foro.

    “Oh Dio, finalmente. Non che non sia stata bene in tua compagnia.” Le donne si erano avvicinate. Buffy si tirò fuori dalla coperta, dopo aver preso le medicine che le servivano per combattere quelle che non voleva.

    “Bene, adesso dovresti andare dal medico.”


    “Jenny, io–“

    “Dal medico del LAPD. Stanza 314. In questo posto probabilmente ti sentirai meglio. Se vuoi sapere la mia opinione.”

    Buffy la fissò incredula. “Intendi...”

    “Intendo che forse dovresti farti fare un controllo. E' tutto quello che sto dicendo. Tutto quello che posso dirti.”

    “Grazie,” bisbigliò la bionda felice, scendendo dall'ambulanza e scrutando la folla. Vide Snyder andare verso la sua direzione, i suoi occhi tondi erano pieni di rabbia, e velocemente raggiunse Xander che era sul marciapiede e stava parlando al telefono.

    “Ciao, mi devi portare in un posto.” Ordinò lei raggiungendolo.

    “Devo?” La sua confusione era palpabile, e velocemente riattaccò al telefono. “Voglio dire, certo!” Vide Snyder andare verso di loro. “Sali, Buff. Ho preso con la forza l'auto di Willow dopo che tu hai distrutto la mia e sarò il tuo autista.”

    “Perfetto. Allora portami da Spike.”


    “Oh, per l'inferno.” Fremette Spike dopo che l'ultimo punto venne messo. “Pensi di potermi fare un po' meno male?”

    La stessa arrabbiata infermiera di prima alzò gli occhi e gli diede un bicchierino con delle pillole, prima di lasciare la stanza con il dottore, che non aveva detto una sola parola.

    Gli agenti lo avevano portato lì, maltrattandolo come se fosse un comune criminale. Cosa che non era, nella sua mente. Era un criminale molto non comune. Le manette erano tornate al suo polso, incatenandolo al letto come un cane. E non lo sopportava più.

    “Cosa deve fare un uomo per parlare con qualcuno con un po' di cervello in questo posto?” Urlò con tutto il fiato che aveva, strattonando il polso ammanettato. “Non potete tenermi qui per sempre! Siamo in America, ho dei diritto! Come il fare una chiamata.”

    “Smetti di lamentarti.” Disse Buffy sorridendo mentre entrava nella stanza. “Chi chiamerai? Gli acchiappa-fantasmi?”

    La fissò sorpreso. “Pessima battuta, pet.”

    “Non ho avuto il tempo per pensarne una migliore.” Alzò le spalle.

    “Come ti senti?”

    “Meglio. Un po' stordita, ma sto guarendo. Tu come stai?” La sua voce era tremante mentre il suo sguardo vagò per il suo torace nudo fino alle bende.

    “Sano come un pesce.”

    “Bugiardo.”

    Xander infilò la testa nella stanza e disse. “Scusate se vi interrompo, ma penso che ci abbiamo localizzati, non hai molto tempo. Va bene, vi lasciò fare.. quello che stavate facendo.” Uscì e chiuse la porta.

    “Localizzati?” Chiese Spike aggrottando la fronte.

    “Um, si, non so.. sono in una specie di casino. Per tutta la gestione del caso, gli ordini non seguiti e il fatto di essere stata rapita. Sai che risate per Buffy nel futuro prossimo.”

    I suoi occhi si scurirono quando menzionò il rapimento di Angelus. “Cosa ti ha fatto?”

    “Niente. Cioè, non niente, ma... niente. Non voglio parlarne adesso, va bene?” Disse speranzosa, avvicinandosi al letto. “Volevo dirti che mi dispiace tanto.”

    “No. Non c'è bisogno che ti scusi.”

    “Invece si. Ti ho mentito...”

    “Stavi solo facendo il tuo lavoro, lo capisco.”

    “Aspetta, veramente?” Il suo volto si illuminò. “Sul serio?”

    “Già. Ti servivano le informazioni e ti sei avvicinata. L'ho capito e va bene.”

    Buffy ansimò. “Cosa? Spike, non...”

    “Pet, non ti scusare. Non sono arrabbiato, hai fatto quello che dovevi, e probabilmente anch'io avrei fatto lo stesso. E non è che non mi sia piaciuta, sei stata una bella cavalcata.” Le parole gli si trasformarono in cenere nella bocca quando vide il suo volto sconvolto e realizzò che si stava sbagliando. Lei non lo aveva preso in giro. “Buffy, io...”

    “Pensi questo di me?” Sibilò lei. “Che ho fatto... quello, cercando le informazioni...? E' disgustoso.”

    “Non lo penso. Scusami...”

    “Non posso crederci. Dopo... dopo tutto quello che è successo. Come puoi?”

    “Bene,mi hai mentito per tutto il tempo, pet.” Disse. “Non che posso avere molta fede nella tua onestà.”

    Non poté discutere su quello. “Non ti ho usato, va bene?”

    Spike accennò con la testa. “Va bene. Questo non cambia niente, vero?”

    “Cosa stai...”

    Xander aprì la porta e disse. “Mi dispiace, ragazzi.”

    “Signorina Summers.” Disse Snyder provando a sembrare più alto di quanto non fosse. “E' bello vederti. E signor Grace, sono sicuro che ti senti meglio.”

    “Veramente...”

    “Sono felice di sentirlo.” Li fulminò con lo sguardo entrambi, ma la sua collera era soprattutto diretta verso la sua impiegata testarda. “Signorina Summers, pensavo che saresti venuta da me per cercare almeno di spiegare le tue azioni. Non che tu possa fare molto, ma sarei felice di vederlo.”

    “Si, signore.” Disse lei con voce bassa. “Se potessi solo...”

    “No, non puoi.” La interruppe lui. “Esci. Adesso. Gunn ti porterà ad un veicolo, solo nel caso non ti venga l'idea di scappare di nuovo.”

    Lei accennò con la testa, fissando Spike mentre stava uscendo, provando a fargli capire tutto quello che pensava e sentiva con i suoi occhi. Tuttavia lui non poteva capirlo. Non era sicuro di cosa fosse reale e cosa falso in quei profondi occhi verdi. La fissò andarsene e sparire dalla sua vista, accorgendosi solo dopo che Snyder gli stava parlando.

    “Signor Grace, L' FBI ha apprezzato il tuo aiuto nell'arresto di Liam Angelus. Ma, nonostante quello che la polizia di Los Angeles ti ha detto, una buona azione non cancella un'intera carriera criminale.”

    “Vorrei chiamare il mio avvocato.” Ringhiò Spike contro l'uomo, senza cercare di sopprimere tutta l'antipatia che provava.

    “E potrai farlo. Ti servirà.” Snyder lasciò la stanza velocemente, e Xander diede a Spike un sorriso di scuse prima di seguire l'uomo.

    “Stronzo!” Si lamentò Spike e ingoiò rapidamente gli antidolorifici, sperando che almeno uno di questi lo mettesse KO. La cosa che voleva di più era scappare da questo incubo.




    Capitolo 31

    Poco dopo che Buffy andò via, Spike ricevette altri visitatori, per niente benvoluti. Gli lessero i suoi diritti, lo spinsero in una macchina e lo portarono al distretto di Los Angeles, dove venne messo in una cella con solo i suoi rimpianti a tenergli compagnia mentre aspettava il suo destino.
    ______________

    Buffy era nel sedile posteriore della macchina di Snyder, il corpo teso, i pensieri confusi. Xander di tanto in tanto gli accarezzava goffamente il ginocchio in un tentativo di conforto, un tentativo che non serviva a reprimere l'apprensione e la rabbia che provava. Gunn gli diede uno sguardo dal sedile davanti, la sua espressione era illeggibile, ma lei decide di ignorarla, stanca del suo disgusto.

    La sua vita non doveva andare così. Doveva diventare un agente sorprendente, come Sydney Bristow o qualcosa del genere, fare colpo, salvare il mondo, innamorarsi di un dipendente del governo con un buon cuore come lei, avere 2,5 figli, una staccionata bianca e una bella vita. E morire. Alla fine.

    Non doveva rischiare tutto quello che aveva e per cui aveva lavorato per un ambiguo, malvagio e geniale criminale che non l'amava.

    Gli occhi di Spike nell'ospedale l'accusavano. Aveva pensato che lui sarebbe stato arrabbiato, pensava che sarebbe stato ferito, ma mai per un secondo aveva pensato che avesse chiuso con lei. Che lui avrebbe potuto pensare che avesse alterato i suoi sentimenti. Che adesso la odiava. Che era tutto finito.

    Gunn gli disse a bassa voce di non stressarsi troppo, sarebbe andato tutto bene, come lei seguì lui e Snyder nella stanza degli interrogatori nel distretto di Xander. Il problema era, che non credeva ai suoi luoghi comuni. Lei fece spallucce e si sedette al lato del tavolo che pensava non avrebbe mai occupato, provò una sorta di nausea. Mise le mani davanti a sé e inarcò la testa, incatenando perfettamente lo stato di vergogna e rammarico.

    “Bene, Summers,” Snyder ghignò sadico, godendo del casino con cui aveva a che fare. “Cosa hai da dirci?”

    “So che non c'è molto che posso dire.” Disse Buffy alzando le spalle sincera. “Il mio comportamento non ha scuse, e lo so. Tutto quello che posso dire è che ho provato veramente a fare la cosa giusta, e il mio giudizio forse era... spento, ma il mio cuore era dalla parte corretta.”

    Le emozioni e le intenzioni non aveva interesse per Ralph Snyder. Gli importava poco della vita personale dei suoi agenti, se non gli tornavano utili, e in quel caso, poteva essere correlata con l'omicidio. Buffy non era una delle sue favorite. Infatti non gli era piaciuta dalla prima volta che l'aveva incontrata, senza nessuna ragione. Lei sapeva che anche se avesse fatto tutto giusto, lui avrebbe trovato un modo per rimproverarla. Considerato che aveva incasinato tutto, non aveva molte speranze che le cose si voltassero in suo favore.

    “Beh, non va molto bene, no? La sola cosa che ti tiene fuori dalla prigione sono i nastri della sicurezza dell'hotel che mostrano che probabilmente non sei tu la persona che ha sparato a Rupert Giles. Ripeto, probabilmente. Potresti aver trovato un altro modo per farlo.”

    “Lo giuro sulla tomba di mia madre, non l'ho fatto.” Disse Buffy sicura, un senso di sollievo la sommerse mentre almeno quel particolare era stato spiegato.

    “Ne sono sicuro. Ma non scusa il modo in cui hai gestito il tutto. O il furto della macchina, e l'evasione continua dalle tue responsabilità, ecco il problema.”

    “Lo so. Ma non stavo evadendo veramente dalle mie responsabilità, solo... le stavo eseguendo in un altro modo?”

    Gunn disse. “Posso parlare per Buffy?”

    “Non ancora, Charles. Parlerò con te presto. Prelevare Grace dalla custodia è stato veramente inappropriato...”

    “Sei stato tu?” Chiese Buffy sorpresa, la gratitudine sul suo volto stanco. “Pensavo che fosse stato Xander.”

    Gunn alzò le spalle. “Dovevamo trovarti. Lui poteva aiutarci. E mi dispiace, Signor Snyder. Ho fatto tutto il necessario per salvare Buffy.”

    “Buffy stava bene.”

    “Buffy era drogata! Buffy girava intorno!” Non piacendole parlare di se stessa in terza persona e sapendo di doversi calmare, prese un respiro profondo e disse. “Guardi, Signore, ammetto che tutto quello che ho fatto era sbagliato e sono disposta ad accettare le punizioni che considererà giuste. Gradirei solo dire che mentre i miei motivi erano...”

    “Fittizi?” Disse Gunn per aiutarla.

    “Sì, certo, fittizi. Ma abbiamo Angelus sotto custodia, no? E abbiamo ottenuto molte prove grazie all'intervento di William Grace.”

    “Signorina Summers---“

    “No, per favore, lasciami finire. So che quei documenti sono seriamente incriminanti. Ma Spike---Grace--- stava pianificando di diventare buono. Penso che questo debba essere preso in considerazione prima di rifiutare completamente l'accordo che aveva con LAPD.”

    “L' FBI ha la precedenza sulla polizia locale, e il loro ridicolo accordo è rivo di valore legale.”

    “Ma potresti farne uno simile!” La voce di Buffy aumentò di un'ottava. Nonostante che alcuni dei suoi sentimenti fossero spariti, l'immagine di quell'uomo in una cella la faceva impazzire. “Potrebbe ricreare gli stessi termini, o farlo un po' più severo, se vuoi. Ma chiaramente Spike voleva...”

    “Perché sei così interessata al futuro di Grace?” La interruppe Snyder sospettoso.

    Dopo quello, Buffy comprese che Gunn non aveva detto niente al loro superiore sulla sua relazione con Spike, e lei gli diede uno sguardo grato. Disse. “E' solo... penso che stesse cercando veramente di fare la cosa giusta, e ha fatto tutto il necessario. E penso che il suo passato comportamento da criminale non debba oscurare quello che sta cercando di fare adesso!”

    “E quindi? Tutti i crimini che ha commesso prima? Gli assassini che ha commesso, i soldi che ha rubato, i danni che ha inflitto agli altri? Dovremmo ignorare tutto quello perché ha cambiato improvvisamente idea, perché adesso vuole essere un bravo ragazzo?” Snyder ghignò. “E' stupido e ingenuo, Signorina Summers. Non è il tipo di atteggiamento che i nostri agenti devono avere.”

    “Cosa vuole fare con lui?” Chiese Gunn per dare a Buffy il tempo di riprendersi dal suo scoppio.

    “Questo non ti riguarda. Vedremo se può esserci ancora d'aiuto. Se ha altre informazioni che ci possano permettere di arrestare altre persone oltre a Liam Angelus, e se è così, forse, potrà rivedere il mondo da uomo libero prima che compia i quarantacinque anni.”

    Buffy rimase in silenzio, come il peso di quelle parole la colpì con forza. “Penso che sia ridicolo.” Disse arrabbiata.

    “Bene, fortunatamente, non è una tua decisione. Qualcuno con i tuoi particolari... attributi non sarà mai in una posizione di potere.”

    “Buffy è un buon agente, signore.” Gunn disse in sua difesa.

    “Devo dire che non sono per niente d'accordo.”

    “Qualsiasi sia la sua punizione, volevo sottolineare che lei è rimasta sul caso fino alla fine. Ha le conoscenze, nessun altro può aiutarmi a finire questo come lei potrebbe fare.”

    Snyder sospirò. “Mentre amerei sospenderti immediatamente. Non posso non concordare con questo. Quando il caso sarà chiuso, Signorina Summers, non mi sorprenderei se fossi in te se non tornerai in campo per molti anni.”




    Capitolo 32

    “Chi è il primo?” Chiese Buffy forzandosi di essere entusiasta. Quando Snyder le aveva permesso di andare, aveva fatto una rapida doccia alla stazione di polizia e aveva preso in prestito dei vestiti che le andavano troppo larghi da una collega di Xander, e adesso insieme a Gunn stavano cercando il miglior dei modi su come procedere.

    “Buffy, sei...”

    “Gunn, non posso. Non posso parlare con te di niente, a parte il caso, va bene?” Il suo cuore spezzato bruciava ogni volta che pensava al suo futuro. E al futuro di Spike. “Grazie, comunque. Per avermi difesa prima. Ma adesso lavoriamo. Iniziamo con Fred? Ho qualcosa da dire a quella ragazza.”

    Lui accennò con la testa, con il cuore dolorante. “Le telecamere di sicurezza mostrano che è entrata nell'edificio. Ma quella fuori dalla stanza di Giles era distrutta, quindi non abbiamo l'immagine di lei che entra nella suite.”

    Buffy si fermò mentre raggiungevano il corridoio. “Aspetta, Gunn...” Qualcosa non tornava, e si voltò verso di lui. “Come faceva Fred a sapere dove si trovava Giles?”

    “Hey, non sono stato io. Non glielo ho detto!” Insistette lui, con la colpa negli occhi scuri. “Ho... ho menzionato il suo nome. Ma non il luogo dove era.”

    Lei aggrottò la fronte. “E la mia collana. Come facevi a sapere che era la mia collana? Non mi hai mai vista indossarla.”

    “Um. Drusilla. Mi ha detto... cioè non me l'ha detto in modo diretto che avevi.. qualcosa con Spike. Ha detto delle cose strane, come il fatto che Spike aveva trovato il suo raggio di sole, e il raggio di sole stava giocando con me, il suo cavaliere aveva catturato la luce e l'aveva data a lei così che avrebbe brillato, e tutti noi stavamo giocando, e delle persone non sapevano che c'erano delle pedine... neppure io lo sapevo, è tutto ridicolo. Non aveva compreso tutto, ma ero nella tua stanza e ho visto la collana, e... ho immaginato che ci fosse qualcosa tra te e Spike.”

    “Hai solo visto la collana.”

    “Buffy, non è il momento...”

    “Oh, si che è il momento, Charles.” Il fatto che avesse usato il suo nome indicava che si trattava di lavoro. Si guardò intorno per il quasi deserto corridoio, ma abbassò comunque la voce. “Hai solo visto la collana. Mentendo.”

    Lui sospirò e si addolcì. “No... non era nella tua borsa.”

    “Hai guardato tra le mie cose?”

    “Beh, si. Più o meno.”

    “Più o meno.. tu lo hai fatto. Quindi hai immaginato che fossi io il raggio di sole, e hai guardato tra le mie cose.”

    “Andiamo, con i tuoi capelli? Chi altro poteva essere?” Scherzò lui.

    “Oh, sta zitto, pelato. Non mi credevi, vero?” Lui aprì la sua bocca per protestare, ma lei continuò. “Non che... non che meritassi la tua fiducia.”

    “Beh, si.”

    Buffy sospirò. “Quindi... ci perdoniamo a vicenda?”

    “Per me va bene.” Ghignò Gunn.

    “Bene. Quindi Drusilla mi ha aiutata ad uscire dalla casa di Angelus, l'ho detto? Non ricordo, ero confusa. Ma ha fatto in modo di distrarli così che potessi fuggire.”

    Lui scosse la testa. “Non lo hai detto. Ma non ha mai commesso direttamente nessun crimine. E' probabilmente in qualche stanza, ma non verrà incriminata.”

    “Ah, bene. Devo ringraziarla. E ha dichiarato di non aver mai detto a Angelus che Spike lo stava tradendo, quindi dobbiamo scoprire cosa è successo.”

    Gunn accennò con la testa. “Ci sono delle cose da chiarire. Puoi parlare con Fred? Non so se io....” Strinse la mascella.

    “Certo. Avrà quello che si merita, Gunn.” Aggiunse con voce bassa. “E' quello che tutti vogliamo.”

    Gunn le sorrise malinconico. Entrarono nella stanza dove Fred li stava aspettando, entrambi cercavano di sopprimere l'ira che provavano mentre fissavano la sottile bruna, seduta ed ammanettata, che teneva la testa abbassata.

    Quando alzò la testa per fissarli, Buffy provò a ignorare il senso di comprensione che sentiva per la donna alla vista delle ferite. La maggior parte erano interne, a parte i lividi sul viso, ma sarebbe tornata alla normalità, fisicamente almeno. Ma Fred sembrava aver sofferto per molte bastonate, e quelle derivavano dall'ira e non erano inflitte solo per divertimento. Aveva un occhi nero, un segno di una scarpa sul mento, e sulla sua gola si vedeva la forma di due mani. Buffy voleva distogliere lo sguardo, ma non riusciva a smettere di fissare il suo volto ferito e gli occhi tristi.

    Ma Fred non stava guardando lei. Il suo sguardo era rivolto a Gunn, e lo stava supplicando silenziosamente di guardarla a sua volta. Ma lui fissava il tavolo, rifiutandosi di incontrare i suoi occhi.

    “Sistemato tutto?” Chiese Buffy per rompere quel silenzio, poi si accorse della stupidità della sua domanda. Era chiaro che non aveva sistemato niente.

    “Immagino. Tu?”

    “Tornata al normale lavoro.”

    Il silenzio riempì di nuovo la stanza. “Gunn, ti giuro che non intendevo farlo.” Disse alla fine Fred.

    “Non intendevi, cosa?” Chiese lui.

    “Intendevo... Oh, Dio, posso avere un avvocato?”

    “Se ne vuoi uno.” Buffy alzò le spalle. “Ti possiamo lasciare qui per qualche altra ora finché non ne arriva uno. Non sono affari miei. O non è di mia competenza. Quale è quella giusta, Gunn?”

    “Entrambe.”

    “Buono a sapersi.”

    Fred si morse il labbro per poi fremere quando toccò l'escoriazione. “Penso.. penso di non voler un avvocato.”

    “Okay. Ma una volta che hai cominciato a parlare, se cambierai idea, sarò imbronciata.” Disse Buffy, il tono aspro rispetto alle parole che potevano sembrare scherzose. “Non farmi sprecare tempo.”

    “Non voglio farlo. Lo giuro.”

    “Ottimo.” Buffy mise un registratore sul tavolo, tra lei e Fred e premette play. “14 luglio 2008, interrogatorio condotto dagli agenti Buffy Summers e Charles Gunn. Sei consapevole dei tuoi diritti?”

    Fred accennò con la testa, ma accorgendosi che quello non poteva finire sul nastro, disse a voce bassa. “Si.”

    “Devi pronunciare il tuo nome e dire che rinunci al diritto di avere un avvocato.”


    “Winifred Burkle? E, um, non voglio un avvocato. Rinuncio al mio diritto.”

    “Okay, cominciamo con calma con...”

    “Non volevo ucciderlo!”

    “O possiamo andare dritti al punto.”

    “Lo giuro su Dio. Non volevo! Mi serviva solo il suo aiuto.”

    “Il suo aiuto dopo le tue pallottole?”

    “No! No, non voleva credermi!” Iniziò a urlare e Buffy sentì Gunn tendersi. “Ho lasciato il magazzino e non sapevo dove andare e Xander non rispondeva al telefono e Angelus me l'ha detto, che mattinata, sapevano di vuoi due e io ho sentito che lui pronunciava l'indirizzo e tutto è andato per il verso sbagliato, così sbagliato e...”

    “Non hai.. non hai detto tu ad Angelus di noi due?” La voce di Gunn era speranzosa anche se incredula, mentre la fissava per la prima volta rabbrividendo.

    “No! Gunn, non l'ho fatto. Non lo avrei mai fatto. Te lo giuro.”

    “Come lo ha scoperto?”

    “Teneva sotto controllo il tuo telefono, o qualcosa del genere! Voglio dire, non so come, ma avevano delle registrazioni di chiamate tue, ed erano tutte localizzate, come una sorta di magia. Immagino che Forrest abbia messo una cimice, un microfono o qualcosa del genere nel tuo telefono. Non lo so.”

    “Sai che possiamo controllare. Siamo riusciti a recuperare il mio cellulare.”

    “Non sto mentendo!”

    “Okay, perché sei andata da Giles?” Chiese Buffy.

    “Non sapevo dove altro andare! Non riuscivo a trovare Xander. Quindi ho pensato di dirgli che voi due eravate stati scoperti e che loro sapevano cosa stava facendo Spike. E Angelus si fidava da me, o almeno credevo e volevo aiutare. Ma Giles non voleva credermi. Pensava che volessi ingannarlo.”
    “Quindi sei andata fuori di testa?”

    “No! No, pensavo di non avere più tempo, non sapevo cosa era successo al magazzino, e dovevo tornare da Angelus, con una qualche storia. Quindi ho... Dio... ho preso la mia pistola dalla macchina. E l'ho estratta.”

    “Che genere di pistola?”

    “Um. Non lo so. Non ci capisco niente di pistole, Spike me la comprata. Per difesa personale.”

    “Va bene, vai avanti. Hai estratto la pistola e poi?”

    “Cercavo di convincerlo ad ascoltarmi, e poi lui ha provato a prendermela. E io ho resistito, mi serviva, mi serviva, e... poi... il niente... dopo... sembrava così triste...” La sua voce si spense e le parole non dette rimasero nell'aria pesanti.

    “Il niente.” Buffy ripeté incredula, la storia di Fred creò un'immagine molto vivida nella sua mente. Giles, il suo Giles, con uno sguardo incredulo, sguardo che lei conosceva bene, cercando di prendere una letale pistola da una donna senza dubbio isterica. Probabilmente era rimasto scioccato quando era partito lo sparo; Giles non era facile da sorprendere. Ma Buffy non si era permessa di pensare alla sua morte, ma adesso, sentendo cosa era accaduto, sentì qualcosa ostruirgli la gola e deglutì.

    “Quante volte gli hai sparato?”

    “Una volta. Solo una. Dio, non sapevo che un solo proiettile portasse tutto quel sangue.” Frignò Fred.

    Buffy si strinse con forza il ginocchio per costringersi a continuare l'interrogatorio. “Dove è entrato il proiettile?”

    “Um. Nel torace. Giusto... giusto sul suo cuore.”

    “Quindi hai preso la pistola solo per mostrargliela, lui ha certo di prenderla e accidentalmente è partito un colpo dritto al suo cuore. E' questo che intendi dire?”

    “So che sembra... non so... stupido. Ma lo giuro, non volevo ferirlo.” Le lacrime scorrevano veloci e adesso faceva difficoltà a parlare. “Volevo solo che mi ascoltasse, ed ero spaventata. Non volevo ferirlo, non volevo.” Stava parlando a se stessa adesso, e né Buffy né Gunn la interruppero entrambi nascosti dietro il proprio dolore. “Non l'ho fatto, e tutto è andato per il verso sbagliato ed io volevo solo renderlo migliore. Dovrei scriverlo, vero? Per voi, se lo scrivo, avrà tutto senso e...”

    Buffy non poteva sopportare l'angoscia, quindi scelse la rabbia come emozione e interruppe l'isterica Fred. “Se è stato solo un incidente, perché hai deciso di incastrarmi?”

    “Cosa? Incastrarti? No.”

    “Allora cosa ci faceva la mia collana là?”

    “Collana? Quale collana?”

    “Quindi non sapevi che ci fosse una collana nella stanza dell'hotel?”

    Fred scosse forte la testa. “Non so di cosa stai parlando, Buffy. Non lo avrei mai fatto. Non avrei messo su una messinscena del genere, non è ciò che ho fatto.” Buffy e Gunn si fissarono dubbiosi, poi Fred improvvisamente gridò. “Click! Aspetta il click dove tutto questo ha senso.” ”

    “Um, un click?”

    “Darla!” Disse annuendo.

    “Che c'entra Darla?” Chiese Gunn gentilmente.

    “Darla è entrata giusto dopo... dopo che l'ho fatto. Ha sentito lo sparo ed è corsa dentro, pensavo che mi stesse seguendo, e doveva essere così, anche se Angelus sapeva dove ero, ma lei è arrivata così velocemente. Ha controllato il corpo, piegandosi e controllando. Forse anche lei stava progettando di sparargli? Forse... giuro che non volevo farlo!” La ragazza piangendo ripeté il suo mantra.

    “Solo perché continui a ripeterlo non significa che sei innocente, Fred.” Disse Gunn.

    “Lo so, lo so. Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.”

    Buffy allungò una mano sotto il tavolo ed accarezzò in modo confortante il pugno Gunn. “Quindi cosa è successo con Darla?”

    “Mi ha chiesto cosa è successo e gli ho detto che era stato intenzionale. E ha riso, ha riso così tanto e in modo così crudele; mi ha detto di tornare da Spike e aspettare. Cosa che ho fatto. Poi Forrest mi ha portata da Angelus, e loro hanno capito che avevo mentito, avevano capito e tutto è andato a rotoli...”

    “Come hai iniziato a lavorare con Angelus?”

    “E' stata una mia idea. Angelus era diventato troppo curioso e si era accorto che stava succedendo qualcosa, sapeva che Spike stava tramando qualcosa. Quindi sono andata da lui e gli ho detto che ero arrabbiata con Spike per avermi scaricata, e volevo unirmi a lui, ma non volevo, non veramente. Spike era… mi ha salvata. Mi ha salvata da quel mostro di mio... e volevo aiutarlo. Volevo aiutarlo così tanto.”

    “Sei ancora fedele a Spike.”

    “Si. Sempre.”

    “E così cosa hai fatto di preciso?"

    "Passavo informazioni ad Angelus, e ridicevo tutto quello che diceva a Spike, assicurandomi che non si fossero sospetti, e stavo impazzendo, ma lo facevo. Volevo aiutare, volevo solo aiutare." Le lacrime non erano diminuite, ma raddrizzò le spalle e cercò di calmarsi, cercando di arginare il panico che provava. "Voglio ancora aiutare. Vi dirò tutto quello che vi serve. Voglio che quel bastardo non si alzi più. Voglio punirlo."

    "Fred... tu sai..." Iniziò a dire Buffy.

    "Aspetta, fammi continuare. Spike stava per sacrificarsi. E voleva tenermi fuori da quello, anche se non ero stata perfetta, volevo proteggermi. E anche tu. Ho fatto delle cose sbagliate, e lo so, Dio se lo so. E stavo per far precipitare entrambi. Ma adesso non lo farò. Non mi comporterò da codarda, confesserò e vi dirò tutto." La sua voce si spezzò e si prese la testa tra le mani.

    Buffy si voltò verso Gunn per dirgli una cosa, ma lui la fermò con un gesto. "Puoi concederci un minuto?" Gli chiese leggermente.

    Lei accennò con la testa e lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Da dietro il vetro bidirezionale vide Gunn mettersi in ginocchi accanto a Fred. Cauto allungò una mano per carezzarle la schiena e lei andò tra le sue braccia dove venne stretta. Rimasero così seduti, tenendosi nel casino che li circondava.

    L'immagine fece dolere il cuore di Buffy, che distolse lo sguardo.




    TBC

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    e anche se ci ho messo un'eternità (cosa di cui mi scuso) sono arrivata alla fine di questa ff!!
    Grazie per b e maddy che hanno scovato questa meraviglia.
    Per Vanilla, l'autrice, che ci ha dato il permesso per tradurla.
    E per tutte quelle che hanno commentato (un grazie speciale a stefy :wub: e anche a Vampire *_*)e quelle che commenteranno in futuro
    *_*

    Buone lettura!!

    Capitolo 33.

    Gunn uscì dalla stanza poco dopo con il capo chino e le mani in tasca.

    “Cosa fa?” Chiese Buffy, senza nascondere la sua preoccupazione. Il suo istinto le diceva di credere alla triste storia della donna, e cioè che era stata una fatalità.

    “E' tormentata.” Alzò le spalle Gunn. “E abbiamo la sua confessione, non c'è... voglio dire, non c'è niente che posso fare per lei.”

    “No, suppongo di no.” Lei gli accarezzò il braccio tentando di consolarlo. “Si dichiarerà colpevole?”

    “Si, così avrà il minimo della pena. Ma saranno anni. Gli credi?”

    “Giusto. Quindi pensiamo che stesse seguendo Fred, o andava là per colpire lei stessa Giles e il resto è stata una coincidenza?”

    “E' troppo per essere una coincidenza. Suppongo che Angelus già stesse sospettando di Fred, visto anche il suo comportamento al magazzino. Due per uno, forse.”

    “Beh, nessuno dei due sta parlando.”

    “Darla e Angelus? Si, me lo immaginavo. Non ci servono. Abbiamo abbastanza prove per metterli dentro. Se Fred non avesse mentito.” Il suo voltò si scurì, una volta che la sua mente si allontanò dal lavoro.

    “Mi dispiace.” Disse compressiva Buffy. “Voi due... c'era qualcosa fra voi, vero? Più di ciò che mi hai detto.”

    Distolse lo sguardo. “Poteva esserci... ma...”

    Lei aprì la bocca per parlare, quando arrivò Xander. “Ciao. C'è molto traffico oggi.”

    Entrambi gli agenti lo fissarono per un momento. “Si, e cosa c'è di diverso dagli altri giorni?” Chiese Buffy confusa.

    “Beh, avete presente Lindsey, l'avvocato di Spike? E' in ritardo. E Snyder è fuori a fare una conferenza stampa o qualcosa del genere. E anche lui è in ritardo. Come il tuo avvocato federale o quello che è. Quindi Spike sta aspettando da solo, nella stanza tre.”

    ________

    Spike si muoveva per la stanza degli interrogatori, contento di avere qualche metro in più di respiro. L'avevano lasciato per tutta la notte e la maggior parte del giorno in quella cella, con due pasti disgustosi e una telefonata a Lindsey, e aveva avuto la possibilità per pensare al suo futuro. O al non averlo.

    “Finalmente... stavo...” Si voltò per vedere Buffy entrare nella stanza. “Oh. Sei tu.”

    “Non sembri molto eccitato.” Disse lei, cercando di non mostrargli come il suo cuore si fosse spezzato per lo sguardo deluso sul suo volto. “Snyder è bloccato nel traffico. Se ti senti solo.. io volevo solo...”

    “No, mi dispiace, stavo aspettando... sai cosa, non è importante, è bello vederti.”

    “Divertente, visto che non ti credo.”

    “Non ti ho mai mentito. Dovresti credere ad ogni mia maledetta parola che ti ho detto.”

    Lei indietreggiò come se fosse stata schiaffeggiata. “Stavi solo facendo il tuo lavoro?”

    “Una notte in cella e una persona diventa debole,” alzò le spalle, inclinandosi contro il bordo del tavolo e incrociando le braccia al torace. Non voleva essere troppo duro, voleva afferrarla e baciare il suo broncio. Ma sapeva chi era lui, chi era lei, e dove erano e quindi cercò di togliersi dalla mente quello che non poteva avere.

    “Mi.. mi dispiace.”

    “Non scusarti, non mi hai arrestato te. Tecnicamente.”

    “Guarda, vuoi che me ne vada?”

    “Vuoi andartene?”

    “Non è ciò che ti ho chiesto.”

    “Beh, non ti voglio qui se tu non vuoi restare!”

    “Sei così stupido e arrabbiato!” Esplose lei. “Non so perché mi do da fare. Non credi che voglia restare con te, pensi che ti stia mentendo, quando tutto quello che riesco a pensare è...”

    Spike la raggiunse e spinse la sua bocca contro la sua con forza. Buffy gli rispose immediatamente, istintivamente, avvolgendogli le braccia intorno al collo, e pigiando il corpo contro il suo. Le loro lingue si incontrarono in un familiare duello, e i loro cuori volarono in alto, ricordando ad entrambi quello che stavano perdendo. Si tenevano stretti, le labbra si ferivano, come se cercassero di imprimersi a fuoco il ricordo dell'altro sulla propria pelle.

    Buffy si staccò. “Il tuo stomaco.. non..”

    “Sto bene, non preoccuparti.” La baciò di nuovo. “Gattina, ti voglio così tanto, ti voglio sempre.” Disse con voce roca quando si separarono.

    “Ti voglio anch'io. Quindi, prendimi.” Disse lei, voltandosi e andando a chiudere la porta a chiave. Spike la spinse contro un angolo della stanza, all'angolo destro del grande specchio, e spinse la sua gonna sopra le sue anche. Le sue mani accarezzavano la pelle che veniva esposta, mandando scosse elettriche per tutto il corpo di Buffy con le sue dolci e violente carezze.

    “E' una pessima idea, lo vai, vero?” Bisbigliò Spike spingendo un dito sotto la sua biancheria intima trovando subito il clitoride.

    “Non mi interessa.” La mano sopra al suo sesso la spediva in orbita, poi si riprese e cercò freneticamente di aprirgli i pantaloni mentre lui le depositava baci sulla gola. “E Xander sta controllando.”

    “Non dire il nome di Xander mentre stiamo per farlo.”

    “Giusto, scusa.” Ridacchiò Buffy. Si baciarono di nuovo, dolcemente questa volta, e Spike le accarezzò dolcemente i capelli biondi.

    “Maledizione... non ho le protezioni.” Ansimò quando la mano di lei si chiuse con forza sul suo pene duro. “Oh.. per favore, baby...”

    Buffy non fermò i suoi movimenti. “Si, non importa, ho... oh Dio, ho bisogno di te.” Le sue dita iniziarono ad entrare nel suo canale umido nel momento in cui acconsentì.

    Lui le spinse la camicia verso l'alto per rivelare i suoi seni intrappolati in un reggiseno di raso color rosa. Dopo averlo tirato giù, Spike cominciò a leccarle i capezzoli, mentre con una mano continuò ad esplorarla, dandole piacere.

    “Non mi stuzzicare, per favore, ho bisogno di te,” disse Buffy cercando di non urlare troppo, incapace di resistere ancora.

    “Su quello non discuto.” Le spostò le mutandine di lato, e si spinse i pantaloni in basso per liberare il suo pene. Le fece avvolgere le gambe intorno alla sua vita e si mosse in avanti, entrando rapidamente in lei, coprendole la bocca con la mano quando lei iniziò a gridare. “Rimani in silenzio, amore. Non voglio che i ragazzi in divisa vengano a vedere il motivo per cui ti sto facendo urlare ... sei così dannatamente stretta... sei...”

    Le sue parole le rendevano più difficile il non urlare, mentre lui si muoveva sempre più velocemente. Ogni volta che usciva da lei, aveva voglia di piangere per il senso di perdita che provava, e quindi muoveva in avanti le anche per riaverlo dentro. “Spike, si, Spike.” Ripeteva lei, direttamente nel suo orecchio, infilandogli le unghie nelle spalle come lui la conduceva sempre più vicina al paradiso.


    “Mio angelo, mia Buffy,” bisbigliò, riempiendole il viso di baci casti, mentre la spingeva contro il muro con la sua erezione dentro di lei. “Mi vuoi? Lo vuoi?”

    “Ti voglio, lo voglio, l'ho sempre voluto.” Rispose e le sue parole fecero aumentare la sua passione. Poteva sentirla ovunque, e ogni centimetro di lei era la perfezione. “Non stavo mentendo, Spike... non ci riuscivo.”

    Si baciarono di nuovo e raggiunsero l'orgasmo insieme. Tremando, lamentandosi l'uno nella bocca dell'altra, provocandosi lividi per come si tenevano stretti.

    Buffy ansimò, mentre Spike appoggiò la fronte contro la sua, fissandola negli occhi. “Beh, è esattamente ciò che mi serviva.” La stuzzicò lui, uscendo, anche se non voleva, da lei, nel caso arrivasse qualcuno.

    Le si lamentò per la perdita, ma gli sorrise quando lui cominciò a sistemarla per renderla presentabile. Le raddrizzò le mutandine, le tirò su il reggiseno, e riordinò i suoi vestiti. Si voltò verso il tavolo dietro di loro, e prese un fazzolettino, si inginocchiò di fronte a lei e le pulì con attenzione le cosce interne. “Grazie, gentile signore.” Ridacchiò mentre Spike si rimetteva i pantaloni e richiudeva la zip.

    “Di niente, amore.” Rise lui. Le loro labbra si incontrarono in un dolce bacio, che si trasformò in uno sfregamento di nasi, per poi diventare un altro bacio profondo. Spike si tirò indietro e sospirò. “Dio, mi mancherai così tanto, pet.”

    “Cosa? No!” Lo spinse via, il momento magico era finito. “Non dirlo.”

    “Deve essere detto.”

    “No! Lindsey è un ottimo avvocato, no? Si inventerà qualcosa per...”

    “Gattina, non renderlo più difficile di quanto già non sia.” Le disse, e quando vide la sua espressione disperata, si mosse per confortarla. “Mi dispiace, solo...”

    Si allontanò da lui, avvicinandosi alla porta e aprendola mentre lo fissava. “Non ci proverai nemmeno?”

    Spike si fissò le scarpe. “Vorrei ci fosse qualcosa da poter fare.”

    “Puoi lottare! Lotta, lavora con Snyder, combatti... combatti per me.” La voce di Buffy vacillò, gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre lo pregava.

    “Guarda, so cosa ho fatto e cosa mi merito...”

    “No!”

    “Sono un uomo cattivo, pet. Non sono adatto a te.”

    “Lo sei!”

    Alzò la testa e la osservò, memorizzando i suoi capelli, il suo corpo, il modo in cui lo fissava, con lacrime non versate negli occhi.

    “Ti aspetterò.” Bisbigliò lei alla fine.

    “No, non lo farai,” si avvicinò a lei, afferrandola per le braccia. “Guardami, Buffy. Non lo farai. Andrai avanti con la tua vita.”

    “Non è una tua decisione.”

    “Per favore, pet, non puoi. Non posso vivere in un buco sapendo che tu sei là fuori sola e triste.” Devi andare avanti... devi...”

    Sentirono bussare alla porta ed entrambi rimasero bloccati, lui le lasciò le mani come se bruciassero e si allontanò.

    “E' Xander, significa che Snyder è arrivato.” Disse Buffy a bassa voce. “Spike, per favore---”

    La porta si spalancò.

    “Bene, bene, signor Grace, alla fine ci incontriamo,” Disse Snyder entrando nella stanza seguito da Lindsey. “Signorina Summers, cosa stai facendo qui?”

    “Tenevo d'occhio il prigioniero.” Mentì lei. “Vado.” Spike evitò il contatto visivo con lei, e Buffy sbatté la porta con forza alle sue spalle.

    Nel momento in cui aveva lasciato la stanza, voleva solo collassare a terra, e con difficoltà cercò di raggiungere la sedia più vicina prima che accadesse.

    “Buffy, Buffy stai bene?” Willow la raggiunse velocemente con Xander che la seguiva preoccupato.

    “Sto bene, Willow, scusa. Sono stati due lunghi giorni.”

    “Um, non penso che tu stia bene. Stai piangendo.”

    Buffy aggrottò la fronte, allungando una mano verso la sua guancia sentendo le lacrime. Non se ne era accorta.

    Il sentire quel liquido sulle dita le provocò uno scoppio d'ira, si mise improvvisamente in piedi, scioccando i suoi due amici. Non sarebbe rimasta seduta a piangere. Non si sarebbe comportata come una debole lasciando che il mondo finisce.

    Con la determinazione che brillava nei suoi occhi verdi, Buffy si diresse di nuovo verso la stanza che aveva appena lasciato.




    Capitolo 34

    La loro conversazione era appena cominciata, quando Snyder e Lindsey cominciarono a parlare, discutendo sul precedente patto fatto da Spike con la polizia di Los Angeles.

    "In buona fede, penso..." Lindsey spostò le sue carte.

    “Mi rifiuto anche solo di considerarlo..." Snyder ghignò.

    Un insistente picchiettio sul vetro bidirezionale provenire dalla stanza accanto, li fermò entrambi.

    “Scusate” Snyder si alzò in piedi, pronto a rimproverare chiunque l'avesse interrotto.

    Uscì dalla porta, e la chiuse dietro di se.

    “Guarda, Spike, farò del mio meglio, e hai tutta la Wolfram and Hart con te, ma....”

    “Lo capisco, amico.” Disse Spike tenendo la voce bassa nel caso venissero osservati. “So che farai tutto il possibile. Sapevo a cosa andavo in contro.”

    “Per fortuna, possiamo usare i dischi. Ma se Angelus parla, siamo incasinati.”

    “Non lo farà. Il bastardo pensa di poter sconfiggere il sistema, non ci serve, so abbastanza.”

    “Grazie a Dio per Dru, chi avrebbe pensato che si sarebbe rivoltata contro di lui.”

    "Me lo ha detto, bisbigliandomi di un qualche maledetto indovinello quando la trovai a parlare con Buffy qualche tempo fa. Immaginavo che si comportasse semplicemente come al solito, non ci ho prestato molta attenzione." Spike aggrottò le sopracciglia per il proprio errore, poi cercò di non pensare a come le cose sarebbero andate diversamente se l'avesse ascoltata.

    “Lei ha fatto il suo accordo. E il conto che mi hai chiesto è sistemato. E' a posto per tutta la vita."

    "Bene." Spike prese un fazzoletto dal tavolo e cominciò a farlo a pezzettini, mentre muoveva ritmicamente la gamba sotto il tavolo.


    “Hai considerato cosa potrebbe accadere se Angelus facesse un accordo? Consegnando il Sindaco o il Trick, o qualcheduno di quei tipi?”

    “Non lo farebbe mai. Non è stupido. Ma se lo fa, verrà ucciso il giorno che metterà un piede fuori di prigione, o anche prima. Non me ne preoccuperei troppo.”

    “Pensi?”

    “Lo so. E nessuno dei suoi... impiegati mi verrà dietro, la loro lealtà non è così forte. Tutti sanno che genere di bastardo sia, nessuno farà un cazzo.”

    “Lilah rappresenta Fred, ma sfortunatamente non c'è molto che possa fare. Ma se c'è qualcosa, sai che Lilah la farà. Suppongo che saranno tre o quattro anni.”

    Le spalle di Spike si abbassarono. “Non avrei mai dovuto trascinarla in tutto questo.”

    “Vuoi...”

    Snyder rientrò nella stanza, con un'inquietante espressione lieta sul volto. “Bene, torniamo a noi.”

    *********

    Dopo aver passato due ore a camminare davanti alla stanza dove il suo destino – e il destino di Spike- era stato deciso, Buffy accettò il caffè offerto da Willow, e si sedette a berlo senza distogliere lo sguardo dalla porta.

    Alla fine ascoltò il suo corpo e andò in bagno dopo aver ordinato a Xander di chiamarla se avesse notato dei movimenti nella stanza degli interrogatori. Rientrò, ma si fermò quando vide Gunn condurre una Fred ammanettata verso l'uscita della stazione di polizia.

    La coppia si fermò davanti alla porta, vicino ad un agente in uniforme, Gunn gli disse qualcosa, facendolo allontanare. Gunn mise le mani sul volto di lei e gli parlò a bassa voce. Buffy cercò di non piangere di nuovo quando vide Fred alzare la testa e dare un dolce e casto bacio sulle labbra di Gunn, prima che il poliziotto tornasse e la portasse via.

    Buffy tornò in bagno per riprendere il controllo di se stessa. Si curvò sul lavandino e bloccò le lacrime, poi alzò la testa e fissò il suo volto esausto.

    Una volta tornata al suo posto, passarono solo pochi minuti prima che una figura familiare attraversasse la sua visuale. Aveva le mani ammanettate dietro la schiena e uno sguardo omicida sul volto scuro. Nonostante il tremore istantaneo, Buffy mantenne la calma e corse ad affrontarlo.

    “Ciao, Liam,” Disse lei. “Spero che godrai della nostra gentile ospitalità.”

    Lui la fissò, tentando di nascondere il panico che provava. "Buffy. Sono rimasto deluso per non aver parlato con te, hanno mandato qualcun altro a cercare di interrogarmi. Cosa c'è, baby, hai paura di rimanere da sola con me in una stanza? Non ti spaventare, non posso ferirti qui. Non molto."

    "Non puoi farmi male."

    "Mi permetto di non essere d'accordo. Ancora fatta, baby?" La sua voce divenne un ringhio profondo mentre fissava il suo corpo.

    Lei alzò gli occhi al cielo. "Ancora in prigione?"

    "Non durerà."

    Buffy rise, e lui non apprezzò. "Ci rimarrai in modo permanente, Liam. Mi dispiace deluderti."

    "Vedremo."

    “Suppongo di si" Disse, e questo sembrò renderlo ancora più furibondo. "Soddisfa la mia curiosità rispondendo ad una domanda. Visto che non puoi soddisfare nient'altro."

    "Fosse in te, starei attento a cosa dici, ragazzina."

    "Guardati intorno. Non hai nessun potere in questo posto. Posso dire quello che voglio." Buffy si avvicinò a lui, fissandolo direttamente negli occhi, sicura. "Perché hai ucciso Giles? Non ti stava intralciando, non aveva nessuna informazione. Perché?"

    "Ma Buffy, non sono stato io!" Disse con sguardo da ragazzo innocente, poi abbassò la voce così che solo lei potesse sentire. "E' stata la triste e confusa Fred. Ma se avessi pianificato di fare qualcosa di diabolico e sbagliato come quello... l'avrei fatto solo per farti del male, bella."

    Lei non lasciò che la sua repulsione o il senso di colpa si mostrassero sul suo volto. "Portalo lontano da me." Ordinò al poliziotto, per poi tornare al suo posto, bloccando la sua risata mentre veniva scortato fuori dall'edificio.

    Buffy si mise a sedere, fissando la porta ed aspettando.

    Alla fine uscirono, il primo fu Lindsey che sembrava soddisfatto, poi uno scontroso Snyder e infine Spike, che sembrava completamente esausto. Si mise in piedi velocemente, fissando Snyder gesticolare ad un ufficiale li vicino perché ammanettasse Spike.

    La stanza era in piena attività, stracolma di persone e di rumori, ma l'unica cosa che Buffy riusciva a vedere ero lo sguardo duro sul volto di Spike.

    Si diresse verso di lui, desiderando solo sentire la sua voce.

    "Cosa è successo?" Gli chiese lei, quando lo raggiunse. Lui non disse niente. "Per favore Spike, dimmelo."

    "Cosa hai fatto, Buffy?" La sua voce era bassa e adirata, non aveva più il calore di qualche ora prima.

    "Cosa? Non ho fatto niente." Mentì lei.

    "Snyder è uscito dalla stanza e dopo cinque minuti è rientrato offrendomi il vecchio accordo. Cosa hai fatto?"

    “Non ho fatto niente. Ed è perfetto." Buffy sorrise, contenta che il suo piano avesse funzionato. "Posso venire a trovarti e con la buona condotta..."

    "No, pet. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, torna indietro."

    Lei lo fissò intontita. "Ma..."

    "No."

    "Grace, è il momento di andare." Ordinò Snyder, e due poliziotti lo afferrarono per le braccia, portandolo via. Buffy non riuscì a fermare le lacrime mentre vedeva che lo portavano fuori dalla stanza e dalla sua vista.



    Rimase immobile per un momento, poi corse dietro Spike, raggiungendolo prima che lo facessero salire in macchina. Lo fermò mettendogli una mano sulla spalla, senza prestare nessuna attenzione al poliziotto che la fissava curioso.

    "Non mi interessa cosa dici, e ho fatto solo quello che doveva fare. Ti aspetterò."

    Buffy lo baciò brevemente, le lacrime che cadeva sopra le sue labbra, poi si voltò e rientrò nell'edificio, senza aspettare la sua risposta che sapeva gli avrebbe spezzato il cuore.

    Spike la fissò andare via, le lacrime dietro le palpebre che facevano più male di quando il proiettile gli aveva perforato la carne, e il sapore delle sue lacrime sulla lingua gli rendevano più difficile mantenere il controllo. Si sedette sul sedile posteriore e non si guardò indietro, mentre partirono, non importava quanto volesse farlo.

    Appena Spike aveva lasciato la stazione, Snyder cercò qualcuno con cui sfogare l'aggressività, e vide un ufficiale, che si stava lamentando per la presenza del FBI e non sapeva che l'uomo basso era a portata di orecchio, e questo divenne il suo obiettivo.

    "Non penso che sia giusto." Stava dicendo al suo amico. "Soprattutto perché stiamo lavorando su questo caso da prima di..."


    Snyder lo raggiunse e lo interruppe. "Tu! Questa sarà la mia stazione di polizia finché lo vorrò, e questo caso è MIO, ragazzo ed è meglio se lo accetterai." La recluta si zittì immediatamente, e tentò di scusarsi, ma l'uomo basso non glielo permise. L'altro agente retrocedette lentamente, come se si fosse mosse un pò più veloce avrebbe messo nei guai anche lui. "Non mi sono goduto questa giornata e la tua inettitudine non la sta rendendo migliore. Penso di aver bisogno di avere una piccola chiacchierata con il tuo capo, dicendogli che genere di ingrati sono i suoi dipendenti, e come ignorano la gerarchia. Sai cosa? Penso che scriverò un richiamo. Per la tua insubordinazione, per la pigrizia, per..."

    Il suo cellulare suonò, e continuando a fulminare con lo sguardo il giovane, lo estrasse. Il suo volto impallidì quando vide il nome di chi stava chiamando. "Non è finita!" Gli urlò contro prima di affrettarsi lontano da lì.

    Prendendo un respiro profondo, risposte. "Pronto, signor Sindaco, signore... si, mi sono occupato di tutto... ha avuto un colpo di fortuna, una dei nostri agenti si è offerta di prendere un periodo di aspettativa, e ha confessato i suoi molti peccati in cambio dell'onorare il patto con Grace... si, sarà fuori tra meno di un anno."

    Ascoltando con attenzione, Snyder cominciò a scrivere delle note sul suo calendario. "Si, certo. Malgrado tutto avrai fatto il patto, la cosa della Summers è stato solo un bonus e una scusa per il mio cambio di atteggiamento... Sai, se Angelus tentasse un'imprudente confessione, avrà un trattamento di... se è quello che vuole, signore, lo farò accadere. Sarà morto tra una settimana."

    *********

    No, la vita di Buffy non era andata come lei voleva. Con la sua carriera che si sbriciolava davanti ai suoi occhi, aveva solo due possibilità. Uno, pregare di avere clemenza, passare anni dietro una scrivania e sperare in un colpo di fortuna. Due, correre il rischio, e fare quello che poteva per comprare la libertà di Spike, che sapeva si meritava. Sapeva che Snyder l'odiava abbastanza perché accettasse la sua immorale offerta. L'aveva fatto, dopo una dura discussione, ed adesso era tutto compiuto. Nessuna possibilità di tornare indietro.

    Avrebbe aspettato. Eventualmente avrebbe trovato anche il vero scopo della sua vita.

    E aveva bisogno che Spike fosse al sui fianco quando l'avrebbe fatto.




    Capitolo 35 – Epilogo.
    Non era una bella giornata tipica della California del sub. Non era una giornata cupa che prometteva pioggia. Non era possibile trovare un simbolismo legato al tempo. Era troppo caldo e asciutto, ma il sole era coperto da una pesante nube, illuminando il mondo con un'attutita, soffocata, ma ancora troppa accecante luce.

    Spike uscì dalla prigione e sbatté le palpebre fissando il sole. I suoi capelli erano cresciuti, solo le punte erano ossigenate. Il resto erano riccioli e castani, e gli scendevano sulla fronte e sugli occhi stanchi. Il volto era segnato, cerchi scuri sotto gli occhi, e nuove rughe erano apparse sulla sua pelle. Indossava il vestito, adesso grinzoso, dell'ultimo giorno del processo, metà della camicia era sbottonata, portando la giaccia e la cravatta sul braccio.

    Aumentò il passo, per raggiungere il taxi giallo che vedeva dopo la recinzione. Allungò la mano per aprire la portiera, ma una voce alla sua destra lo fermò.

    “Hey, straniero.” Buffy sorrise, inclinandosi contro la recinzione.

    La fissò come se fosse un miraggio, un'allucinazione, una visione a cui voleva disperatamente credere, ma aveva bisogno di conferme, di prove. “Buffy?” Disse speranzoso.

    “Cosa, non mi riconosci?” Scherzò mentre gli si avvicinò. Si sentiva imbarazzata, esitante nei movimenti, come se non fosse sicura di come avrebbe reagito lui.

    L'avrebbe riconosciuta ovunque. I suoi capelli erano più lunghi e di un biondo più scuro. L'abbronzatura era quasi scomparsa. Indossava degli occhiali.
    Ma i suoi occhi, il suo sorriso, la sua grazia. Erano cose che non avrebbe mai dimenticato. Avrebbe sempre riconosciuto la sua bellezza.


    Buffy si fermò a pochi passi da lui, e lui la fissò, muto e impassibile.

    “Può andare.” Disse lei al tassista. “Scusi, e grazie.” Il conducente mormorò una serie di ingiurie e partì facendo stridere i pneumatici.

    “Sono ancora arrabbiata con te,” Disse lei alla fine, incrociando le braccia al petto, quando si rese conto che Spike non avrebbe parlato per primo. “Solo perché sono venuta a prenderti non significa che io non sia arrabbiata.”

    “Me lo immaginavo.” Sospirò.

    “Non volevi vedermi.”

    “Già.”

    “Non volevi neppure parlarmi.”

    “Già.”

    “Perché?”

    “Parti con le domande complesse, pet.” Scrollò le spalle Spike.

    “Se non avessi voluto vederti, non ci avrei provato. Sono venuta in questa dannata prigione cinque volte, William Grace, e tu non hai voluto vedermi. Mi devi rendere i soldi della benzina, ma seriamente mi dici che problema hai?”

    Con voce bassa, disse. “Non volevo che mi vedessi in quel modo. Non avresti dovuto.” Abbassò la testa e fissò il terreno.

    Buffy rimase in silenzio per un po', e poi disse. “Sei uno stupido.”

    Alzò rapidamente la testa, leggermente ferito. “Grazie, sei veramente dolce.”

    “No, volevo dire...” sospirò. “E' una cosa stupida. No, intendevo che tu sei stupido.”

    “Di nuovo, grazie.”

    “Quindi, pensi che se ti avessi visto in prigione avrei improvvisamente cambiato idea? Perché indossavi un completo arancione, avrei improvvisamente compreso che eri un criminale, come se già non lo sapessi?”

    “Qualcosa del genere. Si, lo so, pensi che io sia stupido.” Tornò a fissare il terreno.

    “Tu...”

    “Ma non potevo sopportarlo, pet. Se fossi venuta a trovarmi, e guardandomi.... e ti saresti accorta che non ti piaceva quello che vedevi... mi avrebbe ucciso. Dovevo lasciarti andare.”

    “Beh, non sono andata da nessuna parte.”

    “Me ne sono accorto.”

    “Mi sei mancato, volevo vederti, non pensi che avrei dovuto prendere la decisione da sola?”

    “Forse ero arrabbiato con te. Un po'.” La fissò per vedere la sua reazione.

    Buffy aggrottò la fronte. “Arrabbiato con me?”

    “Hai rovinato la tua vita, pet. Per me. Non riuscivo... accidenti, non potevo sopportarlo. Ti deluderò, lo farò e tu...”

    “Sei un tale idiota. Sarei stata comunque licenziata, probabilmente, e poi non ho perso niente che potesse essere più importante di te.”

    “Ma io...”

    “Ma niente! Avresti dovuto parlarmene. Potevo spiegarti tutto. Una relazione è formata da due persone.”

    “Abbiamo una relazione?” Chiese Spike impaziente.

    “Beh, uhm.” Sospirò Buffy, poi il suo labbro inferiore sporse in un adorabile broncio. “Volevo dire... ecco, non vuoi?”

    Lui non ebbe bisogno di rispondere a parole. La distanza tra loro venne azzerata, e la reclamò come sua con un dolce e profondo bacio pieno di promesse. Si separarono quando il respirare divenne un problema e Spike la strinse in un abbraccio.

    “Buffy, mia Buffy.” Mormorò nei suoi capelli, accarezzandole la schiena dolcemente. “Ti sognavo tutte le notti, lo sai? Ogni maledetta notte. Sei l'unica cosa a cui ho pensato. Non è che non volevo vederti, ma non volevo essere egoista, volevo che tu avessi il meglio, non volevo....”

    “Spike, stai zitto.” Disse lei contro il suo torace con voce rotta.

    “Piccola, stai piangendo? Per favore, non piangere, per favore.” Disse, asciugandole una lacrime con il pollice. Lei si calmò e lui le sorrise. “I tuoi occhi sono belli quando piangi. Così luccicanti.”

    “Forse dovresti farmi piangere più spesso.”

    “Mai.” ringhiò, stringendola più forte. “Non ti farò mai più piangere.”

    “E' una grossa promessa.” Lo stuzzicò. “Sai, entrambi sappiamo che sei lontano dall'essere perfetto. E sai, non penso di volerti troppo come il perfetto ragazzo con tutta quella cosa di non farmi piangere.”

    “Onestamente, non puoi volere che io ti faccia piangere.”

    “Beh, no, ma... se piango significa che sei importante.”

    “Quindi sono importante per te?”

    “No, ho fatto tutto questo perché sei insignificante.” Alzò gli occhi al cielo.

    “Stavo solo chiedendo! Sei una piccola...”

    “Ti amo.”

    Lui chiuse immediatamente la bocca, fissandola. “Ripeti.”

    “Ti amo.” Quando lui non risposte, lei cercò di allontanarsi. “Um, va bene, io...”

    Spike la tenne più stretta e la baciò dolcemente cancellando il suo imbarazzo. “Ti amo anch'io.” Le diede un dolce bacio sul naso, e ridendo, lasciò che la tensione lasciasse il suo corpo.

    Buffy mise le mani sulle sue guance e se lo tirò vicino per baciarlo. Gemendo nella sua bocca, Spike le prese il sedere con una mano, e l'altra la mise sulla sua nuca, tra i capelli, spingendola verso la recinzione.

    Quando lei fu con la schiena contro la recinzione, le braccia di Buffy furono alzate sulla sua testa e il suo corpo venne esposto alla luce, con carezze possessive. Gemendo quando Spike si allontanò per respirare, lei appoggiò una mano sul suo volto e tracciò il contorno delle sue labbra mentre lui ansimò, fissandola con un luccichio quasi selvaggio negli occhi.

    Come aprì la bocca per parlare, per dirle cosa aveva sognato di farle in tutti quei mesi, che pensare a lei era l'unica cosa che gli aveva tenuto compagnia in quelle lunghe notti, un fischio arrivò dal marciapiede, ed entrambi si bloccarono quando videro una guardia fare gesti lasciavi verso di loro.

    Spike ringhiò e coprì il corpo di Buffy con il suo, ma lei ridacchiò semplicemente.

    “Verrai a casa con me, e non usciremo dal letto fino a... domani pomeriggio. E' chiaro?” Disse lei autoritaria, puntandogli un dito contro il torace, fissandolo felice.

    Il sorriso che lui le fece era più brillante del sole, e le riempì il cuore.
    “Cristallino*.”

    FINE

    * Note: La parola finale, riprende il titolo della ff -Crystal-

    Commentiiii ^_^
     
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  3. V a m p i r e
     
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    Ooooh, che bella di nuovo *w* Grazie!
     
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    ....Finalmente ho finito di leggerla Taniolina....mi è piaciuta davvero tantissmo, e poi lo Spike criminale, è sempre da sbavo...be Spike lo è in qualsiasi occasione!
    Carinissimi cmq..lei lo ha aspettato !!!!!!!! Per un Happy end!!!!!!!! Grande Tesorina mia...sempre la migliore!
     
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